RELATIVE
1. Introduzione
2. Congiunzioni subordinanti e pronomi relativi
2.1. La categoria grammaticale di che in it. ant.
2.2.. Forme e funzioni dei pronomi QU2.2.1. Chi
2.2.2. Che
2.2.3. Cui senza preposizione
2.2.4 Cui con preposizione
3. Sintassi delle relative con antecedente
3.1 Relative restrittive
3.1.1. Art. + quale nelle restrittive
3.1.2 Dove, ove, donde, onde, quando, come in relative restrittive
3.2. Relative appositive e definitorie
3.3. Le relative con art. + quale
3.4. Art. + quale + nome
3.5. Relative appositive introdotte da dove, donde, quando, come
4. Sintassi delle relative senza antecedente
4.1. Cui e chi
4.2. Che
4.3 Quale.
4.4. Quanti (= (tutti) quelli che)
4.5. Quanto (= “(tutto) quello che”)
4.6. Che cosa relativo senza antecedente
4.7. Quale che cosa, cosa che
4.8. Come
4.9. Dove, ove
4.10. Relative all’infinito
5. Casi particolari
5.1Costrutti ‘correlativi’
5.2. Discontinuità di relativo e antecedente
5.3. La ‘doppia dipendenza’, o ‘concorrenza’ del relativo
5.4. Relative accumulate
5.5. Fenomeni di ellissi nella relativa
2
La frase relativa
Paola Benincà e Guglielmo Cinque
1. Introduzione
La frase relativa è una frase subordinata che modifica un elemento nominale, detto
antecedente ( o testa) della relativa. La frase relativa contiene necessariamente al suo
interno un argomento, spesso implicito, interpretato come identico alla testa.
Antecedente e relativa formano, in linea di principio, un unico costituente nominale, che
in alcuni casi può apparire discontinuo per spostamenti di sue parti (vedi il § 7.2).
L’argomento interno alla relativa, interpretato come identico all’antecedente, è il più
delle volte espresso da una categoria vuota, legata da un pronome relativo/interrogativo,
oppure da un pronome clitico; il pronome relativo può essere lessicale, oppure astratto:
in questo secondo caso la frase è sempre introdotta dal subordinatore/complementatore
che. Nell’italiano antico, la strategia di gran lunga più rappresentata è quella in cui la
frase relativa contiene una posizione vuota senza nessun clitico corrispondente. I pochi
casi di relativa con pronome clitico sono trattati al § 3.2; sono relative appositive o
definitorie. Come si vedrà, (cfr. anche Cinque, Gr. Gramm. cap. IX) l’introduttore che
non è necessariamente un pronome: in molti casi si tratta del puro complementatore
delle frasi dipendenti di modo finito; il pronome relativo, che è necessario per
l’interpretazione, va considerato come presente a livello astratto.
Prendiamo le frasi (1a, b), dove le parentesi quadre marcano i confini della relativa:
(1)a andò alli altri giovani [che _stavano a ricevere l' acqua piovana] (Novellino, 4, p.
135)
b crede avere guiderdone di quelli [ch'egli ha tenuto _ in indugio] (Tesoro volg., p.
c392)
In (1a) il soggetto di stavano è nullo, ed è interpretato obbligatoriamente come
coreferente con li altri giovani, l’antecedente¸ che ha la funzione di oggetto della
preposizione a nella frase reggente; in (1b) l’oggetto di ha tenuto è nullo, ed è
interpretato obbligatoriamente come coreferente con quelli, l’antecedente, che è oggetto
della preposizione di nella frase principale. Se che è un complementatore, non può
assumere in quanto tale funzioni grammaticali; si suppone che sia accompagnato da un
pronome astratto collegato con una posizione nella relativa (di soggetto in (1a), di
oggetto in (1b)). Si noti che nella stessa frase (1b), dopo il complementatore che il
soggetto è espresso dal pronome egli benché non sia necessario per motivi semantici,
ma solo sintattici, in quanto in questo caso non è relativizzato.
Si può fare innanzitutto una distinzione fra relative con antecedente e relative senza
antecedente. Nelle relative con antecedente, a seconda del tipo di modificazione che la
frase relativa esprime rispetto all’antecedente è possibile distinguere innanzitutto:
a. la relativa restrittiva, che, restringendo il dominio degli elementi individuato dalla
testa, contribuisce all’identificazione del referente dell’intero nominale;
b. la relativa appositiva, che aggiunge una informazione supplementare a un elemento
nominale già autonomamente identificato.
In particolare nell’italiano antico, esse presentano solo alcune differenze marginali e
facoltative; in molti casi, la classificazione è incerta perché si basa su indizi puramente
2
3
semantici: nei due esempi che seguono, il primo contiene due relative restrittive, il
secondo una relativa appositiva che contiene una relativa restrittiva:
(1) a Per ciò che la filosofia è la radice di cui crescono tutte le scienze che uomo
puote sapere (Tesoro volg., p. 6)
b La terza è matematica, per cui sapemo la natura delle cose che non hanno punto
di corpo (Tesoro volg., p.13)
Possiamo inoltre identificare
c. la relativa definitoria, simile alla restrittiva ma con qualche particolarità sintattica e
semantica che la avvicina all'appositiva. Questa relativa caratterizza l’antecedente
come ‘membro di una classe’ di cui fornisce la descrizione, e può essere distinta anche
– ma non necessariamente - dalla modalità del verbo. Per il fatto che fornisce una
descrizione dell’antecedente nominale questo tipo è apparentemente simile alla
restrittiva, ma la sua funzione è quella di asserire la sua appartenenza alla classe definita
dalle proprietà; diversamente dalle restrittive, non è implicata l’esistenza del referente.
Ad es., mentre una restrittiva come “l’uomo che è venuto ieri/che verrà domani…”
implica che “esiste un uomo, tale che è venuto ieri, ecc.”, una frase come “l’uomo che
conosce (/conosca) se stesso, ecc.” non implica che “esista un uomo tale che conosce se
stesso, ecc.”). (rimando al cap. Art.).
I seguenti esempi in italiano antico illustrano il tipo:
(2) a
elli non ardirà di pensare cosa che no la possa predicare in palese. Fiori
di filosafi, p. 159)
b
Moises fu il primo uomo a cui Iddio desse la legge (Tesoro volg., ed. Gaiter, L.
1, cap. 17 p. a052)
Nell’esempio (2a) la proprietà è chiara: la cosa che no la possa predicare può anche
non esistere; nell’esempio (2b) la proprietà risulta in modo più complesso: si riferisce
alla proprietà di essere il primo a cui ha dato la legge; se fosse stato l’unico, e la frase
fosse una restrittiva, la frase sarebbe falsa; essendo una definitoria (lo chiarisce
formalmente il modo congiuntivo), la frase è comunque appropriata. Se mancasse
l’aggettivo primo, dovrebbe diventare restrittiva e non potrebbe avere quindi il modo
congiuntivo (cfr. *Moises fu l’uomo a cui Iddio desse la legge).
Le relative viste fin qua hanno tutte un antecedente lessicale, un argomento della frase
principale, che può essere definito o indefinito, reale o irreale. Abbiamo infine
d. la relativa senza antecedente (detta anche “indefinita”, “libera”, “acefala”, “senza
testa”), superficialmente distinta dalle precedenti da caratteristiche sintattiche molto
evidenti (a volte semanticamente vicina alle relative con antecedente indefinito non
reale). Ha infatti obbligatoriamente un pronome relativo lessicale, in genere
rappresentato da un interrogativo, mentre la funzione di antecedente è svolta da un
elemento astratto, che si ricava semanticamente dal pronome. relativo/interrogativo:
(4) a
b
c
chi non è coperto dalla terra, sì è coperto dal cielo (Tesoro volg., p. 355)
e fo preghera a chi me può gradire (Rinuccino, Rime, p.131)
Femmina, non ho di che ti sovenire d' altro (Novellino, p.161)
3
4
2. COMPLEMENTATORI E PRONOMI RELATIVI.
Anche in ital. ant., come in ital. mod., la relativa, in particolare il tipo con antecedente, è
molto spesso introdotta da che. Mentre per l'ital. mod. si può dimostrare che che è
sempre una semplice congiunzione subordinante, o complementatore (vedi Grande
Grammatica), senza alcuna funzione grammaticale, in ital. ant., invece, almeno in alcuni
casi, il che è un vero pronome relativo.
2.1. La categoria grammaticale di che in ital. ant.
Le congiunzioni subordinanti (o complementatori) si distinguono dai pronomi (relativi o
interrogativi) in base ai seguenti criteri:
1. solo i pronomi, e non i complementatori, possono essere retti da preposizione
2. solo i pronomi, e non i complementatori, possono essere sensibili alla distinzione
semantica [+/- umano], [+/-animato] dell’elemento a cui si riferiscono;
3. solo i pronomi possono introdurre una relativa all’infinito.
Ci sono casi evidenti in ital. ant. in cui che è pronome, e compare in contesti che
sarebbero impossibili in ital. mod. Può infatti essere preceduto da preposizione:
(6)a uno bastone con che s’apogiava (Fiore di Filosafi, p. 126)
b a be’ reggimenti a che vivon le genti (B. Latini, Tesoretto, p. 219)
c e poi n’assegnerò alcuna ragione, per che questo numero fue a lei cotanto amico
(Dante, Vita Nuova, XXVIII, p.55)
E’ inoltre sensibile alla distinzione [+ umano] / [- animato], in quanto nei casi in cui è
preceduto da preposizione è esclusivamente riferito a antecedente [-animato] (come
esemplificato sopra).
Con la stessa restrizione semantica, può trovarsi anche nelle relative all’infinito:
(i) Femmina, non ho di che ti sovenire d' altro (Novellino, p.161)
Che ha certamente anche la funzione di complementatore delle relative (oltre che delle
subordinate complemento di verbi di dire, pensare, ecc.; infatti, se il relativo ha la
funzione di soggetto o oggetto, cioè non è preceduto da preposizione, diventa
insensibile alla distinzione semantica e può introdurre anche una relativa su un
antecedente [+umano]:
(7) a andò alli altri giovani che stavano a ricevere l' acqua piovana e cominciò a fare
le mulina e le bambolitadi. (Novellino, 4, p. 135)
b crede avere guiderdone di quelli ch'egli ha tenuto in indugio (Tesoro volg., p.
c392)
Le relative introdotte da che senza preposizione, che non mostrano questa restrizione
semantica, saranno allora, in linea generale, da interpretare come nell’italiano moderno,
cioè come contenenti un complementatore generico accompagnato da un pronome
astratto. Alcuni aspetti appariranno più chiari considerando l’insieme dei pronomi QU(relativi e interrogativi) dal punto di vista della loro morfologia, in relazione con le
restrizioni di caso e semantiche delle diverse forme.
