Parrocchia S. Maria delle Grazie
Cervino
Cammino di preghiera
16-29 Luglio 2012
Estate
“Gesù non va in vacanza”
Continua a bussare alla porta del cuore
anche nel bel mezzo dell’estate.
“Venite in disparte e riposatevi un po’”, disse un giorno Gesù ai suoi
discepoli. È la parola che ripete oggi, perché abbiamo bisogno di un
po' di vacanza per disporre del nostro tempo e delle nostre scelte;
abbiamo bisogno di un po' di vacanza per riordinare la nostra vita e
verificare quali sono i nostri veri interessi.
Di fatto il lavoro, la professione, la stessa vita di famiglia e di casa, i
rapporti obbligati con un certo numero di persone, tendono a logorarsi
per l'ansietà con cui sono vissuti nell'incalzare delle urgenze. Nella
fatica e nell'affanno il criterio del vero e del giusto si offusca ed
emergono quei criteri di profitto, di benessere materiale, di successo
che oggi si impongono prepotentemente.
La vacanza è allora un tempo utile per recuperare i valori evangelici:
il silenzio, la riflessione, la preghiera e la contemplazione. Valori
necessari alla nostra "umanità": nel silenzio riusciamo a percepire le
voci più significative della storia umana e della nostra storia
personale; nella riflessione possiamo vincere le tentazioni mondane, la
nostra superficialità e ritrovare il nostro "io"; nella preghiera
incontriamo il Signore, fonte e meta della nostra vita, e da lui
riceviamo forza e stimolo per il cammino quotidiano che si snoda tra
giorni di luce e giorni di buio, tra sofferenze e gioie; nella
contemplazione sperimentiamo l'infinita bellezza di Dio e gustiamo la
vera gioia, quella della sua presenza in noi e del suo infinito amore.
Lasciati illuminare, inondare, riempire del Suo amore.
Lasciati amare!
Per riscoprire la gioia di vivere
e per giungere alla vera pace interiore
Buone vacanze nel
Signore!
2
Lunedì - 16 luglio 2012

Is 1,10-17; Sal 49
Accogli, Signore, il nostro sacrificio di lode
Mt 10,34-11,1
34
Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto
a portare pace, ma una spada. 35 Sono venuto infatti a separare il figlio dal
padre, la figlia dalla madre,
la nuora dalla suocera:
36
e i nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa. 37 Chi ama il padre o
la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me
non è degno di me; 38 chi non prende la sua croce e non mi segue, non è
degno di me. 39 Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la
sua vita per causa mia, la troverà.40 Chi accoglie voi accoglie me, e chi
accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. 41 Chi accoglie un profeta
come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come
giusto, avrà la ricompensa del giusto. 42 E chi avrà dato anche solo un
bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in
verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa".11 1 Quando Gesù ebbe
terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per
insegnare e predicare nelle loro città.
Medita
Gesù non è venuto a suscitare guerre fratricide, ma a portare un
messaggio d'amore e di salvezza. Egli non ha mandato i suoi discepoli a
portare la spada, ma la pace (Mt 5,9; 10,12-13), il perdono (Mt 6,1415), la riconciliazione (Mt 5,23-26), la mitezza (Mt 5,39-42; 10,16) e
l'amore dei nemici (Mt 5,43-48). Ma davanti a questo splendido
messaggio di bontà gli uomini possono reagire in due modi:
accogliendo o rifiutando il vangelo. Quelli che si oppongono in modo
violento al vangelo e agli evangelizzatori producono la rottura e la
divisione. E ciò può avvenire anche all'interno della stessa famiglia.
Gesù è venuto a portare la spada del giudizio di Dio che separa il bene
dal male, coloro che credono in lui da coloro che lo rifiutano. La parola
di Dio è come una spada che penetra nell'intimo di ogni persona e la
giudica mettendo in evidenza le sue vere intenzioni (Eb 4,12-13). Di
fronte a questa scelta radicale, pro o contro Cristo, il discepolo deve
essere disposto a prendere la croce della rottura con i familiari e a
seguire Cristo. E' questione di vita o di morte. E per avere la vita eterna
bisogna essere disposti a perdere la vita temporale. Cristo è Dio che
3
dev'essere amato più di ogni altra persona, perfino più di se stessi. Il
linguaggio di Gesù è comprensibile per chi crede che Dio risuscita i
morti e dà la vita eterna a chi ha perduto la vita per causa di Cristo. La
conclusione del discorso missionario non è rivolta ai missionari, ma a
coloro che li accolgono. Chi accoglie i missionari accoglie Cristo e il
Padre che li ha mandati. Accoglierli come profeti significa prima di
tutto ascoltarli e accettare il messaggio che annunciano. Accoglierli
come giusti significa non considerarli come semplici viandanti che
chiedono ospitalità, ma come uomini di Dio. Accoglierli come piccoli
significa considerarli deboli e bisognosi. E' il Signore che li ha mandati
senza soldi e senza mezzi (Mt 10,9-10): essi hanno affidato il problema
del loro sostentamento alla provvidenza del Padre e all'accoglienza dei
fratelli. E coloro che li accolgono non devono preoccuparsi perché, se
sono dei veri missionari, si accontenteranno di poco (un bicchiere
d'acqua fresca), di quel minimo indispensabile per riprendere il viaggio
e l'annuncio del regno di Dio. Nella conclusione del discorso, Matteo
vuole mettere in evidenza che quanto ha scritto è il documento ufficiale
della missione apostolica per tutti i discepoli di tutti i tempi.
Prega
Le tue richieste, Signore, sono veramente impegnative. Spesso mi
sembra di non essere capace di amarti più di ogni altra persona o
cosa, più della mia vita. Ti devo confessare, Signore, che ho anche
paura che seguire te voglia dire rinunciare a vivere, alle tante cose
belle che la vita mi offre; ho paura di ritrovarmi povero e deluso. E
questa paura che frena la mia sequela, che mi porta a cercare altre
realtà da amare, meno esigenti di te, a rinviare la mia decisione per te.
Ricordami, o Signore, che tu sei venuto perché gli uomini abbiano la
vita e l'abbiano in pienezza; ricordami che seguire te non è rinunciare
a vivere, ma è sperimentare una profondità e un gusto della vita, dei
rapporti con le persone, con le cose, che nessun altro sarebbe capace
di offrirmi. Aiutami a vincere la mia paura perché ogni giorno
cammini dietro a te che hai parole di vita eterna. Amen.
