UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BARI
VALUTAZIONE COMPARATIVA A N.1 POSTO DI PROFESSORE
ORDINARIO FACOLTA’ DI SCIENZE POLITICHE SETTORE
SCIENTIFICO DISCIPLINARE M05X BANDITO CON D.R. N. 7382 DEL 510-2000 PUBBLICATO NELLA G.U. DELLA REPUBBLICA IV SERIE
SPECIALE N. 81 DEL 17-10-2000
SECONDA RIUNIONE (Valutazione titoli e curricula dei candidati)
L’anno 2002, il giorno 09 del mese di settembre alle ore 10:00 presso l’Università
degli Studi di Bari, Dipartimento per lo Studio delle Società mediterranee, si è riunita
la Commissione giudicatrice della procedura di valutazione comparativa come sopra
indicata, nominata con decreto rettorale n. 7382 del5-10-2000, pubblicato nella G.U.IV Serie Speciale n. 81 del17-10-2000, per procedere alla valutazione dei titoli e dei
curricula complessivi dei candidati.
Risultano presenti i seguenti commissari:
-Prof. Matilde CALLARI GALLI - Presidente
-Prof. Antonio MARAZZI - Segretario
-Prof. Antonino BUTTITTA - Componente
-Prof. Silvana MICELI - Componente
-Prof. Amalia SIGNORELLI - Componente
La Commissione prende atto della rinuncia alla presente valutazione dei candidati:
- CAVALCANTI Ottavio;
- FALDINI Luisa;
- MONDARDINI Gabriella;
- VIAZZO Piero Paolo, così come da elenco ufficialmente trasmesso dagli
Uffici competenti;
La Commissione prende atto altresì delle rinunce pervenute in data odierna da
parte dei proff. NIOLA Marino e TETI Vito.
La Commissione procede all’apertura dei plichi trasmessi dal Settore preposto
contenente i titoli, le pubblicazioni ed i curricula presentati dai candidati.
Indi la Commissione, tenendo presente i criteri di massima già stabiliti nella
precedente riunione del giorno 27 maggio 2002 procede all’inizio della valutazione
degli stessi.
Dopodiché, il Presidente invita ogni componente a formulare il giudizio individuale
nonché quello collegiale della Commissione nei riguardi di ciascun candidato.
Avendo valutato i titoli del candidato APOLITO Paolo, come da allegato n. 1 che fa
parte integrante del presente verbale, la Commissione chiude i lavori decidendo di
aggiornarsi alle ore 09:00 del 10 settembre 2002.
La seduta è tolta alle ore 19:15.
Letto, approvato e sottoscritto.
La Commissione:
-Prof. Matilde CALLARI GALLI – Presidente
___________________________
-Prof. Antonio MARAZZI – Segretario
___________________________
-Prof. Antonino BUTTITTA – Componente
___________________________
-Prof. Silvana MICELI – Componente
___________________________
-Prof. Amalia SIGNORELLI – Componente
___________________________
ALLEGATO AL VERBALE DELLA SECONDA RIUNIONE DEL 09/09/2002
ALL. 1
PROF. APOLITO Paolo
Giudizio espresso dal Prof. Antonino BUTTITTA
Il candidato si presenta con una attività didattica continuata nel tempo, la partecipazione attiva a
numerosi convegni, il coordinamento di numerose ricerche, una produzione scientifica non estesa
ma qualitativamente significativa. Suo ambito privilegiato di studio è la sociologia religiosa, come
testimoniato da Dice che hanno visto la Madonna, Il Cielo in Terra, Il tramonto del totem. Si tratta
di lavori che non mancano di pregio, soprattutto per quanto si attiene alla percezione dei
meccanismi sociopsicologici che sostengono i comportamenti individuali e sociali nei loro rapporti
con il sacro. Pur essendo altra la prospettiva di osservazione e di analisi dei fenomeni studiati,
appare probabile che una approfondita conoscenza della letteratura storico religiosa relativa,
avrebbe potuto giovare a una loro più articolata comprensione. Questo fatto tuttavia non indebolisce
il livello qualitativamente apprezzabile della produzione scientifica del candidato, rendendolo
meritevole di considerazione ai fini del presente concorso.
Giudizio espresso dal Prof. Matilde CALLARI GALLI
Il curriculum e le pubblicazioni presentate dal candidato testimoniano il suo impegno svoltosi con
continuità da molti anni come ricercatore, come docente universitario e come organizzatore di studi
e attività collegate agli ambiti di interesse delle discipline demoetnoantropologiche.
L’abbondante produzione scientifica del candidato – sette volumi e ventitre saggi di diversa
ampiezza - si muove su numerosi filoni fra i quali vanno ricordati, per il rilievo che assumono nello
svolgimento della sua attività di ricerca, la religiosità popolare nelle sue articolazioni con i processi
di ufficialità del culto e con i mutamenti propri della contemporaneità e la riflessione su rilevanti
aspetti teorici e metodologici delle discipline demoetnoantropologiche.
I volumi sono stati pubblicati in ambiti editoriali di noto rilievo, i saggi su riviste scientifiche
affermate, un volume è stato tradotto in lingua inglese.
In generale la produzione si caratterizza per la sua pertinenza rispetto al settore scientifico
disciplinare per il quale è bandita la procedura di valutazione, per un buon livello di originalità nei
temi prescelti e nel generale impianto di ricerca e per interessanti riflessioni su significativi terreni
della problematica antropologica contemporanea. Talvolta si nota una certa propensione a
focalizzare l’attenzione solo su settori particolari degli studi antropologici esitando ad allargare il
dialogo con autori e correnti di maggior respiro problematico.
Sulla base di quanto emerge dalla documentazione fornita e dalla valutazione della produzione
scientifica nel suo complesso ritengo che il candidato debba essere preso in considerazione ai fini
della conclusione della valutazione comparativa.
Giudizio espresso dal Prof. Antonio MARAZZI
Ha svolto costante attività didattica da un trentennio, nell’ambito di Storia delle tradizioni popolari
e di Antropologia culturale, e quale Direttore dei Corsi di perfezionamento su “Osservazione
partecipante, formazione culturale e educazione permanente” nell’Università di Salerno.
Parallelamente, ha compiuto una serie coerente di ricerche sul campo sui fenomeni religiosi, in
particolare sulle apparizioni mariane e sulle figure di maghi nell’Italia meridionale, con metodo
innovativo e opportunamente messo a punto e con una vivace presentazione dei casi studiati, nelle
sue numerose pubblicazioni.
In particolare, si segnala la sua ricerca a Oliveto Citra, pubblicata in Dice che hanno visto la
Madonna, dove ha compiuto una attenta analisi linguistica e visiva di apparizioni mariane,
mettendo in risalto gli slittamenti semantici nelle testimonianze orali e nel “veder-vedere”; e il testo
Il cielo in terra: costruzioni simboliche di un’apparizione mariana (tradotto anche in inglese), che
si segnala per una analisi multidimensionale del fenomeno e l’ermeneutica condotta delle
apparizioni; mentre l’ultimo lavoro, qui presentato in via di pubblicazione (Internet e la Madonna)
si dimostra più fragile, ancorchè sostenuto da una brillante presentazione.
Mentre la costanza di tale impegno è meritevole di venire segnalata, si coglie un limite nella
focalizzazione monotematica dei suoi interessi nell’ambito dello studio dei fenomeni religiosi e
della cultura meridionale in generale.
Giudizio espresso dal Prof. Silvana MICELI
La produzione scientifica del candidato testimonia un percorso di ricerca continuativo e coerente
dove alcune fenomenologie e tematiche di suo centrale interesse (credenze e pratiche magicoreligiose, comportamenti rituali e festivi) vengono esplorate secondo direzioni di indagine e
prospettive di analisi man mano meglio precisate e aggiornate. Ciò grazie anche ad una accorta
attenzione alle questioni dibattute dall’antropologia contemporanea su piano internazionale nonché,
più specificamente, nazionale (si vedano le numerose partecipazioni a convegni e seminari, i
recensimenti delle “uscite” antropologiche su «L’informazione bibliografica», l’edizione a sua cura
del volume Sguardi e modelli. Saggi italiani di antropologia).
Lungo l’iter della ricerca del candidato si osserva una sorta di progressiva inversione del vettore
d’attenzione secondo cui sono indagate le sue tematiche. Se in un primo tempo si tratta di osservare
fenomenologie popolari di cui studiare, pur nel mutare dei contesti storico-sociali e malgrado le
correlate riplasmazioni, il fondo di permanenza e di arcaicità, in un secondo tempo si tratta di
riconoscere in esse, malgrado certe persistenze e arcaicità, la centralità delle trasformazioni e le
radicali
rifunzionalizzazioni,
sino
a
interrogarsi
sull’opportunità
di
riconfigurare
le
concettualizzazioni attraverso le quali oggi indagarle e a mettere in discussione la logica sottesa alle
tipologie e alle categorizzazioni tradizionali (Lettere al mago; Il tramonto del totem).
L’ultima fase della sua produzione è in massima parte dedicata a un complesso di ricerche che,
muovendo dall’analisi di un caso particolare, le apparizioni della Madonna ad Oliveto Citra in
provincia di Salerno, si allarga allo studio della fenomenologia visionaria nel contesto
contemporaneo, coi mass media e Internet a configurare inedite modalità di costruzione testuale
oltre che promesse di nuove folklorizzazioni coi loro giganteschi cortili mediatici. Nella trilogia
dedicata a questa tematica il primo volume, Dice che hanno visto la Madonna, studia il caso di
Oliveto Citra dal punto di vista del progressivo passaggio dall’affermazione soggettiva della visione
alla produzione collettiva dell’evento-apparizione attraverso la circolazione della parola che ne dice
e ne narra; il secondo, Il cielo in terra, indaga il tessuto simbolico, di composita provenienza, di cui
si sostanzia quella che è ormai la “realtà” dell’apparizione; il terzo, Internet e la Madonna, studia
“la rete” come contesto di oggettivazione peculiare del visionarismo cattolico contemporaneo.
La produzione presentata da Apolito attesta originalità di contributi e lascia avvertire l’impegno e la
costante dedizione del candidato non solo alla pratica di ricerca – i suoi lavori si giovano di accurate
rilevazioni etnografiche nell’Italia meridionale e soprattutto in Campania – ma anche al
ripensamento dell’antropologia, soprattutto con riferimento ai problemi della sua possibile utilità
sociale nel mondo d’oggi. Il giudizio è nel complesso positivo.
Giudizio espresso dal Prof. Amalia SIGNORELLI
Il percorso scientifico del candidato si è svolto prevalentemente nell’ambito degli studi sulla
religiosità popolare. Agli inizi tanto la sua ricerca sul campo quanto i referenti teorici del suo lavoro
lo orientano a privilegiare il recupero e l’analisi delle forme arcaiche della religiosità popolare, nel
quadro di un progetto per la costituzione presso l’Università di Salerno, di un archivio delle forme
della cultura popolare in Campania. Questa fase del lavoro del candidato ha prodotto due volumi
(nn.1 e 2), che, pur nei loro evidenti caratteri di prime prove, documentano già buone capacità
etnografiche e presentano qualche spunto di riflessione interessante.
Con il volume Dice che hanno visto la Madonna del 1990, Apolito mostra di aver raggiunto una
compiuta maturità di studioso e di ricercatore. Nel libro egli infatti si mostra in grado di fondare un
impegnativo, metodologicamente complesso e originale lavoro etnografico su un apparato teorico
altrettanto originalmente costruito da lui stesso, utilizzando diversi, ma fruttuosamente integrabili
apporti di correnti di pensiero, oltre tutto poco frequentate nell’ambito dell’antropologia italiana.
La monografia di Apolito è in definitiva l’originale e riuscito esempio di studio di un caso di
costruzione sociale della realtà.
Nei lavori successivi (V. soprattutto i nn. 4 e 7) la prospettiva di ricerca del candidato si amplia, sia
dal punto di vista geografico, arrivando a includere ai fini di un confronto comparativo, un’ampia
casistica di apparizioni mariane, sia nella scelta di temi di ricerca che riflettono la complessità di un
mondo nel quale il fenomeno locale delle credenze, popolari e non, si inserisce nella dimensione
globale attraverso la mediazione delle tecnologie più sofisticate.
Fa parte del profilo di Apolito anche la sua intensa e continuativa attività, oltre che di docente, di
organizzatore di cultura, della quale resta autorevole testimonianza il volume da lui curato
Antropologia italiana. Sguardi e modelli.
In definitiva può affermarsi di Paolo Apolito che è uno studioso con caratteristiche di maturità e
originalità consolidate.
Giudizio collegiale della Commissione:
Il candidato ha svolto una lunga attività di insegnamento universitario ed è dal 1982 professore
associato di Antropologia Culturale nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Salerno; è
inoltre direttore di un corso di perfezionamento presso lo stesso Ateneo; ha coordinato gruppi di
ricerca operanti sul territorio nazionale; è membro di associazioni scientifiche ed è stato segretario
generale della AISEA per due mandati.
Ha collaborato con numerosi centri di ricerca, ha organizzato convegni ed ha realizzato iniziative
culturali anche con centri stranieri; attiva la sua partecipazione a seminari ed a congressi nazionali
ed internazionali.
Il curriculum testimonia un impegno didattico continuativo e un’intensa attività di ricerca e
organizzativa. La produzione scientifica è prevalentemente orientata allo studio dei fenomeni
religiosi, segnatamente dei culti mariani , e include altresì analisi e riflessioni sulla problematica
teorica delle discipline DEA.
Gli esiti si fanno apprezzare positivamente per la novità dell’approccio e la puntualità delle
indagini.
Si
rilevano
tuttavia
alcune
carenze
sotto
il
profilo
storico-critico.
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BARI
VALUTAZIONE COMPARATIVA A N.1 POSTO DI PROFESSORE
ORDINARIO FACOLTA’ DI SCIENZE POLITICHE SETTORE
SCIENTIFICO DISCIPLINARE M05X BANDITO CON D.R. N. 7382 DEL 510-2000 PUBBLICATO NELLA G.U. DELLA REPUBBLICA IV SERIE
SPECIALE N. 81 DEL 17-10-2000
TERZA RIUNIONE (Valutazione titoli e curricula dei candidati)
L’anno 2002, il giorno 10 del mese di settembre alle ore 09:00 presso l’Università
degli Studi di Bari, Dipartimento per lo Studio delle Società mediterranee, si è riunita
la Commissione giudicatrice della procedura di valutazione comparativa come sopra
indicata, nominata con decreto rettorale n. 7382 del 5-10-2000, pubblicato nella
G.U.-IV Serie Speciale n. 81 del17-10-2000, per procedere alla valutazione dei titoli
e dei curricula complessivi dei candidati.
Risultano presenti i seguenti commissari:
-Prof. Matilde CALLARI GALLI - Presidente
-Prof. Antonio MARAZZI - Segretario
-Prof. Antonino BUTTITTA - Componente
-Prof. Silvana MICELI - Componente
-Prof. Amalia SIGNORELLI - Componente
La Commissione prende atto della rinuncia alla presente valutazione della prof.
SATTA Maria Margherita giusta comunicazione pervenuta in data odierna.
