Ritiro per i giovani in preparazione al nuovo anno
“Maestro, dove abiti?” – “Venite e vedrete”
“Maestro, dove abiti?” – “Venite e vedrete”
(Gv 1,35-39)
“…si fermarono presso di lui…”
Brano evangelico
Preghiera introduttiva
“Il giorno dopo Giovanni stava
ancora là con due dei suoi discepoli
e, fissando lo sguardo su Gesù che
passava, disse: “Ecco l’agnello di
Dio!”. E i due discepoli, sentendolo
parlare così, seguirono Gesù. Gesù
allora si voltò e, vedendo che lo
seguivano, disse: “Che cercate?”. Gli
risposero: “Rabbì (che significa
maestro), dove abiti?”. Disse loro:
“Venite e vedrete”. Andarono
dunque e videro dove abitava e quel
giorno si fermarono presso di lui;
erano
circa
le
quattro
del
pomeriggio”.
Signore Gesù,
ai discepoli di Giovanni desiderosi di
conoscere intimamente la profondità
della Tua esperienza hai concesso di
venire, di vedere dove abitavi e di
fermarsi con Te.
Donaci di percorrere ogni giorno la
strada che conduce a Te, di
ammirare quella luce che illumina le
nostre tenebre e di fare una autentica
esperienza di Te e del Tuo Amore.
Rendici capaci di annunciare a tutti
che “Abbiamo trovato il Cristo”, così
da condurre gli altri a Te, unico
sommo bene della nostra vita.
Tu che vivi e regni nei secoli dei
secoli. Amen.
Gv 1,35-39
Introduzione
L’episodio che Giovanni riporta nel suo vangelo sembra l’immagine
di un film. E’ infatti di una concretezza e di una semplicità
affascinanti e commoventi al tempo stesso. Certamente è capitato a
tutti di immaginare la scena e, probabilmente, desiderare di essere
uno di quei discepoli che Gesù invita a casa sua.
E’ interessante notare che la sequenza di azioni compiute dai diversi
protagonisti del brano costituisce, di volta in volta, una certa
comunanza di atteggiamenti tra essi stessi e caratterizza,
soprattutto, il passaggio dallo stare con Giovanni al fermarsi con
Gesù.
Lo schema che segue evidenzia con chiarezza tali situazioni.
Pagina 1
Ritiro per i giovani in preparazione al nuovo anno
“Maestro, dove abiti?” – “Venite e vedrete”
Giovanni
…stava…
…fissando lo sguardo…
…disse…
Gesù
…passava…
…si voltò, e vedendo…
…disse…
…disse (rispose)…
“Venite e vedrete”
(…si fermò con loro..)
I discepoli
(…stanno…)
…sentendolo parlare…
…seguirono…
…risposero…
…andarono…videro…
…si fermarono presso di
Lui…
Da una prima situazione di stasi che accomuna Giovanni e i
discepoli, rispetto a quella dinamica di Gesù, si passa ad una
situazione di “stanzialità” che questa volta accomuna Gesù e i
discepoli. Al centro vi è il “passaggio di consegne” tra Giovanni e
Gesù, con il primo che dice: “Ecco l’Agnello di Dio!”1 (per poi sparire)
e il secondo che dice: “Che cercate?”2, domanda che, di fatto, ha già
avuto una risposta nella proclamazione del Battista.
Ma all’evangelista interessa segnalare il salto di qualità che esiste
appunto tra un semplice stare ed ascoltare ad un seguire e
conoscere il luogo fisico della vita terrena del Messia, che sottende
l’esperienza profonda della missione di Gesù e della sequela di Lui
nell’apostolato. Gesù infatti “…chiamò a sé quelli che egli volle ed
essi andarono da lui. Ne costituì dodici che stessero con lui”3.
“…venite…vedete…si fermarono…”
Quei due discepoli erano alla ricerca di qualcosa. Gesù infatti chiede
loro: “Che cercate?” 4 . Forse noi, al suo posto, avremmo chiesto:
“Che cosa volete?”. E’ interessante notare che i discepoli non
rispondono: “Cerchiamo il Messia”, ma desiderano andare
all’essenza dell’intima esperienza personale. Infatti la loro risposta è
una domanda: “Dove abiti?”5, ovvero: “Dove stai? Dove ti possiamo
trovare? Dove vivi?”; oppure, potremmo dire noi: “Dove sei? Dove
lasci la tua impronta di salvezza? Dove è il tuo tabernacolo?”.
