Agenzia SIR – SERVIZIO INFORMAZIONE RELIGIOSA www.agensir.it Progetto IdR e NEWS martedì 23 aprile 2013 (n. 29) Tema: FIRMA ANCHE TU UNO DI NOI NOTIZIE I primi giorni di aprile è nato in Italia un comitato promotore della raccolta di firme per la campagna europea “Uno di noi”, già informalmente avviata in vari Paesi, tra cui il nostro, da parte dei Movimenti per la Vita. Lo hanno deciso a Roma una quindicina di rappresentanti di associazioni e movimenti, tra cui MpV, Focolari, Mcl, Forum Famiglie, Retinopera, Scienza & Vita, Alleanza Cattolica, Comunità Papa Giovanni XXIII, Comunione e Liberazione, Unitalsi, Acli, Rinnovamento nello Spirito, Copercom, Azione Cattolica e altre. “L’iniziativa - ha spiegato il coordinatore dei lavori Carlo Casini, presidente nazionale del Movimento per la Vita - punta alla sensibilizzazione più ampia possibile del valore della tutela della vita del nascituro fin dal concepimento e quindi del raggiungimento del traguardo della sua tutela giuridica piena, con un riconoscimento europeo”. Traguardo del comitato è di raccogliere un elevato numero di firme: si punta, in Italia, ad almeno 500mila; in Europa l’obiettivo è un milione. È assolutamente necessario raggiungere il traguardo del milione di firme per chiedere alle istituzioni europee di riconoscere il diritto alla vita del bambino concepito e non ancora nato. L'Italia, con la sua tradizione di amore per la vita, può fare la differenza. Tutto il mondo cattolico italiano, nelle sue diverse articolazioni, è già in campo. (da Sir Attualità, 25 marzo 2013) Il primo appuntamento che si è dato il neo costituito Comitato italiano è per il 12 maggio. Una giornata nazionale di sensibilizzazione e raccolta di firme che dovrebbe coinvolgere tutte le parrocchie, le associazioni ed i movimenti ecclesiali con presenza anche di banchetti nelle strade e nelle piazze. Un grande evento esteso a tutto il Paese che dovrebbe segnare l'avvio di questa fase finale della raccolta di firme. Per aderire: www.firmaunodinoi.it e www.oneofus.eu/it. (da www.mpv.org) APPROFONDIMENTI ------------------------------------------------------------------------------------------------------ Obiettivo 12 maggio “Io vi chiedo che il concepito sia considerato uomo a tutti gli effetti”: queste poche e incisive parole furono pronunciate dal Beato Giovanni Paolo II a Vaduz, capitale del Liechtenstein, il 28 ottobre 1985 durante uno dei suoi tanti viaggi apostolici. Sono passati quasi trent’anni da allora e la campagna europea “Uno di Noi” (One of Us) per raccogliere almeno un milione di firme nei Paesi comunitari e poter così chiedere alle istituzioni comunitarie di fermare la manipolazione e soppressione degli embrioni umani a qualsiasi titolo effettuate, è lì a dimostrare che Papa Wojtyla non venne ascoltato. C’è bisogno di agire, e in fretta, per tutelare l’embrione. Da oltre un mese a questa parte il Comitato italiano per la campagna si è messo in moto a pieno regime. Si tratta di mobilitare non soltanto il mondo cattolico, da sempre sensibile ai valori della vita nascente, ma anche quanti non motivati da valori religiosi sono però sensibili al tema della vita. Ecco, quindi, che quel “concepito” di cui parlava Giovanni Paolo II da considerare “uomo a tutti gli effetti” assume il valore profondo che gli spetta: non tanto e anzitutto un valore religioso, ma semplicemente e primariamente umano. Un piccolo uomo da difendere. Le realtà in campo. Vediamo cosa si propone la campagna “Uno di Noi” e cosa succederà da qui in avanti. Anzitutto lo schieramento in campo: si tratta di un centinaio di associazioni e movimenti, i più diversi di area cattolica. Essendo impossibile citarli tutti, ci limitiamo ai principali: Acli, Alleanza Cattolica, Azione Cattolica, Cammino Neocatecumenale, Coldiretti, CL, Confcooperative, Sant’Egidio, Focolari, Medici cattolici, Mcl, Movimento per la vita, Rinnovamento nello Spirito Santo, Giuristi cattolici, Unitalsi... A queste sigle bisogna aggiungere le cosiddette “reti”, cioè degli aggregati tematici di associazioni e movimenti che si uniscono per particolari scopi, diciamo così, settoriali. Basti pensare al Copercom (settore della comunicazione sociale, una trentina di aggregazioni); Forum Famiglie (una cinquantina); Forum associazioni sanitarie (una ventina); Retinopera (altrettante nel settore sociale); Scienza & Vita (costituita da studiosi, scienziati