Villasimius

annuncio pubblicitario
Obiettivo: Conoscere i paesi vicini
per facilitare i confronti e la
comunicazione
Cinque schede Paese:
 Villaputzu
 Muravera
 Escalaplano
 Castiadas
 Villasimius
Giugno 2008
Realizzate dagli allievi della classe 3A
Per il progetto Eya/Sissi
Lingua sarda come identità, espressione,
comunicazione nella scuola dell’autonomia.
INDICE
CASTIADAS
AMBIENTE
ARCHEOLOGIA
ECONOMIA
LA FAUNA
LA FLORA
LA COLONIA PENALE
LA STORIA
FESTE
MURAVERA
POSIZIONE GEOGRAFICA:
ECONOMIA:
SCUOLE:
STORIA
ARCHEOLOGIA
ARTE
TRADIZIONI POPOLARI
VILLASIMIUS
TRADIZIONI POPOLARI
AMBIENTE
ARCHEOLOGIA E STORIA
ARTE
ECONOMIA
ESCALAPLANO
TERRITORIO
STORIA E ARCHEOLOGIA
ECONOMIA
TRADIZIONI POPOLARI E MAGIA
VILLAPUTZU
AMBIENTE
STORIA
ARCHEOLOGIA E ARTE
TRADIZIONI POPOLARI
3
3
4
5
7
7
9
9
10
12
12
12
13
13
14
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15
17
17
17
18
19
19
21
21
21
21
21
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23
24
24
26
CASTIADAS
AMBIENTE
In un ambiente di eccezionale interesse paesaggistico e naturalistico, lungo un
antico sentiero ombreggiato da una rigogliosa vegetazione di lecci e querce da
sughero, si giunge al monte Minni Minni.
Lungo questo percorso, oltre a visitare un distaccamento della colonia penale,
si possono ammirare due bellissimi esemplari di pino marittimo, uno
impiantato dai detenuti al loro arrivo(1875) e l’altro alla loro partenza(1956).
Giunti alla cima del monte ci si trova di fronte ad uno splendido scenario
rappresentato dai litorali di Castiadas e Villasimius e dalle punte dei Sette
Fratelli.
Il bosco di Castiadas si chiama “S’Acqua Callenti” e fa parte del monte dei
Sette Fratelli.
Due le ipotesi del nome: secondo la prima sette giganti si sarebbero macchiati
di orrendi delitti e che Dio li avrebbe pietrificati e rinchiusi per l’eternità dentro
una corazza di granito; secondo la seconda ipotesi le Sette punte furono
modellate da Dio in modo simile a quelle della costellazione dell’Orsa Maggiore
e avrebbero dovuto servire come punto di riferimento per il viaggiatore.
Il clima è tipicamente mediterraneo. Mite con inverni poco freddi e poco
rigidi(minime intorno i 35°), è caratterizzato dal maestrale che spirando con
violenza, soprattutto nei mesi freddi, dai “Sette Fratelli” provoca danno sia al
territorio che alle colture. Le piogge sono rare, quasi inesistenti d’estate, più
frequenti in primavera e in autunno e comunque insufficiente per risolvere
l’emergenza idrica.
ARCHEOLOGIA
Arrivati in prossimità della località Sabadi si costeggia il Riu S’Ollastu per poi
lasciare il fuoristrada
in prossimità di una sorgente dove, nelle immediate vicinanze, si può scorgere
il Nuraghe rcuPintau e proseguire lungo un sentiero che penetra all’interno
della Foresta Demaniale. Il percorso prosegue sotto un fitto bosco di Lecci,
corbezzoli e filliree che creano un soffice tappeto di foglie morte tra le quali in
autunno è facile trovare funghi porcini.
Lungo il sentiero si può visitare una stazione carbonaia completamente
restaurata per essere utilizzata come rifugio. Non mancheranno di stupirci le
bellissime vedute panoramiche, le numerose sorgenti di acqua purissima che
sgorga dalla dura roccia granitica e le bellissime cascate lungo il Rio de
S’Acqua Callenti.
Una serie di elementi archeologici hanno lasciato sul territorio, un bel
complesso nuragico, con nuraghi, villaggi, menhirs, domus de janas e tombe
dei giganti, segni di frequentazioni fin dell’epoca nuragica.
NURAGHI:in tutta la regione Sarda, si possono ammirare circa 7000- 8000
nuraghi, secondo le fonti archeologiche più accreditate, - ma oggi anche
quest’ipotesi viene fortemente messa in discussione - avrebbero dovuto
costituire, un inespugnabile baluardo difensivo contro i poderosi attacchi di
bellicosi vicini, dediti sempre e solo alla guerra, oppure un’invalicabile barriera
che fermasse l’inarrestabile avanzata di eserciti, non ancora identificati, di
tenaci invasori della Sardegna.
Il nuraghe ha una forma tronco-conica, edificata con grossi blocchi poliedrici di
roccia, spesso inseriti in serie, con sofisticati e complessi sistemi difensivi,
composti da torri aggiunte in tempi diversi. aventi pianta trilobata,
quadrilobata e pentalobata. Si può dedurre che i nuraghi siano delle strutture
aventi finalità abitativa o religiosa, oppure torri di avvistamento di misteriosi
invasori, oppure ancora – è questa l’ipotesi avanzata durante il Corso di Storia
della Sardegna dal nostro docente, il Prof. Francesco Casula- semplici
monumenti che ogni Comunità nuragica erigeva come simbolo della propria
autonomia e indipendenza.
Il nuraghe più importante di
Castiadas, denominato “Nuraghe
S’Omu e S’Orcu” è una fortezza
nuragica
costituita dal mastio
bilobato, caratterizzato da una torre
laterale e da una seconda torre
ubicata nella parte centrale del
complesso, le torri hanno forma
circolare, diametro di circa mt.750 e
costituite da conci quadrangolari e
poliedrici di medie e piccole
dimensioni,
disposti,
inzeppati,
secondo filari murari regolari. Il tutto racchiuso da una cartina ante murale e
da una muraria, comprendente ulteriori 5 torrini.
DOMUS DE JANAS:definite anche la « Casa delle Fate ». Sono delle tombe di
dimensioni molto ridotte(circa cm 80x140 e altezza media di cm 80/100)
scavate su rocce granitiche, aventi 2 o 3 celle di sepoltura. Sugli stessi rilievi in
cui sono state rivenute le grotticelle funerarie si trovano edificate le costruzioni
megalitiche, appartenenti al primo tipo di proto-nuraghe.
MENHIRS: sono dei grossi complessi megalitici, situati su terreni pianeggianti
e si trovano nelle vicinanze di villaggi pre-nuragici d’epoca preistorica, risalenti
al 111 millennio a.c..
