Parrocchia S. Maria delle Grazie Cervino Cammino di preghiera 16-29 Luglio 2012 Estate “Gesù non va in vacanza” Continua a bussare alla porta del cuore anche nel bel mezzo dell’estate. “Venite in disparte e riposatevi un po’”, disse un giorno Gesù ai suoi discepoli. È la parola che ripete oggi, perché abbiamo bisogno di un po' di vacanza per disporre del nostro tempo e delle nostre scelte; abbiamo bisogno di un po' di vacanza per riordinare la nostra vita e verificare quali sono i nostri veri interessi. Di fatto il lavoro, la professione, la stessa vita di famiglia e di casa, i rapporti obbligati con un certo numero di persone, tendono a logorarsi per l'ansietà con cui sono vissuti nell'incalzare delle urgenze. Nella fatica e nell'affanno il criterio del vero e del giusto si offusca ed emergono quei criteri di profitto, di benessere materiale, di successo che oggi si impongono prepotentemente. La vacanza è allora un tempo utile per recuperare i valori evangelici: il silenzio, la riflessione, la preghiera e la contemplazione. Valori necessari alla nostra "umanità": nel silenzio riusciamo a percepire le voci più significative della storia umana e della nostra storia personale; nella riflessione possiamo vincere le tentazioni mondane, la nostra superficialità e ritrovare il nostro "io"; nella preghiera incontriamo il Signore, fonte e meta della nostra vita, e da lui riceviamo forza e stimolo per il cammino quotidiano che si snoda tra giorni di luce e giorni di buio, tra sofferenze e gioie; nella contemplazione sperimentiamo l'infinita bellezza di Dio e gustiamo la vera gioia, quella della sua presenza in noi e del suo infinito amore. Lasciati illuminare, inondare, riempire del Suo amore. Lasciati amare! Per riscoprire la gioia di vivere e per giungere alla vera pace interiore Buone vacanze nel Signore! 2 Lunedì - 16 luglio 2012 Is 1,10-17; Sal 49 Accogli, Signore, il nostro sacrificio di lode Mt 10,34-11,1 34 Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada. 35 Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera: 36 e i nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa. 37 Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; 38 chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. 39 Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà.40 Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. 41 Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto. 42 E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa".11 1 Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città. Medita Gesù non è venuto a suscitare guerre fratricide, ma a portare un messaggio d'amore e di salvezza. Egli non ha mandato i suoi discepoli a portare la spada, ma la pace (Mt 5,9; 10,12-13), il perdono (Mt 6,1415), la riconciliazione (Mt 5,23-26), la mitezza (Mt 5,39-42; 10,16) e l'amore dei nemici (Mt 5,43-48). Ma davanti a questo splendido messaggio di bontà gli uomini possono reagire in due modi: accogliendo o rifiutando il vangelo. Quelli che si oppongono in modo violento al vangelo e agli evangelizzatori producono la rottura e la divisione. E ciò può avvenire anche all'interno della stessa famiglia. Gesù è venuto a portare la spada del giudizio di Dio che separa il bene dal male, coloro che credono in lui da coloro che lo rifiutano. La parola di Dio è come una spada che penetra nell'intimo di ogni persona e la giudica mettendo in evidenza le sue vere intenzioni (Eb 4,12-13). Di fronte a questa scelta radicale, pro o contro Cristo, il discepolo deve essere disposto a prendere la croce della rottura con i familiari e a seguire Cristo. E' questione di vita o di morte. E per avere la vita eterna bisogna essere disposti a perdere la vita temporale. Cristo è Dio che 3 dev'essere amato più di ogni altra persona, perfino più di se stessi. Il linguaggio di Gesù è comprensibile per chi crede che Dio risuscita i morti e dà la vita eterna a chi ha perduto la vita per causa di Cristo. La conclusione del discorso missionario non è rivolta ai missionari, ma a coloro che li accolgono. Chi accoglie i missionari accoglie Cristo e il Padre che li ha mandati. Accoglierli come profeti significa prima di tutto ascoltarli e accettare il messaggio che annunciano. Accoglierli come giusti significa non considerarli come semplici viandanti che chiedono ospitalità, ma come uomini di Dio. Accoglierli come piccoli significa considerarli deboli e bisognosi. E' il Signore che li ha mandati senza soldi e senza mezzi (Mt 10,9-10): essi hanno affidato il problema del loro sostentamento alla provvidenza del Padre e all'accoglienza dei fratelli. E coloro che li accolgono non devono preoccuparsi perché, se sono dei veri missionari, si accontenteranno di poco (un bicchiere d'acqua fresca), di quel minimo indispensabile per riprendere il viaggio e l'annuncio del regno di Dio. Nella conclusione del discorso, Matteo vuole mettere in evidenza che quanto ha scritto è il documento ufficiale della missione apostolica per tutti i discepoli di tutti i tempi. Prega Le tue richieste, Signore, sono veramente impegnative. Spesso mi sembra di non essere capace di amarti più di ogni altra persona o cosa, più della mia vita. Ti devo confessare, Signore, che ho anche paura che seguire te voglia dire rinunciare a vivere, alle tante cose belle che la vita mi offre; ho paura di ritrovarmi povero e deluso. E questa paura che frena la mia sequela, che mi porta a cercare altre realtà da amare, meno esigenti di te, a rinviare la mia decisione per te. Ricordami, o Signore, che tu sei venuto perché gli uomini abbiano la vita e l'abbiano in pienezza; ricordami che seguire te non è rinunciare a vivere, ma è sperimentare una profondità e un gusto della vita, dei rapporti con le persone, con le cose, che nessun altro sarebbe capace di offrirmi. Aiutami a vincere la mia paura perché ogni giorno cammini dietro a te che hai parole di vita eterna. Amen. Un pensiero per riflettere Andate, incendiate tutto! (Sant'Ignazio di Lodola) 4 Martedì - 17 luglio 2012 Is 7,1-9; Sal 47; Mt 11,20 Sei tu, Signore, la forza del tuo popolo Mt 11,20-24 Allora si mise a rimproverare le città nelle quali aveva compiuto il maggior numero di miracoli, perché non si erano convertite: 21 "Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsàida. Perché, se a Tiro e a Sidone fossero stati compiuti i miracoli che sono stati fatti in mezzo a voi, già da tempo avrebbero fatto penitenza, ravvolte nel cilicio e nella cenere. 