Obiettivo: Conoscere i paesi vicini per facilitare i confronti e la comunicazione Cinque schede Paese: Villaputzu Muravera Escalaplano Castiadas Villasimius Giugno 2008 Realizzate dagli allievi della classe 3A Per il progetto Eya/Sissi Lingua sarda come identità, espressione, comunicazione nella scuola dell’autonomia. INDICE CASTIADAS AMBIENTE ARCHEOLOGIA ECONOMIA LA FAUNA LA FLORA LA COLONIA PENALE LA STORIA FESTE MURAVERA POSIZIONE GEOGRAFICA: ECONOMIA: SCUOLE: STORIA ARCHEOLOGIA ARTE TRADIZIONI POPOLARI VILLASIMIUS TRADIZIONI POPOLARI AMBIENTE ARCHEOLOGIA E STORIA ARTE ECONOMIA ESCALAPLANO TERRITORIO STORIA E ARCHEOLOGIA ECONOMIA TRADIZIONI POPOLARI E MAGIA VILLAPUTZU AMBIENTE STORIA ARCHEOLOGIA E ARTE TRADIZIONI POPOLARI 3 3 4 5 7 7 9 9 10 12 12 12 13 13 14 15 15 17 17 17 18 19 19 21 21 21 21 21 23 23 24 24 26 CASTIADAS AMBIENTE In un ambiente di eccezionale interesse paesaggistico e naturalistico, lungo un antico sentiero ombreggiato da una rigogliosa vegetazione di lecci e querce da sughero, si giunge al monte Minni Minni. Lungo questo percorso, oltre a visitare un distaccamento della colonia penale, si possono ammirare due bellissimi esemplari di pino marittimo, uno impiantato dai detenuti al loro arrivo(1875) e l’altro alla loro partenza(1956). Giunti alla cima del monte ci si trova di fronte ad uno splendido scenario rappresentato dai litorali di Castiadas e Villasimius e dalle punte dei Sette Fratelli. Il bosco di Castiadas si chiama “S’Acqua Callenti” e fa parte del monte dei Sette Fratelli. Due le ipotesi del nome: secondo la prima sette giganti si sarebbero macchiati di orrendi delitti e che Dio li avrebbe pietrificati e rinchiusi per l’eternità dentro una corazza di granito; secondo la seconda ipotesi le Sette punte furono modellate da Dio in modo simile a quelle della costellazione dell’Orsa Maggiore e avrebbero dovuto servire come punto di riferimento per il viaggiatore. Il clima è tipicamente mediterraneo. Mite con inverni poco freddi e poco rigidi(minime intorno i 35°), è caratterizzato dal maestrale che spirando con violenza, soprattutto nei mesi freddi, dai “Sette Fratelli” provoca danno sia al territorio che alle colture. Le piogge sono rare, quasi inesistenti d’estate, più frequenti in primavera e in autunno e comunque insufficiente per risolvere l’emergenza idrica. ARCHEOLOGIA Arrivati in prossimità della località Sabadi si costeggia il Riu S’Ollastu per poi lasciare il fuoristrada in prossimità di una sorgente dove, nelle immediate vicinanze, si può scorgere il Nuraghe rcuPintau e proseguire lungo un sentiero che penetra all’interno della Foresta Demaniale. Il percorso prosegue sotto un fitto bosco di Lecci, corbezzoli e filliree che creano un soffice tappeto di foglie morte tra le quali in autunno è facile trovare funghi porcini. Lungo il sentiero si può visitare una stazione carbonaia completamente restaurata per essere utilizzata come rifugio. Non mancheranno di stupirci le bellissime vedute panoramiche, le numerose sorgenti di acqua purissima che sgorga dalla dura roccia granitica e le bellissime cascate lungo il Rio de S’Acqua Callenti. Una serie di elementi archeologici hanno lasciato sul territorio, un bel complesso nuragico, con nuraghi, villaggi, menhirs, domus de janas e tombe dei giganti, segni di frequentazioni fin dell’epoca nuragica. NURAGHI:in tutta la regione Sarda, si possono ammirare circa 7000- 8000 nuraghi, secondo le fonti archeologiche più accreditate, - ma oggi anche quest’ipotesi viene fortemente messa in discussione - avrebbero dovuto costituire, un inespugnabile baluardo difensivo contro i poderosi attacchi di bellicosi vicini, dediti sempre e solo alla guerra, oppure un’invalicabile barriera che fermasse l’inarrestabile avanzata di eserciti, non ancora identificati, di tenaci invasori della Sardegna. Il nuraghe ha una forma tronco-conica, edificata con grossi blocchi poliedrici di roccia, spesso inseriti in serie, con sofisticati e complessi sistemi difensivi, composti da torri aggiunte in tempi diversi. aventi pianta trilobata, quadrilobata e pentalobata. Si può dedurre che i nuraghi siano delle strutture aventi finalità abitativa o religiosa, oppure torri di avvistamento di misteriosi invasori, oppure ancora – è questa l’ipotesi avanzata durante il Corso di Storia della Sardegna dal nostro docente, il Prof. Francesco Casula- semplici monumenti che ogni Comunità nuragica erigeva come simbolo della propria autonomia e indipendenza. Il nuraghe più importante di Castiadas, denominato “Nuraghe S’Omu e S’Orcu” è una fortezza nuragica costituita dal mastio bilobato, caratterizzato da una torre laterale e da una seconda torre ubicata nella parte centrale del complesso, le torri hanno forma circolare, diametro di circa mt.750 e costituite da conci quadrangolari e poliedrici di medie e piccole dimensioni, disposti, inzeppati, secondo filari murari regolari. Il tutto racchiuso da una cartina ante murale e da una muraria, comprendente ulteriori 5 torrini. DOMUS DE JANAS:definite anche la « Casa delle Fate ». Sono delle tombe di dimensioni molto ridotte(circa cm 80x140 e altezza media di cm 80/100) scavate su rocce granitiche, aventi 2 o 3 celle di sepoltura. Sugli stessi rilievi in cui sono state rivenute le grotticelle funerarie si trovano edificate le costruzioni megalitiche, appartenenti al primo tipo di proto-nuraghe. MENHIRS: sono dei grossi complessi megalitici, situati su terreni pianeggianti e si trovano nelle vicinanze di villaggi pre-nuragici d’epoca preistorica, risalenti al 111 millennio a.c.. La loro funzione era “regola di pietre”, strumento che utilizzano per uso comune, atto a determinare i cicli stagionali, ma non si esclude anche un uso culturale come avviene tuttora con alcune tribù di livello primitivo di tutto il mondo. I menhirs sono delle lastre di granito di forma triangolare e quadrangolare, poste in posizione ortostatica, profondamente infisse nel suolo a circa mt.1 e fuoriescono per circa