CS 214 blind cavefish Journal of Experimental Biology

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Ferrara, 3 giugno 2014
COMUNICATO STAMPA N° 214
Un pesce cieco che vive nel buio totale è capace di contare
L’importante scoperta condotta dall’Università di Ferrara e di Padova
pubblicata nella rivista “The Journal of Experimental Biology”
Il suo nome è Phreatichtys andruzzii ed è un pesce cieco capace di contare.
La sorprendente scoperta è stata compiuta grazie agli studi scientifici condotti in collaborazione
tra il Dipartimento di Scienze della vita e biotecnologie dell’Università di Ferrara e il
Dipartimento di Psicologia Generale dell’Università di Padova, recentemente pubblicati nella
prestigiosa rivista scientifica “The Journal of Experimental Biology”.
Già soggetto di precedenti ricerche di Unife, il pesce ipogeo Phreatichtys andruzzii rappresenta un
modello ideale per capire diversi aspetti dell’evoluzione animale in ambiente sotterraneo. Dopo
la sorprendente scoperta dei nostri docenti e ricercatori dell’esistenza di un orologio biologico
circadiano in questo pesce, che, nonostante la mancanza di occhi, riesce a sincronizzare i propri
processi fisiologici col ciclo di rotazione della Terra scandito dal giorno solare di 24 ore, i nuovi
esperimenti compiuti con gli scienziati di Padova hanno dimostrato la sua capacità di contare.
Nonostante i pesci in generale non siano particolarmente rinomati come animali dotati di grande
intelligenza e memoria, essi sono capaci, come afferma Christian Agrillo dell’Università di Padova
… “di processare numeri sia piccoli che grandi con prestazioni simili a quelle già descritte negli
uccelli e nei mammiferi”.
“Con nostra grande sorpresa - afferma Cristiano Bertolucci, Ricercatore in Zoologia di Unife gli esperimenti svolti sul nostro pesce cieco hanno effettivamente dimostrato che è capace di
discriminare tra gruppi di due e gruppi di quattro oggetti, anche se i due gruppi di oggetti
presentati hanno la stessa area, lo stesso volume e la stessa densità. Questa rappresenta la prima
evidenza sperimentale di una discriminazione numerica non visiva in una specie di pesci,
soprattutto considerando il fatto che sono stati privati della luce del sole da almeno due milioni di
anni”.
“E’ probabile – prosegue Augusto Foà, Professore ordinario della Sezione di Biologia ed
Evoluzione di Unife - che questi pesci abbiano compensato la cecità con un aumento della
sensibilità percettiva della loro linea laterale, che quindi può aver permesso loro di effettuare la
discriminazione numerica da noi scoperta. Questo risultato dimostra l’importanza di apprendere e
di discriminare le quantità anche nei pesci ipogei che vivono in condizioni di buio assoluto, che
possono utilizzare la capacità di contare per sapere dove c’è più o meno cibo e di conseguenza
effettuare le decisioni comportamentali più opportune alla loro sopravvivenza”.
Per informazioni: Carlotta Cocchi: 0532/293554 - 338/6195391
Ufficio Comunicazione ed Eventi - via Ariosto, 35 – 44121 Ferrara
www.unife.it/comunicazione - [email protected] - [email protected] - 0532 293248
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