Seminario - Università degli studi di Pavia

Abitare/Corpo: 4 gradi d’intimità
Pavia, Santa Maria Gualtieri
Curatore Architetto Luca Micotti
Hestía: il luogo e il rito del desinare
La metafora analogica tra micro- e macro-cosmo, tra corpo umano e corpo costruito
dell'edificio attraversa l'intera storia delle teorie architettoniche, da Vitruvio a Le
Corbusier, da Filarete a Hugo Häring.
Abitare significa, anche, aver l'abitudine a un dato ambiente, al cui corpo il nostro è
"abituato"; un'abitudine per così dire "attiva": si abita "una" casa o "una" città, piuttosto
che "in un" luogo; e il progettare è un saper istituire la forma di tale rapporto, dal
momento che - Heidegger - «soltanto sapendo abitare si potrà costruire.»
Un momento intimo e rituale dell'abitare è certamente quello del pranzo, quello nel quale
il corpo si alimenta e in qualche misura si rigenera; ma è anche quello della convivialità,
del "Simposio", dello stare insieme, del conversare, della stasi, di una forma di riposo.
Nella Grecia classica, la dea Hestía presiedeva a questo momento rituale, anche alla scala
urbana: una koiné Hestía -banchetto comune - era allestita nella piazza in occasione delle
feste e dei ricevimenti delle ambascerie.
Divinità femminile, dea del centro, del focolare (a Roma diverrà Vesta) e dell'attesa,
Hestía era complementare a Hermês, il dinamico messaggero posto a protezione delle
soglie, dei trivi e quadrivi, dei viandanti, degli scambi, del commercio (a Roma diverrà
Mercurius e darà l'etimo alla parola "merce"), dei ladri.
In un'epoca di fast food in cui sovente non si pranza ma si rifornisce il corpo, in cui
costruiamo cucine rigorosamente separate dai luoghi della convivialità, in cui questa si
riduce spesso a uno scambio affrettato di notizie, in cui il televisore ha sostituito il
camino, occorre forse ripensare il rito del desinare, il luogo che l'accoglie e che esso
contribuisce a definire, i ritmi temporali, l'"abitudine" che ne abbiamo e il rapporto che il
nostro corpo ne riceve rispetto al corpo dell'architettura.
Architetto e professore ordinario presso il Politecnico di Milano, ha insegnato
"Progettazione", "Teoria e storia dei metodi di rappresentazione", "Storia della critica",
"Geometria" e "Rilievo". Ricerca prevalentemente nel campo della teoria dell'architettura
e della rappresentazione architettonica. Tra le sue opere: "Paesaggio, architettura" (1984),
"Laugier e la
dimensione teorica dell'architettura" (1990), "La questione architettura" (con R. Masiero,
1990), "I luoghi di Dedalo" (1991), "Kritéria" (1994), "Fondamenti della
rappresentazione architettonica" (1994), "Architectura ad vocem" (1996), "Stile" (con E.
Franzini, 1997). Ha pubblicato numerosi saggi sulla teoria, la storia e l'estetica
dell'architettura in opere collettive e riviste italiane e straniere. Su questi temi, ha tenuto
seminari e conferenze anche in Canada, Francia e Giappone, dove è stato più volte
visiting professor.
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