David Bowie (Andrea Pagano)

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David Bowie (Andrea Pagano)
Lui è il tipico personaggio che puoi seppellire 20 metri sotto terra ed è comunque in grado di
cogliere ciò che di nuovo e innovativo sta per prendere forma nel raggio di mille chilometri.
Questa è la definizione che Robert Fripp, mitico chitarrista e leader dei King Krimson, diede di
David Bowie in una lontana intervista che risale ai tempi della sua prima collaborazione come
lead guitar nell’LP “Heroes”.
Niente di più veritiero e appropriato coglie l’essenza e lo spirito di uno degli artisti più eclettici
e discussi del panorama rock degli ultimi trent’anni.
…… Ho cercato una forma e un paese, per anni e anni ho vagato
Ho guardato fissamente uno sguardo tra i milioni che ci sono qui
Sei di fronte all’uomo che vendette il mondo……
(The Man Who Sold the World)
David Robert jones (questo è il suo vero nome) nasce a Londra nel quartiere di Brixton l’8
gennaio del 1947. Vive un adolescenza infelice, suo fratello Terry viene internato in una clinica
psichiatrica e numerosi sono i problemi economici che coinvolgono la sua famiglia. La leggenda
narra che fu coinvolto, all’uscita da scuola, in una rissa tra ragazzi rimanendone menomato alla
pupilla sinistra e subito fu cinicamente soprannominato The red orb (l’orbo rosso).
Il suo primo disco, regalatogli da sua madre, è di Fats Domino e da qui in seguito, attraverso
Chuch Berry, Vince Taylor e soprattutto Elvis Presley, s’innamora del rhythm' blues, del jazz e
del blues. Con i soldi che guadagna svogliatamente come grafico pubblicitario compra un
sassofono, ed insieme con una fantomatica compagna (o compagno) Hermione, forma la
compagnia teatrale “Feathers” (piume) e diventa un membro della scuola per mimi diretta da
Lindsay Kemp.
In quel periodo (dal ’64 al ‘69) vive in una vecchia ambulanza posteggiata nei dintorni del
Marquis Club e con i primi suoi gruppi (The King Bees, Lower Third,The Mannish Boys) pubblica
diversi 45 giri in stile beat-mods, raccolti successivamente nel doppio “Images”, cambiando
molte case discografiche.
Dopo questa fase d’avvio decisivo è l’incontro con il produttore Ken Scott e il nuovo contratto
con la RCA che lanceranno nello show-businnes Ziggy.
… Strano fascino mi affascina
I mutamenti prendono il cammino che sto facendo……
(Changes).
Si presenta al pubblico con una nuova immagine: una puttana spaziale tra il glam e lo
psichedelico; I suoi testi sono visioni surreali e sensazioni decadenti, cantate con una voce
efebica ma arrabbiata, la musica è acida e disperata. Compone ballate struggenti
accompagnate da chitarre acustiche a dodici corde e pianoforti cui seguono canzoni più dure,
dei middle rock.
Con lui duetta sul palco, in provocatorie ed ipotetiche fellatio Mick Ronson (arrangiatore e
polistrumentista). Musicista dal suono lirico e psichedelico sarà la lead guitar degli Spiders
from Mars, la mitica band che suonerà con Bowie in “The man who sold the world”, “Space
Oddity”, “Hunky Dory”, “Ziggy Stardust”, “Aladdin Sane” e in tutte le esibizioni live dal ‘69 al
‘73. Ronson è il primo di una lunga serie di grandi chitarristi che parteciperà attivamente alla
composizione dei brani e ai quali Bowie si affiderà per caratterizzare il sound delle sue
numerose trasformazioni musicali. Negli ultimi anni della sua vita accompagnerà Bob Dylan in
tour, ma nel 1993 scomparirà vittima del cancro e dimenticato dal grande pubblico dopo aver
suonato nell’album “Black tie White noise”.
Il 3 luglio dello stesso anno Bowie pone fine a questo capitolo della sua storia con una
esibizione live all’Hammersmith Odeon di Londra. Vi partecipa Jeff Beck e nelle prime file è
presente il jet-set musicale di allora (M.Jagger, L.Reed, R.Stewart). Il concerto si conclude
simbolicamente con le note di “Rock’n Roll Suicide” ma l’evento viene celebrato solo anni dopo
con l’uscita di un film ed un album doppio live.
