Dalle "MEMORIE BIOGRAFICHE"
I. E L E M E N T I DI S T O R I A
Vol. XVII, p. 365-366
"La Congregazione [nata il 18 dicembre 1859] non si era ancora dato uno stemma
ufficiale, come fu costume di tutte le Famiglie religiose; per uso di sigillo s'imprimeva la
figura di S. Francesco di Sales circondata da scritta latina che designava la Pia Società
Salesiana(1). Soltanto il 12 settembre 1884 Don Sala presentò al Capitolo Superiore
l'abbozzo dell'impresa salesiana, indottovi dall' opportunità di fissarla sulla chiesa del
Sacro Cuore fra quelle di Pio IX e di Leone XIII. L'aveva disegnata il professor Boidi(2).
Era uno scudo con una grande ancora nel mezzo;a destra di questa il busto di
S.Francesco di Sales, a sinistra un cuore infiammato, sull'alto una stella raggiante a sei
punte; sotto, un bosco, dietro cui alte montagne (3); da basso due rami, uno di palma e
l'altro di alloro, intrecciati nei gambi, abbracciavano lo scudo fino a metà. Nella parte
inferiore usciva una fascia svolazzante e recante il motto: “Sinite parvulos venire ad
me”.
Si osservò che tale motto era stato gia preso da altri. Don Barberis propose di mutarlo
in “Temperanza e Lavoro”, suggeritogli dal sogno di Don Bosco nel quale questo
binomio é dato appunto come stemma distintivo della Congregazione. Don Durando
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avrebbe preferito ”Maria Auxilium Christianorum, ora pro nobis”. Don Bosco risolse
la questione dicendo: - Un motto fu gia adottato fino dai primordi dell'Oratorio, ai
tempi del Convitto, quando io andava alle prigioni: ”Da mihi animas, cetera tolle”. Il
Capitolo acclamò Don Bosco e accettò lo storico motto.
Al santo non piacque la stella che sormontava lo scudo, perché gli sembrava che
sapesse alquanto di emblema massonico e vi fece sostituire la croce raggiante. La stella
venne poi introdotta a sinistra, al disopra del cuore. In tal modo restavano ravvicinati i
tre simboli delle virtù teologali.
Il motto prescelto, come i piu antichi alunni dell'Oratorio, fra cui il canonico Ballesio e
il cardinal Cagliero, deposero nei processi, si vedeva ab antico, quand'essi erano ancora
piccoli, scritto a grossi caratteri sulla porta della stanzetta di Don Bosco. Non si poteva
meglio esprimere quello che era l'obiettivo supremo del Santo nell'agire e nel soffrire,
nello scrivere e nel parlare, obiettivo che doveva formare il programma essenziale della
Società da lui fondata."
(l) La figura di s. Francesco di Sales era circondata da due rami d'alloro intrecciati. La
scritta tutt'intorno diceva: “Salesiana Società, con il motto: Discite a me quia mitis
sum'”.
(2) I1 prof. Boidi era insegnante di disegno tecnico al S. Giovanni Evangelista di Torino,
amico e collaboratore dei Salesiani.
(3) 1 rilievi alpini come si vedono dai Becchi.
Dagli "ANNALI DELLA SOCIETA SALESIANA", D. E. Ceria
vol. I, p. 530-531
"Nella circolare [datata: Festa dell'Immacolata Concezione di Maria Santissima,1885]
compariva per la prima volta lo stemma ufficiale della Congregazione, qual é poi
rimasto. Don Bosco l'aveva fatto disegnare dal Prof. Boidi per fissarlo sulla chiesa del
Sacro Cuore fra quelli di Pio IX e di Leone XIII. La stella raggiante, la grande àncora, il
cuore infiammato simboleggiano le virtù teologali; la figura di s. Francesco di Sales
ricorda il Patrono della Società; il boschetto nella parte inferiore ne richiama il santo
Fondatore; le alte montagne significano le vette della perfezione a cui devono tendere i
Soci; la palma e l'alloro che, intrecciati nel gambo, abbracciano lo scudo fino a metà,
sono emblemi del premio riserbato a una vita sacrificata e virtuosa. Il motto ”Da mihi
animas, coetera tolle”, che si vedeva gia scritto in antico a grossi caratteri sulla porta
della stanzetta di Don Bosco, esprime l'ideale che ogni Salesiano deve proporsi
quaggiù, come fu sempre l'ideale del Santo."