mt.1.00-1.80. Nel territorio di Castiadas è possibile visitare questi complessi megalitici, il numero varia a seconda del complesso nuragico, si va da un numero di 2 elementi ad un numero di 53 menhirs. TOMBE DEI GIGANTI: sono delle sepolture megalitiche, situate per lo più sulla sommità di bassi rilievi collinosi volti verso Est e si trovano nelle vicinanze di villaggi pre-nuragici di epoca preistorica. È costituita da due parametri murari paralleli che determinano il corridoio sepolcrale. All’interno delle tombe su alcuni interventi di recupero effettuati dalla Soprintendenza, sono stati rinvenuti bracciali in rame, spille e monete. ECONOMIA Nelle fattispecie, il caso di Castiadas, come in tante altre realtà, costituisce un esempio di economia mista, in cui attività primarie si avvicendano ad attività terziarie. a) Agricoltura: è molto diffusa la coltivazione dell’olivo e dei frutteti, ma in modo particolare degli agrumi. b) Pastorizia: è presente l’allevamento degli ovini e dei caprini. c) Soprattutto negli ultimi tempi si è sviluppato il Turismo: grazie a un ambiente di eccezionale interesse paesaggistico e naturalistico. Formato da vari centri agricoli sparsi nella fertile piana ai piedi dei monti del Sarrabus, il comune di Castiadas vanta un gran numero di spiagge, dove l’acqua assume trasparenze e colori di sogno. Per conoscerle si può andare nella spiaggia di S.Pietro-M.Turno, per poi proseguire nella Cala Sinzias, altrettanto vasta e sicuramente da conoscere, per terminare nella Cala Pira, più piccola ma forse per questo più affascinante, dominata da una torre spagnola. Da vedere anche l’interessante edificio della colonia penale, operante dall’Ottocento; dopo la dismissione, una parte è stata restaurata ed adibita a sede delle guardie forestali, un’altra è in attesa di diventare museo agricolo e etnografico del Sarrabus. Il territorio di Castiadas è costituito, con i suoi 20 Km di costa, da spiagge incantevoli, paesaggi immersi nel verde, suggestive calette, dove l’azzurro del mare lambisce il candore abbagliante di lunghissime coste di sabbia finissima, un mare unico per la purezza e la trasparenza delle sue acque, definite a tratti simili a quelle dei Carabi. Un autentico paradiso: dai fondali ricoperti da fitte praterie di posidonia, alla superficie turchese e smeraldo di uno dei più bei mari. Le numerose spiagge di Castiadas, hanno il colore e la struttura variabile, si passa da un bianco finissimo e cristallino, ad una sabbia più compatta dorata. Le località marine sono: La La La La spiaggia spiaggia spiaggia spiaggia di di di di Cala Pira lunga mt.400 Cala Sinzias lunga mt.800 Cala Marina lunga mt.1000 Monte Turno lungo mt.350 Queste spiagge sono accessibili dalle strade comunali e provinciali, sono dotate di ampi spazi per la sosta di autoveicoli, inoltre vi sono numerose calette che però sono raggiungibili solamente o via mare oppure attraverso dei sentieri percorribili a piedi. In quasi tutte le spiagge, vi è la presenza di chioschi-bar dotati di servizi igienici, in tali strutture sarà possibile, dissetarsi e gustare numerosi piatti tipici e pasti veloci. Si possono effettuare immersioni su bellissime praterie di posidonia, alla scoperta di relitti adagiati sui fondali, secche con incantevoli insenature, visite alle tane di saraghi e cernie altre alla visita all’area marina protetta di Capo Carbonara di Villasimius. Per i più appassionati e veri sportivi del mare a Castiadas è il luogo ideale per le evoluzioni di vela windsurf :si può infatti affermare che qua “soffia il vento giusto” LA FAUNA La numerosa fauna selvatica ha trovato in questi luoghi il suo abitat ideale. Essa è rappresentata principalmente da una numerosa colonia di cervi che dividono il territorio con cinghiali, gatti selvatici, martore ed uccelli come il colombaccio, corvo imperiale, picchio rosso, poiana ecc. La numero fauna castiadese è ancora pura, cioè nell’arco dei secoli non si sono avuti incroci di razze, lo dimostra infatti la stazza dei cinghiali. Il cervo sardo è il più grande mammifero selvatico presente nella nostra Regione, nel territorio di Castiadas con gli ultimi censimenti effettuati dagli uomini del Demanio forestale, si può dire che nelle nostre foreste vi è la presenza di oltre 700/800 capi. LA FLORA La flora di Castiadas è anch’essa tipicamente mediterranea e caratterizzata dalla presenza di specie appartenenti alla macchia mediterranea quali: Il corbezzolo(in lingua sarda: Ollioni):Questo alberello è un tipico componente della macchia mediterranea dove si dimostra ottimo colonizzatore di terreni poveri di base. I frutti, dotati di proprietà astringenti, possono essere consumati freschi o in confettura. Foglie sempre verdi, alterne, coriacee, finemente seghettate sul margine e i frutti sono bacche globose rosse. Lentisco(in lingua sarda: Moddizzi):è una pianta eliotila e termofila, che sopporta condizioni di spinta aridità; molto adattabile per il terreno, predilige però suoli silicei, dove vegeta raggiungendo le dimensioni di un piccolo albero contorto, o, più comunemente, di arbusto. Esercita un’azione miglioratrice e protettiva nei confronti del terreno. Le foglie sono sempre verdi, composte, paripennate con 8/12 foglioline ellittiche a inserzione alterna. I frutti sono piccole drupe prima rosse poi nere. Un tempo si utilizzava il legno per produrre ottimo carbone o direttamente per piccoli lavori al tornio, grazie alla sua durezza e al bel colore rosso-venato. Olivastro(in lingua sarda: Ollastu):originario del bacino mediterraneo, predilige climi miti e soleggiati e vegeta sino a 800 m di quota. Le foglie sempre verdi, semplici con inserzione opposta; lamina fogliare curiosa e ovaliforme. I fiori giallastri, poco appariscenti in grappoli di 5/8 sull’ascella delle foglie. Fioritura che varia a seconda del clima da marzo a giugno. Mandorlo(in lingua sarda: Mindulla):è una pianta tipicamente mediterranea, predilige pendii ben esposti senza preferenza