ed esponenti di varie realtà oltre che da associazioni operanti in campo sanitario e scientifico). In totale si può calcolare l’equivalente di oltre un milione e mezzo di cittadini variamente impegnati a livello ecclesiale, sociale, culturale, della carità, solidarietà e ricerca. Come funziona la raccolta firme. Se l’“esercito” di coloro che vogliono chiedere la difesa dell’embrione è ben 1 nutrito in Italia, ciò non significa che si tratti di una campagna facile. Anzitutto occorre far conoscere il perché della stessa sigla “Uno di Noi”. E per questo il Comitato nazionale rilancia a ciascuna delle associazioni aderenti la proposta di adottare nel proprio sito internet e sulle proprie riviste i siti e banner ufficiali: quello europeo www.oneofus.eu e quello italiano www.unodinoi.mpv.org gestito dal Movimento per la vita e messo a disposizione di tutti coloro che volessero riproporlo e moltiplicarlo su siti specchio. Si parla di internet perché la raccolta di firme attraverso il canale on line è già partita da qualche mese: nel nostro Paese al momento sono state raccolte 22mila firme on line, mentre le firme cartacee sottoscritte tramite le varie associazioni sono oltre 50mila. Il risultato italiano non è male, considerando che la campagna è partita di fatto da poco più di un mese. In altre nazioni quali Polonia, Ungheria e Francia i risultati vanno altrettanto bene, mentre sono un po’ indietro Paesi quali Spagna, Germania dove la campagna non è ancora entrata nel vivo. Complessivamente la campagna europea lambisce le 250mila adesioni, ma siamo ben lontani dal milione di firme necessarie per rendere incisivo il pressing sull’Europa. Per far crescere le adesioni è stata promossa una Giornata ufficiale di sensibilizzazione e raccolta firme in tutta Italia per domenica 12 maggio. In quell’occasione ciascuna associazione si attiverà promuovendo postazioni con tavolini, opuscoli, striscioni e la possibilità di firmare il modulo di adesione cartaceo oppure di registrarsi direttamente via internet. La condizione è di avere con sé la propria carta d’identità o il passaporto, senza i quali il voto non è valido. Cosa può fare un cittadino. La domanda su cosa possa fare un cittadino qualsiasi trova una risposta molto semplice da parte del comitato “Uno di Noi”: può informare i propri familiari, i vicini di casa, i compagni di lavoro, di studio, gli amici, i conoscenti, invitarli ad aderire. Il sito del Mpv offre continui aggiornamenti on line, che possono essere scaricati e diffusi. La stessa agenzia Sir curerà notizie e approfondimenti, con interviste a diversi specialisti, materiale che potrà essere liberamente rilanciato sui siti associativi e tramite i social network. Si possono inoltre utilizzare le piattaforme di Twitter e di Facebook, rilanciando notizie, avvisi, incontri, appuntamenti. Sempre da “Uno di Noi” si potrà scaricare materiale quali dépliant, volantini, locandine, fascicoli informativi e stamparseli in proprio. Questa campagna “Uno di Noi” costituisce una forma di democrazia partecipativa che ci si augura dia i suoi frutti. Il termine di raccolta delle firme è il 1° novembre e l’Italia non vuole sfigurare, da quel grande Paese che è! (da Sir Attualità, 19 aprile 2013) - Riconoscere i deboli è il marchio di una società “Salvare la vita di ciascuno è il motivo più forte, il riconoscimento universale del senso di una società. E io aderisco a questa società politica perché ha salvato la mia vita, perché salva quella di tutti”. Così il filosofo della politica Antonio Maria Baggio, docente all’Istituto Universitario “Sophia” di Loppiano, animato dal movimento dei Focolari, riflette sul riconoscimento dell’embrione come valore, che si scontra con visioni che si basano su rapporti di forza e di scambio. “Uno di noi” è uno slogan sintetico e tagliente: quell’entità che chiamiamo embrione chiede di essere riconosciuto come un “piccolo uomo”. Cosa impedisce che a livello sociale si arrivi al riconoscimento di questo valore? “Nella nostra società ci sono visioni non abituate a riconoscere ciò che è piccolo e a cui dare valore, ciò che è debole e che va difeso. Questa potrebbe essere una delle spiegazioni che ci dicono perché l’embrione non viene riconosciuto come un soggetto umano nella sua prima fase di sviluppo. Tali concezioni orientano sempre di più verso una società che ragiona in termini di rapporti di forza e