SERVIZIO DIOCESANO PER IL PROGETTO CULTURALE RIMINI - 2005 PARROCCHIA E PROGETTO CULTURALE Premesse La svolta per un rinnovato incontro tra Vangelo e cultura all’interno delle nostre comunità parrocchiali si fa sempre più urgente e ineludibile. I Vescovi italiani negli Orientamenti pastorali “Comunicare il vangelo in un mondo che cambia” hanno richiamato la necessità di una vera e propria “conversione culturale” delle nostre comunità, affinché il «Vangelo sia incarnato nel nostro tempo per ispirare la cultura e aprirla all’accoglienza integrale di tutto ciò che è autenticamente umano» (n. 50). Questo è l’orizzonte verso il quale occorre urgentemente rimettersi in cammino. Oggi la parrocchia si trova al centro di una serie di sfide ineludibili che sollecitano una profonda rivisitazione della sua natura e identità pastorale, come pure un adeguamento della sua struttura e presenza rispetto al rapido mutamento del contesto sociale, culturale ed ecclesiale; si muove in questa direzione la proposta alle parrocchie di dare vita ad una nuova collaborazione tra loro mediante le Zone Pastorali. Nonostante le difficoltà emergenti in questo scenario sempre più complesso e frammentato, molte attese e speranze si stanno riversando su di essa. Di fronte agli inediti dilemmi del tempo presente molti sono gli interrogativi che si addensano sulla parrocchia, a partire dalle questioni fondative: come ritrovare lo spazio e il tempo affinché essa torni ad essere l’esperienza viva del Vangelo di Gesù in una comunità credente? Come saldare culto e vita quotidiana? Come portare l’annuncio della fede a coloro che sono spazialmente vicini alla parrocchia ma spiritualmente distanti? Attorno a queste, e molte altre domande, ruota la crescente attenzione del mondo ecclesiale. Mediante il Progetto culturale orientato in senso cristiano, la Chiesa oggi avverte con acutezza la portata di questa sfida, il bisogno di interrogare la storia e di addentrarsi nel turbine delle complesse problematiche contemporanee, con il preciso intento di farvi fruttificare il dono di Cristo, entrando in un dialogo rispettoso con le culture che incontra, con avvedutezza e discernimento, testimoniando e riconciliando. 1. La Parrocchia è l’ambito generativo e formativo dell’incontro con Cristo L’urgenza di un rinnovamento della parrocchia non risponde comunque ad un’esigenza sociologica, ma appartiene anzitutto al mistero costitutivo della Chiesa, la quale «insieme santa e 2 sempre bisognosa di purificazione, mai tralascia la penitenza e il suo rinnovamento» (Lumen Gentium, 8), consapevole soprattutto che lo Spirito Santo «con la forza del Vangelo la fa ringiovanire e continuamente la rinnova» (LG, 4). Dunque, una parrocchia che si disponga in stato di rinnovamento testimonia anzitutto la sua fedeltà a Cristo, lasciandosi provocare e attraversare dal suo Spirito di santità. La parrocchia può rinascere e trovare nuova linfa solo se si riconosce come comunità eucaristica e missionaria, immersa in un’autentica “spiritualità di comunione”, frutto del legame fondativo con la Parola di Dio e con la viva Tradizione liturgica e sacramentale. Nessun mutamento della parrocchia-comunità e della parrocchia-territorio sarà credibile, infatti, senza una concreta ricentratura della sua identità eucaristica, presenza viva del Signore nella storia. Da questa esperienza di fede ascoltata, celebrata e testimoniata, centrata sul mistero dell’amore eucaristico, la parrocchia può davvero ritrovare se stessa, la pienezza del suo essere realmente “casa e scuola di comunione”, il senso della sua vocazione originaria che fa proprio il metodo della missione di Cristo. A partire dalla cura della liturgia e della vita sacramentale, dalla catechesi dei giovani e degli adulti, dai Centri di ascolto del Vangelo e di formazione biblica, teologica e spirituale, ogni parrocchia dovrebbe farsi carico di donare nuovo impulso e 3 concretezza ad una vera teologia contestuale, una teologia viva come servizio per tutta la comunità, come evento ecclesiale che aiuti a pensare la fede come esercizio spirituale, culturale e profetico. Parrocchie come luoghi accoglienti per l’uomo; luoghi dell’incontro con il Dio di Gesù Cristo, dove il Signore non sia conosciuto “per sentito dire”, ma trovato nel presente della propria esistenza. L’incontro con Cristo umanizza la vita, la rende piena di senso, la sostiene e la incoraggia ad andare sulle strade della comunione solidale, della giustizia, del perdono vivificante. 