La Commissione prosegue i lavori con la valutazione dei titoli, le pubblicazioni ed i
curricula presentati dai candidati.
Dopodiché, il Presidente invita ogni componente a formulare il giudizio individuale
nonché quello collegiale della Commissione nei riguardi di ciascun candidato.
Avendo valutato i titoli dei candidati BARTOLI Paolo e DE SANCTIS
RICCIARDONE Paola, come da allegati nn. 1 e 2 che fanno parte integrante del
presente verbale, la Commissione chiude i lavori decidendo di aggiornarsi alle ore
09:00 del 11 settembre 2002.
La seduta è tolta alle ore 19:00.
Letto, approvato e sottoscritto.
La Commissione:
-Prof. Matilde CALLARI GALLI – Presidente
___________________________
-Prof. Antonio MARAZZI – Segretario
___________________________
-Prof. Antonino BUTTITTA – Componente
___________________________
-Prof. Silvana MICELI – Componente
___________________________
-Prof. Amalia SIGNORELLI – Componente
___________________________
ALLEGATO AL VERBALE DELLA TERZA RIUNIONE DEL 10/09/2002
ALL. 1
PROF. BARTOLI Paolo
Giudizio espresso dal Prof. Antonino BUTTITTA
La produzione scientifica presentata dal candidato riguarda soprattutto l’ambito che prende nome di
antropologia della medicina. Non mancano però saggi concernenti altre tematiche come: La
organizzazione del consenso nel regime fascista: l’Opera Nazionale Balilla (ONB) come istituzione
di controllo sociale; Nuove generazioni ed esperienze del tempo: alcune note antropologiche. I
lavori del primo tipo, tra i quali si segnalano: Farmaci e sacramenti. Organizzazione sanitaria e
parroci di campagna nella seconda metà dell’ottocento; La medicina popolare in Umbria dalla fine
dell’800 ad oggi: permanenze e trasformazioni; “Non fissare il cielo stellato”; Le verruche nella
medicina popolare in Italia, in Francia e Quèbec, danno testimonianza di uno studioso capace di un
discorso piano e criticamente avvertito.
La personalità scientifica del candidato è particolarmente attestata dal volume: Il condizionamento
sociale. Socializzazione inculturazione e controllo primario. Diversi gli spunti contenuti nell’opera
che risultano di particolare pregnanza ed interesse, anche quando non del tutto persuasivi. Nel
complesso si tratta di un candidato meritevole di considerazione ai fini del concorso.
Giudizio espresso dal Prof. Matilde CALLARI GALLI
La documentazione e le pubblicazioni presentate testimoniano un lunga attività di insegnamento e
di ricerca, un’assidua partecipazione a conferenze e colloqui nazionali ed internazionali del tutto
attinenti agli ambiti delle discipline demoetnoantroplogiche.
Le pubblicazioni presentate - quattro volumi, - uno dei quali scritto a più mani non può essere
valutato in quanto non c’è l’indicazione dello specifico contributo del candidato - e numerosi saggi
di diversa ampiezza pubblicati in collettanee e in riviste italiane e straniere, dimostrano i suoi
svariati interessi tra i quali vanno ricordati gli ambiti dell’antropologia medica, dell’antropologia
dell’educazione, della ricerca folclorica.
I contributi presentano livelli di impostazione teorica e di impianto metodologico differenziati:
mentre alcuni dimostrano buone letture e capacità di una presentazione organica dei materiali presi
in esame, altri si limitano ad accennare le problematiche prescelte spesso senza documentare
sufficientemente ipotesi ed interpretazioni.
Manca un lavoro che presenti con ampiezza e profondità il livello di maturità scientifica raggiunto
dal candidato.
Giudizio espresso dal Prof. Antonio MARAZZI
Ricercatore dal 1981, quindi professore associato dal 1995 presso l’Università di Perugia, ha svolto
attività didattica anche nell’ambito dei corsi di educazione sanitaria presso le ULSS.
In ambito prevalentemente regionale umbro, ha compiuto attività di ricerca su temi afferenti “salute
e malattia” e “disagio giovanile”. Quest’ultimo tema è stato affrontato, come si evince dal saggio
Giovani del silenzio: disagio giovanile a S. Giustino, a partire da una disamina della “vita
quotidiana”, mettendo in risalto la discordanza di atteggiamenti e giudizi tra popolazione giovanile
e adulta.
Ha inoltre collaborato ad un progetto di ricerca interdisciplinare in Messico, che non trova tuttavia
riscontro in alcuna delle pubblicazioni presentate.
Una indagine affrontata in ambito locale con cenni alla sua contestualizzazione in Europa è stata
quella del “firewalking”, come si evince da due delle pubblicazioni presentate.
Viene presentato anche un testo descrittivo sulle “superstizioni” (Tocca Ferro).
Un paio di articoli fanno riferimento a quelli che sembrano essere gli interessi principali del
candidato, legati alla salute fisica e mentale.
Il lavoro più consistente tra quelli presentati è comunque il volume Il condizionamento sociale,
trattazione ricca anche se non sistematica né esaustiva delle dinamiche di inculturazione, a metà tra
il saggio e il manuale.
In complesso, la produzione riflette una attività di studio e ricerca frammentaria e poco
approfondita.
Giudizio espresso dal Prof. Silvana MICELI
Il candidato presenta una produzione saggistica esigua, in parte consistente di lavori in
collaborazione, e tre volumi interamente a suo nome.
Le tematiche affrontate nella saggistica sono varie: antropologia medica e medicina popolare,
problemi di cultura giovanile nel contesto contemporaneo, tecniche del corpo etc. Si tratta (per la
sua parte) di lavori assai brevi e di non rilevante spessore critico; quantitativamente più consistente
l’indagine sul firewalking come tecnica del corpo, con notazioni su un suo personale
coinvolgimento nell’esperienza del camminamento sulle braci ardenti durante una ricerca in
Umbria, e qualche interessante riferimento a Turner per quanto riguarda la possibile interpretazione
antropologica del fenomeno.
I volumi presentati riguardano: le “cosiddette superstizioni” (Tocca Ferro, prevalentemente
descrittivo); gli esiti di una sua ricerca in Umbria (San Giustino) sulle rappresentazioni del “disagio
giovanile” fra gli adulti e fra i giovani (Giovani del silenzio); i processi di socializzazione e
inculturazione (Il condizionamento sociale). Quest’ultimo lavoro, il più consistente e impegnativo, è
una presentazione in chiave storica e sistematica delle problematiche relative ai processi di
socializzazione e inculturazione e si giova di buoni riferimenti alla letteratura relativa
all’argomento.
La produzione nel suo complesso attesta le attitudini alla ricerca del candidato e le sue significative
competenze sulla tematica della socializzazione. Essa tuttavia è insufficiente a raccomandarlo per i
fini concorsuali.
Giudizio espresso dal Prof. Amalia SIGNORELLI
Dei 21 titoli presentati dal candidato, alcuni non portano indicazioni sulle parti di cui egli è autore e
pertanto non possono essere presi in considerazione. Dalla restante produzione di Bartoli emerge il
profilo di uno studioso che, da un iniziale interesse teorico per la socializzazione e l’inculturazione,
si è poi orientato verso un’antropologia applicata alla formazione degli operatori sia in ambito
scolastico che, soprattutto in ambito sanitario. E si può osservare che il percorso non manca di una
sua logica interna. Il lavoro del 1981 Il condizionamento sociale dedicato appunto alla
socializzazione e all’inculturazione è una utile rassegna della letteratura socioantropologica
pertinente, ben impostata e ben scritta.
I lavori successivi sono meno consistenti e talvolta ripetitivi. Il migliore sembra essere un articolo di
40 pagine sul firewalking (v.n.20), dove collegamento tra materiale di campo e quadro teorico di
riferimento è più puntuale di quello presente nelle altre due brevi monografie presentate (n.14 e 17)
La prima, Giovani del silenzio presenta una sorta di imposizione del problema in esame (il disagio
giovanile) su un’area di ricerca che non sembra essere particolarmente significativa al riguardo;
nella seconda è totalmente disattesa la promessa contenuta nel sottotitolo, di una discussione dei
dati a livello di “interpretazione di cultura”; laddove invece si tratta di una mera schedatura delle
“superstizioni”, ancorché diligente e corredata da indicazioni bibliografiche, utili almeno per la
didattica.
Giudizio collegiale della Commissione:
Il candidato dall’anno accademico 1981-’82 è stato ricercatore confermato presso l’Università di
Perugia e dal 1985 è professore associato di Antropologia Culturale nella Facoltà di Lettere e
Filosofia dello stesso Ateneo; ha svolto attività didattiche in altre università italiane e straniere; ha
coordinato numerosi gruppi di lavoro ed intensa è stata la sua partecipazione a convegni nazionali
ed internazionali, a corsi di formazione con lezioni e conferenze. Ha collaborato con svariati gruppi
di ricerca anche stranieri, a volte con il ruolo di coordinatore. E’ membro del consiglio direttivo
della Società Italiana di Antropologia Medica e del comitato di redazione di “AM. Rivista della
Società Italiana di Antropologia Medica”.
Il curriculum attesta un lungo impegno didattico soprattutto nel campo dell’antropologia medica. Le
pubblicazioni presentate, in parte attinenti a questo stesso ambito, in parte all’antropologia
dell’educazione e agli studi di folklore, dimostrano varietà di interessi e continuità di impegno, non
supportate, tuttavia, da adeguato spessore teorico e metodologico.
ALLEGATO AL VERBALE DELLA TERZA RIUNIONE DEL 10/09/2002
ALL. 2
PROF. DE SANCTIS RICCIARDONE Paola
Giudizio espresso dal Prof. Antonino BUTTITTA
Gli interessi scientifici della candidata, sempre sostenuti da buona informazione e da chiarezza
espositiva, si mostrano attenti sia alla ricerca sul terreno, sia alla riflessione su alcuni aspetti della
ricerca demologica, sia all’analisi puntuale di pratiche ludiche, avendo acuta percezione del loro
valore anche rituale. Per il primo aspetto si segnala la Madonna e l’aratro, uno studio di una festa
popolare, che tiene anche conto di taluni elementi di cultura materiale; per il secondo è significativo
il saggio: L’Italia di Caterina; per l’ultimo si impongono sia lo scritto: La “Smorfia” nell’ottocento
italiano: tradizione scritta tradizione orale, sia il volume Antropologia e gioco. Gli interessi non
accademici della candidata sono anche testimoniati dalle sue originali riflessioni su fenomeni quali
la “Lega”.
Nel complesso la personalità scientifica della candidata si connota per vivacità intellettuale ed esiti
scientifici apprezzabili, tali da renderla meritevole di considerazione ai fini del presente concorso.
Giudizio espresso dal Prof. Matilde CALLARI GALLI
La produzione che la candidata presenta per questa prova di valutazione comparativa si articola in
alcuni volumi, in saggi di ampiezza diversa – alcuni dei quali costituiscono materiali per i volumi -,
raccolte antologiche, voci di enciclopedia, curatele.
I suoi interessi possono essere distinti in alcuni ambiti principali: alcune pubblicazioni si
rapportono maggiormente agli studi demologici, altre alle analisi demologiche ed antropologiche
del gioco, altre ancora si collegano più direttamente all’analisi critica degli studi antropologici.
Nel primo ambito degni di menzione sono la ricostruzione degli interessi e degli studi demologici di
Caterina Pigorini-Beri e la presentazione dei risultati di una ricerca sulla festa della Madonna del
Monte di Marta. Il primo studio che presenta una ricostruzione del clima intellettuale italiano nel
passaggio dal XIX al XX secolo ha un tono celebrativo e i dati, pur offrendo spunti teorici originali,
sono mantenuti piu’ ad un livello di descrizione che di analisi critica, Il secondo studio si
caratterizza per una base documentaria accuratamente raccolta ed analizzata anche se sarebbe stato
opportuno soffermarsi con maggiore precisione sulle analisi demologiche e antropologiche dei
mutamenti culturali che hanno investito il mondo delle celebrazioni religiose e delle feste popolari.
L’ideazione dei saggi e dei volumi del secondo ambito nonostante che sia sorretta da un’ampia
lettura della produzione demoetnoantropologica sul gioco presenta alcune esitazioni e i livelli
dell’analisi critica e dell’interpretazione a volte si mescolano a danno della chiarezza e della
precisione critica. In questo ambito è interessante l’ideazione dell’antologia Il potere del debole.
Dal gioco al sapere, con il suo gioco di analisi critiche riflesse.
Il terzo ambito testimonia la pluralità degli interessi della candidata anche se la presentazione
critica degli studi antropologici meriterebbe maggiori approfondimenti e giudizi più circostanziati.
La produzione della candidata denota un’attitudine alla ricerca sul campo evidente soprattutto nei
lavori dei primi anni e un interesse verso l’analisi critica che si è andato accentuando con il passar
degli anni. In essa si colgono alcune discontinuità, un notevole livello di meccanicismo nelle
argomentazioni, un notevole grado di asprezza nelle valutazioni e nei giudizi.
La sua attività didattica e scientifica per quanto emerge dalla documentazione fornita è congruente
con il settore scientifico-disciplinare per il quale è bandita la procedura di valutazione.
Giudizio espresso dal Prof. Antonio MARAZZI
Ha svolto costante attività didattica negli insegnamenti di Antropologia culturale e di Storia della
cultura materiale nelle università di Roma La Sapienza, della Calabria e dell’Istituto Orientale di
Napoli.
Quanto agli interessi su cui è andata focalizzandosi l’attività di ricerca, sul campo e di
documentazione storico-letteraria, può riconoscersi un passaggio da un tema classico della
demologia, quello delle feste – ben rappresentato dal volume La Madonna e l’aratro, frutto di una
approfondita ricerca a Monte a Marta nel Viterbese, con una interessante descrizione etnografica e
documentazione storica della Barabbata – a quello del gioco e delle sue rappresentazioni sociali.
Anche qui la sua area di indagine è il territorio e la cultura dell’Italia centro-meridionale. In questo
filone si segnalano la presentazione a carattere eminentemente storico-letterario del Libro dei Sogni
per il gioco del lotto e il saggio Antropologia e gioco.
Sempre sul tema del gioco viene inoltre presentato un volume a cura della candidata. Si possono
infine menzionare gli scritti sparsi raccolti in Nemici immaginari in cui, oltre a ritrovare i temi
dell’attività ludica, si mostra l’interesse per la storia dei musei e del collezionismo.
Ma nell’insieme, l’impianto teorico di ricerca della candidata appare ancora limitato e carente di
una opportuna contestualizzazione culturale.
