tentativo di traccia - Diocesi di Reggio Emilia Guastalla

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TRACCIA
IN PREPARAZIONE ALL’ASSEMBLEA DI MAGGIO/GIUGNO
Deo gratias – semper Deo gratias
Il Capitolo Generale Straordinario del 2008 prendendo atto della situazione della CMdCdC a seguito
della provvidenziale diffusione delle Case della Carità in altri continenti e del numero crescente dei
Consacrati in quelle terre, ha preso l’impegno di fare uno studio approfondito sullo “Sviluppo delle
Regioni”.
Nell’attuare questo proposito abbiamo colto come indispensabile fare un approfondimento
sull’ecclesiologia in don Mario, cioè come lui vedeva la Chiesa, come ha vissuto all’interno della
Diocesi, la sua relazione con i Vescovi, con il clero e il Popolo di Dio; il suo pensiero circa la
Congregazione Mariana delle Case della Carità (CMdCdC), per poter giungere con una maggiore
chiarezza al Capitolo Generale della CMdCdC che, a Dio piacendo, celebreremo nel 2014.
Nel cammino di studio sullo Sviluppo delle Regioni sono emerse alcune domande di fondo a cui è
necessario dare risposte per poter procedere, in particolare: sul rapporto tra CdC e Parrocchia, sul
rapporto tra CMdCdC e Chiesa locale, tra le Chiese locali che hanno nel loro territorio la CdC, ecc.
Inoltre si pongono seri interrogativi se l’attuale assetto giuridico (Associazione di fedeli) e l’attuale
modo di governo della CMdCdC siano rispettosi dello spirito della CMdCdC stessa e in linea con il
pensiero di don Mario e della sua visione di Chiesa.
Verrà inviata una raccolta di testi di don Mario inerenti ai temi che si andranno ad affrontare (quasi
pronta) che ci aiuti ad approfondire la conoscenza del suo pensiero, insieme a contributi di alcuni suoi
figli.
Questa traccia si propone di prepararci alle giornate di studio che faremo dal 28 maggio alla metà di
Giugno 2012, per decidere il tema del Capitolo 2014, l’eventuale nuovo nome da dare al Capitolo, le
modalità di svolgimento, ecc. a cui parteciperanno i superiori Regionali delle Missioni.
Le affermazioni contenute nella riflessione che segue non vogliono essere definizioni categoriche ed
assolute, ma semplicemente stimoli e provocazioni per orientare lo studio e la discussione e
circoscrivere in parte i temi che si intendono affrontare.
Ci proponiamo di seguire alcune linee:
1) Quale visione di chiesa in don Mario?
1. 1) Dai numerosi scritti che abbiamo a disposizione, dagli esempi della sua vita e dalle numerose
testimonianze si vede chiaramente che don Mario aveva una visione eccesiale che anticipa il volto di
Chiesa che uscirà dal Concilio Vaticano II°: “Chiesa Popolo di Dio”, e soprattutto la visione della
Chiesa particolare “nella quale è veramente presente e agisce la chiesa di Cristo, una, santa, cattolica
e apostolica”. (Christus Dominus n° 11)
Infatti fin dagli inizi don Mario ha cercato una profonda comunione con i suoi Vescovi diocesani, a
coloro che gli rappresentavano la volontà di Dio, anche quando questa poteva apparire dura o non
facile da comprendere, e vi è rimasto fedele fino in fondo. Basti pensare al suo testamento dove
ringrazia di essere nella Chiesa Una, Santa, Cattolica, Apostolica, Romana e Reggiana! (a scanso di
equivoci). Afferma di non avere visioni o angeli che gli parlano, ma si dichiara per “angeli” molto
concreti che sono appunto i Superiori che il Signore gli dona in quel determinato momento.
E perciò affida con estrema fiducia il discernimento dei “suoi pasticci” al suo Vescovo e non compie
alcun passo se non dopo essersi confrontato con lui e con la sua approvazione e benedizione.
1. 2) CdC e Parrocchia: In questa visione di Chiesa don Mario vede la collocazione naturale della
Casa della Carità nella Parrocchia, con la paternità del Parroco, gestita dai parrocchiani, con le Sorelle
o i Fratelli quali animatori della Messa continua e del servizio dei più piccoli: con ruoli e mansioni
diverse, ma tutti corresponsabili e partecipi dell'unità delle tre Mense, come stile essenziale di vita
cristiana e per l’annuncio del Vangelo.
1. 3) Allo stesso modo don Mario vede senza esitazione la collocazione della CMdCdC nella Diocesi,
legata al Vescovo, che dichiara primo ausiliare della Casa della Carità e primo Superiore della
CMdCdC. In questo suo chiaro e deciso schieramento “diocesano”, esclude esplicitamente, anche per
il futuro, il ricorso alla ”esenzione pontificia”; infatti comprende che questo legame al suo Vescovo a
alla chiesa diocesana è garanzia di fedeltà non solo alla Chiesa locale senza ambiguità, ed attraverso di
essa alla Chiesa universale, nella comunione ecclesiale.
2) Congregazione Mariana e Case della Carità:
2. 1) Fedele a questa visione di Chiesa comprende che la CdC non può che appartenere alla Chiesa
locale, al suo Vescovo, nelle diverse Diocesi, anche nel suo diffondersi in altri Continenti.
Nella dimensione gerarchica della chiesa riconosce nella Parrocchia il riprodursi del modello della
Chiesa: “esse infatti rappresentano in certo modo la chiesa visibile stabilita su tutta la terra” S.C. 42);
è naturale perciò per don Mario riconoscere al parroco la sua paternità sulla CdC.
