4-08368 Camera

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Camera dei Deputati - 4-08368 – Interrogazione a risposta scritta presentata
dall’Onorevole Lorefice (M5S) presentato l’11 Marzo 2015
Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno.
Per sapere
premesso che:
l'ANAC (Autorità nazionale anti corruzione) ha inviato presso la procura della Repubblica di
Catania e Caltagirone il proprio parere sulla controversia relativa alla procedura di gara aperta
per l'affidamento triennale della gestione del CARA di Mineo, indetta dal Consorzio «Calatino
Terra d'Accoglienza», rilevando una gestione illegittima e una scelta procedurale in contrasto
«con i principi di economicità, efficacia, imparzialità, parità di trattamento e trasparenza», ma
anche con la normativa che prevede la suddivisione dei singoli appalti in lotti funzionali ove
conveniente. Il Consorzio, infatti, aveva deciso di appaltare servizi con attività eterogenee e
diverse tra loro con un'unica procedura e ad un unico operatore economico, senza valutare una
procedura di suddivisione dei servizi;
l'ANAC avrebbe, altresì, rilevato un'altra grave anomalia, quella dell'indicazione cumulativa
dell'importo, attraverso la quale non venivano indicati i prezzi per singoli servizi e le forniture,
creando, pertanto, difficoltà nel compiere un'adeguata valutazione delle offerte economiche.
Secondo le dichiarazioni rilasciate da Cantone, i servizi avrebbero dovuto essere messi a gara
in «lotti autonomi»;
sembrerebbe, secondo fonti giornalistiche, che nemmeno l'unico criterio applicato per
l'aggiudicazione di una gara milionaria, cioè quello dell'offerta più vantaggiosa, sarebbe stato
rispettato. Risulterebbe, infatti, che delle due ditte partecipanti, una, la C.O.T., sarebbe stata
subito esclusa per mancanza dei requisiti, mentre l'altra, una costituente composta dalle stesse
aziende che gestivano il precedente appalto, si sarebbe aggiudica l'appalto con un ribasso
ridotto, pari a 1.00671 per cento sul prezzo. Un'offerta che la stessa ANAC avrebbe definito
molto ridotta e per nulla conveniente;
l'intervento dell'ANAC si colloca subito dopo le intercettazioni dell'operazione Mondo di Mezzo
che aveva gettato ombre sull'appalto da 97 milioni di euro per il servizio di accoglienza dei
migranti e che aveva visto coinvolti una molteplicità di attori, istituzionali e non. Uno degli
aspetti più rilevanti è quello relativo al conferimento di incarichi e appalti, punto sul quale
Cantone precisa: «Stiamo provando anche ad individuare una regolamentazione di tipo
amministrativo in questo senso, proprio per quello che riguarda le società del terzo settore alle
cooperative di tipo A e B». «Un atto generale che – secondo Cantone – metterà dei paletti
molto significativi alle modalità di conferimento degli appalti alle cooperative»;
SiciliaJournal, nel servizio del 6 giugno 2014 dal titolo: «Mineo, il “Cara”: soldi pubblici e affari
privati», raccontava già nei minimi particolari il grande business dell'accoglienza nel CARA di
Mineo. Subito dopo la pubblicazione di quel servizio, il 9 giugno 2014, arrivava all'Autorità
nazionale anticorruzione, guidata dal pubblico ministero Raffaele Cantone, una segnalazione su
una importante gara di quasi cento milioni di euro per la gestione dei servizi al Cara di Mineo,
che sembrava disegnata su misura. La segnalazione era stata inviata dalla C.O.T., impresa
palermitana del settore della ristorazione che facendo riferimento ai requisiti della gara
sosteneva che gli stessi favorivano il gestore uscente violando i principi comunitari in materia.
Dal parere dell'ANAC risulta che la C.O.T. avrebbe contestato la procedura di gara che non
sarebbe soggetta alle norme del Codice degli appalti pubblici, per quanto queste ultime
risultassero poi in parte richiamate. L'istante avrebbe sollevato diverse censure di illegittimità
avverso la disciplina di gara con riferimento ai requisiti di partecipazione e all'oggetto
dell'appalto, evidenziando l'impossibilità di partecipare alla procedura e la lesione alla
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concorrenza. Sarebbe stata contestata la violazione degli articoli 2 e 27 del decreto legislativo
n. 163 del 2006 e dei principi di ragionevolezza, proporzionalità e di favor partecipationis, con
riferimento alle clausole del bando. Ad avviso dell'istante le clausole del bando relative ai
requisiti di partecipazione, oltre ad essere in contrasto, con le norme e i principi indicati,
favorirebbero il gestore uscente. Si contesterebbe, altresì, la violazione dell'articolo 2, comma
1-bis, decreto legislativo 163 del 2006. Il bando sarebbe, quindi, illegittimo avendo messo a
gara servizi e lavori di diversa natura che avrebbero richiesto una suddivisione in lotti per
garantire la più ampia partecipazione di concorrenti alla procedura nell'ottica di tutela della
concorrenza. Si contesterebbe ancora la violazione dell'articolo 41 del decreto legislativo n.