Giudizio espresso dal Prof. Silvana MICELI
La gran parte della produzione presentata dalla candidata esplora la tematica del gioco, e giocoso e
arguto è lo stile con cui sono redatti i suoi lavori, anche quelli minori, dove è mostrata buona
capacità di osservazione di fenomenologie culturali contemporanee (si vedano per esempio gli
articoli sui nuovi collezionismi e sulla museificazione dell’effimero). Dei tre lavori più impegnativi
presentati solo il primo, il più antico in ordine di tempo, si occupa di un argomento diverso dal
gioco: è il volume La Madonna e l’aratro, integralmente dedicato a una festa, la Barabbata di
Marta, studiata in chiave storico-documentaria nonché direttamente osservata sul campo, e quindi
presentata nel suo contesto attuale e commentata secondo una personale lettura. Gli altri due lavori
maggiori incrociano la tematica del gioco col gusto per le ricerche storico-documentarie e per la
storia degli studi. Il tipografo celeste esamina, con impianto storiografico e di storia del costume, la
cultura del gioco del lotto nell’Italia dell’Ottocento, attingendo a fonti letterarie e, in particolare,
demologiche. L’altro volume infine, Antropologia e gioco, è una vera e propria esplorazione di
impianto storico e sistematico, condotta sub specie ludi, dell’universo antropologico: cultura e
riflessioni su di essa. La produzione presentata nel suo complesso, pur nella sua prevalente
monotematicità, dimostra competenze articolate e aggiornate, e intelligenza nei modi di trattazione
degli argomenti. Diseguale l’approfondimento: qualche volta l’effervescenza dello stile copre
ingenuità e approssimazioni storico-critiche, e l’intento ricognitivo finisce per prevalere
sull’impegno a un ripensamento originale.
Giudizio espresso dal Prof. Amalia SIGNORELLI
La produzione della candidata risulta pertinente all’area concorsuale disciplinare e si svolge senza
soluzioni di continuità negli ultimi venti anni.
Il primo lavoro consistente è La madonna e l’aratro, una monografia dedicata ad una festa mariana
dell’alto Lazio. Tanto l’etnografia quanto l’interpretazione della festa si apprezzano per la loro
diligente puntualità.
I lavori successivi sono , in buona sostanza, studi di storia degli studi, che la De Santis rivisita
seguendo fili tematici, piuttosto che i più usuali percorsi cronologici.
Il primo e il più, approfondito dei temi affrontati è quello del giuoco del lotto, al quale la candidata
ha dedicato vari lavori. Ne Il tipografo celeste questi “esercizi” di lettura critica di testi sul giuoco
del lotto, non sono limitati ai demologi che se ne sono occupati, ma sono estesi a romanzieri e ad
altri autori con un positivo arricchimento della prospettiva.
Un impianto analogo ha il libro su giuoco e antropologia (1994), mentre il lavoro dedicato a
Caterina Pigorini Beri , la voce “Giuseppe Pitré” redatta per l’International Journal of
Anthropologists , la recensione del Diario di Malinowski e la recente nota all’edizione italiana
dell’antologia di Borofsky mostrano la consueta diligenza dell’A.
Un rinnovato interesse per gli esercizi di lettura è testimoniato dal lavoro Nemici immaginari, dove
vengono rivisitate celebri querelles antropologiche.
L’interesse della candidata per la museografia, già testimoniato da precedenti contributi non troppo
impegnativi, sembra aver trovato recentemente un campo di approfondimenti piuttosto inusuale, ma
indubbiamente interessante nella cosiddetta museografia dell’inessenziale.
Studiosa apprezzabile per l’impegno, la continuità e una certa articolazione dei temi, la De Santis
non ha tuttavia ancora prodotto un lavoro in cui la robustezza e l’originalità dei risultati siano
all’altezza degli obbiettivi che ella stessa si prefigge.
Giudizio collegiale della Commissione:
La candidata ha fruito dal 1975 di un contratto di ricerca presso il Dipartimento di Studi
Glottoantropologici dell’Università “La Sapienza” di Roma; dal 1980 è stata ricercatore confermato
presso lo stesso dipartimento; dal 1994 è professore associato di Storia della Cultura materiale
presso l’università della Calabria. Dal 1971 ha svolto con continuità attività didattica presso diverse
università italiane, ha partecipato, anche come coordinatrice ad alcuni gruppi di ricerca in Italia ed
all’estero. Numerosi i suoi viaggi di studio e di ricerca pressi istituzioni straniere. Si è dedicata alla
produzione di CD-Rom e di video ai fini di studio e di didattica. E’ membro di associazioni
scientifiche anche straniere ed ha partecipato a convegni nazionali ed internazionali.
Il curriculum evidenzia la sua attività didattica e l’impegno di ricerca esercitato in diversi ambiti.
Le tematiche di cui si è occupata comprendono ritualità mariane; cultura materiale in ambito
contadino; comportamenti ludici; analisi storico-critiche nell’ambito delle discipline DEA.
I risultati sono qualitativamente apprezzabili pur mancando, in alcuni casi, dei necessari
approfondimenti.
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BARI
VALUTAZIONE COMPARATIVA A N.1 POSTO DI PROFESSORE
ORDINARIO FACOLTA’ DI SCIENZE POLITICHE SETTORE
SCIENTIFICO DISCIPLINARE M05X BANDITO CON D.R. N. 7382 DEL 510-2000 PUBBLICATO NELLA G.U. DELLA REPUBBLICA IV SERIE
SPECIALE N. 81 DEL 17-10-2000
QUARTA RIUNIONE (Valutazione titoli e curricula dei candidati)
L’anno 2002, il giorno 11 del mese di settembre alle ore 09:00 presso l’Università
degli Studi di Bari, Dipartimento per lo Studio delle Società mediterranee, si è riunita
la Commissione giudicatrice della procedura di valutazione comparativa come sopra
indicata, nominata con decreto rettorale n. 7382 del 5-10-2000, pubblicato nella
G.U.-IV Serie Speciale n. 81 del17-10-2000, per procedere alla valutazione dei titoli
e dei curricula complessivi dei candidati.
Risultano presenti i seguenti commissari:
-Prof. Matilde CALLARI GALLI - Presidente
-Prof. Antonio MARAZZI - Segretario
-Prof. Antonino BUTTITTA - Componente
-Prof. Silvana MICELI - Componente
-Prof. Amalia SIGNORELLI - Componente
La Commissione prosegue i lavori con la valutazione dei titoli, le pubblicazioni ed i
curricula presentati dai candidati.
Dopodiché, il Presidente invita ogni componente a formulare il giudizio individuale
nonché quello collegiale della Commissione nei riguardi di ciascun candidato.
Avendo valutato i titoli dei candidati GRIMALDI Piercarlo, LOSPINOSO
Mariannita, PALMERI Paolo, PITTO Cesare e PUCCINI Sandra, come da allegati
nn. 1, 2, 3, 4 e 5 che fanno parte integrante del presente verbale, la Commissione
chiude i lavori decidendo di aggiornarsi alle ore 09:00 del 12 settembre 2002.
La seduta è tolta alle ore 19:15.
Letto, approvato e sottoscritto.
La Commissione:
-Prof. Matilde CALLARI GALLI – Presidente
___________________________
-Prof. Antonio MARAZZI – Segretario
___________________________
-Prof. Antonino BUTTITTA – Componente
___________________________
-Prof. Silvana MICELI – Componente
___________________________
-Prof. Amalia SIGNORELLI – Componente
___________________________
ALLEGATO AL VERBALE DELLA QUARTA RIUNIONE DEL 11/09/2002
ALL. 1
PROF. GRIMALDI Piercarlo
Giudizio espresso dal Prof. Antonino BUTTIT
cientifica del candidato, pur ricca di interessi molteplici, relativi a tematiche
varie, dalla demologia alla letteratura, dalla museografia all’antropologia visuale, assunta nel suo
complesso si segnala per la coerenza e la lucidità della prospettiva dalla quale i singoli temi sono
osservati e analizzati. Si impone in termini fortemente positivi nella scrittura di Grimaldi la
convinta e partecipata adesione assiologica e affettiva alle realtà relativamente alle quali nel corso
degli anni si sono venuti a produrre e esitare i suoi interessi scientifici. A documentare la qualità e
lo spessore intellettuale di Grimaldi, rispetto al complesso delle sue ricerche e delle sue attività,
sono sufficienti: Il calendario rituale contadino e la realizzazione della “Casa museo di Nuto”. Nel
primo si fa valere nella sua pienezza e produttività esegetica la prospettiva teoricometodologica
tendente a cogliere la interrelazione tra dimensione della prassi e sua proiezione simbolica. Difatto,
dall’analisi emerge con chiarezza il senso del corso festivo dell’anno, quale scansione formalizzata
e simbolicamente esibita del rapporto indissociabile tra cicli stagionali e lavoro contadino,
risultando in tale modo tra l’altro denunciato il carattere ideologico della tradizionale
contrapposizione: natura vs cultura. La “Casa museo di Nuto”, di particolare valore anche per
intendere il mondo di Cesare Pavese, rimarca positivamente l’attività organizzativa di Grimaldi,
supportata da vari scritti anche nel settore della museografia etnoantropologica.
E’ pure eloquente per cogliere l’intero perimetro dell’impegno scientifico del candidato, non
limitato ad un’area strettamente locale la sua produzione nel settore dell’antropologia visuale.
Ninetta. Il canto della memoria, oltre a documentare i suoi interessi anche in ambiti diversi da quelli
della ritualità contadina, è una chiave per entrare non solo nel mondo di una donna del popolo, ma
anche in quello di Grimaldi stesso, sempre connotato da un interesse non accademico per gli uomini
da lui studiati.
Lungo l’arco di un trentennio l’attività scientifica e didattica del candidato si distende con
sistematicità, coerenza e originalità di risultati in un’area di stretta pertinenza demologica non
disattenta però alle sue proiezioni letterarie e alle implicazioni sociali. In sostanza tema centrale
degli interessi del candidato è quel vasto insieme di comportamenti formalizzati che si è soliti
accumunare sotto la denominazione di ritualità, colta nel suo ampio orizzonte simbolico. Il punto di
vista che fa da sfondo teorico a tutti i suoi scritti e ne esalta la originale qualità, è la avvertita
connessione tra i singoli fatti studiati e l’intera dimensione del vissuto economico, sociale e
culturale. Attese le ragioni sopra dette il candidato Pier Carlo Grimaldi risulta pertanto meritevole
di particolare considerazione ai fini del presente concorso.
Giudizio espresso dal Prof. Matilde CALLARI GALLI
Il candidato presenta una documentazione e una vasta produzione scientifica che testimoniano un
impegno svolto con continuità da molti anni. Intensa la sua attività didattica e di ricerca, la sua
opera di organizzatore culturale, la sua attività di raccordo tra ricerca scientifica e amministrazioni
locali, significativi i suoi apporti in campo multimediale e della filmografia scientifica.
La produzione scientifica del candidato, di cui presenta ventidue volumi (alcuni individuali, altri in
collaborazione, altri ancora curati e introdotti), trentaquattro saggi apparsi in raccolte di saggi o su
riviste scientifiche, si è concentrata soprattutto sull’osservazione, lo studio e l’interpretazione delle
forme e delle problematiche proprie della cultura popolare e tradizionale, in particolare di quelle
presenti nell’area del cuneese. Sono altresì presenti, nei volumi, nei saggi, nelle curatele, anche
interessi di carattere metodologico e teorico.
Le sue indagini sul campo e le riflessioni che le accompagnano individuano temi di rilievo
nell’attuale dibattito delle discipline demoetnoantropologiche, quali le tecniche di analisi, la loro
informatizzazione e in generale il passaggio dalle fonti orali alla loro registrazione. Così come è
degna di nota la sua intensa attività nell’ambito filmografico.
La descrizione etnografica è sempre accuratamente documentata e le sue interpretazioni non banali
e per lo più convincenti anche se a volte il rapporto tra esse e i presupposti di carattere teoricometodologico non sono in pieno equilibrio e talvolta la sovrabbondanza degli aspetti descrittivi
lascia poco spazio agli elementi critici.
Al di là di questi rilievi tuttavia, il candidato dimostra di aver prodotto contributi significativi, con
continuità di impegno, organicità e rigore metodologico; la sua produzione è congruente con il
settore scientifico-disciplinare per il quale è bandita la procedura di valutazione e ritengo che sia da
prendere in considerazione ai fini della conclusione della valutazione comparativa.
Giudizio espresso dal Prof. Antonio MARAZZI
Docente continuativamente dal 1975 ad oggi nelle materie di Storia delle tradizioni popolari,
Etnologia e Antropologia culturale.
Tra i suoi interessi scientifici sono emersi, fin dall’inizio della sua attività, oltre a quelli tradizionali
dell’indagine demoantropologica (feste, vita quotidiana del mondo rurale, cultura materiale), altri
temi che li affiancavano, quale l’indagine della cultura di fabbrica e la documentazione tratta da
archivi. Progressivamente, il candidato ha messo a punto sistemi informatici di classificazione di
oggetti e di espressioni rituali, mediante il computer e la registrazione visiva, di eventi significativi
e di pratiche tradizionali presso culture locali. Ciò rappresenta un patrimonio di conoscenze utili
alla ricerca e alla documentazione di notevole interesse nelle nostre discipline, che merita di essere
segnalato.
Quanto al contenuto degli interessi teorici e di ricerca, essi vanno individuati nello studio delle
culture alpine occidentali, al di qua (Piemonte, Val d’Aosta) e al di là delle Alpi (Provenza).
Di qui, i costanti rapporti scientifici con i colleghi francesi, anche nell’organizzazione di congressi e
convegni, oltre che in pubblicazioni. Il lavoro del candidato si inserisce quindi a pieno titolo
nell’ambito della Ethnologie européenne.
Specificamente, tra i suoi lavori si segnala Il calendario rituale contadino, basato su un’indagine a
Mongardino, in cui l’argomento della scansione temporale e dei ritmi di attività conseguenti assume
più ampio respiro del singolo caso etnografico.
Il recente volume Tempi grassi, tempi magri è una raccolta di ricerche su sistemi rituali tradizionali.
Altre pubblicazioni testimoniano gli interessi del candidato per lo studio dell’artigianato e dei beni
culturali.
Infine va segnalata la notevole attività editoriale, con la curatela e la presentazione di volumi su vari
aspetti delle culture alpine.
In complesso, l’impegno scientifico del candidato appare ricco, coerente per l’impegno e originale.
Giudizio espresso dal Prof. Silvana MICELI
Il candidato presenta un’ampia produzione (saggistica, curatele e co-curatele di volumi spesso
anche introdotti, filmografia e due volumi integralmente a suo nome) dedicata allo studio della
cultura tradizionale in un’area di ricerca che comprende l’Italia nord-occidentale e la Francia
meridionale avendo a suo centro – di ricerca e di interesse autobiografico – il Piemonte, e più
precisamente la bassa Langa del Piemonte meridionale, e quindi le aree circonvicine, la Val d’Aosta
e la Provenza.
Si apprezza anzitutto la capacità del candidato di presentare le sue indagini in un quadro dotato di
spessore storico, dove le stesse tradizioni rivelano interne articolazioni di permanenze e dinamiche
trasformative, né si perde di vista la loro collocazione nel contesto dell’attuale società complessa e
il rapporto funzionale o disfunzionale che con essa intrattengono. Dei due volumi presentati il più
recente, Tempi grassi, tempi magri, è una raccolta di saggi, in gran parte già editi, mentre l’altro, Il
calendario rituale contadino, ha l’organizzazione unitaria di uno studio della percezione e
organizzazione del tempo nella cultura tradizionale contadina di area piemontese-provenzale.