La loro funzione era “regola di pietre”, strumento che utilizzano per uso
comune, atto a determinare i cicli stagionali, ma non si esclude anche un uso
culturale come avviene tuttora con alcune tribù di livello primitivo di tutto il
mondo. I menhirs sono delle lastre di granito di forma triangolare e
quadrangolare, poste in posizione ortostatica, profondamente infisse nel suolo
a circa mt.1 e fuoriescono per circa mt.1.00-1.80.
Nel territorio di Castiadas è possibile visitare questi complessi megalitici, il
numero varia a seconda del complesso nuragico, si va da un numero di 2
elementi ad un numero di 53 menhirs.
TOMBE DEI GIGANTI: sono delle sepolture megalitiche, situate per lo più
sulla sommità di bassi rilievi collinosi volti verso Est e si trovano nelle vicinanze
di villaggi pre-nuragici di epoca preistorica. È costituita da due parametri
murari paralleli che determinano il corridoio sepolcrale. All’interno delle tombe
su alcuni interventi di recupero effettuati dalla Soprintendenza, sono stati
rinvenuti bracciali in rame, spille e monete.
ECONOMIA
Nelle fattispecie, il caso di Castiadas, come in tante altre realtà, costituisce un
esempio di economia mista, in cui attività primarie si avvicendano ad attività
terziarie.
a)
Agricoltura: è molto diffusa la coltivazione dell’olivo e dei frutteti,
ma in modo particolare degli agrumi.
b) Pastorizia: è presente l’allevamento degli ovini e dei caprini.
c) Soprattutto negli ultimi tempi si è sviluppato il Turismo: grazie a
un ambiente di eccezionale interesse paesaggistico e naturalistico.
Formato da vari centri agricoli sparsi nella fertile piana ai piedi dei monti
del Sarrabus, il comune di Castiadas vanta un gran numero di spiagge,
dove l’acqua assume trasparenze e colori di sogno. Per conoscerle si può
andare nella spiaggia di S.Pietro-M.Turno, per poi proseguire nella Cala
Sinzias, altrettanto vasta e sicuramente da conoscere, per terminare
nella Cala Pira, più piccola ma forse per questo più affascinante,
dominata da una torre spagnola.
Da vedere anche l’interessante edificio della colonia penale, operante
dall’Ottocento; dopo la dismissione, una parte è stata restaurata ed
adibita a sede delle guardie forestali, un’altra è in attesa di diventare
museo agricolo e etnografico del Sarrabus.
Il territorio di Castiadas è costituito, con i suoi 20 Km di costa, da
spiagge incantevoli, paesaggi immersi nel verde, suggestive calette,
dove l’azzurro del mare lambisce il candore abbagliante di lunghissime
coste di sabbia finissima, un mare unico per la purezza e la trasparenza
delle sue acque, definite a tratti simili a quelle dei Carabi.
Un autentico paradiso: dai fondali ricoperti da fitte praterie di posidonia,
alla superficie turchese e smeraldo di uno dei più bei mari.
Le numerose spiagge di Castiadas, hanno il colore e la struttura
variabile, si passa da un bianco finissimo e cristallino, ad una sabbia più
compatta dorata. Le località marine sono:




La
La
La
La
spiaggia
spiaggia
spiaggia
spiaggia
di
di
di
di
Cala Pira lunga mt.400
Cala Sinzias lunga mt.800
Cala Marina lunga mt.1000
Monte Turno lungo mt.350
Queste spiagge sono accessibili dalle strade comunali e provinciali, sono
dotate di ampi spazi per la sosta di autoveicoli, inoltre vi sono numerose
calette che però sono raggiungibili solamente o via mare oppure
attraverso dei sentieri percorribili a piedi.
In quasi tutte le spiagge, vi è la presenza di chioschi-bar dotati di servizi
igienici, in tali strutture sarà possibile, dissetarsi e gustare numerosi
piatti tipici e pasti veloci.
Si possono effettuare immersioni su bellissime praterie di posidonia, alla
scoperta di relitti adagiati sui fondali, secche con incantevoli insenature,
visite alle tane di saraghi e cernie altre alla visita all’area marina protetta
di Capo Carbonara di Villasimius.
Per i più appassionati e veri sportivi del mare a Castiadas è il luogo
ideale per le evoluzioni di vela windsurf :si può infatti affermare che qua
“soffia il vento giusto”
LA FAUNA
La numerosa fauna selvatica ha trovato in questi luoghi il suo abitat ideale.
Essa è rappresentata principalmente da una numerosa colonia di cervi che
dividono il territorio con cinghiali, gatti selvatici, martore ed uccelli come il
colombaccio, corvo imperiale, picchio rosso,
poiana ecc.
La numero fauna castiadese è ancora pura, cioè
nell’arco dei secoli non si sono avuti incroci di
razze, lo dimostra infatti la stazza dei cinghiali.
Il cervo sardo è il più grande mammifero
selvatico presente nella nostra Regione, nel
territorio di Castiadas con gli ultimi censimenti
effettuati dagli uomini del Demanio forestale, si
può dire che nelle nostre foreste vi è la presenza di oltre 700/800 capi.
LA FLORA
La flora di Castiadas è anch’essa tipicamente mediterranea e caratterizzata
dalla presenza di specie appartenenti alla macchia mediterranea quali:
Il corbezzolo(in lingua sarda: Ollioni):Questo
alberello è un tipico componente della macchia
mediterranea
dove
si
dimostra
ottimo
colonizzatore di terreni poveri di base. I frutti,
dotati di proprietà astringenti, possono essere
consumati freschi o in confettura. Foglie sempre
verdi, alterne, coriacee, finemente seghettate
sul margine e i frutti sono bacche globose
rosse.
Lentisco(in lingua sarda: Moddizzi):è una pianta
eliotila e termofila, che sopporta condizioni di spinta aridità; molto adattabile
per il terreno, predilige però suoli silicei, dove vegeta raggiungendo le
dimensioni di un piccolo albero contorto, o, più comunemente, di arbusto.
Esercita un’azione miglioratrice e protettiva nei confronti del terreno. Le foglie
sono sempre verdi, composte, paripennate con 8/12 foglioline ellittiche a
inserzione alterna. I frutti sono piccole drupe prima rosse poi nere. Un tempo
si utilizzava il legno per produrre ottimo carbone o direttamente per piccoli
lavori al tornio, grazie alla sua durezza e al bel colore rosso-venato.