Un pensiero per riflettere
Andate, incendiate tutto! (Sant'Ignazio di Lodola)
4
Martedì - 17 luglio 2012

Is 7,1-9; Sal 47; Mt 11,20
Sei tu, Signore, la forza del tuo popolo
Mt 11,20-24
Allora si mise a rimproverare le città nelle quali aveva compiuto il
maggior numero di miracoli, perché non si erano convertite: 21 "Guai a te,
Corazin! Guai a te, Betsàida. Perché, se a Tiro e a Sidone fossero stati
compiuti i miracoli che sono stati fatti in mezzo a voi, già da tempo
avrebbero fatto penitenza, ravvolte nel cilicio e nella cenere. 22 Ebbene io ve
lo dico: Tiro e Sidone nel giorno del giudizio avranno una sorte meno dura
della vostra. 23 E tu, Cafarnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli
inferi precipiterai! Perché, se in Sòdoma fossero avvenuti i miracoli
compiuti in te, oggi ancora essa esisterebbe! 24 Ebbene io vi dico: Nel giorno
del giudizio avrà una sorte meno dura della tua!".
20
Medita
I contemporanei di Gesù, che non hanno voluto credere alle sue parole,
non si sono lasciati persuadere neppure dalle sue opere prodigiose. Il
rifiuto delle città del lago strappa a Gesù un'esclamazione di sofferenza
e di indignazione, come un lamento che sale alle labbra di fronte a una
disgrazia che poteva essere evitata. Le città fortificate della Galilea
furono le prime ad essere assediate ed espugnate dai romani, fin dal 67,
durante la rivolta del 67-70, che culminò nella distruzione di
Gerusalemme. L'evangelista ci vuole ricordare la maggiore prontezza
dei pagani nell'accogliere il vangelo in confronto con il popolo di
Israele. L'alternativa al giudizio di condanna è la conversione a Cristo.
Non esiste una terza possibilità. Il rifiuto cosciente della fede rende
l'uomo colpevole.
Prega
Tu non sei, Signore, semplicemente un grande personaggio della
storia, un uomo buono, giusto che suscita ammirazione e simpatia. Tu
sei il Salvatore degli uomini! Ti presenti a ogni uomo come colui che lo
salva, che lo libera dal male del peccato, della morte. Per questo
chiedi a tutti di accoglierti, di diventare tuo discepolo. Accogliendo te
gli uomini accoglieranno la loro salvezza, rifiutandoti sceglieranno la
loro rovina. Ti chiedo una sola cosa: apri il mio cuore alla tua salvezza, rendimi capace di accoglierti come unico Salvatore della mia
vita. Amen.
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Un pensiero per riflettere
Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Egli
dice infatti: "Al momento favorevole ti ho esaudito e nel giorno della
salvezza ti ho soccorso". Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il
giorno della salvezza (San Paolo 2 Cor 5,20)
Mercoledì - 18 luglio 2012

Is 10,5-7.13-16; Sal 93
Il Signore non abbandona il suo popolo
Mt 11,25-27
In quel tempo Gesù disse: "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della
terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e
le hai rivelate ai piccoli. 26 Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. 27 Tutto mi
è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e
nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia
rivelare.
25
Medita
L'opera di Gesù è presentata come rivelazione di Dio. Le "cose" che il
Padre ha rivelato ai piccoli sono l'intero vangelo, cioè quella nuova
comprensione di Dio e della sua volontà che è manifestata nei
comportamenti e nelle parole di Gesù. I sapienti e gli intelligenti, ai
quali il Padre ha tenuto nascoste queste cose, sono i rabbini e i farisei
che restano ciechi di fronte alla chiarezza delle parole di Gesù e irritati
perché predica ai poveri. I piccoli non sono i bambini, ma gli uomini
senza cultura, senza competenza nelle scienze religiose.
Concretamente, al tempo di Gesù, erano i poveri popolani disprezzati
cordialmente dagli scribi e dai farisei. Di essi dicevano: "Un ignorante
non può sfuggire al peccato e un uomo dei campi non può appartenere a
Dio". Questo brano contiene un forte richiamo alla conversione rivolto
a tutti, ma specialmente ai teologi. La rivelazione della sapienza di Dio
non incontra l'uomo nella sua sapienza e assennatezza, ma dove smette
di fare affidamento sulla propria sapienza. Dio dona la sua rivelazione a
modo suo. Il cuore umano trova riposo quando accoglie come dono la
bontà e l'amore di Dio e quando percorre deciso il cammino nel quale
Cristo l'ha preceduto: il cammino della croce.
6
Prega
O Padre, Signore del cielo e della terra, tu preferisci gli umili e i
piccoli, le persone che stanno davanti a te non nell'atteggiamento
della presunzione, della superbia, ma nella fiducia e nella coscienza
che tutto ciò che sono e hanno lo devono al tuo amore di Padre. Per
questo confidano solo in te, ascoltano la parola di Gesù, tuo Figlio,
si fidano solo dei tuoi progetti. Questi sono quegli uomini e quelle
donne che accolgono nella loro vita il tuo Figlio Gesù, con i quali tu
desideri fare amicizia e ai quali fai posto nel tuo cuore di Padre. Ti
prego, o Padre, che io sia come questi piccoli e semplici, perché possa
amare te ed essere accolto da te come un tuo figlio. Amen.
Un pensiero per riflettere
Il senso della mia pochezza e del mio niente mi ha sempre fatto buona
compagnia, tenendomi umile e quieto, e concedendomi la gioia di
impegnarmi del mio meglio in esercizio continuato di obbedienza e
carita'. (Giovanni XXIII)
Giovedì - 19 luglio 2012
Is 26,7-9.12.16-19; Sal 101
Il popolo che hai creato, benedice il tuo nome
 Mt 11,28-30
28 Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò.
29 Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite
e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. 30 Il mio giogo
infatti è dolce e il mio carico leggero".
Medita
Il volto di Dio, dicevamo ieri. Potremmo quasi tagliare la storia
dell'umanità a metà: il tempo della ricerca e il tempo della scoperta, il
prima e il dopo la venuta di Cristo. Il prima: la faticosa ricerca
dell'uomo di un senso, di una misura, della verità, storia illuminata
dall'esperienza di un popolo, Israele, fiero di avere ricevuto una
missione straordinaria: raccontare Dio, poiché a lui Dio si era
raccontato. Un'esperienza, però, fatta di momenti esaltanti e di fatica e
7
fallimenti, di grandi slanci e scoperte e di ripensamenti e debolezze
finché Dio, stanco di essere frainteso, è venuto a raccontarci il suo vero
volto, a mettere un punto definitivo, a raccontarsi nel Signore Gesù. Il
dopo: un popolo, La Chiesa, che cerca di restare fedele al volto di Dio,
di annunciarlo, di viverlo, anch'essa in continuo equilibrio, in precaria
condizione, in cammino verso la pienezza tra le persecuzioni del
mondo e le consolazioni di Dio. Natale è fermarci al centro, al cuore, al
dramma di un Dio che chiede accoglienza, alla sfida di un cambiamento
di mentalità, Natale è lo sconcerto di un Dio che diventa bambino, che
svela un volto fragile, che rischia – cosa è più indifeso di un bambino?
– di essere ignorato, dramma di un Dio che talmente ama l'umanità da
correre il rischio di essere frainteso...
