3 la valutazione degli effetti sul mercato del

Monitoraggio e valutazione degli effetti occupazionali del POR Calabria 2000-2006. Strumenti di analisi e piano di lavoro.
0 Introduzione
L’Università della Calabria ha ricevuto l’incarico di effettuare un lavoro di ricerca
finalizzato ad indicare le metodologie più idonee per realizzare un sistema di monitoraggio
del mercato del lavoro e di valutazione degli effetti occupazionali del POR Calabria. Il
risultato di questo incarico è stata la stesura del Primo Rapporto di Ricerca per
l’implementazione di un sistema di monitoraggio del mercato del lavoro e di valutazione
degli effetti occupazionali del POR Calabria (d’ora in poi Rapporto di Ricerca). Questo
documento presenta una sintesi del Rapporto di Ricerca, illustra alcune attività di ricerca in
corso di realizzazione e suggerisce i relativi sviluppi operativi.
Il Rapporto di Ricerca è composto da sedici capitoli e da un’appendice rivolti
principalmente alla messa a punto dei metodi, ma include numerosi spunti di riflessione e di
analisi economico-statistica, necessari per perseguire l’obiettivo di valutare e monitorare il
mercato nel lavoro in Calabria. Gli aspetti essenziali trattati nel lavoro sono i seguenti:

Analisi aggiornata del mercato del lavoro calabrese.

Indicazioni metodologiche per:
o
la raccolta dei dati e la creazione di un Sistema Informativo Statistico (S.I.S.)
regionale;
o
il corretto uso dei dati con specifica attenzione alle fonti informative non
appartenenti al Sistema Statistico Nazionale;
o
l’interconnessione tra diverse fonti al fine di estrarre un maggior numero di
informazioni rispetto a quelle che si otterrebbero facendo riferimento alle
singole fonti;

o
l’impiego di piani di campionamento;
o
la quantificazione della durata di permanenza nello stato di disoccupazione.
Indicazioni metodologiche quantitative (modelli macroeconometrici, analisi inputoutput) e qualitative (analisi dei casi studio) per valutare gli effetti del programma sul
mercato del lavoro in Calabria.