“Venite…vedrete…si fermarono…” 6 . Questi tre verbi costituiscono
l’ossatura dell’esperienza vissuta dai discepoli e di ogni esperienza
spirituale. Il venire infatti presuppone la risposta ad una chiamata, la
scelta di alzarsi, di mettersi in cammino per dirigersi verso la meta; il
vedere è il dono, la grazia di poter sensibilmente “gustare e vedere
1
2
3
4
5
6
Gv 1,35
Gv 1,38
Mc 3,13-14 (cfr. Mt 10,1; Lc 6,13)
Gv 1,38
idem
Gv 1,39
Pagina 2
Ritiro per i giovani in preparazione al nuovo anno
“Maestro, dove abiti?” – “Venite e vedrete”
quanto è buono il Signore”7; lo stare infine rappresenta il culmine di
ogni esperienza veramente tale, sia dal punto di vista umano che
spirituale. Ricordiamo, per tutti, il sublime momento dello “stabat”:
“Stavano presso la croce di lui sua Madre, la sorella di sua Madre,
Maria di Clèofa e Maria di Màgdala”8.
E’ interessante soffermarci ora sul ricorso che si fa di tali verbi nella
Sacra Scrittura, in particolare nei modi imperativo e infinito, nelle loro
diverse sfumature. Lo schema seguente ci aiuta a cogliere alcuni
elementi non secondari. Prenderemo in esame il numero delle volte
che i diversi termini ricorrono nell’Antico Testamento, nel Nuovo
Testamento e, nello specifico, nei Vangeli.
Venite
Vedete
State
Restate
Rimanete
Fermatevi
“…abiti”
AT
57
26
27
5
4
9
20
NT
16
14
26
5
11
0
4
VG
11
10
7
4
7
0
1
Venire
Vedere
Stare
Restare
Rimanere
Fermarsi
Abitare
AT
104
113
47
21
12
1
70
NT
81
71
16
9
11
3
9
VG
45
41
8
4
3
1
3
Come si evince dallo schema, è piuttosto frequente sia nell’Antico
Testamento che nel Nuovo Testamento, e in particolare nei Vangeli,
l’utilizzo dei verbi venire, vedere, stare e abitare. Tale frequenza è
rafforzata se si prende in esame il ricorso di tali verbi utilizzati anche
nei modi passato, presente e futuro, riferiti alle singole persone
singolari (io, tu, egli) e plurali (noi, voi, essi). Per brevità segnalo
soltanto il significativo numero di volte in cui i verbi venire e vedere
ricorrono al passato riferiti alla terza persona singolare e alla terza
persona plurale e, in aggiunta a questi, i verbi rimanere e fermarsi.
Da questa analisi emerge con chiarezza la centralità, in una storia di
vocazione e di sequela, quale è quella della salvezza, di un
atteggiamento che richiede lo sforzo continuo di mettersi in
cammino, alla ricerca, per vedere con i propri occhi, fermarsi, fare
esperienza e poi esplodere nell’annuncio e nello slancio missionario
che lo Spirito suscita. Così è successo ai due discepoli dell’episodio
giovanneo in esame, alla Maddalena dopo che vede il Risorto 9, alla
Samaritana 10 , ai discepoli di Emmaus 11 . Chi fa una autentica
esperienza di comunione con il Signore non riesce a trattenere la
gioia e l’entusiasmo nuovo che vive; sente il bisogno irrefrenabile di
7
vedi Sal 33,9
Gv 19,25
9 Mc 16,10; Mt 28,8; Gv 20,18
10 Gv 4,28-29
11 Lc 24,33-35
8
Pagina 3
Ritiro per i giovani in preparazione al nuovo anno
“Maestro, dove abiti?” – “Venite e vedrete”
scattare in piedi, correre e annunciare a tutti: “Ho visto il Signore””12
ripetendo, a sua volta, il dolcissimo invito di Gesù: “Venite e
vedrete!”13.
