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Esercizi Spirituali / Prima sera
don Luciano
La casa di Nazareth: I tempi della vita
A. INTRODUZIONE
1. Il “dono” degli esercizi
a. Cosa significa questo termine?
- Il termine (lo sappiamo) è stato coniato da S. Ignazio, e sta ad indicare “disponibilità” ad una
particolare azione dello Spirito, che diventa una vera e propria “palestra” di esercizi.
b. Di quali “esercizi” si tratta?
Di tutto il nostro essere, di tutta la nostra umanità: del cuore, dell’intelligenza, del corpo, della
volontà.
c. Con quale obiettivo?
Semplice, bello, anche se impegnativo. Quello di far emergere, in modo più persuasivo e vero,
dalla nostra umanità, dal vissuto della nostra comunità, delle nostre famiglie, i “tratti” dell'umanità
di Gesù: perché questo è ciò che fa lo Spirito!
d. Alcune domande di partenza.
- In quale situazione interiore mi trovo in questo momento? Di che cosa sento più bisogno? Che
cosa desidera di più in questo momento il mio cuore da Dio?
- Che cosa Dio si aspetta da me in questo momento particolare della mia vita? Che cosa desidera
Lui da me? Su quale sentiero mi vuole condurre e sostenere?
- A questi potremmo aggiungerne altre, di tipo comunitario: Che cosa dici Signore di questa nostra
comunità? Cosa dici della mia famiglia? Che cosa ti aspetti da loro, perché siano più unite,
autentiche, più conformi al tuo vangelo?
e. Alcune condizioni.
> La sincerità con se stessi e con Dio.
> Una certa profondità dei pensieri durante il giorno:
- Leggere il salmo del giorno, al mattino e magari a metà giornata, trattenendo magari una frase
da ripetere durante la giornata;
- no alla televisione;
- sfruttare qualche momento più tranquillo per ripensare a qualche spunto della sera precedente;
- evitare le chiacchiere inutili.
2. Il tema degli esercizi
> Il percorso che faremo in questi giorni si ispira alla “Giornata mondiale delle famiglie” (Milano,
giugno 2012), che ha questo tema: “La famiglia: il lavoro e la festa”.
> Con l’aiuto dell’evangelista Luca, esperto “conoscitore” e “iconografo” dell’animo umano,
cercheremo di ripercorrere un suggestivo “itinerario” di esperienze familiari, che si snoda lungo
tutto il suo Vangelo, nelle quali si giocano scelte, atteggiamenti, stili di vita, estremamente
interessanti.
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> In effetti, c’è una sorta di “geografia delle case” che Gesù “visita” lungo il suo cammino,
portando “verità” nei loro vissuti e, nello stesso tempo, lasciando in tutte una “impronta” di novità
evangelica.
> In queste sere ci porremo un po’ sempre queste domande:
- Cosa succede quando in una casa “prende casa” Gesù? Quali “dinamiche innesca”?
- Cosa succede, in particolare, nelle relazioni? Dentro quali sentieri di libertà le sospinge?
- Che cosa succede anche “attorno”, “fuori” da quella casa? Quali “dinamiche comunitarie”
suscita, mette in movimento?
B. Spunti di LECTIO
Luca 2,41-52
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I suoi genitori si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua.
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Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre
riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero.
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Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i
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conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel
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tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di
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stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci
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hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non
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sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
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Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo
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cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
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1. Premessa
a. Si tratta di un episodio che conosciamo a memoria! Tante e tante volte lo abbiamo sentito
proclamare, spiegare; e, forse, noi stessi lo abbiamo raccontato ai nostri figli.
- Vogliamo oggi rivisitarlo a partire da un particolare punto prospettico, che è quello suggerito dal
titolo di questo nostro primo incontro: “La casa di Nazareth: i tempi della vita”.
