La natura dualistica della luce (sintesi storica) XVII secolo [diatriba sulla natura della luce: particellare o ondulatoria?] 1. Newton La luce è fatta da corpuscoli che viaggiano in fila e in linea retta 2. Hutgens La luce è fatta di onde 1. (Newton ) Il modello corpuscolare era matematicamente semplice, spiegava bene diversi comportamenti della luce come: o la sua propagazione in linee rette (secondo la meccanica introdotta da Galilei) o la sua velocità: elevata ma non infinita o La riflessione, lo scattering, la diffrazione e l’interferenza erano spiegati come risultato di interazione tra le particelle dei raggi o con i vari materiali (urti elastici). Più complesso, e meno credibile, risultva la spiegazione del fenomeno della rifrazione secondo il modello corpuscolare. Secondo Newton questo fenomeno è causato dall’attrazione gravitazionale tra le particelle di luce e la massa del mezzo rifrangente. Avendo i vari colori, sempre per Newton, massa diversa questo spiegherebbe il fenomeno della scomposizione (arcobaleno). Questa ipotesi presuppone, però, due comportamenti della luce: 1. La diversa massa dei colori, per azione della gravità terrestre, dovrebbe comportarne la scomposizione (separazione) in qualsiasi mezzo, anche nel vuoto: cosa non vera all’evidenza dei fatti. 2. Per effetto gravitazionale, la velocità della luce sarebbe maggiore nei mezzi più densi. Nessuno all’epoca era in grado di calcolare la velocità della luce e nemmeno la differenza nei vari mezzi per cui tale ipotesi non poteva essere nè dimostrata né confutata. Solo nel 1850 Jean FOUCALT dimostrò sperimentalmente che la velocità della luce diminuisce nei mezzi più densi. 2. (Huygens) Tutti i comportamenti precedentemente citati (dalla propagazione alla diffrazione) già da tempo erano riscontrabili e tipici di qualsiasi fenomeno ondulatorio (come le onde del mare, le onde sonore ecc.) . Di conseguenza fu lecito, per Huygens, pensare uncomportamento ondulatorio anche per la luce. o Unica difficoltà era spiegare la propagazione in perfetta linea retta dei fasci di luce. Tale problema veniva superato ammettendo le dimensioni molto piccole delle onde. I dubbi rimasero fino al XIX secolo. XIX secolo [conferma della natura ondulatoria] 1. Young Esperimento della doppia fenditura (interferenza) 2. Maxwell La luce è un’onda di energia elettromagnetica. (Young) .L’esperimento mostra il risultato dell’interferenza che si genera proiettando un segnale luminoso di una sola sorgente (una candela o una lampadina) su uno schermo dopo averlo fatto attraversare due fenditure parallele di dimensioni prossime alla lunghezza d’onda del segnale stesso. Da ogni fenditura, per diffrazione, fuoriescono fasci di luce in ogni direzione (coni di luce). In parte i due coni di luce si sovrappongono e, quindi, generano interferenza. Non è tanto il fenomeno dell’interferenza che è la novità, bensì il risultato che si osserva: la proiezione sullo schermo appare fatta di strisce luminose alternate a strisce scure, non luminose. o La logica comune porterebbe a pensare che l’incontro di segnali luminosi farebbe aumentare l’intensità del segnale stesso. Ciò andrebbe in accordo con la natura corpuscolare della luce (ad esempio: se ogni segnale fosse fatto di 1000 corpuscoli, il loro incontro sullo schermo dovrebbe portare un numero di corpuscoli compreso tra 1000 e 2000, mai comunque meno di 1000. Ma l’esame delle intensità luminose rilevate sullo schermo evidenzia l’esistenza anche di strisce con valori di luminosità zero. Mantenendo il modello corpuscolare occorrerebbe ammettere che alcune particelle scompaiano nel nulla (cosa inaccettabile), o La spiegazione razionale può essere data solo ammettendo la natura ondulatoria della luce: due onde, quando si incontrano, lo possono fare in due modalità fondamentali: in fase o in opposizione di fase. 1. Se l’interferenza è in fase si dice detta costruttiva (o positiva) e l’intensità risultante è maggiore di ogni singolo segnale; 2. se l’interferenza è in opposizione di fase èdetta distruttiva ( o negativa) e l’intensità risultante sarà minore