di rapporti di scambio. Il mancato riconoscimento dell’embrione pone la domanda su che tipo di società abbiamo costruito, se essa ci va bene e se non sia il caso di modificare la cultura di riferimento. Infatti, una cultura che non è in grado di riconoscere i deboli, e l’embrione ne è l’esempio più evidente, può assumere dei tratti non umani: ciascuno di noi potrebbe venirsi a trovare in condizione di debolezza e non trovare riconoscimento e protezione”. Tra le concezioni della filosofia politica correnti ci sono spazi di lavoro culturale, e a che livello, perché si giunga anche tra gli intellettuali a pronunciamenti in favore di “Uno di noi”? “Una filosofia politica normalmente è un pensiero che dà i fondamenti e le ragioni ultime per le quali si costruisce una società umana. A partire dall’epoca moderna si sono affermate le idee contrattualistiche e la società non è più stata vista come una eredità da accettare passivamente. Invece bisogna decidere di ‘essere’ società, cioè di mettersi insieme per una tutela reciproca. Salvare la vita di ciascuno è il motivo più forte, il riconoscimento universale del senso di una società, da cui discendono i valori e il riconoscimento della dignità umana. Se saltiamo questi fondamenti diventa indispensabile riproporsi la domanda su chi sia il soggetto politico, su chi si riconosca come cittadino. L’embrione diventa così la nuova cifra di paragone su come è la società che ci siamo dati e su quanto lo Stato si impegna a proteggere me, quale cittadino, sin da quando inizio il mio percorso di essere umano. Una volta diventato adulto io decido se essere costruttivo o parassita o negatore dei valori sociali, riflettendo su come questo Stato, quando non ero in condizione di parlare e di difendermi mi ha difeso e permesso di crescere. Quindi, io aderisco a questa società politica perché ha salvato la mia vita, perché salva quella di tutti”. Come valuta il contesto europeo dal punto di vista delle culture politiche presenti, in particolare rispetto dalla dottrina sociale cattolica e ai suoi insegnamenti circa la bioetica? “Abbiamo assistito negli ultimi decenni al progressivo venir meno del pensiero cristiano nel senso del suo influsso pubblico, non solo in termini confessionali. C’è stata un’erosione dei contenuti che il cristianesimo ha dato alla cultura giuridica e politica, a partire dal concetto di persona. Fino a pochi decenni fa la società di tipo tradizionale, a forte ispirazione cristiana, proponeva una precisa considerazione della persona, in quanto profondamente immersa nella comunità. Con l’epoca delle ribellioni e delle richieste di emancipazione, questo equilibrio si è rotto. Oltre al 2 campo politico si può osservare cosa ha comportato questa trasformazione per quanto riguarda il cosiddetto femminismo con tutti i valori connessi al ruolo della donna”. La vita umana sembra essere diventata il nuovo terreno di scontro tra culture? “In effetti dai dibattiti del femminismo al riconoscimento dell’aborto come diritto abbiamo assistito all’avvio di un cambio epocale, in cui bisognerebbe imparare a riconoscere gli altri nella libertà, non più per un principio di autorità ma di comune fratellanza. C’è chi ha teorizzato che nella nostra civiltà il non-rispetto dell’embrione sia equivalente a una forma di omicidio di massa, un fatto paradossale perché avviene in quella cultura europea che avrebbe la vocazione al rispetto del singolo. Questa cultura è quindi entrata in una fase di scontro e di crisi rispetto all’annuncio cristiano, che ha il suo centro proprio nell’Incarnazione in un uomo singolo. Tale annuncio, evidentemente, deve essere assimilato in maniera equilibrata, deve ancora portare i suoi frutti più maturi”. In questa luce, la difesa della dignità dell’embrione compete solo ai credenti, oppure può essere un convincimento condiviso anche da portatori di altre visioni etiche? “Chiunque riconosce l’uomo come valore dovrebbe essere portato alla difesa dell’embrione, che è un essere umano che si sta formando. Quando in Italia si cominciò a dibattere sull’aborto, ci furono autorevoli personalità della sinistra che si schierarono contro, spesso in opposizione al partito di riferimento. In particolare, uno che mantenne una posizione chiara e autonoma fu Norberto Bobbio. In un’intervista diceva: ‘Perché dovremmo lasciare ai credenti l’onore di difendere il grande comandamento Non uccidere?’