XIII Domenica del Tempo Ordinario Antifona d`ingresso Popoli tutti

XIII Domenica del Tempo Ordinario
Antifona d'ingresso
Popoli tutti, battete le mani,
acclamate a Dio con voci di gioia. (Sal 47,2)
Colletta
O Dio, che ci hai reso figli della luce
con il tuo Spirito di adozione,
fa’ che non ricadiamo nelle tenebre dell’errore,
ma restiamo sempre luminosi
nello splendore della verità.
Oppure:
O Dio, che ci chiami a celebrare i tuoi santi misteri,
sostieni la nostra libertà
con la forza e la dolcezza del tuo amore,
perché non venga meno la nostra fedeltà a Cristo
nel generoso servizio dei fratelli.
PRIMA LETTURA (1Re 19,16.19-21)
Eliseo si alzò e seguì Elìa.
Dal primo libro dei Re
In quei giorni, il Signore disse a Elìa: «Ungerai Eliseo, figlio di Safat, di Abel-Mecolà, come
profeta al tuo posto».
Partito di lì, Elìa trovò Eliseo, figlio di Safat. Costui arava con dodici paia di buoi davanti a sé,
mentre egli stesso guidava il dodicesimo. Elìa, passandogli vicino, gli gettò addosso il suo mantello.
Quello lasciò i buoi e corse dietro a Elìa, dicendogli: «Andrò a baciare mio padre e mia madre, poi
ti seguirò». Elìa disse: «Va’ e torna, perché sai che cosa ho fatto per te».
Allontanatosi da lui, Eliseo prese un paio di buoi e li uccise; con la legna del giogo dei buoi fece
cuocere la carne e la diede al popolo, perché la mangiasse. Quindi si alzò e seguì Elìa, entrando al
suo servizio.
SALMO RESPONSORIALE (Sal 15)
Rit: Sei tu, Signore, l’unico mio bene.
Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu».
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita. Rit:
Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio animo mi istruisce.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare. Rit:
Per questo gioisce il mio cuore
ed esulta la mia anima;
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anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita negli inferi,
né lascerai che il tuo fedele veda la fossa. Rit:
Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra. Rit:
SECONDA LETTURA (Gal 5,1.13-18)
Siete stati chiamati alla libertà.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati
Fratelli, Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il
giogo della schiavitù.
Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Che questa libertà non divenga però un pretesto per
la carne; mediante l’amore siate invece a servizio gli uni degli altri. Tutta la Legge infatti trova la
sua pienezza in un solo precetto: «Amerai il tuo prossimo come te stesso». Ma se vi mordete e vi
divorate a vicenda, badate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri!
Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della
carne. La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne;
queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste.
Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge.
Canto al Vangelo (1Sam 3,9; Gv 6,68)
Alleluia, alleluia.
Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta:
tu hai parole di vita eterna.
Alleluia.
VANGELO (Lc 9,51-62)
Prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme. Ti seguirò ovunque tu vada.
+ Dal Vangelo secondo Luca
Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma
decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé.
Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma
essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro
ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal
cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio.
Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli
rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha
dove posare il capo».
A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire
mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il
regno di Dio».
Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma
Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di
Dio».
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Preghiera sulle offerte
O Dio, che per mezzo dei segni sacramentali
compi l’opera della redenzione,
fa’ che il nostro servizio sacerdotale
sia degno del sacrificio che celebriamo.
Per Cristo nostro Signore.
Antifona di comunione
Anima mia, benedici il Signore:
tutto il mio essere benedica il suo santo nome. (Sal 103,1)
Oppure:
“Padre, prego per loro, perché siano in noi una cosa sola,
e il mondo creda che tu mi hai mandato”, dice il Signore. (Gv 17,20-21)
Oppure:
Gesù mosse decisamente verso Gerusalemme
incontro alla sua passione. (cf. Lc 9,51)
Preghiera dopo la comunione
La divina Eucaristia,
che abbiamo offerto e ricevuto, Signore,
sia per noi principio di vita nuova,
perché, uniti a te nell’amore,
portiamo frutti che rimangano per sempre.