4
5
2.2. Forme e funzioni dei pronomi QUChiamiamo pronomi qu- le forme chi, che, cui, - (interrogativi, relativi senza
antecedente e relativi con antecedente) che classifichiamo in base alla funzione
grammaticale e semantica. I tratti che risultano pertinenti per la classificazione sono
tratti di caso e tratti semantici. Per il caso, distinguiamo il caso nominativo (del soggetto
e del predicativo del soggetto) e il caso non nominativo (comprendente l’oggetto diretto
del verbo e l’oggetto di preposizione).
[CM]Dal punto di vista sintattico sono da classificare come pronomi qu- anche i locativi
ove, dove, onde, donde, il temporale quando, l’avverbiale come; non li tratteremo però
in questo paragrafo, in quanto la loro funzione grammaticale (valore e caso) è molto
esplicita e distinta. [CM]
Dal punto di vista semantico, nei pronomi qu- vige solo un’opposizione [-umano],
[+animato], che oppone le due situazioni estreme; non sembra cioè esistere una classe di
pronomi riferiti alla classe semantica [-umano, +animato], che opponga quindi gli
animali agli umani da una parte e agli oggetti dall’altra, almeno per quanto riguarda i
pronomi qu- (questo vale in generale per tutte le lingue indeuropee).
Questi pronomi hanno distinzioni di caso diverse da quelle dell’italiano moderno, che
sono riassunte nel seguente schema:
(5) Paradigma casuale dei pron. qu-:
chi
+ interr.
( e relativo indefinito)
che
cui
+ umano
+ nomin
- animato
+ / - nomin
+ / - umano / animato
- nominativo
=====
- animato
+ / - nomin
+ / - umano / animato
- nominativo
+ relativo
Come si vede nello schema, chi è solo nominativo, cui è forma di caso retto da
preposizione del pronome che (relativo e interrogativo; quindi solo [-animato]), e forma
di caso [-nominativo] di chi (in questo caso solo [+umano]). E’ anche la forma
genitivale di chi, se è senza articolo, quindi di nuovo solo [+umano]; con articolo
corrisponde sia al genitivo di che, sia al genitivo di chi, quindi [+/-umano]. La forma
pronominale che è accusativo, ed è nominativo solo in quanto predicato nominale
nominativo; non si trovano casi di che soggetto nelle interrogative, e possiamo
presumerela stessa cosa per il pronome relativo, anche se l’esistenza dell’omofono che
complementatore non permette di provare empiricamente questa conclusione. Come
relativo senza antecedente compare solo retto da preposizione.
Il relativo semplice che può essere considerato un complementatore in tutte le relative
proprie il cui antecedente è soggetto o oggetto; è invece certamente un pronome nelle
relative in cui è preceduto da preposizione, il cui antecedente, come si è detto, è sempre
[–animato]. Nella relativa senza antecedente, il caso assegnato al pronome è
invariabilmente quello assegnato dal verbo della relativa (vedi sotto, § 5).
Vediamo nei paragrafi che seguono una sintesi delle funzioni dei pronomi qu- nei vari
tipi di relative, che saranno poi trattate nei capitoli successivi.
5
6
2.2.1. Chi
La forma chi è specifica per l’interrogativo riferito a [+umano]; ha esclusivamente caso
nominativo, in funzione di soggetto o di complemento predicativo del soggetto, in
interrogativa principale o dipendente:
(5)a e chi mmi ferma 'n questa volontate? (Rinuccino, Rime, p.128)
b E quella domandò chi elli fosse (Fiori di filosafi, p.211)
c mostrando loro dinanzi dagli occhi, chi sono coloro cui egli fuggono, e a cui egli
attentano di fuggire (B. Giamboni, p.115)
Come in italiano moderno, l’interrogativo chi è usato anche
antecedente, sempre nominativo:
come relativo senza
(6)a E, cui paresse il mal d'amor solaz[z]o, chi v'è preso, i' pur tengno, il malann'à!
(Monte Andrea, p.177)
Casi come i seguenti, in cui chi ha apparentemente la funzione di oggetto di verbo o di
oggetto di preposizione, sono frasi relative senza antecedente: come si vedrà, il pronome
qu ha la funzione attribuitagli dal verbo della relativa (in questo caso, quella di
soggetto):
(7) a
b
Così va amore caëndo chi 'l vole (C. Davanzati, p. 217)
e fo preghera a chi me può gradire (Rinuccino, Rime, p.131)
Ci sono tuttavia almeno due controesempi, appartenenti allo stesso testo, al valore esclusivamente
nominativo di chi: in Tesoro volg., p.361 (parlare di sicurtade e di paura, di chi egli ha lungamente
parlato) abbiamo chi retto da preposizione riferito a [-animato] e in Tesoro volg., p.144 (o quando colui a
chi tu parli sa la cosa), chi retto da preposizione riferito a [+umano]. In casi come questi, invece di chi
appare normalmente cui.
2.2.2. Che
In ital.ant., nelle interrogative, nelle relative senza antecedente e in quelle in cui che è
preceduto da sintagma preposizionale, che è un vero pronome interrogativo o relativo ed
è sempre riferito a un antecedente [-animato]. Che relativo ha invece, come in ital.mod.,
le proprietà di un subordinatore nelle relative in cui non è introdotto da preposizione (e
in questo caso può introdurre una relativa con antecedente sia [+umano] sia [-animato];
non essendo un pronome, non ha restrizioni semantiche.
Esempi di che pronome interrogativo, esclusivamente [-animato], sono ad es.:
(8) a “Che è ciò, Riccardo?” (Novellino, p.201)
b
“Che vuoli tu ch' io ti doni...?” (Novellino, p. 131)
c
“Amor di che te pasce?”( Monte Andrea, p.450)
Non abbiamo trovato casi in cui stia al posto di un soggetto (vedi cap. Interrogative).
Che aggettivo interrogativo non distingue invece [+/- animato]:
(9) a Novellino, p.177: “E che uomo fu?”.
b Novellino, p.144: Che pensiero ti mosse?
6
7
Che ha inoltre la funzione di relativo senza antecedente (solo pronome; la forma più
usata è già ciò che, quello che):
(10)a Morte non ha che fare di ventura. (Tesoro volg., p.355)
b Femmina, non ho di che ti sovenire d' altro (Novellino, p.161)
c secondo che per lo tempo passato hanno fatto molti valenti uomini. (Novellino,
p.117)
Che si trova inoltre nella relativa con antecedente. Come in ital. mod., se corrisponde a
un oggetto diretto o a un soggetto relativizzato, che non distingue [+/-animato], ma
diversamente dall’ital. mod., che della relativa con antecedente si trova anche retto da
preposizione, e in questo caso si riferisce sempre a un antecedente [-animato]:
(11)a le cose generali di che l'uomo può esser lodato o biasimato (Fiore di rettorica, p.
100)
b uno bastone con che s’apogiava (Fiore di Filosafi, p. 126)
c a be’ reggimenti a che vivon le genti (B. Latini, Tesoretto, p. 219)
d la grande sollicitudine in che stavano i romani (B. Giamboni, Orosio, p. 269)
e tirando la fune con che la falce era legata (B. Giamboni, Orosio, p. 368)
f Dice Tullio che riferire il peccato è allora quando l'accusato dice ch' elli àe fatto a
ragione quello di che elli è accusato (Brunetto Latini, Rettorica, p. 116)
g Onde prima dicerò come ebbe luogo ne la sua partita, e poi n’assegnerò alcuna
ragione, per che questo numero fue a lei cotanto amico (Dante, Vita Nuova, XXVIII,
p.55)
2.2.3. Cui
E’ usato come caso non nominativo, cioè come oggetto di verbo o retto da preposizione.
Può stare al posto di un sintagma preposizionale intero (dativo o genitivo), in funzione
sia di pronome interrogativo che di pronome relativo. Limitatamente ad alcuni contesti,
non distingue [+/- animato].
2.2.3.1. Cui senza preposizione
Con funzione di oggetto diretto, il pronome cui ha tutte le funzioni pronominali: può
essere interrogativo e relativo, di relativa con o senza antecedente; in tutte queste
costruzioni, cui oggetto può essere solo riferito a [+umano], come esemplificato qui
sotto:
Pronome interrogativo: [+umano]:
(12)a Cui (a chi) mi saprestú contare con alcuno conoscimento, che fosse di tanta
fermezza (...)? (Bono Giamboni, Vizi e Virt., p. 21)
Relativo senza antecedente : [+umano]:
(13)a Cui la podestade à dannato, cui capitano à dannato, cui i rettori dell'arti ànno
dannato, assolveremo noi per nostra sentenzia? (Fiore di rett., p. 11)
Relativo con antecedente: [+umano]
Relativa appositiva:
7
8
(14) così avea ella conceputo d' uccidere me e le mie sorelle, cui ella avea ingenerate di
suo corpo (Brunetto Latini, Rettorica, p. 137)
Relativa restrittiva
(15)a E fue sì benigno che quelli cui elli sugiugava con arme, sì vinceva con clemenzia
e con benignità. (Fiori di filosafi, p. 150)
Il pronome cui non preceduto da preposizione può avere valore di argomento indiretto,
in particolare di dativo di esperiente, benefattivo, di possessore. Non sembrano invece
esserci casi in cui cui ha valore di dativo vero e proprio, in cui sia per es. il secondo
argomento di un verbo transitivo come ‘dare’.
CM
Abbiamo apparentemente un esempio di dativo vero e proprio
(16) daria cortesia cui à mistiere (Dino Compagni, Rime, p. 367)
dove cui sembra l’argomento di dare: ma si tratta di una relativa senza antecedente,
sulla cui interpretazione più corretta si veda la discussione al § 4.1.
Fine CM
Anche con il valore di dativo esperiente, ecc., cui è solo [+umano]. Non ci sono casi di
questo tipo di cui in frase interrogativa, ma solo in relative.
Relativo senza antecedente [+umano]
(17) a Monte Andrea, p. 177: E, cui paresse il mal d'amor solaz[z]o, chi v'è preso, i' pur
tengno, il malann'à! (= a chiunque --> se a qualcuno il mal d’amore sembrasse piacere,
chi vi è preso, so per certo, ha il malanno)
b Fiore, p. 94: Ma, cui piacesse, tal amonizione Sì gli sareb[b]e ben per me
renduta. (= se a qualcuno piacesse, questa ammonizione gli verrebbe restituita)
Relativo con antecedente [+umano]:
(18)a per rider di novelle che mi contò Cristofan, dritto santo, cui non bisogna colla e
manovelle (Rustico Filippi, [son. 23 | p.67)
b Tutto altressì i Veniziani, cui fue la nave, raddomandavano la nave o la valenza
(Brunetto Latini, Rett., p. 111)
c perciò che quelli cui conviene udire sono già udendo fatigati (Brunetto Latini,
Rett., p. 193)
Cui argomento di nome (genitivo) è invece riferito sia a antecedente [+umano] che [animato], ma solo se è preceduto da articolo definito; non ha valore interrogativo, ma
compare solo in frase relativa con antecedente.
