mariuccia sutti

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INTERVISTA MARIUCCIA SUTTI
Sono Mariuccia Sutti, sono di Piacenza nella vita sono insegnante. Mi occupo da tanti anni ormai dei
bambini handicappati e del loro inserimento nella scuola con gli altri ragazzi. sono cresciuta nella realtà
parrocchiale e ho scoperto per puro caso, perché non sono una musicista, son solo una che ama
cantare, ho sempre cantato molto, ho discreto orecchio e gran gusto per raccontare le favole, questo sì.
Ho scoperto che c’era un modo attraverso la musica di raccontare le sensazioni fortissime che si
vivevano nel gruppo parrocchiale di quando ero giovane. E quindi io ho cominciato a quell’età lì ad
esprimermi con e canzoni, prima erano solo emozioni e riflessioni. Ho continuato perché venivano
fuori delle cose belle che piacevano ai miei amici di gruppo e poi dopo quando il gruppo si é sciolto,
perché é fisiologico che ad una certa età ci si sciolga, mi piaceva che niente di questo andasse perso,
perché questa bellezza fosse donata. Così ho cominciato a cantare cercando di essere un pochino più
professionale cercando di capire come cantare meglio, come registrare meglio, ho abbandonato la mia
chitarrina perché non era più al livello giusto. Poi ho incontrato altri cantautori cristiani come me ed é
stata una bellissima scoperta perché mi ha dato l’idea che non ero un’anomalia, ma che all’interno
della chiesa questo fosse proprio un dono, alcune persone avessero questa capacità. Il loro aiuto é stato
preziosissimo in questi anni, sono cambiata molto in questi anni, penso di essere migliorata, non sta a
me dirlo, perché uno non lo sa mai. Camminare ho camminato molto.
Tu non parti come spesso succede per questo genere di canzoni, da un sentimento ma da
un’esperienza, da una storia che porta con sé il giudizio dell’esperienza cristiana. Vorremmo
capire bene il perché. La tua esperienza di insegnante ti aiuta in questo?
Forse più che la mia esperienza di insegnante, mi aiuta il mio carattere. Però, chiaramente, anche vivere
l’esperienza di essere insegnante aiuta molto l’essere sempre a contatto con le persone aiuta molto a
personalizzare tutte le cose. Perché non c’è niente come le persone che rende obbligatorio il confronto
con la vita, coi fatti più che coi sentimenti. perché le sensazioni e i sentimenti si hanno quando si é da
soli, invece nel contatto con le persone contano di più i fatti, contano le esperienze, contano le parole,
contano gli scambi di opinioni. serve anche riflettere su ciò che si vive insieme a gli altri o che gli altri
vivono e tu noti. Quindi, molto spesso parto da un fatto o da una situazione, un problema, anche se non
é sempre così. A volte parto anche da racconti, perché sia come insegnante che devo leggere molte
cose, poi, come persona mi é sempre piaciuto leggere, l’aspetto immenso della vita, l’aspetto tragico
della vita, mi ha sempre affascinato molto e quindi si parte da tutti e due questi spunti, per cui la vita
con le provocazioni, quello che gli altri ci dicono, quello che gli altri ci dicono, quello che gli altri
soffrono e poi la riflessione su queste cose. quindi nasce poi io cosa ne penso.
Come si conciliano favola e vita reale? Perché nelle tue canzoni si fondono?
Nelle mie canzoni si ritrovano due poli la favola e l’attualità che sembrano all’opposto, ma non lo sono,
perché la favola é la rielaborazione della realtà, la favola é il primo modo con cui l’uomo sia
storicamente, sia come evoluzione della specie, pensiamo ai primi uomini, alle prime civiltà, ma anche
noi singoli come persone, da piccoli cominciamo con le favole perché capiamo nelle favole il principe,
il cattivo, i buono, quello che imbrogli, la fata, i miracolo, il desiderio di vivere, il desiderio di felicità, i
dolore, la prova, si mettono a fuoco queste realtà che poi nella vita noi incontriamo davvero, dopo. in
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fondo la favola che cos’è? È il teatro. E il teatro che cos’è? È un’elaborazione della vita. E’ il ragionare
sulla vita e vederla in un modo magico, ma poi dopo é la vita. Anche le favole, o le così dette canzoni
che passano per favole, si passano dalle favole per far vedere che la puoi raccontare come una favola,
ma guarda che legame c’è con la realtà, con questo fatto che succede. Guarda che anche nella tua vita
c’è una favola se la vuoi vedere. Per questo.