. Evidenziava, così, i motivi etici prima che religiosi alla base della società politica. C’è ancora molto da fare per una giusta considerazione del valore della vita umana”. (Luigi Crimella - Sir Attualità, 19 aprile 2013) - Denunciare i mali. Catturare i cuori “Gli appelli a firmare una petizione hanno successo quando si tratta di evitare dei mali evidenti, piuttosto che a perseguire un bene. Di conseguenza molto dipenderà da come verrà presentata e condotta la campagna di opinione in questione”: questa la stimolante raccomandazione formulata da Pierpaolo Donati, docente di sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università di Bologna, che ha risposto ad alcune domande del Sir sulla campagna “Uno di Noi”, lanciata nell’Unione europea per chiedere di tutelare l’embrione umano da manipolazioni e soppressioni. Il realismo critico di Donati rappresenta per le decine di associazioni e movimenti cattolici che si sono uniti nel Comitato italiano la spinta ad affinare i contenuti della stessa campagna, perché raggiunga le menti e i cuori degli italiani. Per vincere la sfida Donati propone di puntare sui “contatti personali” per invitare a firmare la petizione, nonché d’illustrare i mali derivanti dal mancato rispetto dell’embrione. Una società come la nostra, molto stratifica e complessa, può rispondere in forma significativa all’appello a firmare per la difesa dell’embrione umano? “La condivisione di valori fondamentali nelle popolazioni modernizzate è in crisi da molto tempo, e sarà sempre più critica. L’appello a firmare una petizione è quindi rischioso, perché richiede una partecipazione per identificazione con uno scopo comune che oggi si realizza solo su temi-limite, come i drammi di una disoccupazione di massa, i disastri della globalizzazione sull’ambiente, una guerra sanguinosa, un genocidio, o simili. Gli appelli a firmare una petizione hanno successo quando si tratta di evitare dei mali evidenti, piuttosto che a perseguire un bene. Di conseguenza molto dipenderà da come verrà presentata e condotta la compagna di opinione in questione”. La difesa della vita dell’embrione umano, tipicamente sostenuta dagli ambienti cattolici, può essere un tema condiviso anche da altri settori sociali e culturali? Attorno all’embrione, in altre parole, può formarsi un’alleanza trasversale? “Attualmente è molto difficile, perché le varie parti non hanno ancora elaborato una risposta al problema di come sia possibile trovare una convergenza su alcuni valori ‘ultimi’ comuni in una società basata sulla differenza culturale. Il ‘Cortile dei Gentili’ è stata una bella iniziativa, ma non ha prodotto ancora alcun risultato in tal senso, perché il suo scopo è stato semplicemente favorire l’incontro e il dialogo. Io ritengo che il dialogo come tale, anche nelle condizioni ideali indicate da Apel e Habermas, non porti a soluzioni se non viene impostato in un certo modo. Occorre che il dialogo sia finalizzato a verificare una proposta, perseguita intenzionalmente da tutti i partecipanti, basata su quella che io chiamo la ‘ragione relazionale’, cioè la ragione che si riferisce non a dei ‘valori’ in sé, foss’anche l’embrione umano, ma ai valori in quanto esprimono e richiedono delle relazioni sociali senza le quali l’umanizzazione delle persone viene perduta. L’alternativa è l’accettazione di quel post-umano che alimenta le regressioni culturali, psichiche, sociali, oltreché politiche, e, in ultima istanza, sta aprendo la strada a nuove forme di barbarie”. Nell’epoca dei social network e della partecipazione dei cittadini alle decisioni pubbliche tramite internet, le sembra che la possibilità di firmare ufficialmente pro-embrione oltre che su moduli cartacei anche on-line rappresenti un richiamo valido? “È un tentativo che si può fare, ma sapendo che l’ambiente dei social network è quello culturalmente più modernizzato, e quindi anche più secolarizzato, il che significa che è indispensabile trovare il modo di affiancare le firme on-line con contatti personali. Senza reti di contatti interpersonali, l’appello su internet rischia di andare a vuoto”. Quali sono i fattori fondamentali di tipo sociale, oltre che etico e valoriale, per i quali è importante aderire a questa campagna? “Mostrare i mali che derivano dalla mancanza di rispetto per l’embrione umano. Si tratta di effetti che ricadono a vari livelli. A livello biologico, le