Olivastro(in lingua sarda: Ollastu):originario del bacino mediterraneo, predilige
climi miti e soleggiati e vegeta sino a 800 m di quota. Le foglie sempre verdi,
semplici con inserzione opposta; lamina fogliare curiosa e ovaliforme. I fiori
giallastri, poco appariscenti in grappoli di 5/8 sull’ascella delle foglie. Fioritura
che varia a seconda del clima da marzo a giugno.
Mandorlo(in lingua sarda: Mindulla):è una pianta tipicamente mediterranea,
predilige pendii ben esposti senza preferenza di substrato. Il seme del
mandorlo è utilizzato dopo essiccazione nella preparazione dalla pasta di
mandorle, nel marzapane e nel torrone. I fiori sono bianchi con sfumature
rosate,la fioritura a avviene a Gennaio/Marzo, prima della fogliazione.
Mirto(in sardo:Murta):tipico arbusto, teme il freddo, mentre si adatta a periodi
di siccità; può vegetare indifferentemente sia su sub-alcalini e calcarei.Può
essere utilizzato per formare siepi ed è altresì apprezzato come pianto
ornamentale.
I fiori sono ermafroditi, di colore bianco-giallastro, solitari o accoppiati, la
fioritura avviene a maggio/luglio.
La Colonia Penale
L’11 agosto del 1875 trenta detenuti ed
alcuni agenti di custodia provenienti dalla
casa penale di S.Bartolomeo (Cagliari)
sbarcarono sulla solitaria spiaggia di
Sintzias-lato orientale della Sardegna- per
eseguire opere di bonifica idraulica ed
agraria dell’incolta campagna e stabilirvi
una colonia penale agricola.
La Colonia Penale agricola venne costruita
nel 1877 a Castiadas, su una collinetta
detta Praidis, fra due fiumicelli, col mar
Tirreno ad est ed il boscoso Monte Melas ad
ovest, il tutto in posizione centrale fra i terreni boschivi e coltivati Castiadas.
Oggi la Colonia penale è in fase di ristrutturazione e prevede un ambizioso
progetto di utilizzo dei locali che un tempo venivano occupati dai detenuti.
Nel tentativo di mantenere viva la tradizione delle lavorazioni artigianali
manuali, come la costruzione delle botti per il vino, dei cesti, delle corde, dei
tappeti ecc., le ex celle verranno adibite a botteghe artigiane dove i visitatori
potranno vedere all’opera i bravi artigiani locali.
LA STORIA
Secondo antiche fonti Villanova Castiadas è nata nel XIV secolo ma, a causa
della malaria e della peste, alla fine del 1500 si svuotò e rimase praticamente
disabitata per oltre 350 anni.
Nell’agosto del 1875 a Castiadas ci furono nuovamente segni di vita:
sbarcarono a Cala Sinzias 7 agenti di custodia e 30 detenuti, quasi tutti
muratori, condannati a lavori forzati. L’intento era di bonificare e rendere
produttiva, attraverso il lavoro dei detenuti, la zona che si presentava ricca di
boschi, acquitrinosa e incolta. Essi si stabilirono in una capanna, in località
“Praidis”(dove possiamo ancora vedere il nucleo principale delle carceri) tra i
due torrenti “Gutturu frasca” e “Bacu sa figu”.
Un anno dopo, nella stessa località, erano state costruite strutture in muratura
capaci di accogliere 500 carcerati. Col passare degli anni bonificarono e
coltivarono il territorio e per questo ne disboscarono un’ampia parte,
allevarono bestiame, costruirono distaccamenti e ponti e tutte le
strutture(carbonaie,caseificio, fornace, ecc.) necessarie a rendere produttiva e
autosufficiente la colonia che raggiungerà la punta massima 1200 detenuti.
Si dice che la vita dei detenuti sia stata, soprattutto per i più indisciplinati e i
meno fortunati, molto dura: erano nutrititi a pane ed acqua, messi in una
camera oscura con la camicia di forza o tenuti in isolamento per mesi.
Nella parte restaurata delle carceri si possono visitare le piccole celle nelle
quali erano costretti a vivere i condannati.
Anche la malaria causò sofferenza e morte tra i detenuti oltre che tra le
guardie.
Nel piccolo cimitero storico che si trova poco distante dalle carceri si possono
ancora vedere diverse tombe di giovani agenti di custodia.
Nel 1955 la colonia, avendo raggiunto l’obiettivo della bonifica del territorio, fu
chiusa definitivamente, ma già dal 1933 un Regio Decreto aveva stabilito la
cessione dei territori ad un ente di colonizzazione di terre incolte, detto Ente
Ferrarese.
Nel 1947 esso divenne Ente Sardo e nel 1952 all’Ente Sardo si sostituì
l’ETFAS(Ente di trasformazione fondiaria ed agraria della Sardegna), oggi
ERSAT ( Ente reginale di sviluppo e assistenza tecnica in agricoltura).
FESTE
…25 GIUGNO “FESTA DI
SAN. GIOVANNI BATTISTA”
Patrono del Comune di Castiadas, la festa ha luogo nella borgata di Olia
Speciosa e dura ¾ giorni, la manifestazione comprende spettacoli folcloristici,
giochi, tradizioni popolari, Santa Messa e processione con cavalli e carri in
onore del Santo. Al termine fuochi d’artificio e spettacoli musicali.
15 AGOSTO:“FESTA DELL’ASSUNTA VERGINE”
Ha luogo nella borgata di San Pietro e dura circa 3/4 giorni, con la suggestiva
Messa e processione lungo la via del mare, accompagnata da carri addobbati,
cavalli e gruppi folcloristici del Sarrabus, per finire l’altrattento suggestiva
processione della Santa con l’accompagnamento dei fedeli su imbarcazioni
lungo le spiagge di Cala Sinzias, Cala Marina e Monte Turno.
La manifestazione comprende spettacoli folcloristici, giochi, tradizioni popolari:
al termine della processione, gli immancabili fuochi d’artificio e gli spettacoli
musicali, che spesso, purtroppo, niente hanno a che fare co la nostra cultura e
la nostra musica sarda, ohimè troppo trascurata per seguire mode e gusti che
vengono da fuori, dal Continente o dall’America.
SAGRA DELL’UVA E DEL VINO
Hanno luogo nella borgata di Olia Speciosa con la collaborazione della cantina
sociale e con il patrocinio del Comune di Castiadas, la manifestazione
comprende spettacoli folcloristici, degustazione dei vini della cantina sociale di
Castiadas e alcune degustazioni di prodotti tipici locali.