“…si fermarono presso di lui…”
12
13
Gv 20,18
Gv 1,39
Pagina 4
Ritiro per i giovani in preparazione al nuovo anno
“Maestro, dove abiti?” – “Venite e vedrete”
Mi piace pensare che questa decisione sia stata favorita dalla
sollecitudine amorosa di Maria che, vedendo arrivare Gesù con due
amici, certamente si sarà data da fare per accoglierli con un sorriso,
invitarli a cena, servirli e ospitarli per la notte. Forse nel suo cuore
risuonava già l’esortazione che avrebbe poi rivolto ai servi durante le
nozze di Cana: “Fate quello che vi dirà”14. Immagino la dolcezza di
quegli occhi mentre, con il mite orgoglio di ogni mamma, guarda suo
figlio che parla con i suoi nuovi, e forse primi, amici. Circondati da
tanta premura, non deve essere stato difficile quindi, per i due
discepoli del Battista, accettare l’invito a restare quella notte.
Certamente ai più non è sfuggito un particolare richiamo. In quale
episodio sono protagonisti due discepoli, una strada, Gesù, una casa
in un piccolo villaggio, un invito a restare? Il “Venite e vedrete” 15
cordiale e ospitale di Gesù non apre l’orizzonte al “Resta con noi…”16
di Emmaus? Nel brano di Giovanni due discepoli seguono Gesù che
li invita in casa sua. Nel brano di Luca è Gesù che si accosta a due
discepoli che lo invitano a restare. Ma la prospettiva è cambiata.
Anche se a vedere sono e saranno i discepoli.
Ritornando al brano: che cosa sarà successo in quelle ore?
Sicuramente qualcosa di indimenticabile e determinante, visto che
Giovanni ritiene importante fissare l’ora di quel fatidico incontro:
“…circa le quattro del pomeriggio”17; qualcosa di decisivo, visto che il
giorno, incontrando Simone, suo fratello Andrea e gli dice subito:
“Abbiamo trovato il Messia”18 e lo conduce da Gesù19.
Se si fosse trattato di una semplice cena fra amici o di una sera
trascorsa a giocare a carte o guardare il televisore, sarebbe rimasto
un bel ricordo e basta. E’ avvenuto qualcosa di misterioso, ma di
profondamente decisivo. Ma che cosa sarà successo in quelle ore?
Che cosa avranno detto i discepoli? Che cosa avrà detto loro Gesù?
Si sarà rivelato? E che cosa si saranno detti fra loro? Proviamo a
pensarci e ad immaginare quali argomenti e quali sensazioni
avranno caratterizzato quei momenti così importanti.
Come incontrare Dio?
Tra i diversi momenti che ci consentono di incontrare il Signore e
fare autenticamente esperienza di Lui, i Vangeli ne individuano due
particolarmente privilegiati: quello del raccoglimento, del ritirarsi, e
quello della prova, della croce.
14
15
16
17
18
19
Gv 2,5
Gv 1,39
Lc 24,29
Gv 1,39
Gv 1,41
vedi Gv 1,42
Pagina 5
Ritiro per i giovani in preparazione al nuovo anno
“Maestro, dove abiti?” – “Venite e vedrete”
Quando vogliamo incontrare Dio, Gesù ci suggerisce di entrare nella
nostra camera, di chiudere la porta e di pregare il Padre nel segreto
(nel silenzio); e il Padre, che vede nel segreto (e sente nel silenzio, e
interpreta il silenzio), ci ricompenserà20.
“Il silenzio prepara il terreno sul quale cadrà il seme della Parola” 21.
Dio “…non si rivela per forza, ma per amore, quindi nella dolcezza,
nel silenzio”22 appunto. Esso è il segreto del raccoglimento e ha un
significato psicologico profondo: le nostre forze, le nostre energie
sono disperse ed è necessario raccoglierle e concentrarci, cioè
rivolgersi ad un unico centro. Se riuscissimo a metterci davanti a Dio
in questo modo, da noi si sprigionerebbe una energia incredibile.
Per esprimere l’efficacia del raccoglimento, gli orientali utilizzano
l’immagine della tigre o della pantera che, prima di scagliarsi sulla
preda, si ritraggono per raccogliere il massimo della potenza.
Il cardinale Canestri racconta che durante la visita del Papa a
Cagliari una mattina si svegliò molto presto (credo fossero le cinque)
per recarsi in cappella e preparare l’ambiente, in quanto certamente
il Papa appena sveglio avrebbe desiderato raccogliersi in preghiera.