22 Ebbene io ve lo dico: Tiro e Sidone nel giorno del giudizio avranno una sorte meno dura della vostra. 23 E tu, Cafarnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se in Sòdoma fossero avvenuti i miracoli compiuti in te, oggi ancora essa esisterebbe! 24 Ebbene io vi dico: Nel giorno del giudizio avrà una sorte meno dura della tua!". 20 Medita I contemporanei di Gesù, che non hanno voluto credere alle sue parole, non si sono lasciati persuadere neppure dalle sue opere prodigiose. Il rifiuto delle città del lago strappa a Gesù un'esclamazione di sofferenza e di indignazione, come un lamento che sale alle labbra di fronte a una disgrazia che poteva essere evitata. Le città fortificate della Galilea furono le prime ad essere assediate ed espugnate dai romani, fin dal 67, durante la rivolta del 67-70, che culminò nella distruzione di Gerusalemme. L'evangelista ci vuole ricordare la maggiore prontezza dei pagani nell'accogliere il vangelo in confronto con il popolo di Israele. L'alternativa al giudizio di condanna è la conversione a Cristo. Non esiste una terza possibilità. Il rifiuto cosciente della fede rende l'uomo colpevole. Prega Tu non sei, Signore, semplicemente un grande personaggio della storia, un uomo buono, giusto che suscita ammirazione e simpatia. Tu sei il Salvatore degli uomini! Ti presenti a ogni uomo come colui che lo salva, che lo libera dal male del peccato, della morte. Per questo chiedi a tutti di accoglierti, di diventare tuo discepolo. Accogliendo te gli uomini accoglieranno la loro salvezza, rifiutandoti sceglieranno la loro rovina. Ti chiedo una sola cosa: apri il mio cuore alla tua salvezza, rendimi capace di accoglierti come unico Salvatore della mia vita. Amen. 5 Un pensiero per riflettere Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Egli dice infatti: "Al momento favorevole ti ho esaudito e nel giorno della salvezza ti ho soccorso". Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza (San Paolo 2 Cor 5,20) Mercoledì - 18 luglio 2012 Is 10,5-7.13-16; Sal 93 Il Signore non abbandona il suo popolo Mt 11,25-27 In quel tempo Gesù disse: "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. 26 Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. 27 Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare. 25 Medita L'opera di Gesù è presentata come rivelazione di Dio. Le "cose" che il Padre ha rivelato ai piccoli sono l'intero vangelo, cioè quella nuova comprensione di Dio e della sua volontà che è manifestata nei comportamenti e nelle parole di Gesù. I sapienti e gli intelligenti, ai quali il Padre ha tenuto nascoste queste cose, sono i rabbini e i farisei che restano ciechi di fronte alla chiarezza delle parole di Gesù e irritati perché predica ai poveri. I piccoli non sono i bambini, ma gli uomini senza cultura, senza competenza nelle scienze religiose. Concretamente, al tempo di Gesù, erano i poveri popolani disprezzati cordialmente dagli scribi e dai farisei. Di essi dicevano: "Un ignorante non può sfuggire al peccato e un uomo dei campi non può appartenere a Dio". Questo brano contiene un forte richiamo alla conversione rivolto a tutti, ma specialmente ai teologi. La rivelazione della sapienza di Dio non incontra l'uomo nella sua sapienza e assennatezza, ma dove smette di fare affidamento sulla propria sapienza. Dio dona la sua rivelazione a modo suo. Il cuore umano trova riposo quando accoglie come dono la bontà e l'amore di Dio e quando percorre deciso il cammino nel quale Cristo l'ha preceduto: il cammino della croce. 6 Prega O Padre, Signore del cielo e della terra, tu preferisci gli umili e i piccoli, le persone che stanno davanti a te non nell'atteggiamento della presunzione, della superbia, ma nella fiducia e nella coscienza che tutto ciò che sono e hanno lo devono al tuo amore di Padre. Per questo confidano solo in te, ascoltano la parola di Gesù, tuo Figlio, si fidano solo dei tuoi progetti. Questi sono quegli uomini e quelle donne che accolgono nella loro vita il tuo Figlio Gesù, con i quali tu desideri fare amicizia e ai quali fai posto nel tuo cuore di Padre. Ti prego, o Padre, che io sia come questi piccoli e semplici, perché possa amare te ed essere accolto da te come un tuo figlio. Amen. Un pensiero per riflettere Il senso della mia pochezza e del mio niente mi ha sempre fatto buona compagnia, tenendomi umile e quieto, e concedendomi la gioia di impegnarmi del mio meglio in esercizio continuato di obbedienza e carita'. (Giovanni XXIII) Giovedì - 19 luglio 2012 Is 26,7-9.12.16-19; Sal 101 Il popolo che hai creato, benedice il tuo nome Mt 11,28-30 28 Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. 29 Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. 30 Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero". Medita Il volto di Dio, dicevamo ieri. Potremmo quasi tagliare la storia dell'umanità a metà: il tempo della ricerca e il tempo della scoperta, il prima e il dopo la venuta di Cristo. Il prima: la faticosa ricerca dell'uomo di un senso, di una misura, della verità, storia illuminata dall'esperienza di un popolo, Israele, fiero di avere ricevuto una missione straordinaria: raccontare Dio, poiché a lui Dio si era raccontato. Un'esperienza, però, fatta di momenti esaltanti e di fatica e 7 fallimenti, di grandi slanci e scoperte e di ripensamenti e debolezze finché Dio, stanco di essere frainteso, è venuto a raccontarci il suo vero volto, a mettere un punto definitivo, a raccontarsi nel Signore Gesù. Il dopo: un popolo, La Chiesa, che cerca di restare fedele al volto di Dio, di annunciarlo, di viverlo, anch'essa in continuo equilibrio, in precaria condizione, in cammino verso la pienezza tra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio. Natale è fermarci al centro, al cuore, al dramma di un Dio che chiede accoglienza, alla sfida di un cambiamento di mentalità, Natale è lo sconcerto di un Dio che diventa bambino, che svela un volto fragile, che rischia – cosa è più indifeso di un bambino? – di essere ignorato, dramma di un Dio che talmente ama l'umanità da correre il rischio di essere frainteso... Gesù è l'unico che può ristorare le nostre anime, l'unico