“MOSTRA DELL’ARTIGIANATO E DELL’AGROALIMENTARE”
Hanno luogo presso la Villa del Direttore dell’Ex Colonia Penale agricola, che
ogni anno si rinnova con arti e mestieri dell’artigianato locale, offrendo ai
turisti, ampie varietà di esposizione con cestini, legno intagliato lavorazioni
dell’oro, tappeti, tessuti e ceramiche, oltre alla mostra enogastronomia, con
possibilità di degustare alcuni piatti tipici, il tutto contornato da balli, danze,
musiche e proiezioni legate alla manifestazione.
MURAVERA
Posizione geografica:
Muravera che in lingua sarda si pronunzia murera o morera si trova nella
latitudine 39°25’ e nella longitudine dal meridiano di Cagliari 0°27’.
Ambiente:
il territorio comunale occupa una ampia porzione sud orientale della Sardegna
con un lungo tratto costiero che inizia con le celebri spiagge di Costa Rei per
avanzare con il promontorio di Capo Ferrato e distendersi poi con
chilometriche spiagge orlate dai sistemi lagunari degli stagni di Feraxi, di
colostrai,delle saline e della peschiera.
Ci si trova in ampi spazi liberi dove ancora è possibile avvertire i rumori e i
profumi del mare,soprattutto nei mesi meno affollatti,grazie anche ad un certo
contenimento delle costruzioni.
Le basse coste cedono poi rapidamente il passo ai primi contrafforti
montagnosi del Sarrabus,aperti dalle piane irrigue del Flumendosa e del
Picocca, dove si coltivano agrumi dall’intenso aroma (acquistabili presso la
centrale agrumicola).
Una ricca fauna popola l’intero territorio ed è resa varia dal mutare degli
ambienti (montagna,pianura,stagno,mare) e dalla antropizzazione,così che le
coste sono fra le più pescose con spigole,anguille,sogliole,orate e cefali.
Interessanti
modifiche
ha
subito
recentemente
il
paesaggio
agrario,unitamente a quello dei comuni con impianto di vigneti modello e di
colture orticole, in conseguenza di recenti riassegnazioni agrarie e di un
vivacissimo spirito cooperativo giovanile.
Tra i prodotti agricoli, notevole importanza va assumendo il miele delle più
diverse qualità. Il paese è situato a ridosso delle pendici del monte Nieddu
Mannu verso la pianura che fiancheggia il corso del Flumendosa;ha una forma
allungata secondo l’asse del percorso che fiancheggia il fiume.
Le tipologie abitative sono quelle tipiche dei paesi di pianura:case con cortili
interni serviti da un portale,dotato di lolla e con l’abitazione distribuita su due
piani: i materiali impiegati sono sia il ladiri che la pietra.
Economia:
a)agricoltura: è caraterizzata da molti vigneti,frutterti(soprattutto agrumi)una
risaia.
b)pastorizia: le parti montuose e incolte di Muravera producono ottimi e
abbondanti pascoli sia per gli ovini che per i caprini.
c)pesca: ci sono due peschiere con allevamento
d)caccia: sia pure solo a livello familiare
e)artigianato: soprattutto incentrato nel settore tessile e anche nelle
ceramiche.
f)turismo: soprattutto negli ultimi 20 anni si è diffuso il turismograzie al mare
meraviglioso e all’acqua pulita e trasparente. Sono presenti molte strutture
turistiche in modo particolare camping e villaggi non che hotel e ristoranti. Da
ricordare: i villaggi turistici di Costarey (free beach club; sant’elmo beach); i
camping (Torre Salinas, Capo Ferrato , Quattro Mori , le Dune , Piscina Rey ,
Porto Pirastu).
Scuole:
Ci sono due scuole materne (una privata e una pubblica), due scuole
elementari ,una scuola media;e le seguenti scuole superiori: liceo scientifico ,
liceo tecnologico, istituto per geometri, istituto tecnico commerciale.
STORIA
Abitato fin dall’eta nuragica, il territorio di questo comune fu frequentato anche
in periodo romano: era infatti attraversato dalla strada che correva lungo la
costa orientale dell’isola e, non lontano dal paese doveva esserci la stazione di
Sarcapos, toponimo dal quale deriverebbe quello odierno di Sarrabus.
Nel medioevo il territorio, compreso nel giudicato di Cagliari fu sede di
numerosi centri abitati come Villa Petrera, Villa Archiepiscobu, presso lo Stagno
di Colostrai, Villa Surrui, le cui tracce sono visibili presso la chiesa di San
Giorgio in località S’Orrui. Tutti questi centri rimasero spopolati nel XVI secolo.
In seguito allo smembramento del Giudicato di Cagliari (1258) il territorio di
Muravera fu incamerato dal Giudicato di Gallura, ma, quarant’anni piu tardi,
divenne proprieta del Comune di Pisa fino alla conquista aragonese del 1324.
Il re di Aragona lo concesse in feudo nel 1363 ai Carroz, conti di Quirra; da
questi passò ai Centelless e infine agli Osorio,che lo tennero fino all’abolizione
del feudalismo (1839).
La zona fu in età moderna teatro di continue incursioni barbaresche che
causarono lo spopolamento dei centri abitati più vicini alla costa.
Per la difesa da questi attacchi, nel XVII secolo furono costruite le torri dei
Dieci Cavalli (cosiddette per la guarnigione che la occupava) delle Saline, di
Capo Ferrato e di Cala Pira.
Fanno attualmente parte del comune di Muravera le frazioni di Costa
Rei,S.Pietro mentre Castiadas centro di antica orgine, come attestano fonti
documentarie,sorse infatti prima del XIV secolo con il nome di Villanova
Castiadas,ma risulta spopolato alla fine del 500’. Dopo aver fatto parte, come
frazione di Muravera per tanto tempo, ora è Comune autonomo. E oggi ha
raggiunto una certa consistenza grazie ai lavori di bonifica iniziati alla fine del
secolo scorso dai detenuti della locale colonia penale agricola e terminati dopo
la 2° guerra mondiale.
Archeologia
Le emergenze archeologiche del territorio risalgono al Neolitico finale col
complesso megalitico di Piscina Rei costituito da 22 menhirs disposti in
aggregati di cui 6 nella posizione ortostatica originaria.
I rimanenti giacevano abbattuti sul terreno, ma recentemente sono stati
rimessi in opera approssimativamente nella posizione originaria dal recente
cantiere di scavi archeologici.
La funzione a cui furono adibiti è ancora in fase di studio,potrebbero essere
stati utilizzati,come avvenne in culture similari e coeve nel nord europa,quali
punti di riferimento per dedurre,in base ad alcune posizini del sole e della
luna,i cicli stagionali.
