tratto da: http://mondodonna.blogosfere.it/2006/03/madri-lavoratri.html Intervisto la regista Silvia Ferreri, autrice del documentario Uno virgola due ossia il numero di figli per donna in Italia. Il progetto che ha portato alla realizzazione del documentario, prodotto con il contributo del comune di Roma nasce, come spiega l’autrice, ...da una domanda: mi chiedevo come mai, sempre più spesso, sentivo le donne lamentarsi per soprusi e ingiustizie subite sul lavoro durante o dopo la maternità. Ho deciso di iniziare una ricerca e ho pubblicato annunci sui giornali per chiedere alle madri di scrivermi e di raccontarmi le loro storie. La quantità di testimonianze ricevute mi ha fatto capire quanto il problema fosse esteso a un gran numero di donne, senza distinzione di provenienza o classe sociale. Donne che vengono punite per aver avuto un figlio, donne a cui vengono tolte le mansioni di responsabilità, donne che vengono licenziate o, quando la legge non lo permette, vengono messe in condizioni tali da essere costrette a lasciare il proprio lavoro. Una situazione grottesca, che sta facendo dell’Italia un paese di figli unici, visto che dopo la prima gravidanza le donne si guardano bene dal ripetere l’esperienza. Silvia ora sta girando per continuare a presentare la sua creatura. E per cercare il modo di distribuirla, magari allegando il dvd a una rivista. La trovo a Milano e facciamo una chiacchierata. In comune abbiamo l’anno di nascita, e guarda un po’, il fatto di non avere figli. Il problema della madri lavoratrici in Italia è enorme. Mobbing, licenziamenti mascherati da buonuscita… Ma c’è chi, anche provocatoriamente, sostiene che questo è dovuto alla “troppa tutela” della madri lavoratrici in Italia. Cosa ne pensi? Sostanzialmente sono d’accordo. E’ vero che troppe garanzie portano poco impiego. I datori di lavoro non possono licenziare per legge, ma aggirano le leggi col demansionamento e il mobbing, provocando danni anche maggiori. Il problema è acuito dal fatto che il mercato del lavoro da noi è fermo. Negli Usa, dove le madri lavoratrici sono decisamente meno tutelate, c’è però una vera flessibilità. Magari vieni licenziata perché hai un figlio, ma hai più chance di trovare subito un altro lavoro. Le cose sono più chiare, meno striscianti e subdole che da noi. Quali sono le categorie di madri lavoratrici più colpite? E’ impossibile stilare una classifica. Io sono rimasta abbastanza stupita nell’apprendere di casi di mobbing nella scuola elementare. Più ovvia la discriminazione della in luoghi di lavoro tipicamemente maschili come l’esercito. Ma non si salvano neanche gli ambiti artistici come il cinema, o lo sport; la gravidanza in atlete che praticano sport di squadra è vissuta spesso come un “tradimento”, ed è molto difficile ritrovare il posto dopo. Pesante anche la situazione delle donne magistrato; per loro si tratta di un vero “caso di coscienza”, visto che durante l’aspettativa le cause che loro seguono si fermano. Per cui molte preferiscono rinunciare tout court. Oltre a promuovere il documentario in giro per l’Italia, quali sono le prossime fasi del progetto? Uno virgola due va avanti sul sito internet. Stiamo continuando a raccogliere testimonianze di donne, il cuore di tutto il progetto. Online creeremo presto un forum per confrontare le esperienze e ricevere gratuitamente pareri legali e anche una consulenza psicologica, nel caso di mobbing. Girando l’Italia per presentare il film mi sono resa conto che spesso le madri che subiscono soprusi sul lavoro non sanno a chi rivolgersi per ottenere aiuto. Per questo sul sito inseriremo presto una mappa regionale e provinciale delle persone da contattare, partendo in primis dalle consigliere per le pari opportunità. Pensi anche a un seguito? Si: le testimonianze, come ho già detto, continuano ad arrivare. Stiamo pensando di raccogliere quelle che non sono entrate nel documentario in un libro, magari da allegare al dvd. Silvia, tu hai figli? No, però li voglio. Assolutamente.