Tempo qualitativo e ritualizzato, e dunque anche studio delle festività e ritualità che lo scandiscono,
dei saperi e delle credenze che lo sostanziano di senso, dei ritmi della quotidianità e del lavoro con
le loro connessioni astrali e le loro valenze mitiche e sacrali: tutto ciò lasciando trasparire sullo
sfondo le vicende storico-sociali ed economiche che hanno supportato il permanere e il
dinamizzarsi delle tradizioni studiate e con attenzione, anche, a una attualità dove “tradizione e
complessità sociale”, come dice il sottotitolo del volume, interagiscono e si interinfluenzano.
La produzione del candidato utilizza ampie competenze bibliografiche, ricerche di archivio e ben
accurate indagini sul terreno, e si dimostra orientata da una intelligente consapevolezza dei
problemi di metodo, esitando in lavori dove attitudine critica e partecipazione umana si fondono in
modo equilibrato, e a volte anche sottilmente suggestivo: per esempio in alcuni scritti minori, dove
entrano memorie della sua personale appartenenza all’universo tradizionale indagato. Nel
complesso la produzione scientifica presentata, attestando rigore di analisi e originalità di
contributo, merita un giudizio senz’altro positivo.
Giudizio espresso dal Prof. Amalia SIGNORELLI
La consistente e continuativa produzione del candidato, pienamente pertinente all’area concorsuale,
si concentra su un particolare territorio, l’arco alpino occidentale, e su una classe sociale, i
contadini. Si deve sottolineare subito che l’interesse di Grimaldi per questo unitario e circoscritto
oggetto di ricerca non lo conduce a esiti né di localismo feticistico né di riduzionismo folklorico. Da
questi rischi Grimaldi è garantito sia dall’impianto teorico su cui fonda i suoi lavori, sia dalla
costante attenzione critica alle metodologie utilizzate.
La prospettiva teorica adottata da Grimaldi storicizza il mondo contadino e dunque ne sa cogliere le
peculiarità culturali in rapporto alle sue stratificazioni interne e ai suoi rapporti con l’esterno, ai
conflitti e ai mutamenti che si sono susseguiti. Nello scegliere tale prospettiva, Grimaldi si giova,
sia pure implicitamente, delle sue brevi ma fruttuose incursioni in terreni di ricerca diversi, quali la
classe operaia (n.5) e le istituzioni di beneficenza (n.6). Da questo complesso e maturo approccio
scaturiscono risultati che nei due volumi ( nn.8 e 14) si caratterizzano anche per originalità.
Sotto l’aspetto metodologico i lavori di Grimaldi si distinguono per la cura dedicata ai repertori
documentari e ai corredi bibliografici; ma ciò che sembra più significativo è che la sua riflessione
sui metodi si sviluppa fino a divenire essa stessa campo di ricerca autonoma. Si collocano qui i
lavori sulla museografia contadina, sull’uso delle tecnologie audiovisuali e sull’informatizzazione
degli archivi; ed è da segnalare che l’impegno del candidato in questo campo non solo gli è valso la
partecipazione a prestigiosi gruppi di ricerca nazionali e internazionali, ma gli ha permesso altresì di
realizzare un esempio museale di grande qualità e prestigio qual è la celebre “Casa di Nuto” a
S.Stefano Belbo.
Grimaldi ha altresì contribuito in maniera settoriale ma significativa alla storia degli studi, curando
la ristampa di opere ormai introvabili o quasi di studiosi della cultura popolare e contadina
piemontese, mentre nella sua produzione più recente spicca la cura dell’edizione italiana del
fondamentale Manuale delle tradizioni popolari di Jean Cuisenier. Infine interventi scritti e/o
audiovisuali testimoniano del suo impegno nella partecipazione e nella organizzazione di eventi
culturali di rilievo. In conclusione, Grimaldi è uno studioso competente e maturo, in possesso di una
metodologia sicura e aggiornata e che ha prodotto, sia pure nell’ambito di una tematica circoscritta,
risultati scientifici originali.
Giudizio collegiale della Commissione:
Il candidato dal 1975 è stato titolare di un assegno di formazione presso la Facoltà di Magistero
dell’Università di Torino, dal 1980 ricercatore confermato nella stessa sede e dal 1999 è professore
associato di Etnologia presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università del Piemonte orientale
“A. Avogadro” di Vercelli. Ha svolto sin dal 1975 attività didattica presso diversi corsi di laurea e
di perfezionamento dell’Università di Torino; è stato anche docente in un Corso internazionale
organizzato dal Centro studi “C. Pavese” in collaborazione con l’Università della Ruhr di Bochum.
Ha partecipato a numerose ricerche nazionali ed internazionali svolte in Italia e all’estero. In
particolare dal 1993 al 1996 ha collaborato ad un Progetto strategico del CNR; dal 1995 ha diretto
un progetto strategico CNR riguardante nuove tecnologie e linguaggi e dal 1998 è responsabile
scientifico del progetto “L’archivio multimediale delle feste popolari in Piemonte”. Ha partecipato e
organizzato mostre, seminari, premi nazionali e internazionali.
Il curriculum attesta un continuativo e intenso impegno didattico, scientifico e organizzativo. Varie
e interessati le tematiche da lui studiate: la ritualità contadina, la cultura materiale, la storia degli
studi. A questi temi si affianca un approfondimento costante di problemi metodologici, in
particolare per ciò che riguarda l’informatizzazione degli archivi, le tecniche audiovisuali, la
museografia contadina. La Commissione rileva nella produzione del candidato maturità scientifica,
sicura padronanza dei metodi, originalità dei risultati.
ALLEGATO AL VERBALE DELLA QUARTA RIUNIONE DEL 11/09/2002
ALL. 2
PROF. LOSPINOSO Mariannita
Giudizio espresso dal Prof. Antonino BUTTITTA
La produzione scientifica della candidata ha il precipuo merito della coerente concentrazione su
aree ben delimitate e su temi non generici ma molto chiaramente perimetrati. La conoscenza non
epidermica che ella possiede di etnie quali i Wolof, i Lebu, i Diola, i Bassari, è sistematicamente
documentata dai suoi più significativi scritti. Il divorzio nell’Africa occidentale e nel Camerun:
un’analisi critica si segnala soprattutto per la lucida percezione delle dinamiche sociali e culturali,
tra passato e presente, da cui la società studiata è attraversata rispetto a un istituto di non facile
esame. La sapiente organizzazione delle informazioni e la attitudine a darne una lettura critica, che
caratterizzano questo lavoro, connotano anche gli altri scritti della Lospinoso. Tra questi particolare
interesse rivestono: Ombre divine e maschere umane; Maghi e medici di un paese africano.
Senegal. Si impone soprattutto però: Diario africano. Ricerche e memoria delle donne diola del
Senegal. La seconda parte del libro infatti esonda dai tradizionali percorsi accademici cui spesso
obbliga il discorso scientifico, per restituirci attraverso una partecipata scrittura una realtà
femminile sapientemente colta nelle sue sfumature.
Pur non particolarmente significativa per lo spessore teorico metodologico, la produzione scientifica
della candidata, sostenuta da un serio impegno di ricerca sul terreno, testimonia una personalità
scientifica positivamente apprezzabile.
Giudizio espresso dal Prof. Matilde CALLARI GALLI
Presenta una documentazione e una produzione scientifica da cui si evince un impegno in ricerche
non occasionali e una lunga attività didattica; ha partecipato a numerose conferenze e seminari
nazionali e internazionali.
La produzione pubblicistica – alcuni volumi e una serie di saggi di ampiezza diversa – è quasi
interamente dedicata ad argomenti e problematiche etnografiche ed etnologiche; in essa si
incontrano una varietà di temi, da quelli di carattere magico-religioso a quelli di antropologia
storica, da quelli metodologici a quelli più propriamente etnografici.
La produzione presentata testimonia un percorso di formazione ben strutturato e interessi ben
focalizzati; nella maggioranza dei casi le descrizioni e le analisi sono frutto di diretta osservazione
anche se i testi non sempre sono corredati di una sufficiente informazione d’ordine metodologico.
Di un certo rilievo appare lo studio della religiosità in rapporto anche al mutamento culturale.
In generale si lamenta la mancanza di una monografia o di altre elaborazioni che presentino
organicamente la complessiva maturità scientifica raggiunta oggi dalla candidata e diano conto dei
suoi collegamenti con gli sviluppi più recenti della ricerca e della riflessione etnoantropologica.
Giudizio espresso dal Prof. Antonio MARAZZI
Docente di Etnologia presso la facoltà di Sociologia dell’Università di Napoli, dopo aver afferito
alle Università di Bari e Genova.
Ha trascorso periodi di ricerca in Africa, in particolare nel Senegal (bassa Casamance) e ciò ha
orientato la sua produzione scientifica in ambito prevalentemente africanista, con poche eccezioni,
quali il volume divulgativo sull’America (Popoli diversi) e un saggio isolato su un Indiano
americano delle pianure inserito in una pubblicazione sugli africani Diola.
Il volume Il divorzio nell’Africa occidentale e Camerun è informativo, non frutto di un’indagine
personale. Riflessioni basate su una ricerca sono contenute invece nel volume Maghi e medici in un
paese africano: Senegal, che tratta di medicina, malattie, religione, scienza, persone e personalità,
“normale e patologico”, in cui tutti questi temi, ognuno di grande portata, appaiono appena
accennati e non approfonditi.
Più equilibrati appaiono i saggi, per altro slegati tra loro, raccolti nel volume Ombre divine e
maschere umane, di cui esiste una traduzione spagnola. I Diola del Mof Evvi sono i protagonisti
delle pubblicazioni: Dal villaggio alla città, che affronta i temi della condizione femminile, della
famiglia, della residenza, dell’urbanizzazione (si tratta di una raccolta di relazioni a convegni); e
Diario africano: donne Diola, una raccolta di storie di donne.
Nell’insieme, la fisionomia scientifica della candidata appare poco consistente ed ancora in attesa di
un maggiore impegno teorico-metodologico.
Giudizio espresso dal Prof. Silvana MICELI
La produzione presentata riguarda in massima parte l’Africa occidentale e più in particolare il
Senegal, dove la candidata ha compiuto alcuni soggiorni di ricerca. Le tematiche affrontate sono
diverse: il divorzio, credenze e pratiche magico-mediche, stregoneria, culti e rituali di possessione,
associazioni femminili, con particolare attenzione ai problemi posti dalla modernizzazione e dal
contatto culturale, sia in area rurale che urbana.
È evidente nei suoi lavori un progressivo processo di maturazione scientifica e di sempre più
incisiva consapevolezza del senso e del valore dell’indagine etnografica.
Se nella produzione più antica – per esempio Il divorzio nell’Africa occidentale e nel Camerun, e
ancora Ombre divine e maschere umane – prevale un’attitudine compilatoria e resocontistica dove
dati documentari e ipotesi teoriche sono oggetto d’una presentazione separata, a tutto scapito d’ogni
spessore problematico o sintesi interpretativa originale, nei lavori più recenti compare invece una
più adeguata problematizzazione delle procedure d’inchiesta e delle modalità di lettura dei dati
raccolti, e prende corpo un percorso interpretativo personalmente meditato e opportunamente
contestualizzato. Nel volume Diario africano. Ricerche e memorie delle donne diola in Senegal e
nei saggi brevi Il disagio dell’etnologo; Identità e memoria storica: riflessioni da un terreno tra i
Bassari del Senegal; L’etnologo e l’altro: parole e silenzi, le indagini su terreno svolte nel passato
sono ripensate e discusse con più affinata consapevolezza della complessità del processo di ricerca e
interpretazione e più accorta capacità di attenzione critica alle qualità dell’incontro etnografico.
Giudizio espresso dal Prof. Amalia SIGNORELLI
I lavori della candidata sono prevalentemente ascrivibili al campo dell’africanistica, all’interno del
quale i temi maggiormente approfonditi sono quelli relativi alla magia e al suo legame sia con la
condizione femminile che con gli stati patologici del corpo e della mente. I lavori più interessanti di
Lospinoso sono fondati su diversi periodi di ricerca sul campo in Senegal e sono sostenuti da un
impianto teorico e metodologico corretto e puntualmente messo a frutto. La seconda parte di
“Diario africano” riprende i temi della esperienza soggettiva del ricercatore sul campo e quelli del
rapporto tra ricerca e scrittura, mostrando così l’attenzione con cui l’A. segue i più attuali dibattiti
epistemologici in campo antropologico.
Complessivamente la sua produzione, pur apprezzabile sul piano qualitativo, è piuttosto esile sul
piano quantitativo e segnata da discontinuità.
Giudizio collegiale della Commissione:
La candidata dal 1972 è stata assistente ordinaria presso la cattedra di Etnologia della Facoltà di
Lettere e Filosofia dell’Università di Bari; nel 1974 ha conseguito il diploma di specializzazione in
Scienze Etnologiche della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università “La Sapienza” di Roma; dal
1982 è professore associato di Etnologia presso la Facoltà di Sociologia dell’Università “Federico
II” di Napoli. Dal 1970 ha svolto attività didattiche presso diverse università italiane e un seminario
presso un’università straniera. Ha condotto numerose ricerche all’estero con finanziamenti del CNR
e del MURST. E’ membro di numerose associazioni scientifiche italiane e straniere, è stata membro
del consiglio direttivo dell’AISEA e del consiglio scientifico della sezione di antropologia storica.
Dal curriculum si evince un impegno didattico continuativo e un percorso di ricerca costruito in
modo non occasionale. I temi indagati riguardano soprattutto istituti culturali di alcune società
africane. Si apprezzano la qualità di talune analisi e l’eleganza dell’esposizione, anche se non
sempre sostenute da adeguato spessore teorico.
ALLEGATO AL VERBALE DELLA QUARTA RIUNIONE DEL 11/09/2002
ALL. 3
PROF. PALMERI Paolo
Giudizio espresso dal Prof. Antonino BUTTITTA
Il candidato Paolo Palmeri, didatticamente impegnato negli anni in Atenei italiani e stranieri,
presenta una produzione scientifica caratterizzata da esemplare coerenza tematica e metodologica.
La sua personalità scientifica emerge, segnalandosi positivamente per originalità e spessore critico,
particolarmente in: Lo stato delle donne nelle società di lignaggio; Rapporti di parentela e sistema
sociale: il caso di Ola; Ritorno al Villaggio (che compare anche in francese); Etiopia. L’ultimo
socialismo africano.
Ritorno al Villaggio è un libro che si legge rimanendo avvinti, pagina dopo pagina, negli orditi di
un avveduto ed avvertito discorso sulla cultura dei Diola (la loro storia, l’economia,
l’organizzazione sociale, i rituali e così via), condotto attraverso un intreccio inseparabile di
rendiconti etnografici ed acute intepretazioni. Si apprezza anche la scrittura letterariamente
sostenuta. Etiopia è un profilo attento e drammatico della massiccia e culturalmente sprovveduta
opera di trasferimento forzato di interi gruppi (per altro appartenenti a differenti etnie) in Etiopia.
L’attenzione è in particolare indirizzata alla Valle del Beles.
I saggi menzionati insieme ad altri lavori segnalano una produzione scientifica connotata da un
impegnativa ed originale attività di ricerca sul terreno e da buona percezione etnografica. Rilevante
è anche la cornice teorico metodologica delle analisi. Nel complesso pertanto il candidato appare
meritevole di considerazione particolare ai fini del presente concorso.