degenerazioni che le manipolazioni dell’embrione stanno creando. A livello psicologico, 3 le patologie subconscie che derivano dal mettere in latenza la relazione della persona - in primis la donna - con l’embrione. Sul piano sociale, le distorsioni che vengono prodotte nelle relazioni generative e in quelle familiari, cioè i problemi relazionali che si riscontrano empiricamente in chi si trova a dover decidere se e quale tipo di genitorialità assumere verso l’embrione”. Cosa suggerirebbe, anche in termini pratici, al Comitato promotore perché lo scopo del milione di firme sia raggiunto? “Come ho detto, puntare sulle reti interpersonali, non pensare che le adesioni on-line possano sostituire quelle scritte su carta, e poi fare una campagna di opinione che mostri con i fatti gli effetti perversi, inattesi e non intenzionali a cui può portare il mancato riconoscimento dei diritti dell’embrione umano”. (Luigi Crimella - Sir Attualità, 22 aprile 2013) - Quanta fatica per riconoscere l’Io La campagna di raccolta firme “Uno di Noi”, che ha preso avvio a livello nazionale (oltre che europeo) con la costituzione di un Comitato italiano composto dai rappresentanti di decine di associazioni e movimenti tra i più rappresentativi in campo cattolico, investe non solo gli aspetti etici ma anche quelli giuridici e del diritto comunitario. Il Sir ne ha parlato con Andrea Simoncini, docente di diritto costituzionale all’Università di Firenze e membro del consiglio di presidenza nazionale di Comunione e Liberazione. Qui di seguito il testo dell’intervista. Perché questa iniziativa europea “Uno di Noi” è considerata così importante dai promotori, italiani e degli altri Paesi dell’Unione? “Concordo sull’importanza, anzi definirei l’iniziativa ‘decisiva’, in questo senso: mi pare che essa riporti al centro del dibattito sociale, culturale e anche politico il tema della ‘irriducibilità’ della persona, dell’Io. Oggi, se c’è un attacco all’uomo, forse ancora più grave di quello meramente fisico, è proprio l’attacco alla stessa idea che ogni persona, ogni Io, sia un’entità del tutto unica e irripetibile”. Quindi per firmare occorre essere convinti che l’embrione sia una persona? “Questo mi sembra forse l’aspetto più interessante della mobilitazione. Ci vuole questa convinzione, che però appare a molti un’evidenza indiscutibile. Infatti in questo caso l’Io non si vede ma la persona c’è, anche quando i nostri sensi non sono in grado ancora di registrarla. Ciò inoltre mi sembra decisivo sotto un altro profilo: siamo nell’epoca in cui la scienza riesce, in qualche modo, a produrre la realtà. Nel nostro caso la realtà c’è e la scienza, certa scienza, non vuole riconoscerla”. Che dire dello strumento della raccolta firme europea? “Mi pare una possibilità interessante e nuova, introdotta dal Trattato di Lisbona. Il fatto di poter agire su scala europea non solo ha un valore comunitario in sé, ma significa nei fatti la possibilità di recuperare un dialogo tra le istituzioni e la società civile, specie oggi in cui la crisi a vari livelli getta ombre di pesante disagio e distanza tra la gente e i palazzi del potere”. Come valuta dal punto di vista giuridico-costituzionale questa raccolta di firme? “Anzitutto mi pare un’ottima occasione di dialogo e collaborazione non solo tra i proponenti ma tra l’intera società civile e le istituzioni in quanto tali. Il suo oggetto specifico è la richiesta di intervenire sulle norme giuridiche, quindi sul diritto europeo, attorno al tema della ‘persona’. Essa, la persona, è il punto radicale di attacco e il confronto in atto è culturale prima che politico e giuridico”. Quale ruolo può giocare la prassi giuridica europea sul tema della difesa del concetto di persona? “Direi che il diritto può giocare un proprio ruolo, soprattutto nel favorire le condizioni perché il rispetto della dignità di ogni individuo venga garantito a tutti i livelli. La battaglia appare quindi allo stesso tempo culturale, sociale e direi anche educativa. All’interno di tale ampio confronto, il diritto può svolgere il ruolo di ‘facilitatore’, nel senso di appianare le distanze e avvicinare i contendenti”. Nell’ipotesi augurabile che la raccolta firme abbia successo e che le richieste vengano accolte, quali ricadute positive potrebbero esserci in futuro? “Lo scopo è di avviare un procedimento di modifica del diritto comunitario, soprattutto