Il tuo album si intitola “Cose che non si vedono” é dedicato a quelle persone che non riescono a
cogliere il soprannaturale nel quotidiano?
Il pessimismo che c’è oggi é proprio dovuto anche al fatto che noi per il modo frenetico in cui
viviamo, per la fretta, per il rumore, la pubblicità che ci bombarda di tre miliardi di cose al giorno, e
quindi la mania di vedere le cose grandi o anche come farti veder tutte le cose grandi, tutte queste cose
ti portano probabilmente a non essere più capaci di vedere che nelle cose piccole c’è già... qualcuno ha
detto, adesso non mi ricordo chi, ha detto che in una goccia d’acqua c’è già dentro l’universo, quindi se
tu sei capace di guardarla c’è già dentro veramente la spinta e lo stimolo per capire tutto il resto. In
fondo qualcuno dice che i saggi sono capaci di cogliere le gioie immense nelle cose piccole. Anche
tutta la filosofia orientale su cosa è basata? Fermarsi sulle cose piccolissime e capire come sono grandi.
Perché allora decidere di scrivere e cantare canzoni?
Perché noi occidentali distratti abbiamo bisogno di trovare un modo che ci obblighi a fermarci e aprire
il cuore. Siccome la canzone é ancora per fortuna una cosa che anche senza che noi lo vogliamo, entra
dentro al nostro cuore e ti mette dentro dei pensieri, delle sensazioni, dei ricordi, e in questo modo qui
dentro ci vanno. Poi penso che la bellezza aiuti molto l’uomo se riesce ad entrare la consolazione di un
pensiero, una scoperta bella poi resta e consola, é una cosa che aiuta molto a crescere, a vivere.
Cosa significa che noi cantanti cristiani vogliamo dare una testimonianza di fede e di unità?
Vuol dire che noi che decidiamo di cantare non possiamo fare come fanno i cantanti di musica leggera
che uno si mette a tavolino, scrive qualcosa che sta bene, e la vende. Noi non possiamo scherzare
quando si parla di cose immortali come quelle dell’anima dell’uomo, di Dio, non ci s può scherzare,
non si possono neanche dire delle bugie, anche perché poi la gente se ne accorge. Poi anche noi come
rispetto nostro, il nostro modo di essere fedeli a questa cosa, noi non possiamo farla per mestiere, la
dobbiamo fare, prima di tutto, perché la viviamo noi e vogliamo ringraziare Dio per avercela fatta
incontrare, e poi la diamo, perché il segreto della fede, ce l’hanno sempre detta sin dall’inizio, perché
con S. Paolo ai romani... S. Pietro diceva che c’è un senso nel testimoniare la fede che é dire perché tu
credi, perché agli altri serve il confronto perché vedono che tu sei un uomo come loro, una donna come
loro, un’insegnante come loro, però perché tu credi? Allora tu devi dare il perché tu credi. Ecco perché
il cantare sincero é un modo molto importante, onesto, e poi anche insieme un valore un surplus di
valore molto più grande. E a proposito di questo volevo dire che molti di noi cantautori cristiani si sono
legati, cercano di stare insieme di scambiarsi esperienze. Abbiamo fatto un’associazione di cantautori
cristiani, che non è l’unica. quella a cui appartengo io e quella a cui appartengono molti altri che si
chiama “Il mio Dio canta giovane” vuole essere proprio questo vuol essere un modo per stare insieme,
vivere insieme questa testimonianza, anche per cercare di avere tra di noi quella amicizia quei valori di
lealtà di amore che dicano alla gente, anche quando cantiamo insieme, che è proprio vero quello che
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cantiamo, non é il motivetto, ecco, non é perché vogliamo fare una serata in allegria, no. Noi ci
crediamo proprio e vogliamo dirlo, con le parole e con la presenza, insieme.