Prime valutazioni quantitative riguardanti:
Dipartimento di Economia e Statistica, Università della Calabria, Arcavacata di Rende (CS)
I
Monitoraggio e valutazione degli effetti occupazionali del POR Calabria 2000-2006. Strumenti di analisi e piano di lavoro.
l’impatto ex-post dei Fondi Strutturali sul processo di convergenza economica
o
e sul tasso di disoccupazione in cui si studia la posizione relativa della Calabria
rispetto alle altre regioni europee;
l’efficacia delle politiche formative regionali sull’occupabilità dei soggetti in
o
età lavorativa.
Dall’insieme dei contributi presenti nel Rapporto di Ricerca emergono le difficoltà e le
potenzialità dei metodi applicabili alla valutazione in tutte le fasi che caratterizzano il ciclo
della valutazione.
La sintesi che segue è così organizzata: nel primo paragrafo si presentano alcune brevi
annotazioni sulla dimensione relativa della disoccupazione in Calabria, mentre il secondo
paragrafo illustra una possibile spiegazione teorica delle distorsioni osservabili nel mercato
del lavoro regionale, tentando di individuarne le cause più rilevanti e fornendo specifiche e
motivate indicazioni di policy sui settori cui, in via prioritaria, dovrebbe essere indirizzata la
politica di sostegno. Nel terzo paragrafo è riprodotta una sintesi delle metodologie per
valutare l’impatto occupazionale dell’intervento pubblico, mentre nel quarto paragrafo si
descrive, sottolineandone l’importanza, il ruolo dei dati nel processo di valutazione di un
politica e si indicano alcune proposte operative utili per aggregare i dati disponibili. Il quinto
paragrafo discute della valutazione macroeconomica e del ruolo in Calabria dei Fondi
Strutturali,
proponendo
strumenti
diversi,
quali:
l’applicazione
di
un
modello
macroeconomico, l’analisi Input-Output, e la stima di modelli econometrici uniequazionali, di
cui si riportano, sinteticamente, alcuni risultati già conseguiti. Il sesto paragrafo propone,
come utile strumento di valutazione qualitativa dell’impatto dei fondi strutturali, l’analisi dei
casi studio, mentre l’ultimo paragrafo illustra i risultati di una verifica empirica, e le relative
attività in corso di realizzazione, riguardanti gli effetti delle politiche formative effettuate in
Calabria1.
1
In ogni caso per ulteriori aspetti ed approfondimenti specifici (ad es. metodologie statistiche) si rimanda ai
contributi presenti nel Rapporto di Ricerca.
Dipartimento di Economia e Statistica, Università della Calabria, Arcavacata di Rende (CS)
II
Monitoraggio e valutazione degli effetti occupazionali del POR Calabria 2000-2006. Strumenti di analisi e piano di lavoro.
1 LA DIMENSIONE RELATIVA DEL LIVELLO DI DISOCCUPAZIONE IN
CALABRIA
Nel corso degli ultimi 20 anni nell’Unione Europea il tasso di disoccupazione medio si
è attestato sempre al di sopra dell’8%. Attualmente, ci sono circa 14 milioni di disoccupati e il
tasso di occupazione rispetto alla popolazione in età lavorativa è del 62,1%. Come noto,
all’interno dell’Unione esiste, inoltre, un notevole squilibrio geografico nella distribuzione
dell’occupazione e della disoccupazione. Il tasso di disoccupazione varia a livello di Stato
membro dal 2% al 13,9%, con un rapporto da 1 a 7, mentre le differenze tra le regioni europee
oscillano dal 2,1% al 28,7%, con un rapporto da 1 a 14. Analogamente, il tasso di
occupazione degli Stati membri si colloca tra il 52,3% ed il 76,5%, mentre in numerose
regioni, situate nelle aree meridionali e periferiche dell’Unione Europea, il tasso di
occupazione si attesta al di sotto del 50% (Corte dei Conti, 2001; Commissione Europea,
2001). Questo breve accenno al contesto europeo conferma che la disoccupazione rimane un
problema localizzato in specifici paesi e, spesso, in specifiche regioni. L'Italia rappresenta il
caso più clamoroso per la presenza di ampie differenziazioni dei tassi di disoccupazione
regionali: l’ultimo rapporto Svimez (2002) mostra una variazione che va dal 2,6% del
Trentino Alto Adige al 25,7% della Calabria.
Per “dimensionare” il problema della disoccupazione in Calabria è sufficiente far
notare che la quota della forza lavoro in cerca di occupazione (26%) è maggiore della media
europea, della media delle regioni obiettivo 1, della media nazionale e meridionale, ed è
quattro volte più elevata di quella del Centro Nord. Nell’ambito delle regioni europee, la
Calabria occupa l’ultima posizione nella graduatoria ordinata in funzione crescente del tasso
di disoccupazione (cfr. capitoli 2 e 12 del Rapporto di Ricerca).
Infine, attraverso l’analisi dei dati di fonte ISTAT è possibile individuare le principali
trasformazioni che si sono realizzate negli ultimi dieci anni nel mercato del lavoro calabrese.
In sintesi, si può dire che i principali mutamenti hanno riguardato l’aumento della quota delle
donne in cerca di lavoro, la minore protezione dalla disoccupazione dei capifamiglia,
l’aumento dei disoccupati di lunga durata (per il 66% dei disoccupati la durata della ricerca di