nel campo della ricerca scientifica perché non si utilizzino o distruggano embrioni umani o li si manipoli in procedure di clonazione. Del resto, si tratterebbe di una diretta applicazione di principi che sono già contenuti in qualche modo nella stessa Carta europea dei diritti”. Quindi c’è da attendersi, in caso di successo della raccolta e di avvio del dibattito legislativo, una qualche novità sostanziale? “L’area di azione verso cui è orientata una iniziativa come questa è quella del diritto comunitario. Dopo di che è chiaro che queste modifiche, laddove avvenissero, potrebbe anche riguardare le singole legislazioni nazionali con tutti i doverosi passaggi previsti da norme e trattati. Non dimentichiamo, comunque, che in prima battuta la campagna riguarda sia il riconoscimento del principio in sé, sia la regolamentazione di tutte quelle iniziative di finanziamento che da lì in avanti sarebbero chiaramente vietate qualora si andassero a distruggere embrioni umani”. (Luigi Crimella - Sir Attualità, 15 aprile 2013) 4 - Le voci di chi ci sta L’associazionismo cattolico italiano si sta mettendo in moto in vista della sensibilizzazione dei propri aderenti per la raccolta delle firme nella campagna “Uno di Noi”. Si chiede alle istituzioni europee non solo di tutelare l’embrione umano, ma anche e conseguentemente di non finanziare in alcun modo attività che ne prevedano la manipolazione o distruzione. L’accelerazione si è avuta venerdì 5 aprile quando, presso la sede della Cei a Roma, è stato ufficialmente istituito il Comitato nazionale interassociativo. Scopo comune è di raggiungere almeno un milione di firme entro la data del 1° novembre, termine entro il quale questo appello dovrà tradursi in volontà popolare diffusa e riscontrabile su scala continentale. Qui di seguito alcune dichiarazioni e interventi raccolte dal Sir tra gli esponenti delle realtà che hanno dato vita al Comitato nazionale, che guarda alla giornata nazionale del 12 maggio, quando si terrà una grande raccolta firme in tutta Italia, nelle parrocchie come nei diversi luoghi di aggregazione del mondo cattolico: oratori, centri giovanili e sedi associative. Per una nuova antropologia. L’associazione “Scienza & Vita”, il network cui fanno riferimento alcune decine di realtà rivolte a declinare sul piano scientifico i valori della vita e della famiglia secondo l’insegnamento della dottrina cattolica, parla per bocca di Paola Ricci Sindoni, vicepresidente vicaria. “Abbiamo aderito convintamente in qualità di socio fondatore al Comitato italiano per Uno di Noi/One of Us, l’iniziativa europea che vuole raccogliere un milione di firme per richiedere alle Istituzioni europee di riconoscere i diritti dell’embrione umano”. “Questa convinzione prosegue Sindoni - si estrinseca a più livelli: la vicepresidente Daniela Notarfonso rappresenterà Scienza & Vita nel Consiglio esecutivo del Comitato, mentre l’associazione tutta parteciperà attivamente alla mobilitazione e all’organizzazione degli appuntamenti sul territorio nazionale”. Anche Franco Pasquali, coordinatore nazionale di “Retinopera”, la “rete” delle aggregazioni di ispirazione cristiana particolarmente attive in campo sociale, economico, lavorativo, sottolinea il profondo significato della presenza nella campagna “Uno di Noi”: “Ci siamo perché vogliamo affermare la dignità della persona umana la quale è il fondamento di ogni altra dignità: lavorativa, sociale, familiare, politica, economica. Andando contro l’embrione umano, massacrandolo, uccidendolo, si va contro la persona, contro la vita - spiega Pasquali -. In questo senso noi, battendoci per la sua tutela, ci battiamo contemporaneamente per una vita umana complessivamente più dignitosa ad ogni livello. Partiamo dal rispetto delle esigenze primordiali dell’essere umano quale simbolo del rispetto delle sue esigenze personali, familiari e sociali. In sostanza, come insegna la dottrina sociale della Chiesa, ci battiamo perché venga compresa e condivisa una nuova antropologia che riguardi non solo la dimensione religiosa, ma anche più trasversalmente, le dimensioni del lavoro, dell’economia e della politica”. Non per tutti è “cosa” scontata. “Prima di tutto - dice al Sir Maria Grazia Colombo, del direttivo del Forum delle Associazioni Familiari, delegata dal presidente Francesco Belletti a seguire su scala nazionale “Uno di Noi” - questa campagna rappresenta