- Dobbiamo riconoscere che questo è uno degli aspetti più interessanti e provocanti di un
cammino famigliare: quello dei “tempi”, delle “stagioni”, delle “fasi”, attraverso le quali passa la vita
di una famiglia e delle singole persone, spesso scanditi da fatti, avvenimenti, sia gioiosi che
dolorosi, che ce ne danno consapevolezza.
- A darcene una nitida percezione di questi “tempi” è soprattutto la “crescita” dei figli, che non
poche volte prende in contropiede i genitori, messi di fronte a comportamenti, richieste, scelte del
tutto inaspettati.
Ma anche momenti, situazioni legate alla vita personale o del coniuge, che segnalano dei
“cambiamenti”, delle esigenze nuove, un momento di fatica o di crisi, ecc.
- Tutte queste situazioni hanno in comune un elemento estremamente interessante e provocante:
quello della “discontinuità”, più o meno accentuata. Qualcosa di “nuovo” entra in gioco, accade,
succede, che chiede attenzione, considerazione, uno sguardo attento.
- Sono i “tempi della vita”, che si succedono e che testimoniano non semplicemente
l’imprevedibilità della vita ma, soprattutto, il “primato del mistero” della persona (la mia, quella del
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coniuge, dei figli); e, con esso, il “primato della libertà”, della coscienza dell’individuo, mai
rinchiudibili in schemi o sintesi definitivi.
- La lettura e la comprensione dei “tempi della vita” e dei “cambiamenti” che ne derivano, è una
delle “condizioni” fondamentali perché un cammino di coppia e di famiglia “tenga” e trovi una sua
possibilità di futuro!
b. Questa capacità di comprensione dei “tempi della vita”, potremmo considerarla uno dei
“segreti” della casa di Nazareth: la capacità, cioè, dei suoi membri di “sintonizzarsi” sui “tempi
della vita” di ciascuno e, in base a questi, “modificarsi”, “rinnovarsi”, rilanciando un cammino.
- Un “segreto” che, potremmo definire, di “maturità” umana e spirituale, conquistato “a caro
prezzo”, non senza fatica e momenti di crisi; sostenuti e accompagnati da “atteggiamenti” precisi,
frutto, non a caso, di un cammino di fede e di docilità alla Parola, pazientemente coltivato.
- Senza la pretesa di esaurire tutta la ricchezza di questo brano del vangelo, vogliamo
semplicemente cercare di raccogliere qualche “indicazione”, che ci aiuti a leggere e interpretare
meglio questo “tempo della vita” che stiamo vivendo, sia a livello personale che familiare.
2. I protagonisti
a. Nel narrare l’episodio Luca lascia delicatamente trasparire che nella casa di Nazareth si sta
vivendo “un tempo” di cambiamenti, che riguardano non solo il “ragazzo Gesù”, giunto ormai alle
soglie dell’adolescenza; ma, evidentemente, anche i genitori, il loro modo di interpretare il “ruolo”
genitoriale e, di conseguenza, la loro “dinamica di coppia”.
> Come spesso succede nella vita, c’è una occasione, un fatto che, in qualche modo, “costringe”
tutti a “prendere atto” di questo nuovo “tempo della vita”.
> Un fatto che, in questo caso, non si svolge “in casa”; ma, da tempo, nella casa di Nazareth ci
sono dei “segnali”, forse non del tutto percepiti.
Questo fatto “fuori casa” avrà comunque, inevitabilmente, echi profondi nella vita “in casa”: tutto
non sarà più come prima!
Nuove attenzioni, nuovi atteggiamenti, nuovi linguaggi, dovranno essere cercati per continuare ad
“essere famiglia”!
> Grazie alla attenta analisi che Luca fa dei personaggi, è interessante identificare attraverso quali
“passaggi” essi approdano a questa consapevolezza di questo nuovo “tempo della vita” che si
apre davanti a loro.
b. Analizziamo anzitutto “il percorso” di Maria e di Giuseppe.
Lo possiamo sintetizzare in una serie di “nove azioni”.