Con la pubblicazione nel 1974 di “Diamond Dogs”, ispirato all’opera letteraria 1984 di George
Orwell, gli Spiders non vengono più considerati adatti al suo mutamento artistico ed estetico.
Partecipano in gran parte alle incisioni in studio ma, quando la nuova tournee prenderà il via,
con Bowie sul palco saliranno altri musicisti. L’America, Los Angeles, la droga, la musica nera,
la soul-disco e il cinema, diventano il centro dei suoi nuovi interessi: è un alieno nel film di
Nicolas Roeg “L’uomo che cadde sulla terra” che sarà il primo film di una lunga serie che lo
vedrà protagonista come attore principale in “Just a gigolò” con Marlene Dietrich e Kim Novak;
“Miriam si sveglia a mezzanotte” dove con Caterine Deneuve è un vampiro; “Furio” insieme al
musicista giapponese Sakamoto nella parte di un soldato inglese; “Absolute Beginners” di
Julian Temple nel ruolo di un cinico discografico; il re dei Goblin in “Labirinth” di George Lucas,
Pilato ne “L’ultima Tentazione di Cristo” fino alla partecipazione nel film di Pieraccioni “Il mio
west” dove interpreta la parte di un killer.
Con l’LP “Young Americans” lascia le calzamaglie colorate per indossare gli abiti di un dandy,
dal trucco lieve, quasi tenebroso. La voce si fa piu’ bassa da crooner, ricorda a volte il Sinatra
dei tempi migliori e la musica è giustamente definita da lui stesso plastic-soul un misto di
ballate sentimentali e rock disco trascinanti tra cui: “Fame” (cantata e composta con John
Lennon), “Young Americans”, “Golden Years”, “Stay”, ”Station to Station”.
“David Live”, “Young Americans” e “Station to Station” saranno gli album del periodo che va
dal ‘74 al ’76 e che vede anche la nascita di un nuovo sodalizio musicale, che resterà vivo fino
ai nostri giorni, con altri due chitarristi: Carlos Alomar ed Earl Slick.
Carlos Alomar resterà il chitarrista ritmico ufficiale di David.fino al 1995 . Compositore e
arrangiatore, da ben 25 anni con lui sul palco e in studio di registrazione, firmerà diversi brani
attraversando tutte le evoluzioni sonore del nostro; Earl Slick invece lo accompagnerà sempre
nelle sue esibizioni live, sintetizzando perfettamente il gusto e lo stile dei grandi chitarristi
(Robert Fripp, Adrian Belew, Steve Ray Vaughan, Peter Frampton) che di volta in volta
partecipano alle incisioni in studio.
…… Il ritorno del sottile Duca Bianco, che lancia dardi negli occhi degli amanti
Qui siamo noi, un momento magico,
Questa è la stoffa di cui sono intessuti i sogni.
Piegare il suono, dragare l’oceano, perso nel mio cerchio………
(Station to Station)
Nell’autunno del 1976 Bowie, attratto dalla cultura mitteleuropea, si trasferisce a Berlino dando
così inizio al periodo più introspettivo della sua esistenza. In Germania viene raggiunto dal suo
nuovo amico Brian Eno, conosciuto nel corso dell’ultima tournee, il quale lo introduce ai suoni
cibernetici e alla musica seriale elettronica. I suoni si fanno più rarefatti le atmosfere diventano
glaciali, le chitarre di Robert Fripp si perdono lontane in stranissimi intrecci sonori ed anche i
testi cambiano nello stile compositivo (cut-ups), collages letterari influenzati dallo scrittore
americano William Burroughs.
Il 33 giri “Low”, pubblicato nel gennaio ‘77, lascia allibiti pubblico e critica per le sonorità
futuristiche che serviranno da spunto e da traccia a moltissimi artisti della “new wave”,
vere e proprie sperimentazioni sonore che, con l’album “Heroes “ dello stesso anno,
toccheranno il massimo della sua espressione artistica.