per il Forum un evento particolare: sarà infatti ‘il’ tema di quest’anno e questo perché la questione della vita ci sembra centrale per ogni discorso che riguardi la famiglia, la società, la politica nel nostro Paese. Le 52 associazioni del Forum - prosegue Colombo - hanno un massimo comun denominatore che è proprio la vita, secondo la visione cattolica. Ciascuna di esse chiederà una firma ai propri aderenti non tanto come un dato ‘scontato’, ma in quanto la vita stessa rappresenta la ‘mission’ del Forum e di quanti vi aderiscono. Chiedere una firma, inoltre, ci aiuta a offrire a chiunque le ragioni profonde del nostro essere associazioni che si ispirano all’antropologia cristiana. Noi affermiamo che il concepito fin dai primi istanti è un uomo o una donna in tutto e per tutto, anche se appunto agli stadi primordiali. Non per tutti è ‘cosa’ scontata e siamo chiamati a saper motivare il perché noi ne siamo convinti”. Secondo Maria Grazia Colombo, “il gesto semplice di chiedere una firma diviene così carico di profondo significato anche culturale e sociale, perché accende la profondità di un incontro tra persone, anche quando l’altro la pensa in maniera diversa. Questa è una bella e grande sfida per tempi nei quali le certezze etiche sembrano progressivamente venire meno. Sta a noi comunicare bene queste cose”. “Anche l’Unitalsi - dichiara al Sir il presidente nazionale Salvatore Pagliuca, chiamato a far parte del consiglio esecutivo della campagna ‘Uno di Noi’ - ha accolto l’invito ad aderire all’iniziativa europea perché il sacro diritto alla vita possa trovare la giusta tutela fin dal concepimento. Occorre veicolare in modo corretto l’informazione e sollecitare la partecipazione attiva, come cristiani e, prima di tutto, come cittadini, per raccogliere un milione di firme in almeno sette paesi dell’Unione Europea, utili per chiedere alla Commissione europea di riconoscere - anche attraverso la normativa di legge - la vita fin dal concepimento e per evitare di finanziare associazioni che promuovono l’aborto e la sperimentazione sugli embrioni”. (da Sir Attualità, 9 aprile 2013) DOCUMENTI ------------------------------------------------------------------------------------------------------ La raccolta firme si scalda Riconoscere la dignità di ogni essere umano fin dal concepimento e, quindi, non solo tutelare l’embrione dagli albori della sua esistenza, ma anche impedire il finanziamento da parte dell’Unione europea di qualsiasi forma di attività che preveda la manipolazione e distruzione degli stessi embrioni umani: consiste in questo la campagna “Uno di Noi” (“One of Us”), avviata lo scorso anno a livello continentale da esponenti dei Movimenti per la vita di una ventina di nazioni dell’Unione europea, che da oggi diviene formale e operativa anche in Italia. Presso la sede della Cei, a Roma, si sono infatti riuniti gli esponenti di una ventina tra reti interassociative, aggregazioni e movimenti laicali cattolici (tra di loro il Forum famiglie, Forum associazioni sanitarie e medici cattolici, Retinopera, Scienza & Vita, Copercom, Mpv, Mcl, Unione giuristi cattolici, Sant’Egidio, Rinnovamento nello Spirito Santo, Ac, Acli, Ass. Papa Giovanni XXIII, Cl, Cammino neocatecumenale, Coldiretti, Azione per famiglie nuove, Focolari, Alleanza cattolica). Prima della firma 5 dell’atto costitutivo del Comitato italiano, aperto alle future adesioni di quanti oggi non erano presenti, c’è stato un ampio dibattito che ha messo in evidenza come tutti i presenti siano accomunati dalla convinzione che la difesa della vita umana e della sua dignità fin dal concepimento sia un principio “non negoziabile”. Il nuovo Comitato, per il quale è stato depositato l’atto costitutivo, fa riferimento agli atti compiuti dall’omologo Comitato europeo “Uno di Noi” (www.oneofus.eu) e ne costituisce la necessaria diramazione nazionale. Giornata italiana il 12 maggio. Una volta avviata, anche formalmente, l’attività del Comitato italiano, i presenti all’incontro di Roma hanno poi scelto il gruppo ristretto di consiglieri chiamati a compiti “esecutivi”, vale a dire a mettere in moto materialmente la campagna, a coordinare le diverse realtà che la sosterranno sul territorio, a organizzare incontri, convegni, momenti di sensibilizzazione. Questi i nomi dei prescelti con le rispettive aggregazioni di appartenenza: Carlo Casini (Mpv) presidente, Maria Grazia