BOX 7 – Il caso papaia Il caso della papaia (Carica papaya) rappresenta un esempio, certamente minore, delle effettive potenzialità economiche delle piante GM. Nelle Hawaii, infatti, questa pianta è molto importante per produzione e consumo e può essere, per molti aspetti, assimilata alle produzioni ortofrutticole tipiche italiane. Essa era colpita da una particolare avversità (una virosi) che ne stava di fatto decretando l’estinzione nella maggior parte delle isole dell’arcipelago con gravi conseguenze economiche e sociali per i produttori. Dopo svariati tentativi e insuccessi tramite l’utilizzo delle tradizionali tecniche di miglioramento varietale e/o l’impiego di prodotti chimici, la soluzione è stata trovata alla Cornell University, grazie alla messa a punto di una varietà GM resistente al virus. Con il sostegno delle autorità locali, queste piante si sono rapidamente diffuse sino a coprire oltre l’80% della superficie coltivata nelle zone infette e circa il 50% delle superficie hawaiana coltivata a papaia. Le modifiche introdotte non hanno alterato le caratteristiche organolettiche del frutto e hanno determinato un beneficio economico mediamente pari a circa 30mila euro per ettaro. Papaya ringspot virus in Hawaii Veduta aerea di un campo sperimentale transgenico avviato nell’ottobre del 1995. Il blocco centrale verde è di alberi di papaya 'UH-Rainbow’, mentre gli alberi di papaya circostanti, quasi morti, non sono geneticamente modificati e sono gravemente infettati dal virus. La fotografia mostra l’avanzamento della malattia causata dal virus PRSV nei filari di papaya non modificata geneticamente (a sinistra della fotografia) in confronto con la resistenza sviluppata nei filari di papaya transgenica 'UH Rainbow' (a destra nella fotografia).