Gesù è l'unico che può ristorare le nostre anime, l'unico che può con
verità accogliere chi è affaticato e oppresso. Gesù è davvero il rifugio
della nostra vita, rifugio esigente, però, che ama e consola ma che
chiede di imitarlo. Colui che ha conosciuto la tenerezza di Dio diventa
testimone e specchio di tale amore per l'umanità, per il fratello che
incontra. Viviamo questa giornata di attesa del Natale vivendo con
mitezza, cioè in un atteggiamento non-violento ma propositivo e
accogliente e umile, cioè consapevole che non possediamo nel nostro
cuore la risposta al vivere ma che solo in Dio possiamo ricevere pace e
luce.
Noi veniamo a te, Signore, stanchi e oppressi, perché solo tu sai dare
sollievo e libertà, e ci mettiamo alla tua scuola, per diventare miti e
umili di cuore. Marana tha, vieni Signore Gesù!
Prega
Ancora una volta, Signore, ti presenti come colui che offre pace e
ristoro a chi è affaticato e oppresso. Quante volte la vita toglie
serenità e gioia di vivere! Tu vuoi farci dono di una pace e serenità che
non vengano meno nella nostra esistenza, anche quando questa ci riserva momenti dolorosi, situazioni faticose. Per questo ci indichi la
strada sicura: venire da te, imparare da te, accogliere la tua parola.
Conserva nel mio cuore la tua parola; fammi sperimentare la gioia e
la pace che doni a chi ti è amico, viene da te e impara da te. Amen.
8
Un pensiero per riflettere
Gli ho chiesto chi aveva tolto il Cristo dalla Croce, chi l'aveva rubato.
Un Sacerdote anziano mi rispose:
" Il Cristo che tu cerchi, amico mio, se n'e' andato. E' sceso dalla
Croce per portare sollievo e speranza
lontano da qui, nelle grandi citta' del mondo, dove si soffre e si
muore.Cercalo negli ospedali, nelle carceri, nei manicomi, nei ricoveri
per anziani. Cercalo e Lo troverai in tutti i posti del mondo dove c'e'
dolore, fame, guerra e malattie ... "
Venerdì - 20 luglio 2012

Is 38,1-6.21-22.7-8; Cant. Is 38
Spero in te, Signore, tu mi dài la vita
Mt 12,1-8
In quel tempo Gesù passò tra le messi in giorno di sabato, e i suoi discepoli
ebbero fame e cominciarono a cogliere spighe e le mangiavano. 2 Ciò
vedendo, i farisei gli dissero: "Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello
che non è lecito fare in giorno di sabato". 3 Ed egli rispose: "Non avete letto
quello che fece Davide quando ebbe fame insieme ai suoi compagni? 4
Come entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell'offerta, che non era
lecito mangiare né a lui né ai suoi compagni, ma solo ai sacerdoti? 5 O non
avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio
infrangono il sabato e tuttavia sono senza colpa? 6 Ora io vi dico che qui c'è
qualcosa più grande del tempio. 7 Se aveste compreso che cosa significa:
Misericordia io voglio e non sacrificio, non avreste condannato individui
senza colpa. 8 Perché il Figlio dell'uomo è signore del sabato".
1
Medita
Gesù riporta il sabato alla sua vera funzione di spazio dell’azione di
Dio nella storia dell’uomo. La vera misura dell’osservanza del sabato,
cioè del proprio rapporto con Dio, non è il culto con tutte le sue
prescrizioni ma la misericordia che si manifesta nelle opere d’amore
verso i bisognosi.
Gesù è il figlio dell’uomo signore del sabato: è lui l’inviato di Dio
autorizzato a dirci cosa Dio vuole o non vuole, che cosa è più
9
importante o meno importante. Per Dio la realtà più importante è
l’uomo. L’uomo è più importante del tempio e più importante del
sabato (Mt 2,27). I farisei di allora e quelli di tutti i tempi partivano da
un principio che sembra assolutamente giusto, ma che è completamente
sbagliato: Dio è superiore all’uomo, quindi prima viene l’onore di Dio,
poi il bene dell’uomo.A questo ragionamento soggiace la convinzione
che l’onore di Dio, che è amore, possa trovarsi in conflitto col bene
dell’uomo. La gloria di Dio, invece, è sempre il bene dell’uomo, come
ci ricorda sant’Ireneo: "La gloria di Dio è l’uomo vivente". La signoria
di Dio, padrone del sabato, si manifesta nell’amore e quindi la vera
osservanza del sabato dev’essere una celebrazione dell’amore di Dio
per l’uomo e dell’uomo verso il suo simile.La religione non consiste
nell’osservanza arida e ossessiva della legge, ma nell’accogliere la
misericordia di Dio e nel donarla agli altri. I farisei non hanno
misericordia verso i discepoli di Gesù che hanno fame. La misericordia
che si preoccupa della fame del prossimo è più importante del
sacrificio, cioè dell'osservanza puramente letterale della legge del
sabato. Il comandamento dell’amore è il criterio sul quale vanno
valutati tutti gli altri: o sono manifestazioni d’amore o decadono. Il
sabato (la domenica per noi cristiani) dev’essere il giorno della
misericordia accolta e donata.
Prega
Come è facile, Signore Gesù, farci interpreti di Dio, della sua volontà,
decidere noi che cosa è gradito
al Signore del cielo e della terra. Spesso assumiamo atteggiamenti
intolleranti nei confronti degli altri, di chi ci sta vicino. Vogliamo
rendere lode a te che sei l'Amore che perdona, che soccorre il debole,
il bisognoso, e al tempo stesso non badiamo a chi soffre, fa fatica, e ci
scagliamo contro chi sbaglia. Ricordami sempre che il sacrificio che
gradisci e la lode che accogli sono la misericordia, l'esercizio della
carità, il soccorso generoso del povero e di chi soffre. Amen.
Un pensiero per riflettere
La carita' mi offri' il cardine della mia vocazione. Compresi che la
Chiesa ha un cuore, un cuore bruciato dall'amore. Capii che solo
l'amore spinge all'azione le membra della chiesae che spento questo
amore gli apostoli non avrebbero piu' annunziato il vangelo, i martiri
10
non avrebbero piu' versato il loro sangue. Compresi e conobbi che
l'amore abbraccia in se' tutte le vocazioni; che l'amore e' tutto, che si
estende a tutti i tempi e a tutti i luoghi; in una parola che l'amore e'
eterno. (Santa Teresa di Lisieux)
Sabato - 21 luglio 2012

Mi 2,1-5; Sal 9;
Non dimenticare i poveri, Signore!.
Mt 12,14-21
I farisei però, usciti, tennero consiglio contro di lui per toglierlo di
mezzo.15 Ma Gesù, saputolo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli
guarì tutti, 16 ordinando loro di non divulgarlo, 17 perché si adempisse ciò
che era stato detto dal profeta Isaia: 18 Ecco il mio servo che io ho scelto; il
mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Porrò il mio spirito sopra di
lui e annunzierà la giustizia alle genti. 19Non contenderà, né griderà, né si
udrà sulle piazze la sua voce.20 La canna infranta non spezzerà, non
spegnerà il lucignolo fumigante, finché abbia fatto trionfare la giustizia; 21
nel suo nome spereranno le genti.
