Parere del Laboratorio di Progettazione Partecipata del Municipio Roma
XVII sul layout di progetto dell’ex deposito “Vittoria” elaborato da ATAC
Premessa
Il processo di dismissione dei beni patrimoniali non più funzionali all’attività dell’ATAC, iniziato nel
2004, ha mostrato sin dall’avvio una carenza nel pensare questi luoghi come strategici per la
trasformazione della nostra città.
La dismissione dei vecchi depositi rappresenta una grande occasione per mettere a frutto le
relative aree, dal punto di vista economico, al fine di limitare le perdite del bilancio societario e
promuovere allo stesso tempo un modello di sviluppo sostenibile per i cittadini e il territorio. A
questo fine non dovrà essere necessario venderli a soggetti privati, come dimostrano gli studi più
recenti. “E lo stesso Dipartimento del Tesoro a dimostrare, conti alla mano, come gli strumenti
della locazione e della concessione si rivelino sul lungo periodo maggiormente convenienti rispetto
alla misura una tantum della vendita” (R. Basilio).
Lo schema di progetto, proposto dall’amministrazione è comunque in contrasto con i voleri dei
cittadini e non tiene conto dei fabbisogni oggettivi del nostro quartiere, non rispettando il contesto
dal punto di vista storico e morfologico del tessuto insediativo. Le analisi urbanistiche effettuate in
sede di formazione del Nuovo Piano Regolatore, che avevano portato a destinare a servizi pubblici
di livello urbano l’area dell’ex deposito, sono state ignorate o quantomeno disattese.
Il Laboratorio di Progettazione Partecipata attivato dal XVII Municipio ha avanzato ipotesi concrete,
scaturite da un lungo processo di partecipazione che ha visto impegnati i cittadini e le
organizzazioni attive presenti nel nostro territorio.
Le linee guida di recupero e riuso dell’ex deposito prodotte dal Laboratorio, che mirano a proporre
un altro assetto dell’area, sono state sottoposte ad ATAC perché ne tenesse conto
nell’elaborazione dell’ipotesi di valorizzazione. Da esse traspare in modo evidente che i cittadini
sono pronti ad accettare nuove trasformazioni d’uso, a patto che siano compatibili e rispettose del
luogo, che siano portatrici di istanze equilibrate, di qualità e sostenibili per il quartiere e che
rinnovino l’interesse e l’attenzione per un significato diverso dello spazio pubblico.
I cittadini pensano che la riqualificazione degli spazi dell’ex deposito debba essere
un’occasione per realizzare luoghi di incontro culturale e nuovi modelli di gestione che
contemperino le finalità economiche con la sostenibilità ambientale e sociale.
Nelle proposte avanzate da ATAC manca del tutto un’idea, un’indicazione per una città
possibile diversa: una città che nessun numero urbanistico, nessuno standard edilizio
potrà da solo garantire.
L’ultimo schema di progetto dell’ex deposito Atac Vittoria proposto dal Comune di
Roma
I cittadini impegnati nel processo di progettazione partecipata per la riqualificazione dell’area
dell’ex deposito ATAC di Piazza Bainsizza, nell’ambito del Laboratorio di progettazione partecipata
istituito dal Municipio nel 2011 il 14 giugno 2011 con deliberazione n° 16, non ritengono
rispondente alle loro richieste l’ipotesi progettuale presentata a un gruppo di rappresentanti del
Laboratorio dal Comune di Roma nella riunione del 04/06/2012.
Nell’ultimo layout di progetto sono ancora presenti tutti i limiti denunciati in premessa. Analizziamo
in dettaglio questi limiti.
Nel Piano Regolatore Generale del Comune di Roma l’ex deposito Atac Vittoria viene classificato
come “edificio isolato T9” con destinazione d’uso a “servizi pubblici di livello urbano”, è inoltre
inserito negli “Ambiti di programmazione strategica” e, come riferisce la Sovraintendenza, esso è
definito “come edificio con tipologia edilizia speciale ad impianto nodale, sia come manufatto di
archeologia industriale”, essendo “già segnalato con il n°35 nella Carta dell’Archeologia Industriale
(allegato di Piano Regolatore GM 1213/2000)” e risultando inserito nell’elaborato foglio G1, Carta
per la Qualità del Nuovo PRG. Ciò dimostra che l’edificio in questione ha di per sé stesso un valore
storico ed architettonico notevole, e che pertanto si dovrebbe intervenire riqualificando le
preesistenze architettoniche che, come da Norme Tecniche di Attuazione (N.T.A.) art. 64 comma 5
vengono equiparate a Zone di recupero del patrimonio edilizio esistente, ai sensi dell’art. 27, legge
n. 457/1978.
