USARE BENE L'OFTALMOSCOPIO Paolo Capozzi, Marco Montes Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, IRCCS, Roma Parole chiave: Oftalmoscopia, Riflesso rosso, Ambliopia, Screening L’oftalmoscopia è una tecnica d’indagine della trasparenza dei diottri oculari e del fondo oculare. La sua introduzione si deve a Babbage nel 1847 e da Helmholtz (1851). Tuttavia solo nel 1915 Allyn e Welch introdussero l’oftalmoscopio auto illuminato diretto che tutt’ora viene usato. L’oftalmoscopio diretto autoilluminato è composto dal manico dove sono alloggiate le batterie e dalla testa dove vi è la sorgente luminosa e un sistema di filtri, lenti e specchi. Gli specchi permettono di orientare il fascio luminoso in direzione perpendicolare all’orientamento dello strumento, i filtri consentono di aumentare o diminuire il diametro della luce, di cambiarne il colore (bianca, blu, verde) e di anteporre griglie millimetrate. Il sistema di lenti concave e convesse da -10 a +10 diottrie permettono di correggere il difetto refrattivo dell’esaminatore e dell’esaminato durante l’esplorazione del fondo oculare. La prima applicazione dell’oftalmoscopio è la valutazione del riflesso rosso retinico che si apprezza illuminando il forame pupillare; attraverso la luce bianca di diametro maggiore, l’esaminatore si pone alla distanza di circa un metro dal paziente indirizzando il fascio luminoso tra i due occhi in maniera da poterli esaminare contemporaneamente. Questo esame va eseguito in ambiente poco illuminato, la pupilla può essere sia miotica che, ancor meglio, midriatica. L’indagine del riflesso rosso è fondamentale per eseguire un primo importante screening della maggior parte delle patologie ambliopizzanti; in un soggetto normale il riflesso rosso attraverso l’oftalmoscopio appare simmetrico tra i due occhi mentre qualsiasi asimmetria deve far sospettare una patologia o più comunemente un difetto refrattivo. Se il riflesso è presente in entrambi gli occhi ma appare di ampiezza diversa, potrebbe avere un’anisometropia refrattiva (differente difetto refrattivo tra i due occhi); se si osserva una macchia scura che occupa il centro della pupilla lasciando un anello periferico rosso brillante vi può essere una alterazione corneale o del cristallino; se infine il riflesso è del tutto assente potrebbe essere presente un’opacità del cristallino più o meno completa, un distacco retinico, un’anomalia vitreale, un tumore intraoculare. Tutte le alterazioni del riflesso rosso sono da indagare con una visita oculistica completa. L’oftalmoscopio inoltre è uno strumento indispensabile per l’analisi in midriasi del polo posteriore della retina. Tramite questo strumento si ottiene un’immagine diretta, bidimensionale e ingrandita di 15-20 volte. L’operatore si deve avvicinare progressivamente verso il forame pupillare mentre il paziente guarda all’infinito aggiustando progressivamente il fuoco dell’oftalmoscopio con la ghiera delle lenti concavo-convesse; arrivato ad una distanza di alcuni centimetri dall’occhio si potrà osservare il nervo ottico, la regione maculare e l’origine dei vasi retinici. I limiti dell’oftalmoscopia diretta sono l’estensione del campo d’esame ridotta e la bidimensionalità dell’immagine ottenuta. I vantaggi sono la praticità e la facilità di uso dello strumento. Infine ponendosi ad una distanza di circa 1 m dal paziente ed illuminando entrambi gli occhi si può effettuare una schiascopia, cioè la valutazione oggettiva del difetto refrattivo mediante l’annullamento del riflesso rosso attraverso l’anteposizione di lenti positive o negative. Bibliografia Carra G.: On the utility of skiascopy with the electric ophthalmoscope according to Strampelli in mass examination. Practical note - G Med Mil. 1965 JulAug;115(4):386-9 Julou J.: Direct skiascopy by ophthalmoscope and refraction in children -Bull Soc Ophtalmol Fr. 1968 Nov;68(11):861-5 Roe LD, Guyton DL.: An ophthalmoscope is not a retinoscope. The difference is in the red reflex. -Surv Ophthalmol. 1984 Mar-Apr;28(5):405-8.