di substrato. Il seme del mandorlo è utilizzato dopo essiccazione nella preparazione dalla pasta di mandorle, nel marzapane e nel torrone. I fiori sono bianchi con sfumature rosate,la fioritura a avviene a Gennaio/Marzo, prima della fogliazione. Mirto(in sardo:Murta):tipico arbusto, teme il freddo, mentre si adatta a periodi di siccità; può vegetare indifferentemente sia su sub-alcalini e calcarei.Può essere utilizzato per formare siepi ed è altresì apprezzato come pianto ornamentale. I fiori sono ermafroditi, di colore bianco-giallastro, solitari o accoppiati, la fioritura avviene a maggio/luglio. La Colonia Penale L’11 agosto del 1875 trenta detenuti ed alcuni agenti di custodia provenienti dalla casa penale di S.Bartolomeo (Cagliari) sbarcarono sulla solitaria spiaggia di Sintzias-lato orientale della Sardegna- per eseguire opere di bonifica idraulica ed agraria dell’incolta campagna e stabilirvi una colonia penale agricola. La Colonia Penale agricola venne costruita nel 1877 a Castiadas, su una collinetta detta Praidis, fra due fiumicelli, col mar Tirreno ad est ed il boscoso Monte Melas ad ovest, il tutto in posizione centrale fra i terreni boschivi e coltivati Castiadas. Oggi la Colonia penale è in fase di ristrutturazione e prevede un ambizioso progetto di utilizzo dei locali che un tempo venivano occupati dai detenuti. Nel tentativo di mantenere viva la tradizione delle lavorazioni artigianali manuali, come la costruzione delle botti per il vino, dei cesti, delle corde, dei tappeti ecc., le ex celle verranno adibite a botteghe artigiane dove i visitatori potranno vedere all’opera i bravi artigiani locali. LA STORIA Secondo antiche fonti Villanova Castiadas è nata nel XIV secolo ma, a causa della malaria e della peste, alla fine del 1500 si svuotò e rimase praticamente disabitata per oltre 350 anni. Nell’agosto del 1875 a Castiadas ci furono nuovamente segni di vita: sbarcarono a Cala Sinzias 7 agenti di custodia e 30 detenuti, quasi tutti muratori, condannati a lavori forzati. L’intento era di bonificare e rendere produttiva, attraverso il lavoro dei detenuti, la zona che si presentava ricca di boschi, acquitrinosa e incolta. Essi si stabilirono in una capanna, in località “Praidis”(dove possiamo ancora vedere il nucleo principale delle carceri) tra i due torrenti “Gutturu frasca” e “Bacu sa figu”. Un anno dopo, nella stessa località, erano state costruite strutture in muratura capaci di accogliere 500 carcerati. Col passare degli anni bonificarono e coltivarono il territorio e per questo ne disboscarono un’ampia parte, allevarono bestiame, costruirono distaccamenti e ponti e tutte le strutture(carbonaie,caseificio, fornace, ecc.) necessarie a rendere produttiva e autosufficiente la colonia che raggiungerà la punta massima 1200 detenuti. Si dice che la vita dei detenuti sia stata, soprattutto per i più indisciplinati e i meno fortunati, molto dura: erano nutrititi a pane ed acqua, messi in una camera oscura con la camicia di forza o tenuti in isolamento per mesi. Nella parte restaurata delle carceri si possono visitare le piccole celle nelle quali erano costretti a vivere i condannati. Anche la malaria causò sofferenza e morte tra i detenuti oltre che tra le guardie. Nel piccolo cimitero storico che si trova poco distante dalle carceri si possono ancora vedere diverse tombe di giovani agenti di custodia. Nel 1955 la colonia, avendo raggiunto l’obiettivo della bonifica del territorio, fu chiusa definitivamente, ma già dal 1933 un Regio Decreto aveva stabilito la cessione dei territori ad un ente di colonizzazione di terre incolte, detto Ente Ferrarese. Nel 1947 esso divenne Ente Sardo e nel 1952 all’Ente Sardo si sostituì l’ETFAS(Ente di trasformazione fondiaria ed agraria della Sardegna), oggi ERSAT ( Ente reginale di sviluppo e assistenza tecnica in agricoltura). FESTE …25 GIUGNO “FESTA DI SAN. GIOVANNI BATTISTA” Patrono del Comune di Castiadas, la festa ha luogo nella borgata di Olia Speciosa e dura ¾ giorni, la manifestazione comprende spettacoli folcloristici, giochi, tradizioni popolari, Santa Messa e processione con cavalli e carri in onore del Santo. Al termine fuochi d’artificio e spettacoli musicali. 15 AGOSTO:“FESTA DELL’ASSUNTA VERGINE” Ha luogo nella borgata di San Pietro e dura circa 3/4 giorni, con la suggestiva Messa e processione lungo la via del mare, accompagnata da carri addobbati, cavalli e gruppi folcloristici del Sarrabus, per finire l’altrattento suggestiva processione della Santa con l’accompagnamento dei fedeli su imbarcazioni lungo le spiagge di Cala Sinzias, Cala Marina e Monte Turno. La manifestazione comprende spettacoli folcloristici, giochi, tradizioni popolari: al termine della processione, gli immancabili fuochi d’artificio e gli spettacoli musicali, che spesso, purtroppo, niente hanno a che fare co la nostra cultura e la nostra musica sarda, ohimè troppo trascurata per seguire mode e gusti che vengono da fuori, dal Continente o dall’America. SAGRA DELL’UVA E DEL VINO Hanno luogo nella borgata di Olia Speciosa con la collaborazione della cantina sociale e con il patrocinio del Comune di Castiadas, la manifestazione comprende spettacoli folcloristici, degustazione dei vini della cantina sociale di Castiadas e alcune degustazioni di prodotti tipici locali. “MOSTRA DELL’ARTIGIANATO E DELL’AGROALIMENTARE” Hanno luogo presso la Villa del Direttore dell’Ex Colonia Penale agricola, che ogni anno si rinnova con arti e mestieri dell’artigianato locale, offrendo ai turisti, ampie varietà di esposizione con cestini, legno intagliato lavorazioni dell’oro, tappeti, tessuti e ceramiche, oltre alla mostra enogastronomia, con possibilità di degustare alcuni piatti tipici, il tutto contornato da balli, danze, musiche e proiezioni legate alla manifestazione. MURAVERA Posizione geografica: Muravera che in lingua sarda si pronunzia murera o morera si trova nella latitudine 39°25’ e nella longitudine dal meridiano di Cagliari 