Lectio
Il v. 51 del cap. 9 del vangelo di Luca è importante perché divide la prima parte del vangelo
che vede Gesù impegnato in Galilea, da questa seconda parte nella quale Gesù inizia il grande
viaggio verso Gerusalemme. È un lungo, interminabile viaggio il cui racconto si distribuisce su
dieci capitoli. Gesù fa confluire in questo suo cammino verso Gerusalemme tutta la sua missione:
da ora in poi tutto si gioca e ruota attorno a questo viaggio. Non è una definizione quella che ci
viene detta, non è una teoria; si parla di una persona, certo, ma si parla soprattutto di un viaggio, si
parla di un esodo. Gesù, con la sua morte, risurrezione e ascensione deve realizzare il nuovo esodo,
che permetterà ai suoi di accedere a Dio con lui. D’ora in poi, in questa grande sezione del vangelo
di Luca, tutto verrà definito in base al come ci si porrà davanti a Gesù che cammina verso
Gerusalemme.
v. 51:
“I giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo”, significa il tempo della Pasqua e
dell’Ascensione. Letteralmente il testo dice: “Il giorno in cui sarebbe stato assunto dal mondo”; è il
riferimento alla sua Assunzione. Ebbene, a questo punto della sua vita si potrebbe dire: l’ora sta per
giungere e Gesù si mette in cammino verso questa ora, verso Gerusalemme, ma non solo; verso la
morte, ma non solo; in realtà il suo viaggio è verso il Padre, è un ritorno al Padre attraverso
Gerusalemme e la passione. Proprio perché è un viaggio attraverso Gerusalemme e la passione,
richiede una decisione forte.
Trad. lett.: “indurì il suo volto”, espressione semitica con cui Luca vuol sottolineare la
risolutezza di Gesù nell’affrontare il viaggio verso Gerusalemme. Quando Dio aveva chiamato il
profeta Ezechiele ad annunciare la distruzione di Gerusalemme, ed aveva annunciato ad Ezechiele
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l’opposizione da parte di tutto il popolo, lo aveva garantito così: “Non temere, io ti darò una faccia
dura come la loro e una fronte dura come la loro, in modo che tu possa resistere, che l’opposizione
della gente non ti impaurisca, non ti schiacci, non ti condizioni” (Ez 3, 8-9). E nel Libro di Isaia,
quando “il servo di Jahve”, è presentato con queste parole: “Ho presentato il dorso ai flagellatori,
la guancia a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto confuso, per questo rendo la mia faccia dura come
pietra, sapendo di non restare deluso” (Is 50, 6-7). Di fronte alla persecuzione “il servo di Jahve
indurisce il volto”; vuol dire: rinnova la sua decisione di consacrazione all’obbedienza a Dio e non
si lascia spaventare. L’opposizione degli altri non lo fa indietreggiare.
Si potrebbe ricordare quello che scriverà la lettera agli Ebrei, parlando di Gesù: “In cambio
della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce, disprezzando l’ignominia, e si è assiso
alla destra del trono di Dio” (Eb 12, 2b). Ha guardato la gioia, le promesse del Padre, la comunione
con Dio come traguardo della sua vita, e tenendo fisso lo sguardo alla gioia non ha avuto paura di
niente, della vergogna, dell’umiliazione, dell’ignominia; ha percorso la sua strada in una direzione
diretta e si è assiso alla destra del trono di Dio. Il suo cammino dunque ha raggiunto realmente il
traguardo.
v. 52:
Il termine samaritano non è connotato in senso geografico, ma deriva piuttosto da samerìm,
custode della legge. In tempi lontani, gli Ebrei di Samaria si sono mescolati alle popolazioni
importate dagli Assiri e per questo, al ritorno d’Israele dall’esilio di Babilonia, sono stati respinti
dai Giudei come impuri. Da qui l’antica rivalità tra Giudei e Samaritani tenuti a distanza e
disprezzati. È interessante sottolineare l’onestà dei Samaritani, che forse è una onestà solo cultuale.
Gesù non va ricevuto e il motivo per cui non va ricevuto è che lui cammina verso Gerusalemme.
v. 55:
Alcuni manoscritti antichi, riferiscono anche le parole di questo rimprovero: “Non sapete di
che spirito siete, il Figlio dell’uomo, infatti, non è venuto per distruggere la vita degli uomini ma
per salvarla”. Sono probabilmente manoscritti non originali, però un qualche copista ha colto il
significato di quest’episodio. Vuol dire: non deve nascere nessun risentimento di fronte al rifiuto
degli uomini, ma può nascere unicamente la sofferenza di fronte al no che gli uomini possono
opporre alla salvezza. I discepoli devono quindi imparare ad andare incontro alla gente con lo stile
di Gesù: della misericordia, dell’amore e del perdono. È una novità per certi aspetti. Il brano
richiama un episodio del Secondo libro dei Re, quando il re Acazia aveva mandato dei soldati a
catturare il profeta Elia. Ed Elia li aveva inceneriti; aveva quindi usato il potere di Dio per difendere
la propria vita (cfr. 2 Re 1, 9s). Gesù non è così, non si difende, né si difenderà al momento della
passione. I discepoli devono assumere uno stile nuovo e imparare quest’atteggiamento sorprendente
di Gesù.