un lavoro supera gli undici mesi) e di quelli con un titolo di studio medio-alto, anche se lo
“zoccolo duro” è rappresentato ancora dalle persone che hanno appena completato la scuola
Dipartimento di Economia e Statistica, Università della Calabria, Arcavacata di Rende (CS)
III
Monitoraggio e valutazione degli effetti occupazionali del POR Calabria 2000-2006. Strumenti di analisi e piano di lavoro.
dell’obbligo. Questi e altri aspetti rilevanti del mercato regionale sono discussi nel capitolo 2
del Rapporto di ricerca, in cui oltre a presentare alcune statistiche inedite sul mercato del
lavoro calabrese si pone l’attenzione sulla dimensione qualitativa dell’occupazione.
2 L’ORIGINE DEL PROBLEMA OCCUPAZIONALE IN CALABRIA: UNA
PROPOSTA ANALITICA
Il fenomeno occupazionale regionale è soggetto a diverse letture, una delle quali è
presentata nel primo capitolo del Rapporto di Ricerca. In sintesi, l’analisi della struttura
produttiva regionale permette di argomentare che la causa fondamentale della disoccupazione
si identifica nella mancanza di competitività del nostro sistema produttivo. Infatti, i dati
indicano che in Calabria è scarsa la presenza di attività produttive mobili, vale a dire quelle la
cui localizzazione non è determinata né dalla prossimità della domanda né da quella di
specifiche risorse naturali. Attualmente in Calabria gli occupati in attività produttive mobili
sono stimabili in circa 100 mila unità, corrispondenti a 5 occupati per ogni 100 residenti.
Ipotizzando un tasso di occupazione del 60 per cento, per ogni 100 abitanti dovremmo avere,
invece, circa 20 persone occupate in attività produttive mobili. Il rapporto 20/5 dà un’idea
indicativa della distanza che separa la Calabria da una situazione di equilibrio competitivo. Se
questo è lo scenario di riferimento dell’economia regionale allora è opportuno interrogarsi sul
contributo che il POR Calabria può dare alla crescita dell’occupazione2. L’idea di base è che i
fondi strutturali possono avere un impatto duraturo sull’occupazione in Calabria solo se
riescono ad aumentare in modo permanente la competitività del sistema produttivo calabrese e
ciò accade se gli interventi pubblici sostengono le attività produttive a mercato nazionale o
internazionale3. Solo in questo caso, infatti, si innesca un circolo virtuoso e si evitano
fenomeni di spiazzamento tipici quando si stimolano attività a mercato locale. I Fondi
Un’analisi della rilevanza attribuita dal POR Calabria all’obiettivo occupazionale è contenuta nel Capitolo 3, in cui le
politiche regionali sono discusse considerando le priorità del Patto Europeo per l’occupazione e sono analizzate in modo
trasversale considerando il peso che esse assumono in ciascun asse prioritario del POR.
2
3
La rilevanza dei settori che producono beni facilmente trasferibili è, peraltro, sottolineata dai modelli di crescita export-led
a cui si ispira il capitolo 4. Nel capitolo si focalizza l’attenzione sugli incentivi all’internazionalizzazione delle imprese
previsti nel POR Calabria e se ne propone una valutazione partendo dai Sistemi Locali del Lavoro.
Dipartimento di Economia e Statistica, Università della Calabria, Arcavacata di Rende (CS)
IV
Monitoraggio e valutazione degli effetti occupazionali del POR Calabria 2000-2006. Strumenti di analisi e piano di lavoro.
Strutturali dovrebbero rafforzare le specializzazioni nelle produzioni in cui la nostra regione
ha un vantaggio comparato, concentrando gli interventi sui punti critici della catena dei
vantaggi comparati. Le produzioni manifatturiere leggere, i servizi del terziario avanzato, i
servizi turistici rivolti a residenti al di fuori della Calabria rappresentano alcuni degli anelli di
questa catena in cui gli interventi a sostegno della competitività potrebbero avere maggiore
efficacia.
3 LA VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI SUL MERCATO DEL LAVORO: QUALI
METODOLOGIE?
La presentazione e la definizione del sistema di monitoraggio e di valutazione
dell’impatto sull’occupazione del POR Calabria 2000-2006 rendono necessario un breve
richiamo dei principali effetti che ci si aspetta che il POR abbia in Calabria e una sintesi delle
metodologie utili a valutarli. In via preliminare, occorre considerare che la valutazione di un
intervento è un’attività complessa, poiché interessa molteplici interazioni non sempre
rappresentabili tramite un semplice rapporto lineare di causa-effetto tra risorse e risultati.
Inoltre, molti interventi finalizzati all’occupazione prevedono obiettivi intermedi intangibili
che hanno effetti non solo economici ma incidono, altresì, sul comportamento dei soggetti
coinvolti in termini di cambiamenti organizzativi e culturali.
La Corte dei Conti nella relazione speciale sugli interventi strutturali a favore
dell’occupazione (Corte dei Conti, 2001), nel sottolineare la complessità di misurazione
dell’impatto occupazionale, distingue tra effetti diretti e indiretti. Tra i primi rientrano, per