Quale sorpresa quando, entrato in cappella, trovò il papa,
inginocchiato per terra, in profondo raccoglimento, in silenzio,
immobile. Sarà capitato a tutti di vedere il volto del papa durante uno
dei suoi viaggi, stanco, sofferente, malato, ma profondamente
raccolto in preghiera, quasi estraniato, in contatto diretto con Dio.
Credo sia proprio questa sua profonda interiorità che lo rende forte e
granitico quando parla e quando, come è capitato a me di recente, ti
guarda dritto negli occhi.
“E’ bello fare anche nella nostra preghiera questa esperienza di
intimità: sentirete il respiro del Signore, il rumore dei suoi passi nel
nostro giardino (…). La cosa straordinaria del nostro dialogo con Lui
è che se all’inizio sembriamo noi incominciare a parlare a Dio, ad un
certo punto ci troviamo a parlare con Lui, ed infine scopriamo che
pregare è ascoltare Dio che parla con noi!”23.
Il secondo momento privilegiato per incontrare il Signore è quello del
dolore, della prova, della croce. So che molti di voi, in particolare
alcuni, ne hanno fatto esperienza. Quando ci troviamo nelle difficoltà
è la Scrittura stessa a suggerirci le parole: “Dio mio, Dio mio, perché
mi hai abbandonato?”24. Urliamo pure tutta la nostra disperazione.
20
vedi Mt 6,6
MARTINI Carlo Maria, Programmi pastorali diocesani (vol. 1 – 1980-85), Edizioni
Dehoniane, Bologna, 1985
22 MARTINI Carlo Maria, Perché Gesù parlava in parabole?, Edizioni Dehoniane – EMI,
Bologna, 1985
23 MARTINI Carlo Maria, Il vino nuovo, Edizioni Piemme, Casale Monferrato, 1982
24 Sal 21,2 (cfr. Mt 27,46; Mc 15,34)
21
Pagina 6
Ritiro per i giovani in preparazione al nuovo anno
“Maestro, dove abiti?” – “Venite e vedrete”
Ma proviamo poi a raccoglierci, anche spossati, piegati per terra per
dire: “Signore, perché hai permesso questo? Cosa vuoi da me?
Cosa vuoi dirmi con questo?”. Vedrete che il nostro orizzonte, buio e
nuvoloso, sarà illuminato da un esile e forse impercettibile raggio di
luce, capace di farci vedere Dio che soffre insieme a noi. “Si
dimentica forse una donna del suo bambino (…)? Anche se ci fosse
una donna che si dimenticasse, io non ti dimenticherò mai”25.
La risonanza di questa parola ci rende consapevoli di essere protetti
e amati. Allora non c’è più solitudine, né sofferenza, né amarezza:
non scompaiono, ma si trasformano. E ci aiutano a pregare, a
trovare il Signore e a comprendere il nostro cammino.
Maria ha incontrato il Signore nel raccoglimento: al momento gioioso
della Annunciazione 26 e nell’ora lacerante del Calvario 27 . Ci sono
momenti durante i quali “…non sentiamo più la fede, nei quali ci
prende la voglia di fuggire, di sottrarci, di non pregare più, di fare
solo ciò che ci piace. Allora dobbiamo stare sotto la croce, in
silenzio, guardando e contemplando”28.
Nel silenzio e nella sofferenza Maria ha conosciuto Dio. Per questo,
se glielo chiediamo, ci indicherà la strada per incontrare il Signore.
“Noi siamo chiamati a trovare Dio nel mondo, nelle cose, negli altri,
nella storia. Tuttavia ciò non sarà possibile se non partiremo da
quella situazione immediata che è la nostra”29.
“Non ha importanza se non siete ancora sicuri su quale strada il
Signore vi chiama: ciò che conta è la certezza che Lui ci chiama a
compiere grandi cose nella vita se ci affidiamo a Lui. Ciascuno di noi
può quindi rispondere con assoluta certezza”30.
Quale esperienza per noi?