2. La “conversione culturale” della vita pastorale Unitamente a questo occorre comunque ritrovare quella capacità comunicativa che generi un’immagine in cui alla Parola del Vangelo sia riconosciuto, se non l’immediata adesione della fede, almeno il rispetto della dignità culturale. Non dimentichiamo infatti che l’adesione alla proposta di fede passa anche attraverso un quadro di riferimento culturalmente adeguato. Qui è in gioco certamente l'attitudine della parrocchia ad accogliere ed attuare quella “svolta” che va sotto il nome di conversione culturale della pastorale in senso missionario, evitando di concepirsi “come una comunità piuttosto autoreferenziale, nella quale ci si accontenta di trovarsi bene insieme e quella di una ‘stazione di servizio’ per l’amministrazione dei sacramenti ” (Card. C. Ruini). 4 La parrocchia è comunione di fede, di preghiera e di carità, ma proprio in quanto tale, sarà anche “soggetto sociale”, essa vive e opera profondamente inserita nella società umana. La crescita della società umana attende anche il contributo dei cristiani che non possono limitarsi ad una “fede privata”, ad una questione di sentimento interiore, poiché la fede è luce che illumina il cammino di tutti, fermento che può trasformare il mondo secondo il progetto di Dio. Di fatto “il Vangelo è fattore di promozione di espressioni culturali pienamente umane e la cultura è l’ambito attraverso il quale la Parola eterna risuona e si realizza nel tempo” (Il Progetto Culturale della Chiesa Italiana, CEI, 2002.) La “conversione culturale” è l’orizzonte verso il quale occorre mettersi in cammino, attraversando la fatica e la gioia del quotidiano. Alle comunità parrocchiali è oggi richiesto un salto di qualità e di responsabilità: tradurre l’azione pastorale in esperienze di significato per la vita. Ciò affinché la testimonianza sia spiritualmente significativa e culturalmente credibile. Tutto questo esige una diversa rilevanza della formazione teologica e pastorale, ma soprattutto una differente considerazione e valorizzazione dei diversi carismi e ministeri, della qualità delle relazioni personali e della concreta capacità di ascolto e condivisione fraterna. Sulla base di questi presupposti la parrocchia può pensare di donare 5 dignità e tempo ad ogni relazione, espressione, affetto, trasformandoli in ethos, mentalità, cultura. La questione culturale non è quindi una problematica che si pone fuori, o in alternativa, alla pastorale ordinaria, ma nel suo stesso cuore pulsante. La sfida del tempo presente è quella culturale poiché, come ci insegna la grande tradizione cristiana, senza cultura non c’è umanità, ed è mediante la cultura che la persona può costruire la propria identità, plasmare il proprio essere. 3. Per una nuova pastorale della cultura in parrocchia Le nostre comunità ecclesiali, nelle loro diverse articolazioni pastorali, devono tornare a essere e a fare cultura, diventare vere e propri “laboratori” di cultura, nei quali le diverse forme della creatività umana possano ricucire nella quotidianità della propria esperienza quel rapporto vitale con il Vangelo, facendolo risplendere di nuova luce. Questo esige conseguentemente, anche a livello parrocchiale, una rinnovata considerazione per la pastorale della cultura, ripensandone radicalmente le forme e i contenuti. Occorre in sostanza una diversa progettualità, un uso diverso e adeguato delle risorse spirituali, umane e materiali, un investimento diverso di esse, guardando profeticamente in avanti sulla base dell’autentica tradizione ecclesiale, di una memoria viva. Non serve lanciare 6 anatemi contro la contemporaneità, atteggiamento che spesso nasconde soltanto un bisogno di “difesa” e una reale debolezza di pensiero; la cultura attuale non è il “nemico”, né realtà deprecabile più di altre passate; è piuttosto, nei termini di una vera storia della salvezza, né più, né meno che il kairòs, il momento opportuno per mettere in atto ciò che più ci sta a cuore. Spetta ad ognuno mettersi al lavoro, abbandonando pretese, lamentazioni e demonizzazioni. Occorre mettere in atto un discernimento critico e persuasivo. Le parrocchie, nella loro rinnovata vitalità, sono chiamate a porsi come riferimento sostanziale nella