v. 58:
Gesù chiede a quelli che lo vogliono seguire di farlo con una forte decisione, perché il
viaggio con Gesù significa diventare degli sradicati nel mondo, di non avere una tana, una sicurezza
dove mettere il proprio riposo. Significa una decisione che non deve più ritornare indietro, che non
deve essere accompagnata da dei “se”, dei “ma”; deve invece coinvolgere la vita dell’uomo
totalmente e pienamente.
v. 59:
Ci sono due persone che sono chiamate a seguire il Signore, una invitata da Gesù, l’altra si
presenta; però entrambi vorrebbero seguire il Signore sotto condizione: “Ti seguirò, ma prima lascia
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che vada a congedarmi da quelli di casa mia”; “Ti seguirò, ma prima lascia che io vada a seppellire
mio padre”. Naturalmente non sono condizioni sbagliate o negative; però, sono condizioni. La
sequela di Gesù deve e vuole affermarsi come qualche cosa di assoluto. Le condizioni devono
essere pian piano sostituite da una fiducia e da un abbandono più grande. Quando il discepolo
risponde: “Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre”, richiama un obbligo:
seppellire i morti è una delle opere di misericordia doverose, secondo la tradizione d’Israele. Questa
evidentemente è una delle opere di misericordia più urgenti e importanti (proprio per questo viene
presa come punto di riferimento). Il criterio è: il Regno di Dio deve stare prima dell’opera di
misericordia più urgente e preziosa che si possa immaginare; la sequela di Gesù Cristo deve stare
prima. Naturalmente, Gesù non vuole affermare che seppellire i morti è una cosa da poco; al
contrario, proprio perché è una cosa da molto è presa come confronto, misura, riferimento.
L’essenziale è che il Regno di Dio colga la libertà dell’uomo più ancora di qualunque altra esigenza
o dovere.
v. 61:
Il verbo usato qui significa “salutare”, “prendere commiato” ma anche “abbandonare”,
“rinunciare”. Emerge da qui il tema molto caro a Luca della rinuncia a ogni bene come condizione
per essere discepolo di Gesù.
v. 62:
Queste parole sono per gli annunciatori del vangelo, sono per gli apostoli, che devono
lasciare tutto per andare dietro al Signore, ma hanno anche valore per tutti: la scelta del vangelo
deve diventare una scelta radicale e senza riserve. Il criterio delle nostre scelte deve diventare il
vangelo. Mettere il regno di Dio prima di ogni altra cosa e mettere Dio al di sopra di tutto tanto da
considerarlo come lo scopo supremo delle nostre scelte, questo vale per ogni cristiano.
Appendice
Ognuno di noi è l’aratore di se stesso: possiede come terra la propria anima che rinnova
continuamente con l’aratro della ragione condotto da buoi che cominciano la loro fatica partendo
dalla Scrittura che è perfetta e pura. Egli rinnoverà allora la sua anima fatta vecchia dalla pigrizia
che l’ha dominata per tutta la sua vita passata, pigrizia che produce in abbondanza opere sterili e
malvagie; e una volta estirpata tutta questa vegetazione con l’aratro della Parola, e dopo aver
lasciato la sua anima in riposo, vi seminerà i semi della Legge, dei Profeti, del Vangelo, prendendoli
dai divini insegnamenti: ciò che avviene quando si meditano nella propria memoria i passi della
Scrittura e quando ci si impone di mettere in pratica la Parola di Dio. Per questo Dio, creatore di
tutte le cose, dice ugualmente per bocca di Geremia: Rinnovate la vostra terra con nuove arature e
non buttate il vostro seme tra le spine (Ger 4.3). Non basta aver ricevuto una semenza divina per
produrre frutti, bisogna prima purificare interamente la nostra anima, liberarla da tutte le passioni,
da ogni pensiero legato alla vita terrena e dai piaceri (Origene, Comm. a Luca fr. 68).