Cui genitivo senza articolo è di nuovo solo [+umano]; compare in frase interrogativa, e
in tutti i tipi di relative, comprese quelle senza antecedente.
Interrogativo (= ‘di chi?'), seguito da nome, con antecedente [+umano]:
(19)a Io voglio che tu mi dichi cui ( di chi) figliuolo io fui. (Novellino, p. 127)
b Or dì, Teverone: (....) il cui fianco (il fianco di chi) domandava la spada tua?
(Brunetto Latini, p.174)
8
9
c è dubbiosa a intendere del cui volere Alexandro avea detto ( = del volere di chi..)
(Brunetto Latini, Rett., p. 127)
Relativo proprio:
Se è presente l’articolo, è ammessa sia l’interpretazione [+umano] che [- animato]:
[+umano]
(20)a Fiori di filosafi, p. 103: ...uno prencipe ...; la cui crudeltade e la cui superbia
offendeva tanto l'animo di questo filosofo ...
b trovare un altro simigliante di sé, el cui animo elli agiunga in tal maniera col suo,
(Fiori di filosafi, p. 161)
[- animato]:
(21)a...cielo impirio; ...la cui altez[z]a e larghezza non si potrebbe stimare. (Bono
Giamboni, Tratt., p.153)
b una torre di braccia sessanta d' altezza, la cui vetta era iguale colla fonte (Bono
Giamboni, Orosio, p. 381)
2.2.3.2. Cui con preposizione
Cui relativo retto da preposizione può avere sia il valore [+ umano] che il valore [animato], ma di nuovo solo in relativa con antecedente. Anche cui retto da preposizione
è ristretto quindi a [+umano] quando ha valore di interrogativo/relativo senza
antecedente.
Relativa senza antecedente/interr. [+umano]:
(22) Con magiore istudio è da guardare con cui (con chi) l'uomo mangi che quello che
l'uomo manuca; (Fiori di filosafi, p. 133)
CM
Nell’esempio che segue cui può essere oggetto del verbo sapere o della preposizione
di), come lo sarebbe in ital.mod. il cui equivalente sarebbe possibile in ital.mod. con chi
/è così?/:
(23) per anima di non so cui ("di non so chi") (Doc. fior., p.191)
Relativa con antecedente: [+ umano] / [- animato]
[+ umano]:
(24) a Moises fu il primo uomo a cui Iddio desse la legge (Tesoro volg., p.a052)
b a te mi torno, amico Rustico di Filippo, di cui faccio mi' ceppo. (Brunetto Latini,
Favolello, p.283)
[- animato]:
(25) a Per ciò che la filosofia è la radice di cui crescono tutte le scienze che uomo puote
sapere (Tesoro volg., p. 6)
b La terza è matematica, per cui sapemo la natura delle cose che non hanno punto di
corpo (Tesoro volg., p.13)
9
10
3. SINTASSI DELLE RELATIVE CON ANTECEDENTE
Le strutture più usate per la frase relativa in ital. ant. sono apparentemente molto simili
a quelle tuttora presenti in italiano: che per soggetto e oggetto, (prep)+art. +quale, o cui
per gli altri complementi, introducono una subordinata in cui normalmente manca
l’argomento corrispondente all’argomento relativizzato (solo alcuni casi, di relative
appositive o definitorie, l’argomento relativizzato appare anche come pronome clitico).
Alcune differenze sono già apparse evidenti dall’analisi morfologica; le rivedremo
insieme ad altre più sistematicamente dal punto di vista sintattico.
3.1. Relative restrittive
Non è sempre possibile attribuire con sicurezza una relativa alla classe delle restrittive
o delle appositive, o delle definitorie. Negli esempi seguenti, l'editore ha fatto
precedere una virgola al relativo, che può suggerirci oggi un’interpretazione appositiva,
che non è invece chiara:
(27) a Andandone con essa all'albergo, trovò colui, cui elli avea così battuto, misero e
cattivo. (Novellino, p. 309)
b Giudicaro che 'l cavaliere, cui elli avea servito da giovane, il pascesse da
vecchio. (Novellino, p. 240)
Nelle restrittive l’antecedente è spesso costituito da un SN introdotto da quello, in casi
in cui in it.mod. avremmo semplicemente l'art.def.:
(28)a Et così pare manifestamente che quella amistade ch'è per utilitade e per
dilettamento nonn è verace (Brunetto Latini, Rettorica, p. 13)
b Et chi glile contradiasse, chaggia in quella medesima pena che si contiene qui di
sopra. (Stat. fior., p. 52)
c onde in ciò tereste quella via che credeste che buona fosse (Consiglio de’ Cerchi
I, p. 594)
d Noi avemo pagato ( ... ) quella quantitade de la moneta che nne mandaste
(Consiglio de’ Cerchi I, p. 595)
e In quella parte del libro de la mia memoria dinanzi a la quale poco si potrebbe
leggere, si trova una rubrica la quale dice: Incipit vita nova. (Dante, Vita nuova, cap. 1)
f “Io tenni li piedi in quella parte de la vita di là da la quale non si puote ire più per
intendimento di ritornare”. (Dante, Vita nuova, cap. 14)
g che mi parve vederlo venire da quella parte ove la mia donna stava, (Dante, Vita
nuova, cap. 24)
h Messere, io sono d' Italia, e mercatante sono molto ricco; e quella ricchezza ch' i'
ho no· ll' ho di mio patrimonio. (Novellino, p. 143)
i E dèi tu bene avere a memoria di scegliere quello cavallo che ti sia bisogno a tuo
servigio, (Tesoro volg., p.170)
Come in ital. mod., le restrittive con antecedente temporale possono essere introdotte da
che senza preposizione; a differenza dell’ital. mod. che, almeno nel registro accurato,
ammette che solo per i complementi temporali senza preposizione (il giorno che ci
siamo incontrati <--> ci siamo incontrati quel giorno: cfr. es. a) l’ital. ant. usa che
anche in casi in cui il complemento corrispondente richiede una preposizione (uso che
10
11
oggi è solo del registro molto colloquiale), come negli ess. b, c, in cui l’antecedente è
espresso con un SP (in quel tempo, in quella dia):
(29)a lo dì ch'io non ti veggio (Rustico Filippi, son. 56, p. 133)
b In quel tempo che lla gente vivea così malamente, fue un uomo grande per
eloquenzia (B. Latini, Retorica).
c avenente madonna mia, in quella dia che mi ci adussi, li tanti passi fue 'n
aventura! (Pietro Morovelli, p. 379)
Lo stesso si può dire per complementi preposizionali di luogo:
b prima che si vegna al luogo che s' intende di venire (Bono Giamboni, Vegezio,
p.94)
Il che di una relativa sul soggetto o sull'oggetto poteva seguire quantificatori universali
(in ital.mod. invece di ciascuno che, ad es., si avrebbe tutti quelli che, chiunque):
:
(31)a L' utilitade di questo libro è grandissima, però che ciascuno che saprà bene ciò
che comanda lo libro e l' arte, sì saprà dire interamente sopra la quistione apposta.
(Brunetto Latini, Rettorica, p.7)
b E ha in odio tutti i lusinghieri, sì come gente mercenaia, imperò che ciascuno che
lusinga, sì è servo. (Tesoro volg. (ed. Gaiter), p. c076)
3.1.1. Art. + quale nelle restrittive
Il sintagma art.+quale è un vero pronome, che ha usi più ampi che in ital. mod.: ha
funzione di soggetto o oggetto, oltre che essere retto da preposizione, e può introdurre
relative appositive o restrittive (cfr. avanti 4.3), mentre in ital.mod. è possibile solo nelle
appositive, con funzione di soggetto o retto da preposizione. Vedremo più esempi nei
paragrafi dedicati alle appositive; vediamo qui qualche caso di relativo oggetto, in ital.
mod. impossibili, in relativa restrittiva (xxa) e definitoria (xxb, c) :
(33)a trovaro lo 'mperadore e ' suoi baroni, ch' ancor si dava l' acqua la qual si dava
quando il conte n' andò co' maestri. (Novellino, 19)
b Calda non puote essere naturalmente se non per animale lo quale abbia vita.
(Novellino, 2)
c E quelli son degni d'amistà ne' quali è cascione per la quale siano amati. (Fiori di
filosafi, p. 162)
Da notare che la prima relativa dell’esempio (c) è estraposta (non c’è contiguità fra
l’antecedente e la frase relativa; su questo si veda il § 7.2).
Come in ital. mod., il sintagma art. + quale retto da preposizione è indifferentemente
usato per relative restrittive e appositive
(47) siagli imposta penitença del' ecesso per lo quale fosse stato cacciato. (Stat. fior., a.
1284)
11
12
Il primo esempio è anche uno dei pochi casi di art. + quale non preposizionale che possa
essere interpretato come relativa restrittiva.
3.1.2. Dove, ove, donde, onde, quando, come in relative restrittive
I pronomi interrogativi di luogo (dove,donde, ove, onde), di tempo (quando) e di modo
(come), sono usati anche come relativi senza antecedente, analogamente ad altri
interrogativi, dando luogo anche a frasi avverbiali ( si veda § ). Ma, diversamente che
in ital.mod., possono anche riprendere un antecedente espresso non locativo, in frasi
relative sia restrittive che appositive. Vediamo qui esempi di restrittive:
(34)a Vero è che tra le parole dove si manifesta la cagione di questo sonetto, si
scrivono dubbiose parole (Dante, Vita nuova, [cap. 14, p.60)
b La bella donna dove Amor si mostra, ch' è tanto di valor pieno ed adorno, tragge
lo cor della persona vostra (Guido Cavalcanti (ed. Contini), p. 561)
(35) a (...) andando elli a uno tempio ove andava grandissima gente di Grecia, una febre
con grande dolore li prese ne la via .. (Fiori di filosafi, p.126)
b (...) in queste medesime parole ove dice che i mali che per eloquenza sono advenuti
e che non si possono celare, in quelle medesime la difende (...) (Brunetto Latini,
Rettorica, p.9)
(36) a Or à detto il conto del primo luogo donde muove la benivolenza, cioè della
nostra persona e di coloro che sono a noi (Brunetto Latini, Rettorica, p.179)
(37)a... per voi tutte bellezze so' afinate, e ciascun fior fiorisce in sua manera lo giorno
quando voi vi dimostrate. (Rinuccino, Rime, p.124)
b Ma questo studio di rettorica fue abandonato quasi da tutti loro, e perciò tornò a
neente, in tal tempo quando più inforzatamente si dovea mantenere e più studiosamente
crescere (Brunetto Latini, Rettorica, p.30)
(38)a.., e mostra molte ragioni come Ermagoras errava malamente .. (Brunetto Latini,
Rettorica, p.102)
b.. non ò ardimento di portare questa spada cinta al mio costato, anzi la porto a collo,
in quelle guise come voi vedete. (Tristano Ricc., p.404)
c In tale maniera come io vi dico venne l'imperio di Roma da' Franceschi a'
Lombardi, onde il detto Alois di Puglia fu il primo. (Tesoro volg. (ed. Gaiter), p.a289)
C.M.