Giudizio espresso dal Prof. Matilde CALLARI GALLI
La documentazione e la produzione del candidato dimostrano una lunga attività di ricerca e di
didattica svolta in Africa e in Asia, di operatore nei paesi in via di sviluppo, di consulente di
organismi preposti alla cooperazione internazionali del tutto pertinente all’area degli interessi delle
discipline demoetnoantropologiche.
Le sue pubblicazioni, prodotte con continuità dagli inizi degli anni ’70 ad oggi, sono rilevanti sul
piano disciplinare e con sicurezza e armonia affiancano temi di carattere teorico e metodologico a
quelli propri delle attività di cooperazione allo sviluppo. L’insieme della sua produzione offre una
testimonianza di precisione e accuratezza rilevante soprattutto perché si articola in un settore quello dell’antropologia “applicata” – il quale, nonostante l’importanza e l’attenzione che merita sia
per il livello di consapevolezza etica oggi assunto che per le possibilità professionali che offre,
fatica, nel nostro paese, a saldare teoria, metodo e operatività. Nella maggioranza le sue
pubblicazioni sono frutto di lunghi periodi di ricerca sul campo, e sono in gran parte dedicate alla
presentazione della problematica dei processi di contatto e cambiamento culturale in atto nella
società contemporanea.
L’attenzione del candidato ai documenti etnografici è, particolarmente nelle monografie, vigile ed
accurata ottenendo una presentazione vivace che apre un confronto - di grande interesse per lo
sviluppo delle discipline demoetnoantropologico nel nostro paese- tra le metodologie di indagine,
proprie della tradizione etnografica e gli interventi di carattere applicativo nei paesi non europei.
Le riflessioni teorico-metodologiche che si radicano in esperienze di campo lunghe e ripetute si
infittiscono con il passare degli anni, divenendo sempre più protagoniste dei suoi lavori, in un
connubio, a volte particolarmente felice, tra obiettivi scientifici e obiettivi politici, intendendo
questo termine nel suo significato più ampio di intervento e partecipazione.
Alcune pubblicazioni sono apparse in lingua inglese su riviste di organismi internazionali, un
volume è stato tradotto in lingua francese.
Sulla base della documentazione e delle pubblicazioni presentate si ritiene il candidato meritevole
di essere preso in piena considerazione ai fine della conclusione della valutazione comparativa.
Giudizio espresso dal Prof. Antonio MARAZZI
Ha svolto attività didattica nelle università di Padova e Chieti e all’estero. Parallelamente si è
impegnato in attività di ricerca e formative presso organizzazioni internazionali e ONG. La sua
presenza in qualità di consulente scientifico nell’ambito di interventi in paesi in via di sviluppo ha
rappresentato in numerosi casi un significativo punto di riferimento per mettere in risalto le variabili
incidenti riguardanti le popolazioni locali, quali ad esempio la sedentarizzazione di popolazioni
nomadi e il riassetto delle risorse locali disponibili in programmi di riforestazione. I problemi
affrontati sul luogo dal candidato hanno dato concreto impulso ad un settore delle nostre discipline,
quello della cosiddetta antropologia applicata, che può considerarsi promettente nel mondo d’oggi.
Ciò ha comportato la sperimentazione di una adeguata metodologia, quella dei “rapid rural
appraisals”, che il candidato ha messo in pratica sia in ambito africano che asiatico. Ne sono alcuni
esempi le relazioni a progetti FAO in Pakistan e nel Kordofan dell’Africa occidentale. Di
formazione africanista, il candidato presenta una notevole sintesi dei lunghi periodi di ricerca
trascorsi tra la popolazione Diola nel volume Ritorno al villaggio (nella traduzione francese, Retour
dans un village Diola de Casamance). Si tratta di un’opera assai originale, in cui si combina
l’analisi puntuale degli elementi di organizzazione sociale all’esperienza di vita condivisa con i
protagonisti della ricerca, felice fusione tra descrittivismo ed esperienza partecipativa, qualità
etnografica ed aspetti emotivi.
Interessanti anche i due saggi, uno sull’identità culturale nelle città africane, l’altro sui mutamenti in
un villaggio del Niger, raccolti nel volume Identity and conflicts in Africa. Infine, si segnala il
recente volume Etiopia. L’ultimo socialismo africano, un case study ben documentato.
Concludendo, si rileva la piena maturità scientifica e il notevole contributo di ricercatore del
candidato.
Giudizio espresso dal Prof. Silvana MICELI
Con poche eccezioni – La civiltà fra i primitivi è un manuale che introduce ad alcune scuole e
problematiche antropologiche – la produzione del candidato documenta in sostanza il suo percorso
di studioso africanista, nonché i suoi interessi per l’antropologia applicata. I suoi lavori principali,
che utilizzano i metodi classici, quantitativi e qualitativi, della ricerca su campo, riguardano infatti
l’Africa. Per quanto attiene al più diretto impegno nel settore dell’antropologia applicata il
candidato presenta diversi articoli sull’argomento e i risultati di alcune sue collaborazioni a progetti
di sviluppo, patrocinati da noti organismi internazionali per alcune aree africane e anche asiatiche,
dove si utilizzano i metodi della Rapid Rural Appraisal e altre tecniche di inchiesta partecipativa
rapida.
Le ricerche su campo svolte in Africa sono anzitutto orientate da quello che è il principale interesse
del candidato: i processi di trasformazione e modernizzazione. È al fine di una migliore
comprensione degli stessi processi di cambiamento che egli si dedica ad indagare più precisamente
le caratteristiche delle società tradizionali africane, ancora riconoscibili nelle campagne e nei piccoli
villaggi, per quindi indagare i fenomeni di urbanizzazione e trasformazione accelerata delle grandi
città. Su questo sfondo si collocano per esempio la ricerca Tradition et changement à Niamey e
quelle sull’Africa sud-sahariana poi confluite in Uomini e società del Sahel. Anche la ricerca sui
Diola del Mof Evví, argomento dei suoi studi più approfonditi, prende l’avvio nel piccolo villaggio
tradizionalista di Elubelil nella prospettiva di una più ampia indagine sui meccanismi di
trasformazione e modernizzazione delle società tradizionali africane.
Ancora alle trasformazioni in atto nei paesi in via di sviluppo fa riferimento il volume più recente,
Etiopia. L’ultimo socialismo africano, che tratta in particolare dei catastrofici effetti del
resettlement di popolazioni etiopiche effettuato sotto il regime di Menghistu, con più analitico
riferimento alla valle del Beles. Qui l’argomento è trattato nel quadro di un’analisi della complessa
società plurietnica dell’Etiopia e sullo sfondo delle sue recenti vicende storico-politiche, ed affronta
anche la questione del ruolo ambiguo giocato dagli aiuti internazionali e dalle cooperazioni, così
spesso miopi e antropologicamente sprovvedute, dei governi occidentali – nel caso della valle del
Beles, del governo italiano.
Il lavoro, comunque, antropologicamente più significativo è Ritorno al villaggio, scritto molti anni
dopo il suo primo e più lungo soggiorno senegalese. Qui l’esperienza di ricerca fra i Diola del Mof
Evví è per un verso criticamente ripensata, esitando in una accurata presentazione dell’universo
interconnesso delle pratiche e credenze tradizionali diola, per altro verso è anche, allo stesso tempo,
raccontata con uno stile di scrittura che lascia opportunamente trasparire lo spessore di
problematicità che la costruzione di un testo etnografico sempre sottintende.
Va ancora menzionata l’intensa attività di collaborazioni scientifiche e didattiche con organismi
internazionali e atenei anche stranieri (Dakar e Yaoundé), ampiamente attestata nel curriculum del
candidato.
Per concludere: anche se l’impegno teorico e l’approfondimento interpretativo non si mantengono
sempre di uguale profilo, la produzione presentata dal candidato testimonia nel suo insieme un
percorso di ricerca coerente e rigoroso, che esita in contributi significativi ed originali, meritando
nel complesso un giudizio senz’altro positivo.
Giudizio espresso dal Prof. Amalia SIGNORELLI
Il curriculum e la consistente bibliografia attestano la durata e la continuità dell’impegno scientifico
e didattico del candidato nonché la pertinenza dei suoi lavori all’area concorsuale. Dall’esame del
curriculum emerge la consistenza dell’esperienza di campo fatta soprattutto in Africa, all’inizio
secondo i canoni della ricerca antropologica classica e, più recentemente, dalla metà degli anni ’80,
applicando le tecniche del Partecipatory Rural Appraisal dell’Institute for Development Studies
dell’Università del Sussex. Se queste nuove tecniche di ricerca possono apparire e probabilmente
sono per certi versi superficiali, va detto che Palmeri non le adotta acriticamente, né
opportunisticamente, ma ne tenta un’utilizzazione critica nel quadro di un suo dichiarato e
argomentato interesse per l’antropologia applicata. A prescindere da valutazione di merito,
formulate più avanti, sembra apprezzabile questa attenzione e questo sforzo di stabilire
collegamenti tra la disciplina e le nuove condizioni che la situazione geopolitica mondiale propone
agli antropologi.
Il primo gruppo di ricerche etnografiche svolte in Africa da Palmeri trova un punto di sintesi nella
monografia Ritorno al villaggio (1990), analisi del villaggio di Elubalir e, più in generale, dei Diola
del Mof Evvì in Senegal. Il lavoro testimonia dell’approfondito lavoro etnografico su cui si fonda,
arricchito da spunti di riflessione sempre appropriata sui concetti che vengono di volta in volta
utilizzati e da una esposizione dei materiali che mostra come l’A. non ignori il più recente dibattito
sulla soggettività dell’antropologo e sull’obbiettività possibile del lavoro di terreno, e ne sappia fare
un uso consapevole e equilibrato. Il libro ha avuto una traduzione in francese. Uomini e società del
Sahel del 1985 è un lavoro meno organico, che tuttavia si fa apprezzare per il vigile e impegnato
sforzo di dare all’etnografia e all’interpretazione dei dati di campo una base teorica rigorosa. In
particolare, Palmeri lavora sugli autori fondamentali dell’antropologia economica, marxista e non,
ma frequenta con buona competenza un arco più ampio di testi e sa trarne profitto.
L’impegno a collegare criticamente teoria e pratica della ricerca empirica è già presente in La
civiltà tra i primitivi (1980), e ne riscatta alcune semplificazioni e schematismi, dovuti forse anche
alla destinazione didattica del volume. Palmeri ha cominciato presto a frequentare ambienti e
programmi della cooperazione internazionale, ma è dalla metà degli anni ’80 che il suo interesse si
concentra sul ruolo dell’antropologia e sulle responsabilità dell’antropologo nei progetti di sviluppo.
Il lavoro più complesso prodotto in quest’ambito è Etiopia: l’ultimo socialismo africano (2000). Sul
terreno piuttosto ambiguo e non sempre trasparente della cooperazione internazionale e
dell’antropologia applicata, Palmeri tenta un’impresa coraggiosa e generosa: trovare fondamenti
teorici e metodologici che diano al tempo stesso rigore scientifico, efficacia pratica e coerenza
morale ad una antropologia legata alle politiche internazionali dello sviluppo. Il referente
metodologico è, come si è già accennato, il Partecipatory Rural Appraisal, mentre è interessante
notare che i riferimenti teorici vengono individuati sempre meno, o almeno non più soltanto,
nell’ambito dell’antropologia economica, ma anche in quelli dell’antropologia politica e di quella
culturale “strictu sensu” intesa. Palmeri mostra anche in questi lavori la serietà e la correttezza
intellettuale di cui ha dato prova nei lavori precedenti; inoltre fornisce utili conoscenze anche di
prima mano su situazioni e questioni di grande e scottante attualità. Si può notare che il suo lavoro
più propriamente antropologico su questi temi e più in generale sull’antropologia applicata, è ancora
in progress, nel senso che nelle sue riflessioni non sono ancora compiutamente messe a fuoco
alcune questioni cruciali: quella del rapporto tra il “partire dal basso“ autonomo e autopropulsivo e
l’appropriazione degli strumenti anche antropologici dello sviluppo da parte delle popolazioni
assistite; quella dei rapporti di potere tra le realtà locali di microscala e le grandi centrali decisionali
di macroscala, quella delle mediazioni e negoziazioni sulle quali questo rapporto di potere si regge.
In sostanza, ciò che si auspica è la compiuta elaborazione di un approccio antropologico al
problema dei rapporti tra economia, cultura e poteri politici.
Queste ultime considerazioni nulla tolgono alla valutazione positiva di uno studioso che mostra
nella sua produzione rigore, spessore, e coraggio intellettuale così da produrre contributi la cui
originalità, non è da individuarsi solo nei materiali etnografici che presenta, ma nei problemi che
individua e che imposta con l’ausilio degli strumenti antropologici.
Giudizio collegiale della Commissione:
Il candidato ha conseguito borse di studio per il 1970-’71 dall’Università di Trento, per il 1972 dal
Fond Européen del Développement e per il 1972-’74 dal CNR. Dal 1974 ha avuto un contratto
presso la Facoltà di Magistero dell’Università di Padova e presso questo Ateneo è stato ricercatore
dal 1981; nel 1995 è stato nominato professore associato di Etnologia presso la Facoltà di Lettere e
Filosofia dell’Università di Chieti; dal 1998 è professore associato di Antropologia Culturale presso
la Facoltà di Psicologia dell’Università di Padova. Dal 1971 ha svolto attività didattica in università
italiane e straniere (Università di Dakar e Università di Yaoundé). Ha partecipato dal 1969, anche
come coordinatore a numerose ricerche in diverse aree africane, nello Yemen e in Vietnam per
conto di organismi internazionali (tra gli altri FAO, IFAD, Banca Mondiale). Fa parte di
associazioni scientifiche italiane e straniere; ha partecipato a seminari, congressi nazionali ed
internazionali organizzandone alcuni.
Il curriculum attesta una continuativa e impegnata attività didattica e di ricerca. L’oggetto delle sue
indagini è rappresentato soprattutto da alcune società africane, studiate nella prospettiva delle loro
dinamiche e trasformazioni a seguito dei più recenti processi di decolonizzazione.
La Commissione apprezza l’originalità degli esiti delle sue ricerche e il contributo critico apportato
dai suoi lavori ai possibili sviluppi dell’antropologia applicata.
ALLEGATO AL VERBALE DELLA QUARTA RIUNIONE DEL 11/09/2002
ALL. 4
PROF. PITTO Cesare
Giudizio espresso dal Prof. Antonino BUTTITTA
Sia per i percorsi teoricometodologici sia per l’impegno nella ricerca sul terreno, sia per la
continuità delle attività didattiche, la personalità scientifica del candidato presenta numerosi e
significativi elementi che ne attestano qualità e coerenza. Suoi centri privilegiati di attuale interesse
sono i fenomeni migratori, le dinamiche connesse all’articolazione economico e sociale delle nuove
concentrazioni urbane, la cultura del mare studiata anche attraverso una eccellente documentazione
visuale. L’estesa introduzione a Antropologia urbana. Programmi, ricerche e strategie, i saggi:
Mutamento sociale e territori; Aldilà delle migrazioni; nonché gli studi dedicati agli Inuit, solo per
ricordare alcuni dei suoi lavori, si segnalano persuasivamente anche per la qualità non scolastica
della prospettiva dalla quale i singoli fenomeni sono osservati e analizzati. E’ pure interessante
l’insieme dei percorsi teoricometodologici suggeriti ai fini di una conoscenza più approfondita delle
singole realtà studiate.