14
Medita
Si alternano nel Vangelo nei confronti del Cristo e del suo annunzio,
momenti di sdegnoso rifiuto ed altri di corale e simpatica accoglienza.
Resta per noi misterioso come avvenga che le volontà degli uomini
dinanzi alla stessa verità, dinanzi alla stessa persona, dinanzi al figlio di
Dio incarnato, abbiano comportamenti così diversi e talvolta
contrastanti. Molti lo seguono, alcuni cercano addirittura di toglierlo di
mezzo. Gesù non si arresta alle minacce degli uomini, rimane
perseverante a compiere la sua missione di sanare e guarire. Egli,
quell'umile "servo" di cui parla Isaia, deve annunciare il diritto e la
giustizia alle genti. Gode delle compiacenze del Padre ed è stato da Lui
prescelto per essere luce delle nazioni, deve annunciare a tutti la verità
incontestabile che sgorga dallo stesso Spirito, ma, come è sempre lo
stile di Dio nei nostri confronti, "Non contenderà, né griderà, né si udrà
sulle piazze la sua voce". Il parlare divino non è mai violento, ma
assomiglia al "mormorio di un vento leggero". Sono le sue amorevoli
carezze che sono percettibili soltanto da chi ha il cuore semplice e puro,
11
dove anche i sussurri giungono chiari e trovano accoglienza. Il suo
nome diventerà motivo di salvezza per tutti; nel suo nome spereranno le
genti. Così canterà S. Paolo scrivendo ai filippesi: "nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua
proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre". È
l'esplosione della fede e l'affermazione del Regno di Dio sulla terra. Il
"servo" patisce la sua passione, subirà la condanna degli uomini che
tenteranno di "toglierlo di mezzo" definitivamente, ma in quel gesto
insane il Signore troverà la via della vittoria finale e il motivo del
nostro definitivo riscatto nel trionfo della risurre
zione.
Prega
Solo tu esisti, o Dio. Senza di te o fuori di te non esiste nessuno. Ti
preghiamo. Signore, Dio onnipotente, che sei visibile solo al Figlio, al
quale obbediscono angeli e arcangeli; ti chiediamo, Signore e Padre;
concedici una mente integra, un’innocenza senza macchia, una pietà
sincera, una coscienza santa, pura, sobria, casta, ferma nella fede
contro le insidie del secolo.
Un pensiero per riflettere
Com'è chiaro il cammino!... Come sono evidenti gli ostacoli!... Che
buone armi per superarli!... Eppure, quante deviazioni e quanti
inciampi! Non è vero? —È il filo sottile —catena, catena di ferro
temprato—, che tu e io conosciamo, e che non vuoi rompere, la causa
che ti allontana dal cammino e ti fa inciampare e perfino cadere. —
Che aspetti a tagliarlo... e avanzare?
Domenica - 22 luglio 2012

XVI DOMENICA TEMPO ORDINARIO
Ger 23,1-6; Sal 22; Ef 2,13-18
Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla
Mc 6,30-34
Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che
avevano fatto e insegnato. 31 Ed egli disse loro: "Venite in disparte, in un
luogo solitario, e riposatevi un po’". Era infatti molta la folla che andava e
veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare. 32 Allora partirono
30
12
sulla barca verso un luogo solitario, in disparte.33 Molti però li videro
partire e capirono, e da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e
li precedettero. 34 Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché
erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.
Medita
Gli apostoli tornano dall'invio in missione: ora sono loro ad avere
parlato del Regno, tornano entusiasti, ci riferisce in un brano parallelo
Luca, ma stanchi dalla tensione e dai tanti chilometri percorsi...
Gesù, con tenerezza, lo avete sentito, propone loro un momento di
riposo con lui, un ritiro vero e proprio ma, appena giunti nel luogo
prescelto, la folla già li aspetta; Gesù, invece di snervarsi, sente
compassione, perché vede la gente come pecore senza pastore e si
ferma di nuovo ad insegnare; un bellissimo quadro della quotidianità
del gruppo degli apostoli, quello di oggi, denso di umanità e di
compassione. E penso ai tanti fratelli e sorelle che lavorano "full-time"
per il Regno, agli amici preti che stanno ascoltando queste parole in un
vecchia canonica di montagna o a quelli che stanno organizzando la
domenica che viene in una caotica parrocchia di periferia; penso alle
tante suorine che – in età di pensione – ascolteranno queste parole in
una corsia di ospedale dove fanno servizio dodici ore al giorno 365
giorni all'anno, penso a quei volontari che in nome del Nazareno stanno
offrendo un aiuto, una parola, una speranza in questo momento senza
che nessuno li ringrazi, penso alle coppie che faticano a ritagliarsi uno
spazio di preghiera, alla sera, messi a nanna i bimbi, per restare ancorati
al Maestro.
Penso alle tante volte che loro, come me, si sono chiesti se ne valesse
davvero la pena di rischiare tutto, di gettare la vita nelle mani di un tale
venuto duemila anni fa, se davvero sia stata la scelta migliore.
Sì, amici, sì, per sempre. Sì per tutte quelle volte che il Signore ci
accorda di vedere la folla come pecore senza pastore, per tutte quelle
volte che sentiamo compassione vera, evangelica, per gli ultimi del
mondo, per tutte quelle volte che abbiamo la gioia di vedere la parola
del Signore, la sua non la nostra, toccare il cuore delle persone e dar
loro speranza. Andiamo da Lui, allora, dal Maestro a riposarci un poco.
13
Prega
Oggi ti prego, Signore, per i potenti di questo mondo, per gli uomini di
governo, per tutti coloro che a vario titolo hanno la responsabilità di
guidare altre persone. Aiutali a vivere il loro compito come servizio
agli altri: che non li ingannino con discorsi demagogici, che non li
deludano con promesse non realistiche, che non li sfruttino facendo loro
credere di operare per il bene di tutti. Dona loro il tuo Spirito, perché
imparino da te il rispetto, l'attenzione, la partecipazione ai veri
bisogni della gente. Aiuta anche chi non è coinvolto a tempo pieno in
un impegno diretto, politico o sociale, a non stare tranquillo, a non
assumere atteggiamenti di delega passiva, ma a dare il proprio
contributo di competenza e solidarietà.
Un pensiero per riflettere
Quello che io non faccio, restera' eternamente non fatto: questa e'
l'enorme responsabilita' che noi contraiamo davanti a Dio, dinanzi alla
storia. Nemmeno Dio con la Sua Onnipotenza potra' riempire quei
vuoti che io ho lasciato. (Padre Atilano Alaiz)
Lasciati amare!
Cercami dentro, non fuori di te
Solo se ti lascerai amare così, come io ti chiedo,
potrò operare in te "le mie meraviglie" e realizzare i miei progetti.