Nell’esempio seguente, onde sta per di cui (da comparare col franc. dont de unde ‘di
cui):
(39). poi vèn lo frutto e guar' dà compimento di quello onde lo core è disïoso, sì come il
frutto che per sol sormonta. (Rinuccino, Rime, p.47)
La forma è attestata più avanti:
Petr. Rime, I, v.2
di quei sospiri ond’io nudriva ‘l core
e molti altri ess. dal Petr. e credo di altri
12
13
3.2. Relative appositive e definitorie.
Non c’è nessuna caratteristica formale che distingua univocamente le relative appositive
dalle altre relative. Esaminiamo qui di seguito alcuni fenomeni che accompagnano la
relativa appositiva assieme ad altri tipi. Normalmente le frasi relative non hanno alcuna
copia pronominale in corrispondenza dell’argomento relativizzato; la ripresa
dell’elemento relativizzato con un pronome clitico si può trovare nelle solo in relative
appositive o definitorie (come anche oggi nel registro colloquiale regionale o in varietà
dialettali)
Agli esempi che seguono, dal Novellino, si aggiungono quelli riportati nel par. VVVV
dedicato alle relative con art. + quale.
(40) a“Madonna, sì come poco v'è caluto di costui, che mostravate di tanto amarlo, così
vi carebbe vie meno di me”. (Novellino, 59)
b Federigo andava una volta a falcone; et avevane uno molto sovrano, che l’avea
caro più c'una cittade. (Novellino, 90)
(41) a “Prendi, nobile cavaliere, le chiavi della nobile città di Giadres, ché la ti dono
volentieri”. (Novellino, 3)
b Quando i figliuoli del re Priamo ebbero rifatta Troia (ché l'aveano i Greci
disfatta; et avea[n]ne menato – Telamone et Agamennon - la lor suora Esionam)
(Novellino, 91)
c monsignore messer Lancialotto del Lac: ché già no 'l seppi tanto pregare d'
amore ch' elli avesse di me mercede. (Novellino, 82).
(42) a Guiglielmo si vantò che non avea niuno nobile uomo in Proenza che non gli
avesse fatto votare la sella e giaciuto con sua mogliera (Novellino, 42)
b Il buono uomo, non che fare, ma elli non ardirà di pensare cosa che no la possa
predicare in palese. Fiori di filosafi, p. 159)
Gli esempi (40) riportano relative aggiunte a un sintagma nominale già identificato;
negli esempi (41) l’editore ha interpretato – crediamo, senza necessità - la relativa come
una subordinata generica (probabilmente causale), sia con la punteggiatura sia ponendo
l’accento sulla congiunzione subordinante che. I due casi di (42), apparentemente
restrittive, possono essere piu precisamente considerate ‘definitorie’ (che anche in
italiano moderno colloquiale ammettono la copia pronominale): CM
Il fiorentino moderno ammette alcuni precisi tipi di subordinata con introduttore nullo, fra cui la relativa,
ma esclusivamente quella di tipo appositivo. Per quanto ne sappiamo, non esistono subordinate con
subordinatore nullo nel fiorentino prima della fine del ‘200; i primi casi documentati sono di subordinate
non relative (vedi anche Fiorentino, 1999, 70; Merisalo 2000; Vincent 2002): l’esempio più antico che
abbiamo potuto trovare è databile nella seconda metà del ‘200:
(43) e se ventura inver' voi mi rimanda, pregaravi _ la mainera tegnamo chente du' ausel' fanno quand'a
l'amor s'adanno (Carnino Ghiberti, XIII sm.; p.55)
CM
Sono inoltre tipicamente (ma non esclusivamente) appositive le relative introdotte da
art. + quale, che saranno viste più ampiamente nel prossimo paragrafo:
(44)a. Or avenne che una femina uccise il suo marito, il quale era tiranno (B. Latini,
Rettorica)
b Uno piovano, il quale avea nome il piovano Porcellino,(…). (Novellino 54)
13
14
CM:
Una classe forse simile alle definitorie è costituita dalle relative che hanno come
antecedente un predicato nominale, o secondo argomento di un verbo copulativo. Si
possono avvicinare alle definitorie a livello semantico, in quanto di nuovo non è la
relativa a contribuire i tratti referenziali al suo antecedente. Un fenomeno ristretto a
questa classe è rappresentato dall’accordo del verbo della relativa, che ove distinto, non
è con l’antecedente o con il pronome relativo ma con il soggetto del verbo copulativo. Il
fenomeno è evidente negli esempi seguenti, in cui il verbo copulativo è alla prima o alla
seconda persona, e il verbo della relativa ha lo stesso accordo, benché l’antecedente (o il
pronome relativo) siano terze persone:
(32) a e' son quella che non trovo riposo (Rustico Filippi, son. 56, p. 133)
io son colui che tenni ambo le chiavi (Dante, inf. 8, 36)
b se’ tu quel Virgilio e quella fonte che spandi (Dante, Inf. 1, 80)
c Io son colei che sì importuna e fera chiamata son da voi... (Petr., Trionfo C. 1)
fine CM
3.2.1. Le relative con (art.) + quale
L’ital. ant., diversamente dall’ital. mod., usa art. + quale anche nelle relative restrittive
per relativizzare soggetti o oggetti, ma l'uso più ampio si osserva nelle appositive e nelle
definitorie, dove può avere funzione di soggetto (xya, b), di oggetto diretto
(contrariamente all’ital.mod.) (ess. xya, b, c), oppure di SP (ess. 47-49):
In ital.mod. art. + quale può comparire anche come oggetto - solo in posizione postverbale – nelle relative
con forme non finite del verbo; può avere valore appositivo (Mario, tradire il quale sarebbe ignobile;
Mario, tradendo il quale ....; Mario, tradito il quale ....) o definitorio (è una persona tradire la quale
sarebbe orribile, tradendo la quale, tradita la quale....), ma non restrittivo (*l'uomo tradire il quale
aveva sempre desiderato era il direttore; *l'uomo tradito il quale si è risposata era giapponese). Non
abbiamo trovato esempi di questo tipo in ital. ant.
Sono notevoli i casi frequenti di oggetto, che non è possibile in it. mod.:
(45)a paghai per uno quaderno di perghamene di banbasca, il quale demo a mastro
Aghura prochoratore gienerale isbandito. (Doc. fior., 1279-80, p. 508)
b quattro istaia di grano, il quale dava loro Ispinello (e) Ventura Petrini d'Agliana;
(Doc. fior., 1290)
c poi die' questa lettera al siniscalco, la quale avea recata; (Novellino, 77)
d vivo com'uomo disperato, e non credo potere avere il regno di Cielo, il quale
desiderava _ sopra tutte le cose. (B. Giamboni, Vizi e Virtudi, cap. 75)
e l' uomo, il quale iusto e sanza macola avea fatto _ Iddio (B. Giamboni,Orosio).
f Molte sono le brighe del secolo, le quali i savi compensano coi beni della vita
(Fiori di Filosafi, 165).
g significando dolcezza e soavità di parlare, la quale ebbe sopra tutti i filosafi.
(Fiori di Filosafi, 123).
Corrispondono all’it. mod. le relative con art. + quale retto da preposizione:
14
15
(46)a una nusca d' ariento o d' oro, cioè una boccola con uno fibbiaglio, nella quale sia
intagliata l’idola che tue adori. (Novellino, 36)
b intra quali li mostrarono palle di rame stampate, nelle quali ardeano aloe et
ambra; (Novellino, 80)
La ricognizione su un testo particolarmente equilibrato nella sintassi, la Vita Nuova di
Dante, conferma la prevalenza di art.+quale (senza preposizione) come relativo di frase
appositiva, che prelude alla sintassi moderna in cui solo le appositive lo ammettono per
la relativizzazione di soggetti e SP.
Su 42 relative con lo quale non preposizionale, solo due hanno funzione di oggetto: la
prima è appositiva, l’altra è probabilmente restrittiva:
(48)a e compuosi una pistola sotto forma di serventese, la quale io non scriverò (Dante,
Vita Nuova, p.160)
b Lo sonetto lo quale io feci allora, comincia in uno sonetto; lo quale io scriverò
(Dante, Vita Nuova, p.23)
Abbiamo un solo esempio di definitoria:
(49) nè alcuno era lo quale potesse mirare lei, che nel principio nol convenisse
sospirare. Dante, Vita nuova p.117)
Per la quale la proporzione è simile: 41 casi senza preposizione, di cui 2 restrittive
chiare (vedi, ad esempio, (50)a), e due incerte. Come relativa sull’oggetto abbiamo i
segg, 3 casi:
(50) a (...) che la donna la quale io ti nominai nel cammino de li sospiri, ricevea da te
alcuna noia; (Dante Alighieri, Vita nuova p. 44)
b una cosa nuova, la quale io mandasse a loro con esse (Dante, Vita nuova, p.160)
c le ne ragionerò; e per questo sentirà ella la tua volontade, la quale sentendo,
conoscerà le parole de li ingannati. (Dante Alighieri, Vita nuova, p. 45 )
Come esempi con possibile interpretazione restrittiva abbiamo:
(51)a E però cominciai allora con lui a ragionare de la salute la quale mi fue negata,
Dante, Vita nuova, cap. 3 parr. 1-9)
b la donna la quale io ti nominai nel cammino de li sospiri, ricevea da te alcuna noia
Dante, Vita nuova, cap. 12 parr. 1-9)
CM
Il fatto che nella Vita nuova non sia mai presente la forma il quale, ma soltanto lo quale;
considerando che il non può stare in posizione iniziale assoluta di frase, suggerisce che
art.+ quale occupi sempre una posizione di inizio di frase, separata dal nome testa da
confini di sintagma; costituisca cioè una sorta di parentetica.
Fine CM
Abbiamo visto sopra alcuni dei rari casi di ripresa pronominale dell’elemento
relativizzato; abbiamo interessanti ess. di relativi art. + quale, che appaiono o dislocati a
sinistra o ‘sospesi’ quanto a funzione. La relativa del primo esempio è interpretabile
15
16
senza ambiguità come tema sospeso, il quanto la forma del relativo non corrisponde alla
sua funzione (espressa dal clitico: vedi GrGramm. cap. XY e qui cap. XY):
(52)a un filosafo ch' ebbe nome Pittagora (...) fece una tavola per istorlomia, la quale,
secondo i dodici segnali, v'erano molte significazioni d' animali: (Novellino, 32)
b lo quale daprima i capitani lo debbiano ammonire e correggiere (Doc. fior.,
1279-80)
c ed in verità del Nilo nascono tutte le maraviglie, il quale presso al suo
nascimento i barbari l'appellano Dara, e tutti gli altri abitatori l'appellano Nilo. (B.
