DOGMATICA IV ECCLESIOLOGIA E MARIOLOGIA PROF FILIPPI NICOLA 7° lezione del 10 novembre 2008 La scorsa lezione abbiamo parlato delle opere dello Spirito nella chiesa che sono: 1) UNIFICARE come nella Trinità lo Spirito è il vincolo d’amore tra il Padre e il Figlio, così nella chiesa è lo Spirito che raduna un unità. Unità che già l’apostolo Paolo ricordava quando diceva: Voi siete stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo. Per cui la chiesa può essere corpo di Cristo in virtù dello S.S. Usando questa analogia dell’organismo vivente abbiamo anche detto che , in maniera analogica, si può pensare allo Spirito come all’anima della chiesa, come principio vitale che la guida, l’abbellisce e l’arricchisce dei suoi doni. Però, sebbene lo Spirito pervada l’attività ecclesiale, non si confonde mai con la chiesa ma resta sempre e comunque lo Spirito di Dio; questo per evitare forme di monofisismo ecclesiologico 2) NON OMOGENIZZARE Lo Spirito unifica ma non omogeneizza, non livella, non appiattisce, non toglie le specificità di ogni credente anzi è lo Spirito stesso che produce la diversità in base a quei doni dati ad ogni credente: i carismi ordinari. Quindi lo Spirito tiene insieme il principio dell’unità e della molteplicità, con primato dell’unità. Dice Paolo: il corpo è uno ma è formato da tante membra 3) COESSENZIALE CON CRISTO non c’è contrapposizione tra il principio cristologico e quello pneumatologico; ma come Cristo e lo Spirito agiscono congiuntamente nella storia della salvezza allo stesso modo, nel processo di formazione della chiesa, essi agiscono in contemporanea I MOVIMENTI Sono la risposta provvidenziale alla secolarizzazione come dono dello Spirito: - sono eredi dei grandi movimenti di riforma ( monachesimo, ordine dei mendicanti ecc…) - finalità ultima è di far crescere nella fede pertanto sono solo una delle vie per incontrare e conoscere Cristo. - Utili per l’evangelizzazione perché hanno una forza di impatto notevole rispetto al singolo, perché all’interno del movimento è più facile reperire persone professionalmente qualificate inoltre sono sottoposti alle direttive della gerarchia perché appartengono alla chiesa - BENEDETTO XVI :la gerarchia funziona come le articolazioni perché permette al movimento di inserirsi all’interno della chiesa universale e locale in modo tale che, a partire dal suo peculiare carisma, possa portare il proprio contributo per l’edificazione della chiesa. In questo senso è importante attuare una pastorale integrata nella quale tutti lavorino in sinergia COSA DEVE FARE LA CHIESA Se il Dio Trinità è AMORE e VERITA’, e la chiesa partecipa di questa identità e di questa missione, la missione della chiesa è quella di annunciare la VERITA’ e testimoniare la CARITA’ Questi due aspetti, in realtà, sono i bisogni fondamentali dell’uomo; l’uomo che ha bisogno di essere amato, accolto ma anche l’uomo che ha bisogno di una certezza su cui edificare la sua vita e quindi, quando la chiesa si sforza di annunciare la verità e testimoniare la carità, altro non fa che un servizio all’uomo. Usare questa chiave di interpretazione della missione della chiesa, significa proporre una nuova antropologia dove l’uomo è composto di corpo e di anima, di ragione e di sentimento. IMMAGINI DELLA CHIESA - vita agricola vita pastorale vita familiare l’edificio = = = = L.G. n 6 vite/vigna gregge/pastore sposa/fidanzata pietre vive VITA AGRICOLA Abbiamo visto alcune di queste immagini già nell’A.T. e che Cristo porta a compimento per cui si dimostra che la chiesa era già prefigurata nell’A.T.. Ma c’è una radicale novità con Cristo, che da un lato porta a compimento le attese di Israele ma dall’altro fa fare un salto qualitativo pertanto possiamo dire che esiste una radicale continuità con l’A.T. ma anche una radicale discontinuità. Queste immagini erano già presenti in Israele ma con Gesù assumono la loro esatta fisionomia. Le prime due immagini sono tipiche del vangelo di GV dove l’ecclesiologia è modellata sulla cristologia. L’immagine di chiesa è modellata sul peculiare rapporto tra Cristo e i suoi discepoli. Pertanto nella chiesa i credenti sperimentano la sua