Colombo (Forum Famiglie), Daniela Notarfonso (Scienza & Vita), Domenico Delle Foglie (Copercom), Alfredo Mantovano (Alleanza cattolica), Salvatore Pagliuca (Unitalsi), Tonino Inchingoli (Mcl). La compagine della campagna italiana è così completa. Su scala continentale ci sono i rappresentanti ufficiali incaricati dei rapporti con la Commissione europea: si tratta di Gregor Puppinck, avvocato di nazionalità francese, e Filippo Vari, costituzionalista italiano. A livello nazionale il Comitato promuoverà, d’intesa con la Cei che ha assicurato il coinvolgimento di diocesi e parrocchie, momenti e occasioni di conoscenza e approfondimento sul tema della tutela dell’embrione umano. La giornata scelta come momento ufficiale di raccolta firme è il 12 maggio, domenica, quando sarà possibile in ogni parrocchia e presso le diverse strutture associative o di aggregazione raccogliere le firme, sia su moduli cartacei, sia online (sempre sul sito www.oneofus.eu). Già raccolte 170mila firme. La campagna, quindi, entra nel vivo e il Comitato esecutivo ha già messo in cantiere diversi interventi. “Si tratta - ha detto il presidente Carlo Casini - di mobilitare realtà quali il mondo scientifico, ma anche culturale, filosofico, della scuola e università, come pure i mass media. Il valore della vita e della tutela dell’embrione umano è, infatti, non esclusivamente cattolico ma risulta trasversale e ci auguriamo di trovare consensi e sostegno in tutti gli uomini e le donne di buona volontà”. Tra i presenti all’incontro, esponenti di punta e portavoce dei diversi movimenti cattolici, è stata espressa la convinzione che le rispettive realtà di appartenenza s’impegneranno al massimo per una battaglia definita “di civiltà oltre che di difesa dell’uomo”. “Abbiamo avuto il conforto e l’assicurazione che la Chiesa italiana sarà al nostro fianco - ha aggiunto Casini - a sostegno di questa iniziativa che ha un grande significato ecclesiale oltre che civile. Infatti lo stesso Benedetto XVI aveva recentemente incoraggiato la nostra iniziativa, condivisa dal Consiglio episcopale permanente della Cei, come ha scritto il segretario generale, monsignor Mariano Crociata, nella lettera inviata a tutti i parroci italiani”. La campagna parte sotto buoni auspici: la soglia minima di un milione di firme su scala europea dovrebbe essere raggiunta, in quanto a oggi, considerato che le singole campagne nazionali stanno scaldando i motori in queste ore, le firme già raccolte sono oltre 170mila. (da Sir Attualità, 5 aprile 2013) - La dichiarazione d’intenti In conformità alla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo Noi crediamo che la dignità sempre egualmente grande di ogni essere umano sia il fondamento della giustizia, della libertà, della democrazia e della pace. Noi crediamo, perciò, che tale dignità, con i diritti che ne derivano, debba essere riconosciuta senza alcuna discriminazione dal primo inizio della vita umana nel concepimento fino alla morte naturale. Noi crediamo che l’unità europea debba ritrovare motivazione e slancio recuperando la sua anima che affonda le radici nell'umanesimo che, fecondato dal cristianesimo, ha gradualmente costruito una visione della società che pone al centro la persona umana: ogni persona nella sua incomparabile dignità. Noi crediamo che questo moto storico, che ha già vinto ogni dottrina di oppressione sull'uomo, che ha già liberato intere categorie di uomini dalla discriminazione, debba ora raggiungere la sua perfezione riconoscendo come “uno di noi” anche ogni singolo essere umano all'inizio della sua vita, quando, appena concepito, attraversa la condizione della più estrema fragilità umana. Noi crediamo che un vero unitario popolo europeo possa emergere nell'aderire ampiamente a questa visione. Noi crediamo che l'Unione europea, nelle azioni che essa attua al suo interno e nel mondo, applichi coerentemente questo principio. Per questo chiediamo a tutti i cittadini dell'Unione europea (Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Regno Unito e Ungheria) di esprimere la loro adesione alla iniziativa denominata “UNO DI NOI” promossa in applicazione del trattato di Lisbona che ha inteso mettere a disposizione dei popoli una nuova forma di democrazia partecipata. (da http://www.oneofus.eu/it/) 6 - Sitografia http://www.agensir.it http://www.mpv.org http://www.oneofus.eu/it/ http://www.firmaunodinoi.it 7