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Harlan II - Biodiversity in Agriculture
Domestication, Evolution & Sustainability
Davis (California), September 14-17, 2008
“Conservare e utilizzare la biodiversità in agricoltura è parte integrante della
gestione sostenibile di ecosistemi naturali ed agricoli”.
Questo motto presenta il secondo Simposio Internazionale dedicato alla figura di JACK R. HARLAN (19171998), organizzato a Davis anche per celebrare il primo centenario del locale Campus dell’Università della
California. A dieci anni esatti dalla scomparsa, nel settembre 2008 numerosi ricercatori ed esperti di differenti
discipline e provenienza hanno contribuito al successo del Simposio Internazionale sulle origini dell’agricoltura
e la domesticazione delle piante e degli animali.
Il primo evento, con il titolo The Origins of Agriculture and the Domestication of Crop Plants in the Near East si
tenne infatti nel maggio 2007 ad Aleppo, Siria. Gli organizzatori di allora sono per buona parte gli stessi di
Harlan II. Questo simposio 2008 è stato organizzato con il contributo principale dei tre dipartimenti del College
of Agricultural and Environmental Sciences (Animal Sciences, Human and Community Development, Plant
Sciences) assieme al Genetic Resources Conservation Program dell’Università della California a Davis, con il
sostegno di un comitato internazionale di esperti.
Possiamo certamente essere d’accordo con quanto scrivono gli organizzatori del Simposio: la biodiversità in
agricoltura è oggi effettivamente al centro di tendenze che hanno percorso la società negli ultimi anni. Tra
queste, un crescente interesse nelle origini dell’agricoltura come tappa fondamentale nell’evoluzione umana,
le preoccupazioni rispetto la pardita della diversità biologica non solo delle specie vegetali ed animali
d’interesse agrario e dei loro progenitori selvatici, ma anche degli ecosistemi naturali in generale. Ancora, la
consapevolezza del ruolo della biodiversità agricola nel funzionamento degli ecosistemi e nella sostenibilità
dell’agricoltura, ed infine nell’interesse delle persone a conoscere più a fondo la produzione agricola ed il suo
impatto sulla sicurezza alimentare, la salubrità dei prodotti e la qualità dell’ambiente.
Come noto, il contributo di Jack Rodney Harlan allo studio della domesticazione, all’evoluzione ed al
miglioramento delle piante coltivate è stato molto ampio e sostanziale e le sue analisi mantengono tutto il loro
valore. E’ sufficiente citare il più noto dei suoi libri, Crops and Man, edito da Crop Science Society of
America, II edizione, 1990. Si è quindi voluto celebrare il decennale della scomparsa di uno dei maggiori
esperti di queste tematiche per esaminare i progressi nell’approfondimento e nella diffusione, con un’ottica
che non poteva che essere interdisciplinare. La presentazione del simposio è stata affidata a Paul Gepts,
docente di genetica vegetale e figura di riferimento nello studio dell’evoluzione delle piante coltivate.
L’intervento di apertura è stato affidato all’esperto di geografia umana Jared Diamond, Dept. of Geography,
UCLA Los Angeles, divulgatore molto noto negli USA.
La prima delle tre giornate è stata riservata ai processi della domesticazione di piante ed animali. Una novità
di questo simposio è stata infatti quella di non limitare l’esame alle piante ed alle interazioni con l’umanità, ma
di ripercorrere la storia ed i possibili scenari che hanno legato molte specie vegetali ma anche animali alle
popolazioni umane, nelle aree del mondo ove si ritiene abbia avuto origine l’agricoltura.
Nel meraviglioso contesto del Campus ove esemplari arborei, spesso secolari, bordavano i curatissimi viali, la
giornata iniziale ha permesso ovviamente di familiarizzare con i pochi ricercatori italiani presenti. Oltre al prof.
Enrico Porceddu (Univ. della Tuscia), Session Chair nella seconda giornata (Processi dell’Evoluzione in
Agricoltura), erano appunto presenti il prof. Fabiano Miceli (Univ. di Udine) che qui scrive ed il dott. Gaetano
Laghetti (IGV-CNR Bari). Ad essi si possono aggiungere non tanto per passaporto ma per attività scientifica
nel nostro Paese, il dr. Toby Hodgkin (Bioversity International, Roma) ed il dr. Ardeshir Damania (UC Davis,
CA) per la sua lunga frequentazione con l’Università della Tuscia, oggi componente del Comitato
organizzatore dopo aver significativamente curato da ICARDA il primo Simposio di Aleppo nel 1997.