> Prima. “Credendo che egli fosse nella comitiva...”
- La prima azione è quella di “illudersi”!
- Infatti, il verbo usato qui da Luca non è quello del “credere” della fede ma quello di chi
“immagina”, “pensa”.
- I genitori si “illudono” circa un comportamento del figlio, che è dato per scontato; ma vengono
colti di sorpresa da una gesto assolutamente non previsto.
> Seconda. Illudendosi “… fecero una giornata di viaggio”.
- Notiamo il paradosso drammatico che si viene a creare.
- I genitori credono di viaggiare con Gesù, in realtà si stanno allontanando sempre più da lui!
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- Si illudono di camminare con lui, in realtà stanno andando nella direzione esattamente opposta!
> Terza. L’illusione continua: “… si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti”.
- L’illusione continua, nel senso che la ricerca è ancora dentro gli orizzonti “noti” del contesto
parentale; non immaginano che Gesù possa essersi spinto oltre, verso orizzonti diversi, più
“grandi”.
> Quarta. “… non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme”.
- Notiamo che ritorna il verbo “cercare”: ma prima era tra la “cerchia ristretta” dei parenti e dei
conoscenti, ora invece è nella direzione giusta, dentro un “orizzonte più grande”.
- Un “cercare”, “tornando in dietro” …
E’ il riconoscere che qualcosa si è sbagliato, che qualcosa non si è capito, che bisogna “rivedere”
qualcosa!
E’ la scelta più difficile, ma anche la più responsabile che Maria e Giuseppe sentono di dover fare:
“tornare sui loro passi”, in cerca di un Gesù “diverso” da come loro se lo immaginavano.
> Quinta. “… lo trovarono”.
- E’ l’azione che dà compimento a quelle precedenti.
- Di questo verbo è importante cogliere la valenza, sopratutto esistenziale. Non si tratta
semplicemente del “ritrovo” fisico del figlio, ma con lui anche dei “suoi” orizzonti, ora più che mai
dilatati, cresciuti.
- Maria e Giuseppe, dopo tanta fatica e sofferenza, si “ri-trovano” sulla stessa strada, a
camminare nella stessa direzione, “accanto” a loro figlio.
> Sesta. “… rimasero stupiti”.
- E’ la prima “reazione” che Maria e Giuseppe provano dentro, che sembra scavalcare, arginare,
anche solo per un momento, tutti gli altri sentimenti.
- Lo “stupore” di chi si trova di fronte ad una scena assolutamente imprevedibile:
- … di un figlio, da una parte, assolutamente tranquillo, calmo, sereno; esattamente
all’apposto di loro;
- … di un figlio, che sta esprimendo “una identità”, una immagine di sé, assolutamente
inedita: autonomo, libero, responsabile, capace di relazioni serie, di confronto con il mondo
adulto;
- … un figlio praticamene “sconosciuto” ai loro occhi!
> Settima. “… sua madre gli disse «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io,
angosciati, ti cercavamo».”
- La domanda di Maria, con l’affermazione che l’accompagna, fanno emergere, a questo punto,
tutto il tumulto dei sentimenti presenti nel loro cuore dei genitori.
- Viene a galla tutto il dolore, lo smarrimento; ma anche il rammarico per un qualcosa che non
pensavano di meritarsi.
- In modo rispettoso ma puntuale, emerge anche il rimprovero per un comportamento che sembra
non aver tenuto minimamente in considerazione i loro sentimenti, il loro affetto.
> Ottava. “Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.”
- Ci suona, forse, un po’ deludente questa ulteriore reazione di Maria e di Giuseppe!
Cosa vuol dire che non compresero? Cosa non compresero? Come mai?
- In realtà, per Maria e Giuseppe, si tratta di un “passaggio” verso l’assunzione di questo nuovo
“tempo della vita”: questo figlio resta pur sempre un “Mistero”!
> Nona. “Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore.”