Proviamo ad immedesimarci per un istante nel brano evangelico e a
vestire i panni dei due discepoli. Gesù ci invita a casa sua, ci ospita
a cena e trascorre una serata con noi. Che cosa ci dice? E noi cosa
gli diciamo? Il segreto sta nell’accettare di condividere (=dividere
con) la profondità del proprio cuore, le proprie ansie, sofferenze,
desideri, speranze, progetti. Significa comprendere (=prendere con,
assumere) che il nostro ospite è davvero il Messia, colui che è
capace di trasformare le nostre ansie in aneliti di libertà, le nostre
25
26
27
28
29
30
Is 49,15 (cfr. Gn 28,15; Gs 1,5; Is 41,17; Eb 13,5)
cfr. Lc 1,26-38
cfr. Gv 19,25
MARTINI Carlo Maria, Cammini di libertà, Edizioni Dehoniane, Bologna, 1982
op. cit.
MARTINI Carlo Maria, Tu mi scruti e mi conosci, Editrice Ancora, Milano, 1987
Pagina 7
Ritiro per i giovani in preparazione al nuovo anno
“Maestro, dove abiti?” – “Venite e vedrete”
sofferenze in gioia senza fine, i nostri desideri in realtà di grazia, le
nostre speranze in certezze, i nostri progetti in vita eterna.
Ma dobbiamo fare la nostra parte. Ovvero, a nostra volta, dobbiamo
essere capaci di aprire la porta blindata del nostro cuore per far
entrare Gesù e farlo rimanere con noi. “Ecco, sto alla porta e busso.
Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui,
cenerò con lui ed egli con me””31.
Non ricordo più dove, esiste un quadro che rappresenta questo
episodio. La porta non ha maniglia dall’esterno, ma è posta solo
all’interno. Gesù non entra di prepotenza, bussa, si annuncia. Se hai
il coraggio di aprire quella porta, vedrai che egli entrerà con una
dolce prepotenza e con altrettanta insistenza sarai tu a chiedergli di
non andare più via. “Resta con noi perché si fa sera”32; “Signore, da
chi andremo? Tu hai parole di vita eterna”33.
Cosa ci chiede il Signore?
Ora tocca a noi. Cosa ci chiede il Signore? E quale è la nostra
risposta? Come fare perché la nostra permanenza con il Signore
determini una svolta nella nostra vita?
Le domande fondamentali che spesso ci poniamo sono: “Chi sono
io?” – “Chi sono gli altri?” – “Chi è Gesù?”.
Potremo anche riuscire a dare una risposta a queste domande.
Resta solo da decidere se di natura biologica, genetica, storica,
filosofica. A volte è più facile dare una risposta impulsiva, immediata,
entusiastica o “di pancia”. Proviamo a dare alcune risposte. E
proviamo a pensare che Gesù rivolge a noi le domande: “La gente
chi dice che io sia?”34 e, di seguito: “Ma voi, chi dite che io sia?”35.
Proprio questo brano evangelico ci suggerisce un semplice esercizio
che può aiutarci a comprendere meglio noi stessi, gli altri e Gesù.
Esso è anche una utile traccia per un costante esame di coscienza
che ci sostenga nella progressiva evoluzione della nostra
personalità, anche spirituale.
Ci aiutiamo con uno schema che riporta alcune delle domande
fondamentali che spesso ci poniamo, ma anche altre che
frequentemente ignoriamo, volutamente o meno, e altre ancora alle
quali non abbiamo mai pensato.
31
32
33
34
35
Ap 3,20
Lc 24,29
Gv 6,68
cfr. Mt 16,13; Mc 8,27; Lc 9,18
cfr. Mt 16,15; Mc 8,29; Lc 9,20
Pagina 8
Ritiro per i giovani in preparazione al nuovo anno
“Maestro, dove abiti?” – “Venite e vedrete”
Dalla conoscenza…
IO
GLI ALTRI
GESU’
IO
Cosa dico di me stesso?
Cosa dicono gli altri di
me?
Cosa dice Gesù di me?
GLI ALTRI
Cosa dico degli altri?
Cosa dicono gli altri di se
stessi?
Cosa dice Gesù degli
altri?
GESU’
Cosa dico di Gesù?
Cosa dicono gli altri di
Gesù?
Cosa dice Gesù di se
stesso?
…all’esperienza
IO
GLI ALTRI
GESU’
IO
Cosa dico a me stesso?
Cosa mi dicono gli altri?
Cosa mi dice Gesù?
GLI ALTRI
Cosa dico agli altri?
Cosa si dicono gli altri?
GESU’
Cosa dico a Gesù?