Nel marzo del 1978 ha inizio una nuova tournèe americana, conseguenza logica della musica
espressa negli ultimi dischi: luci al neon, movimenti meccanici, atteggiamenti tipici delle arti
marziali. Bowie crea una delle band meglio assortite della sua carriera prendendo Roger Powel
dagli Utopia di Todd Rundgren (tastiere), Simon House dagli Hawkind (violino elettrico), vecchi
amici come Carlos Alomar (chitarra), Dennis Davis (batteria) e George Murray (basso) che con
Adrian Below (chitarra solista di Frank Zappa) sono tutti in grado di sperimentare nuove
affascinanti soluzioni sonore che ritroveremo nel doppio dal vivo registrato a Philadelphia
“Stage”.
Nel 1979 viene pubblicato l’LP “Lodger”, ricco di sonorità afro-arabe. Con accenni disco-funk e
rock, è l’album che concluderà la cosiddetta trilogia con Brian Eno iniziatasi con ”Low”.
Nonostante le asserzioni inerenti la rottura con il rock, Bowie non cessa il legame con esso;
Infatti prende sotto la sua ala protettrice una leggenda vivente di questa musica: l’Iguana
Iggy Pop, registrando, suonando e producendo alcuni album con il musicista americano
considerato uno dei padri fondatori del punk (“The Idiot”, ”Lust for Life”).
Gli anni Settanta hanno avuto, per Bowie, tre direzioni musicali fondamentali che si sono
affermate e sviluppate: la soul-disco, la musica elettronica e il rock-new wawe.
In seguito, dagli anni ottanta fino ai giorni nostri, non farà altro di volta in volta che inglobare
e reinterpretare queste tendenze nella sua dimensione personale adattandola alle sonorità del
momento.
“Scary Monsters” (Mostri Timidi), esce nel settembre ’80. Con lui ci sono ancora Carlos Alomar,
Robert Fripp, il pianista della E-Street Band Roy Bittan e in alcune canzoni anche il “mitico”
Pete Townshend degli Who. Tutta la storia dei personaggi creati da Bowie è qui sintetizzata e
così anche i suoni sono una carrellata di ciascun periodo vissuto dal musicista inglese.
“Ashes to Ashes”, una stupenda canzone lenta tipica del Bowie oniromante e decadente, sarà
la hit dell’album.
Ceneri alle ceneri, dal funk al funky
Sappiamo che il Maggiore Tom è un rottame
Legato a un carro,fuori negli spazi celesti
Ma a un punto così basso come non lo era mai stato.
(Ashes to Ashes)
Dopo la pubblicazione di “Scary Monsters”, sottovalutato dalla critica ma non dal pubblico,
Bowie si allontana dalla musica esordiendo nel 1980 nell’opera teatrale “The Elephant man” e
successivamente, nel 1982, interpretando il personaggio di Baal nell’omonimo dramma di
Bertolt Brecht.
Il Grande ritorno sulle scene musicali è del 1983 con l’album “Let’s Dance” che, co-prodotto
con Nile Rodgers chitarrista degli Chic, vede anche la presenza di Omar Hakim alla batteria
e del leggendario Steve Ray Vaughn che ci regalerà una delle pagine più calde e trascinanti
della storia musicale di Bowie, colorando con i suoi blues solos le sonorità funky-rock del disco.
“Tonight” esce l’anno successivo e sembra, a parte qualche sporadico episodio (Loving the
Alien, Blue Jean), una brutta copia del disco precedente.
“This is not America” del 1985 vede il nostro duettare con un'altra leggenda della chitarra Pat
Metheny, l’unico musicista che riuscirà ad imporre il proprio suono a Bowie anche se la
collaborazione si limiterà al brano che darà il titolo al film di cui Pat compone l’intera colonna
sonora. Nello stesso anno partecipa al Live Aid e, insieme a Mick Jagger, incide “Dancing in the
street” una cover dei
Nel 1986 firma uno dei brani che diverrà un classico del suo repertorio “Absolute beginners”
dal titolo dell’omonimo film da lui stesso interpretato. Nel 1987 nuovo album e nuova tournèe
(“Glass spider tour”) stavolta al fianco di Peter Frampton e dell’onnipresente Carlos Alomar.