II. I L M 0 T T 0
"Un motto fu gia adottato fino dai primordi dell'oratorio, ai tempi del Convitto,
quando io andava alle prigioni: ”Da mihi animas, cetera tolle".
Le FONTI del motto sono principalmente tre:
l) Fonte biblico-storica (Gn 14)
Nel complesso capitolo 14° della Genesi si parla, tra l'altro, di una spedizione punitiva
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di vari re contro Sodoma, da cui scampa il re locale Bera che si rifugia nelle montagne
vicine. In una imboscata organizzata dal patriarca Abramo viene ricuperato il bottino e
sono liberati tutti i prigionieri, tra cui Lot e la sua famiglia. Ma si fa vivo Bera con i suoi
uomini che usciti dal loro rifugio bloccano la strada agli uomini di Abramo. Bera esige
che gli vengano consegna i prigionieri pronunciando la frase lapidaria: Da mihi animas,
coetera tolle tibi ("Dammi le persone, i beni prendi per te").
2) Fonte esegetico-patristica
Nel "Commentarius in Genesim" (PL 131,85 D) attribuito a S. Remigio ma dalla
recente critica restituito al diacono Floro di Lione (+860), leggiamo: "Da mihi animas!...
spiritualiter, mystice interpretatur".
Ruperto di Deutz(Rupertus Tuitiensis) (1075-1130), allegorista spinto in esegesi, nel
suo "In Genesim XIV"(PL 167 380 CD, 381 AB) commenta: "Dixit autem: Da mihi
animas – Spiritualiter quoque hic locus evangelicum virum aedificat.”
3) Fonte ascetico-accomodatizia
La frase "Da mih1i animas.." pare non compaia in nessuna opera di S. Francesco di
Sales; però il Camus nella sua opera "Lo spirito di S. Francesco di Sales" gliene
attribuisce un uso frequente. Leggiamo a pag.172 di "Lo spirito di S. Francesco di Sales
raccolta di diversi scritti, a cura di mons. Gio. Pietro Camus, vescovo di BellayVenezia,1747": "Desiderava solo la conversione di quelle anime rubelle alla luce della
verità che risplende nella vera Chiesa. Diceva sospirando: Da mihi animas,coetera
tolle".
Così pure s. Giuseppe Cafasso afferma: "Dammi anime, diciamo con quell'apostolo
della carità che fu S. Francesco di Sales; dammi, o Signore, anime da salvare"
(Manoscritti, vol. VII, p.2896 Archivio UPS).
Cita detta frase anche J. M. Hamon, curato di S. Sulpizio, nella sua "Vita di s. Francesco
di Sales" edita da Marietti. Torino,nel 1863.
Nella "Forma Cleri", Parisiis,1539, pars II, cp. 5, art. 2, sect.3, par.1, sotto il titolo “De
zelo animarum” si legge: "Da mihi animas, coetera tolle tibi. Idem dicere debent clerici"
Don Gioachino Berto,segretario di Don Bosco tra il 1866 e il 1886, nella 'Positio super
virtutibus" del processo per la beatificazione e canonizzazione di D. Bosco, nella Pars I
del Summarium (Romae,1923) a pag. 557 dichiara: “A riguardo della sua orazione
mentale ricordo che dopo la Messa molte volte io stesso portai il libro “Regula Cleri”
di cui si serviva per la sua meditazione quotidiana. Ora, nella “Regola Cleri” (di Simon
Salamo e Melchior Gelabert, Torino,1762) a pag.198 si legge: "Domine qui amas
animas,da mihi amorem tui, ut postea ferventer dicam: Da mihi animas, coetera tolle
tibi".
III. I S I M B O L I
STELLA
Si prende in considerazione soprattutto la sua qualità di fonte luminosa. La stella che da
la luce é simbolo della luce, per i cristiani: la luce della fede.
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Il carattere di corpi celesti fa anche delle stelle simboli dello spirito e in particolare del
conflitto tra le forze spirituali (o della luce) e le forze materiali (o delle tenebre), le
stelle si aprono un varco tra 1'oscurità, sono anche dei fari proiettati sulla notte
dell'inconscio. In particolare la stella della sera che annuncia l'approssimarsi della notte
é l'immagine di Lucifero, invece la stella del mattino é simbolo di Cristo ("Io sono la
stella radiosa del mattino"Ap 22,16).