Giamboni, Orosio, page 14)
Gli esempi (b, c) potrebbero essere sia dislocazioni a sinistra sia temi sospesi, in quanto,
non essendo preposizionali, non offrono indizi per la loro interpretazione. L’esempio
che segue dovrebbe essere un tema sospeso, corrispondente all’elemento soggetto, con
ripresa nulla (data dalla flessione del verbo: la ripresa sarebbe necessaria in quanto il
relativo sarebbe estratto da una interrogativa indiretta o relativa libera):
(53) (...) amore ch'eo vi porto, lo quale s'eo vi potesse contare quanto _ mi dona pena e
paura e tempestança, tanto vi dorria di me quanto m'amate. (Sommetta, 1284-87 p.198)
Gli esempi che seguono presentano ripresa pronominale sotto forma di pronome clitico
in altre strutture frasali complesse: la prima è una coordinata (ridotta) alla relativa, in
cui l'argomento relativizzato (dativo) avrebbe funzione diversa da quella che ha nel
primo membro della coordinazione (oggettivo) (non possiamo interpretare in questo
caso il quale come un tema sospeso, in quanto nella prima frase non ha la ripresa):
(54) avea uno suo giovane figliuolo, il quale facea nodrire _ et insegnarli le sette liberali
arti (Novellino, 7)
Negli ess. che seguono il pronome relativo è l’argomento di un verbo che si trova in una
subordinata alla frase relativa:
(55)a E così si pruovano tali cose per danari, le quali dice l' uomo che non le direbbe
per iscampare da morte a vita. (Novellino, 75)
b Non ti ponere in casa troppo alta, ne la quale chi vi sta il convegna temere, chi
ne scende il convenga guardare di cadere (Fiori di filosafi, p. 181)
c Son cose nocevoli a colui che le chiede, le quali non darle e negarle è beneficio e
servigio. (Fiori di filosafi, p. 185)
Non è propriamente una ripresa, invece, ma un clitico obbligatorio quello che compare
nella frase seguente, in cui il clitico non è copia del relativo delle quali ma
pronominalizza la parte mancante di un sintagma quantificato (cioè completa alquante:
alquante ((di) sentenzie))
(56) Di ciò nacquero molte sentenzie, delle quali ne sono scritte qui alquante_.
(Novellino, 18).
16
17
3.2.1.1. Art. + quale + nome
Il sintagma art. + quale ammette, come nell’ital. mod., di essere usato come aggettivo e
quindi che il nome sia lessicalizzato:
(57)a una tavola ov' era uno frate minore a mangiare - lo quale frate mangiava una
cipolla molto savorosamente (Novellino, 39)
b …/sarebbe da mettere l’antecedente/ per lo quale disdegnamento mossi, lasciato l'
assedio del castello, (...) (Bono Giamboni, Orosio)
In alcuni casi il nome lessicalizzato non riprende letteralmente l’antecedente, ma
costituisce una ripresa ad sensum:
(58)a ..per ambasciadori comandò (...). Il quale comandamento così si potea da' Greci
schernire, come molte volte soperchiarlo (Bono Giamboni, Orosio, p. 127)
b ..a intendere le parole che son dette inn adietro e quelle che seguitano per innanzi,
sì che sia, come desidera, dittatore perfetto e nobile parladore, della quale scienzia
questo libro è lumiera e fontana. (Brunetto Latini, Rettorica, p.142)
E’ presente spesso, soprattutto in alcuni autori, la lessicalizzazione nella forma di ? (di
cosa () la qual cosa: per es. su 1163 occorrenze di la quale, 158 sono la qual cosa
(spartite fra Brunetto Latini e Bono Giamboni; 2 soli esempi in Dante, Vita Nuova).
Per quale con valore di relativo senza antecedente, si veda il § .
3.3. Relative appositive introdotte da dove, donde, quando, come
Abbiamo visto sopra (§3.1.2) esempi di relative restrittive introdotte da questi pronomi
interrogativi; diamo ora qualche caso di relative appositive (vedi al § 4 esempi di
relative senza antecedente):
(59) a Maestro Francesco (...) quando ritornò d' Inghilterra, dove era stato lungamente,
fece una così fatta proposta dinanzi al Comune di Bologna (Novellino, p.236)
b E quando andava al consiglio, ove fue morto, una lettera li fue data che iscopria la
morte sua (Fiori di filosafi, p.151)
c e non montare in sì alto luogo, donde ti convegna iscendere. Allora ti bisogna
consiglio, quando tu hai vita di prosperità; (Tesoro volg. (ed. Gaiter), p.c242)
d In tale guisa, come io v'òe contato, si compiangevano quelli di Cornovaglia dela
morte di T.. (Tristano Ricc., p.400)
L’esempio (60) contiene un uso di moto a luogo [+umano] (= presso cui/il quale) non
più possibile in italiano moderno:
(60) Fuoro allo 'mperadore, dove erano mandati per lo loro signore, salutarlo sì come si
convenia per la parte della sua maestade e per la parte dello loro soprascritto (Novellino,
p. 121)
4. Relative senza antecedente
Come accade in molte lingue, le relative senza antecedente usano i pronomi
interrogativi. L’italiano antico usa i pronomi del paradigma qu-, come abbiamo visto nei
paragrafi dedicati alla morfologia alle funzioni (da 3 a 3.3), oltre ad altri interrogativi:
quale, che cosa, dove, come, quando, ecc. Come abbiamo già osservato sulla base della
17
18
morfologia casuale dei relativi qu-, la relativa senza antecedente manca di un elemento
lessicale visibile che svolga la funzione di antecedente del relativo; l'antecedente deve
essere supposto in forma astratta, mentre il relativo è sempre un pronome lessicale (in
genere un interrogativo), a cui viene assegnato caso all'interno della relativa, e può
avere funzione diversa da quella dell'antecedente.
(61) Or non sapete come Carlo paga in un punto [0 [chi lgli è incontro o rintoppa]?
(Monte Andrea, Le Rime, p. 220)
Il pronome chi, che nel fiorentino di quest'epoca è nominativo, ha nella frase sopra la
funzione e il caso che gli assegna il verbo della relativa, mentre l'antecedente 0, che
dovrebbe ricevere caso oggettivo dalla principale, non compare visibilmente.
L’it. mod. ha alcune restrizioni sulla diversità di funzione fra l’antecedente astratto e il
pronome relativo; in particolare, non possiamo avere un SP relativo (*Abbiamo
incontrato [di/a/con chi parlavi]), mentre l'antecedente può essere un SP anche se il
relativo ha la funzione di oggetto diretto o soggetto (ho parlato a / di / con [chi ha fatto
questo]). La discordanza fra soggetto e oggetto non ha invece nessuna conseguenza, non
essendoci più una distinzione morfologica (ho convocato [chi ha fatto questo]).
In italiano antico invece i due casi possono essere diversi, il relativo può essere un SP, e
il caso che appare sul pronome lessicalmente realizzato è sempre quello richiesto dal
verbo della frase relativa, e può essere diverso da quello attribuito all’antecedente (non
visibile) nella frase reggente.
(62)a E dico più: (quello) di cui (la Povertà) à solo il lembo, fuor è di sé e de' dilletti
vaghi! (Monte Andrea Le Rime, p. 91
b Di cui avem danno, fia pagato a doppio (Monte Andrea Le Rime, p. 220)
La relativa senza antecedente ha, come le altre relative, la funzione di espandere
l’argomento di un verbo, ma non di rado introduce una frase avverbiale aggiunta (es.
a,b), o una dislocazione a sinistra o tema sospeso (es. c):
(63)a E, cui paresse il mal d'amor solaz[z]o, chi v'è preso, i' pur tengno, il malann'à!
(Monte Andrea, p. 177) (= a chi --> se a qualcuno il mal d’amore sembrasse piacere, chi
vi è preso, so per certo, ha il malanno)
b Ma, cui piacesse, tal amonizione Sì gli sareb[b]e ben per me renduta. (Fiore, p.
94) (= se a qualcuno piacesse, questa ammonizione gli verrebbe restituita)
c Di cu' ella à ddunque paura, sì l'avelena se puote (Fiore di rett., cap. 12)
4.1. Cui e chi
Come in it. mod., chi è usato come relativo senza antecedente con funzione di soggetto
nella relativa se ha l’interpetazione semantica [+umano]; nei casi diversi dal soggetto
nominativo, in it. ant. abbiamo la forma cui:
(64) chi da lunga è da occhi, da lunga è da cuore; (Sommetta, p.198).
E’ naturalmente possibile che il caso (o reggenza) del verbo della relativa corrisponda a
quello del verbo della reggente (come marginalmente prevede anche l’italiano
moderno):
18
19
(65) A cui la ventura sta allegra quasi tutte le cose s'avengano. (Fiori di filosafi, p.198)
CM
Probabilmente da assimilare a questo caso è un esempio come il seguente, dove
sembrerebbe che fosse il predicato della reggente a determinare il caso (dativo) del
relativo senza antecedente. Forse ciò è reso possibile, come in altre lingue, dalla
neutralizzazione morfologica tra caso accusativo (cui saluta) e caso dativo senza
preposizione (cui fa tremar lo core).
(66) ..ov' ella passa, ogn' om ver lei si gira, e cui saluta fa tremar lo core, .. (Dante, Vita
nuova, p.85)
Mentre in (64) chi, caso nom., rappresenta sia il caso dell’antecedente (SOGG. è da
lunga (lontano) da occhi), che quello della frase relativa (SOGG. da lunga è da cuore),
ci sono casi in cui uno stesso pronome dovrebbe assumere due funzioni diverse: per es.