2. 2) Il modello Parrocchia. Il suo essere parroco e la chiara visione conciliare di “Chiesa
Eucaristica” a cui tutti battezzati sono convocati, spinge don Mario a vedere la CdC il luogo dove tutti
possono partecipare e condividere il dono, quale modello di vita cristiana. E’ la Chiesa tutta chiamata a
condividere e a vivere il dono delle tre Mense, così come si cerca di viverle nelle CdC, come modello
di vita cristiana ed evangelica, in quanto “palestra” che forma ad uno stile di vita autenticamente
cristiano.
Come tutti i parrocchiani sono chiamati a condividere e a nutrirsi del pane della Parola e del pane
dell’Eucaristia, così tutti sono chiamati a partecipare e a nutrirsi del pane della Carità, nessuno escluso.
2. 3) CMdCdC. La comune radice battesimale e la vocazione universale alla santità (LG 40) sono la
base comune di tutti i Congregati Mariani. Ciò porta don Mario a vedere in tutti i cristiani, che
partecipano alla vita della CdC, ognuno nella pienezza della propria vocazione, parità di dignità e di
diritti, capacità di comprendere e vivere lo spirito (carisma) della CdC, di riflettere su di esso,
partecipando attivamente e responsabilmente al suo discernimento, pur nella diversità dei ruoli e dei
ministeri.
Anche l’immagine dell’albero che affonda le sue radici nel Battesimo e si esprime nella copiosità e
differenza dei rami è un’immagine eloquente della diversità nell’unità.
2. 4) CdC e CMdCdC Dagli scritti di don Mario pare di cogliere che la Casa della Carità e la
Congregazione Mariana nascono insieme ed è difficile per lui pensarle separatamente. Si potrebbe dire
che là dove nasce una CdC nasce contestualmente una CMdCdC, sotto la paternità e l’autorità del
Vescovo. La congregazione è al servizio della casa ed al servizio della chiesa locale, la congregazione
esprime il fatto che la casa non appartiene alle suore, ma è della parrocchia. Possiamo tuttavia forse
affermare che nello stesso tempo la CMdCdC è garante e forma allo spirito della Casa della Carità?
3) Relazione con la Chiesa locale: movimento Eucaristico
3. 1) La grande intesa e comunione con il Vescovo Gilberto Baroni, che condivide le intuizioni di don
Mario e la centralità dell’Eucaristia nella vita della Chiesa, permette di sviluppare il concetto di CdC
come “Case Eucaristiche” in cui non solo si celebra e si adora l’Eucaristia, ma dove l’Eucaristia
diviene il modello della vita della Casa, della carità vissuta, delle relazioni, dell’accoglienza, ecc.
3. 2) La CdC come Famiglia delle Famiglie della Parrocchia è “Fermento di ricostruzione
comunitaria” e diviene un modello di vita eucaristica delle Famiglie e della Parrocchia stessa, che
spesso faticano a trovare la loro dimensione comunionale.
3. 3) Questa visione di Chiesa Eucaristica vede nel Vescovo “che presiede la Carità” la fonte del suo
agire ministeriale, che associa a se i presbiteri, i quali esercitano il loro sacerdozio in piena comunione
con il loro Vescovo e per suo mandato. Possiamo affermare che la CdC essendo nata da un Parroco,
nella vita di una comunità Parrocchiale, in obbedienza e con l’approvazione dell’”Angelo della
Diocesi” è nella linea ministeriale/gerarchica?
4. Tre Mense.
4. 1) Don Mario riconosce che le tre Mense fanno parte della antica tradizione della Chiesa. Basti
leggere il sommario degli Atti degli Apostoli: “Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e
nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere. Un senso di timore era in tutti, e prodigi e
segni avvenivano per opera degli apostoli. Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in
comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di
ciascuno” (At. 2, 42-44). Perciò egli stesso ama definirsi un restauratore, o lo scriba saggio che sa
cavare dal tesoro della tradizione della Chiesa cose nuove e cose antiche.
Tuttavia gli dobbiamo riconoscere il merito di avere riproposto le Tre Mense alla attenzione delle
Comunità Cristiane attraverso il vissuto delle CdC e le sue tantissime riflessioni, scritti, omelie, ecc.
4. 2) L’unità delle tre Mense e la loro complementarietà, soprattutto dopo la “Deus Caritas est” di
Benedetto XVI°, non è una sorta di spiritualità per coloro che in un qualche modo gravitano attorno le
CdC, e per ciò stesso opinabile, ma diviene un stile o programma pastorale, un vissuto irrinunciabile
delle comunità cristiane.
5. D. Mario: Fondatore – Padre
5. 1) Nel corso del Capitolo Generale Straordinario del 2008 sono state abbozzate alcune domande
circa la paternità di don Mario, il suo essere definito Fondatore, ecc., senza approfondirle e quindi
senza alcuna definizione.
o Si può definire Fondatore delle CdC?
o Si può definire Padre delle CdC
o Si può definire Padre/Fondatore della Congregazione Mariana?
o Padre/Fondatore dei Consacrati?
o Allo stesso modo anche dei Rami laici?
5. 2) Negli scritti di don Mario non abbiamo trovato molto al riguardo, tuttavia in molte omelie,
interventi ai Consigli delle Sorelle, incontri, ecc ha rivendicato più volte con forza e chiarezza la sua
paternità verso le Carmelitane Minori e i Fratelli della Carità e di essere lui il riferimento ultimo ed
unico per quanto riguarda il Carisma della CMdCdC.
Possiamo affermarlo anche riguardo le CdC?
Lo Spirito Santo ci illumini rendendo docili i nostri cuori all’ascolto. Maria Santissima ci assista con la
sua materna protezione e don Mario dal cielo, con tutti i nostri cari che ci hanno preceduto intercedano
per noi tutti.
La benedizione del Signore sia con tutti voi.
Buon lavoro
Don Romano
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