Benedetto il frutto del tuo seno, Gesù Siamo ancora ad Ain Kerem, nella casa di Zaccaria ed Elisabetta, contemplando l’incontro di due donne divenute madri grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio (Lc 1,78), al quale nulla è impossibile (cfr Lc 1,37). Entrambe colme di Spirito Santo, esultano in Dio che opera meraviglie negli umili di cuore, in coloro che accolgono il suo progetto d’amore. Ed Elisabetta prorompe in una benedizione: dice bene di Maria e del frutto del suo grembo. Il testo biblico non menziona il nome (cfr Lc 1,42), ma nella preghiera dell’Ave Maria, la Tradizione ci insegna a pronunciarlo: è il nome di Gesù, che l’angelo aveva rivelato a Maria: «…lo chiamerai Gesù» (Lc 1,31) e a Giuseppe: «…ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù» rivelandogli anche il significato di questo nome: «egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt 1,21). Gesù, infatti, significa Dio salva. Ogni volta che preghiamo l’Ave Maria, riportiamo alla mente e al cuore questa enorme verità: la salvezza ci viene dal Dio fatto uomo, Gesù, attraverso Maria. La salvezza, ossia, la presenza di Dio, la pienezza della sua gioia in un cuore riconciliato e pacificato; pienezza che possiamo sperimentare sin da ora, nel grembo della nostra madre Chiesa, che ci alimenta, ci guarisce e ci sostiene in questo breve tratto di vita terrena. Mediante la Chiesa, la potenza di questo Nome attraversa i secoli suscitando la fede, alimentando la speranza e accendendo la carità di generazioni di discepoli: «miele per la bocca, melodia per l’orecchio, giubilo per il cuore, luce, cibo, medicina», scriveva San Bernardo. Le Fonti ci riferiscono di San Francesco che «quando pronunciava o udiva il nome di Gesù, ricolmo di intimo giubilo, lo si vedeva trasformarsi anche esteriormente come se un sapor di miele avesse impressionato il suo gusto, o un suono armonioso il suo udito» (FF 1185). Ogni volta che preghiamo l’Ave Maria, quanta riconoscenza e quanto amore per Maria deve sgorgare dal cuore, perché ci ha dato Gesù: «In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati» ci ricorda Pietro (At 4,12). Uniamoci alla gioia di Maria in questo Tempo Pasquale, in cui celebriamo la nostra salvezza operata da Gesù mediante la sua Passione, morte e Risurrezione, e viviamo l’esortazione che ci viene da Paolo: «Nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: “Gesù Cristo è Signore!”, a gloria di Dio Padre» (Fil 2,10-11). Lucia Mantua