in 62a rel.: SOGG.non ha cascione, ragione, princ.: DAT a X non si può credere. In
questo caso, che l’it.mod. non può rappresentare sotto forma di relativa senza
antecedente, l’it.ant. usa un pronome relativo/interrogativo con il caso richiesto dalla
relativa:
Fine CM
Si osservino i casi seguenti, in cui la discordanza fra i due casi è manifesta:
(67)a A cui non si puote credere nonn ha cascione (cagione, causa) di parlare, ché la
fede de le parole li è tolta e ogne autoritade di parlare. (Fiori di filosafi, p. 199) (“colui
[al quale non si può credere] non ha motivo di parlare”: l’antecedente Ø è nominativo, il
relativo è dativo)
b ..e, le più volte, bontà l'apalesa qual è cui Povertà bene acalappia! (antecedente Ø
nominativo, relativo oggetto) (Monte Andrea (ed. Minetti),p. 90)
c Primieramente, che l'uomo abbia a cui egli possa dire sue private parole (Tesoro
volg. (ed. Gaiter), p. c380).[antecedente Ø oggetto, relativo dativo]
In questo modo, si possono capire anche casi in cui appare chi preceduto da una
preposizione o un verbo da cui sembra retto, in contrasto con la conclusione per cui chi
è solo nominativo: esso invece in questi casi è il soggetto della relativa, e la
preposizione o il verbo della reggente reggono un elemento pronominale astratto
(l’antecedente della relativa). Solo se la preposizione che precede il relativo è
selezionata dal V della relativa, abbiamo cui. L’es. (63a) contiene i due casi a contrasto:
(68)a Zappa a [chi la tiene] e spada [a cui s'aviene]. (Garzo, Prover., p.313)
b Così va amore caëndo [chi 'l vole] (C. Davanzati, p. 217)
c e fo preghera a [chi me può gradire] (Rinuccino, Rime, p.131)
d e perdona a [chi l'offende] (Fiore di rett., p.99)
e Poi ch'io feci partenza da [chi tene il mio core im pressione] (Monte Andrea,
p.44)
f Donna, invano labora [in cui non è dirit[t]ura] (Monte Andrea, canz. 2, p.460)
19
20
CM
Abbiamo stabilito sopra (§ 2.2.3.1) che cui senza preposizione corrisponde a un dativo
esperiente, o benefattivo, ma non a un vero dativo di un verbo con agente; l’analisi delle
relative senza antecedente, nelle quali il pronome interrogativo/relativo è sempre
argomento del verbo della relativa, risolve il caso seguente, in cui a prima vista abbiamo
cui dativo retto da dare:
(69) daria cortesia cui à mistiere (Dino Compagni, Rime, p. 367)
IN QUESTA FRASE, IL DATIVO DI DARE È COSTITUITO DALL’ANTECEDENTE DEL RELATIVO,
CHE NON È LESSICALIZZATO COME IN TUTTI I CASI DI RELATIVA SENZA ANTECEDENTE; CUI
È QUINDI IL SECONDO ARGOMENTO (DATIVO BENEFATTIVO) DEL VERBO IMPERSONALE À
MESTIERE “C’È BISOGNO’; la frase è da intendere ‘Darebbe cortesia [a chi serve]’.
Fine CM
Chi può apparire seguito dal complementatore che
relative indefinite; per che che "checché" vedi §§):
(come altri interrogativi nelle
(70)a e là dove le mette / convien che fora paia,/chi che periglio n' aia; (Brunetto
Latini, Tesoretto, p. 254)
b Uom è de la 'ngenerazione umana; / e, chi non vana, / puot'esser certo, chi che è,
in tal rengno / lo vi conduce, mantene e fa dengno; (Monte Andrea, p.96)
c E chi ch'usasse parte - in tale “regno", averia volglia di mantener briga (Monte
Andrea, p.187)
Alcuni, pochi, esempi mostrano il raddoppiamento del pronome chi con valore analogo
(che forse può nascondersi anche in alcuni casi di che che):
(71) a né pur che mai s' amorti / lo blasmo, chi chi 'l porti (Brunetto Latini, p.267)
b chi chi non s'aomilia, / già sua bontà non puote esser gradita (Chiaro Davanzati,
p. 92)
4.2. Che
Per il relativo senza antecedente con interpretazione [-animato] è usato l’interrogativo
che, che può avere funzione di soggetto e oggetto di verbo o di preposizione. Con
funzione analoga appare che cosa, come si mostra in §§ 4.6
(72) e non avea che donare (Novellino, p.166)
Come per chi chi, chi che (vedi sopra il § 5.1), possiamo avere anche che che (“checché,
qualunque cosa…”) solo come soggetto o oggetto (non oggetto di preposizione), che
può essere interpretato sia come pronome seguito da complementatore sia come
raddoppiamento del pronome:
(73)a Ma, che che faccia, non pensa c[h]'a male” (Fiore, p. 206)
b ella vi metterebbe chonsilglio, che che lene potesse avenire. (Distr. Troia, p. 156)
20
21
c. Or, che ch'i' penso o dico, a te mi torno, amico (qualunque cosa io pensi....)
(Brunetto Latini, Favolello, p.283)
Si veda avanti per i casi di altri relativi accompagnati dal complementatore, cioè dove,
quando, come.
4.3 Quale.
Quale senza articolo è usato per le relative senza antecedente di norma seguito dal
complementatore (ma anche senza: (x73)); può avere valore [+umano], corrispondente a
‘chiunque’, o [-animato], corrispondente a ‘qualunque cosa’; anche con questo
pronome, come con gli altri, la relativa senza antecedente può avere la funzione di frase
avverbiale, o espandere un elemento dislocato a sinistra o Tema sospeso, (es. (xxb),
dove è ripreso da un pronome clitico):
(74)a E a Dio si rede la rason sua da le genti per via de riligione, per la quale se muove
l'omo a creder qual che dice la fede. Fiore di rett., red. alfa cap. 74)
b piacciavi di restar qui meco alquanto, e qual che sia di lei, nol mi celate. Dante,
Vita nuova, cap. 22)
c spirti d' amore inflammati, che feron li occhi a qual che allor la guati, Dante, Vita
nuova, cap. 19)
(75) e manti buon' distrier' coverti a maglia in quella taglia - saran per neiente: qual fia
perdente, alor conven che moia. (Orlanduccio, Oi tu, che se', p. 473)
Qual che può apparire anche come pronome interrogativo in interrogativa indiretta
(vedi cap.
:
(76) Questi non va a messa, né sa qual che si' essa, (B. Latini, Tesoretto, p. 269)
4.4. Quanti (= (tutti) quelli che)
La forma quanti ha, come in italiano moderno, un uso di pronome senza antecedente
corrispondente a (tutti) quelli che, come pure di aggettivo relativo senza antecedente
(78a):
(77) a E in Cicilia (...) Pisone consolo il castello di Mamerte prese, ove otto migliaia di
servi pigliò e uccise: e quanti pigliare ne potte tutti gli iustizioe a morte. (Bono
Giamboni, Orosio, L. 5, cap. 8, p. 290)
b Bisogno fa che la Repubblica vincere non si possa, lo Imperatore della quale, usando
l' arte della cavalleria, quanti e' ne vorrà farà combattenti. (Bono Giamboni, Vegezio, L.
2, cap. 5, p. 44)
c E ttutti quanti eglino ne trovavano, tutti igli uccidiano, sì come eglino aviano fatto
di loro inprimiera mente. (Tristano Ricc., cap. 121, p.219)
c’è sopra
Sono anche attestati usi di quanti come aggettivo relativo senza
antecedente //:
(78)a. O Superbia, capo e seminatrice di quanti mali nel mondo si fanno [di tutti quei
mali che nel mondo si fanno], giaci oggimai abbattuta e morta (Bono Giamboni, Vizi e
Virtudi, cap. 60, p. 98)
21
22
4.5. Quanto (= “(tutto) quello che”)
Quanto può essere usato, come in it. mod., come pronome senza antecedente
corrispondente a (tutto) quello che. Il solo es. che abbiamo trovato è
(79)a 'l fatto è smisurato,/ e troppo gran trattato / sarebbe a ricontare. / Or voglio
intralasciare / tanto senno e savere / quant' io fui a vedere, / e contar mio vïaggio,...
(Brunetto Latini, Il Tesoretto, 2194-2196)
4.6. Che cosa relativo senza antecedente
Anche l’interrogativo che cosa ha un uso come relativo senza antecedente, non più
riscontrabile in ital. mod.: L’uso non è molto diffuso, sia per quanto riguarda il relativo
senza antecedente che per l’interrogativo indiretto, ma ha una sufficiente attestazione,
da cui scegliamo esempi più chiaramente di relativo senza antecedente:/// non capisco,
mi pare interrog. Indir. è da notare, per chiarire l’interpretazione di queste frasi come
relative, che in (80a)la frase introdotta da che cosa è coordinata ad un’altra introdotta da
che relativo senza antecedente e in (80c) è coordinata con una relativa propria:
(80)a Onde in questa maniera di controversia si conviene che 'l parliere che dice sopra
questa materia diffinisca e faccia conto in brevi parole che cosa è sacrilegio e che è
furto (l’oratore deve chiarire in breve che cos’è sacrilegio e che cos’è furto) (Brunetto
Latini, Rettorica,1, p. 96)
b Tullio dimostra in questa picciola parte del testo che cosa è appellata preghiera
in questa arte. (Brunetto Latini, Rettorica, 1, p. 112)
c Non ti movere troppo tostamente; ma guarda il luogo ove tu déi andare, e per
che cosa. (= la ragione per cui…) (Tesoro volg. (ed. Gaiter), p. c243)
4.7. Quale che cosa, cosa che
Possono essere ricondotte a strutture relative senza antecedente le varie forme per il
pronome indefinito neutro, quale che cosa, cosa che, grosso modo corrispondenti all’it.
mod. qualcosa, qualsiasi cosa:
(81)a E dunqua no l'uccideste voi, ché quale che cosa n'avreste voi trovato. (Tristano
Ricc., cap. 69, p. 130)
b Hestor, ora m'avete fatto contare ciò che io non v'are' contato, né a voi né altrui, ché
certo sappiate che cosa che io faccia io non conto volentieri”. (Tristano Ricc., 1, p. 383)
c …e a questa quarta parte ha loco la mi' arte, sì che cosa che sia non ha nulla balìa
di far né più né meno se non a questo freno. (Brunetto Latini, Tesoretto,1, p. 188)
d Ch'io non dilletto mai cosa che sia, se non solo la vostra ämistate. (Monte Andrea,
son. 21, p. 142)
e Allor pensai s'i' potesse vedere Dolze-Riguardo per cosa che sia: (Fiore, 201, p.
404)
Nell’uso moderno cosa che può introdurre una relativa appositiva il cui antecedente è costituito da una
frase o un periodo, che può precedere o seguire la relativa, come negli esempi seguenti:
(82)a Se ne sono andati, cosa che mi è dispiaciuta moltissimo.
b E poi, cosa che mi è dispiaciuta moltissimo, se ne sono andati.
22
23
Non troviamo esempi di questa struttura nei nostri testi. Probabilmente l’uso ital. mod. ha guidato
l’editore nella trascrizione dell’esempio seguente, che è tuttavia solo apparentemente simile all’ital. mod.:
(83) Ma coloro che la fatica dell' arme degli antichi sofferire non possono, scoperto il capo, sono costretti
di sostenere le fedite e la morte, e, cosa che anche è più grave, cioè essere preso, o vero fuggire, (Bono
Giamboni, Vegezio, L. 1, cap. 20, p. 27)
La virgola prima di cosa andrebbe forse eliminata, per cui si dovrebbe interpretare cosa come determinato
da un articolo o operatore indefinito, a causa del cioè che segue a introdurre la apposizione di cosa:
La frase andrebbe resa in ital. mod. in uno dei due modi che seguono:
(84)a sono costretti di sostenere le fedite e la morte e [qual]cosa / [una] cosa che anche è più grave, cioè
essere preso, o vero fuggire
b sono costretti di sostenere le fedite e la morte, e, cosa che anche è più grave, <cioè> essere preso, o
vero fuggire
intendete [ ] aggiunta, e < > espunzione vero?