Fai silenzio e ascoltami.
Il silenzio è il momento nel quale due che si amano riescono a
comunicare al di là delle parole.
È bello il silenzio, non come povertà, ma come pienezza di
comunicazione e di amore.
Mi puoi scoprire solo se mi cerchi dentro, non fuori di te.
Entra in intimità con me: nulla vi è di più bello!
 Lascia che io ti ami a modo mio, com e un comune
innamorato.
14
Làsciati - abbracciare, - accarezzare, - avvolgere dalla tuia tenerezza
infinita. L'hai gustata questa tenerezza? E’ qualcosa di unico,
ineguagliabile, indicibile... e non si può paragonare ad altre emozioni
terrene.
 Làsciati afferrare da questo amore ineffabile, piuttosto che
tentare di afferrarlo. Disponi il tuo cuore ad accogliermi, e
làsciami l'iniziativa.
 Làsciati difendere da me. Solo io posso liberarti dalle tante
seduzioni del mondo, dagli assalti del maligno e dai molti
pericoli di cui è piena la vita.
Cédimi l'onore della tua difesa personale!
 Làsciati avvolgere dal mio amore, come un pesce che si tuffa
nell'oceano
e si sente avvolto da una forza amica e
accogliente.
 Lascia a me ogni preoccupazione, ogni affanno... - làsciami tutto!
- làsciati tutto! - tutto è dono! Tutto proviene da Colui che è
l'unico vero innamorato di te.
Che cos'è tutto il resto?
"Paglia", dice S. Tommaso - "Nada",
direbbe S. Giovanni della Croce.
***
Da solo non ce la faccio proprio: Signore, ho bisogno di te. E non solo
di qualche favore,
di qualche grazia, di una spinta per andare avanti, di un sostegno in
un passaggio pericoloso...
Ho bisogno di te, della tua presenza, della tua Parola, del tuo amore,
della tua misericordia, della tua tenerezza, della tua gioia.
Riconosco la mia povertà, ammetto la mia fragilità, ma ciò che mi
manca non è qualcosa
che in qualche modo porti rimedio alla mia situazione. No, io ho
bisogno di te, cerco te,
non i tuoi doni, voglio abbandonarmi a te, trovare la felicità
nell'incontro con te.
Accoglimi, dunque, Signore, colma questa mia attesa, vieni incontro
al mio desiderio.
Sei tu la mia forza, Signore!
15
Lunedì - 23 luglio 2012

Gal 2,19-20; Sal 33;
Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto.
Gv 15,1-8
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Io sono la vite vera e il Padre
mio è l'agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni
tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a
causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come
il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così
neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane
in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far
nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo
raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie
parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo
è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei
discepoli".
Medita
In molte regioni, nel mondo attuale, il cristiano è ormai una figura
d'eccezione. Anche nei paesi tradizionalmente cattolici il credente si
trova immerso nel materialismo e nel laicismo che minacciano
l'annientamento della vita dello Spirito. Abbandonati a noi stessi, ci
perdiamo, intimoriti da forze che sembrano sempre più grandi e
imperiose. La situazione della Chiesa delle origini non era però diversa.
Eppure i primi cristiani, al seguito di un gruppo di pescatori della
Galilea, privi di potere in quanto alle cose del mondo, ma riempiti della
forza dello Spirito, "vennero, videro e vinsero" l'Impero Romano.
Contando solo sui propri mezzi, non potevano far nulla, ma uniti a
Cristo, come i tralci alla vite, produssero frutti in abbondanza. Ogni
credente è chiamato a fare lo stesso: a sentirsi pronto ad essere
sfrondato dal vignaiolo, cioè dal Padre. In altre parole, per dare frutti
dobbiamo essere disposti a soffrire, per esempio andando contro le
mode imperanti, rispettando i nostri principi cristiani negli affari,
restando fedeli nel matrimonio, sopportando ogni tipo di
discriminazione derivante dal professare pubblicamente la nostra fede.
Una tale sofferenza purifica il cuore del credente e rafforza la vita di
Cristo in noi.
16
Prega
Signore, conoscere te è la vita eterna, servirti è la pace perfetta.
Difendici, ti preghiamo, dagli assalti dei nemici che tentano di
allontanarci da te, unico vero Dio, che ti sei rivelato a noi in Gesù
crocifisso e risorto. Fa' che oggi la nostra ricerca di te sia autentica,
che le nostre azioni siano secondo la tua volontà. Noi vogliamo
ascoltare la tua parola per vivere quella economia umile e nascosta del
regno che essa ci insegna, ma siamo consapevoli della nostra fragilità
e delle nostre debolezze. Vieni in nostro soccorso e vinci in noi ogni
egoismo e ogni chiusura. Te lo chiediamo per Cristo Gesù nostro
Signore. Amen.
Un pensiero per riflettere
Gesu' e' Luce per capire e Forza per vincere. Gesu' e' vicino a
chiunque lotta. Chi lotta ama. Chi lotta e' amico di Gesu' e Gesu' lotta
con lui.
Martedì – 24 luglio 2012

Mi 7,14-15.18-20; Sal 84
Tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse:
«Ecco mia madre e i miei fratelli!».
Mt 12,46-50
In quel tempo, mentre Gesù parlava ancora alla folla, ecco, sua madre e i
suoi fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli. Qualcuno gli disse:
«Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e cercano di parlarti».Ed egli,
rispondendo a chi gli parlava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei
fratelli?».
Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i
miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli,
egli è per me fratello, sorella e madre».
Medita
La realtà centrale del cristianesimo è che ciascuno di noi, riconoscendo
la paternità di Dio, diventa fratello e sorella di Cristo. È un legame di
fraternità molto più profondo di quello che nasce semplicemente dal
sangue. San Paolo dice che proprio perché figli diventiamo anche eredi:
riceviamo per grazia gli stessi doni che il Padre ha concesso al Figlio.
17
Ma in questo episodio del Vangelo ci è rivelato anche che noi
diventiamo madre di Cristo per gli uomini, diventiamo cioè missionari.
Questa è la dignità del cristiano, questo è l'unico scopo della sua vita:
fare la volontà del Padre. Noi sappiamo dal Vangelo di san Giovanni
che la volontà del Padre è una sola: "Che conoscano colui che egli ha
mandato". Comunicandolo agli altri uomini, ciascuno di noi
comprende, in una esperienza personale sempre più profonda, chi sia
Cristo per la sua vita.
Prega
Ti rendiamo grazie, o Signore, perché attraverso il dono della
figliolanza tu poni accanto a noi il sostegno e la compagnia di tanti
fratelli nell'unica fede. Amen.