Molto ha influito sulla simbologia cristiana la profezia di Balaam (Nm 24,17): ”Io lo
vedo ma non ora, io lo contemplo ma non da vicino: una stella spunta da Giacobbe”.
Questa profezia é rappresentata in tre affreschi del III secolo nelle catacombe dei santi
Pietro e Marcellino, a Roma. "Sorgi, risplendi, poiché la tua luce é giunta e la gloria
dell'Eterno si é levata su di te! Poiché, ecco, le tenebre coprono la terra e una fitta
oscurità avvolge i popoli, ma su di te si leva l'Eterno e la sua gloria appare su di te. Le
nazioni cammineranno alla tua luce e i re allo splendore del tuo levare" (Is 60,1-3).
Secondo Wilpert ("Pitture..", tav.83-1, p.175) nella catacomba di Priscilla, sopra la
Vergine che tiene fra le braccia il bambino, la figura virile in pallio filosofico che addita
la stella rappresenta questo passo dell'A.T. La stessa rappresentazione si ha
nell'epigrafe di Severa. Nella prima arte cristiane é ricorrente l'identificazione di Cristo
con la luce: la venuta di Cristo come luce che mette in fuga le tenebre del peccato.
ANCORA
Massa pesante il cui peso trattiene l'imbarcazione, l'ancora é considerata un simbolo di
fermezza, di solidità, di tranquillità e di fedeltà. In mezzo alla mobilità del mare e dei
suoi elementi, essa é ciò che fissa, immobilizza. Simboleggia la parte stabile del nostro
essere, quella che ci permette di conservare una calma lucidità in mezzo ai flotti di
sensazioni e di sentimenti. Ultima salvezza del marinaio nella tempesta, il pili sovente
l'ancora é legata alla sperane sostegno nelle difficoltà della vita: “Siamo fortemente
incoraggiati ad afferrare con forza la speranza che é messa di fronte a noi. Tale
speranza é come l'ancora della nostra vita" (Eb 6, 18-19). "Tolle spem in Deo vivo. Ibi
fige spem. Ibi anchoram cordis tui ut tempestas saeculi non te inde abrumpat" (s. Agostino, Serm.177, PL 33,958).
I mistici insistono sull'ancorare la propria anima in Cristo (cf. Eb 6,19-20), unico mezzo
di evitare il naufragio spirituale. “Mia ancora e mia croce” dicono sovente i mistici
esprimendo così questa volontà di non abbandonarsi alle agitazioni della natura senza la
grazia, per fissarsi invece alla sorgente di ogni grazia che è la Croce. Clemente
d'Alessandria nel "Pedagogo" ricorda ai cristiani che portano l'anello (con l'eventuale
funzione di sigillo): "Le nostre incisioni siano una colomba, o un pesce, o una nave
spinta dal vento.. o un'ancora di nave". (Pedag, l. III,c. XI).
L'ancora è rappresentata frequentemente nei monumenti cimiteriali del II e III secolo.
E' spesso unita con la colomba (v. fig. lastra tombale del sec. III, cimitero di Pretestato),
con l'albero, col delfino, con la pecora, con l'agnello; meno frequentemente tra due
pesci (v. fig. lastra tombale del sec.IV, cimitero di Priscilla, Roma), con i pani, con la
nave (v. fig. lastra tombale del sec. IV, cimitero di Domitilla, Roma), con le stelle; una
volta con Noé , col Buon Pastore, con Giona.
Nota: nella rappresentazione dei pesci si devono riconosce: i fedeli: 'Nos autem
pisciculi Christi" dice Tertulliano (De Bapt. I, PL 1,1306).
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CUORE
Organo centrale dell'individuo, corrisponde alla nozione di”centro” della persona.
Nella tradizione biblica,il cuore simboleggia l'uomo interiore, la sua vita affettiva, la
sede dell'intelligenza e della saggezza. Il cuore é per l'uomo interiore quel che é il
corpo per l'uomo "esteriore".
“Fare attenzione” si dice “sim lev” (=mettere il proprio cuore) e la “meditazione”
significa: parlare al proprio cuore.
Nello stemma salesiano é simbolo della carità ardente.