Questa ipotesi è stata verificata nelle strutture coeve e similari ubicate a “cuili
piras” dove esistono 42 menhirs, ancora nella posizione ortostatica originaria,
che sono stati messi in correlazione,mediante un elaboratore elettronico IBM
370, quelle posizioni che assumono il sole e la luna nel sorgere e nel
tramontare
nella
zona,
durante tutto l’anno.
Le
elaborazioni
hanno
confermato la correlazione
tra allineamenti originate
dai menhirs e le posizioni
degli astri, nei giorni dei
solstizi
e
in
quelli
astronomicamente
più
significativi dell’anno.
E’ comunque da escludere
che si tratti di elementi
murari del tipo detto “muro
a telaio” poiché lo scavo
archeologico
di
una
capanna e anche la posizione sul terreno dei menhirs non ha mai dimostrato
che le strutture murarie del villaggio li includessero.
Un altro complesso si trova in località Nuraghe Scalas costituito da 42 menhirs
ancora infissi nel terreno nella posizione ortostatica originaria di 3-4-5
elementi, è certamente quello meglio conservato dei sistemi megalitici della
Sardegna.
I menhirs di granito,hanno dimensioni oscillanti tra m 2 e 1,20 di altezza dal
piano di campagna.Sono di particolare interesse due grossi menhirs di forma
antropomorfa, che sono stati messi in opera inclinati in modo simmetrico.
Distanti l’uno dall’altro m 1,80 ,misura che sostituisce il modulo con cui è stato
impiantato il sistema di menhirs.
Numerosi nuragi testimoniano questo periodo storico:tra questi si segnala in
località Santa.Giusta il complesso denominato Sa Domu de S’orcu, ubicatoal
centro di una piccola valle di forma circolare(m58 s.l.m.) determinata ad ovest
dei monti “Serra Mari”,e a est da un basso gradiente montuoso (m50
s.l.m.)che occulta il complesso nuragico, a chi lo osserva dal mare.
Il nuraghe è di tipo complesso,polilobato;residuano oltre la torre centrale altre
tre torri laterali e settori delle cortine murarie.
La torre centrale,messa in opera mediante conci poliedrici di granito
,scarsamente inzeppati e disposti in filari murali discontinui ,sulla torre del lato
ovest presenta una stretta fessura verticale.Sul lato nord un corpo aggiunto in
epoca succesiva costituisce la sommità del nuraghe.E’ visibile la posizione
dell’ingresso e lo spessore dei parametri murari; la copertura a pseudo-cupola
è franata a causa di vistosi cedimenti strutturali verificatisi sul lato nord–est
della costruzione. Sul lato nord–ovest sono chiaramente visibili due torri
pertinenti la cortina muraria, sul lato nord-est nel sottostante pianoro si
sviluppa il villaggio.
Arte
L’interesse artistico è assorbito da alcuni manufatti di archittetura religiosa con
la parrocchiale di San Nicola di Bari in forma gotico-catalane ma rimaneggiata
alla fine del secolo XVI. La fiacciata e fiancheggiata da un campanile
gotico,merlato e suddiviso in piani da una serie dsi cornici. L’interno e ad una
navata, coperta da un tetto ligneo sorreto da archi ogivali trasversi ,e
fiancheggiata da cappelle laterali con volte a
crocera; i pilastri, a fascio hanno capitelli
scolpiti. Fra gli arredi, una bella statua di San
Sebastiano, in legno policromo e dorato scolpita
nel 1603 da Scipione Aprile nella frazione di San
Priamo, a sinistra della strada per Muravera, su
una piccola collina a metà costa sorge la
chiesetta campestre di San Priamo circondata da
una tipica “cumbessias”a copertura a doppio
spiovente e navata divisa da arcate a tutto sesto
che poggiano su pilastri; all interno un simpatico
altare maggiore di gusto paesano.
Tradizioni popolari
Di notevole importanza è la Sagra di Sant’Agostino celebrata alla fine di
agosto, ma interessanti sono anche la Festa di San Giorgio e quella del Patrono
di San Nicolò.
Ricco e vario è il patrimonio folkloristico del paese che ha il culto delle antiche
usanze etnografiche ancora presenti in tutto il Sarrabus come nella Sagra dell
agrume e nella Festa del vino.
Per le feste si indossa ancora il costume antico, che segna il punto di incontro
del vestiario dell’ area meridionale con le influenze dell’ Ogliastra.
Ricca è anche la gastronomia grazie alla produzione di ortaggi, verdure, frutta,
carni, formaggi e pesci di mare e di acqua dolce.
A Muravera esiste l’artigianato della tessitura.(laboratorio Corona via
Gramsci),degli strumenti musicali (launeddas: A.Scroccu Via Montis e F.Meloni
Via Rroma), dei cestini (G. Aledda Via Sant’Agostino e E.Murtas Vico speranza
e dei dolciumi.
VILLASIMIUS
Villasimius si trova nella Sardegna
Sud- Orientale, dal punto di vista
geografico, si presenta come una
nicchia quadrangolare, ha una
superficie di 46 km, e uno sviluppo
costiero di 32 km.
L’ambiente:Villasimius è immerso
nella tipica macchia mediterranea
costituito da:lentischio, cisto e
corbezzolo a poca distanza delle
dune sabbiose ricoperte dal ginepro.
TRADIZIONI POPOLARI
A metà di luglio si tiene la sagra della Madonna del Naufrago, con una
cerimonia religiosa nei pressi del porto, con deposizione di fiori sui fondali
marini e processione di barche a mare, sino al punto in cui giace la statua della
Madonna del Naufrago, opera di Pinuccio Sciola.
In queste circostanze vengono allestite diverse manifestazioni: mostra del
dolce, fiera dell’artigianato, gare gastronomiche, spettacoli di ballo, gare di
wuindsurf eccetera.
Essendo Villasimius un centro di rilevante importanza turistica, la cucina locale
si è adeguata alle esigenze dei villeggianti, ma ha conservato la tradizione dei
formaggi locali e tradizionali così come delle carni, dei dolci di mandorle e del
buon vino della zona.
a mano Non esistono produzioni locali di artigianato artistico, ma prosperano
negozi di vendita di oggetti fatti.
AMBIENTE
Lasciati alle spalle i monti, difficilmente raggiungibili, il visitatore è attratto
dalle magnifiche coste assai frequentate dalla primavera all’autunno.
Gli ambienti sono vari: tra le belle spiagge sabbiose del Golfo di Carbonara e di
Simius, limitata tra lo stagno di Notteri e la Punta Molentis, si estende una
piccola incantevole penisola. E’ appunto percorrendo la comoda strada che
porta a Capo Carbonara che si ha occasione di ammirare, oltre al Golfo di
Cagliari, la bellezza dei due mari di Villasimius, i tratti rocciosi di granito
levigato dall’acqua, i piccoli isolotti, la magnifica isola dei Cavoli e, a sinistra
lungo la costa orientale, il complesso dell’isola di Serpentari.