Un pensiero per riflettere
Solo quando avremo taciuto noi, Dio potra' parlare. Comunichera' a
noi solo sulle sabbie del deserto. Nel silenzio maturano le grandi cose
della vita: la conversione, l'amore, il sacrificio. Quando il sole si
eclissa pure per noi, e il Cielo non risponde al nostro grido, e la terra
rimbomba cava sotto i passi, e la paura dell'abbandono rischia di farci
disperare, rimanici accanto. In quel momento, rompi pure il silenzio:
per dirci parole d'amore ! E sentiremo i brividi della Pasqua. (Don
Tonino Bello)
Mercoledì - 25 luglio 2012

2Cor 4,7-15; Sal 125
Chi semina nel pianto, raccogli nella gioia
Mt 20,20-28
Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli, e si
prostrò per chiedergli qualcosa. 21 Egli le disse: "Che cosa vuoi?". Gli
rispose: "Dì che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua
sinistra nel tuo regno". 22 Rispose Gesù: "Voi non sapete quello che
chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?". Gli dicono: "Lo
possiamo". 23 Ed egli soggiunse: "Il mio calice lo berrete; però non sta a me
concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro
per i quali è stato preparato dal Padre mio".24 Gli altri dieci, udito questo, si
20
18
sdegnarono con i due fratelli; 25 ma Gesù, chiamatili a sé, disse: "I capi
delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di
esse il potere. 26 Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare
grande tra voi, si farà vostro servo, 27 e colui che vorrà essere il primo tra
voi, si farà vostro schiavo; 28 appunto come il Figlio dell'uomo, che non è
venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per
molti".
Medita
"Hanno bevuto il calice del Signore, e sono diventati gli amici di Dio".
E' questa la gloria dell'Apostolo, ben diversa da quella che Giacomo
sperava di raggiungere stando con Gesù. Chi vuoi stare con lui può
aspirare soltanto alla sua gloria: la gloria di colui che è stato innalzato
sulla croce e che chiama i suoi amici a partecipare alle sue sofferenze,
in una unione feconda per molti. Paolo lo dice esplicitamente parlando
della sua missione: "Siamo tribolati da ogni parte, sconvolti,
perseguitati, colpiti... Di modo che in noi opera la morte, in voi la vita".
San Giacomo era ambizioso, ma Gesù purificò gradatamente lui
insieme con gli altri, insegnando la via dell'umiltà, del servizio, del
dono di sé, in unione alla sua offerta, per arrivare alla gloria vera. Tutti
i grandi santi hanno capito la necessità di questa purificazione:
sant'Ignazio, per esempio, non parla di gradi di amore, ma di umiltà:
"La prima forma di umiltà è necessaria alla salvezza eterna e consiste
nel ridimensionarmi e umiliarmi quanto più mi è possibile per ubbidire
in tutto alla legge di Dio nostro Signore. La seconda e un umiltà più
perfetta della prima e si verifica quando mi trovo nella disposizione di
non volere neppure indinarmi a possedere la ricchezza piuttosto che la
povertà, l'onore piuttosto che il disonore. La terza umiltà è perfettissima
e si ha quando, per imitare e rassomigliare più effettivamente a Cristo
nostro Signore, desidero e scelgo la povertà con Cristo povero piuttosto
che la ricchezza, le ingiurie con Cristo, che ne è ricolmo, piuttosto che
gli onori, e preferisco di essere stimato stupido e pazzo per Cristo, che
per primo fu ritenuto tale, anziché saggio e prudente in questo mondo".
Prega
La tua legge, Signore Gesù, è segno della tua regalità: tu ci vuoi
obbedienti perché solo attraverso l’obbedienza - come hai dimostrato
tu - si diventa re. Il tuo esempio, Signore Gesù, manifesta la tua
profonda identità di Figlio: Figlio di Dio Padre che vive ed esprime
19
sempre la propria sottomissione nella sua piena disponibilità. La tua
parola, Signore Gesù, illumina il nostro cammino: quello che tu dici
vale non solo per te, ma anche per tutti quelli che liberamente ti hanno
scelto come maestro e gioiosamente ti seguono sulla via del vangelo. Il
tuo martirio, Signore Gesù, tu lo hai vissuto in ogni momento della tua
vita: chi ha imparato a conoscerti attraverso le pagine evangeliche sa
che per te l'essere servo significava vivere tutto per Dio e tutto per i
tuoi fratelli.
Un pensiero per riflettere
Quanto piu' ci si avvicina al Buon Dio, tanto piu' si diventa semplici.
(Santa Teresa di Lisieux)
Giovedì - 26 luglio 2012
Sir 44,10-15; Sal 131
Molti profeti e giusti hanno desiderato di vedere ciò che voi guardate.
 Mt 13,16-17
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Beati i vostri occhi perché
vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. In verità io vi dico: molti profeti
e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo
videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!».
Medita
"Facciamo l'elogio degli uomini illustri" dice il Siracide, ma sappiamo
ben poco dei genitori di Maria: anche per loro si verifica la legge del
segreto, del silenzio, del nascondimento che Dio ha applicato alla vita
di Maria e alla maggior parte della vita storica di Gesù. I Vangeli
apocrifi parlano delle loro difficoltà ed è logico pensare che certamente
Dio li ha chiamati a partecipare al mistero di Gesù, di cui hanno
preparato l'avvento; però ora rimane loro solo la gioia e la gloria di
essere stati genitori della Madonna. E un incoraggiamento alla nostra
fiducia: Dio è buono e nella storia dell'umanità, storia di peccato e di
misericordia, ciò che resta alla fine è la gioia, è il positivo che egli ha
costruito
in
noi.
Gioacchino e Anna sono stati prescelti in un popolo eletto sì, ma di
dura cervice, perché in questo popolo fiorisse Maria, meraviglioso fiore
di santità, e da lei Gesù. E la più grande manifestazione dell'amore
20
misericordioso di Dio. Diciamo al Signore la nostra riconoscenza e la
nostra gioia: noi siamo coloro che hanno la beatitudine di vedere
"quello che molti profeti e giusti hanno desiderato vedere". La parola
definitiva di Dio è stata pronunciata in Cristo e noi possiamo
contemplare il suo mistero, ancora nella fede, ma già compiuto in lui.
Prega
Eccoci, Signore, anche questo giorno davanti a te. Concedici di restare
sempre aperti alle sorprese inattese e dacci di vedervi i celesti misteri
del tuo amore. Fa' che possiamo gustare la beatitudine di occhi che
sanno vedere e di orecchi che sanno ascoltare.
Un pensiero per riflettere
Ti scongiuro annunzia la Parola di Dio, insisti in ogni occasione
opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, raccomanda,
incoraggia, usando tutta la tua pazienza e la tua capacita' di
insegnare. Esorta con ogni magnanimita' e dottrina.