Cosa significa che un cantante cristiano ha difficoltà ad esprimere le sue idee? Cosa significa che
manca una guida spirituale?
Singolarmente ognuno di noi é inserito in una realtà di chiesa: può essere la parrocchia, può essere un
movimento, può essere un gruppo religioso, o un gruppo laicale, un ordine religioso, perché ci sono
anche persone consacrate, però chiaramente l’ordine religioso non é tarato sul cantare o l’espressione
attraverso la musica, ha altre priorità. Poi siccome siamo anche in percentuale non tanti, non tutti
cantano, non tutti sanno esprimersi così... C’è proprio la difficoltà di capire come tradurre in pratica, in
musica questa cosa, se osare stravolgere... Ad esempio tentare di fare un tipo di musica, per dire
moderno, che magari non verrebbe in mente di associare ad un contenuto così particolare. Poi, anche
quando si comincia a cantare e ad entrare nel mondo della produzione ci sono tanti problemi legati al
pratico di come fare a fare una canzone, gli arrangiatori dove trovarli, l’editore dove trovarlo, cosa
curare, che peso dare a certe richieste che vengono fatte, a cosa dire sì, a cosa dire no, queste sono
difficoltà che noi come cantautori dobbiamo arrangiarci un pochettino, anche perché siamo uno a
Piacenza, uno a Milano.... Non é molto facile anche... e a volte diciamo tutti gi artisti hanno un po’ di
vanità, e questa é una difficoltà che anche noi dobbiamo gestire, dobbiamo cercare di vincere di non
farla diventare la cosa più importante del nostro cantare. La vanità, il riuscire, l’essere famosi, vendere i
dischi... Sì, sono tutte cose importanti, ma dobbiamo metterle al posto giusto nella graduatoria, e questo
ci vorrebbe veramente qualcuno... noi abbiamo qualche sacerdote anche fra i nostri cantautori che ogni
tanto ci riporta a mettere a posto le cose, ma proprio anche come chiesa, come gerarchia, vorremmo
che ci fosse più attenzione a questo mezzo qui, perché é veramente una grandissima possibilità che
non vorremmo fare fruttare male
Nella canzone “Il tuo non capire” parli della figura di Maria. Come ti sei approciata alla figura
della Madonna?
Dalla mia canzone la figura di Maria é stata una storia a puntate perché io non sapevo bene come
rapportarmi alla figura di Maria perché é una figura molto particolare però così uguale a noi. Ho
cominciato a fare canzoni su Maria solo quando ho cominciato a riflettere sulla sua umanità sul suo
essere una persona, una donna, una giovane. Ecco allora ho cercato di immaginarmi cosa doveva essere
la sua vita, cosa doveva pensare, cosa doveva riflettere... Che problemi, che fatiche, che paure ha
avuto... L’ho scoperta soltanto così, rileggendola attraverso la sua umanità. Ecco, credi che oggi la
figura di Maria é una figura insostituibile, e perché è una mamma, e la mamma é una figura
insostituibile nella vita di tutti... Forse con i più giovani può essere un po’ particolare perché le figure
dei genitori non sono proprio al massimo della fama. Ci sono tante priorità prima, però é una di quelle
ricchezze, la mamma, il papà, che si danno per scontate e non ci si rende conto di quanto contano,
quindi i giovani devono scoprire il valore di una mamma e quindi anche di Maria. Quindi vanno
proprio aiutati a capirla come persona, al di fuori del mito di Maria, al di fuori della figura pia, della
statua, la persona Maria.
Ci sono dei pregiudizi rispetto ai cantanti cattolici? come vi sentite? Vi sentite ghettizzati?