di almeno uno dei due segnali di partenza. Complessivamente, la sovrapposizione può portare ad intensità luminose risultanti che variano da un minimo di valore 0 (nullo) ad un massimo corrispondente alla somma delle intensità che si incontrano. L’esperienza di Young pose fine alla diatriba nata del XVII secolo: la luce è fatta di onde. Certo un passo fondamentale era stato fatto: la luce è un fenomeno ondulatorio, come quello delle onde del mare o delle onde sonore. Quest’ultime erano ormai ben note: si tratta di onde meccaniche in cui l’energia si trasmette attraverso la materia sottoforma di perturbazione (variazione) elastica di forma, di volume, di lunghezza ecc. Era noto anche che la luce, al contrario delle onde meccaniche, attraversa spazi anche apparentemente vuoti, o quantomeno non contenenti materia di tipo comune. Si era d’accordo sul comportamento della luce, ma ancora nulla di preciso si sapeva sulla natura intima di essa: quale tipo di energia viene trasmessa con la luce? Quale tipo di perturbazione produce? Quale tipo di mezzo sarebbe perturbato? Le risposte furono date Maxwell. Prima ancora di occuparsi della luce, Maxwell ebbe il merito di riunire le scoperte e le leggi a lui precedenti relative ai campi elettrici e ai campi magnetici (Faraday, Newman, Lens, Lorentz ecc.), in un’unica teoria che ipotizzava anche l’esistenza di un terzo campo di forze: quello elettromagnetico. Tale teoria è nota, appunto, come teoria dell’elettromagnetismo, con la quale si sostiene che magnetismo, elettricità e luce siano solo manifestazione differenti di un unico fenomeno: l’elettromagnetismo. Maxwell dimostrò, soprattutto con la quarta equazione, che perturbazioni di campi elettrico e magnetico si possono propagare nello spazio in contemporanea alla velocità della luce. la prova fu data da Hertz attraverso la costruzione del dipolo Herziano: un semplice circuito paragonabile ad un’antenna (precursore delle moderne radiotrasmittenti). La luce dell’esperienza quotidiana fu, da Maxwell, considerata come una parte di queste perturbazioni: la parte di spettro visibile. Esistono, in realtà, oscillazioni di frequenza (o lunghezza) d’onda impercettibili, sia inferiori che superiori a quelle visibili ( dalle radioonde ai raggi gamma). Maxwell aveva scoperto così la vera natura ondulatoria della luce. Su una cosa rimase legato alle conoscenze tradizionali: non ammetteva che la luce (come anche il campo magnetico e quello elettrico) potesse attraversare il vuoto bensì, essendo comunque proprietà della materia, si trasmettesse attraverso l’etere (un materiale misterioso che permea tutto: ipotizzato già dagli antichi greci ma, in realtà, mai dimostrato). Nel XIX secolo rimanevano altri aspetti importantissimi da spiegare e capire relativi alla luce e all’elettromagnetismo in genere: l’interazione tra luce (onde elettromagnetiche) e la materia fu un fenomeno molto trattato e discusso. XX secolo [scoperta dell’elettrone e della natura doppia della luce] Nel XIX secolo furono molto intensi gli studi sull’elettricità, sul magnetismo ed elettromagnetismo in rapporto anche con la materia nelle sue varie forme e stati. Al fine di giungere a leggi scientifiche riguardo all’interazione luce-materia, fu definito un materiale ideale: il Corpo nero corpo ideale in grado di emettere, se scaldato, radiazioni di tutte le lunghezze d’onda (spettro continuo) e, viceversa, di assorbire, se colpito da radiazioni, tutte le lunghezze d’onda Sperimentalmente il dispositivo di Kirkhoff (una sfera presentante un foro di 1 cm2 di sezione).emula perfettamente un corpo nero, mentre i corpi reali solidi, liquidi e gassosi ad alta densità tendono a comportarsi come esso. Wien Studi sull’interazione Luce-Materia (Corpo Nero): Un corpo nero riscaldato emette radiazioni di tutte le lunghezze d’onda, ma con una intensità variabile in funzione della lunghezza d’onda e con un andamento a campana di gauss. Il grafico a campana, inoltre, non è sempre lo stesso, ma varia al variare della temperatura del corpo nero, tale che si rispetti la formula λmax= c/T (Legge di Wien, 