QUARESIMA 2 C 2010 L’evento della trasfigurazione è dipinto nei Sinottici con colori diversi. Il racconto di Luca esprime un fascino particolare: è bello, scritto con sapienza ed arte. Luca annuncia il vangelo ai popoli che non conoscono ancora l’AT. Racconta cosa significa la trasfigurazione per Gesù. Lo fa in modo che noi possiamo capire che cosa significa anche per noi, che siamo suoi discepoli. Gesù è in tutto simile a noi, eccetto il peccato. Prima di iniziare la sua missione pubblica si manifesta simile a noi nella tentazione e nella preghiera, due momenti forti della vita dei credenti. La trasfigurazione è esperienza di preghiera. Gesù prende con sé tre discepoli e sale sul monte per pregare e, mentre prega, viene trasfigurato davanti a loro. Accade otto giorni dopo che aveva annunciato la sua morte e la sua risurrezione. La preghiera è esperienza dell’ottavo giorno, lo stare con Dio nel tempo e fuori del tempo, il lambire la storia e l’eternità, perché chi prega incontra Dio che è eternità. La preghiera è risposta alla parola di Dio. Mosè ed Elia sono contemplativi che sul monte hanno incontrato il Dio vivente, i mistici della prima alleanza. Mosè ritorna dall’incontro con Dio sul Sinai con il volto avvolto di luce; Elia incontra Dio sul monte Oreb e si copre il volto davanti a lui, che gli parla entro il silenzio di una brezza leggera. Nella preghiera Gesù incontra Mosè ed Elia, la parola di Dio che si era compiuta in loro, nel tempo della legge e dei profeti. Con questo incontro il Padre prepara Gesù a redimere la creazione e attende la risposta. La preghiera è esperienza di bellezza e di paura. E’ bello per noi stare qui, esclama Pietro, che tenta anche di trattenere il fascino di quel momento, ma una nube toglie la visione e la gioia e obbliga i discepoli a continuare a seguire Gesù fino a Gerusalemme, dove darà testimonianza nella passione e morte. Ebbero paura nell’entrare nella nube. Non avevano ancora capito che erano arrivati a quel momento al seguito di Gesù e che arriveranno alla visione eterna ascoltandolo, riconoscendolo come l’eletto, il servo sofferente. Dio svela la gloria ma subito la vela e Gesù e i discepoli potranno godere la visione di Dio al termine del cammino. Nell’annunciazione a Maria Dio la incontra, la invita a godere e annuncia la sua volontà, ma subito dopo la adombra con la sua potenza e Maria intraprende un duro cammino di fede. La preghiera si consuma tra luce e tenebre, tra svelare e velare, tra intimità e attività, tra gioia e trepidazione, come ogni amore. La trasfigurazione avviene di notte, come l’agonia, tempo in cui è difficile stare svegli e essere attivi, tempo per prendere coscienza del mistero che un giorno vedremo e godremo. La trasfigurazione è esperienza di gloria. Mosè e Elia appaiono nella loro gloria e i tre testimoni vedono la gloria di Gesù. Anche Gesù chiede al Padre la gloria che aveva presso di lui prima che il mondo fosse e la vuole anche per i suoi discepoli. La gloria è frutto dell’esodo, del cammino dell’uomo con Dio. Mosè rappresenta il cammino della legge ed Elia quello della profezia. Il loro cammino ha bisogno di Gesù, perché il compimento della legge e della profezia avvengono solo in Gesù. Senza di lui non avrebbero futuro. Se Cristo non è risorto vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche è la vostra fede (1Cor 15,14). Infatti Mosè ed Elia parlano con Gesù del suo esodo che, come ogni parola di Dio, doveva compiersi perché la sua morte è decisiva per tutti, anche per il disegno del Padre. Siamo chiamati a fare il cammino di Gesù, a vivere la nostra trasfigurazione nella preghiera e anticiparvi la gioia che godremo pienamente nella risurrezione.