La difficile arte del valutare

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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI LECCE
FACOLTA’ DI SCIENZE DELLA FORMAZIONE
CORSO DI LAUREA IN PEDAGOGIA DELL’INFANZIA
TESI DI LAUREA
IN
DOCIMOLOGIA
LA DIFFICILE ARTE DEL VALUTARE: L’APPORTO DEGLI
STUDI DI ETNOGRAFIA DEI PROCESSI FORMATIVI
RELATORE:
Chiar.mo Prof. SALVATORE COLAZZO
LAUREANDA:
NATALI CELINA
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ANNO ACCADEMICO 2004/2005
Abstract
La pratica valutativa più importante nella quale alunni e insegnanti
agiscono è considerata quella valutativa. In questa attività vengono
messe in gioco una miriade di variabili come possono essere gli stati
emozionali, motivazionali, cognitivi ecc. Il momento valutativo è il
“livello” più importante di tutto il processo formativo e ci si è accorti che
vengono messe in gioco variabili incontrollabili apparentemente,
inconsce sicuramente, che rendono il giusto un giusto relativo. Nella
consuetudine della pratica valutativa la maggior parte delle attività si
concentra nell’individuazione, nella spiegazione e nella comprensione
degli errori commessi dagli alunni ma, accade anche , che questa
consuetudine venga viziata da errori commessi dal valutatore stesso nei
confronti del soggetto da valutare. Ci si è occupati di quegli errori di
valutazione messi in risalto dalla letteratura docimologica mondiale, che
non consentono a molti insegnanti di svolgere in piena tranquillità,
imparzialità e professionalità il proprio lavoro:
 L’ERRORE SISTEMATICO: consiste nella tendenza spontanea a
sopravvalutare o a sottovalutare coloro che si devono giudicare.
L’errore sistematico si manifesta in due modi antitetici:
nell’effetto di indulgenza o, all’inverso, nell’effetto di severità.
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L’effetto di indulgenza riguarda prevalentemente coloro che
tendono a sopravvalutare sistematicamente le prestazioni da
valutare, ossia da coloro che manifestano marcati bisogni di
popolarità e di accettazione, e che, nel contempo, presentano
difficoltà ad affrontare problemi sociali. L’effetto di severità,
invece, riguarda coloro che sistematicamente sottovalutano
l’operato da valutare, ossia coloro che manifestano comportamenti
reattivi improntati alla rigidità e all’eccessivo rigore.
 L’ERRORE DI CONTRASTO: si può osservare nella tendenza a
valutare gli altri in modo diametralmente opposto al proprio modo
di essere.
 L’ERRORE DI TENDENZA CENTRALE: questo termine deriva
da un linguaggio strettamente scolastico e docimologico, indica il
raggrupparsi verso il centro di determinati valori, punteggi o
giudizi. Chi valuta tende frequentemente ad utilizzare i valori
mediani evitando compromissioni rischiose dando giudizi estremi,
molto bassi o molto alti.
 L’EFFETTO DI ALONE: secondo la classica definizione di
Thorndike, si configura come l’espansione indebita di giudizio:
essa si verifica quando un aspetto noto e conosciuto condiziona la
valutazione nei confronti di altri non dipendenti da esso. Per
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esempio, un linguaggio forbito usato dallo studente può
influenzare la valutazione circa la preparazione, lo studio o la
reale competenza, così come un compito scritto, preciso e
ordinato, può condizionare la valutazione nella successive
interrogazioni orali.
 L’ERRORE LOGICO: può essere considerato come una
particolare forma dell’effetto di alone e consiste nello stabilire
arbitrari legami logici tra eventi indipendenti o autonomi.
 L’ERRORE DI ASPETTATIVA: si è dinanzi ad un pregiudizio
sulle capacità di colui che si deve valutare e ci si attende che le sue
prestazioni vi corrispondano. In tal
prestazioni
precostituito.
modo si selezionano le
estrapolando quelle che si adattano al giudizio
L’errore
di
aspettativa
nel
colloquio
o
nell’interrogazione orale, può tradursi in pregiudizio contagioso
quale non solo comporta interpretazioni soggettive delle risposte
ma, addirittura, spinge a scegliere e a formulare le domande così
da ottenere le risposte desiderate.
Ci si è accorti che il fenomeno che sottostà a questi errori valutativi
prende il nome di valutazione implicita. Essa è l’attribuzione di giudizio
che attribuisce valore e senso a delle cose determinando modificazioni
immediate di comportamenti e azioni. Giudicando la situazione in cui ci
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si trova iscritti, si assumono dei comportamenti ritenuti più idonei sulla
base del significato attribuito alla situazione. Questo tipo di valutazione
condiziona fortemente il processo educativo, sottostà a fenomeni anche
largamente studiati, come il cosiddetto effetto Pigmalione e determina il
tipo di relazioni che vengono a stabilirsi nell’ambiente classe. La
valutazione implicita è pervasiva e fortemente condizionata da stereotipi
e pregiudizi, ha carattere inevitabilmente soggettivo e soprattutto agisce
all’insaputa dei soggetti che la adottano e la subiscono.
Per eliminare questo tipo di inferenze, un noto antropologo ed etnografo
americano, G. Spindler, studiando il micro-ambiente scuola ha introdotto
il concetto di Terapia Culturale che consiste nel rendere consapevole la
persona che sbaglia, nel nostro caso gli insegnanti, dei propri pregiudizi
culturale. Tale ruolo viene assegnato ad un consulente scolastico che
rileva dati quantitativi e osserva i comportamenti di allievi e soprattutto
dei docenti.
All’interno del sistema scolastico italiano non esiste ancora, all’interno
delle equipe che operano nelle istituzioni, la figura del consulente
scolastico e assodato ciò, la proposta di chi scrive è quella di inglobare i
compiti di questa nuova figura professionale nei compiti e ruoli
attribuibili alla figura del pedagogista che operando con e accanto agli
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insegnanti potrebbe in tranquillità allargare il suo campo d’azione ed
esplicare al meglio anche le sue altre mansioni.
Per arrivare alla soluzione dei problemi valutativi sopra presentati è stato
molto utile il metodo di ricerca etnografico che studiando la cultura della
popolazione scolastica ha permesso di avere a disposizione dati sia
statistici-quantitativi e sia interpretativi che consentono di comprendere
al meglio la situazione studiata e modificarne, correggerne i problemi.
C’è bisogno, dunque, di una ricerca etnografica costante che interessi il
contesto scolastico e che aiuti a tenere in continuo controllo le inferenze
pregiudiziali che interessano i docenti e che contribuiscono a non far
sviluppare e crescere al
meglio il rapporto essenziale di alunni-
insegnanti.
Celina Natali
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