esempio, gli incentivi all’assunzione e il sostegno agli investimenti produttivi, subordinati a
condizioni di creazione o di mantenimento di posti di lavoro. Nel caso degli aiuti agli
investimenti produttivi, gli effetti diretti sull’occupazione variano a seconda della natura
dell’investimento, del settore e del tipo di impresa sovvenzionata, nonché delle condizioni
relative alla creazione di posti di lavoro, da cui dipendono tali aiuti. Altri effetti
sull’occupazione sono più difficili da individuare, poiché sono indiretti e si manifestano solo a
medio e lungo termine. Spesso si tratta delle azioni di formazione a favore delle risorse umane
finalizzate al mantenimento o al miglioramento della capacità di inserimento professionale dei
beneficiari. Analogamente, si possono osservare effetti positivi a medio termine
Dipartimento di Economia e Statistica, Università della Calabria, Arcavacata di Rende (CS)
V
Monitoraggio e valutazione degli effetti occupazionali del POR Calabria 2000-2006. Strumenti di analisi e piano di lavoro.
sull’occupazione se all’incremento di produttività associata ai nuovi investimenti corrisponde
un incremento della scala produttiva dell’impresa. Nello schema 1 si sintetizza la complessa
rete di relazioni che si determina in presenza degli interventi previsti dal FESR
sull’occupazione.
Alla difficoltà di misurazione dell’impatto occupazionale, bisogna aggiungere che è
mancata in passato una letteratura di riferimento che tenesse conto della particolarità della
valutazione di interventi come quelli previsti dai Fondi strutturali, caratterizzati da obiettivi
multipli, contenuti multisettoriali, dimensione partenariale. Ciò ha fatto si che le informazioni
fornite dagli Stati membri alla Commissione, nell’ambito dei diversi piani, «fossero assai
disparate e non si prestassero, pertanto, ad essere analizzate sistematicamente»4.
A tal proposito, la Commissione ha avviato un’attività di ricerca finalizzata a costituire
un insieme coerente di metodi per affrontare il tema della valutazione nel contesto dei Fondi
strutturali. La proposta della Commissione si è concretizzata in un programma di insieme
intitolato MEANS - Methods of Evaluating Actions of a Structural Nature5 (Commissione
Europea, 1999). MEANS suggerisce di distinguere gli effetti di un dato intervento
sull’occupazione tra effetto lordo, effetto netto, effetti globali sull’offerta di lavoro ed effetti
sulla disoccupazione. La sintesi della metodologia proposta da MEANS per valutare l’impatto
del FESR sull’occupazione è riportata nello schema 2, in cui si considerano i suggerimenti
proposti dalla Corte dei Conti (2001)6.
4
Comunicazione della Commissione «Interventi strutturali comunitari e occupazione» [COM(96) 109 def. del 20.3.1996,
pag. 17].
Il programma MEANS è stato promosso dalla Direzione Generale XVI – Politica Regionale e Coesione. I contenuti
principali sviluppati nell'ambito del programma sono: l'elaborazione di una metodologia di supporto alla valutazione ex ante,
intermedia ed ex post; la presentazione dei diversi possibili metodi di valutazione e delle loro condizioni di impiego; la
definizione di un sistema di indicatori; la questione della valutazione tematica (e le relative metodologie); la predisposizione
di un glossario multi lingue con i principali concetti di valutazione, in modo da creare le basi per un linguaggio comune sulla
valutazione; la presentazione delle esperienze nazionali e comunitarie più significative. Relativamente alla valutazione
dell’impatto degli interventi sull’occupazione gli studi pubblicati dal gruppo di ricercatori MEANS si trovano in
Commissione Europea 1996a, 1996b e 1999 vol. 5.
5
6
Molto sinteticamente, si ricorda che per valutare gli effetti lordi occorre tener conto della distribuzione nel tempo degli
effetti e della qualità dei posti di lavoro, cioè se essi sono a tempo pieno o a tempo parziale. Per valutare gli effetti netti,
bisogna considerare l’effetto che si sarebbe prodotto in ogni caso, anche in mancanza dell’aiuto (cosiddetto effetto di «peso
morto»); l’effetto di trasferimento - effetto ottenuto in una zona ammissibile a svantaggio di un’altra zona ammissibile - e
l’effetto di sostituzione, che è quello ottenuto a favore di un destinatario e a danno di un altro soggetto non ammissibile. Per
valutare gli effetti globali sull’offerta di lavoro, bisogna considerare l’effetto derivante dall’aumento dei redditi e del
consumo (effetto moltiplicatore del reddito); dell’effetto «fornitore», cioè dell’effetto sulle imprese situate all’interno della
zona ammissibile, che forniscono beni e servizi alle imprese destinatarie dirette dell’aiuto; dell’effetto di fuga (effetto sulle
imprese situate all’esterno della zona ammissibile, che forniscono beni e servizi alle imprese destinatarie dirette dell’aiuto) e
Dipartimento di Economia e Statistica, Università della Calabria, Arcavacata di Rende (CS)
VI
Monitoraggio e valutazione degli effetti occupazionali del POR Calabria 2000-2006. Strumenti di analisi e piano di lavoro.
