ANNESSO 4 FORMAZIONE UMANO-AFFETTIVA 0. Introduzione Diventare capaci di amare con tutto il cuore fa parte dei desideri umani grandi e incancellabili. Là si trova la sorgente della gioia di vivere e del senso della vita, da cui nessuno può prescindere. L’amore costituisce il primo comandamento dell’essere cristiani. E poter amare in pienezza è tanto desiderato quanto non facile. Non è realtà che si verifica da sé così come si vorrebbe. Ostacoli di varia natura frenano questo potere e questo desiderio. Di qui emerge un serio problema del bisogno di formazione umano-affettiva, che ha lo scopo di aiutare i formandi ad essere capaci di amare in pienezza. Saper e poter amare è frutto di un cammino di maturazione, quindi di formazione, lungo tutta la vita, ma particolarmente intenso durante la fase evolutiva. L’esperienza quotidiana ci insegna che molto difficilmente si diviene capaci di amare senza una adeguata formazione, di un adeguato cammino di crescita, senza un coinvolgimento in prima persona. Ogni dono di Dio, per prendere corpo nella persona e nella communità, richiede un minimo di collaborazione umana. La formazione umano-affettiva è uno dei mezzi di capitale importanza nella formazione dei nostri giovani candidati per saper e poter amare con tutto il cuore. 1. Formazione umano-affettiva La nostra Ratio Formationis Generalis elenca degli aspetti della formazione e mette in primo luogo la formazione affettiva. La Ratio afferma che maturità umano-affettiva è frutto di una crescita di lunga durata, e chiede una particolare attenzione durante la formazione iniziale. La maturià umano-affettiva consiste nella capacità di vivere un amore oblativo che si realizza in un giusto equilibrio tra relazione con se stesso, con gli altri e con i beni materiali. La maturità priveligia unione nella fede e disponibilità di servire l’apostolato gratuitamente secondo lo spirito del Vangelo (RFG 4.2.1). Il fine della formazione umano-affettiva, delineato dal RFG: far crescere la capacità del dialogo, come una condizione neccessaria per costruire una relazione reciproca, capacità di conoscere e accogliere gli altri, capacità di accettazione di sé include la dimensione affettiva e sessuale, tale che il formando possa vivere con gioia le rinunce della sua consacrazione. Partendo dalla RFG e Dossier dell’Incontro dei Formatori 1999 possiamo cogliere gli aspetti della maturità umano-affettiva: senso di identità e accettazione di sé; conoscere e giudicare gli altri e avvenimenti oggettivamente, criticamente e con giustizia; capacità di prendere decisione liberamente in luce delle vere motivazioni secondo la scelta della sua vita di consacrazione; capacità di costruire un’amicizia vera; capacità di vivere vera vita comunitaria, senza egoismo, ma con uno spirito di donarsi, essendo cosciente pienamente che ha ricevuto il dono da Dio; libertà e capacità di relazionarsi con ciunque; libertà personale, spirito di iniziativa e senso di responsabilità per la propria vita e per progetto comune; discernimento e capacità di assumere degli impegni; capacità di dimenticarsi e di superare l’egocentrismo; accettazione della propria sessualità e desiderio di vivere nel celibato e nella castità interesse al proprio sviluppo fisico, sociale, spirituale e morale; costanza nel lavoro e nell’impegno; capacità di dialogo e collaborazione con altri, anche di differenti culture; capacità di sviluppare relazioni interpersonali positive con uomini e donne; senso di giustizia e di pace, onestà e rettitudine; solidarietà con i poveri, senso di umanità e di comprensione; equilibrio emotivo e affettivo; capacità di affrontare i confliti e di reggere le situazioni di tensione; apertura e flessibilità di fronte a situazioni, valori e prospettive nuovi. 2. Il termine e lo scopo della formazione umano-affettiva Il termine della formazione è la maturita della persona. Matura e pienamente formata tuttavia non è la persona perfetta, ma colui, che conoscendo se stesso anche nei propri limiti, si accetta e, dimentica del passato, si protende verso il futuro e risponde ogni giorno il suo cammino, con chiarezza di obiettivi in Cristo Gesù (cf. Fil 3:7-14). La maturità umana e spirituale che si esige nel chiamato richiede che ciascuno acquisisca la capacità di scelte personali mature, e quella “sufficiente autostima” (PI 67) che mette in grado di vivere responsabilmente la propria vita e fa capaci di essere sostegno e eventualmene guida per gli altri. Portare i formandi alla capacità di imporsi una disciplina personale che dia ordine e continuità al loro impegno, soprattutto negli aspetti meno gratificanti, è uno degli