che può con verità accogliere chi è affaticato e oppresso. Gesù è davvero il rifugio della nostra vita, rifugio esigente, però, che ama e consola ma che chiede di imitarlo. Colui che ha conosciuto la tenerezza di Dio diventa testimone e specchio di tale amore per l'umanità, per il fratello che incontra. Viviamo questa giornata di attesa del Natale vivendo con mitezza, cioè in un atteggiamento non-violento ma propositivo e accogliente e umile, cioè consapevole che non possediamo nel nostro cuore la risposta al vivere ma che solo in Dio possiamo ricevere pace e luce. Noi veniamo a te, Signore, stanchi e oppressi, perché solo tu sai dare sollievo e libertà, e ci mettiamo alla tua scuola, per diventare miti e umili di cuore. Marana tha, vieni Signore Gesù! Prega Ancora una volta, Signore, ti presenti come colui che offre pace e ristoro a chi è affaticato e oppresso. Quante volte la vita toglie serenità e gioia di vivere! Tu vuoi farci dono di una pace e serenità che non vengano meno nella nostra esistenza, anche quando questa ci riserva momenti dolorosi, situazioni faticose. Per questo ci indichi la strada sicura: venire da te, imparare da te, accogliere la tua parola. Conserva nel mio cuore la tua parola; fammi sperimentare la gioia e la pace che doni a chi ti è amico, viene da te e impara da te. Amen. 8 Un pensiero per riflettere Gli ho chiesto chi aveva tolto il Cristo dalla Croce, chi l'aveva rubato. Un Sacerdote anziano mi rispose: " Il Cristo che tu cerchi, amico mio, se n'e' andato. E' sceso dalla Croce per portare sollievo e speranza lontano da qui, nelle grandi citta' del mondo, dove si soffre e si muore.Cercalo negli ospedali, nelle carceri, nei manicomi, nei ricoveri per anziani. Cercalo e Lo troverai in tutti i posti del mondo dove c'e' dolore, fame, guerra e malattie ... " Venerdì - 20 luglio 2012 Is 38,1-6.21-22.7-8; Cant. Is 38 Spero in te, Signore, tu mi dài la vita Mt 12,1-8 In quel tempo Gesù passò tra le messi in giorno di sabato, e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere spighe e le mangiavano. 2 Ciò vedendo, i farisei gli dissero: "Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare in giorno di sabato". 3 Ed egli rispose: "Non avete letto quello che fece Davide quando ebbe fame insieme ai suoi compagni? 4 Come entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell'offerta, che non era lecito mangiare né a lui né ai suoi compagni, ma solo ai sacerdoti? 5 O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio infrangono il sabato e tuttavia sono senza colpa? 6 Ora io vi dico che qui c'è qualcosa più grande del tempio. 7 Se aveste compreso che cosa significa: Misericordia io voglio e non sacrificio, non avreste condannato individui senza colpa. 8 Perché il Figlio dell'uomo è signore del sabato". 1 Medita Gesù riporta il sabato alla sua vera funzione di spazio dell’azione di Dio nella storia dell’uomo. La vera misura dell’osservanza del sabato, cioè del proprio rapporto con Dio, non è il culto con tutte le sue prescrizioni ma la misericordia che si manifesta nelle opere d’amore verso i bisognosi. Gesù è il figlio dell’uomo signore del sabato: è lui l’inviato di Dio autorizzato a dirci cosa Dio vuole o non vuole, che cosa è più 9 importante o meno importante. Per Dio la realtà più importante è l’uomo. L’uomo è più importante del tempio e più importante del sabato (Mt 2,27). I farisei di allora e quelli di tutti i tempi partivano da un principio che sembra assolutamente giusto, ma che è completamente sbagliato: Dio è superiore all’uomo, quindi prima viene l’onore di Dio, poi il bene dell’uomo.A questo ragionamento soggiace la convinzione che l’onore di Dio, che è amore, possa trovarsi in conflitto col bene dell’uomo. La gloria di Dio, invece, è sempre il bene dell’uomo, come ci ricorda sant’Ireneo: "La gloria di Dio è l’uomo vivente". La signoria di Dio, padrone del sabato, si manifesta nell’amore e quindi la vera osservanza del sabato dev’essere una celebrazione dell’amore di Dio per l’uomo e dell’uomo verso il suo simile.La religione non consiste nell’osservanza arida e ossessiva della legge, ma nell’accogliere la misericordia di Dio e nel donarla agli altri. I farisei non hanno misericordia verso i discepoli di Gesù che hanno fame. La misericordia che si preoccupa della fame del prossimo è più importante del sacrificio, cioè dell'osservanza puramente letterale della legge del sabato. Il comandamento dell’amore è il criterio sul quale vanno valutati tutti gli altri: o sono manifestazioni d’amore o decadono. Il sabato (la domenica per noi cristiani) dev’essere il giorno della misericordia accolta e donata. Prega Come è facile, Signore Gesù, farci interpreti di Dio, della sua volontà, decidere noi che cosa è gradito al Signore del cielo e della terra. Spesso assumiamo atteggiamenti intolleranti nei confronti degli altri, di chi ci sta vicino. Vogliamo rendere lode a te che sei l'Amore che perdona, che soccorre il debole, il bisognoso, e al tempo stesso non badiamo a chi soffre, fa fatica, e ci scagliamo contro chi sbaglia. Ricordami sempre che il sacrificio che gradisci e la lode che accogli sono la misericordia, l'esercizio della carità, il soccorso generoso del povero e di chi soffre. Amen. Un pensiero per riflettere La carita' mi offri' il cardine della mia vocazione. Compresi che la Chiesa ha un cuore, un cuore bruciato dall'amore. Capii che solo l'amore spinge all'azione le membra della chiesae che spento questo amore gli apostoli non avrebbero piu' annunziato il vangelo, i martiri 10 non avrebbero piu' versato il loro sangue. Compresi e conobbi che l'amore abbraccia in se' tutte le vocazioni; che l'amore e' tutto, che si estende a tutti i tempi e a tutti i luoghi; in una parola che l'amore e' eterno. (Santa Teresa di Lisieux) Sabato - 21 luglio 2012 Mi 2,1-5; Sal 9; Non dimenticare i poveri, Signore!. Mt 12,14-21 I farisei però, usciti, tennero consiglio contro di lui per toglierlo di mezzo.15 Ma Gesù, saputolo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli guarì tutti, 16 ordinando loro di non divulgarlo, 17 perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta Isaia: 18 Ecco il mio servo che io ho scelto; il mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Porrò il mio spirito sopra di lui e annunzierà la giustizia alle genti. 