Venerdì - 27 luglio 2012

Ger 3,14-17; Cant. Ger 31,10-13
Il Signore ci raduna: è lui il nostro pastore
Mt 13,18-23
18
Voi dunque intendete la parabola del seminatore: 19 tutte le volte che uno
ascolta la parola del regno e non la comprende, viene il maligno e ruba ciò
che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la
strada. 20 Quello che è stato seminato nel terreno sassoso è l’uomo che
ascolta la parola e subito l’accoglie con gioia, 21 ma non ha radice in sé ed è
incostante, sicché appena giunge una tribolazione o persecuzione a causa
della parola, egli ne resta scandalizzato. 22 Quello seminato tra le spine è
colui che ascolta la parola, ma la preoccupazione del mondo e l’inganno
della ricchezza soffocano la parola ed essa non dà frutto. 23 Quello seminato
nella terra buona è colui che ascolta la parola e la comprende; questi dà
frutto e produce ora il cento, ora il sessanta, ora il trenta".
21
Medita
Gesù che ha dichiarato "beati" i discepoli perché hanno l’opportunità di
"vedere e di "sentire" (Mt 13,16-17), ora precisa che la loro condizione
dipende da lui stesso. Egli infatti spiega loro la parabola.
La prima situazione di rifiuto (v. 19) presenta il caso di chi ascolta la
parola ma non la comprende. Il comprendere non è solo il capire, ma
l’accogliere in sé, la comprensione profonda e spirituale (Mt 13,51;
16,12; 17,13) perché egli stesso la spiega loro (Mt 13,18.36; 15,17;
17,11-12)
Nel secondo caso (vv. 20-21) la parola viene ascoltata e recepita con
gioia. La fase critica è prodotta dall’instabilità dell’accoglienza,
descritta attraverso l’immagine della pianta che non riesce ad avere
radici. L’insuccesso è causato dalle esperienze di tribolazione (Mt
24,9.21.29) e persecuzione, che sono momenti inevitabili di verifica nel
cammino della fede (cf. Mt 8,23-28).
La terza situazione negativa (v. 22) è provocata dalle preoccupazioni
materiali di ogni tipo. La ricchezza non è un male in sé, ma
l’inquietudine che essa inevitabilmente genera, relativizza l’unico
valore primario ed essenziale: l’accoglienza della parola del Regno. Il
discepolo infatti si distingue per la libertà nei confronti dei beni
materiali (Mt 6,25-34) che, se sopravvalutati, diventano un
impedimento nel seguire Gesù (Mt 19,16-30). L’accoglienza positiva
della parola è sottolineata con l’espressione "fare frutto". L’immagine
del frutto viene usata spesso per descrivere la fede viva e perseverante
(Mt 7,16-20; 13,33; 21, 19.34.41.43).
La perdita nei tre terreni infruttuosi viene largamente ricompensata dal
successo della resa del terreno buono.
Prega
Mi metti in guardia, o Signore, dai pericoli che possono
minacciare la tua parola nella mia esistenza: il maligno, le
difficoltà, le prove, le preoccupazioni della vita e la seduzione delle
ricchezze. Mi fai anche capire che non basta accogliere quanto tu
dici, ma bisogna rimanervi fedele e perseverante. Donami la perseveranza nelle tentazioni; non permettere che le tante preoccupazioni
della vita e la ricerca del benessere impediscano l'ascolto e
l'accoglienza della tua parola. Fa' che questa porti come generoso
22
frutto nella mia vita la « nuova giustizia » del regno di Dio Padre.
Amen.
Un pensiero per riflettere
Se il Potente muovera' contro di te, non abbandonare il tuo posto;
perche' la cura togliera' i peccati piu' grandi. In mezzo a queste
debolezze sentiamo che abita in noi la forza trionfante di Cristo. La
lotta, infatti, che si ottiene nelle pene, angustie e tentazioni, estingue gli
abiti cattivi e imperfetti dell'anima e le infondono purezza e vigore.
(San Giovanni della Croce)
Sabato - 28 luglio 2012
Ger 7,1-11; Sal 83
Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura.
 Mt 13,24-30
In quel tempo, Gesù espose alla folla un'altra parabola, dicendo: «Il regno
dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo.
Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in
mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto,
spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli
dissero: "Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove
viene la zizzania?". Ed egli rispose loro: "Un nemico ha fatto questo!". E i
servi gli dissero: "Vuoi che andiamo a raccoglierla?". "No, rispose, perché
non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il
grano. Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al
momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e
legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio"».
Medita
Anche oggi una parabola del seme. Anzitutto del "buon seme" seminato
da Gesù nel campo della Chiesa e del mondo. Un rilievo importante che
fa giustizia di ogni visione pessimistica della realtà umana. Il bene è
sempre presente e opera dappertutto, anche se non sempre e non
dovunque fa notizia. Al contrario del male che ha sempre l'onore delle
prime pagine dei giornali. E al male fa anche riferimento la parabola:
alla "zizzania" seminata dal "nemico", ossia a tutto ciò che è in
contrasto col regno, l'unico progetto di vita degno dell'uomo. Sconcerta
23
il fatto che la zizzania venga seminata dal nemico, "mentre tutti
dormono": per mancanza cioè di vigilanza da parte dei servi e dei
collaboratori del padrone. Interpella perciò la responsabilità delle nostre
omissioni: non è male soltanto il farlo ma anche non impedirlo per
quanto e come lo dobbiamo e lo possiamo. Conforta, tuttavia, la
tolleranza e la misericordia del Signore, il quale, nell'attesa del giudizio
e della condanna definitiva, lascia che il bene e il male crescano
insieme: non solo nel mondo ma anche nella Chiesa e in ciascuno di
noi. Siamo perciò capaci di attese fiduciose e pazienti: come lo è il
cuore di Dio.
Prega
Un nuovo giorno di semina, o Signore, tu concedi alla mia vita. Anche
oggi infatti tu mi chiami a collaborare con te nel seminare il bene
ovunque il lavoro mi attende, come campo privilegiato della mia
missione di uomo e di cristiano. Che io vinca, o Signore, il male che è
in me, perché possa impedirlo negli altri. E cresca in me il bene
seminato da te, perché cresca nella Chiesa e nel mondo.
Un pensiero per riflettere
Il modo piu' sicuro di vedere Dio e' affidarsi totalmente a Lui.
(Don Tobia)
Domenica - 29 luglio 2012

XVII DOMENICA TEMPO ORDINARIO
2Re 4,42-44; Sal 144; Ef 4,1-6
Apri la tua mano, Signore, e sazia ogni vivente
Gv 6,1-15
Dopo questi fatti, Gesù andò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di
Tiberìade, 2 e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli
infermi. 3 Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli.
4
Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. 5 Alzati quindi gli occhi, Gesù
vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: "Dove possiamo
comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?". 6 Diceva così per
metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare. 7 Gli
rispose Filippo: "Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure
perché ognuno possa riceverne un pezzo". 8 Gli disse allora uno dei
1
24
discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: 9 "C'è qui un ragazzo che ha
cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?". 10
Rispose Gesù: "Fateli sedere". C'era molta erba in quel luogo. Si sedettero
dunque ed erano circa cinquemila uomini. 11 Allora Gesù prese i pani e,
dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece
dei pesci, finché ne vollero. 12 E quando furono saziati, disse ai discepoli:
"Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto". 13 Li raccolsero e
riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a
coloro che avevano mangiato.14 Allora la gente, visto il segno che egli aveva
compiuto, cominciò a dire: "Questi è davvero il profeta che deve venire nel
mondo!". 15 Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo
re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo.