0°27’. Ambiente: il territorio comunale occupa una ampia porzione sud orientale della Sardegna con un lungo tratto costiero che inizia con le celebri spiagge di Costa Rei per avanzare con il promontorio di Capo Ferrato e distendersi poi con chilometriche spiagge orlate dai sistemi lagunari degli stagni di Feraxi, di colostrai,delle saline e della peschiera. Ci si trova in ampi spazi liberi dove ancora è possibile avvertire i rumori e i profumi del mare,soprattutto nei mesi meno affollatti,grazie anche ad un certo contenimento delle costruzioni. Le basse coste cedono poi rapidamente il passo ai primi contrafforti montagnosi del Sarrabus,aperti dalle piane irrigue del Flumendosa e del Picocca, dove si coltivano agrumi dall’intenso aroma (acquistabili presso la centrale agrumicola). Una ricca fauna popola l’intero territorio ed è resa varia dal mutare degli ambienti (montagna,pianura,stagno,mare) e dalla antropizzazione,così che le coste sono fra le più pescose con spigole,anguille,sogliole,orate e cefali. Interessanti modifiche ha subito recentemente il paesaggio agrario,unitamente a quello dei comuni con impianto di vigneti modello e di colture orticole, in conseguenza di recenti riassegnazioni agrarie e di un vivacissimo spirito cooperativo giovanile. Tra i prodotti agricoli, notevole importanza va assumendo il miele delle più diverse qualità. Il paese è situato a ridosso delle pendici del monte Nieddu Mannu verso la pianura che fiancheggia il corso del Flumendosa;ha una forma allungata secondo l’asse del percorso che fiancheggia il fiume. Le tipologie abitative sono quelle tipiche dei paesi di pianura:case con cortili interni serviti da un portale,dotato di lolla e con l’abitazione distribuita su due piani: i materiali impiegati sono sia il ladiri che la pietra. Economia: a)agricoltura: è caraterizzata da molti vigneti,frutterti(soprattutto agrumi)una risaia. b)pastorizia: le parti montuose e incolte di Muravera producono ottimi e abbondanti pascoli sia per gli ovini che per i caprini. c)pesca: ci sono due peschiere con allevamento d)caccia: sia pure solo a livello familiare e)artigianato: soprattutto incentrato nel settore tessile e anche nelle ceramiche. f)turismo: soprattutto negli ultimi 20 anni si è diffuso il turismograzie al mare meraviglioso e all’acqua pulita e trasparente. Sono presenti molte strutture turistiche in modo particolare camping e villaggi non che hotel e ristoranti. Da ricordare: i villaggi turistici di Costarey (free beach club; sant’elmo beach); i camping (Torre Salinas, Capo Ferrato , Quattro Mori , le Dune , Piscina Rey , Porto Pirastu). Scuole: Ci sono due scuole materne (una privata e una pubblica), due scuole elementari ,una scuola media;e le seguenti scuole superiori: liceo scientifico , liceo tecnologico, istituto per geometri, istituto tecnico commerciale. STORIA Abitato fin dall’eta nuragica, il territorio di questo comune fu frequentato anche in periodo romano: era infatti attraversato dalla strada che correva lungo la costa orientale dell’isola e, non lontano dal paese doveva esserci la stazione di Sarcapos, toponimo dal quale deriverebbe quello odierno di Sarrabus. Nel medioevo il territorio, compreso nel giudicato di Cagliari fu sede di numerosi centri abitati come Villa Petrera, Villa Archiepiscobu, presso lo Stagno di Colostrai, Villa Surrui, le cui tracce sono visibili presso la chiesa di San Giorgio in località S’Orrui. Tutti questi centri rimasero spopolati nel XVI secolo. In seguito allo smembramento del Giudicato di Cagliari (1258) il territorio di Muravera fu incamerato dal Giudicato di Gallura, ma, quarant’anni piu tardi, divenne proprieta del Comune di Pisa fino alla conquista aragonese del 1324. Il re di Aragona lo concesse in feudo nel 1363 ai Carroz, conti di Quirra; da questi passò ai Centelless e infine agli Osorio,che lo tennero fino all’abolizione del feudalismo (1839). La zona fu in età moderna teatro di continue incursioni barbaresche che causarono lo spopolamento dei centri abitati più vicini alla costa. Per la difesa da questi attacchi, nel XVII secolo furono costruite le torri dei Dieci Cavalli (cosiddette per la guarnigione che la occupava) delle Saline, di Capo Ferrato e di Cala Pira. Fanno attualmente parte del comune di Muravera le frazioni di Costa Rei,S.Pietro mentre Castiadas centro di antica orgine, come attestano fonti documentarie,sorse infatti prima del XIV secolo con il nome di Villanova Castiadas,ma risulta spopolato alla fine del 500’. Dopo aver fatto parte, come frazione di Muravera per tanto tempo, ora è Comune autonomo. E oggi ha raggiunto una certa consistenza grazie ai lavori di bonifica iniziati alla fine del secolo scorso dai detenuti della locale colonia penale agricola e terminati dopo la 2° guerra mondiale. Archeologia Le emergenze archeologiche del territorio risalgono al Neolitico finale col complesso megalitico di Piscina Rei costituito da 22 menhirs disposti in aggregati di cui 6 nella posizione ortostatica originaria. I rimanenti giacevano abbattuti sul terreno, ma recentemente sono stati rimessi in opera approssimativamente nella posizione originaria dal recente cantiere di scavi archeologici. La funzione a cui furono adibiti è ancora in fase di studio,potrebbero essere stati utilizzati,come avvenne in culture similari e coeve nel nord europa,quali punti di riferimento per dedurre,in base ad alcune posizini del sole e della luna,i cicli stagionali. Questa ipotesi è stata verificata nelle strutture coeve e similari ubicate a “cuili piras” dove esistono 42 menhirs, ancora nella posizione ortostatica originaria, che sono stati messi in correlazione,mediante un elaboratore elettronico IBM 370, quelle posizioni che assumono il sole e la luna nel sorgere e nel tramontare nella zona, durante tutto l’anno. Le elaborazioni hanno confermato la correlazione tra allineamenti originate dai menhirs e le posizioni degli astri, nei giorni dei solstizi e in quelli astronomicamente più