In aggiunta alle prescrizioni del PRG che, come si è visto, inserisce il deposito nella “Carta per la
qualità”, quindi, in un quadro normativo volto alla tutela ed al recupero dell’edificio, dei caratteri
architettonici e del sistema urbano, la rimessa Vittoria è anche stata oggetto di un parere della
Soprintendenza Comunale (3 dicembre 2009) nel quale è espressamente dichiarato che “il
deposito Atac andrà salvaguardato nel suo complesso per il ruolo che svolge nel tessuto urbano
storicizzato del quartiere ottocentesco e per il valore storico documentario che riveste per la storia
della città”.
Entrando nel merito delle grandezze urbanistiche, nella deliberazione comunale n.39/2011 si
indica una volumetria esistente (Vc) pari a mc 48.500 con un ricavo di una SUL realizzabile
massima (Vc/3,20) di mq 15.156: quindi la SUL massima è stata identificata come SUV, allo scopo
di utilizzare al massimo le superfici di grandi capannoni esistenti.
Considerando che:
- le N.T.A. del P.R.G. all’art. 84 (comma 1 lett. k e comma 3) indicano i depositi ATAC come “Aree
per i Servizi Pubblici di livello urbano” e precisamente come “Attrezzature complementari alla
mobilità come definite dall’art. 94, comma 3”,
- il comma 3 dell’art. 84 definisce che in tali aree siano consentiti interventi di categoria RE
(restauro edilizio) e DR (demolizione e ricostruzione), senza aumento della volumetria esistente
- l’art. 94 al comma 10 prevede che “l’indice di edificabilità territoriale non dovrà superare 0,5
mq/mq di SUL, di cui almeno la metà da destinare a servizi o spazi pubblici d’interesse generale o
locale”,
si ritiene che la volumetria esistente non debba essere aumentata e che il criterio secondo il quale
calcolare la SUL massima realizzabile dovrebbe attenersi al suddetto indice di edificabilità
territoriale (da cui deriverebbe una SUL di mq 7.750, data da 0,5 x ST 15.500 mq), invece nella
Deliberazione comunale n.39/2011 si identifica la SUL massima con la SUV (mc 48.500/3,2, da cui
deriva una SUL massima realizzabile di mq 15.156).
Al contrario, lo schema di progetto predisposto dal 6° Dipartimento del comune di Roma non tiene
conto delle prescrizioni dell’art. 94, né tantomeno della Deliberazione comunale n.39/2011, che,
oltretutto, assegna una “eventuale maggiorazione della SUL esistente frutto di incentivi urbanistici
per il rinnovo edilizio, stimata in un massimo di mq 4.500”, che “sarà trasferita applicando il criterio
dell’equivalenza economica nelle aree di Via Serverini e di Acilia”.
Nello specifico dello schema presentato si sollevano le seguenti obbiezioni.
1. Le linee guida stabiliscono che la SUL massima del complesso, una volta “valorizzato”, debba
essere inferiore a 15.156 mq, valore massimo calcolato sulla base del Vc di 48.500 mc dei
manufatti esistenti: un valore che gli abitanti giudicano già eccessivo in quanto molto superiore
al valore 7.750 mq di PRG (art. 94 NTA).
Nel layout di progetto elaborato da ATAC la SUL realizzabile totale è pari a 18.295 mq, di cui
15.432 mq di destinazione residenziale, commerciale e direzionale privato. Tale valore supera il
valore massimo della SUL realizzabile totale (15.156 mq) previsto dalla deliberazione comunale
n. 39/2011. Si ritiene pertanto che i restanti 1.155 mq di servizi pubblici, relativi al già esistente
D.S.M. (Centro di Salute mentale) e la quota di 1.708 mq di verde sportivo debbano essere
2.
3.
4.
5.
6.