19Non contenderà, né griderà, né si udrà sulle piazze la sua voce.20 La canna infranta non spezzerà, non spegnerà il lucignolo fumigante, finché abbia fatto trionfare la giustizia; 21 nel suo nome spereranno le genti. 14 Medita Si alternano nel Vangelo nei confronti del Cristo e del suo annunzio, momenti di sdegnoso rifiuto ed altri di corale e simpatica accoglienza. Resta per noi misterioso come avvenga che le volontà degli uomini dinanzi alla stessa verità, dinanzi alla stessa persona, dinanzi al figlio di Dio incarnato, abbiano comportamenti così diversi e talvolta contrastanti. Molti lo seguono, alcuni cercano addirittura di toglierlo di mezzo. Gesù non si arresta alle minacce degli uomini, rimane perseverante a compiere la sua missione di sanare e guarire. Egli, quell'umile "servo" di cui parla Isaia, deve annunciare il diritto e la giustizia alle genti. Gode delle compiacenze del Padre ed è stato da Lui prescelto per essere luce delle nazioni, deve annunciare a tutti la verità incontestabile che sgorga dallo stesso Spirito, ma, come è sempre lo stile di Dio nei nostri confronti, "Non contenderà, né griderà, né si udrà sulle piazze la sua voce". Il parlare divino non è mai violento, ma assomiglia al "mormorio di un vento leggero". Sono le sue amorevoli carezze che sono percettibili soltanto da chi ha il cuore semplice e puro, 11 dove anche i sussurri giungono chiari e trovano accoglienza. Il suo nome diventerà motivo di salvezza per tutti; nel suo nome spereranno le genti. Così canterà S. Paolo scrivendo ai filippesi: "nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre". È l'esplosione della fede e l'affermazione del Regno di Dio sulla terra. Il "servo" patisce la sua passione, subirà la condanna degli uomini che tenteranno di "toglierlo di mezzo" definitivamente, ma in quel gesto insane il Signore troverà la via della vittoria finale e il motivo del nostro definitivo riscatto nel trionfo della risurre zione. Prega Solo tu esisti, o Dio. Senza di te o fuori di te non esiste nessuno. Ti preghiamo. Signore, Dio onnipotente, che sei visibile solo al Figlio, al quale obbediscono angeli e arcangeli; ti chiediamo, Signore e Padre; concedici una mente integra, un’innocenza senza macchia, una pietà sincera, una coscienza santa, pura, sobria, casta, ferma nella fede contro le insidie del secolo. Un pensiero per riflettere Com'è chiaro il cammino!... Come sono evidenti gli ostacoli!... Che buone armi per superarli!... Eppure, quante deviazioni e quanti inciampi! Non è vero? —È il filo sottile —catena, catena di ferro temprato—, che tu e io conosciamo, e che non vuoi rompere, la causa che ti allontana dal cammino e ti fa inciampare e perfino cadere. — Che aspetti a tagliarlo... e avanzare? Domenica - 22 luglio 2012 XVI DOMENICA TEMPO ORDINARIO Ger 23,1-6; Sal 22; Ef 2,13-18 Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla Mc 6,30-34 Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato. 31 Ed egli disse loro: "Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po’". Era infatti molta la folla che andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare. 32 Allora partirono 30 12 sulla barca verso un luogo solitario, in disparte.33 Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero. 34 Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. Medita Gli apostoli tornano dall'invio in missione: ora sono loro ad avere parlato del Regno, tornano entusiasti, ci riferisce in un brano parallelo Luca, ma stanchi dalla tensione e dai tanti chilometri percorsi... Gesù, con tenerezza, lo avete sentito, propone loro un momento di riposo con lui, un ritiro vero e proprio ma, appena giunti nel luogo prescelto, la folla già li aspetta; Gesù, invece di snervarsi, sente compassione, perché vede la gente come pecore senza pastore e si ferma di nuovo ad insegnare; un bellissimo quadro della quotidianità del gruppo degli apostoli, quello di oggi, denso di umanità e di compassione. E penso ai tanti fratelli e sorelle che lavorano "full-time" per il Regno, agli amici preti che stanno ascoltando queste parole in un vecchia canonica di montagna o a quelli che stanno organizzando la domenica che viene in una caotica parrocchia di periferia; penso alle tante suorine che – in età di pensione – ascolteranno queste parole in una corsia di ospedale dove fanno servizio dodici ore al giorno 365 giorni all'anno, penso a quei volontari che in nome del Nazareno stanno offrendo un aiuto, una parola, una speranza in questo momento senza che nessuno li ringrazi, penso alle coppie che faticano a ritagliarsi uno spazio di preghiera, alla sera, messi a nanna i bimbi, per restare ancorati al Maestro. Penso alle tante volte che loro, come me, si sono chiesti se ne valesse davvero la pena di rischiare tutto, di gettare la vita nelle mani di un tale venuto duemila anni fa, se davvero sia stata la scelta migliore. Sì, amici, sì, per sempre. Sì per tutte quelle volte che il Signore ci accorda di vedere la folla come pecore senza pastore, per tutte quelle volte che sentiamo compassione vera, evangelica, per gli ultimi del mondo, per tutte quelle volte che abbiamo la gioia di vedere la parola del Signore, la sua non la nostra, toccare il cuore delle persone e dar loro speranza. Andiamo da Lui, allora, dal Maestro a riposarci un poco. 13 Prega Oggi ti prego, Signore, per i potenti di questo mondo, per gli uomini di governo, per tutti coloro che a vario titolo hanno la responsabilità di guidare altre persone. Aiutali a vivere il loro compito come servizio agli altri: che non li ingannino con discorsi demagogici, che non li deludano con promesse non realistiche, che non li sfruttino facendo loro credere di operare per il bene di tutti. Dona loro il tuo Spirito, perché imparino da te il rispetto, l'attenzione, la partecipazione ai veri bisogni della gente. Aiuta anche chi non è coinvolto a tempo pieno in un impegno diretto, politico o sociale, a non stare tranquillo, a non assumere atteggiamenti di delega passiva, ma a dare il proprio contributo di competenza e solidarietà. Un pensiero per riflettere Quello che io non faccio, restera' eternamente non fatto: questa e' l'enorme responsabilita' che noi contraiamo davanti a Dio, dinanzi alla storia. Nemmeno Dio con la Sua Onnipotenza potra' riempire quei vuoti che io ho lasciato. (Padre Atilano Alaiz) Lasciati amare! Cercami dentro, non fuori di te Solo se ti lascerai amare così, come io ti chiedo, potrò operare in te "le mie meraviglie" e realizzare i miei progetti. Fai silenzio e ascoltami. Il silenzio è il momento nel quale due che si amano riescono a comunicare al di là delle parole. È bello il silenzio, non come povertà, ma come pienezza di comunicazione e di amore. Mi puoi scoprire solo se mi cerchi dentro, non fuori di te. Entra in intimità con me: nulla vi è di più bello! Lascia che io ti ami a modo mio, com e un comune innamorato. 