Nella penisola erano attive sino ad alcuni anni addietro alcune cave di granito,
delle quali la più importante è la cosiddetta cava dei Forni sul lato Est, ai bordi
del mare.
Il granito qui presente è di ottima qualità industriale ma, come accade spesso,
presenta, purtroppo per i cavatori con fortuna dei ricercatori, piccole ma
interessanti zone pegmatitiche. I minerali possono essere raccolti anche
direttamente scavando la roccia in cava, che, è possibile reperire, citiamo:
quarzo, ortoclasio, muscovite, biotite, prehnite, granati, clorite, pirite.
Il paesaggio è costellato da complessi turistici residenziali e alberghieri che non
sempre sono sorti nel rispetto dell’ambiente. Interessante il rimboschimento
con pino mediterraneo a Sud del centro abitato.
ARCHEOLOGIA E STORIA
Anticamente nel territorio costiero di Villasimius esisteva unpaese chiamato
Carbonara perché si produceva carbone. Nel 1821 fu fondato il paese che
continuò a conservare il nome Carbonara in cui abitavano pescatori, agricoltori,
pastori provenienti da Sinnai, Mara e Muravera. Nel 1862 il re Vittorio
Emanuele secondo autorizzò il cambiamento del nome da Carbonara a
Villasimius. Da Don Raffaele Perra parroco di Villasimius vengono riportate le
seguenti ipotesi sul nome:
-Simius: Simius, una metà di un tutto diviso in 12 parti.
-Simius- semiustus, semibruciato
Al neolitico finale risale una domus de janas venuta in luce in località Spiaggia
del Riso. L’ipogea è del tipo bicellulare con portello d’accesso quadrangolare,
preceduto da un corridoio.
Dal portello si accede all’anticella di pianta rettangolare con copertura
leggermente inclinata verso l’esterno.
Un portello decentrato rispetto all’ingresso, immette nella cella di pianta
irregolare.
La civiltà nuragica è attestata dalla pseudo – nuraghe Cixilianu edificato con
blocchi granitici e lastre calcaree di piccole e medie dimensioni.
La pianta del monumento è irregolare con due lati perpendicolari e un lato
convesso il cui piano di posa integra gli affioramenti rocciosi naturali.
Nel territorio sono poi presenti nuraghi di tipo monotorre e complesso. In
località Giardone è stata individuata una tomba di giganti, in relazione
all’omonimo nuraghe complesso poco distante.
Il monumento, devastato dai clandestini, lascia intravedere parte delle
strutture murarie della camera, edificata con massi subquadrati disposti a filari
regolari aggettati verso l’alto.
La presenza fenicio-punica è ben rappresentata in località Cuccureddus, in cui
si notano tracce di edifici di una certa consistenza, e di scalinate che lungo il
pendio della collina conducevano probabilmente alla sommità del sito.
Del periodo romano è la necropoli in località di Trajas; oggetto di una serie di
indagini scientifiche ha restituito cinque sepolture accompagnate da corredo
funerario.
Nella necropoli, del tipo misto, sono presenti due sepolture.
Le tombe a fossa, presentano pianta rettangolare con le pareti foderate da
lastre di calcare sovrapposte e rinforzate dall’esterno con pietre di grosse
dimensioni.
La copertura era costituita da lastroni di calcare affiancati e ricoperti da un
tumulo di terra e pietre.
La deposizione ad enkytrismos, consisteva in un’anfora spezzata nella parte
superiore e chiusa in un fondo di pentola, contenente i resti ossei di un
bambino con accompagno di corredo funerario.
In località Santa Maria è venuta in luce un complesso termale romano di
modeste dimensioni l’edificio, realizzato in opus vittatum mixtum (file di pietre
legate da malta di calce alternate a file di mattoni) è costituito da tre ambienti:
una soglia immette nel vano d’ingresso di pianta rettangolare che comunica
per mezzo di una seconda soglia col calidarium composto da due vani, di cui il
primo a pianta rettangolare e lato breve il fondo absidato, sul quale si apre
l’archetto a tutto sesto del praefurnium, e il secondo a pianta quadrangolare, il
cui lato di fondo da al praeufurnium.
ARTE
Nello scenario di un grazioso porticciolo si eleva la cosiddetta Fortezza Vecchia,
opera militare di difesa costiera con pianta a forma di stella della fine del XVII
secolo.
Con sede presso il comune, ha preso avvio nell’anno 1982 il Centro
internazionale sperimentazione arti visive che ha visto l’entusiasta
partecipazione di numerosi artisti provenienti da tutta l’Europa, i quali hanno
prodotto opere fisse e mobili, collocate all’interno della palazzina comunale, ed
altre dislocate all’aperto, nell’ambito del territorio comunale; tra le prime, si
possono citare le due decorazioni murali della Sala Consiliare, opere
rispettivamente di E. Sirello e di L. Veronesi ed i Reperti archeologici del
futuro, di M. Lai; tra le seconde la Macchina dialogante col Monte Settefratelli,
di G. Pinna, all’ingresso del paese.
Tale iniziativa si propone di raccogliere anche per il futuro testimonianze
eloquenti del dibattito culturale che si svolge attorno alle arti visive, con la
produzione di lavori che costituiranno, col tempo, una preziosa raccolta da
mettere a disposizione del pubblico
ECONOMIA
a) PASTORIZIA:
Allevamento del bestiame è stato per molto tempo una delle risorse principali
del paese: ovini, caprini e suini hanno sempre caratterizzato il paesaggio alla
zona.
Gli abitanti del paese allevarono principalmente i maiali, che nutrivano con
ghiande.
b) AGRICOLTURA:
Le colture fondamentali che esistono ancora sono quelle della coltivazione,
della vigna, dell’ulivo, del grano, del gelso e del mandorlo, mentre negli ultimi
anni l’agricoltura stà andando in crisi.
c) PESCA:
L’attività della pesca è in forte diminuzione, è ancora presente soprattutto in
località “Riu Trottu”.
d) ARTIGIANATO E TURISMO:
L’artigianato è poco sviluppato.
L’attività economica che soprattutto negli ultimi 20 – 30 anni si è sviluppato
maggiormente è il turismo che vede anche se prevalentemente nei mesi
estivi. Tanto che in questi mesi Il paese passa da 3000 abitanti a 40000 –
50000 abitanti grazie a un tessuto diffuso di alberghi, villaggi turistici,
camping da ricordare in modo particolare:
Tanka Village, Stella Maris, Timi Ama, Porto Giunco, Spiaggia del Riso e
Cormoran.