E’ un ritorno al rock e alla teatralità ed è anche la prima volta di Bowie in Italia: nel concerto,
oltre ad una band numerosissima, mimi e ballerini si alternano sul palco interpretando i
personaggi creati dal Duca Bianco nella sua carriera.
Nel 1988 fonda insieme a Reeves Gabrels, il chitarrista che collabora con lui fino al 1999, i
Tin Machine incidendo un album in cui le chitarre dominano la scena e impongono il suono di
Gabrels: uno stile aggressivo che combina il sound del rock con le armonie del jazz. Questo
progetto, inizialmente sperimentale, prosegue con l’uscita di altri due album: “Tin Machine II”
nel1991 e “Tin Machine Live-oy vey, baby”.nel 1992 Gabrels, che ha collaborato anche con i
Public Enemy, Natalia Imbruglia e tra l’altro è stato nominato per due Grammy Awards per
l’album “Heartling” è senz’altro, per Bowie, uno dei musicisti più importanti degli ultimi dieci
anni non solo nei Tin Machine. Infatti è con lui in tutti gli album degli anni’90 fino a”Hours”.
Stai lontano dal futuro, indietreggia dalla luce
È tutto corrotto senza controllo
Rannicchiati nel tuo angolo, non rivelare a Dio i tuoi piani
(No Control)
Nel 1993 esce l’album “Black Tie White Noise”, dalle sonorità etno-funky-jazz, con Bowie
ritorna Nile Rodgers come co/produttore e chitarrista ritmico, mentre ospite d’eccezione sarà il
trombettista jazz Lester Bowie. “Wedding” brano strumentale sarà dedicato alla sua nuova
moglie Inam, la regina nera delle passerelle dalla quale Bowie avrà un figlio.
La pittura, la fotografia, la scultura, numerose mostre ed esposizioni in tutto il mondo nelle più
famose gallerie d’arte si aggiungono al curriculum di Bowie che si conferma artista poliedrico,
ed eclettico; Le sperimentazioni proseguiranno per tutti gli anni novanta, con suoni che
anticipano o forse come dicono alcuni maligni copiano le tendenze del momento: la jungle,
la techno, le batterie elettroniche e le percussioni più svariate si mescolano. “Outside” del 1995
e “Earthling” del1997 ne sono la testimonianza.
“Outside” è un album che non lascia spazio alla commercialità. Brian Eno, Mike Garson al piano
Carlos Alomar e Reeves Gabrels alle chitarre, sperimentano liberamente i loro stili; I testi sono
sempre più ermetici e ricchi di citazioni filosofiche al limite dell’apocalisse.
Sono i diari fittizi del dective Nathan Nadler (uno strano parallelo con il Nathan Never di
Bonelli) ennesimo personaggio ideato da Bowie che si muove in una serie di cosiddetti
assassini virtuali d’arte e scippi concettuali nel ritrovato stile letterario Cut-ups di William
Burroughs. Mike Garson il pianista che esordì con David ai tempi di”Diamond Dogs” è il vero
protagonista di questo stranissimo album.
“Earthling”, del 97, chiude un ennesimo capitolo della storia di Bowie. I musicisti sono quasi
gli stessi del disco precedente ai quali si aggiunge il chitarrista-produttore Mark Plati (Prince,
Cure, Al Green, Natalia Imbruglia) che, se dal punto di vista strumentale rimane in sottofondo
lasciando la parti principali di chitarra a Gabrels, contribuisce grazie alle sue doti di affermato
deejay Neyorkese e ingegnere del suono all’arrangiamento dell’album firmando con Bowie e
Gabrels anche alcuni brani. “Little Wonder” e “I’m Afraid of America” sono le song più
significative di questo disco diviso tra suoni Jungle e il rock duro alla Tin Machine.
Gettami il domani,ora che ho veramente una possibilità
Gettami il domani
Guardo indietro il mio passato per lasciarlo andare
Solo per te non ho rimpianti
D’essere stato fuori luogo
(Thursday’s Child)
“Hours” esce nel 1999 e viene composto interamente da Bowie e Gabrels. Dalle atmosfere
inquietanti degli ultimi anni, ai suoni di chitarre saturi e lontani, dalle batterie techno-jungle, si
ritorna alle ballate acustiche, alle batterie umane, alle voce presente e melodica.