14 Làsciati - abbracciare, - accarezzare, - avvolgere dalla tuia tenerezza infinita. L'hai gustata questa tenerezza? E’ qualcosa di unico, ineguagliabile, indicibile... e non si può paragonare ad altre emozioni terrene. Làsciati afferrare da questo amore ineffabile, piuttosto che tentare di afferrarlo. Disponi il tuo cuore ad accogliermi, e làsciami l'iniziativa. Làsciati difendere da me. Solo io posso liberarti dalle tante seduzioni del mondo, dagli assalti del maligno e dai molti pericoli di cui è piena la vita. Cédimi l'onore della tua difesa personale! Làsciati avvolgere dal mio amore, come un pesce che si tuffa nell'oceano e si sente avvolto da una forza amica e accogliente. Lascia a me ogni preoccupazione, ogni affanno... - làsciami tutto! - làsciati tutto! - tutto è dono! Tutto proviene da Colui che è l'unico vero innamorato di te. Che cos'è tutto il resto? "Paglia", dice S. Tommaso - "Nada", direbbe S. Giovanni della Croce. *** Da solo non ce la faccio proprio: Signore, ho bisogno di te. E non solo di qualche favore, di qualche grazia, di una spinta per andare avanti, di un sostegno in un passaggio pericoloso... Ho bisogno di te, della tua presenza, della tua Parola, del tuo amore, della tua misericordia, della tua tenerezza, della tua gioia. Riconosco la mia povertà, ammetto la mia fragilità, ma ciò che mi manca non è qualcosa che in qualche modo porti rimedio alla mia situazione. No, io ho bisogno di te, cerco te, non i tuoi doni, voglio abbandonarmi a te, trovare la felicità nell'incontro con te. Accoglimi, dunque, Signore, colma questa mia attesa, vieni incontro al mio desiderio. Sei tu la mia forza, Signore! 15 Lunedì - 23 luglio 2012 Gal 2,19-20; Sal 33; Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto. Gv 15,1-8 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Io sono la vite vera e il Padre mio è l'agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli". Medita In molte regioni, nel mondo attuale, il cristiano è ormai una figura d'eccezione. Anche nei paesi tradizionalmente cattolici il credente si trova immerso nel materialismo e nel laicismo che minacciano l'annientamento della vita dello Spirito. Abbandonati a noi stessi, ci perdiamo, intimoriti da forze che sembrano sempre più grandi e imperiose. La situazione della Chiesa delle origini non era però diversa. Eppure i primi cristiani, al seguito di un gruppo di pescatori della Galilea, privi di potere in quanto alle cose del mondo, ma riempiti della forza dello Spirito, "vennero, videro e vinsero" l'Impero Romano. Contando solo sui propri mezzi, non potevano far nulla, ma uniti a Cristo, come i tralci alla vite, produssero frutti in abbondanza. Ogni credente è chiamato a fare lo stesso: a sentirsi pronto ad essere sfrondato dal vignaiolo, cioè dal Padre. In altre parole, per dare frutti dobbiamo essere disposti a soffrire, per esempio andando contro le mode imperanti, rispettando i nostri principi cristiani negli affari, restando fedeli nel matrimonio, sopportando ogni tipo di discriminazione derivante dal professare pubblicamente la nostra fede. Una tale sofferenza purifica il cuore del credente e rafforza la vita di Cristo in noi. 16 Prega Signore, conoscere te è la vita eterna, servirti è la pace perfetta. Difendici, ti preghiamo, dagli assalti dei nemici che tentano di allontanarci da te, unico vero Dio, che ti sei rivelato a noi in Gesù crocifisso e risorto. Fa' che oggi la nostra ricerca di te sia autentica, che le nostre azioni siano secondo la tua volontà. Noi vogliamo ascoltare la tua parola per vivere quella economia umile e nascosta del regno che essa ci insegna, ma siamo consapevoli della nostra fragilità e delle nostre debolezze. Vieni in nostro soccorso e vinci in noi ogni egoismo e ogni chiusura. Te lo chiediamo per Cristo Gesù nostro Signore. Amen. Un pensiero per riflettere Gesu' e' Luce per capire e Forza per vincere. Gesu' e' vicino a chiunque lotta. Chi lotta ama. Chi lotta e' amico di Gesu' e Gesu' lotta con lui. Martedì – 24 luglio 2012 Mi 7,14-15.18-20; Sal 84 Tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli!». Mt 12,46-50 In quel tempo, mentre Gesù parlava ancora alla folla, ecco, sua madre e i suoi fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli. Qualcuno gli disse: «Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e cercano di parlarti».Ed egli, rispondendo a chi gli parlava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre». Medita La realtà centrale del cristianesimo è che ciascuno di noi, riconoscendo la paternità di Dio, diventa fratello e sorella di Cristo. È un legame di fraternità molto più profondo di quello che nasce semplicemente dal sangue. San Paolo dice che proprio perché figli diventiamo anche eredi: riceviamo per grazia gli stessi doni che il Padre ha concesso al Figlio. 17 Ma in questo episodio del Vangelo ci è rivelato anche che noi diventiamo madre di Cristo per gli uomini, diventiamo cioè missionari. Questa è la dignità del cristiano, questo è l'unico scopo della sua vita: fare la volontà del Padre. Noi sappiamo dal Vangelo di san Giovanni che la volontà del Padre è una sola: "Che conoscano colui che egli ha mandato". Comunicandolo agli altri uomini, ciascuno di noi comprende, in una esperienza personale sempre più profonda, chi sia Cristo per la sua vita. Prega Ti rendiamo grazie, o Signore, perché attraverso il dono della figliolanza tu poni accanto a noi il sostegno e la compagnia di tanti fratelli nell'unica fede. Amen. Un pensiero per riflettere Solo quando avremo taciuto noi, Dio potra' parlare. Comunichera' a noi solo sulle sabbie del deserto. Nel silenzio maturano le grandi cose della vita: la conversione, l'amore, il sacrificio. Quando il sole si eclissa pure per noi, e il Cielo non risponde al nostro grido, e la terra rimbomba cava sotto i passi, e la paura dell'abbandono rischia di farci disperare, rimanici accanto. In quel momento, rompi pure il silenzio: per dirci parole d'amore ! E sentiremo i brividi della Pasqua. (Don Tonino Bello) Mercoledì - 25 luglio 2012 2Cor 4,7-15; Sal 125 Chi semina nel pianto, raccogli nella gioia Mt 20,20-28 Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli, e si prostrò per chiedergli qualcosa. 