Giudicata nel suo complesso l’attività scientifica del candidato si testimonia con evidenti aspetti
positivi, meritevoli di attenzione ed apprezzamento ai fini del concorso in oggetto.
Giudizio espresso dal Prof. Matilde CALLARI GALLI
Il candidato, attualmente professore associato di Antropologia culturale presso la Facoltà di Lettere
e Filosofia dell’Università della Calabria, Presidente del Comitato tecnico-scientifico del “Centro
Radiotelevisivo” dello stesso Ateneo, svolge da molti anni un‘intensa attività didattica cui ha
accostato molte iniziative di rilievo sia sul piano della ricerca che su quello di organizzazione di
attività culturali.
La sua produzione è abbondante (ha presentato trentacinque opere, tra volumi, saggi di varia
ampiezza, curatele) si è svolta con regolarità negli anni e affronta numerose tematiche, tutte
pertinenti rispetto agli interessi delle discipline demoetnoantropologiche; tra esse va ricordata
l’analisi dei fenomeni migratori, l’antropologia urbana, la dialettica multiculturale e gli interventi ad
essa collegati, l’antropologia indigena, le minoranze linguistiche ed etniche. La fenomenologia
emigratoria,
con
i
suoi
problemi
di
identità,
di
memoria
e
di
deterritorializzazione/riterritorializzazione, è stata investigata soprattutto nell’area canadese dove il
candidato ha svolto lunghi periodi di ricerca sul campo.
Notevole nelle sue opere l’apertura interdisciplinare che lo porta a frequenti rapporti con le altre
scienze sociali.
Degna di rilievo l’ampiezza dei suoi interessi per lo più empiricamente fondati e la continua
tensione verso soluzioni pratico-applicative originali ed anche coraggiose. L’apparato bibliografico
che correda i suoi lavori presenta qualche discontinuità.
Dalla documentazione e dalle pubblicazioni presentate, tenendo conto delle esperienze e degli
orientamenti sviluppati, si ritiene che il candidato possa essere preso in considerazione per la
conclusione della valutazione comparativa.
Giudizio espresso dal Prof. Antonio MARAZZI
Il candidato ha svolto con costante impegno attività didattica nell’Università della Calabria.
Quanto ai suoi interessi scientifici, essi possono riassumersi nella volontà di “ritrovare l’identità
perduta” in diversi contesti socio-culturali: nel Meridione, tra gli italo-canadesi, tra gli Haida della
costa occidentale del Nord America. Il suo progetto, complessivamente, è quello di raccogliere
testimonianze sulla realtà dell’emigrazione dall’una e dall’altra sponda dell’oceano, “per una storia
della memoria”. Lo si evince principalmente dal volume Al di là dell’emigrazione: per una
antropologia dei processi migratori, dove protagonisti sono calabresi in patria e in Canada. Vi si
affrontano i temi del viaggio, del “paese” di qui, e là idealmente ricostruito, del ritorno.
Alcuni di questi temi già si presentavano in un lavoro precedente: Mutamento sociale e territorio,
sulla Sardegna e su Cosenza. Il candidato è anche curatore del volume Antropologia urbana, che
oggi appare piuttosto datato.
In complesso, a fronte di un argomento, quello dell’emigrazione e dello “spaesamento”, di notevole
interesse, l’impegno di ricerca appare rapsodico e spesso privo dei necessari approfondimenti, sia
sul versante della raccolta di dati sia nella proposta di una metodologia e di una riflessione
antropologica a tutto campo.
Giudizio espresso dal Prof. Silvana MICELI
La produzione presentata dal candidato attesta un impegno di ricerca continuativo e un progressivo
processo di maturazione scientifica. I suoi lavori hanno riguardato nel tempo fenomenologie e
tematiche relative ad aspetti diversi del mutamento economico-sociale e culturale del mondo
d’oggi, con una progressiva circoscrizione di due aree di interesse dominante: l’antropologia urbana
e i processi migratori.
Se nella prima fase della sua produzione prevaleva un’impostazione sociologica alquanto generica
ed era ancora incerta la padronanza dei riferimenti teorici utilizzati, in seguito l’individuazione di
ambiti di ricerca e di analisi meglio delimitati ha consentito una più consapevole ed accorta
impostazione dei problemi e l’esito di indagini significative in alcune aree periferiche della realtà
sociale italiana.
Per quanto riguarda le problematiche di antropologia urbana va segnalata la pubblicazione nel 1980,
a sua cura, di una raccolta di saggi antologici sull’argomento (Antropologia urbana) cui il candidato
premette una sua ampia Introduzione.
Al fenomeno migratorio, in particolare calabrese, è dedicata, con un progressivo ampliamento
dell’orizzonte geografico e tematico dell’indagine, larga parte della produzione più recente. Vi si
tratta dei problemi di identità che si pongono agli immigrati in entrambe le fasi di andata e di
ritorno, del ruolo della memoria per contrastare il rischio della disgregazione culturale, delle
complesse problematiche dell’adattamento anche linguistico ai nuovi contesti – si veda il pastiche
dell’“italiese” di Toronto –, degli aspetti simbolici dell’aspettativa del rientro, delle trasformazioni
socioculturali indotte dai flussi migratori nei paesi d’origine e in quelli d’accoglienza con
riferimenti, anche, alla specificità rispetto al passato delle migrazioni nel mondo d’oggi, coi loro
itinerari intrecciati su dimensione mondiale e i contesti plurietnici e multiculturali che ne risultano
definiti. Si tratta di indagini positivamente apprezzabili, condotte con partecipazione personale,
dove il caso emblematico dell’emigrazione calabrese diventa occasione per impostare questioni di
più generale interesse e di indubbia attualità.
Le ricerche sono state svolte in Italia e fra gli immigrati d’America, in particolare di area canadese.
In Canada sono state anche avviate nuove ricerche presso alcune comunità amerindiane, in
particolare fra gli Haida delle Queen Charlotte Islands e fra gli Inuit. Va infine segnalata l’ampia
produzione di documentari e video tratti dalla ricerca sul campo e l’impegno anche didattico del
candidato nell’ambito dell’antropologia visuale.
Giudizio espresso dal Prof. Amalia SIGNORELLI
La produzione del candidato, abbondante e continuativa, tocca parecchie aree tematiche, tutte di
pertinenza concorsuale, quali l’antropologia urbana, le migrazioni, le minoranze etniche e
linguistiche o socioeconomiche, la multiculturalità e le politiche ad essa collegate in Canada.
Si tratta però di contributi, nei quali i temi teorici ed epistemologici non vengono approfonditi e i
risultati delle ricerche vengono solo sommariamente accennati o preannunciati. Le bibliografie
presentano lacune.
Va invece a merito del candidato la sua attività di organizzatore e promotore di attività di sviluppo e
valorizzazione dell’antropologia, come la creazione del Centro Radio Televisivo dell’Università
della Calabria e dell’Osservatorio dei Processi Migratori della Calabria.
Giudizio collegiale della Commissione:
Il candidato dal 1972 è stato assistente di ruolo presso l’Università di Sassari; dal 1982 è professore
associato di Antropologia Culturale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università della
Calabria. Dal 1971 ha svolto attività didattica in diverse università italiane; ha ricoperto cariche
accademiche ed è presidente del Centro Radio Televisivo dell’Università della Calabria. Ha
partecipato a numerosi programmi di ricerca, anche con ruolo di coordinatore, in Italia ed all’estero;
alcuni di essi sono stati finanziati dal MURST e dalla Regione Calabria. E’ membro di numerose
associazioni scientifiche italiane e straniere.
Il curriculum documenta una lunga attività didattica, di ricerca e organizzativa. Le tematiche
maggiormente indagate, di interesse attuale, sono l’antropologia urbana e le forme di acculturazione
connesse ai processi migratori.
La Commissione, apprezza la qualità delle analisi, anche se le ritiene non sempre suffragate da un
adeguato spessore teorico.
ALLEGATO AL VERBALE DELLA QUARTA RIUNIONE DEL 11/09/2002
ALL. 5
PROF. PUCCINI Sandra
Giudizio espresso dal Prof. Antonino BUTTITTA
L’attività scientifica della candidata risponde molto opportunamente alla esigenza di ricostruire il
percorso storico degli studi antropologici italiani, la cui conoscenza resta purtroppo ancora parziale
e rapsodica. I tre volumi in cui si enucleano i risultati delle sue ricerche: L’uomo e gli uomini, del
1991, Il corpo, la mente e le passioni, del 1998, Andare lontano, del 1999, non documentano
soltanto impegno sistematico nella ricerca dei materiali, ma anche notevole attitudine alla loro
organizzazione, non disgiunta da illuminazioni critiche di significativo spessore. Quest’ultimo è
reso ancora più denso dalla conoscenza che la candidata mostra di possedere non solo della storia
degli studi antropologici ma anche di quella della cultura europea e dei suoi nodi essenziali.
Minore rilievo hanno le attività della Puccini nell’ambito della museografia folkorica e della
formazione degli operatori nel settore dei beni culturali. Questi interessi documentano comunque
una personalità scientifica dall’orizzonte intellettuale aperto anche ad una antropologia attenta alle
connessioni tra ricerca scientifica e impegno attivo ai fini della lievitazione culturale della società.
Nel complesso il lavoro scientifico e didattico della candidata segnala serietà di impegno, coerenza
di interessi e maturità teoricometodologica, giustificandone la necessaria presa in considerazione ai
fini del presente concorso.
Giudizio espresso dal Prof. Matilde CALLARI GALLI
La documentazione e le pubblicazioni presentate testimoniano una esperienza didattica in ambito
universitario, di ricerca e di riflessione pertinente con alcuni settori dell’ambito delle discipline
demoetnoantropologiche.
La candidata ha presentato numerose pubblicazioni che nella quasi totalità riguardano aspetti della
storia italiana della disciplina e il tema della museografia applicato alle discipline
demoetnoantropologiche.
La produzione consta di alcuni volumi e saggi di diversa lunghezza apparsi in riviste specializzate e
in volumi a cura di più autori. Un saggio è stato pubblicato in lingua francese. Essa è caratterizzata
da continuità temporale, da un ben definito apporto individuale, da una solida base metodologica.
Nel suo insieme tuttavia, la focalizzazione soprattutto sui temi della storia degli studi antropologici
del XIX secolo, pur dimostrando una approfondita competenza della candidata negli ambiti che
affronta, mette in luce una certa lontananza dai dibattiti teorici e dagli sviluppi della ricerca
empirica
che
hanno
attraversato
gli
ultimi
decenni
della
storia
delle
discipline
demoetnoantropologiche.
Giudizio espresso dal Prof. Antonio MARAZZI
E’ docente di antropologia culturale dal 1995-’96 presso l’Università della Tuscia di Viterbo, dove
ha svolto continuativamente attività didattica.
I suoi interessi scientifici si sono sin dall’inizio focalizzati sulla storia delle discipline
antropologiche, in particolare del periodo positivista della seconda metà dell’Ottocento, come si
evince già dai suoi primi saggi: Antropologia positivista e femminismo, del 1980, e Evoluzionismo e
positivismo nell’antropologia italiana, del 1985. Successivamente, ha dato forma compiuta di
questa sua indagine nei tre volumi L’Uomo e gli uomini, antologico, e i successivi Il corpo, la
mente e le passioni e Andar lontano: viaggi ed etnografia nel secondo Ottocento. In questi lavori si
apprezza la capacità dell’autrice non soltanto di rendere accessibili testi poco conosciuti e
selezionati con acume come significativi del clima scientifico dell’epoca (Piaggia, Giuseppe e
Sergio Sergi, Malfatti, Balbi, Romagnosi e Cattaneo) ma anche di contestualizzare i contributi nello
spirito del tempo, in particolare per quanto riguarda i viaggi e l’esotismo; compiendo quindi, in tal
modo, una vera e propria operazione antropologica sulla nascita delle discipline antropologiche.
Esse risultano così opportunamente collocate nelle società e nelle culture in cui si sono sviluppate, e
se ne mettono in luce i nessi con altre discipline quali la geografia.
La candidata mostra inoltre interesse per l’analisi critica della museografia demologica, come si
evince da una sua pubblicazione.
Si deve tuttavia osservare come, nella fisionomia scientifica della candidata, risulti carente una
produzione fondata su una ricerca diretta, sul campo; esperienza che viene concordemente ritenuta
di primaria importanza nella pratica dell’antropologia e quale strumento per fornire lo specifico
orientamento teorico-metodologico della disciplina.
Giudizio espresso dal Prof. Silvana MICELI
La produzione presentata dalla candidata è in massima parte orientata da un dominante interesse per
la ricostruzione storica dell’antropologia italiana in un arco temporale circoscritto: tra secondo
Ottocento e primo Novecento.
Alla limitatezza del campo indagato fa tuttavia da contraltare l’ampiezza e ricchezza del modo
dell’indagine. Ampiezza di prospettive: lo studio degli autori, delle loro posizioni, dei loro dibattiti,
è condotto in connessione illuminante con la realtà storico-sociale in cui essi teorizzano e dibattono
e sullo sfondo dei quadri teorici al tempo disponibili, con le loro coerenze e incongruità e le loro
oggettive consonanze con le vicende politiche e le strategie del potere. Ricchezza di analisi e di
notazioni: minuziose, accurate, puntuali.
Ne risulta una saggistica fatta spesso di microstorie di antropologia locale, che tuttavia riverberano
più vasti tessuti di storia sociale e culturale. Nei tre volumi presentati si riconosce lo stesso stile di
ricerca, che coniuga rigore e puntualità nella presentazione di testi contesti e documentazioni, e
intelligenza critica nella loro analisi e interpretazione.
Gli argomenti sono precisamente presentati nei sottotitoli: L’uomo e gli uomini introduce e
raccoglie Scritti di antropologi italiani dell’Ottocento; Il corpo, la mente, le passioni sceglie
materiali di basso profilo Istruzioni, guide e norme per la documentazione, l’osservazione e la
ricerca sui popoli nell’etno-antropologia italiana del secondo Ottocento per scandagliarli come
testi per molti versi significativi, di cui disoccultare presupposti e implicazioni; Andare lontano
indaga i rapporti tra Viaggi ed etnografia nel secondo Ottocento in un quadro di riflessioni sui modi
e sul senso del percorso antropologico come incontro e rapporto con l’altro e l’altrove.
Per concludere: malgrado la produzione della candidata riguardi nella sua massima parte un settore
di studi circoscritto, essa attesta nel suo complesso serietà di impegno e rigore, meritando un
giudizio positivo.
Giudizio espresso dal Prof. Amalia SIGNORELLI
La candidata presenta una produzione molto compatta, coerentemente centrata su quella che è la
tematica portante dei suoi studi, la storia delle discipline antropologiche in Italia tra la seconda metà
dell’’800 e gli inizi del ‘900. La misura è quella del saggio, generalmente consistente e ben
documentato. Recentemente alcuni saggi sono stati riuniti in volume (v. n.14) e reinquadrati in una
problematica più ampia.