I contributi della mattina citata hanno considerato aspetti genetici nella domesticazione di specie d’interesse
zootecnico e dei canidi, rispettivamente da Leif Andersson (Uppsala University) e da Robert Waine (UCLA).
Quest’ultimo, tra l’altro, ha urtato la suscettività di noi italiani poichè per colorare il suo intervento si è
permesso un paio di battute sarcastiche riguardo alla gestione dei rifiuti nel nostro Paese. A seguire, Dolores
Piperno (Smithsonian National Museum of Natural History, Washington DC) e Dorian Fuller (University
College, London UK) hanno portato nuove informazioni sul piano archeobotanico sulla domesticazione delle
piante. Ancora, i contributi di John Burke (Univ. of Georgia, Athens) e di Susan McCouch (Cornell Univ.,
Ithaca NY) hanno aggiornato le conoscenze sulla genetica dell’evoluzione, rispettivamente del girasole e del
riso, quindi Eve Emshwiller (Univ. of Wisconsin, Madison) ha esaminato dati molecolari sull’origine
dell’Oxalis tuberosa, un tubero alimentare alla base della sussistenza delle comunità rurali delle Ande centrali
e comunemente chiamato “oca”.
D. G. Debouck (CIAT, Colombia), noto esperto dell’evoluzione del genere Phaseolus, ha quindi dettagliato
percorsi della domesticazione del P. lunatus dalle Americhe, in particolare per i gruppi di varietà a seme
piccolo. Contributi di ordine più generale sono stati portati da Doyle McKey (Université Montpellier II,
Montpellier, France) e dal gruppo di Benjamin Kilian (IPK Gatersleben, Germany); quest’ ultimo, aggiornando
il quadro sulla domesticazione del monococco, ha proposto un nuovo modello definito “dispersed-specific
model”. Ha chiuso le comunicazioni orali della prima giornata un ulteriore intervento sulla domesticazione
degli animali, in particolare dei caprini, di Gila Kahila Bar-Gal (Hebrew Univ. of Jerusalem, Israel). A seguire,
dalle 16:30 alle 17:30 le comunicazioni e le interazioni con gli autori dei poster.
Dopo aver discusso di domesticazione, la seconda giornata del simposio sarebbe stata dedicata a fare il
punto sui processi dell’evoluzione nei sistemi agricoli, tuttavia alcuni contributi sono stati più in linea con le
questioni della domesticazione e/o delle origini dell’agricoltura. Ad esempio, David R. Harris (University
College, London) ha comparato i primi studi degli anni ’50 con quanto accadde nel decennio 1960-70 fino
all’esplosione attuale delle ricerche genetiche, per concludere che a partire dai dati archeologici rimane
difficile scoprire il vero inizio degli agro-ecosistemi. George Willcox (CNRS Jalès, Berrias, France) ha
discusso le questioni connesse all’adozione dell’agricoltura da parte delle società di cacciatori-raccoglitori.
L’autore è interessato a discutere di un’origine monofiletica, come appariva in particolare sino al Simposio
precedente, ovvero polifiletica, come suggeriscono diverse evidenze dell’ultimo decennio. La sua visione ad
ampio spettro e multidisciplinare è stato particolarmente stimolante.
Melinda Zeder (Smithsonian Instition, Washington, DC) occupandosi di percorsi nella domesticazione degli
animali, ha portato dati interessanti, tra i quali il volume del cervello, che si sarebbe ridotto negli animali
domestici rispetto ai selvatici: il 7% in meno nei piccioni e fino al 29 % in meno nei cani. La stessa relatrice ha
individuato due percorsi di domesticazione per gli animali: il commensalismo, mediante il quale i selvatici
entrano in relazione con i villaggi per nutrirsi degli scarti alimentari (cani, maiali, polli), ed un percorso legato
alle risorse alimentari, iniziato dalle popolazioni umane interessate a massimizzare la produttività e la facilità
nel reperimento di animali, sia per cibarsene che per il lavoro (pecore, capre, bovini, cavalli, asini, cammelli,
elefanti).
A seguire, i contributi di Ofer Bar-Yosef (Harvard Univ. Cambridge, MA) e di Peter Bellwood (Australian
National Univ., Canberra) spaziano nel considerare differenti aree geografiche del mondo e sono caratterizzati
da una prospettiva spiccatamente archeologica. Il secondo enfatizza il ruolo della linguistica nella ricerca di
correlazioni tra lingue e piante ed animali domesticati in differenti aree del mondo. Bill Turner II (Arizona State
Univ., Tempe AZ) analizza la sostenibilità delle pratiche agricole e la vita nelle pianure centrali della civiltà
Maya (Messico, Guatemala, penisola dello Yucatan, circa AD 850).