Le scuole:
E’ presente una scuola materna, elementare e media.
ESCALAPLANO
TERRITORIO
Escalaplano è un Comune nella provincia
di Nuoro, situato al confine con la
provincia di Cagliari. Il suo territorio si
estende per 93,88 Kmq. Comprende un
altopiano alto 670 m. ma l’altitudine di
Escalaplano è solo di 300 m.
550 ha dell’ altopiano sono adibiti a
pascolo brado, uil rimanente a colture,
comprese quelle legnose (194 ha)
STORIA E ARCHEOLOGIA
Nel suo territorio sono presenti tracce di vita “preistorica”. Vi sono infatti
domus de janas,( in località Fossada e Predru Euzei) nonché nuraghi (in
località Fumia, Predru Euzei, e Amuai).
Il paese conserva anche tracce di “romanità”
(in località “Sa Ronta, Predu Euzei e Fossa e
Canna”.
Molto antica è la Chiesa del Salvatore, oggi in
rovina. Essa sarebbe sorta – secondo la
tradizione – quando gli abitanti si convertirono
al Cristianesimo.
Il fatto che esistano tali tracce non significa che
Escalaplano sia molto “antica”: nacque infatti
solo nel xiv secolo, già infeudato a Don
Giovanni Carroz quando la popolazione – che
forse per un lunghissimo periodo è vissuta alla
macchia, alla stregua dei ribelli barbaricini delle
montagne, entra, per così dire, nella “legalità”.
ECONOMIA
Nel passato,ma prevalentemente ancora oggi,
Escalaplano vive di pastorizia. Ha conosciuto un po’ di occupati nella miniera
di Silius ma soprattutto negli anni ‘60/’ 70 molta emigrazione diretta
nell’Italia del Nord ma in specie nella Germania. Oggi, chiusasi la valvola
dell’emigrazione, rimangono nel paese centinaia di giovani senza
prospettive di lavoro e di occupazione.
TRADIZIONI POPOLARI E MAGIA
Solo fino a poco tempo fa a Escalaplano – ma il discorso può estendersi a
tutta l’Isola, ma in modo particolare alle zone centrali della Sardegna – le
pratiche magiche erano molto diffuse. Si facevano per ottenere
una
guarigione immediata come un buon raccolto, un bel matrimonio o la
salvaguardia di un amore. Certo oggi molte di questa pratiche possono
apparire ingenue e persino ridicole, anche se occorre dire che non meno
ridicole sono le processioni di milioni di uomini e di donne del 2003 che
vanno dai maghi e dalle fattucchiere, ma tant’è: la superstizione dei nostri
antenati ci sembra ridicola e la nostra superstizione moderna invece no.
Le superstizioni dei nostri paesi erano una miscela di tradizioni, cultura
popolare e religione cristiana e pagana insieme così per far fronte a
un’annata cattiva, a un raccolto scarso, a malattie incombenti, alla pioggia
che non arrivava si ricorreva a una preghiera, a una formula magica che
diventava il viatico per continuare il cammino dell’esistenza.
Particolarmente diffusa a Escalaplano era la pratica contro S’Ocru
malu.Consisteva in particolari azioni accompagnate da “is brebus” ovvero
da preghiere pronunciate rigorosamente in lingua sarda da parte di persone
“esperte”, e come tali riconosciute dall’intera popolazione. Ad esse si
ricorreva contro la pressione bassa come contro i dolori reumatici, contro le
slogature come contro i nervi accavallati.
VILLAPUTZU
AMBIENTE
Il centro è ubicato lungo il percorso della SS 125, in un breve tratto
pianeggiante creato dai depositi alluvionali della foce del Flumendosa, a ridosso
delle colline del Sarrabus. Al turista Villaputzu offre in notevole misura
paesaggi naturali dove possibile compiere escursioni fra leccete e ginepri, con
abbondanza di corbezzoli e filiree. Nelle campagne si possono raccogliere
asparagi selvatici e funghi prelibati (cordolino de modditzi, cordolino de
murdegu, porcino, craccalledas, prataioli); abbondante la fauna: pernici, uccelli
acquatici, lepri, conigli e due specie di cinghiali, quello tipico sardo che è il più
diffuso ed il più «fromigazu> (animale di forma molto piccola, tonda e con
criniera ispida e lunga circa 15 cm).
Assai interessanti anche i depositi fossiliferi in
calcare a echinodermi e cefalopodi sul Siluriano e
le discariche delle miniere di Gibbas e S’acqua
Arrubia che erano attive nei primi ani di questo
secolo.
Gibbas in mezzo allo stagno di Porto Corallo, fu
chiusa per i continui allagamenti e abbandonata
definitivamente. S’Acqua Arrubia fu riaperta varie
volte, ma con scarso successo. Ambedue le
miniere erano coltivate principalmente per argento
e galena argentifera.
I minerali accessori erano tantissimi, gli stessi delle altre miniere d’argento del
Sarrabus con in più Molibdenite e rame nativo con i relativi ossidati. Gibbas è
facilmente raggiungibile da Porto Corallo, S’Acqua Arrubia invece, nonostante
la breve distanza dal paese, è situata in una zona impervia servita da una
vecchia e malandata strada mineraria.
Non mancano le grotte (Castello di Quirra, Buddidroxia), ma il territorio è
particolarmente ricco di acque; oltre al Flumendosa, il fiume Quirra, Riu corre
Scerbu, la cascata Is Paulatzas, gli stagni La Plaia e su Staine Quirra. Sul mare
vi sono buone spiagge;pesci abbondanti per chi ama la pesca.
L’abitato ha forma irregolare, con un nucleo originario compatto che si è
sviluppato lungo i percorsi di collegamento con la campagna, con il fiume e con
i paesi vicini.
La tipologia tradizionale perché l’edificio all’interno di una corte chiusa da alti
muri; l’unica apertura è un ampio portale attraverso il quale si accede al cortile
con locali destinati a depositi di attrezzi e tettoie per il ricovero degli animali. I
materiali costruttivi utilizzati per la realizzazione delle strutture murarie sono il
pietrame, generalmente graniti, e i mattoni di fango.
STORIA
Importante centro agricolo, fu frequentato già in epoca nuragica della quale nel
territorio restano diversi reperti.