Precedentemente Puccini aveva già prodotto una antologia di testi di antropologi italiani del periodo
in questione (v.n.5), introdotta da un suo saggio, che è un primo abbozzo di una storia degli studi
antropologici per il periodo considerato.
Il successivo Il corpo, la mente, le passioni (n.13) è una rassegna critica degli “strumenti per
l’indagine” utilizzati dagli studiosi italiani di età positivista, sia nelle ricerche svolte nel territorio
nazionale che nelle spedizioni etnologiche oltreoceano.
Gli altri saggi presentati sono contributi mirati ad approfondire un tema o più spesso un autore;
spicca tra gli altri quello, corposo, dedicato a Antropologia positivista e femminismo (n.1), su temi
ripresi poi in un saggio uscito in Francia in un volume collettivo (n.8).
Il lavoro complessivo svolto da Puccini costituisce ormai un contributo significativo alla storia degli
studi antropologici in Italia. Il rilievo critico che questi lavori sollecitano, pur nell’apprezzamento
complessivo, è la non risolta alternanza e, di volta in volta, prevalenza, di impostazioni
storiografiche diverse: una più tradizionale storia degli studi per così dire evenemenziale (vedi ad
esempio il n.5); una storia critica del substrato ideologico degli studi (v.n.1 e n. 13) e più
recentemente (v.n.14) una storia che si vuole critica del rapporto tra testi e vissuti personali degli
studiosi.
Si tratta, è chiaro, di approcci tutti legittimi in linea di principio; di fatto, si vorrebbe vederli
coerentemente risolti in un unitario modello di analisi e approfondimento, anziché meramente
giustapposti.
Giudizio collegiale della Commissione:
La candidata dal 1973 al 1975 ha fruito di una borsa di studio ministeriale e dal 1975 al 1980 di un
contratto di ricerca, entrambi presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Ricercatore confermato
dall’anno accademico 1980-’81 e successivamente dall’anno accademico 1995-’96, Professore
associato di antropologia culturale della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell’Università
della Tuscia. E’ direttrice del “Museo della terra” di Latera (Viterbo). Ha partecipato a numerosi
convegni in Italia e all’estero, organizzandone taluni; è membro di associazioni scientifiche
straniere.
Il curriculum attesta un continuativo impegno didattico e di ricerca. Il tema dominante nei suoi
lavori è la storia e la critica dell’antropologia positivista italiana, cui si affiancano interessi
museografici.
La Commissione apprezza la approfondita conoscenza dei temi affrontati e il buon impianto
metodologico dei lavori; rileva tuttavia la insistita settorialità delle sue indagini.
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BARI
VALUTAZIONE COMPARATIVA A N.1 POSTO DI PROFESSORE
ORDINARIO FACOLTA’ DI SCIENZE POLITICHE SETTORE
SCIENTIFICO DISCIPLINARE M05X BANDITO CON D.R. N. 7382 DEL 510-2000 PUBBLICATO NELLA G.U. DELLA REPUBBLICA IV SERIE
SPECIALE N. 81 DEL 17-10-2000
QUINTA RIUNIONE (Valutazione titoli e curricula dei candidati)
L’anno 2002, il giorno 12 del mese di settembre alle ore 09:00 presso l’Università
degli Studi di Bari, Dipartimento per lo Studio delle Società mediterranee, si è riunita
la Commissione giudicatrice della procedura di valutazione comparativa come sopra
indicata, nominata con decreto rettorale n. 7382 del 5-10-2000, pubblicato nella
G.U.-IV Serie Speciale n. 81 del17-10-2000, per procedere alla valutazione dei titoli
e dei curricula complessivi dei candidati.
Risultano presenti i seguenti commissari:
-Prof. Matilde CALLARI GALLI - Presidente
-Prof. Antonio MARAZZI - Segretario
-Prof. Antonino BUTTITTA - Componente
-Prof. Silvana MICELI - Componente
-Prof. Amalia SIGNORELLI - Componente
La Commissione prosegue i lavori con la valutazione dei titoli, le pubblicazioni ed i
curricula presentati dai candidati.
Dopodiché, il Presidente invita ogni componente a formulare il giudizio individuale
nonché quello collegiale della Commissione nei riguardi di ciascun candidato.
Avendo valutato i titoli dei candidati SOBRERO Alberto e SOLIMINI Maria, come
da allegati nn. 1 e 2 che fanno parte integrante del presente verbale, la Commissione
chiude i lavori decidendo di aggiornarsi alle ore 15:30 dello stesso 12 settembre
2002.
La seduta è tolta alle ore 15:00.
Letto, approvato e sottoscritto.
La Commissione:
-Prof. Matilde CALLARI GALLI – Presidente
___________________________
-Prof. Antonio MARAZZI – Segretario
___________________________
-Prof. Antonino BUTTITTA – Componente
___________________________
-Prof. Silvana MICELI – Componente
___________________________
-Prof. Amalia SIGNORELLI – Componente
___________________________
ALLEGATO AL VERBALE DELLA QUINTA RIUNIONE DEL 12/09/2002
ALL. 1
PROF. SOBRERO Alberto
Giudizio espresso dal Prof. Antonino BUTTITTA
L’attività scientifica e didattica di Alberto Sobrero si segnala per continuità e coerenza, sia
relativamente alla riflessione sull’aspetto storicocritico del settore disciplinare, sia all’impegno
concernente la ricerca sul campo. Dalla prima è tra l’altro eloquente e significativa testimonianza il
volume: L’antropologia dopo l’antropologia. In questo Sobrero mostra di possedere buona
conoscenza della letteratura non solo antropologica riguardante i temi discussi. E’ da apprezzare a
questo proposito la capacità di ricondurre a un discorso critico unitario autori quali Bateson,
Gadamer, Ricoeur, Wittgenstein. La non utilizzazione degli studi di semiotica della cultura, nel più
ampio quadro dei progressi realizzati dal sapere occidentale nel settore delle scienze dell’uomo,
costituisce tuttavia un limite del percorso euristico che il candidato mostra di prediligere e di voler
sviluppare e approfondire. Il suo lavoro Hora de Bai, testimonianza del secondo versante dei suoi
interessi scientifici, appare più meditato nell’impostazione e più persuasivo nei risultati. Qui egli
con acuta sensibilità critica riesce a cogliere le dinamiche interne della complessa realtà osservata,
servendosi anche con intelligenza di materiali informativi inusuali. Per questa via Sobrero rivela
una personalità scientifica matura, meritevole di essere presa in considerazione ai fini del concorso
in oggetto.
Giudizio espresso dal Prof. Matilde CALLARI GALLI
La produzione scientifica presentata dal candidato per questa prova di valutazione comparativa
consta di tre volumi e di numerosi saggi di diversa ampiezza apparsi in collettanee e in riviste
scientifiche, di una introduzione alla pubblicazione di una antologia curata con altro autore.
L’introduzione indica il contributo attribuibile al candidato mentre la curatela del volume si
presenta come un lavoro comune e quindi non valutabile ai fine della valutazione comparativa.
I suoi interessi principali e più rappresentati possono essere raggruppati in diversi temi:
l’antropologia urbana, i rapporti tra antropologia e letteratura, il dialogo tra teorie antropologiche e
la speculazione filosofica della contemporaneità.
La produzione dimostra l’articolazione complessa degli interessi del candidato che pur nelle loro
differenze sono per lo più rivolti ai rapporti che la ricerca antropologica intrattiene con discipline
diverse: di volta in volta l’urbanistica e la pianificazione del territorio, la produzione letteraria, i
movimenti politici, l’indagine filosofica e la storia delle idee.
I dati provenienti da ricerche sul campo e soprattutto da riflessioni e analisi critiche sono presentati
con vivacità e con tagli personali dimostrando la produttività di un dialogo interdisciplinare
affrontato con decisione nella scelta dei suoi punti focali. Va anche detto che soprattutto nei lavori
più recenti il desiderio di offrire prospettive originali a volte va a detrimento della fondatezza
dell’impianto metodologico e della chiarezza delle posizioni teoriche esposte.
La documentazione e le pubblicazioni presentate testimoniano un’intensa attività nella didattica
universitaria, nella ricerca, nel dibattito culturale, svolta con continuità nel corso di molti anni.
Giudizio espresso dal Prof. Antonio MARAZZI
Professore associato di Etnoantropologia presso l’Università di Roma “La Sapienza”, dove ha
svolto continuativamente attività didattica.
L’attività scientifica del candidato si presenta assai ricca e produttiva, aperta a vari stimoli. Ne è
conseguita una produzione dalle molteplici sfaccettature. In particolare, si possono evidenziare fasi
successive.
In un primo periodo, l’interesse appare focalizzato sulle culture subalterne e sugli studi che ad esse
si sono rivolti (Labriola, Gramsci).
Un secondo, fortunato periodo può farsi coincidere con la pubblicazione del volume Antropologia
della città, diventato rapidamente un manuale di riferimento utile nella didattica dell’antropologia
urbana.
Viene quindi, come risultato di un periodo trascorso nelle isole del Capo Verde nell’ambito di un
progetto FAO, una analisi iniziata a partire da un contatto diretto con quelle popolazioni e
proseguita in seguito principalmente basandosi su testi letterari (Hora de Bai). Non si tratta di una
monografia nel senso tradizionale, quanto di una esplorazione sul complesso fenomeno della
creolizzazione, linguistica e culturale. Ciò ha fornito all’autore lo spunto per osservazioni brillanti
ancorchè poco sistematiche.
L’ultima, più recente fase, almeno rispettando la cronologia delle pubblicazioni, è di taglio
filosofico. Sembra qui di cogliere il tentativo di ritrovare i fili di una riflessione teorica dopo il
periodo post-moderno. Wittgenstein, Bateson, Gadamer, in particolare, sono gli autori con i quali il
candidato apre un dialogo a distanza. L’operazione, così come viene presentata, appare tuttavia
poco convincente. Alla lettura se ne ricava l’impressione che la riflessione e il confronto con i vari
temi accennati vada ancora maturata, approfondita, messa alla prova dell’analisi specificamente
antropologica, pur rimanendo a livello di astrazione proposto, che rappresenta l’opportuna sede da
cui trarre nuova linfa per una “antropologia dopo l’antropologia”.
Giudizio espresso dal Prof. Silvana MICELI
Il candidato presenta un’articolata saggistica e tre volumi. Nella sua prima fase la ricerca del
candidato riguarda tematiche relative alla cultura popolare, affrontate in ottica storica e con
particolare attenzione alla storia della mentalità: dai primi studi su alcune comunità rurali a quelli su
territori marginali della letteratura popolare come lunari e almanacchi, luoghi di circolazione di un
sapere di confine tra oralità e scrittura oltre che di plasmazione storica del senso comune. Un
interesse che accompagna nel tempo l’iter di ricerca del candidato è quello per la storia degli studi,
esitando in riflessioni episodiche su aspetti circoscritti di tematiche o di autori, frammenti per una
storia delle idee, e in un più sistematico volume, L’antropologia dopo l’antropologia. Gli altri due
volumi presentati si connettono a due ulteriori ambiti di interesse e di ricerca: etnologia e storia
delle Isole di Capo Verde (Hora de Bai) e antropologia urbana e delle società complesse
(Antropologia della città).
Oltre al volume, che si occupa di teoria e storia dell’antropologia urbana, a quest’ultima area di
ricerca si collegano pure alcuni saggi che affrontano problemi connessi alle recenti ondate di
immigrazione extracomunitaria in Italia, con particolare riferimento alle qualità di una riaffiorata
mentalità razzista.
Nel volume Hora de Bai. Antropologia e letteratura delle Isole di Capo Verde si utilizzano fonti
antropologiche e letterarie per indagare l’articolata cultura delle Isole, mettendo in rapporto le
immagini stereotipe attraverso cui essa è stata spesso riduttivamente rappresentata e la complessità
reale che viceversa la caratterizza, con le due anime kriol e badiu, aperta e progressiva l’una chiusa
e conservatrice l’altra, in essa conviventi. Il lavoro si giova della sua permanenza a Capo Verde
dall’agosto ‘85 all’aprile ’86 come collaboratore FAO, anche se la parte più ricca del volume risulta
più dalla discussione delle sue fonti che dagli incontri con la gente del luogo.
Il volume più recente è L’antropologia dopo l’antropologia. Si tratta in sostanza di un ripensamento
critico dell’impostazione dominante nell’antropologia pre-ermeneutica condotto attraverso la
rilettura di alcune tesi di Wittgenstein, Bateson, Gadamer e Ricoeur. Il percorso è un po’ a
feedback: con la consapevolezza del recente dibattito antropologico si torna su alcuni nodi di
discussione: per esempio la questione della conoscenza oggettiva in antropologia, gli aspetti di
autoreferenzialità del discorso dell’uomo sull’uomo, la specificità delle scienze umane rispetto a
quelle della natura etc. – questioni cioè che hanno aperto la strada all’antropologia ermeneutica e
riflessiva – riconoscendoli anticipati o per altra via configurati in autori non-antropologi: appunto
tre filosofi – e però con interessi di più o meno esplicita pertinenza antropologica – e Bateson, che
per la sua vocazione interdisciplinare e marginale è definito un “mezzo antropologo”. Il volume si
dimostra interessante e ricco di osservazioni puntuali, anche se non apre prospettive nuove sulle
complesse questioni evocate.
La produzione presentata dal candidato ne dimostra le qualità di studioso impegnato e competente,
e si lascia apprezzare complessivamente in modo positivo.
Giudizio espresso dal Prof. Amalia SIGNORELLI
Il percorso di ricerca del candidato, per come è testimoniato dalle sue pubblicazioni, è
particolarmente variato, giacché , tra lavori di minore e maggior consistenza, tocca una vasta
gamma di tematiche. Sobrero si è ripetutamente misurato con questioni di teoria e interpretazione
assumendo a oggetto della sua riflessione autori che vanno da Labriola e Gramsci aWittgenstein,
Gadamer, Bateson, passando per Bachtin ed altri; si è dedicato alla manualistica nell’ambito
dell’antropologia urbana e ad un tipo particolare di lavoro sul campo nelle isole del Capo Verde.
Questa ampiezza di orizzonti consente all’A. di maneggiare una molteplicità di spunti e di
riferimenti talvolta stimolante, ma comporta rischi di superficialità e, quanto meno, quello
dell’abbandono di piste di ricerca promettenti.
Così, sembra completamente scomparsa dalla sfera dei suoi interessi l’antropologia urbana, alla
quale Sobrero aveva dedicato nel 1992 un manuale che, per quanto fortemente debitore
nell’impianto di quello ben noto di Ulf Hannerz, aveva tuttavia il merito di essere la prima
trattazione sistematica della materia da parte di un autore italiano.
Allo stesso modo un tema assai interessante presente in Hora de Bai, e cioè il ruolo degli
intellettuali nativi nel periodo della decolonizzazione e poi in quello postcoloniale, ha trovato
seguito in pochi articoli, che toccano il tema tangenzialmente.