21 Egli le disse: "Che cosa vuoi?". Gli rispose: "Dì che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno". 22 Rispose Gesù: "Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?". Gli dicono: "Lo possiamo". 23 Ed egli soggiunse: "Il mio calice lo berrete; però non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio".24 Gli altri dieci, udito questo, si 20 18 sdegnarono con i due fratelli; 25 ma Gesù, chiamatili a sé, disse: "I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere. 26 Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, 27 e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo; 28 appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti". Medita "Hanno bevuto il calice del Signore, e sono diventati gli amici di Dio". E' questa la gloria dell'Apostolo, ben diversa da quella che Giacomo sperava di raggiungere stando con Gesù. Chi vuoi stare con lui può aspirare soltanto alla sua gloria: la gloria di colui che è stato innalzato sulla croce e che chiama i suoi amici a partecipare alle sue sofferenze, in una unione feconda per molti. Paolo lo dice esplicitamente parlando della sua missione: "Siamo tribolati da ogni parte, sconvolti, perseguitati, colpiti... Di modo che in noi opera la morte, in voi la vita". San Giacomo era ambizioso, ma Gesù purificò gradatamente lui insieme con gli altri, insegnando la via dell'umiltà, del servizio, del dono di sé, in unione alla sua offerta, per arrivare alla gloria vera. Tutti i grandi santi hanno capito la necessità di questa purificazione: sant'Ignazio, per esempio, non parla di gradi di amore, ma di umiltà: "La prima forma di umiltà è necessaria alla salvezza eterna e consiste nel ridimensionarmi e umiliarmi quanto più mi è possibile per ubbidire in tutto alla legge di Dio nostro Signore. La seconda e un umiltà più perfetta della prima e si verifica quando mi trovo nella disposizione di non volere neppure indinarmi a possedere la ricchezza piuttosto che la povertà, l'onore piuttosto che il disonore. La terza umiltà è perfettissima e si ha quando, per imitare e rassomigliare più effettivamente a Cristo nostro Signore, desidero e scelgo la povertà con Cristo povero piuttosto che la ricchezza, le ingiurie con Cristo, che ne è ricolmo, piuttosto che gli onori, e preferisco di essere stimato stupido e pazzo per Cristo, che per primo fu ritenuto tale, anziché saggio e prudente in questo mondo". Prega La tua legge, Signore Gesù, è segno della tua regalità: tu ci vuoi obbedienti perché solo attraverso l’obbedienza - come hai dimostrato tu - si diventa re. Il tuo esempio, Signore Gesù, manifesta la tua profonda identità di Figlio: Figlio di Dio Padre che vive ed esprime 19 sempre la propria sottomissione nella sua piena disponibilità. La tua parola, Signore Gesù, illumina il nostro cammino: quello che tu dici vale non solo per te, ma anche per tutti quelli che liberamente ti hanno scelto come maestro e gioiosamente ti seguono sulla via del vangelo. Il tuo martirio, Signore Gesù, tu lo hai vissuto in ogni momento della tua vita: chi ha imparato a conoscerti attraverso le pagine evangeliche sa che per te l'essere servo significava vivere tutto per Dio e tutto per i tuoi fratelli. Un pensiero per riflettere Quanto piu' ci si avvicina al Buon Dio, tanto piu' si diventa semplici. (Santa Teresa di Lisieux) Giovedì - 26 luglio 2012 Sir 44,10-15; Sal 131 Molti profeti e giusti hanno desiderato di vedere ciò che voi guardate. Mt 13,16-17 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!». Medita "Facciamo l'elogio degli uomini illustri" dice il Siracide, ma sappiamo ben poco dei genitori di Maria: anche per loro si verifica la legge del segreto, del silenzio, del nascondimento che Dio ha applicato alla vita di Maria e alla maggior parte della vita storica di Gesù. I Vangeli apocrifi parlano delle loro difficoltà ed è logico pensare che certamente Dio li ha chiamati a partecipare al mistero di Gesù, di cui hanno preparato l'avvento; però ora rimane loro solo la gioia e la gloria di essere stati genitori della Madonna. E un incoraggiamento alla nostra fiducia: Dio è buono e nella storia dell'umanità, storia di peccato e di misericordia, ciò che resta alla fine è la gioia, è il positivo che egli ha costruito in noi. Gioacchino e Anna sono stati prescelti in un popolo eletto sì, ma di dura cervice, perché in questo popolo fiorisse Maria, meraviglioso fiore di santità, e da lei Gesù. E la più grande manifestazione dell'amore 20 misericordioso di Dio. Diciamo al Signore la nostra riconoscenza e la nostra gioia: noi siamo coloro che hanno la beatitudine di vedere "quello che molti profeti e giusti hanno desiderato vedere". La parola definitiva di Dio è stata pronunciata in Cristo e noi possiamo contemplare il suo mistero, ancora nella fede, ma già compiuto in lui. Prega Eccoci, Signore, anche questo giorno davanti a te. Concedici di restare sempre aperti alle sorprese inattese e dacci di vedervi i celesti misteri del tuo amore. Fa' che possiamo gustare la beatitudine di occhi che sanno vedere e di orecchi che sanno ascoltare. Un pensiero per riflettere Ti scongiuro annunzia la Parola di Dio, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, raccomanda, incoraggia, usando tutta la tua pazienza e la tua capacita' di insegnare. Esorta con ogni magnanimita' e dottrina. Venerdì - 27 luglio 2012 Ger 3,14-17; Cant. Ger 31,10-13 Il Signore ci raduna: è lui il nostro pastore Mt 13,18-23 18 Voi dunque intendete la parabola del seminatore: 19 tutte le volte che uno ascolta la parola del regno e non la comprende, viene il maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. 20 Quello che è stato seminato nel terreno sassoso è l’uomo che ascolta la parola e subito l’accoglie con gioia, 21 ma non ha radice in sé ed è incostante, sicché appena giunge una tribolazione o persecuzione a causa della parola, egli ne resta scandalizzato. 