configurazione della società del terzo millennio, ponendosi non alla rincorsa, ma all’avanguardia dei fenomeni culturali e sociali che segnano e condizionano il cambiamento. Molto più che in passato, la parrocchia è chiamata, oggi a un ruolo di protagonismo culturale saliente. Una cultura intesa anzitutto nel suo profilo esistenziale, antropologico e popolare, in grado di tracciare sentieri di vita, di orientamento di senso. La nuova evangelizzazione è impensabile senza una marcata e specifica sollecitudine pastorale per il mondo della cultura. La cultura pone all’attenzione di tutta la pastorale alcune esigenze fondamentali. La domanda di salvezza, unica nel profondo del cuore dell’uomo, viene posta e percepita con modalità diverse secondo le diversità delle situazioni e dei contesti. Il 7 principio dell’inculturazione della fede presuppone che a queste diverse realtà non sia rivolto un annuncio indifferenziato, ma un annuncio culturalmente determinato, attento al contesto e alle situazioni. L’evangelizzazione della cultura si attua soltanto se la fede è capace essa stessa di un’autentica inculturazione. Dunque, se la parrocchia vuole costruire il proprio futuro, deve essere capace di promuovere ed elaborare cultura cristianamente ispirata. Tutto questo senza andare alla ricerca di chissà quali “novità” o eccentriche stravaganze, ma soprattutto valorizzando il tesoro prezioso della sua Tradizione, il suo specifico patrimonio spirituale, dottrinale, artistico, ecc. (spesso nascosto o abbandonato). La comunità parrocchiale può e deve ritrovare la propria identità e memoria a partire dalle innumerevoli occasioni offerte dal suo ricco e pregnante calendario liturgico e pastorale, dalla peculiarità della sua presenza storica in quel dato territorio, dalle innumerevoli risorse umane e materiali che certamente già possiede al suo interno. L’immagine delle parrocchie va riscattata urgentemente dal luogo comune che le relega alla sottocultura e per compiere un’inversione di rotta è necessario che l’intera azione pastorale venga dunque ripensata in una prospettiva di una diversa valorizzazione della cultura, di efficace servizio e formazione culturale. 8 4. Parrocchia, territorio e vita sociale La parrocchia non può ridursi a comunità “religiosa”, estranea e quasi disinteressata ai problemi della società in cui vive; neppure può erigersi, orgogliosamente, come comunità in contrasto con la società (gruppo alternativo e di fatto altrettanto rinchiuso); né può permettersi di sbiadire la propria identità assumendo i tratti della comunità che si identifica con il territorio (smarrendo così il proprio compito salvifico e profetico). La parrocchia non ha un territorio, ma vive in un territorio e in esso “è la comunità cristiana che ne assume la responsabilità. Ha il dovere di portare l’annuncio a coloro che vi risiedono e sono lontani da essa, e deve farsi carico di tutti i problemi umani che accompagnano la vita di un popolo. Così essa è dentro la società non solo il luogo della comunione dei credenti, ma anche segno e strumento di comunione per tutti coloro che credono nei veri valori dell’uomo” (CEI, Comunione e Comunità, 44). La pastorale parrocchiale deve acquisire una sensibilità molto più avvertita nei confronti del territorio che si abita, dei fatti culturali, economici e sociali. Più precisamente, le realtà e gli eventi culturali, economici e sociali devono entrare nella considerazione pastorale ordinaria. Essi incidono fortemente sulla mentalità e sono spesso condizione non marginale dell’azione ecclesiale: si pensi 9 alla ricaduta pastorale dell’urbanistica. Questo significa fare del lavoro culturale una priorità pastorale della vita ordinaria. La fede cristiana rimane sterile e astratta se non penetra e trasforma la società. Se non acquisisce quella forza di ethos pubblico tendenzialmente condiviso che è ispirazione e sostanza del vivere civile. Occorre qui superare una mentalità ancora diffusa di “delega” affidando tutto alla presenza di alcuni singoli cristiani “impegnati” nel sociale o in politica, e lasciandoli soli. Si tratta infatti, accanto all’impegno di coloro che si dedicano alla politica in prima persona, di far sentire la propria voce come comunità ecclesiale, assicurare una presenza con modalità e forme autenticamente ecclesiali a diversi livelli. parrocchiali In sul particolare territorio, nel vissuto tenendo delle sempre comunità presente la prospettiva globale della carità. Il territorio è “la carne” dell’incontro salvifico tra Dio e gli uomini che la parrocchia rende possibile nella fedeltà al comandamento nuovo. 