significativi dell’anno. E’ comunque da escludere che si tratti di elementi murari del tipo detto “muro a telaio” poiché lo scavo archeologico di una capanna e anche la posizione sul terreno dei menhirs non ha mai dimostrato che le strutture murarie del villaggio li includessero. Un altro complesso si trova in località Nuraghe Scalas costituito da 42 menhirs ancora infissi nel terreno nella posizione ortostatica originaria di 3-4-5 elementi, è certamente quello meglio conservato dei sistemi megalitici della Sardegna. I menhirs di granito,hanno dimensioni oscillanti tra m 2 e 1,20 di altezza dal piano di campagna.Sono di particolare interesse due grossi menhirs di forma antropomorfa, che sono stati messi in opera inclinati in modo simmetrico. Distanti l’uno dall’altro m 1,80 ,misura che sostituisce il modulo con cui è stato impiantato il sistema di menhirs. Numerosi nuragi testimoniano questo periodo storico:tra questi si segnala in località Santa.Giusta il complesso denominato Sa Domu de S’orcu, ubicatoal centro di una piccola valle di forma circolare(m58 s.l.m.) determinata ad ovest dei monti “Serra Mari”,e a est da un basso gradiente montuoso (m50 s.l.m.)che occulta il complesso nuragico, a chi lo osserva dal mare. Il nuraghe è di tipo complesso,polilobato;residuano oltre la torre centrale altre tre torri laterali e settori delle cortine murarie. La torre centrale,messa in opera mediante conci poliedrici di granito ,scarsamente inzeppati e disposti in filari murali discontinui ,sulla torre del lato ovest presenta una stretta fessura verticale.Sul lato nord un corpo aggiunto in epoca succesiva costituisce la sommità del nuraghe.E’ visibile la posizione dell’ingresso e lo spessore dei parametri murari; la copertura a pseudo-cupola è franata a causa di vistosi cedimenti strutturali verificatisi sul lato nord–est della costruzione. Sul lato nord–ovest sono chiaramente visibili due torri pertinenti la cortina muraria, sul lato nord-est nel sottostante pianoro si sviluppa il villaggio. Arte L’interesse artistico è assorbito da alcuni manufatti di archittetura religiosa con la parrocchiale di San Nicola di Bari in forma gotico-catalane ma rimaneggiata alla fine del secolo XVI. La fiacciata e fiancheggiata da un campanile gotico,merlato e suddiviso in piani da una serie dsi cornici. L’interno e ad una navata, coperta da un tetto ligneo sorreto da archi ogivali trasversi ,e fiancheggiata da cappelle laterali con volte a crocera; i pilastri, a fascio hanno capitelli scolpiti. Fra gli arredi, una bella statua di San Sebastiano, in legno policromo e dorato scolpita nel 1603 da Scipione Aprile nella frazione di San Priamo, a sinistra della strada per Muravera, su una piccola collina a metà costa sorge la chiesetta campestre di San Priamo circondata da una tipica “cumbessias”a copertura a doppio spiovente e navata divisa da arcate a tutto sesto che poggiano su pilastri; all interno un simpatico altare maggiore di gusto paesano. Tradizioni popolari Di notevole importanza è la Sagra di Sant’Agostino celebrata alla fine di agosto, ma interessanti sono anche la Festa di San Giorgio e quella del Patrono di San Nicolò. Ricco e vario è il patrimonio folkloristico del paese che ha il culto delle antiche usanze etnografiche ancora presenti in tutto il Sarrabus come nella Sagra dell agrume e nella Festa del vino. Per le feste si indossa ancora il costume antico, che segna il punto di incontro del vestiario dell’ area meridionale con le influenze dell’ Ogliastra. Ricca è anche la gastronomia grazie alla produzione di ortaggi, verdure, frutta, carni, formaggi e pesci di mare e di acqua dolce. A Muravera esiste l’artigianato della tessitura.(laboratorio Corona via Gramsci),degli strumenti musicali (launeddas: A.Scroccu Via Montis e F.Meloni Via Rroma), dei cestini (G. Aledda Via Sant’Agostino e E.Murtas Vico speranza e dei dolciumi. VILLASIMIUS Villasimius si trova nella Sardegna Sud- Orientale, dal punto di vista geografico, si presenta come una nicchia quadrangolare, ha una superficie di 46 km, e uno sviluppo costiero di 32 km. L’ambiente:Villasimius è immerso nella tipica macchia mediterranea costituito da:lentischio, cisto e corbezzolo a poca distanza delle dune sabbiose ricoperte dal ginepro. TRADIZIONI POPOLARI A metà di luglio si tiene la sagra della Madonna del Naufrago, con una cerimonia religiosa nei pressi del porto, con deposizione di fiori sui fondali marini e processione di barche a mare, sino al punto in cui giace la statua della Madonna del Naufrago, opera di Pinuccio Sciola. In queste circostanze vengono allestite diverse manifestazioni: mostra del dolce, fiera dell’artigianato, gare gastronomiche, spettacoli di ballo, gare di wuindsurf eccetera. Essendo Villasimius un centro di rilevante importanza turistica, la cucina locale si è adeguata alle esigenze dei villeggianti, ma ha conservato la tradizione dei formaggi locali e tradizionali così come delle carni, dei dolci di mandorle e del buon vino della zona. a mano Non esistono produzioni locali di artigianato artistico, ma prosperano negozi di vendita di oggetti fatti. AMBIENTE Lasciati alle spalle i monti, difficilmente raggiungibili, il visitatore è attratto dalle magnifiche coste assai frequentate dalla primavera all’autunno. Gli ambienti sono vari: tra le belle spiagge sabbiose del Golfo di Carbonara e di Simius, limitata tra lo stagno di Notteri e la Punta Molentis, si estende una piccola incantevole penisola. E’ appunto percorrendo la comoda strada che porta a Capo Carbonara che si ha occasione di ammirare, oltre al Golfo di Cagliari, la bellezza dei due mari di Villasimius, i tratti rocciosi di granito levigato dall’acqua, i piccoli isolotti, la magnifica isola dei Cavoli e, a sinistra lungo la costa orientale, il complesso dell’isola di Serpentari. Nella penisola erano attive sino ad alcuni anni addietro alcune cave di granito, delle quali la più importante è la cosiddetta cava dei Forni sul lato Est, ai