22 Quello seminato tra le spine è colui che ascolta la parola, ma la preoccupazione del mondo e l’inganno della ricchezza soffocano la parola ed essa non dà frutto. 23 Quello seminato nella terra buona è colui che ascolta la parola e la comprende; questi dà frutto e produce ora il cento, ora il sessanta, ora il trenta". 21 Medita Gesù che ha dichiarato "beati" i discepoli perché hanno l’opportunità di "vedere e di "sentire" (Mt 13,16-17), ora precisa che la loro condizione dipende da lui stesso. Egli infatti spiega loro la parabola. La prima situazione di rifiuto (v. 19) presenta il caso di chi ascolta la parola ma non la comprende. Il comprendere non è solo il capire, ma l’accogliere in sé, la comprensione profonda e spirituale (Mt 13,51; 16,12; 17,13) perché egli stesso la spiega loro (Mt 13,18.36; 15,17; 17,11-12) Nel secondo caso (vv. 20-21) la parola viene ascoltata e recepita con gioia. La fase critica è prodotta dall’instabilità dell’accoglienza, descritta attraverso l’immagine della pianta che non riesce ad avere radici. L’insuccesso è causato dalle esperienze di tribolazione (Mt 24,9.21.29) e persecuzione, che sono momenti inevitabili di verifica nel cammino della fede (cf. Mt 8,23-28). La terza situazione negativa (v. 22) è provocata dalle preoccupazioni materiali di ogni tipo. La ricchezza non è un male in sé, ma l’inquietudine che essa inevitabilmente genera, relativizza l’unico valore primario ed essenziale: l’accoglienza della parola del Regno. Il discepolo infatti si distingue per la libertà nei confronti dei beni materiali (Mt 6,25-34) che, se sopravvalutati, diventano un impedimento nel seguire Gesù (Mt 19,16-30). L’accoglienza positiva della parola è sottolineata con l’espressione "fare frutto". L’immagine del frutto viene usata spesso per descrivere la fede viva e perseverante (Mt 7,16-20; 13,33; 21, 19.34.41.43). La perdita nei tre terreni infruttuosi viene largamente ricompensata dal successo della resa del terreno buono. Prega Mi metti in guardia, o Signore, dai pericoli che possono minacciare la tua parola nella mia esistenza: il maligno, le difficoltà, le prove, le preoccupazioni della vita e la seduzione delle ricchezze. Mi fai anche capire che non basta accogliere quanto tu dici, ma bisogna rimanervi fedele e perseverante. Donami la perseveranza nelle tentazioni; non permettere che le tante preoccupazioni della vita e la ricerca del benessere impediscano l'ascolto e l'accoglienza della tua parola. Fa' che questa porti come generoso 22 frutto nella mia vita la « nuova giustizia » del regno di Dio Padre. Amen. Un pensiero per riflettere Se il Potente muovera' contro di te, non abbandonare il tuo posto; perche' la cura togliera' i peccati piu' grandi. In mezzo a queste debolezze sentiamo che abita in noi la forza trionfante di Cristo. La lotta, infatti, che si ottiene nelle pene, angustie e tentazioni, estingue gli abiti cattivi e imperfetti dell'anima e le infondono purezza e vigore. (San Giovanni della Croce) Sabato - 28 luglio 2012 Ger 7,1-11; Sal 83 Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura. Mt 13,24-30 In quel tempo, Gesù espose alla folla un'altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: "Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?". Ed egli rispose loro: "Un nemico ha fatto questo!". E i servi gli dissero: "Vuoi che andiamo a raccoglierla?". "No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio"». Medita Anche oggi una parabola del seme. Anzitutto del "buon seme" seminato da Gesù nel campo della Chiesa e del mondo. Un rilievo importante che fa giustizia di ogni visione pessimistica della realtà umana. Il bene è sempre presente e opera dappertutto, anche se non sempre e non dovunque fa notizia. Al contrario del male che ha sempre l'onore delle prime pagine dei giornali. E al male fa anche riferimento la parabola: alla "zizzania" seminata dal "nemico", ossia a tutto ciò che è in contrasto col regno, l'unico progetto di vita degno dell'uomo. Sconcerta 23 il fatto che la zizzania venga seminata dal nemico, "mentre tutti dormono": per mancanza cioè di vigilanza da parte dei servi e dei collaboratori del padrone. Interpella perciò la responsabilità delle nostre omissioni: non è male soltanto il farlo ma anche non impedirlo per quanto e come lo dobbiamo e lo possiamo. Conforta, tuttavia, la tolleranza e la misericordia del Signore, il quale, nell'attesa del giudizio e della condanna definitiva, lascia che il bene e il male crescano insieme: non solo nel mondo ma anche nella Chiesa e in ciascuno di noi. Siamo perciò capaci di attese fiduciose e pazienti: come lo è il cuore di Dio. Prega Un nuovo giorno di semina, o Signore, tu concedi alla mia vita. Anche oggi infatti tu mi chiami a collaborare con te nel seminare il bene ovunque il lavoro mi attende, come campo privilegiato della mia missione di uomo e di cristiano. Che io vinca, o Signore, il male che è in me, perché possa impedirlo negli altri. E cresca in me il bene seminato da te, perché cresca nella Chiesa e nel mondo. Un pensiero per riflettere Il modo piu' sicuro di vedere Dio e' affidarsi totalmente a Lui. (Don Tobia) Domenica - 29 luglio 2012 XVII DOMENICA TEMPO ORDINARIO 2Re 4,42-44; Sal 144; Ef 4,1-6 Apri la tua mano, Signore, e sazia ogni vivente Gv 6,1-15 Dopo questi fatti, Gesù andò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, 2 e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi. 3 Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli. 4 Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. 5 Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: "Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?". 6 Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare. 7 Gli rispose Filippo: "Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo". 8 Gli disse allora uno dei 1 24 discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: 9 "C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?". 10 Rispose Gesù: "Fateli sedere". C'era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini. 11 Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero. 12 E quando furono saziati, disse ai discepoli: "Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto". 