7.
sottratti al totale di SUL realizzabile 15.156 mq (valore definito nella deliberazione comunale),
arrivando ad una SUL massima realizzabile di mq 12.293.
Anche la volumetria totale del progetto è significativamente maggiore di quella esistente:
pertanto lo schema non rispetta il vincolo prescritto sia dalle NTA del PRG sia dalla
deliberazione 39.
Lo schema di progetto presenta elementi di squilibrio tra le varie parti del complesso, dovuto
principalmente alle diverse altezze degli edifici, che variano da due a sei piani fuori terra,
negando di fatto l’impianto a corte del complesso. L’aumento di volumetria differenziato che lo
schema di progetto presenta è comunque in contrasto con le linee guida del Laboratorio (“le
nuove costruzioni saranno coerenti con l’impianto a corte del complesso e la loro altezza non
dovrà eccedere quella del DSM su via Monte Santo”).
Le destinazioni d’uso proposte da ATAC sono in netto contrasto con le linee guida elaborate
dagli abitanti, che non prevedono quote così alte di residenza, commerciale, direzionale privato
e parcheggi. Le attività culturali, ricreative, sociali, museali - presenti in gran numero nelle linee
guida - sono (quasi) del tutto ignorate dallo schema: sarà pertanto necessario specificare
quante di queste attività potranno essere ospitate nel complesso e in quali parti dello stesso.
Finora nessun soggetto pubblico ha fornito a Laboratorio i documenti necessari per poter
valutare la fattibilità della proposta ATAC - come richiesto il 5 dicembre scorso. Questi
documenti dovevano riguardare principalmente “gli studi pregressi di fattibilità, tecnici ed
economici (…), la consistenza storica degli edifici esistenti e le dotazioni di verde e di servizi del
quartiere, il traffico veicolare presente [nonché le] analisi idrologiche approfondite estese
all’intero quartiere” come prescritto del resto nella deliberazione n.39/2011, laddove si afferma
che “le nuove specifiche destinazioni d’uso e la SUL massima consentita (…) debbano essere
definite (…) sulla base di una valutazione di sostenibilità urbanistica estesa agli ambiti di
riferimento (…)” (vedi linee guida). In particolare le analisi idrogeologiche sono essenziali per
poter valutare la possibilità di realizzare senza rischi i parcheggi interrati. Inoltre la mancanza di
documenti riguardanti lo studio dei flussi veicolari, presenti e futuri, non tranquillizza gli abitanti
in merito a un possibile aumento del traffico, della sosta selvaggia, ecc. indotta dal progetto
nella zona e nell’intero quartiere.
L’intervento ATAC non salvaguarda alcune preesistenze considerate di pregio dalla
Sovrintendenza Comunale, come il prospetto dell’edificio che affaccia su viale Angelico e la
sottocentrale elettrica. Non sembra una buona soluzione progettuale realizzare un edificio di sei
piani fuori terra su via Monte Santo.
Lo schema di progetto presentato non tiene in considerazione le ombre portate dal corpo
edificato di via Monte Nero che, soprattutto nei mesi invernali, determinerà una forte riduzione
del soleggiamento di tutta l’area destinata a verde pubblico.
L’altezza degli edifici di viale Angelico potrà determinare un blocco al passaggio del ponentino,
con conseguente sensibile peggioramento delle condizioni micro-climatiche all’interno del
complesso.
Altri importanti requisiti che prescindono dallo schema presentato dal Comune (ma che comunque
dovranno essere rispettati dal progetto) sono i seguenti.
1.
2.
3.
4.
5.
Il verde pubblico interno all’area dell’ex deposito dovrà essere accessibile a tutti i cittadini: non
dovranno essere presenti cancelli di chiusura nei varchi predisposti.
I parcheggi che saranno realizzati dovranno essere aperti e non come box chiusi.
Una parte degli oneri concessori dovranno essere utilizzati per riqualificare l’area del bau park,
del centro anziani, del parco giochi e della bocciofila.
Il parametro della qualità dovrà essere presente nella redazione del bando di concorso per
una quota non inferiore al 65%.
Un rappresentante del Coordinamento Cittadino Progetto Partecipato dovrà fare parte della
commissione giudicatrice del progetto, nella fase progettuale e di esecuzione dei lavori.
Roma, 06.06.201