bordi del mare. Il granito qui presente è di ottima qualità industriale ma, come accade spesso, presenta, purtroppo per i cavatori con fortuna dei ricercatori, piccole ma interessanti zone pegmatitiche. I minerali possono essere raccolti anche direttamente scavando la roccia in cava, che, è possibile reperire, citiamo: quarzo, ortoclasio, muscovite, biotite, prehnite, granati, clorite, pirite. Il paesaggio è costellato da complessi turistici residenziali e alberghieri che non sempre sono sorti nel rispetto dell’ambiente. Interessante il rimboschimento con pino mediterraneo a Sud del centro abitato. ARCHEOLOGIA E STORIA Anticamente nel territorio costiero di Villasimius esisteva unpaese chiamato Carbonara perché si produceva carbone. Nel 1821 fu fondato il paese che continuò a conservare il nome Carbonara in cui abitavano pescatori, agricoltori, pastori provenienti da Sinnai, Mara e Muravera. Nel 1862 il re Vittorio Emanuele secondo autorizzò il cambiamento del nome da Carbonara a Villasimius. Da Don Raffaele Perra parroco di Villasimius vengono riportate le seguenti ipotesi sul nome: -Simius: Simius, una metà di un tutto diviso in 12 parti. -Simius- semiustus, semibruciato Al neolitico finale risale una domus de janas venuta in luce in località Spiaggia del Riso. L’ipogea è del tipo bicellulare con portello d’accesso quadrangolare, preceduto da un corridoio. Dal portello si accede all’anticella di pianta rettangolare con copertura leggermente inclinata verso l’esterno. Un portello decentrato rispetto all’ingresso, immette nella cella di pianta irregolare. La civiltà nuragica è attestata dalla pseudo – nuraghe Cixilianu edificato con blocchi granitici e lastre calcaree di piccole e medie dimensioni. La pianta del monumento è irregolare con due lati perpendicolari e un lato convesso il cui piano di posa integra gli affioramenti rocciosi naturali. Nel territorio sono poi presenti nuraghi di tipo monotorre e complesso. In località Giardone è stata individuata una tomba di giganti, in relazione all’omonimo nuraghe complesso poco distante. Il monumento, devastato dai clandestini, lascia intravedere parte delle strutture murarie della camera, edificata con massi subquadrati disposti a filari regolari aggettati verso l’alto. La presenza fenicio-punica è ben rappresentata in località Cuccureddus, in cui si notano tracce di edifici di una certa consistenza, e di scalinate che lungo il pendio della collina conducevano probabilmente alla sommità del sito. Del periodo romano è la necropoli in località di Trajas; oggetto di una serie di indagini scientifiche ha restituito cinque sepolture accompagnate da corredo funerario. Nella necropoli, del tipo misto, sono presenti due sepolture. Le tombe a fossa, presentano pianta rettangolare con le pareti foderate da lastre di calcare sovrapposte e rinforzate dall’esterno con pietre di grosse dimensioni. La copertura era costituita da lastroni di calcare affiancati e ricoperti da un tumulo di terra e pietre. La deposizione ad enkytrismos, consisteva in un’anfora spezzata nella parte superiore e chiusa in un fondo di pentola, contenente i resti ossei di un bambino con accompagno di corredo funerario. In località Santa Maria è venuta in luce un complesso termale romano di modeste dimensioni l’edificio, realizzato in opus vittatum mixtum (file di pietre legate da malta di calce alternate a file di mattoni) è costituito da tre ambienti: una soglia immette nel vano d’ingresso di pianta rettangolare che comunica per mezzo di una seconda soglia col calidarium composto da due vani, di cui il primo a pianta rettangolare e lato breve il fondo absidato, sul quale si apre l’archetto a tutto sesto del praefurnium, e il secondo a pianta quadrangolare, il cui lato di fondo da al praeufurnium. ARTE Nello scenario di un grazioso porticciolo si eleva la cosiddetta Fortezza Vecchia, opera militare di difesa costiera con pianta a forma di stella della fine del XVII secolo. Con sede presso il comune, ha preso avvio nell’anno 1982 il Centro internazionale sperimentazione arti visive che ha visto l’entusiasta partecipazione di numerosi artisti provenienti da tutta l’Europa, i quali hanno prodotto opere fisse e mobili, collocate all’interno della palazzina comunale, ed altre dislocate all’aperto, nell’ambito del territorio comunale; tra le prime, si possono citare le due decorazioni murali della Sala Consiliare, opere rispettivamente di E. Sirello e di L. Veronesi ed i Reperti archeologici del futuro, di M. Lai; tra le seconde la Macchina dialogante col Monte Settefratelli, di G. Pinna, all’ingresso del paese. Tale iniziativa si propone di raccogliere anche per il futuro testimonianze eloquenti del dibattito culturale che si svolge attorno alle arti visive, con la produzione di lavori che costituiranno, col tempo, una preziosa raccolta da mettere a disposizione del pubblico ECONOMIA a) PASTORIZIA: Allevamento del bestiame è stato per molto tempo una delle risorse principali del paese: ovini, caprini e suini hanno sempre caratterizzato il paesaggio alla zona. Gli abitanti del paese allevarono principalmente i maiali, che nutrivano con ghiande. b) AGRICOLTURA: Le colture fondamentali che esistono ancora sono quelle della coltivazione, della vigna, dell’ulivo, del grano, del gelso e del mandorlo, mentre negli ultimi anni l’agricoltura stà andando in crisi. c) PESCA: L’attività della pesca è in forte diminuzione, è ancora presente soprattutto in località “Riu Trottu”. d) ARTIGIANATO E TURISMO: L’artigianato è poco sviluppato. L’attività economica che soprattutto negli ultimi 20 – 30 anni si è sviluppato maggiormente è il turismo che vede anche se prevalentemente nei mesi estivi. Tanto che in questi mesi Il paese passa da 3000 abitanti a 40000 – 50000 abitanti grazie a un tessuto diffuso di alberghi, villaggi turistici, camping da ricordare in modo particolare: Tanka Village, Stella Maris, Timi Ama, Porto Giunco, Spiaggia del Riso e Cormoran. Le scuole: E’ presente una scuola materna, elementare e media. ESCALAPLANO TERRITORIO Escalaplano è un Comune nella provincia di Nuoro, situato al confine con la provincia di Cagliari. Il suo territorio si estende per 93,88 Kmq. Comprende un altopiano alto 670 m. ma l’altitudine di Escalaplano è solo di 300 m. 550 ha dell’ altopiano sono adibiti a pascolo brado, uil rimanente a colture, comprese quelle legnose (194 ha) STORIA E ARCHEOLOGIA Nel suo territorio sono presenti tracce di vita “preistorica”. Vi sono infatti domus de janas,( in località Fossada e Predru Euzei) nonché nuraghi (in località Fumia, Predru Euzei, e Amuai). Il paese conserva anche tracce di “romanità” (in località “Sa Ronta, Predu Euzei e Fossa e Canna”. Molto antica è la Chiesa del Salvatore, oggi in rovina. Essa sarebbe sorta – secondo la tradizione – quando gli abitanti si convertirono al Cristianesimo. Il fatto che esistano tali tracce non significa che Escalaplano sia molto “antica”: nacque infatti solo nel xiv secolo, già infeudato a Don Giovanni Carroz quando la popolazione – che forse per un lunghissimo periodo è vissuta alla macchia, alla stregua dei ribelli barbaricini delle montagne, entra, per così dire, nella “legalità”. ECONOMIA Nel passato,ma prevalentemente ancora oggi, Escalaplano vive di pastorizia. Ha conosciuto un po’ di occupati nella miniera di Silius ma soprattutto negli anni ‘60/’ 70 molta emigrazione diretta nell’Italia del Nord ma in specie nella Germania. Oggi, chiusasi la valvola dell’emigrazione, rimangono nel paese centinaia di giovani senza prospettive di lavoro e di occupazione. TRADIZIONI POPOLARI E MAGIA Solo fino a poco tempo fa a Escalaplano – ma il discorso può estendersi a tutta l’Isola, ma in modo particolare alle zone centrali della Sardegna – le pratiche magiche erano molto diffuse. Si facevano per ottenere una guarigione immediata come un buon raccolto, un bel matrimonio o la salvaguardia di un amore. Certo oggi molte di questa pratiche possono apparire ingenue e persino ridicole, anche se occorre dire che non meno ridicole sono le processioni di milioni di uomini e di donne del 2003 che vanno dai maghi e dalle fattucchiere, ma tant’è: la superstizione dei nostri antenati ci sembra ridicola e la nostra superstizione moderna invece no. Le superstizioni dei nostri paesi erano una miscela di tradizioni, cultura popolare e religione cristiana e pagana insieme così per far fronte a un’annata cattiva, a un raccolto scarso, a malattie incombenti, alla pioggia che non arrivava si ricorreva a una preghiera, a una formula magica che diventava il viatico per continuare il cammino dell’esistenza. Particolarmente diffusa a Escalaplano era la pratica contro S’Ocru malu.Consisteva in particolari azioni accompagnate da “is brebus” ovvero da preghiere pronunciate rigorosamente in lingua sarda da parte di persone “esperte”, e come tali riconosciute dall’intera popolazione. Ad esse si ricorreva contro la pressione bassa come contro i dolori reumatici, contro le slogature come contro i nervi accavallati. VILLAPUTZU AMBIENTE Il centro è ubicato lungo il percorso della SS 125, in un breve tratto pianeggiante creato dai depositi alluvionali della foce del Flumendosa, a ridosso delle colline del Sarrabus. Al turista Villaputzu offre in notevole misura paesaggi naturali dove possibile compiere escursioni fra leccete e ginepri, con abbondanza di corbezzoli e filiree. Nelle campagne si possono raccogliere asparagi selvatici e funghi prelibati (cordolino de modditzi, cordolino de murdegu, porcino, craccalledas, prataioli); abbondante la fauna: pernici, uccelli acquatici, lepri, conigli e due specie di cinghiali, quello tipico sardo che è il più diffuso ed il più «fromigazu> (animale di forma molto piccola, tonda e con criniera ispida e lunga circa 15 cm). Assai interessanti anche i depositi fossiliferi in calcare a echinodermi e cefalopodi sul Siluriano e le discariche delle miniere di Gibbas e S’acqua Arrubia che erano attive nei primi ani di questo secolo. Gibbas in mezzo allo stagno di Porto Corallo, fu chiusa per i continui allagamenti e abbandonata definitivamente. S’Acqua Arrubia fu riaperta varie volte, ma con scarso successo. Ambedue le miniere erano coltivate principalmente per argento e galena argentifera. I minerali accessori erano tantissimi, gli stessi delle altre miniere d’argento del Sarrabus con in più Molibdenite e rame nativo con i relativi ossidati. Gibbas è facilmente raggiungibile da Porto Corallo, S’Acqua Arrubia invece, nonostante la breve distanza dal paese, è situata in una zona impervia servita da una vecchia e malandata strada mineraria. Non mancano le grotte (Castello di Quirra, Buddidroxia), ma il territorio è particolarmente ricco di acque; oltre al Flumendosa, il fiume Quirra, Riu corre Scerbu, la cascata Is Paulatzas, gli stagni La Plaia e su Staine Quirra. Sul mare vi sono buone spiagge;pesci abbondanti per chi ama la pesca. L’abitato ha forma irregolare, con un nucleo originario compatto che si è sviluppato lungo i percorsi di collegamento con la campagna, con il fiume e con i paesi vicini. La tipologia tradizionale perché l’edificio all’interno di una corte chiusa da alti muri; l’unica apertura è un ampio portale attraverso il quale si accede al cortile con locali destinati a depositi di attrezzi e tettoie per il ricovero degli animali. I materiali costruttivi utilizzati per la realizzazione delle strutture murarie sono il pietrame, generalmente graniti, e i mattoni di fango. STORIA Importante centro agricolo, fu frequentato già in epoca nuragica della quale nel territorio restano diversi reperti. Nel Medioevo appartenne al Giudicato di Cagliari col nome di Villa Pupia o Villa Pupussi e fece parte della curatoria del Sarrabus e della diocesi di Cagliari e Dolia. Dopo la caduta del regno cagliaritano il territorio, unitamente all’Ogliastra, Quirra e Colostri veniva incamerato dalla Gallura – a quel tempo retta da Giovanni Visconti e in questo frangente, la