Un contributo di taglio sanitario è stato offerto da Loren Cordain (Colorado State Univ. Fort Collins, CO)
rispetto a un carattere (adult lactase persistence, ALP). Buona parte della popolazione umana sulla terra non
digerisce il lattosio da adulti, in quanto manca dell’enzima (LPH) che consente l’idrolisi del lattosio in glucosio
+ galattosio, effetto di una selezione recente nel genoma umano. L’ipotesi è che ciò sia dovuto alla pressione
selettiva sottolineata dalla presenza della ALP nell’Africa sub-sahariana. Una dieta con elevato apporto di latte
riduce la mortalità da malaria, limitando l’acido para-aminobenzoico, che a sua volta interrompe il ciclo
biologico del Plasmodio. La selezione per alleli LPH, quindi il consumo ad libitum di latte, è inoltre protettivo
dal rachitismo per l’elevato contenuto di calcio del latte.
La seconda giornata è stata completata dai contributi offerti da Jan Salick (Missouri Botanical garden, St.
Lous, MO), Toby Hodgkin (Biodiversity International, Roma), Jeffrey Ross-Ibarra (Univ. California, Irvine
CA) ed Elizabeth Veasey (Sao Paolo University, Piracicaba, Brasil). La relazione di Hodgkin, pienamente
inserita all’interno delle tematiche classiche del settore, può essere considerata un omaggio ad Harlan,
avendo egli discusso dell’identificazione, conservazione e mantenimento delle varietà tradizionali.
Ad arricchire la serata, il tradizionale momento conviviale è stato preceduto da un’ampia relazione tenuta da
Gary Paul Nabhan (Univ. of Arizona, Tucson AZ), tutta centrata sulla grande figura di NIKOLAI I. VAVILOV, che
per primo ha indicato la strada rispetto a tutta la materia del Simposio, per poi terminare la sua vita in un lager
staliniano. Il relatore a distanza di 70-95 anni ha illustrato in modo appassionato il suo percorso attraverso 11
Paesi, sulle orme di Vavilov. Potendo disporre delle meticolose note di viaggio e delle fotografie originali, gliè
stato possibile valutare lo stato dell’agro-biodiversità nei diversi centri di diversità. La conclusione che ci ha
offerto è che nonostate la straordinaria pressione per adottare varietà migliorate ad alta resa anche in tali
ambienti, la collaborazione tra agricoltori e ricercatori per un miglioramento genetico partecipato on-farm e gli
scambi di sementi sono segnali di speranza: non tutto è perduto o brutalmente eroso.
L’ultima giornata del Simposio, il 17 settembre, è stata dedicata alla biodiversità agricola ed ai suoi effetti sulla
sostenibilità dell’agricoltura della California. In mattinata, significativi e relativamente numerosi i contributi dei
ricercatori dell’UC Davis, i primi dei quali, ovvero M. Kat Anderson e Calvin O. Qualset (Dept. Plant
Sciences), hanno trattato rispettivamente della proto-agricoltura delle popolazioni native indiane della
California e dell’impatto del sistema globale delle RG vegetali aull’agricoltura della California. Dennis
Hedgecock (Univ. Southern California, Los Angeles CA) ha offerto un contributo sulla domesticazione e
conservazione di risorse genetiche per l’acquacoltura, il settore caratterizzato dal più elevato tasso di crescita
nella produzione di alimenti sulla terra. A seguire e sempre dell’UC Davis, Juan F. Medrano (Dept. Animal
Sciences) ha discusso delle sfide della biodiversità per l’industria di produzione del latte della California, stato
nel quale esistono 1,8 milioni di vacche in produzione, con una media di 900 animali per azienda. La
biodiversità, come immaginabile, è molto bassa: 91% sono di razza Holstein, 6% Jersey e 1 % Brown Swiss.