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Forse più che pregiudizio verso la canzone cristiana, c’è una scarsa considerazione, perché in passato
noi ci siamo sentiti dire, noi come cantanti che aderiscono all’Associazione “Il mio Dio...”, all’inizio la
contestazione che si faceva a questi cantanti era la contestazione del fatto che fossero tutte canzoni
molto pie, e poi poco professionali (chitarra e voce, nenie, cose di questo tipo), da dieci, quindici anni
se n’è fatto molto di cammino e attualmente il livello mi sembra più che decoroso, c’è stata molta
ricerca di espressione musicale e anche accuratezza nel realizzare queste canzoni. Quindi adesso i
prodotti sono in uno stile più moderno, quindi non pio, pio, pio, non sono quasi più canzoni liturgiche,
ma sono di animazione, quindi di u ambiente al di fuori di quello di una messa, e sono anche, non sono
più “Gesù tutto mio e Maria tutta mia”, sono più spostate come attenzione al modo e alla realtà, alla
vita no? E sono sicuramente più moderne, però anche all’interno della chiesa c’è poca attenzione. E’
chiaro che se uno crede in una cosa ci deve investire, cioè deve spendere dei soldi, come in tutti i
campi. Non é molto facile a livello ecclesiale, ma anche delle parrocchie... un po’ a tutti i livelli, non é
facile investire in questa cosa accettando di non vedere subito il risultato perché la musica é
impalpabile, non si vede, ciò che resta nel cuore della gente é impalpabile, lo sa solo Dio ciò che resta
nel cuore della gente, Non lo si misura, alla fine del concerto la gente va via che ha il cuore che canta,
molte volte ti dicono vado via ma che belle cose che ho sentito, come sono stata contenta... mi ha dato
voglia di ricominciare, però sono cose che ha dentro lei, l’organizzatore non quantifica quanto rende. E
poi c’è anche la tentazione del richiamo delle folle, e allora si banalizza sul contenuto per avere il
numero dei partecipanti. Queste sono le due tentazioni che si hanno, e che a volte si vede che
prevalgono queste logiche.
Alcune delle tue canzoni trattano temi piuttosto difficili come quelli dell’aborto e dell’eutanasia,
credi che una canzone possa trattare dei temi di questo tipo?
Io non sono più una ragazzina, qualche anno fa quando io ho cominciato a formarmi come gusto
musicale c’era la guerra in Vietnam e Joan Baetz cantava contro la guerra nel Vietnam, contro i
trafficanti di armi, contro politici i Rolling Stones hanno fatto anche loro tante canzoni di protesta,
Guccini ha fatto “Dio é morto”, mi sembra che la canzone possa cantare di tutto, perché é un modo di
comunicare
C’è una canzone che si confà di più alla tua storia?
Ci sono alcune canzoni che mi piacciono ad esempio una delle canzoni dell’ultimo album e si chiama
“Se c’è un angelo” e vuole essere una riflessione sul fatto che oggi c’è molta attenzione al magico, ai
maghi alle predizioni, come desiderio di trovare qualcuno più forte di noi un Superman, nel
soprannaturale. C’è stato un grande risveglio sugli angeli, per tanto tempo chi ne aveva più parlato. Io
voglio cercare di capire chi sono gli angeli. Cosa significa? Chi sono gli angeli? io mi sono data una
risposta: secondo me gli angeli hanno senso solo se li vediamo come un dito di Dio che viene a
seguirci da vicino, altrimenti non hanno molto senso
“Queste lucciole” parla delle persone tipo le suore di clausura, tipo gli ammalati che passano gran parte
della loro vita nascoste, di cui noi non ci accorgiamo mai che regnano per gli altri e credo che queste
siano le lucciole del nostro essere grandi. Ho preso questa idea di lucciole perché é un’immagine che
mi é rimasta da piccola questi campi di lucciole, e tutti i giochi che si facevano. È proprio rimasta
un’immagine fortissima. Noi usiamo questo termine per indicare una realtà molto più squallida di
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prostituzione, e allora ho voluto dire che c’è un’altra immagine di lucciole che fanno luce nella nostra
vita e nella nostra notte.
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