Medita
Il miracolo della moltiplicazione dei pani è raccontato da tutti gli
evangelisti ed è stato sicuramente il miracolo più eclatante nella vita di
Gesù quello che – però – ha segnato l'inizio della sua fine; un miracolo
che ha fatto immenso scalpore, che ha scosso gli animi e che sembrava
decisivo per l'affermazione del messianismo di Gesù il quale – ahimé –
si è dovuto scontrare con la fragile condizione degli uomini.
Giovanni sceglie proprio questo miracolo per iniziare una complessa
catechesi alle sue (e alle nostre) comunità su chi è Dio e su cosa siamo
noi e quale debba essere l'atteggiamento corretto del discepolo.
Il contesto lo conosciamo: Gesù è a una svolta: il falegname di
Nazareth ha lasciato la sua bottega ed ora gira con un gruppo di
discepoli, come si usava a quell'epoca, parlando di Dio. E fin qui nulla
di particolare per un paese, Israele, che da sempre pone l'avvenimento
religioso come determinante per la propria storia.
Questo Rabbì, però, acquista nel giro di pochi mesi una fama insperata
(ricordate l'appunto di Marco che ci rivela che il gruppo non riusciva
neppure a mangiare in santa pace?) e folle (v'immaginate a quell'epoca
radunare cinquemila persone?) lo seguono attratti un po' dalle sue
parole e molto per la sua fama di guaritore potente ("miracolite acuta"
che colpisce da sempre tutti...).
Bene: qui a Cafarnao succede la tragedia, la frattura, la fine di una
neonata brillante carriera politica. Gesù moltiplica i pani (la gente lo
vuole far re: vorrei vedere il contrario! Chi non incoronerebbe uno che
distribuisce pane e pesci a gratis?) e fa un discorso duro, durissimo,
25
incomprensibile che avrà (non vi anticipo la fine della telenovela!) un
esito drammatico.
Oggi il lungo episodio inizia descrivendo il miracolo: cinquemila
persone accampate lungo le sponde collinose del bellissimo lago di
Tiberiade: un Rabbì che parla e che, nella sua concretezza, vede che
l'ora del pasto avanza. Qui il miracolo che tutti conosciamo: la proposta
di sfamare la gente, la risposta indispettita e realista degli apostoli, il
ragazzino che propone la sua merenda che sfamerà, con inaudita
abbondanza (sfamate voi e avanzate una decina di ceste di cibo per
gente
che
mangiava
quando
ne
aveva!).
Vorrei fermarmi oggi proprio su quel gesto, ingenuo all'apparenza, di
questo ragazzino che con entusiasmo dona a Gesù la sua piccola
merenda.
Fa ridere: c'immaginiamo la faccia divertita degli apostoli che avevano
già elaborato un bel progetto di cooperazione internazionale e fatto due
conti: c'era addirittura chi dubitava di riuscire a trovare pane sufficiente
nel circondario e comunque Filippo si rende conto che non sono pronti
ad intervenire, che una somma enorme (duecento denari, cioè duecento
giornate lavorative!) non sarebbe sufficiente a sfamare la folla: si
arrangino, occorre arrendersi all'evidenza.
E avviene l'impossibile, come sappiamo, Gesù trasforma la merenda di
questo ragazzo, il più saggio di tutti, in abbondanza. Dio è fatto così:
non interviene al posto nostro, chiede la nostra collaborazione, non si
sostituisce a noi, esige che ci mettiamo in gioco, che diamo del nostro.
Quante volte preghiamo Dio perché ci risolva i problemi, quante volte
ci arrendiamo davanti all'oceano di miseria che siamo incapaci a
gestire, come la folla troppo numerosa! Invece Gesù ci ammonisce e
c'invita ad andare oltre, a farlo questo gesto folle e generoso, senza
misurare, senza contare, senza economizzare.
Davanti alla tristezza e alla devastazione del nostro mondo Dio si
manifesta il più equilibrato e il più logico di tutti noi, chiedendoci di
intervenire. Lo vogliamo davvero un Dio così? Un Dio che ci chiede di
assumerci le nostre responsabilità senza scaricarle su di lui? Ecco,
amici, oggi è la meditazione sul dono di sé, sul coinvolgimento, sul
salto nella fede. Giunge un momento, nella nostra vita spirituale, in cui
ci si ritrova come a Cafarnao: è bello ascoltare Gesù, solletica la nostra
26
fede, ci affabula, e poi i suoi gesti sono credibili, straordinari. A questo
punto Gesù chiede. Poco, pochissimo, ma chiede.
Chiede di abbandonare la platea e di salire sul palco, chiede di non stare
alla finestra ma di lasciarci coinvolgere, chiede di metterci in gioco e di
condividere con gli altri quel poco che siamo, ma di condividerlo. C'è
un momento, nella nostra storia, in cui Gesù chiede la fede, di fidarsi,
di credergli, di dare del nostro. Sarà poi lui a fare il miracolo. Sarà lui a
sfamare noi e gli altri, sarà lui a moltiplicare all'infinito la nostra tiepida
apertura di cuore. Ma la chiede. Forse la ragione della nostra tristezza e
della nostra fatica è semplicemente la nostra poca fiducia in lui: quel
ragazzino del vangelo insegna a tutti noi qual è la logica di Dio...
Prega
Con i tuoi segni, Gesù, vuoi farmi conoscere la tua identità di Figlio di
Dio e introdurmi nel mistero della tua persona e della tua missione.
Perdona il mio pragmatismo che si ferma all'interesse immediato, alla
superficie della realtà. Non so darti il poco che possiedo; ma poi,
quando con quel poco tu operi grandi cose, vi resto abbarbicato e non
vado più in profondità, dove tu mi vuoi condurre. Un Dio che risolve i
problemi contingenti della vita mi va bene, ma un Dio che mi propone
di essere sempre dono totale e gratuito per gli altri mi scandalizza. Tu
mi ripeti, Gesù. che proprio questa, invece, è la mia vocazione di figlio
del Padre. Ancora una volta, alla tua scuola, che io impari ad amare.
Un pensiero per riflettere
Soffrire con gioia. Il nostro spirito e' la resa totale a Dio, la fiducia
amorevole negli altri e l'allegria con chiunque. Dobbiamo accettare la
sofferenza con gioia, dobbiamo vivere una vita di poverta' con allegra
fiducia e sempre con gioia, e assistere Gesu' nei piu' poveri tra i
poveri. Dio ama chi dona con gioia. Chi dona con un sorriso dona nel
modo migliore. Se sei sempre disposto a dire di si a Dio, avrai per tutti
un sorriso spontaneo e sarai in grado, con la Sua benedizione, di dare
finche' non ti fa male. (Madre Teresa di Calcutta)
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