Tessere l`esperienza Ilaria Bignotti Quando un progetto espositivo s

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Tessere l’esperienza
Ilaria Bignotti
Quando un progetto espositivo s’inserisce in un contesto già connotato storicamente e culturalmente, le scelte curatoriali
rivolte ai linguaggi contemporanei devono saperne indicare relazioni e scambi reciproci, individuando comuni traiettorie
inscritte nelle opere selezionate e prima ancora presenti, quali istanze progettuali, nelle personalità e nei linguaggi degli
artisti invitati.
Tessiture contemporanee, lo dichiara sin dal titolo, è una rassegna che riconosce la peculiarità di un territorio, di un
luogo e della sua collezione, provando a rileggerne gli spessori storici in una chiave di attualità che non vuole essere
grido esasperato al nuovo, ma consapevolezza acquisita del passato che informa costantemente il presente.
Al centro della mission della Fondazione La Verde La Malfa sono il valore della memoria degli oggetti e delle vicende
che li legano l’uno all’altro e tutti allo spazio espositivo e all’istituzione operante, nell’innovazione dei materiali e dei
processi creativi.
Tessiture contemporanee vuole rispondere ai due poli sui quali si fonda l’istituzione, proponendo qui una lettura che
non indugia nella descrizione formale delle opere esposte, ma affronta la loro scelta da un punto di vista più
antropologico-sociale.
Gli artisti sono quattro.
Le opere non superano la diecina.
Sono lavori di grandi dimensioni, alcuni dei quali pensati appositamente per la Fondazione.
Risultato di un’operosità complessa, muscolare, processuale, i lavori di Paola Anzichè, Alberto Gianfreda, Francesca
Pasquali, Laura Renna sono paradigmi visuali e plastici aperti alla relazione con l’altro come spazio, tempo, uomo, in un
dialogo che vuole essere presa di coscienza della responsabilità attuale dell’arte di fronte ai grandi parametri della
natura, della storia, della cultura.
Lavori chiamati a tessere l’esperienza, nell’esperienza tessuti: che sia la colata plastica e rilucente nei bianchi e nei neri
di Francesca Pasquali, espressione di un ritrovato rigoglio e riscatto dello scarto industriale; che sia la misurazione di un
orizzonte visuale-vitale, nella disposizione relazionale di elementi di protezione e demarcazione di Alberto Gianfreda;
siano le reti marine intrise di sforzo gestuale di Laura Renna, peregrinazioni delle dita nei duri rivoli di una materia
riottosa; o infine le famiglie di opere di Paola Anzichè, luoghi da abitare in una temporalità consapevole che si nutre di
natura, nella relazione nomadica dell’uomo con le cose: le opere alla Fondazione La Verde La Malfa contengono ad un
tempo la consapevolezza e il rischio dell’esperienza, tessono il suo doppio essere potenzialità e pericolo, “dramma”
del fare che è inscritto nella conoscenza e nella sua traduzione in oggetti sintomatici di un continuo rito di passaggio
dell’artista, dalla storia e dalla memoria alla presenza-azione come uomo, nel mondo.
Senza gridare ad alta voce, Anzichè, Pasquali, Renna, Gianfreda, sono artisti del proprio tempo, tessendo e ritessendo i
materiali che hanno scelto per la loro ricerca, convinti che la vita quotidiana non è un magma scomposto e
incomprensibile, ma rivela una trama di relazioni, un processo in continua trasformazione dove l’esperienza ha un ruolo
centrale nel costruire e nel rielaborare tutte le forme della rappresentazione, da quelle individuali a quelle collettive.
L’istanza processuale implicita e implicata nella ricerca di una tradizione attualizzata di tessitura ci suggerisce l’idea di
un percorso, di un cammino che l’artista, attraverso il farsi dell’opera, rifà e ripropone al pubblico: un cammino che è al
contempo consapevole “provenire da” e attento “andare attraverso”.
A dimostrazione che l’esperienza dell’arte, e della vita in essa inscritta, è qualcosa che si può solo fare, mai avere per
sempre; ma trasmettere in un divenire che intesse il presente, e nel farlo è già futuro.
Come la continua frizione del legno duro della tradizione e di quello dolce del presente: sempre potenzialmente
drammatica, ogni volta magicamente viva.
Note al testo:
il testo rielabora e parte da una lettura di:
G. Agamben, Infanzia e storia. Distruzione dell’esperienza e origine della storia, Einaudi, Torino 1978;
V. Turner, Antropologia dell’esperienza, presentazione di S. De Matteis, Il Mulino, Bologna 2014;
inoltre nessun testo potrebbe sussistere senza il piacere pericoloso dei dialoghi con gli artisti.
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