- L’ultima azione che Luca registra è riservata ancora Maria.
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- Non a caso! E’ colei che nella casa di Nazareth ha il compito di “custodire” la profondità del
Mistero di Dio, che si rivela “nei tempi” e “nei cuori” delle persone a lei affidate.
- Di questa “presenza” (“principio mariano”) quanto bisogno hanno oggi le nostre famiglie, le
nostre comunità cristiane, la Chiesa, perché il nostro tempo non sia solo il “tempo del fare” ma,
anzitutto il tempo nel quale ci si prende “cura” della vita degli altri, nelle sue dimensioni più
profonde.
c. Accenniamo soltanto al “percorso interiore” di Gesù, che si esprime anch’esso nella scansione
di “nove azioni”.
- “rimase a Gerusalemme”;
- “seduto in mezzo ai maestri”;
- “li ascoltava”;
- “li interrogava”;
- “rispose”;
- “scese”;
- “venne a Nazareth”;
- “stava loro sottomesso”;
- “cresceva in sapienza, età e grazia”.
> Di questo “percorso” quello che più ci colpisce è il contrasto evidente fra queste “azioni” con
quelli che descrivono il percorso di Maria e Giuseppe.
- Mentre i suoi si affannano, di angosciano, Gesù vive con tranquillità, con spontaneità questo
“tempo della sua vita”.
- Questo “stupisce” i suoi genitori. Ma proprio questo segnala la necessità di uno sguardo più
attento sui “tempi della vita” del figlio”, ma anche loro e della loro famiglia.
D. Spunti di MEDITATIO
A partire dalla testimonianza della famiglia di Nazareth, circa l’attenzione e la cura dei “tempi della
vita”, proviamo a rileggere questo tema nel vissuto del nostro cammino di coppia e di famiglia,
seguendo i sentieri delle tre coordinate fondamentali del tempo.
1. Circa il passato
> A livello personale.
Quali “tempi della vita” ricordo con più gioia e gratitudine? Quali con più sofferenza?
Da quali “passaggi” sono stati scanditi, provocati?
Per che cosa mi sento di dover lodare il Signore? Che cosa sento di dover affidare alla Sua
misericordia?
> A livello familiare.
Quali “tempi della vita” di coppia e familiare abbiamo condiviso con maggiore intensità, passione,
progettualità?
Quali “tempi della vita” abbiamo, invece, vissuto con più fatica, distanza, amarezza?
Per che cosa ci sentiamo di dover “insieme” ringraziare il Signore? Per che cosa ci sentiamo di
dover “insieme” chiedere pedono?
2. Circa il presente
> A livello personale.
Come definirei “il tempo della vita” che sto vivendo ora? Cosa di buono e di bello lo sta
caratterizzando? Cosa di faticoso lo sta appesantendo?
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> A livello familiare.
Come potremmo definire questo “tempo della vita” della nostra coppia e della nostra famiglia?
Da quali “tensioni positive” è attraversato? Da quali “tensioni negative” é disturbato?
Cosa saprei dire del “tempo della vita” che sta vivendo il mio coniuge, i miei figli? In che cosa mi
pare di riuscire a comprenderlo di più? In che cosa mi resta più misterioso?
3. Circa il futuro
> A livello personale.
Da che cosa mi piacerebbe che fosse caratterizzato “il tempo della vita” che mi sta di fronte?
Per quanto dipende da me, quali piccole scelte di atteggiamenti o di stile di vita, potrebbero
renderlo un tempo più sereno, più umano, più evangelico?
> A livello familiare.
Da che cosa ci piacerebbe fosse più caratterizzato il “tempo della vita” della nostra famiglia che ci
sta di fronte?
Quali attenzioni dovremmo meglio garantirci, per accogliere e rispettare di più i “tempi della vita” di
ciascuno?
Riusciamo ad intuire che cosa il Signore sta chiedendo a questo “tempo della vita” della nostra
famiglia?
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