vita. Andiamo avanti con la lezione odierna. Nella scrittura il tema della vigna è un tema abbastanza diffuso e trova il suo compimento nella parabola di GV 15 : IO SONO LA VERA VITE dove l’avverbio vera significa che Gesù ha portato a compimento ciò che era già contenuto nell’A.T.. Il retroterra di questa affermazione lo troviamo in IS 5,1ss Israele si concepisce come questa vigna che Dio aveva scelto e curato. Lo stesso nel sal 80,9 dove è chiaro il riferimento all’esodo. Nella prospettiva della pasqua l’esodo è visto come il primo momento in cui Dio mostra il suo amore. Questa allegoria della vite trova il suo compimento in GV 15 dove però assume un carattere più trinitario perché Gesù dice: Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Io sono la vera vite e voi i tralci. Noi siamo i tralci in cui scorre la vita divina che è lo Spirito. M opera di tutto è il vignaiolo che è il Padre. Questa immagine vigna/vite ci permette di inquadrare la chiesa in una prospettiva trinitaria. La vigna/vite appartiene al Padre ed è caratterizzata da una intima e profonda unione fra Cristo e i suoi discepoli nei quali scorre la medesima linfa vitale. Siamo molto vicini alla teologia di Paolo: GV non conosce la teologia paolina del corpo di Cristo però la parabola della vite esprime oggettivamente il medesimo concetto l’essere una cosa sola in Lui e con Lui VITE/VIGNA = CORPO DI CRISTO In realtà, però, nell’immagine della vite e dei tralci, che sono profondamente uniti in Cristo, si vuole sottolineare che questa relazione con Gesù sorpassa ogni distinzione che scaturisce da un particolare servizio nella chiesa. Cioè mentre Paolo è attento a sottolineare l’unità nella diversità, GV è mosso dal far capire quanto questa unità in Cristo sia superiore all’articolazione nei ministeri. Allora in questo senso si può contrapporre l’immagine della vite a quella del corpo. Da un lato esprimono grosso modo lo stesso concetto ma dall’altro seguono due prospettive diverse: uno vuol far capire che prima di tutto viene la comunione con Cristo, l’altro dà per acquisita questa comunione che si diversifica in diversi ministeri A GV interessa dimostrare che ogni ministero si radica nel discepolato, nell’accoglienza della Parola ( es: mi ami tu Pietro? Pasci le mie pecorelle). E’ la comunione con Cristo che mi permette di essere una delle tante membra. L’immagine di chiesa che emerge dall’allegoria vite/vigna è che la chiesa è l’intima unione con Dio e degli uomini tra loro ( L.G. 1) ma allo stesso tempo il reciproco dimorare tra Cristo e i suoi discepoli ci consente di affermare che la chiesa è il luogo in cui Cristo dimora nei cristiani e i cristiani dimorano in Cristo. In questo senso è importante la relazione individuale fra Cristo e il discepolo ( es: ogni tralcio che non porta frutto il Padre mio lo pota) VITA PASTORALE Ci troviamo davanti alla chiesa come gregge di cui Cristo è il pastore. Nell’A.T. troviamo questa immagine soprattutto nei salmi perché Israele, essendo un popolo di nomadi, era anche un popolo di pastori per cui il simbolismo gregge/pastore era immediatamente comprensibile. Troviamo associati i termini popolo/gregge nei sal 79,13 ; 100,3 ; 80,2 ; 23,2. Israele ha la certezza di essere gregge di Dio e che il pastore è Dio stesso POPOLO=GREGGE DIO = PASTORE Il popolo di Israele era guidato da pastori umani: il re, i sacerdoti, i profeti. Come tutti gli uomini anche loro sono segnati dal peccato e allora EZ 34 annuncia che, ad un certo punto della storia di Israele, Dio stesso, attraverso un pastore da Lui scelto, pascerà il suo popolo. Questa promessa si adempie in GV 10,11.14 Io sono il pastore quello bello ( KALOS in greco) Gesù stesso considera i suoi come un gregge, infatti durante l’ultima cena, cita una profezia di ZC che è riportata in MT 26,31 : voi tutti vi scandalizzerete questa notte per causa mia infatti percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del suo gregge L’immagine del pastore si avvicina alla similitudine della vite perché: - anche il gregge è oggetto dell’amore del pastore - come la vite è nutrito e il buon pastore non esita ad offrire la sua vita per le pecore - si sottolinea la partecipazione alla stessa vita perché il buon pastore è venuto perché gli uomini possano avere la vita e l’abbiano in abbondanza Per cui ritorna il tema della chiesa come luogo nel quale gli uomini possono sperimentare la vita divina. Inoltre dall’immagine del pastore deduciamo anche come Cristo dirige la sua chiesa, Lui la guida mediante il ministero di coloro che Egli stesso ha scelto e costituito pastori. L’EDIFICIO L’ immagine dell’edificio la troviamo in 1COR 3,9.11: voi siete edificio di Dio perché Cristo ne è il fondamento; EF 2,20. Inoltre Cristo è la pietra angolare immagine che troviamo già nell’A.T. nel salmo 117,22: la pietra scartata dai costruttori è diventata testata d’angolo in IS 28,16: io ho posto una pietra scelta angolare che assicura la salvezza Per cui è chiaro, in una rilettura cristologia di questo salmo, che si fa riferimento al mistero pasquale nel quale Cristo viene scartato dal popolo di Israele. Più che pietra angolare è meglio considerare Cristo che nel suo mistero pasquale diviene pietra viva attorno alla quale si stringono i credenti per essere impiegati nella costruzione di un edificio spirituale. Leggere anche 1PT 2,4-8 . La pietra angola serviva per impostare la costruzione e teneva uniti i muri e questo ci aiuta a comprendere che è Cristo che garantisce l’unità della chiesa. SENZA CRISTO NON C’E’ UNITA’ All’immagine dell’edificio viene anche associata l’immagine di coloro che vi abitano ovvero la famiglia di Dio. SPOSA / FIDANZATA La chiesa è presentata dalle scritture come donna sposa, fidanzata o madre. Queste immagini fanno riferimento nell’A.T. alla nazione o al popolo come una donna della quale i credenti sono i figli oppure Dio stesso è il fidanzato o lo sposo. MT 9,15 GESU’ E’ LO SPOSO GV 3,28-29 Giovanni il battista è l’amico dello sposo MT 25,1-13 parabola delle vergini che attendono lo sposo In realtà alcuni esegeti pensano di poter dare una lettura di Gesù come sposo anche in alcuni episodi del vangelo di GV: - le nozze di Cana - la samaritana - la crocifissione La scrittura e i Padri hanno scelto spesso questa immagine della sposa perché la metafora sponsale o coniugale offre alla teologia possibilità espressive di tematizzare l’elezione e la santificazione della chiesa. Attraverso l’immagine della sposa emerge con chiarezza la scelta che Cristo fa della chiesa: la donna da sposare si sceglie quindi Cristo ci ha scelti e nell’unione coniugale si diventa una sola carne e ciò sottolinea maggiormente la santificazione della chiesa da parte di Cristo. Questo tema della chiesa come sposa lo troviamo anche nell’AP 19,7 ; 21,2-9; 22,17 Nell’A.T. la chiesa è presentata come la fidanzata OS 2,21-22 Ger 2,2 Questa idea della chiesa come fidanzata è poi ripresa da Paolo. L’elemento comune a queste quattro immagini che abbiamo analizzato può essere individuato nella centralità della Pasqua perché Cristo è la pietra che è stata scartata, Lui è il buon pastore che offre la vita ma Cristo è anche la vite che deve essere potata per portare frutto più abbondante. La centralità della Pasqua ci dice che il mistero della chiesa è connesso con il mistero pasquale anzi trova la sua ragion d’essere negli eventi accaduti tra il Cenacolo e il Golgota. Però la Pasqua non è un momento casuale della vita di Gesù, non è un incidente nella sua vita perché se così fosse sarebbe la Pasqua l’evento della nascita della chiesa. In realtà la Pasqua è il compimento della vicenda di Gesù di Nazareth e giunge al culmine di un progressivo cammino che mette Gesù in contrapposizione con i capi religiosi di Israele. Sicuramente gli eventi pasquali hanno un posto centrale nella fondazione della chiesa ma fanno parte di un percorso più ampio cioè il tema della fondazione della chiesa non può e non deve essere pensato facendo riferimento soltanto ad alcuni momenti della vita di Gesù ma deve essere pensato alla luce di tutta la vicenda di Gesù. In altre parole la chiesa non è nata in solo momento, quando Gesù dà il primato a Pietro, ma è frutto di un percorso composto di tante tappe che messe tutte insieme ci fanno capire come Gesù abbia voluto fondare una comunità.