163 del 2006 in quanto il bando richiederebbe ai concorrenti un fatturato relativo alle
prestazioni oggetto di gara non inferiore a euro 47.000.000,00 senza chiarire se il fatturato si
riferisca alla gestione complessiva di centri di accoglienza oppure consenta di tenere in
considerazione il fatturato maturato per le singole attività messe a gara. In particolare,
sarebbe violata la previsione contenuta al comma 2 secondo cui «sono illegittimi i criteri che
fissano, senza congrua motivazione, limiti di accesso connessi al fatturato aziendale». Ad
avviso dell'istante, la previsione relativa al fatturato, insieme alle altre clausole di
partecipazione contestate, lede la concorrenza riducendo la platea dei concorrenti che
potrebbero partecipare alla procedura di gara. Sarebbe stata violata e falsata l'applicazione
dell'articolo 2, decreto legislativo n. 163 del 2006 e dei principi di diritto comunitario espressi
dal Trattato UE. Risulterebbe violato l'articolo 29 del decreto legislativo n. 163 del 2006 ai
sensi del quale il calcolo del valore stimato degli appalti pubblici deve essere effettuato in base
all'importo totale pagabile al netto dell'iva poiché la differente forma giuridica dell'operatore
economico potrebbe determinare l'applicazione di una diversa aliquota;
l'impresa o il raggruppamento d'imprese che vi potevano partecipare dovevano avere
esperienze molto specifiche e particolari, requisiti dalla ristorazione alla manutenzione degli
alloggi della Pizzarotti, l'azienda di Parma proprietaria degli immobili del Cara di Mineo che
faceva già parte della cordata che ha poi vinto la gara. Insomma, pare essersi trattato di un
appalto blindato, con l'azienda vincitrice «La Cascina Ristorazione», che avrebbe pagato al
componente della commissione aggiudicatrice un compenso di 10 mila euro al mese, stando a
quanto sostiene lo stesso Odevaine che, nelle intercettazioni, parlando del bando aggiungeva:
«Sarà difficile che se lo possa aggiudicare qualcun altro»;
una delegazione di consiglieri comunali, Pietro Catania di Mineo, Lorena Grazia Mileti di Castel
di Iudica, Giuseppe Lanzafame e Fabio Cusumano di Ramacca e Vito Amore di Vizzini, hanno
incontrato il prefetto della provincia di Catania, Maria Guia Federico. Pare si sarebbero
soffermati proprio sugli aspetti poco chiari della gestione amministrativa del Cara di Mineo:
l'inopportuno rapporto tra il coordinatore della lista di maggioranza «Uniti per Mineo» nonché
soggetto che eroga una parte dei servizi al centro, Paolo Ragusa, ed il presidente del Consorzio
«Calatino Terra di Accoglienza» e sindaco di Mineo Anna Aloisi che avrebbe dato vita a una
gestione amministrativa poco trasparente in pieno conflitto dei rispettivi ruoli di controllore e
controllato. Avrebbero, inoltre, sottosposto all'attenzione del Prefetto i tanti casi di consiglieri
comunali del calatino che si sarebbero prestati ai soliti politicanti ed affaristi di turno
beneficiando di posti di lavoro al Cara tramite assunzioni clientelari e poco trasparenti –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei profili di conflitto di interesse e di inopportunità
dei ruoli di alcune figure apicali tra gestori e amministratori del CARA e quali iniziative di
competenza, compreso l'eventuale invio di ispettori ministeriali, intenda intraprendere;
se non intenda fare chiarezza sulla gestione amministrativa del Cara di Mineo e in merito alle
gare d'appalto per l'affidamento dei servizi, sull'operato del Consorzio che gestisce il Cara e sul
ruolo di Luca Odevaine nella commissione di gara, verificando, altresì, il profilo delle
cooperative coinvolte, a livello di gestione e di personale assunto;
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se non intenda operare verifiche amministrative sui soggetti vincitori degli appalti e sull'utilizzo
dei fondi o dar conto parlamento di eventuali verifiche già effettuate;
se, come sottolineato dall'Autorità nazionale anticorruzione non ritenga urgente assumere
iniziative per una regolamentazione, per ciò che concerne le società del terzo settore e le
cooperative di tipo A e B, così da mettere «paletti» significativi alle modalità di conferimento
degli appalti.
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