/con le vs proposte si deve correggere il testo in due punti in a e in uno in b/
Negli esempi seguenti cosa che anticipa la frase in contesti in cui in italiano moderno si
trova il complementatore che, e forse corrisponde a uno scioglimento in forma di
relativo di un subordinatore con valore pronominale di anafora profrase :
(85)a E consigliasi per via di magnificenzia quando il consigliatore, nel consiglio che
pone, dà per consiglio cosa che le cose grandi si debbian seguitare, e le piccole schifare
e fuggire (Fiore di rett., cap. 78, p. 92)
b E consigliasi per via di speranza quando il consigliatore (...) dà per consiglio cosa
che le cose che sono a fare si faccian bene e dirittamente (Fiore di rett., cap. 78, p. 92)
c Ma egli addivenne cosa, che Nabucodonosor ne fu re, (Tesoro volg., L. 1, cap. 27,
p. a079)
d Ora divenne cosa, che quando Lotario ebbe la signoria dello imperio, egli si pensò
(...) (Tesoro volg. L. 2, cap. 28, p. a287)
A questo valore di cosa che si riconduce anche la formazione dell’introduttore
concessivo con ciò sia cosa che, che in quest’epoca ammette accordo temporale della
copula:
(86)a l' uno di loro (...),con ciò sia cosa che fosse a piede, e circundato di cavalieri,
(...)sì spaventò gli altri di paura, (...) (Bono Giamboni, Delle Storie contra i Pagani, p.
275)
b (...) Cesare indarno cinse d' assedio, (...) con ciò fosse cosa che colui avesse la via
del mare. (Bono Giamboni, Delle Storie contra i Pagani, p. 389)
c Appresso che questa canzone fue alquanto divolgata tra le genti, con ciò fosse
cosa che alcuno amico l' udisse, volontade lo mosse a pregare me che io li dovesse dire
che è Amore, (Dante, Vita nuova, p.83)
4.8. Quello che, ciò che
L’uso prevalente di quello che (a-e) , identico a ciò che (-g, h)); cioè [- umano] Nell’uso
[+umano] la forma è quelli che (V. es. (82)), o colui/costui che (V. es. (83); Tuttavia
abbiamo quel che [+umano] una volta in Brunetto (f) e più volte in Dante, ma solo nella
Commedia :
23
24
(87)a. ...di dietro sta con gloria la valente memoria, che ricorda e ritene quello che ’n
esso avene (Brunetto Latini, Il Tesoretto, 759-762).
b. Lo quale proponghi e metta dinanzi a’ consillieri quello che piacerà loro (Capitoli
della Compagnia d’Orsammichele, II, 26)
c Ma ben guardi d' intendere ciò che dice questo trattato e di connoscere ciò che in
esso si contiene, ché altrimenti non potrebbe intendere quello che viene innanzi;
(Brunetto Latini, Rettorica, 1 p. 56)
d Davanti è lo ricetto di tutto lo’ntelletto e la forza d’aprendere quello che puoi
intendere (Brunetto Latini, Il Tesoretto, 751-754)
e ed a la 'ntrata de la chiesa debia ciascuno prendere lo candelotto che li fie dato da
quello che starà sopra ciò (Capitoli della Compagnia della Madonna d'Orsammichele p.
655)
f ma io non son saccente se non di quel che vuole (Brunetto Latini, Il Tesoretto,
306-312)
g Quel che più basso tra costor s'atterra, guardando in suso, è Guiglielmo
marchese (Dante,Commedia, Purg. 7)
(88)a ...e disse tutto ciò ke aveano detto costoro (Disciplina clericalis, pag.78)
b… tuttavia ancora ne sapremo d’altrui ciò che sapere ne potremo che fare si ne
possa... (Prima lettera di Consiglio de’ Cerchi..., 4r.)
(89)a Donque ben è fuori della mente e vano di senno quelli che dice che 'l parliere
possa o debbia trattare di queste questioni,.. (BrunettoLatini, Rettorica, p. 69)
b ne la quarta dico che pecca quelli che non mostra pietà di me, Dante, Vita nuova,
cap. 15 parr. 7-9, p. 64)
c Il re giovane avisò costui che l' avea e venne sanza romore a llui e disseli
chetissimamente(Novellino, p.168)
Si noti che nell’uso dantesco è presente quello dimostrativo [+umano], come
nell’esempio seguente, ma non con funzione di antecedente di relativa,:
(90) E quando ella fosse presso d' alcuno, tanta onestade giungea nel cuore di quello,
che non ardia di levare li occhi, nè di rispondere a lo suo saluto (Dante, Vita Nuova, cap.
26 parr. 1-4, p. 117)
4.9. Come
Una frase introdotta da come è da trattare come una relativa senza antecedente (vedi
anche dove, quando). , come nel seguente esempio, in cui la relativa senza antecedente è
seguita da una sequenza di relative restrittive (con alternanza cui/che a seconda
dell’animatezza del referente):
(91)...e là sono divisati molti exempli per dimostrare come (in che modo) si tramuta
l’azione quando non muove la questione quelli che dee, o contra cui dee, o innanzi cui
dee, o per la ragione che dee, o nel tempo che dee (Brunetto Latini, Rettorica, p.119:59)
Come può apparire seguito dal subordinatore, con valore di “in qualsiasi modo....”.
24
25
(92)a De li occhi suoi, come ch' ella li mova, escono spirti d' amore inflammati (Dante,
Vita nuova, cap. 19, p.77)
b
ma pur, come che vada la cosa, lenta o ratta, sia la vendetta fatta. (Brunetto
Latini, Tesoretto, 44, p. 249)
c
Ma, come che il fatto sia, questo rechiamo che ti vale, Teverone? Brunetto
Latini, Pro Ligario, p. 179)
Parallelamente, per la loro natura di relativi senza antecedente (oltre che interrogativi) ci
si aspetterebbe di trovare esempi di dove che, quando che, che invece non esistono in
fiorentino nel periodo da noi preso in considerazione (se si tratta di lacuna casuale, c’è
comunque una differenza con le frasi storiche immediatamente successive (Dante,
Boccaccio), in cui erano molto frequenti. Compaiono in quest’epoca in altri testi toscani
(oltre che di altre varietà italiane). La natura di relativa (non interrogativa indiretta)
della dipendente con come si deduce anche da fatti di ordine dei costituenti (vedi
paragrafo struttura della frase)
Sporadicamente come appare anche con funzione di relativo con antecedente. Oltre a
(93), si vedano gli ess. in (38), al §3.1.2, e (59d), al §3.3:
(93)...sì vuole elli da qui innanzi mostrare le ragioni come si puote ciò fare... (Brunetto
Latini, La Rettorica, p.174:9-10)
4.10. Dove, ove
I locativi ove, dove hanno funzione (oltre che di interrogativi e di relativi propri: vedi
sopra) di relativi senza antecedente, come in it. mod. registro elevato.
(94)a Gran danno l'à già fatto [la] vergogna, ma vo' sì no 'l dovreste sofferire; nonn- à
dove le carni sue ripogna'. (Fiore, p.352)
b ma quando le schiere per alcuno avvenimento sono messe in caccia, guernimento
d' oste non hanno ove possano fuggire (Bono Giamboni, Vegezio, p.30)
CM
Nel seguente esempio ove sembra stare per una in cui (dentro le parentesi la relativa che
inizia con ove è coordinata con l’aggettivo simigliante, che ha valore di relativa
implicita):
(95) sí si cominciò tra queste Fedi una battaglia sí terribile e grande (...)che mai non fu
nel mondo neuna [simigliante né ove tanta gente perisse]. (Bono Giamboni, Vizi e
Virtudi, p.81)
4.11. Relative all’infinito
Non ci sono in it.ant., a quanto pare, relative all’infinito con antecedente (del tipo
dell’ital. mod. Ho trovato una persona a cui affidare l’incarico), ma solo relative senza
antecedente:
(96)a pperch'egli nonn avea cui mandare a madonna Isotta. (Tristano Ricc., cap.97,
p.191)
b Morte non ha che fare di ventura (Tesoro volg., p.355)
c Femmina, non ho di che ti sovenire d' altro (Novellino, p.161)
25
26
Molto incerto lo statuto di relativa (senza antecedente e senza pronome) di frasi come le
seguenti, con l’infinito introdotto da da); l’infinito ha in effetti un argomento vuoto che
si interpreta come coreferente con un argomento della principale; tuttavia, lascia
perplessi riguardo l’interpretazione relativa il fatto che il verbo della principale è essere,
e esso forma con da un modale deontico con valore passivo (essere da =dover essere):
(97)a chi questo fa, nonn è da mettere tra' grandissimi uomini, ma da giudicare
simigliante a dio. (Fiori di filosafi, 20, p. 167)
b lo qual, se fosse ancor me' da vedere, avrei con più ardire a voi mandato (Amico
di Dante, Son. 61, p. 779)
c però fa sentimento; non ch'eo dimostri quello ch'è da tenere (Chiaro Davanzati,
canz. 14, p. 54)
d porgendo cosa che sia da pilgliare. (Monte Andrea, tenz. 47, p. 177)
4.12. Relativa senza antecedente e interrogativa
Un aspetto interessante riguarda la possibile ambiguità strutturale di interrogativa
indiretta e relativa senza antecedente (si veda il cap. Ordine dei costituenti: le
interrogative sfruttano questa ambiguità usando strutture relative, che interessano
posizioni all'estrema sinistra della periferia della periferia della frase). Un indizio sono i
casi in cui l’interrogativa indiretta usa elementi lessicali della relativa senza
antecedente; ancor più chiari, sono gli esempi con una coordinazione di interrogativa e
relativa indefinita:
(98)a Ma conoscere che siano li principii delle cose naturali, e conoscere quello che
sia ciascheduno, non è parte l'uno dell'altro (Dante, Convivio, IV, cap. 13)
b E la detta lettura fare a buona fede sanza frode a cciò che così quelli che sono
nuovi ne l' arte come gli altri artefici cognoschino quelle cose che sono da fare e
a che sono costretti (Stat. fior., 1310/13, cap. 15)
c vedutala così crucciata, la dimandò, quello ch'ella avesse (Deca prima di Tito
Livio, XIV pm. fior., L. 6, cap. 34)
5. Casi particolari
5.1. Costrutti ‘correlativi’
Un certo numero di casi di relative dell’italiano antico richiamano un costrutto, diffuso
nelle lingue indoeuropee, che è noto col nome di ‘correlativo’. Rispetto ad una relativa
ordinaria con antecedente come “uccidevano (tutti) quelli che trovavano”, la correlativa
corrispondente utilizza una relativa con o senza antecedente, dislocata all’inizio della
frase, la quale è ripresa, da un pronome o altro elemento, all’inizio o all’interno della
frase principale, come mostrato in (99a):
(99)a E ttutti quanti eglino ne trovavano, tutti igli uccidiano, sì come eglino aviano fatto
di loro inprimiera mente. (Tristano Ricc., cap. 121, p. 219)
b E durò due anni, e cui non uccise, di sozza magrezza l' afflisse. (Bono Giamboni,
Orosio, L. 3, cap. 4, p. 138)
26
27
c Ma quelli il quale s'arma sìe d' eloquenzia che non possa guerriare contra il bene del
paese, ma possa per esso pugnare, questo mi pare uomo e cittadino utilissimo ed
amicissimo alle sue et alle publiche ragioni. (Brunetto Latini, Retorica)
5.2. Discontinuità di relativo e antecedente
Mentre in italiano moderno, casi di discontinuità tra antecedente e frase relativa
(talvolta detta “estrazione” o “estraposizione” della frase relativa) sono piuttosto rari e
con limitazioni (cfr. E’ venuto un uomo da noi ieri che cercava di te; Quale esperto
conosci tu al quale potremmo rivolgerci?) in italiano antico questa discontinuità appare
più frequente e meno limitata (con interposizione di soggetti definiti preverbali, o
complementi anteposti). Molto comune è il caso in cui l’antecedente discontinuo è un
pronome dimostrativo, o un nome preceduto da un aggettivo dimostrativo:
(100)a e donque pare che colui conquista cosa nobile et altissima il quale sormonta li
altri uomini in quella medesima cosa per la quale gli uomini avanzano le bestie.