FIGURA DI S. FRANCESCO DI SALES
Si ispira ad una tela che si conserva nel Monastero delle Visitandine a Torino (fondato
personalmente da s. Giovanna Francesca F.de Chantal, nel 1638), ma con l'aggiunta di
una penna e di un foglio, forse ad indicare l'importanza annessa da D. Bosco all'apostolato della stampa.
BOSCO
Richiama il cognome del Fondatore.
MONTAGNE
Alte, verticali, elevate, vicine al cielo, partecipano del simbolismo della trascendenza.
Come luogo di numerose teofanie (es. Sinai, Tabor, discorso della montagna, Monte
degli Ulivi... ) partecipano del simbolismo della manifestazione. Sono come un punto di
incontro tra cielo e terra, dimora di Dio e termine dell'ascensione umana. Per questo
le tappe della vita mistica sono descritte da s. Giovanni della Croce come un'
ascensione (la “Salita del monte Carmelo”).
Nello stemma salesiano sono ad indicare le vette della perfezione a cui devono tendere
i soci.
PALMA
La palma, il ramo verde, sono universalmente considerati come dei simboli di vittoria,di
ascensione, di rigenerazione e di immortalità (per i cristiani: di risurrezione), certezza
dell'immortalità dell'anima e della risurrezione dei morti.
La palma come riferimento alla vittoria di Cristo sulla morte, nella risurrezione, é
spesso unita al monogramma di Cristo e si incontra in innumerevoli sarcofagi, lastre
tombali, affreschi antichi. I mosaici mostrano di preferenza persone che portano in
mano rami di palma. Il paradiso é rappresentato a volte come un giardino di palme.
ALLORO
Come tutte le piante che, nei paesi a quattro stagioni, rimangono verdi d'inverno, é
legato al simbolismo dell'immortalità. Non persero di vista questo fatto certamente gli
antichi popoli quando ne fecero l'emblema della gloria, sia delle armi come dello
spirito.
Nella cristianità primitiva a volte i morti venivano adagiati su foglie d'alloro per
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simboleggiare la vita eterna. Affreschi catacombali, particolarmente nelle catacombe di
s. Gennaro a Napoli, rappresentano Cristo che tiene una ghirlanda d'alloro sulla testa
dei martiri. Le ghirlande d'alloro sono un simbolo d'onore, di gloria, di pace. L'allora é
anche simbolo del battesimo, come sigillo della nuova vita in Cristo.
ROSA
La rosa, nell'iconografia cristiana, é sia la coppa che raccoglie il sangue di Cristo, sia la
trasfigurazione delle gocce di questo Sangue, come anche il simbolo delle piaghe di
Cristo. Nel nostro stemma sembrano alludere al sogno “del pergolato di rose” (cf. MB
III 32 s).
IV – UN TENTATIVO DI AGGIORNAMENTO
Nel 1934 vi fu un tentativo di “aggiornamento” di alcuni particolari dello stemma della
Congregazione.
UNO "STEMMA" CHE PARLA
(ANS – Ag. Sett. 1984)
LO STEMMA SALESIANO
1884 – 85
1934
Comprende: lo scudo, gli ornamenti, il motto
1.1 – La forma accartocciata
-ovale
LO SCUDO
- accartocciata, sviluppati i motivi
ornamentali
- rotondeggiante
1.2. Il campo azzurro (tratteggi orizzont.) - blu celeste
1.3. Le figure
a) àncora, cuore, boschetto, montagne, S. Francesco di Sales
sono raffigurati alnaturale
I colori si avvicinano maggiormente alla
Realtà
b) cometa salente o in banda (nel cantone sinistro del capo)
-d’argento
-giallognola
-con ampia chioma
- con punta allungata
GLI ORNAMENTI
Premessa: i cosidetti “ornamenti araldici” dello stemma salesiano nonindicano alcun
grado di dignità, di giurisdizione o di ufficio. Essi vanno considerati come elementi
Integrativi dello scudo medessimo.
2.1 attor niano lo scudo
PALMA E ALLORO
sostengono lo scudo
2.2 Una ghirlanda di rose copre la cima
dello scudo
Due folte ghirlande cmposte da fogliame
di quercia circondano la parte superiore
dello scudo.
2.3 Croce latina – trifogliata
-raggiante
- ritrinciata (dimensioni raddoppiate)
2.4. Cornice baroccheggiante
-dovizia di elementi barocchi
3. IL MOTTO
Fettuccia svolazzante