Nel Medioevo appartenne al Giudicato di Cagliari col nome di Villa Pupia o Villa
Pupussi e fece parte della curatoria del Sarrabus e della diocesi di Cagliari e
Dolia. Dopo la caduta del regno cagliaritano il territorio, unitamente
all’Ogliastra, Quirra e Colostri veniva incamerato dalla Gallura – a quel tempo
retta da Giovanni Visconti e in questo frangente, la potente famiglia toscana
entrava in possesso anche del castello di Quirra, probabilmente eretto dai
giudici di Cagliari nell’XI secolo.
In seguito alla conquista catalano aragonese dell’Isola, iniziata nel Giugno
del 1323, la storia della villa si confonde con le alterne vicende del castello che,
a partire dalla seconda metà del XIV secolo, fu più volte al centro delle lotte
che videro da una parte il Giudicato di Aragona e dall’altra il Giudicato di
Aqrborea. In quegli anni il territorio fu eretto a contea e concesso in feudo
unitamente al castello, a Berengario Carroz.
A partire dal XVI secolo l’abitato subì diverse incursioni barbaresche, cui la
popolazione oppose sempre una accanita resistenza. A questo periodo risale la
costruzione della Torre di Porto Corallo in prossimità della spiaggia omonima e
della Fortezza di Gibas. In tempi più recenti subì numerosi danni causati dagli
straripamenti del Flumendosa:particolarmente gravi furono quelli del 1950.
ARCHEOLOGIA E ARTE
All’estremità settentrionale del territorio comunale di Villaputzu, tra i graniti
che precipitano a mare in località Torre Murta, si individuano i resti di un
villaggio risalente al neolitico recente (III millennio a.c.) con domus de janas.
Sono inoltre molto diffuse le testimonianze del periodo nuragico con più di 20
localizzazioni
I
Fenici
presso
l’estuario
del
Flumendosa, sull’altura di Santa Maria
e nella piana delimitata dalla riva
sinistra del fiume, stabilirono un
insediamento
di
carattere
commerciale
fin
dal
600
a.c.,
Sarcapos, scoperto dall’archeologo F.
Barreca nel 1996.
La posizione dell’abitato rispetto al
Flumendosa
induce
a
ipotizzare
l’esistenza di un porto fluviale, che
avrebbe corrispondenza in Sardegna, col supposto scalo fluviale sul fiume
Temo di Bosa.
Sul rialto di Santa Maria (28 metri sul livello del mare) si deve individuare
l’acropoli di Sarcapos munita di un edificio quadrangolare, interpretato come
tempio fortezza fenicio-punica. Le ceramiche rinvenute dimostrano il carattere
commerciale del centro che dovette sorgere in appoggio alle rotte verso
l’Etruria. La città proseguì la sua esistenza durante il predominio romano.
Sarcapos era collegata agli altri centri della costa orientale da una strada
che, aperta verosimilmente dai Cartaginesi, venne sistemata dai romani.
Nell’itinerarium Antonimi (inizi III secolo a.c.) Sarcapos è collocata a venti
miglia (circa 29,5 Km.) da Porticenses (Tertenia) e a venti miglia da Ferraria
(San Gregorio).
Durante l’età vandalica e bizantina l’insediamento umano persistette nel
territorio di Villaputzu come dimostrano i rinvenimenti di ceramica nod-africana
del V e VI secolo d.c.,di ceramica locale comune decorata a pettine, di una
fibula bronzea a “U” e di ceramica di derivazione bizantina, in varie località.
La chiesetta di San Nicola di Quirra sorge a 15 Km circa dal paese, lungo la
strada statale 125 ai piedi del dirupo su cui si elevava il castello di Quirra, fino
al secolo XV faceva parte di un villaggio ora scomparso. E’ una semplice
chiesetta romanica, interamente costruita in cotto ad una sola navata e con un
abside semicircolare. Nella parte inferiore della facciata si apre il portale ad
arco a tutto centro. La parte superiore della facciata culmina in un campanile a
vela con monofora ogivale. L’interno è illuminato dalle monofore a doppio
strombo che si aprono ai lati della navata.
Il castello di Quirra suggerisce ancora oggi,
sebbene ne restino solo pochi ruderi, l’idea di
un’architettura potente e inespugnabile; per la sua
posizione dominante un colle dirupato e i resti dei
tre muraglioni a picco sui precipizi si presenta
simile a quello di Acqua Fredda, cui doveva
somigliare anche secondo un disegno degli
Aragonesi che lo raffigura con cinta merlata,
accesso fortificato, torre centrali e due laterali.
La chiesetta parrocchiale di San Giorgio è di forme gotico-catalane: La
facciata, rimaneggiata, presenta un coronamento orizzontale ed è
fiancheggiata dal campanile, l’interno, ad una navata con cappelle laterali, ha il
presbiterio rialzato.
La Torre di Porto Corallo si trova a circa 4 Km da Villaputzu, sulla costa
omonima nella parte sud-orientale e fu costruita dagli Spagnoli nel XVI secolo
con forma cilindrica a due piani. Si accede all’interno mediante una scala
esterna che gira per un quarto di cerchio attorno al muro principale.
TRADIZIONI POPOLARI
Sono molto interessanti le feste e le manifestazioni religiose del paese che
hanno inizio a Gennaio con la sagra di Sant’Antonio del Fuoco, caratterizzata
da un grande falò – per la verità si tratta di una manifestazione tipica di
moltissimi altri paesi della Sardegna – che si accende in piazza per auspicio di
buon raccolto, rifacendosi a una antichissima consuetudine pagana.
La seconda domenica di Ottobre si svolge la sagra di Santa Vittoria con la
processione accompagnata dal ritmo delle launeddas, particolarmente diffuse
nel paese e con molti suonatori ed esperti. In questa circostanza si hanno
anche gare poetiche di improvvisatori, balli in piazza e spettacoli pirotecnici.
La quarta domenica di Ottobre si tiene la sagra di San Narciso, con le stesse
attrazioni popolari.
D’estate si realizza ogni anno la Mostra dell’artigianato serrabese, con
oggetti di antiquariato messi a disposizione dai collezionisti. Sempre in Agosto
si tiene la Sagra del Ballo sardo con launeddas, con uno spettacolare concerto
“a cuncordiu” da parte dei migliori launeddas dell’Isola.
Molto interessante è uil patrimonio gastronomico con is culingionis, is
malloreddus, gli arrosti di carne e i dolci tipici:parduulas, gueffus, pirichittus,
amarettus e pistoccus. Una particolarissima menzione meritano i dolcissimi
agrumi di cui il paese va giustamente fiero.
Elegante e garbato è l’antico costume recuperato per le sagre. Molto attivo è
l’artigianato tradizionale che produce tessuti e coperte, tappetti e tovagliato
con il telaio, servizi da tavola ricamati all’uncinetto, cesti di vimini e stuoie.
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