(Brunetto Latini, Rettorica, p. 38)
b E però che i vizii de' cavalli sono senza numero, (...) sappiate che quelli sono i
migliori che meno vizio hanno. (Brunetto Latini, Tesoro volg., p. 170).
c Di colui de' essere il danno di cui è 'l pro'. (Fiori di filosafi, p.188)
d Ed ancora si debbono ammaestrare a correre, ed a saltare fosse, e se presso v' ha
fiume, a notare nel tempo della state, e tagliare selve, e fosse fare, o alcuno luogo turare
ove racchiudano i compagni (Bono Giamboni, Vegezio, p.85)
e Item: “Tu appelli colui uomo, il quale, se fosse uomo, così crudel morte d'uomo
non avrebbe pensata; dunque era nimico. (Fiore di rett., red. beta, p. 11)
f ..e dice che quella controversia è del genere nella quale l' accusato confessa il
fatto (Brunetto Latini, Rettorica, p. 97)
g Dice Tulio che quella questione iudiciale del genere èe appellata assoluta la quale
in sé medesima è disciolta e dilibera, (Brunetto Latini, Rettorica,, p. 106)
h et quello sole schalda che toccha. (Sommetta, p. 198).
i In questa parte dice Tulio che non vuole ora provare perché quello sia genere di
rettorica che detto è davante, (Brunetto Latini, Rettorica, 1, p. 80) (si vedano anche gli
ess. (33)c e (49))
Esistono anche casi di relative discontinue con antecedente costituito dal solo nome:
(101) Le promesse non sono da osservare che non sono utile a colui a cui tu l'hai
promesse. (Fiori di filosafi, p. 159)
5.3. La ‘doppia dipendenza’, o ‘concorrenza’ del relativo
E’ possibile in it. ant. un tipo di relativa, esistente in latino e in altre lingue, ma del tutto
marginale in it. mod.), nel quale il pronome relativo è anteposto a una frase subordinata
da cui dipende (e dalla quale non potrebbe essere estratto da solo)
(102)a Non ti ponere in casa troppo alta, ne la quale chi vi sta il convegna temere,..
(Fiori di filosafi, p.181)
b E nel seguente anno, essendo Curio console, si fece battaglia co' Sabini, nella
quale quante migliaia d' uomini vi fuoro morti, e quanti presi, il detto consolo il mostrò
(Bono Giamboni, Orosio, L. 3, cap. 22, p. 179)
27
28
c. troverai la Ventura; a cui se poni cura, ché non ha certa via,vedrai Baratteria, che
'n sua corte si tene di dare e male e bene; (Brunetto Latini, Tesoretto, p.216)
d. Platone fece più libri, tra i quali ne fece uno de la immortalità dell'anima; el quale
libro legendo un altro filosafo, sì si gittò a terra d'un muro, vogliendo morire per
desiderio d'avere megliore vita. (Fiori di filosafi, p.125)
e. Quella causa è onesta sopr' alla quale dicendo parole, immantenente (...) l' animo
dell' uditore si muove a credere et a piacere le parole che 'l parliere dice sopra 'l
convenente (Brunetto Latini, Rettorica, p.162)
V. anche gli ess. (50)c, (55)b-c, con ripresa pronominale.
5.4. Relative accumulate
Per relative accumulate intendiamo quelle relative (come “i quali vorrebbono che tu
fossi crudele” in (99)) che modificano un antecedente già modificato da una frase
relativa (cioè “vincitori, che sono stati da la tua parte”). Esse hanno portata non solo
sull’antecedente ma anche sulla relativa che modifica l’antecedente più da vicino.
Nonostante siano precedute da virgole, entrambe le frasi relative ci paiono restrittive:
(103) E quanti sarebbero de' vincitori<,> che sono stati da la tua parte<,> i quali
vorrebbono che tu fossi crudele, quando dalla parte vinta si trovano assai che vogliono
impedire la tua clemenza, non vogliendo che tu…(Brunetto Latini, Pro Ligario, p.176)
Gli esempi seguenti, già visti prima per altri aspetti (par. VVV
) , sono invece
casi di relative accumulate concatenate, in quanto il secondo pronome relativo si
riferisce ad un nominale interno alla prima relativa, non alla sua testa. i primi due
esempi mostrano due relative restrittive, il terzo una appositiva che contiene una
restrittiva:
(104)a Per ciò che la filosofia è la radice di cui crescono tutte le scienze che uomo puote
sapere (Tesoro volg., p. 6)
b quelli son degni d'amistà ne' quali è cascione per la quale siano amati. (Fiori di
filosafi, p. 162)
c La terza è matematica, per cui sapemo la natura delle cose che non hanno punto
di corpo (Tesoro volg., p.13)
5.5. Fenomeni di ellissi nella relativa
Nella frase relativa ci possono essere casi di ellissi di vari elementi, (di complementi
infinitivi di modali in a, b, c; ausiliare flesso, in d):
(105)a.., o perché non appartiene a colui che l'ha mossa, o però che non la mosse contra
colui a cui doveva; o non davanti quelli a' quali doveva; o nel tempo che si conviene; o
non di quella legge, o di quel peccato, o di quella pena che deve. (Tesoro volg., ed.
Gaiter, p. d032)
b Dicendo oscuro, si fa quando il dicitore pone alcuna parola che si può trarre a
ddue intendimenti, ma il dicitore la trae là ove vuole, in questo modo. (Fiore di rett.,
red. beta, p.52)
c ...e là sono divisati molti exempli per dimostrare come si tramuta l’azione quando
non muove la questione quelli che dee, o contra cui dee, o innanzi cui dee, o per la
ragione che dee, o nel tempo che dee (Brunetto Latini, La Rettorica, p.119:5-9)
28
29
d E nel seguente anno, essendo Curio console, si fece battaglia co' Sabini, nella
quale quante migliaia d' uomini vi fuoro morti, e quanti presi, il detto consolo il mostrò
(Bono Giamboni, Orosio, L. 3, cap. 22, p. 179)
almeno rendendo morti con uccisi.
Bibliografia
Ageno, Franca (1956) Particolarità nell'uso antico del relativo, "Lingua Nostra" 17, 4-7.
Ageno, Franca (1978) Pronome relativo. Sintassi, in Enciclopedia Dantesca. Appendice:
Biografia, Lingua, Stile, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, pp. 199-207.
Alisova, Tatjana (1967) Studi di sintassi italiana. I: Forme di subordinazione relativa
nell'italiano antico (secoli XIII-XIV), "Studi di Filologia Italiana" 25, 223-250.
Ambrosini (in Enciclopedia Dantesca)
Bianchi, Valentina (1999) Consequences of Antisymmetry. Headed Relative Clauses.
Berlin, Mouton de Gruyter
Borgato, Gianluigi (1975) Le proposizioni relative in una grammatica contrastiva
dell’italiano e del tedesco, SILTA, 4.507-540
Cardinaletti, Anna (1987) Aspetti sintattici dell’estraposizione della frase relativa,
"Rivista di Grammatica Generativa", 12.3-59
Chomsky, Noam (1978) On Wh- Movement, in Peter Culicover, Thomas Wasow e
Adrian Akmajian, Formal Syntax, New York, Academic pp. Press, 71-132.
Cinque, Guglielmo (1978) La sintassi dei pronomi relativi 'cui' e 'quale' nell'italiano
moderno, "Rivista di Grammatica Generativa" 3, 31-126.
Cinque, Guglielmo (1988) La frase relativa, in L. Renzi (cur.) Grande Grammatica
Italiana di Consultazione, Il Mulino, Bologna, vol. I, pp. 457-517.
Fiorentino, Giuliana (1999) La relativa debole, F. Angeli, Milano.
Ghinassi, Ghino (1971) Casi di “paraipotassi relativa” in italiano antico, “Studi di
grammatica italiana”, 1.45-60
Herman, József (1963) La formation du système roman des conjonctions de
subordination, Akademie Verlag, Berlin.
Kayne, R. S. (1976) French relative que, in F. Hensey e M. Luján, curr., Current Studies
in Romance Linguistics, Washington, Georgetown University Press, pp. 255-299.
Merisalo, Outi (2000) L’omissione del relativizzatore che nel toscano del fine Trecento
alla luce delle lettere di Francesco Datini. “Neuphilologische Mitteilungen” 101:
279-285.
Middleton, Roberta, The zero relative, Ms. non pubblicato, Univ. di Oxford.
Nordhof, Harm (1937) La construction relative en italien. Proefschriftter verkrijging
van der Graad van Doctor, La Haye, van Haeringen.
Radford, Andrew (1988) Transformational grammar : a first course, Cambridge,
Cambridge University Press
Renzi, Lorenzo, 1998, Pronomi e casi. La discendenza italiana del lat. QUI, in “Studi di
Grammatica Italiana”, XVII, 5-36
Valesio, Paolo (1974) L’estrazione della relativa. Implicazioni italiane, in Fenomeni
29
30
morfologici e sintattici nell’italiano contemporaneo”, volume1, tomo 2, Roma,
Bulzoni, pp.339-356
Vincent, Nigel (2002) La cancellazione del complementatore in italiano antico, in
stampa in M. Dardano, G. Frenguelli e N. Vincent (a cura di) Atti del Convegno di
Roma 2002.
Sorrentino
7.2. Discontinuità di relativo e antecedente
Valesio 1974, su cui però vedi Cinque 1978, nota 65,
Borgato 1975,
Cardinaletti 1987,
Cinque 1988,§1.1.10):
La ‘doppia dipendenza’, o ‘concorrenza’ del relativo
(V. Cinque 1988,§1.1.11),
30