scopi importanti della formazione. Solo così la persona sarà in grado in futuro di far fronte con costanza alle responsabilità che le saranno affidate nell’apostolato. Il segno di responsabilità, segno per eccellenza della maturità, ha la sua origine e insieme la sua garanzia nell’amore: “un amore che si abbandona interamente senza riserve e che si perde nell’offerta di tutta la persona” (PI 19), ed è capace di farsi carico con fedeltà delle persone e delle situazioni che il Signore fa incontrare, “Solo questo amore ... è in grado di motivare e sostenere le rinunce e le croci che incontra necessariamente colui che vuole “perdere la sua vita a causa di Cristo e del vangelo” (Mc 8:35)” (Ibid 9). Poiché la formazione è per sua natura continua e la persona è in costante evoluzione, una buona formazione insegna a vivere il cambiamento come crescita, nella fedeltà e insieme con malleabilità e capacità di adattamento. Un rischio, infatti, che minaccia la vita di ogni religioso che nella misura del possibile deve essere prevenuto è quello della “sclerosi” (cf. PI 67). “Seguire Cristo significa mettersi sempre in cammino” e a questo bisogna essere formati (Ibid). 3. Formazione umano-affettiva è un cammino di integrazione Si è detto sopra che il termine della formazione è la maturità della persona. Una persona è matura, quando è capace di integrare il suo Io-Attuale – ciò che lei è – e il suo Io-Ideale, i valori religiosi e morali – ciò verso cui tende. Nella vita dei formandi ci sono sempre delle tensioni fra quello che c’è, l’Io-Attuale, e quello verso cui si tende, l’Io-Ideale, e spesso i formandi si trovano in crisi. Sappiamo che lo scopo del cammino formativo è quello di andare verso un’identità integrata, fondata sulla libertà interore. Questa integrazione non avviene subito e con facilità ma è risultato di un cammino faticoso e graduale e richiede l’impegno di tutta la persona, con le sue capacità umano-affettive e anche cognotive. Bisogna considerare che il desiderio di camminare viene innanzitutto dalla grazia. “Non voi avete scelto me, mai io ho scleto voi” (Gv 15:16). Sappiamo anche che il terreno può accogliere il seme in diversi modi (Mt 13:1-23), perché la condizione permanente della grazia è sempre esposta alla libertà dell’uomo. Le strutture psicologiche a livello dell’integrazione dell’Io Ideale e dell’Io Attuale non sono un fattore causante dell’azione della grazia, ma sono un fattore predisponente. La formazione umano-affettiva cerca di aiutare i formandi ad avere una buona predisposizione che possa far crescere il seme della vocazione e farla portare molti frutti. 4. Caratteristiche del cammino di integrazione Crediamo che in fondo al cuore dei formandi c’è il desiderio di cercare e di raggiungere il Signore, loro fine ultimo, quindi di prendere la strada che porta a Lui. Il compito fondamentale della formazione è quello di aiutare i formandi a trovare la strada e i mezzi che conducono a destinazione, cioè al Signore. In altri termini potremmo dire che la formazione deve aiutare i formandi a integrare nella loro vita i bisogni con le esigenze poste dai valori oggettivi di Cristo. (a) Integrazione dei bisogni con i valori oggettivi di Cristo Iniziamo con questo perchè è fondamentale nel cammino verso la maturità umanoaffettiva e cristiana. Sappiamo che i bisogni non sono un male in se stessi ma devono essere integrati con i valori; in tal modo possono dare energia psichica all’esperienza dei valori. I formandi integrati tendono ad accettare i bisogni senza perdere la propria identità. Loro cercano di accettare e di riconoscere la sorgente dei propri bisogni (p.e. aggressività). Possono controllarsi e quando è opportuno possono esprimerli in un modo appropriato. (b) Capacità di affrontare le realtà I formandi maturi vogliono conoscere se stessi e gli altri, possono affrontare i dubbi e i problemi della loro realtà. Riconoscono i loro limiti e quelli degli altri, accettano i diversi gusti e pareri e sanno che non possono essere soddisfatti tutti allo stesso tempo. Sono capaci di distinguere fra gli ideali e le perone che vivono quelli ideali e sanno che quando uno vive un valore in un modo sbagliato ciò non fa venir meno la validità del valore. Capiscono che non è facile vivere i valori e accettano se stessi senza perdere il senso di valore. (c) Capacità di vivere la tensione I formandi maturi sono in grado di vivere con la tensione e usano questa tensione per raggiungere i valori. Possono prendere decisioni anche quando è difficile perché si riconoscono come persone limitate nel tempo e nello spazio. Possono sopportare il senso di incertezza