I cristiani sono uomini senza patria e non devono installarsi nelle patrie, perché la loro patria
è nei cieli (Fil 3,20). Questo significa molte cose, ma anzitutto – elementarmente- che la qualità di
cristiani non può essere stemperata in appartenenza a terre, a etnie, a genti, a culture, né può
diventare messianismo nazionale fino a depauperarsi in visione religiosa dell’ «è bello morire per la
patria». Purtroppo in questi anni abbiamo sentito nuovamente risuonare questo linguaggio in alcune
chiese, sulle labbra di autorità ecclesiastiche, quasi che la difesa della fede cristiana coincidesse con
la causa nazionale. Ma questo atteggiamento non può che provocare un’inimicizia e minare la
testimonianza pacifica della fede, perché è un’arroganza che provoca una reazione, i cui
contraccolpi noi troppo facilmente ed affrettatamente chiamiamo martirio … Se il dramma del
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martirio avviene in questa condizione di “stranierità”, allora si ripresenta concretamente nella storia
il segno del Figlio dell’Uomo: la croce, quel segno che apparirà glorioso alla fine dei tempi e
svelerà la verità della storia, quando ogni occhio lo vedrà, anche quelli che lo trafissero, e tutti si
batteranno il petto (Ap 1,7) (E. Bianchi, Compagnia degli uomini e logica della croce Quad. di
Bose 36 pp. 10-1).
Andare a Gerusalemme in pellegrinaggio è quanto ogni pio israelita compiva in occasione
delle grandi feste, per cercare la presenza di Dio, la pienezza della vita. Nel tempio di Gerusalemme
l’israelita entra a contatto con la sorgente della vita (cfr Sal 62). Nella casa del Signore egli trova la
pace con tutto quello che rappresenta al comunione con Dio e con i fratelli, la serenità della vita
quotidiana. E questo vale davvero per Gesù: quando dice che doveva andare a Gerusalemme è
esattamente per compiere la volontà del Padre e riannodare strettamente quel legame di comunione
che lo unisce al Padre. (...) Il pellegrinaggi verso la vita contiene la sofferenza e la morte ... Più
avanti Gesù spiegherà che la sua sofferenza e morte sono il cammino del riscatto e quindi della
salvezza degli uomini dalla condizione di peccato in cui si trovano. Ora dice semplicemente che
questa è la volontà del Padre, e che a essa lui liberamente si sottomette, e che quindi anche i
discepoli devono accettare questo misterioso cammino di Gesù (L. Monari, Gesù edifica la sua
comunità p. 29).
Quelli che non seguono soltanto Gesù, senza girare indietro la testa, senza guardare
nient’altro che lui solo, Gesù li chiama morti, tanto sono lontani dalla verità, tanto sono lontani
dalla vera via! ... Tutto per Me, tutto in vista di Me: l’albero deve fruttificare per il suo padrone, la
creatura deve dedicarsi al suo creatore; i doveri che ha verso le altre creature e verso se stessa non
sono doveri che per volontà del creatore, essa deve compierli solamente per il suo creatore,
solamente quando il suo creatore vuole che li compia, solamente in vista di Lui e nella misura in cui
egli lo vuole ... Chi non fa tutto in vista di Dio, chi non segue Gesù guardando unicamente a lui, chi
ha uno sguardo verso le creature è morto (C. de Foucauld, Opere Spirituali pp. 233-4).
Il Vangelo descrive in modo scarno una sequela che un po’ ci stordisce. Rimaniamo in
silenzio. “Un tale gli disse ... a un altro disse ... un altro disse”. Questi uomini senza nome, questi
personaggi così generici, descritti solo con una frase della loro bocca; così uguali a noi. Gesù non
vuole essere frainteso e sembra dire: vieni con me, ma ti dico con chiarezza come è fatta la vita con
me. Nessuna edulcorazione, nessun compromesso, nessuna trattativa. Facciamo presto, in certi
momenti, a fare dichiarazioni d’amore al Signore: “Ti seguirò dovunque tu vada”, senza tener conto
delle implicazioni che la fedeltà a questa dichiarazione comporta. Gesù sottolinea come tutte le cose
su cui contiamo sulla terra debbano essere messe subito in discussione, perché sia chiara la loro
collocazione rispetto alla centralità della sua sequela, perché non siano mai motivo di intralcio o di
confusione nel cammino con lui. È una strada di grazia, di libertà vera e totale, ma Gesù sa che i
vincoli di questa terra per noi sono una schiavitù spesso desiderata, che cerchiamo di scusare nella
nostra coscienza. Seguirlo ci libera da ogni legge e rende superflua ogni necessità. A patto di non
volgersi indietro (Gruppo OPG).
Passi biblici paralleli
v. 51.
(Sarebbe stato tolto dal mondo: Traduz. Lett. Mentre si compivano i giorni della sua assunzione;
tale «innalzamento» o «assunzione» comprende gli ultimi giorni del destino sofferente di Gesù
e i primi di quello glorioso, cioè passione, morte, resurrezione e ascensione.