13 Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.14 Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: "Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!". 15 Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo. Medita Il miracolo della moltiplicazione dei pani è raccontato da tutti gli evangelisti ed è stato sicuramente il miracolo più eclatante nella vita di Gesù quello che – però – ha segnato l'inizio della sua fine; un miracolo che ha fatto immenso scalpore, che ha scosso gli animi e che sembrava decisivo per l'affermazione del messianismo di Gesù il quale – ahimé – si è dovuto scontrare con la fragile condizione degli uomini. Giovanni sceglie proprio questo miracolo per iniziare una complessa catechesi alle sue (e alle nostre) comunità su chi è Dio e su cosa siamo noi e quale debba essere l'atteggiamento corretto del discepolo. Il contesto lo conosciamo: Gesù è a una svolta: il falegname di Nazareth ha lasciato la sua bottega ed ora gira con un gruppo di discepoli, come si usava a quell'epoca, parlando di Dio. E fin qui nulla di particolare per un paese, Israele, che da sempre pone l'avvenimento religioso come determinante per la propria storia. Questo Rabbì, però, acquista nel giro di pochi mesi una fama insperata (ricordate l'appunto di Marco che ci rivela che il gruppo non riusciva neppure a mangiare in santa pace?) e folle (v'immaginate a quell'epoca radunare cinquemila persone?) lo seguono attratti un po' dalle sue parole e molto per la sua fama di guaritore potente ("miracolite acuta" che colpisce da sempre tutti...). Bene: qui a Cafarnao succede la tragedia, la frattura, la fine di una neonata brillante carriera politica. Gesù moltiplica i pani (la gente lo vuole far re: vorrei vedere il contrario! Chi non incoronerebbe uno che distribuisce pane e pesci a gratis?) e fa un discorso duro, durissimo, 25 incomprensibile che avrà (non vi anticipo la fine della telenovela!) un esito drammatico. Oggi il lungo episodio inizia descrivendo il miracolo: cinquemila persone accampate lungo le sponde collinose del bellissimo lago di Tiberiade: un Rabbì che parla e che, nella sua concretezza, vede che l'ora del pasto avanza. Qui il miracolo che tutti conosciamo: la proposta di sfamare la gente, la risposta indispettita e realista degli apostoli, il ragazzino che propone la sua merenda che sfamerà, con inaudita abbondanza (sfamate voi e avanzate una decina di ceste di cibo per gente che mangiava quando ne aveva!). Vorrei fermarmi oggi proprio su quel gesto, ingenuo all'apparenza, di questo ragazzino che con entusiasmo dona a Gesù la sua piccola merenda. Fa ridere: c'immaginiamo la faccia divertita degli apostoli che avevano già elaborato un bel progetto di cooperazione internazionale e fatto due conti: c'era addirittura chi dubitava di riuscire a trovare pane sufficiente nel circondario e comunque Filippo si rende conto che non sono pronti ad intervenire, che una somma enorme (duecento denari, cioè duecento giornate lavorative!) non sarebbe sufficiente a sfamare la folla: si arrangino, occorre arrendersi all'evidenza. E avviene l'impossibile, come sappiamo, Gesù trasforma la merenda di questo ragazzo, il più saggio di tutti, in abbondanza. Dio è fatto così: non interviene al posto nostro, chiede la nostra collaborazione, non si sostituisce a noi, esige che ci mettiamo in gioco, che diamo del nostro. Quante volte preghiamo Dio perché ci risolva i problemi, quante volte ci arrendiamo davanti all'oceano di miseria che siamo incapaci a gestire, come la folla troppo numerosa! Invece Gesù ci ammonisce e c'invita ad andare oltre, a farlo questo gesto folle e generoso, senza misurare, senza contare, senza economizzare. Davanti alla tristezza e alla devastazione del nostro mondo Dio si manifesta il più equilibrato e il più logico di tutti noi, chiedendoci di intervenire. Lo vogliamo davvero un Dio così? Un Dio che ci chiede di assumerci le nostre responsabilità senza scaricarle su di lui? Ecco, amici, oggi è la meditazione sul dono di sé, sul coinvolgimento, sul salto nella fede. Giunge un momento, nella nostra vita spirituale, in cui ci si ritrova come a Cafarnao: è bello ascoltare Gesù, solletica la nostra 26 fede, ci affabula, e poi i suoi gesti sono credibili, straordinari. A questo punto Gesù chiede. Poco, pochissimo, ma chiede. Chiede di abbandonare la platea e di salire sul palco, chiede di non stare alla finestra ma di lasciarci coinvolgere, chiede di metterci in gioco e di condividere con gli altri quel poco che siamo, ma di condividerlo. C'è un momento, nella nostra storia, in cui Gesù chiede la fede, di fidarsi, di credergli, di dare del nostro. Sarà poi lui a fare il miracolo. Sarà lui a sfamare noi e gli altri, sarà lui a moltiplicare all'infinito la nostra tiepida apertura di cuore. Ma la chiede. Forse la ragione della nostra tristezza e della nostra fatica è semplicemente la nostra poca fiducia in lui: quel ragazzino del vangelo insegna a tutti noi qual è la logica di Dio... Prega Con i tuoi segni, Gesù, vuoi farmi conoscere la tua identità di Figlio di Dio e introdurmi nel mistero della tua persona e della tua missione. Perdona il mio pragmatismo che si ferma all'interesse immediato, alla superficie della realtà. Non so darti il poco che possiedo; ma poi, quando con quel poco tu operi grandi cose, vi resto abbarbicato e non vado più in profondità, dove tu mi vuoi condurre. Un Dio che risolve i problemi contingenti della vita mi va bene, ma un Dio che mi propone di essere sempre dono totale e gratuito per gli altri mi scandalizza. Tu mi ripeti, Gesù. che proprio questa, invece, è la mia vocazione di figlio del Padre. Ancora una volta, alla tua scuola, che io impari ad amare. Un pensiero per riflettere Soffrire con gioia. Il nostro spirito e' la resa totale a Dio, la fiducia amorevole negli altri e l'allegria con chiunque. Dobbiamo accettare la sofferenza con gioia, dobbiamo vivere una vita di poverta' con allegra fiducia e sempre con gioia, e assistere Gesu' nei piu' poveri tra i poveri. Dio ama chi dona con gioia. Chi dona con un sorriso dona nel modo migliore. Se sei sempre disposto a dire di si a Dio, avrai per tutti un sorriso spontaneo e sarai in grado, con la Sua benedizione, di dare finche' non ti fa male. (Madre Teresa di Calcutta) 27 28