“Seven” e “Thursday’s Child” ci riportano indietro ai tempi di “Hunky Dory”, “Ziggy Stardust”
con un Bowie che, paradossalmente questa volta, sembra non preoccuparsi più di stupire ma
che vuole semplicemente suonare ed esprimersi con delle belle canzoni. Gabrels è ancora con
lui alle chitarre, ma dopo questo disco terminerà la collaborazione con il Duca Bianco.
Il 2000 vede l’uscita di un cofanetto triplo che celebra, anche se non completamente, la sua
trentennale carriera. I primi due album contengono in gran parte registrazioni della BBC che
vanno dal 1969 al 1972, agli esordi con gli Spiders from mars, ai tempi di “Ziggy Stardust” e
“Space oddity”; Il terzo cd è un live registrato nel corso della sua ultima tournèe dove, con una
formazione scarna ed essenziale, ripropone alcuni dei suoi successi: “The man who sold the
world”, “This is not America”, “Ashes to ashes”, “Wild is the wind” fino a “Seven” dell’ultimo
album.
Ora Bowie è in studio al lavoro sul nuovo album dal titolo provvisorio “Toys” mentre le sue
apparizioni on stage si limitano alla partecipazione della campagna a favore del TIBET con il
musicista Moby e con musiche di Philip Glass.
David per me è semplicemente un mito, una delle divinità del mio olimpo musicale. Fui iniziato
al suo culto ai tempi di Ziggy Stardust e nel giro di due o tre settimane comprai “Space
oddity”, “Hunky Dory”. Ascoltai per centinaia di volte Starman, Changes, Lady Stardust,
Rock’n’ roll Suicide; Scoprii che un bellissimo film di fantascienza (2001 odissea nello spazio)
aveva ispirato i testi di alcune canzoni, conobbi altri strani personaggi come Lou Reed, Iggy
Pop.
Oggi David Bowie appare con i capelli lunghi volutamente trasandati, la barba sfatta da macho,
è quotato in borsa. La sua musica è cambiata decine di volte e con lei le sue maschere, ma
immutabile nel mutamento è rimasta la sua essenza.
…….il tempo può cambiarmi
ma io non posso trovare il tempo…
(changes)
DISCOGRAFIA ESSENZIALE
DAVID BOWIE – 1969, RCA
THE MAN WHO SOLD THE WORLD – 1970, Mercury
HUNKY DORY – 1971, RCA
THE RISE AND FALL OF ZIGGY STARDUST AND THE SPIDERS FROM MARS – 1972, RCA
ALADDIN SANE – 1973, RCA
PIN-UPS – 1973, RCA
DIAMOND DOGS – 1974, RCA
DAVID LIVE – 1974, RCA
YOUNG AMERICANS – 1975, RCA
STATION TO STATION – 1976, RCA
CHANGES ONE BOWIE – 1976, RCA
LOW – 1977, RCA
HEROES – 1977, RCA
STAGE – 1978, RCA
LODGER – 1979, RCA
SCARY MONSTERS – 1980, RCA
CHANGES TWO BOWIE – 1981, RCA
BOWIE RARE – 1982, RCA
BERTOLD BRECHT’S BAAL – 1982, RCA
ZIGGY STARDUST THE MOTION PICTURE – 1983, RCA
LET’S DANCE – 1983, EMI
TONIGHT – 1984, EMI
NEVER LET ME DOWN – 1987, EMI
TIN MACHINE – 1989, EMI
CHANGESBOWIE – 1990, EMI
TIN MACHINE II – 1991, London
TIN MACHINE LIVE-OY VEY, BABY – 1992, Victory
BLACK TIE WHITE NOISE – 1993, Arista
SINGLES 1969/1993 – 1993, Rykodisc
THE BUDDAH OF SUBURBIA – 1995, Arista
OUTSIDE – 1995, Arista
EARTHLING – 1997, Arista
HOURS – 1999, Virgin
BOWIE LIVE AT BEEP SESSION – 2000, Virgin
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