10 Suggerimenti e proposte Anche soltanto alla luce di questi brevi richiami, tratti dall’attuale magistero ecclesiale, si può facilmente comprendere che non si tratta di avviare qualche adattamento di superficie, un semplice restauro di facciata, quanto piuttosto di mettere in atto una vera e propria conversione pastorale della comunità in prospettiva culturale, si tratta di immergersi nella cultura del nostro tempo per portare in essa il lievito e il fermento dell’Annuncio, senza mai conformarsi ad essa. Immergersi nei diversi ambienti di vita dell’uomo di oggi, con uno sguardo costante alla globalità e all’integrità dell’approccio missionario. Questa declinazione parrocchiale del progetto culturale è ciò che più ci si attende per il presente e per il futuro. La mappa della pastorale ordinaria si arricchisce così di nuovi ambiti di presenza ed azione (dalla famiglia alla comunicazione, dall’impegno per la “città dell’uomo” agli ambiti espressivi delle arti e del tempo libero…). Essi non si aggiungono semplicemente alle forme più tradizionalmente consolidate, ma reclamano una nuova impostazione e concezione di tutta l’azione ecclesiale. All’interno della vita della comunità parrocchiale sarà dunque necessario ricercare le forme e le modalità più idonee e fruttuose per valorizzare queste prospettive. Vengono qui suggeriti alcuni possibili percorsi, 11 senza alcuna pretesa di esaustività e tanto meno di riduzioni a schemi formali. Quanto viene detto per la parrocchia singola, può essere realizzato nell’ambito della Zona Pastorale. 1. Attenzione specifica (e non più delegabile) da parte dell’intero Consiglio Pastorale della parrocchia ai diversi fenomeni della cultura, ricercandone possibili declinazioni pastorali. Il Consiglio Pastorale Parrocchiale è il luogo del discernimento pastorale per tutta la vita della parrocchia, per il suo rapporto con il territorio, ecc. 2. Individuazione di un “Referente” per il Progetto Culturale in Parrocchia, che sia inserito attivamente nella vita parrocchiale; che possa fungere da richiamo alla dimensione culturale nelle varie attività pastorali; che svolga la funzione di collegamento con la Diocesi e ne caldeggi e proponga le iniziative in parrocchia; che solleciti la promozione di iniziative specificamente culturali a livello di Parrocchia o di Zona Pastorale; che guidi la Commissione culturale (dove è possibile costituirla). 3. Costituzione di una Commissione culturale o di un Centro/circolo/gruppo/ di formazione, confronto, ricerca e studio delle diverse problematiche (culturali, sociali, etiche, politiche, economiche, ecc…) che sono generalmente oggetto del più ampio dibattito anche in ambito civile. 12 4. Alcuni collaboratori (all’interno della parrocchia) di questa Commissione (o centro culturale) che possano svolgere una funzione di stimolo, sollecitazione, orientamento, informazione, raccordo con iniziative diocesane e cittadine, ecc. La scelta di questi collaboratori è molto importante, poiché il loro compito di progettazione, animazione, conduzione e coordinamento sarà tanto più efficace quanto più sarà svolto da persone “culturalmente attrezzate”, con una valida formazione spirituale, teologica e culturale, attente alla vita ecclesiale, aperte al confronto e con buone qualità organizzative. Se tali persone mancano, occorrerà formarle gradualmente attraverso occasioni di formazione diocesana e nel servizio in parrocchia. 5. Instaurare rapporti di collaborazione con le diverse realtà formative presenti in Diocesi sul versante della formazione culturale, con la possibilità di invitare esperti e studiosi, biblisti, storici, teologi, filosofi, ecc. (Istituto di Scienze Religiose; Servizio diocesano per il progetto culturale; Media diocesani: settimanale, radio, tv; Centro Universitario Diocesano; Centro Culturale Paolo VI e altri centri culturali). 