I successivi relatori, pure dell’UC Davis, hanno quindi trattato rispettivamente: la biodiversità e
dell’impollinazioni per le razze locali di api (Robbin Thorp, Dept. Entomology); le risorse genetiche dei lieviti e
di altri micro-organismi (Charles Bamforth, Dept. Food Sciences); l’introduzione e dispersione della Vitis
vinifera in California ( James Lapsey, Dept. Viticulture and Enology); la diversità delle nuove colture dedicate
agli usi per biomasse (Stephen Kaffka, Dept. Plant Sciences). Nel pomeriggio conclusivo, sei presentazioni a
cura di ricercatori locali (UC Davis) e non, hanno trattato rispettivamente la domesticazione partecipata di
specie arboree da frutto (Roger Laekey, James Cook Univ., Cairns, Australia); la valutazione sull’uso del
suolo, la biodiversità e la complessità degli ecosistemi (Louise Jackson, Dept Land Air and Water Resources,
UC Davis); gli aspetti innovativi nel management e marketing di una piccola impresa agroalimentare (Karen
Caplan, Frieda’s Inc. Los Alamitos, CA); le specie selvatiche e le loro risorse genetiche per la diversità futura
in agricoltura (Harchand Dagla, J.N. Vyas Univ. Jodhpur, India); aspetti biotecnologici e miglioramento di
caprini da latte (Kathrin Jackson, Dept. Animal Sciences, UC Davis) ed infine il fagiolo del tropico, pigeonpea
ossia il Cajanus cajan (L.) Millspaugh, da coltura orfana a protagonista tra i legumi da granella (C.L.
Laxmipathi Gowda, ICRISAT, India).
In momenti ad hoc e comunque per tutta la durata del simposio è stato possibile discutere delle presentazioni
in forma di poster (per un totale di 35) interagendo con gli Autori presenti. Alcuni dei poster provenivano da (o
rappresentavano una collaborazione con) gruppi di ricerca già portatori di contributi orali: ad esempio quelli di
Paul Gepts, D.G. Debouck, Elisabeth Veasey, Jeffrey Ross-Ibarra, Toby Hodgkin. In altri casi viceversa il
poster rappresentava lo specifico contributo al Simposio di altri gruppi di lavoro. Una descrizione sarebbe
interessante ma purtroppo sottrarrebbe spazio. E’ comunque possibile leggerne i riassunti all’interno del
Program & Abstract Booklet del Simposio, i cui contenuti sono registrati da CAB International.
Il livello scientifico del Simposio, la partecipazione e le motivazioni dei partecipanti sono state ragguardevoli,
come molto allettante lo stimolo ad affrontare percorsi culturali trans-disciplinari. Diversamente dal primo
convegno di Aleppo, gli organizzatori del Simposio hanno incluso anche gli animali nell’analisi dei percorsi di
domesticazione ed evoluzione dell’agricoltura. Ciò sottintendeva accettare il rischio di gestire una gamma di
specie, territori e contesti particolarmente ampia, tuttavia ha effettivamente rappresentato un’opportunità, in
particolare per esperti di risorse genetiche vegetali. Ad esempio, è stato interessante confrontare modelli di
domesticazione in specie animali e vegetali e notare come a volte i risultati appaiono di difficile lettura (uno per
tutti, il genere Zebra tra gli equidi non è mai stato oggetto di domesticazione, né lo sarà).
Nello stendere questa nota, ci sia concessa una considerazione conclusiva: i temi trattati dal Simposio
appaiono di grande respiro scientifico-culturale ed anche di solido significato pratico, in particolare quando
possono essere osservati a livello internazionale. A livello nazionale, in qualche modo gli stessi rimangono
spesso in posizioni defilate o tendono a sfumare ovvero a confondersi con aspetti quali ad esempio la tipicità
delle filiere agricole, la multifunzionalità dell’agricoltura eccetera, che evidentemente interessano e mobilitano
ampie aree e portatori d’interesse. Molto lavoro ci aspetta dunque, sia nei confronti del grande pubblico, sia
verso tecnici e decisori politici regionali e nazionali.
Una soddisfazione è stata comunque il condividere il rispetto e l’ammirazione verso figure di ricercatori, tra le
quali certamente NIKOLAI VAVILOV e JACK HARLAN giganteggiano, che hanno aperto nuovi paradigmi sulle
origini dell’agricoltura e l’evoluzione umana. A questo proposito, un’articolata ed interessante serie
iconografica che, se ricordiamo bene, iniziava da DE CANDOLLE ed arrivava a HARLAN, è stata proiettata al
Simposio quale “intermezzo” nel corso di un coffee-break. Come accennato al prof. Gepts, la stessa potrebbe
essere fruita dai molti che ne hanno apprezzata la sintesi storico-culturale, ad esempio inserendo tali immagini
in pagine web dell’UC Davis.
Gli organizzatori stanno ora lavorando ai Proceedings del Convegno, che saranno rappresentati da una
monografia il cui impatto scientifico sarà certamente rilevante.
Fabiano Miceli
Università di Udine
Dipartimento di Scienze agrarie e ambientali
Via delle scienze, 208 - 33100 Udine
[email protected]
Udine, gennaio ’09
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