potente famiglia toscana entrava in possesso anche del castello di Quirra, probabilmente eretto dai giudici di Cagliari nell’XI secolo. In seguito alla conquista catalano aragonese dell’Isola, iniziata nel Giugno del 1323, la storia della villa si confonde con le alterne vicende del castello che, a partire dalla seconda metà del XIV secolo, fu più volte al centro delle lotte che videro da una parte il Giudicato di Aragona e dall’altra il Giudicato di Aqrborea. In quegli anni il territorio fu eretto a contea e concesso in feudo unitamente al castello, a Berengario Carroz. A partire dal XVI secolo l’abitato subì diverse incursioni barbaresche, cui la popolazione oppose sempre una accanita resistenza. A questo periodo risale la costruzione della Torre di Porto Corallo in prossimità della spiaggia omonima e della Fortezza di Gibas. In tempi più recenti subì numerosi danni causati dagli straripamenti del Flumendosa:particolarmente gravi furono quelli del 1950. ARCHEOLOGIA E ARTE All’estremità settentrionale del territorio comunale di Villaputzu, tra i graniti che precipitano a mare in località Torre Murta, si individuano i resti di un villaggio risalente al neolitico recente (III millennio a.c.) con domus de janas. Sono inoltre molto diffuse le testimonianze del periodo nuragico con più di 20 localizzazioni I Fenici presso l’estuario del Flumendosa, sull’altura di Santa Maria e nella piana delimitata dalla riva sinistra del fiume, stabilirono un insediamento di carattere commerciale fin dal 600 a.c., Sarcapos, scoperto dall’archeologo F. Barreca nel 1996. La posizione dell’abitato rispetto al Flumendosa induce a ipotizzare l’esistenza di un porto fluviale, che avrebbe corrispondenza in Sardegna, col supposto scalo fluviale sul fiume Temo di Bosa. Sul rialto di Santa Maria (28 metri sul livello del mare) si deve individuare l’acropoli di Sarcapos munita di un edificio quadrangolare, interpretato come tempio fortezza fenicio-punica. Le ceramiche rinvenute dimostrano il carattere commerciale del centro che dovette sorgere in appoggio alle rotte verso l’Etruria. La città proseguì la sua esistenza durante il predominio romano. Sarcapos era collegata agli altri centri della costa orientale da una strada che, aperta verosimilmente dai Cartaginesi, venne sistemata dai romani. Nell’itinerarium Antonimi (inizi III secolo a.c.) Sarcapos è collocata a venti miglia (circa 29,5 Km.) da Porticenses (Tertenia) e a venti miglia da Ferraria (San Gregorio). Durante l’età vandalica e bizantina l’insediamento umano persistette nel territorio di Villaputzu come dimostrano i rinvenimenti di ceramica nod-africana del V e VI secolo d.c.,di ceramica locale comune decorata a pettine, di una fibula bronzea a “U” e di ceramica di derivazione bizantina, in varie località. La chiesetta di San Nicola di Quirra sorge a 15 Km circa dal paese, lungo la strada statale 125 ai piedi del dirupo su cui si elevava il castello di Quirra, fino al secolo XV faceva parte di un villaggio ora scomparso. E’ una semplice chiesetta romanica, interamente costruita in cotto ad una sola navata e con un abside semicircolare. Nella parte inferiore della facciata si apre il portale ad arco a tutto centro. La parte superiore della facciata culmina in un campanile a vela con monofora ogivale. L’interno è illuminato dalle monofore a doppio strombo che si aprono ai lati della navata. Il castello di Quirra suggerisce ancora oggi, sebbene ne restino solo pochi ruderi, l’idea di un’architettura potente e inespugnabile; per la sua posizione dominante un colle dirupato e i resti dei tre muraglioni a picco sui precipizi si presenta simile a quello di Acqua Fredda, cui doveva somigliare anche secondo un disegno degli Aragonesi che lo raffigura con cinta merlata, accesso fortificato, torre centrali e due laterali. La chiesetta parrocchiale di San Giorgio è di forme gotico-catalane: La facciata, rimaneggiata, presenta un coronamento orizzontale ed è fiancheggiata dal campanile, l’interno, ad una navata con cappelle laterali, ha il presbiterio rialzato. La Torre di Porto Corallo si trova a circa 4 Km da Villaputzu, sulla costa omonima nella parte sud-orientale e fu costruita dagli Spagnoli nel XVI secolo con forma cilindrica a due piani. Si accede all’interno mediante una scala esterna che gira per un quarto di cerchio attorno al muro principale. TRADIZIONI POPOLARI Sono molto interessanti le feste e le manifestazioni religiose del paese che hanno inizio a Gennaio con la sagra di Sant’Antonio del Fuoco, caratterizzata da un grande falò – per la verità si tratta di una manifestazione tipica di moltissimi altri paesi della Sardegna – che si accende in piazza per auspicio di buon raccolto, rifacendosi a una antichissima consuetudine pagana. La seconda domenica di Ottobre si svolge la sagra di Santa Vittoria con la processione accompagnata dal ritmo delle launeddas, particolarmente diffuse nel paese e con molti suonatori ed esperti. In questa circostanza si hanno anche gare poetiche di improvvisatori, balli in piazza e spettacoli pirotecnici. La quarta domenica di Ottobre si tiene la sagra di San Narciso, con le stesse attrazioni popolari. D’estate si realizza ogni anno la Mostra dell’artigianato serrabese, con oggetti di antiquariato messi a disposizione dai collezionisti. Sempre in Agosto si tiene la Sagra del Ballo sardo con launeddas, con uno spettacolare concerto “a cuncordiu” da parte dei migliori launeddas dell’Isola. Molto interessante è uil patrimonio gastronomico con is culingionis, is malloreddus, gli arrosti di carne e i dolci tipici:parduulas, gueffus, pirichittus, amarettus e pistoccus. Una particolarissima menzione meritano i dolcissimi agrumi di cui il paese va giustamente fiero. Elegante e garbato è l’antico costume recuperato per le sagre. Molto attivo è l’artigianato tradizionale che produce tessuti e coperte, tappetti e tovagliato con il telaio, servizi da tavola ricamati all’uncinetto, cesti di vimini e stuoie.