2Re 2,9-11: Mentre passavano, Elia disse a Eliseo: «Domanda che cosa io debba fare per te prima
che sia rapito lontano da te». Eliseo rispose: «Due terzi del tuo spirito diventino miei». Quegli
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soggiunse: «Sei stato esigente nel domandare. Tuttavia, se mi vedrai quando sarò rapito lontano da
te, ciò ti sarà concesso; in caso contrario non ti sarà concesso». Mentre camminavano conversando,
ecco un carro di fuoco e cavalli di fuoco si interposero fra loro due. Elia salì nel turbine verso il
cielo.
Mc 16,19: Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi
saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni,
parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà
loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato
con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio.
At 1,2: Nel mio primo libro ho già trattato, o Teofilo, di tutto quello che Gesù fece e insegnò dal
principio fino al giorno in cui, dopo aver dato istruzioni agli apostoli che si era scelti nello Spirito
Santo, egli fu assunto in cielo.
At 1,10-11: E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n’andava, ecco due uomini in
bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo?
Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui
l’avete visto andare in cielo».
1Tm 3,16: Dobbiamo confessare che grande è il mistero della pietà:
Egli si manifestò nella carne, fu giustificato nello Spirito, apparve agli angeli,fu annunziato ai
pagani,fu creduto nel mondo,fu assunto nella gloria.
Per gli stessi avvenimenti, Gv userà il termine «glorificare»
Gv 7,39 Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non
c’era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato.
Gv 12,16: Sul momento i suoi discepoli non compresero queste cose; ma quando Gesù fu
glorificato, si ricordarono che questo era stato scritto di lui e questo gli avevano fatto.
Gv 12,23: Gesù rispose: «È giunta l’ora che sia glorificato il Figlio dell’uomo.
v. 53:
(Gli ebrei evitavano ogni rapporto con i samaritani, che odiavano per l’impurità della loro
stirpe e per le divergenze religiose.)
Gv 4,9: Ma la Samaritana gli disse: «Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono
una donna samaritana?». I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani.
(I samaritani, sempre molto mal disposti verso i giudei dovevano mostrarsi particolarmente
ostili di fronte ai pellegrini di Gerusalemme. Per questo generalmente si evitava il loro
territorio)
Mt 10,5: Questi dodici Gesù li inviò dopo averli così istruiti: «Non andate fra i pagani e non entrate
nelle città dei Samaritani».
(Gesù supera queste dispute)
Lc 10,33-37: Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n’ebbe
compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il
suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e
li diede all’albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio
ritorno. Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?».
Quegli rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Và e anche tu fa lo stesso».
Lc 17,16-19: Uno di loro (lebbrosi), vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce; e si
gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: «Non sono stati guariti
tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio,
all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Alzati e và; la tua fede ti ha salvato!».
At 8,5-25: Filippo, sceso in una città della Samaria, cominciò a predicare loro il Cristo. E le folle
prestavano ascolto unanimi alle parole di Filippo sentendolo parlare e vedendo i miracoli che egli
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compiva. Da molti indemoniati uscivano spiriti immondi, emettendo alte grida e molti paralitici e
storpi furono risanati. E vi fu grande gioia in quella città.
V’era da tempo in città un tale di nome Simone, dedito alla magia, il quale mandava in visibilio la
popolazione di Samaria, spacciandosi per un gran personaggio. A lui aderivano tutti, piccoli e
grandi, esclamando: «Questi è la potenza di Dio, quella che è chiamata Grande». Gli davano
ascolto, perché per molto tempo li aveva fatti strabiliare con le sue magie. Ma quando cominciarono
a credere a Filippo, che recava la buona novella del regno di Dio e del nome di Gesù Cristo, uomini
e donne si facevano battezzare. Anche Simone credette, fu battezzato e non si staccava più da
Filippo. Era fuori di sé nel vedere i segni e i grandi prodigi che avvenivano. Frattanto gli apostoli, a
Gerusalemme, seppero che la Samaria aveva accolto la parola di Dio e vi inviarono Pietro e
Giovanni. Essi discesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; non era infatti
ancora sceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù.
Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo.
Essi poi, dopo aver testimoniato e annunziato la parola di Dio, ritornavano a Gerusalemme ed
evangelizzavano molti villaggi della Samaria.
Mc 3,16-17.
v. 59:
Lc 14,26-27; Lc 14,33.
v. 61:
1Re 19,19-21.
v. 62:
Fil 3,13.
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