Adriana Cavarero, Orrorismo ovvero della violenza

Luca Illetterati e Francesca Michelini (cur.), Purposiveness. Teleology between Nature and Mind, Ontos Verlag,
Frankfurt 2008, pp. 223.
Il libro curato da Luca Illetterati e Francesca Michelini ha l’ambizioso progetto di proporre in modo forte l’impatto
che il concetto di “conformità a fini” (purposiveness) può avere nell’odierna filosofia della mente per la comprensione
della natura. Il problema della “conformità a fini” in relazione con i processi cognitivi è stato sicuramente uno degli
aspetti più trascurati della storia della filosofia moderna che aveva espunto il concetto di causa finale come
strumento esplicativo per le indagini naturali. Basti pensare come esempio al famoso attacco di Baruch Spinoza alle
spiegazioni finalistiche nell’appendice della prima parte della sua Ethica.
Sul finire della modernità, tuttavia, il concetto di conformità a fini fu ripreso in modo del tutto originale da
Immanuel Kant che nella Kritik der Urteilskraft ne fece un principio trascendentale euristico: la conformità a fini non
riguardava gli oggetti nel senso che la natura era teleologicamente orientata a fini, bensì riguardava il soggetto
stesso nella sua comprensione dei fenomeni naturali. Si trattava di un processo alternativo a quello deduttivo ed
epistemico che andava a integrare le indagini di tipo teoretico. Da questa prospettiva i due curatori del volume
hanno tentato di riattualizzare il concetto kantiano come metodologia interpretativa della natura alla luce delle
odierne teorie biologiche e psico-gnoseologiche. I dieci contributi inclusi nel volume sono perciò dedicati alla
rivalutazione di alcuni momenti chiave nella storia del pensiero in cui è stato decisivo il ruolo della conformità a
fini in ambito epistemologico avendo sempre come costante punto di riferimento l’attuale dibattito filosofico.
Il primo articolo di Antonio M. Nunziante è volto a investigare il concetto di “conformità a fini” nel pensiero di
Leibniz mostrando quale fosse la sua funzione prima della rivoluzione kantiana. Il risultato è che in un periodo in
cui non vi era ancora distinzione fra filosofia e scienza, concetti quali quelli di “fine” e “funzione”, non erano
semplicemente utili per un modello esplicativo, ma rivelavano e descrivevano la struttura ontologica della realtà.
L’analisi della rivoluzione copernicana è affidata, invece, ai saggi di Predrag Šustar e Cord Friebe, i quali
sottolineano come i giudizi teleologici servano come principi guida per l’indagini naturali che non si riferiscono
immediatamente a leggi di tipo meccanico. Entrambi gli autori si soffermano ampiamente sulla duplicità della
proposta kantiana: da una parte la conformità a fini è vista come un reale processo organizzativo degli organismi dal
punto di vista ontologico, dall’altra è considerata come un semplice modello esplicativo. In entrambi i casi, gli
autori segnalano in che senso le moderne teorie biologiche possono dare ragione alle prospettive kantiane. Gli
articoli di Francesca Michelini e Nicoletta De Cian mostrano in maniera decisamente convincente gli originali
contributi che le teorie hegeliane e schopenhaueriane possono dare al dibattito contemporaneo sulla filosofia della
biologia a discapito di quella kantiana. Il saggio di Tristana Dini, invece, è incentrato sul problema della teleologia
in relazione alla biopolitica di Michel Foucault. I seminali articoli di Luca Illetterati e Georg Toepfer, invece,
trattano dei problemi riguardanti la differenza fra finalità interna e finalità esterna con particolare riferimento ai
problemi che emergono quando si tentano spiegazioni della natura partendo dall’analogia con i prodotti artificiali. I
saggi di Paolo Costa e Andreas Weber-Francisco Varela analizzano il ruolo della teleologia nel dibattito
contemporaneo. L’articolo di Costa esamina le ragioni dell’ostilità della scienza contro le spiegazioni teleologiche,
mentre quello di Weber-Varela determina in che senso sia possibile una significativa descrizione degli esseri viventi
solo attraverso una seria comprensione dei processi teleologici.
Il merito più grande del volume è di rivalutare il problema della conformità a fini affrontato per sottolineare la sua
importanza e significatività per l’attuale dibattito filosofico.
Marco Sgarbi