Con l’ultimo lavoro L’antropologia dopo l’antropologia, Sobrero ripropone, l’annosa questione
della possibilità dell’antropologia e dei caratteri di un’antropologia possibile. Egli attraversa ambiti
di riflessione assai impegnativi e si confronta con autori di tutto rispetto: tuttavia anche in questo
caso, duole dirlo, l’ampiezza va a scapito della profondità e l’A. anziché approfondire con suoi
strumenti di riflessione un punto almeno tra i tanti che prende in esame, ripropone i termini generali
di una problematica che era nuova qualche tempo fa.
Giudizio collegiale della Commissione:
Il candidato nel 1975 ha ottenuto una borsa di studio del CNR presso la Facoltà di Lettere e
Filosofia dell’Università “La Sapienza” di Roma e nel 1976 un assegno ministeriale sempre presso
la stessa Facoltà. Ricercatore confermato dall’anno accademico 1980-’81, è dal 1998 professore
associato di Etnoantropologia presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università “La Sapienza”
di Roma. Ha svolto attività didattica in altre università italiane e in programmi di formazione.
Consulente di organismi internazionali (FAO, Tecnosintesis), ha condotto numerose ricerche in
Italia e all’estero, coordinandone alcune; ha partecipato a convegni e seminari organizzandone
alcuni.
Dal curriculum si evince una continuativa attività didattica e di ricerca. I temi studiati concernono
l’antropologia urbana, alcuni problemi teorici e metodologici del settore disciplinare DEA, i
fenomeni di creolizzazione indagati anche in un caso specifico.
La Commissione apprezza nella produzione del candidato l’attualità dei temi e la acutezza di alcune
intuizioni, pur rilevando che il lavoro di indagine non sempre è sostenuto da una conoscenza
approfondita dei campi investigati.
ALLEGATO AL VERBALE DELLA QUINTA RIUNIONE DEL 12/09/2002
ALL. 2
PROF. SOLIMINI Maria
Giudizio espresso dal Prof. Antonino BUTTITTA
La estesa produzione scientifica della candidata, in parallelo con l’impegnativa attività didattica,
perdurante negli anni, si impone per non pochi positivi caratteri la cui evidenza non appare
questionabile. Tra questi sono da segnalare: la densità dell’impianto teorico, la novità della
prospettiva scientifica, l’interesse delle tematiche studiate, la qualità degli esiti delle ricerche,
l’originalità delle analisi di problemi teorici e di fenomeni concreti. Per il primo aspetto assumono
particolare valore anche documentario le numerose puntuali recensioni di opere di complessa
articolazione filosofica; per il secondo le lucide introduzioni a alcuni testi classici degli studi
antropologici; per tutto il resto parla l’insieme complessivo degli scritti, vuoi volumi vuoi saggi.
Ciò che segnatamente connota in senso positivo e persuasivo la produzione scientifica della
candidata, è l’originale apporto all’arricchimento dell’impianto teorico metodologico degli studi
antropologici del nostro Paese, grazie all’opportuno e necessario recupero degli avanzamenti
realizzati, negli ultimi decenni, segnatamente nell’Europa dell’Est, nell’ambito delle scienze
linguistiche e semiotiche. Per la qualità e l’originalità della sua attività scientifica la candidata
appare meritevole di apprezzamento particolare in merito al concorso in oggetto.
Giudizio espresso dal Prof. Matilde CALLARI GALLI
La documentazione e le pubblicazioni presentate dimostrano una lunga attività di didattica
universitaria, di ricerca e di riflessione del tutto pertinente agli ambiti scientifico – disciplinari delle
discipline demoetnoantropologiche.
Con riferimento al bando di valutazione comparativa, la candidata ha presentato numerosi volumi,
di cui alcuni in collaborazione, saggi di varia lunghezza, recensioni, introduzioni a volumi tradotti
e/o curati.
La
produzione
scientifica
della
candidata
verte
su
diversi
ambiti
delle
discipline
demoetnoantropologiche con una particolare attenzione alla storia della disciplina, alle implicazioni
di carattere semiologico dell’analisi culturale, ad ambiti di ricerca connessi alle problematiche
antropologiche delle società complesse, quali la multiculturalità e il rapporto tra appartenenza
sessuale e ruoli socio-culturali.
E’ soprattutto con le riflessioni e le ricerche dedicate alle relazioni tra la metodologia antropologica
e l’analisi semiologia che la candidata si inserisce in un filone di ricerca di notevole valenza
scientifica e profondità culturale.
Degna di menzione è l’attività, attenta e originale, svolta dalla candidata in campo editoriale.
Pur nella sua aderenza soprattutto ad alcuni settori dell’analisi antropologica la candidata presenta
una interessante apertura alle problematiche generali delle discipline demoetnoantropologiche. E sul
piano metodologico apporta contributi originali e significativi.
Sulla base della documentazione fornita, delle pubblicazioni e delle esperienze esplicitate la
candidata è da prendere in piena considerazione per la fase conclusiva della valutazione finale.
Giudizio espresso dal Prof. Antonio MARAZZI
Professore associato di antropologia culturale dal 1980, la candidata ha svolto continuativamente
attività didattica presso l’Università di Bari.
Nella sua produzione scientifica, si può riconoscere un filo conduttore portato avanti negli anni con
rigore e coerenza. Esso può essere individuato anzitutto nel riferimento teorico ad alcuni autori,
quali Boas, Sapir, Bogatyrëv e i formalisti russi, Balandier e, in particolare, Lucien Sebag. Tale
coerenza di riferimenti teorici trova pieno riscontro nei temi affrontati, come risulta dalle
pubblicazioni presentate.
Già in un testo del 1974, Scienza della cultura e logica di classe, si affrontavano con contributi
originali i temi dell’antropologia economica, dell’etnolinguistica, dell’etnocentrismo e di una
“grammatica della différence”. Temi che ritroviamo, ulteriormente sviluppati ed approfonditi, nella
prima (1982) e nella seconda (1995) versione di La materia culturale.
Vanno inoltre segnalati due saggi, uno sull’apartheid e uno sulla condizione dello straniero, che
affrontano argomenti di grande attualità e rivelano, insieme ad un attento impegno scientifico, una
particolare sensibilità sociale.
La più recente pubblicazione presentata, Itinerari di antropologia culturale contiene saggi sui temi
più cari all’autrice, qui ulteriormente sviluppati e messi a fuoco, quali quello dell’”errante”, della
“diversità culturale”, della etnosemiotica.
Il quadro complessivo che ne risulta è quello di una spiccata personalità scientifica, coerente ed
originale in tutto il suo percorso.
Giudizio espresso dal Prof. Silvana MICELI
Il dibattito sui rapporti tra marxismo, strutturalismo e semiotica ha avuto proprio in ambito
antropologico una sua sede privilegiata, coinvolgendo l’antropologia ad un duplice livello: per un
verso traendo essa da quel dibattito l’occasione per un ripensamento della sua propria posizione
epistemologica, per altro verso essa stessa contribuendo ad alimentarlo con l’immissione di sue
proprie tematiche disciplinari.
La produzione della candidata – saggistica e quattro volumi – è in massima parte orientata dai temi
centrali di quel dibattito e ad esso la Solimini apporta contributi muovendosi lungo differenti
direttrici di ricerca. Anzitutto nella direzione dell’analisi del suo costituirsi storico: si vedano le
riflessioni sul formalismo russo e sulla prima semiotica slava; quindi con la discussione di autori
come Lévi-Strauss, Sebag, Godelier e col ripensamento di alcuni concetti centrali come quello di
codice culturale; infine con l’interpretazione, grazie alla strumentazione teorico-metodologica
maturata, di specifiche fenomenologie culturali, per esempio il rapporto con l’altro e il problema
della differenza in un contesto di globalizzazione o il fenomeno dell’apartheid sud-africano.
D’altro canto temi classici come il rapporto lingua-cultura, la leggibilità della cultura come
complesso di sistemi segnici e la rilevanza per essa dell’ottica “comunicativa”, il rapporto strutturasovrastruttura come nodo centrale per l’interpretazione dello stesso concetto di cultura, sono
discussi nella sua opera in diverse occasioni e nella prospettiva di autori differenti.
Particolarmente da segnalare l’edizione di cinque volumi, due da lei curati e introdotti (Propp, Feste
agrarie russe e Bogatyrëv, Semiotica della cultura popolare) e tre anche tradotti (Sebag,
L’invenzione del mondo fra gli indiani pueblo e Mitologia e realtà sociale; Balandier, Società e
dissenso).
La produzione presentata dalla candidata, dimostrando rigore di documentazione ed analisi e
originalità di contributo, merita nel complesso un apprezzamento senz’altro positivo.
Giudizio espresso dal Prof. Amalia SIGNORELLI
Di formazione filosofica, Maria Solimini si è continuativamente impegnata in una lunga riflessione
critica sui fondamenti teorici e sulla epistemologia dell’antropologia culturale.
Il volume Scienza della cultura e logica di classe (1974) affronta il problema della fondazione di
una critica dei fatti culturali a partire dall’incontro tra logica, antropologia culturale, economia
politica e semiotica. L’impegnativo compito è affrontato in sei saggi, che, svolti come una
riflessione critica sulle posizioni di alcuni autori (Marx, Sapir, Godelier, Derrida sono i più
frequentati), costituiscono un percorso dotato di una sua sistematicità.
Il volume La materia culturale è anch’esso una riflessione su problemi di teoria e di conoscenza
antropologica, costruito a partire dalla presa in esame di alcuni temi classici dell’antropologia, come
il rapporto tra cultura e struttura, il mito, lo scambio, i riti, le maschere. Il volume documenta un
arricchimento delle conoscenze e un approfondimento di alcuni temi, rispetto al lavoro del 1974.
Considerati insieme, i due volumi testimoniano un impegno intellettuale e un lavoro assiduo che
non teme di confrontarsi con autori e temi di tutto rispetto, e che nel confronto sistematico,
equilibrato e consapevole con essi, riesce a mettere a fuoco riflessioni e piste di indagine non banali
e talvolta anche originali.
Meno persuasivo è invece Le labbra del male resoconto, scritto in collaborazione, di una ricerca
empirica. Nell’impostazione della ricerca è riscontrabile una mancata chiarificazione delle
potenzialità e degli ambiti di pertinenza delle metodologie empiriche qualitative e quantitative;
nonché delle implicazioni del rapporto tra campo e soggettività del ricercatore; con effetti che si
riflettono sui risultati.
Gli Itinerari di antropologia culturale del 2000 è un libro composito. L’A. vi riprende temi già
trattati nei lavori precedenti; approfondisce, ma con un approccio che talvolta sembra più
didascalico che critico, l’etnosemiotica di Bogatyrëv; e infine affronta l’apartheid sudafricano come
un caso concreto da utilizzare per lo studio della problematica delle differenze nel mondo
contemporaneo. Sul tema dell’apartheid già con il precedente “I diritti delle differenze” Solimini
aveva prodotto un’utile apporto di documentazione. In “Itinerari…” c’è un notevole impegno per
inquadrare il tema delle differenze in una prospettiva teorico-critica (V: spec. il Cap. IV.4); gli esiti
sono interessanti.
L’intensa attività di traduttrice e di editrice di autori importanti quali Sebag e Balandier, e di
direttrice di una collana che dà spazio a contributi di giovani studiosi completano la fisionomia di
questa studiosa caratterizzata da un coerente impegno teorico e metodologico che l’ha condotta a
conseguire risultati segnati sempre da un buon livello di competenza e talvolta da originalità di
impostazione e di trattazione.
Giudizio collegiale della Commissione:
La candidata nel 1968 ha ottenuto una borsa di studio presso la Facoltà di Lettere e Filosofia
dell’Università di Bari e dal 1978 è stata assistente ordinario nella stessa università; dal 1980 è
professore associato di Antropologia Culturale nel corso di laurea (ora Facoltà) di Scienze Politiche
della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Bari. Ha svolto nella stessa sede attività didattica
anche presso corsi di diploma e perfezionamento. Ha coordinato gruppi di ricerca; collabora a
riviste scientifiche anche internazionali; ha partecipato a convegni e seminari anche internazionali,
organizzandone alcuni.
Dal curriculum si evince un percorso didattico continuativo e un assiduo impegno di ricerca,
affiancati da un’avvertita attività editoriale.
Al centro della sua riflessione è il problema della fondazione critica degli studi antropologici,
attraverso un puntuale recupero degli avanzamenti realizzati dalle scienze del linguaggio e della
comunicazione. La sua attenzione si è altresì rivolta a problemi di rapporti etnici e culturali nelle
società contemporanee.
La Commissione è concorde nell’apprezzare la solidità dell’impianto teorico-metodologico, la
continuità dell’impegno e l’originalità degli esiti scientifici.
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BARI
VALUTAZIONE COMPARATIVA A N.1 POSTO DI PROFESSORE
ORDINARIO FACOLTA’ DI SCIENZE POLITICHE SETTORE
SCIENTIFICO DISCIPLINARE M05X BANDITO CON D.R. N. 7382 DEL 510-2000 PUBBLICATO NELLA G.U. DELLA REPUBBLICA IV SERIE
SPECIALE N. 81 DEL 17-10-2000
SESTA RIUNIONE
(valutazione comparativa e individuazione idonei)
L’anno 2002, il giorno 12 del mese di settembre alle ore 15:30 presso l’Università
degli Studi di Bari, Dipartimento per lo Studio delle Società mediterranee, si è riunita
la Commissione giudicatrice della procedura di valutazione comparativa come sopra
indicata, nominata con decreto rettorale n. 7382 del 5-10-2000, pubblicato nella
G.U.-IV Serie Speciale n. 81 del17-10-2000, per procedere alla valutazione
comparativa dei candidati ai fini della individuazione degli idonei.
Risultano presenti i seguenti commissari:
-Prof. Matilde CALLARI GALLI - Presidente
-Prof. Antonio MARAZZI - Segretario
-Prof. Antonino BUTTITTA - Componente
-Prof. Silvana MICELI - Componente
-Prof. Amalia SIGNORELLI – Componente
La Commissione, dopo attenta rilettura dei giudizi individuali e collegiali relativi ai candidati, dopo
ampia e approfondita discussione, all'unanimità dichiara idoneo il seguente candidato:
- Prof. SOLIMINI Maria – voti 5;
Ha dichiarato idonei, a maggioranza i seguenti candidati:
- Prof. GRIMALDI Piercarlo – voti 4;
- Prof. PALMERI Paolo – voti 4.
Ricevono inoltre voti i seguenti candidati:
- Prof. APOLITO Paolo – voti 1;
- Prof. PITTO Cesare – voti 1.
La Commissione, pertanto, dichiara idonei per la presente valutazione comparativa,
in ordine alfabetico, i seguenti candidati:
- Prof. GRIMALDI Piercarlo;
- Prof. PALMERI Paolo;
- Prof. SOLIMINI Maria.
La seduta è tolta alle ore 19:30.
Letto, approvato e sottoscritto.
La Commissione:
-Prof. Matilde CALLARI GALLI – Presidente
___________________________
-Prof. Antonio MARAZZI – Segretario
___________________________
-Prof. Antonino BUTTITTA – Componente
___________________________
-Prof. Silvana MICELI – Componente
___________________________
-Prof. Amalia SIGNORELLI – Componente
___________________________