nel perseguimento di mete distanti e riescono spesso a impegnarsi per ideali esigenti. (d) Capacità di vivere i valori con pazienza e con principio di gradualità I formandi maturi, integrati, sanno che le cose importanti nella vita richiedono tempo e pazienza e che i mezzi lenti hanno anche un valore nel cammino di integrazione. Non fanno dei compromessi per arrivare subito alla destinazione. E’ interessante vedere quale sia, secondo S. Paolo, la prima caratteristica dell’amore. “L’amore è paziente” (1 Cor 13:4). La pazienza è una virtù essenziale nel cammino di integrazione e aiuta i formandi a vivere i valori. (e) Capacità di amare gli altri I formandi maturi, integrati, hanno più capacità di amare in modo disinteressato e gratuito, come è richiesto dalla carità cristiana e cercano di non fare di sé stessi il centro del mondo. Vogliono amare gli altri per ciò che sono come persone, invece che per quello che possono offire a lui. Non cercano di dare per ricevere, ma di dare per l’amore creativo e obblativo. L’amore maturo non cerca di soddisfae una dipendenza umano-affettiva, ma riesce ad andare al di là dei propri bisogni, perché è motivato dall’amore di Cristo: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15ç13). I formandi maturi, integrati, sanno essere l’amico di uno ma per amare di più tutti. Non si convolgono totalmente con uno così da dimenticare l’amicizia con gli altri. Tuttavia sono anche disponibili per un’amicizia autentica e duratura. Vogliono vivere l’amore naturale nel modo della carità cioè aprire il loro cuore e il loro affetto all’amore trasformante di Dio. (f) Capacità di integrare la propria sessualità I formandi maturi, integrati, cercano di integrare la loro sessualità con il resto della loro persona. Non rifiutano la realtà della componente sessuale nella loro vita ma non usano il sesso per esprimere i loro conflitti. (g) Capacità di essere autentico I formandi maturi, integrati, cercano di essere eutentici nella loro ricerca dei valori, e nel modo in cui vivono questi valori nella loro vita. (h) Capacità di impegno I formandi maturi, integrati, vogliono fare qualcosa della loro vita, ma sono anche pronti a farlo con pazienza. Quello che conta è l’impegno serio ad ogni cosa; il bisogno di successo può essere canalizzato nell’impegno serio che porta la persona al di là del loro successo personale, a un impegno per il regno di Dio. (i) Capacità di avere un’autonomia flessibile I formandi maturi tendono ad avere un’autonomia flessibile, cioè riescono ad agire in modo indipendente ma sono anche capaci di saper dipendere in modo giusto, aperti al confronto con gli altri e pronti ad accogliere i loro suggerimenti e consigli. Possono addatarsi agli altri senza sentirsi superiori a loro e da essi minacciati. Vogliono rispettare la propria libertà ma è anche in grado di rispettare la libertà degli altri. Sono capaci di stare in piedi da soli senza ricercare continuamente appoggi. (j) Capacità di cercare il bene reale invece del bene apparente I formandi che percorrono il cammino di integrazione sono in grado di operare per il bene reale. Non sono spinti dai loro bisogni di successo, dipendenza affettiva, esibizionismo, ma li hanno integrati e usano l’energia psichica che proviene da essi per vivere i loro valori. Quado i bisogni sono riconosciuti e accettati, l’interiorizzazione dei valori diventa più reale perché la motivazione diviene più libera dalle sue tendenze inconsce. In conseguenza a ciò i formandi non agiscono spinti dalla compiacenza o dalla identificazione, ma vivono i valori cristiani come mezzi che conducono al Signore. Conclusione Il cammino di integrazione, di maturità non avviene in un mese e neanche in un anno. Nessuno arriva mai a un punto in cui potrà dire: “Adesso sono arrivato, ho raggiunto l’integrazione”. Il periodo di formazione è un periodo cruciale per quanto riguarda la scelta di impegnarsi in questo cammino. Il lavoro che un formatore svolge con i formandi è molto importante e privilegiato. I formandi cercano di arrivare alla destinazione (Cristo). Vogliono trovare i mezzi (valori). Non sanno ancora come integrare i bisogni con i valori oggettivi di Cristo. Ma aiutare i nostri formandi a intraprendere questo cammino di integrazione non sempre è facile e senza inconvenienti. E’ importante che il formatore ricordi di non essere l’unica guida. Mosè al popolo di Israele che sta per entrare nella terra promessa ricorda la presenza del Signore: “Il Signore tuo Dio ti ha portato, come un uomo porta il proprio figlio, per tutto il cammino che avete fatto finchè siete arrivati qui” (Dt 7:29). P. Paulus Sugino SCJ