6. Operare un’attenta ricognizione delle risorse umane presenti nel territorio parrocchiale, individuando figure e personalità significative nell’ambito della produzione e promozione culturale (scrittori, 13 ricercatori, economisti, scienziati, artisti, poeti, letterati, giornalisti, docenti o esperti dei diversi campi del sapere; ma anche artigiani, “maestri di bottega” e “maestri di vita”) per poi verificarne un possibile coinvolgimento e/o collaborazione, magari in alcuni momenti specifici del percorso formativo o di altre iniziative particolari che verranno proposte nel corso dell’anno. 7. Progettazione e realizzare centri di ascolto, lettura e confronto di e su opere particolarmente rilevanti per la comprensione e il discernimento delle problematiche culturali e antropologiche contemporanee; temi di attualità; fenomeni culturali che fanno opinione (spettacoli, TV, film, libri…). 8. Offrire proposte diversificate, ma all’interno di un progetto unitario e non frammentario, di formazione, studio, dibattito, confronto. Es. cicli di conferenze su tematiche teologiche, spirituali, filosofiche, ecc.; percorsi tematici su opere d’arte della tradizione cristiana; laboratori teatrali su testi biblici o altro; percorsi musicali, mostre (pittoriche, fotografiche,…), ecc. 9. Prevedere l’allestimento e l’attivazione di una Sala della comunità da utilizzare prevalentemente per iniziative culturali, cineforum (con proiezioni e confronto critico su film scelti), spettacoli teatrali e musicali. La sala della comunità è “uno spazio che offre una proposta articolata di 14 momenti di secondo un intrattenimento criterio non o di riflessione, meramente scanditi occasionale o episodico, ma secondo una significativa programmazione” (cf CEI, “La sala della comunità”, 1999, n. 14): cinema, musica, teatro, televisione, dibattiti, conferenze, tavole rotonde, ecc. Può essere attrezzata con le moderne tecnologie, per la diffusione di programmi tv, ecc. La sala della comunità richiede di essere arredata e mantenuta con dignità e ordine, per poter essere un luogo di accoglienza e di incontro per tutti, e non solo per le persone più assidue alla parrocchia. 10. Valorizzazione della propria identità mediante iniziative di recupero della specifica devozione e tradizione spirituale (es. Madonna del Mare, Crocifisso di S. Rocco, ecc.). 11. Valorizzazione del patrimonio storico-artistico-archivistico religioso e culturale del territorio (esemplari i musei parrocchiali di Saludecio e di Roncofreddo; visite guidate al patrimonio artistico della chiesa; sistemazione dell’archivio parrocchiale; presentazione e spiegazione alla popolazione di singoli oggetti d’arte dopo un restauro, ecc.). 12. Riformulare la celebrazione della festa parrocchiale, arricchendola di aspetti pastorali e culturali, oltre che rituali e meramente ludici o aggregativi. Sarebbe un segno evidente di mutata prospettiva pedagogica preparare la 15 festa parrocchiale (che tende spesso ad enfatizzare i momenti di evasione, rincorrendo forme e modalità del divertimento mondano quando non paganeggiante) in modo da fare spazio ad autentiche espressioni popolari della fede, a forme artistiche (letteratura, poesia, pittura, teatro, recital, ecc…), all’approfondimento di temi di interesse ed attualità. 13. Giovani e attività espressive: favorire la nascita di un gruppo associativo che, valorizzando gli interessi giovanili, possa produrre iniziative e diventare punto di riferimento culturale per i giovani del territorio, valorizzando le culture giovanili e le loro forme espressive (musica, teatro, recital, ecc.). 14. Parrocchia e strumenti di comunicazione: valorizzazione e diffusione dei media diocesani (Il Ponte, Radio Icaro, E’tv, Newsrimini); collegamento con i media diocesani per arricchirli con le propria iniziative ed esperienze pastorali e culturali. Promozione nella parrocchia di strumenti di comunicazione con una certa dignità culturale (non mero bollettino con orari parrocchiali o pubblicità in occasione della festa). Momenti di formazione alla fruizione critica dei mass media. 16 TEMATICHE PER INCONTRI CULTURALI Per ogni area sono indicati alcuni esempi di possibili temi più specifici da trattare. 