Cosa dicono gli altri a
Gesù?
Cosa dice Gesù agli altri? Cosa dice Gesù a se
stesso (alla Chiesa)?
…alla testimonianza
GESU’
IO
GLI ALTRI
GESU’
Cosa vuole che dica a me Cosa vuole che dica agli Cosa vuole che dica a
stesso?
altri?
Lui?
Esame di coscienza
Testimonianza
Adorazione
(Vangelo)
(Carità)
(Preghiera)
Se vogliamo, come i discepoli del brano di Giovanni, fare esperienza
di Gesù, per giungere poi al culmine della testimonianza, è
necessario sforzarsi di guardare con gli occhi di Gesù e di parlare
con le sue parole; significa assumere Lui come fondamento,
riferimento e fine ultimo della nostra esperienza di chiamati. Significa
fare di Cristo il cuore del mondo.
Ho bisogno d'incontrarti nel mio cuore,
di trovare te, di stare insieme a te,
unico riferimento del mio andare,
unico sostegno tu, unica ragione tu,
al centro del mio cuore ci sei solo tu.
Anche il cielo gira intorno e non ha pace,
ma c'è un punto fermo: quella stella là,
la stella polare è fissa ed è la sola,
la stella polare tu, la stella sicura tu,
al centro del mio cuore ci sei solo tu.
Tutto ruota intorno a te, in funzione di te,
e poi non importa come, dove, se...
Che tu splenda sempre al centro del mio cuore,
il significato allora sarai tu,
quello che farò sarà soltanto amore,
unica ragione tu, la stella polare tu,
al centro del mio cuore ci sei solo tu.
(Canto “Stella polare”)
Esiste però un ulteriore passaggio, senza il quale l’esperienza con
Gesù è priva di significato. Dalla conoscenza, all’esperienza, alla
testimonianza, alla comunione. Non dimentichiamo che “…molte
volte e in diversi modi Dio ha parlato agli uomini per mezzo dei
profeti, ultimamente ha parlato a noi per mezzo del Figlio”36. Allora è
necessario fare un ulteriore salto di qualità. Occorre chiederci: cosa
dice Gesù a “quelli che scelse perché stessero con Lui”, ai suoi
eletti, ovvero alla Chiesa, perché lo dicano a me? Ecco quindi che è
36
Eb 1,1-2
Pagina 9
Ritiro per i giovani in preparazione al nuovo anno
“Maestro, dove abiti?” – “Venite e vedrete”
necessario partecipare alla vita sacramentale della Chiesa, in un
ascolto attento e fedele alla parola del Magistero, perché la salvezza
si realizza in comunità37.
Occorre fare questo con umiltà, ma anche con orgoglio e dignità. E’
Pietro stesso a suggerircelo: “Stringendovi a lui, pietra viva, rigettata
dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite
impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale,
per un sacerdozio santo…”38. E ancora: “Ma voi siete la stirpe eletta,
il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è
acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha
chiamati dalle tenebre alla sua ammirabile luce; voi, che un tempo
eravate non-popolo, ora invece siete il popolo di Dio…”39. La Chiesa
è il luogo, non solo fisico, nel quale abita Gesù. “Andarono
dunque…videro dove abitava e si fermarono con lui” 40 . Vogliamo
provarci anche noi?
Se proviamo realmente, senza infingimenti e senza barare, nel
segreto della nostra camera, a dare respiro e corpo a questi
interrogativi, probabilmente riusciremo a trovare la strada che da una
semplice conoscenza, ci conduce all’esperienza per spingerci alla
testimonianza fedele, coraggiosa e continua di quell’Uomo che un
giorno, sulle rive del lago, disse: “Venite e vedrete” 41 e che oggi,
sulle rive del nostro cuore, ci sorride e, tendendoci la mano, ripete a
noi lo stesso invito. Pronti a percorrere le strade della vita con la
Chiesa per dire al mondo, come Filippo a Natanaele: “Vieni e vedi”42
e, come Andrea a Simone: “Abbiamo trovato il Messia”43.
37
38
39
40
41
42
43
cfr. Ad gentes, decreto del CV II sull'attività missionaria della Chiesa, 7-12-1965
1Pt 2,4-5
1Pt 2,9-10
Gv 1,39
idem
Gv 1,46
Gv 1,41
Pagina 10