1886); dove c= costante di Wien e T= temperatura in Kelvin e λmax= lunghezza d’onda in cui si registra la massima intensità luminosa [la legge spiega bene come mai a determinate temperature un corpo nero, ai nostri occchi,.assume determinati colorazioni]. Stephan –Boltzmann L’energia luminosa irradiata da un corpo nero scaldato è funzione della temperatura secondo la formula E=σT4 dove σ= costante di Stephan-Boltzmann Planck Per spiegare le leggi precedenti (soprattutto quella di Wien), ipotizzò che gli scambi di energia durante emissione ed assorbimento di luce da parte di un corpo nero sono in relazione, più che con l’ampiezza (come per le onde meccaniche), con la frequenza d’onda della luce: ad energie maggiori corrispondono frequenze d’onda maggiori e viceversa. Le sue ricerche dimostrarono, ad esempio, che determinate frequenze di luce sono emesse dal corpo nero solo a determinate temperature (e quindi energie). Complesse elaborazioni matematiche lo portarono a scoprire una costante e formula fondamnetali E=hν dove E=Energia; h=costante di Placnk* ; ν= frequenza d’onda. h è detto quanto d’azione e hν è il minimo quantitativo di energia contenuto in un’onda elettromagnetica. Significa, in altre parole che, per far emettere una radiazione elettromagnetica di una determinata frequenza, devo fornire ad un corpo nero un quantitativo di energia almeno pari a hν. L’energia complessiva di un’onda, è chiaro, potrà essere più alta, ma sempre un multiplo intero di tale quantitativo minimo: E=nhν. (con n=1,2,3,4,5,6….) Questa teoria è nota come teoria dei quanti di Planck. Dalla teoria dell’esistenza dei quanti di Planck si fa presto a passare alla teoria quantistica della luce. Cioè, dimostrato che la materia può assorbire ed emettere energia elettromagnetica solo in quantità discrete, diventa plausibile pensare che la stessa energia elettromagnetica può esistere (e non solo essere scambiata) esclusivamente in forma quantizzata. E la dimostrazione di tale intuizione fu data da Einstein Einstein Effetto fotoelettrico: emissione di elettroni da parte di metalli colpiti da radiazione elettromagnetiche di determinate frequenze (differenti per ogni metallo utilizzato) La luce è fatta di particelle (fotoni), prive di massa e di carica, ma aventi una determinata energia cinetica (proporzionale alla frequenza secondo l’equazione di Planck) in grado di ’urtare’ contro altre particelle, come l’elettrone, cambiandone la direzione (fino a farlo uscire dal proprio atomo) Con Einstein di teorizza, quindi, la doppia natura della luce: Ondulatoria (come aveva dimostrato Maxwell) ma anche corpuscolare (fatta a pacchetti, i fotoni) Bohr Teoria dell’atomo quantistico. Grazie agli studi sugli spettri di luce assorbita ed emessa da vari materiali, evidenzia che lo scambio di energia tra elettrone e luce può avvenire solo con valori discreti (quantizzati) e questo lo porta a pensare che lo stesso elettrone può avere energie e orbite discrete (quantizzazione delle energie e delle orbite dell’elettrone livelli quantici) Negli anni Venti DAVISSON, GERMER, THOMPSON, De BROGLIE dimostrarono che anche gli elettroni hanno una duplice natura di onda e particella. Il comportamento di queste entità fondamentali è descritto correttamente dalla meccanica ondulatoria elaborata da SCHROEDINGER, HEISENBERG e DIRAC. Conclusioni La natura ondulatoria degli elettroni non si osserva facilmente a causa delle loro piccolissime lunghezze d’onda; anche la natura ondulatoria della luce non viene facilmente evidenziata perché il numero di particelle di luce, i fotoni, in un fascio luminoso è grandissimo e l’energia di ogni singolo fotone è molto piccola. Per tale motivo i primi studi hanno rilevato solo la natura corpuscolare. Le ricerche degli ultimi secoli hanno portato a pensare che LA LUCE e l’ELETTRONE abbiano natura dualistica, ma in nessuna ricerca o prova sperimentale o fenomeno osservato le due nature (corpuscolare e ondulatoria) sono state osservate contemporaneamente. A seconda del caso trattato, cioè, possiamo accorgerci solo dell’una o solo dell’altra natura.