1) Fede e spiritualità - Il luogo della fede - Fede e ragione (la questione della verità) - Filosofia e teologia - Chiesa e fede - Il Concilio Vaticano II - Rivelazione di Dio e tradizione cristiana - Cristianesimo e cultura - La spiritualità cristiana - Liturgia e vita sacramentale - La Trinità nella vita cristiana - Etica e vita cristiana 2) S. Scrittura - Parola di Dio e parola dell’uomo - La Bibbia e la cultura - La Bibbia (nella letteratura, nell’arte, nel cinema, nella pittura, nel teatro, nella musica, ecc.) - Il mistero di Dio creatore - Gesù Cristo (Incarnazione e Rivelazione) - Il mistero pasquale 17 3) La pace - Pace e Bibbia - Pace e magistero della Chiesa - La teologia cristiana sulla pace - Esperienze cristiane di educazione alla pace e alla non violenza - Figure profetiche: Papa Giovanni XXIII; Giorgio La Pira 4) Ecumenismo e dialogo interreligioso - L’ecumenismo e l’unità dei cristiani - Storia e prospettive del movimento ecumenico - Convergenze e divergenze dottrinali tra le diverse confessioni cristiane - Le chiese cattoliche orientali - Le chiese della Riforma e le chiese ortodosse - Il dialogo interreligioso con le grandi religioni non cristiane - l’Islam e il cristianesimo - Il dialogo ebraico-cristiano 5) Espressioni discutibili di religiosità - Sètte e deviazioni religiose - Superstizioni, esoterismo, satanismo, magia - Movimenti e fenomeni religiosi non cristiani - La massoneria 6) Arte 18 - Parola e immagine - L’arte come linguaggio non verbale - Il simbolo e la fede cristiana - Arte e fede - Arte e liturgia - La teologia della bellezza nel cristianesimo - Poesia e preghiera - Percorsi di letteratura religiosa 7) Etica della vita, della persona, dell’ambiente - La bioetica - La fecondazione e la procreazione assistita - Le manipolazioni e sperimentazioni biologiche genetiche - I diritti dell’embrione umano - L’aborto - L’eutanasia - La pena di morte - La salvaguardia del creato - Ecologie e teologia 8) Lavoro/Professioni - L’etica del lavoro (l’evasione fiscale, il lavoro nero) - I sindacati - La riforma del sistema previdenziale - La flessibilità del lavoro dipendente e il precariato 19 e - La formazione professionale 9) Economia - Economia e dottrina sociale della Chiesa - L’economia civile e il terzo settore - La finanza etica - Economia ed etica - Sviluppo e globalizzazione - Esperienze di “economia alternativa”: il consumo critico, il commercio e equo e solidale, il turismo responsabile, il microcredito 10) Politica - Politica e dottrina sociale della Chiesa - La democrazia: nuovi scenari, nuovi poteri (democrazia e informazione, politica e potere, politica ed economia) - Storia dei partiti e dei movimenti politici - Grandi figure del cattolicesimo democratico (Don Sturzo, De Gasperi, La Pira, Lazzati, Dossetti, ecc.) - I “profeti” riminesi (Alberto Marvelli, Igino Righetti) - Il ruolo dei partiti nella democrazia moderna - La riforma della Costituzione - La riforma dell’ordinamento giudiziario 11) Economia e Politica Internazionale - La questione palestinese 20 - La questione irachena e le conseguenze sull’intero Medioriente - Unione Europea, costituzione e radici cristiane - La globalizzazione dell’economia, della finanza e delle istituzioni - La geopolitica e la distribuzione mondiale delle risorse naturali - Le politiche contro la povertà - Le grandi istituzioni internazionali (Onu, G8, Nato, Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale, Organizzazione Mondiale del Commercio, ecc.) - La riforma dell’Onu 12) Mass-media - Teorie e tecniche della comunicazione - La comunicazione di massa - Dal trasmettere al comunicare - Politiche e funzioni della comunicazione - La teologia della comunicazione - Chiesa e comunicazioni sociali - Etica e comunicazioni - Verità e menzogne della comunicazione 13) Famiglia - Sessualità e amore secondo l’antropologia cristiana - Famiglia e dottrina sociale della Chiesa 21 - La spiritualità coniugale e familiare - Matrimonio e famiglia - Le famiglie irregolari - La convivenza - Il divorzio 14) Scuola - Il sistema scolastico italiano - Scuola e cultura - Scuola, formazione, educazione - La riforma della scuola - L’insegnamento della religione 15) Università - La riforma dell’università; le nuove lauree triennali e specialistiche - Master di primo e di secondo livello e i possibili sbocchi lavorativi - L’Università a Rimini: potenzialità e prospettive future 16) La realtà locale: la città di Rimini (analogamente: la propria Città o Paese) - La città di Rimini, le sue potenzialità, i suoi problemi - Le politiche giovanili - Cultura e politica 22 - L’edilizia a Rimini (teatro, palacongressi, abitazioni, infrastrutture, viabilità, servizi… progetta?) - Il dissesto urbanistico e ambientale - Politica e affari 23 Chi decide? Chi