Ciò che emerge da questa discussione è che la valutazione è un’attività complessa e
qualunque metodologia proposta deve essere in grado di cogliere i diversi effetti che un
intervento esercita sull’occupazione. Si pone, pertanto, il problema di capire se esiste un
metodo di analisi che domina gli altri. La Commissione europea riconosce che “l’esperienza
di tutti questi anni di valutazione dimostra che non esiste un metodo di valutazione
universale” (Commissione Europea, 1999, vol.1), ma ogni politica regionale deve essere
valutata utilizzando l’approccio e il metodo che meglio si adatta alle sue specificità.
Gli approcci e le tecniche disponibili per valutare l’impatto occupazionale sono
numerosi7, ma la qualità del prodotto finale dipende dall’utilità delle informazioni prodotte e
da come si selezionano ed applicano i metodi. Bisogna, infatti, tener conto che la concreta
applicazione di un metodo presenta difficoltà sia di tipo metodologico (per esempio, non tutti
i metodi consentono di distinguere l’impatto occupazionale lordo da quello netto), sia di tipo
strettamente operativo (per esempio, alcune metodologie richiedono statistiche sistematiche a
livello territoriale ristretto). L’idea è che i metodi devono essere utilizzati in maniera
complementare e la scelta della combinazione finale dipende dal livello di intervento che si
prende in considerazione (per esempio, singola misura, asse prioritario, programma, ecc.),
dall’orizzonte temporale (breve, medio o lungo periodo), dal focus geografico della
valutazione (regionale, nazionale), dagli effetti addizionali che lo strumento riesce a cogliere
(effetto spiazzamento, sostituzione), dall’impatto che riesce a misurare (impatto dal lato della
domanda e/o dell’offerta), nonché dal tipo di valutazione di interesse (valutazione ex ante, in
itinere ed ex post) (Commissione Europea, 1996a).
dell’effetto di dislocazione, risultante dal trasferimento di un’impresa da una regione ad un’altra. Infine, per valutare gli
effetti sulla disoccupazione, è necessario porre attenzione sull’immigrazione e sull’emigrazione, nonché sui flussi di
lavoratori pendolari.
7
Per una rassegna dei principali strumenti di valutazione disponibili si rimanda a Commissione Europea (1999, vol.3),
Questo lavoro presenta l’obiettivo dello strumento, i casi in cui è preferibile utilizzarlo, la sua implementazione e
applicazione nell’ambito dei Fondi strutturali ed, infine, i suoi vantaggi e svantaggi.
Dipartimento di Economia e Statistica, Università della Calabria, Arcavacata di Rende (CS)
VII
Monitoraggio e valutazione degli effetti occupazionali del POR Calabria 2000-2006. Strumenti di analisi e piano di lavoro.
ELEMENTI ESPLICATIVI
Schema 1
1. Gli effetti diretti degli interventi a favore delle
infrastrutture sono innanzitutto legati all’attività di
costruzione. Si tratta in particolare della creazione
di posti di lavoro temporanei. Peraltro, possono
avere anche un nesso diretto con il risultato della
costruzione (nuovo personale responsabile del
funzionamento
e
della
manutenzione
delle
attrezzature cofinanziate). Gli effetti in causa si
situano all’inizio della «catena degli impatti» e
sono pertanto individuabili e quantificabili con
relativa facilità.
2. Gli effetti indiretti derivanti da un aumento della
competitività e della produttività grazie agli
investimenti nelle infrastrutture rappresentano
effetti a lungo termine, generati da meccanismi
complessi, che si situano praticamente alla fine
della «catena degli impatti» e sono pertanto
difficilmente individuabili e riconducibili ad
interventi specifici.
3. Il sostegno allo sviluppo del potenziale
endogeno
aumenta
l’apporto
di
capitale
immateriale e consente di aumentare l’efficacia e
la competitività delle imprese. Gli effetti in termini
occupazionali sulle imprese beneficiarie non sono
chiari. Inoltre, essi si situano alla fine della «catena
degli impatti» e sono pertanto difficilmente
individuabili e quantificabili. Al livello del
prestatore
Fonte: Corte dei Conti,2001
del
servizio,
l’effetto
diretto
sull’occupazione è piuttosto limitato. Si tratta
tuttavia di posti di lavoro di alto livello, che
presentano un potenziale globale di rilievo.
4. Lo sviluppo delle risorse umane origina effetti
multipli sulla competitività e l’occupazione. È
Dipartimento di Economia e Statistica, Università della Calabria, Arcavacata di Rende (CS)
-8-
opportuno rilevare che la principale differenza tra i
due tipi di effetti prodotti dal FESR e dall’FSE è
Monitoraggio e valutazione degli effetti occupazionali del POR Calabria 2000-2006. Strumenti di analisi e piano di lavoro.
Schema 2 – Aspetti ed effetti rilevanti di una politica sull’occupazione
Aspetti preliminari
Natura del lavoro
Aspetto geografico

Creato o mantenuto

Permanente o temporaneo

A tempo pieno o parziale

Di elevata o bassa qualità
Importante nel quadro degli effetti di
trasferimento, degli effetti di fuga, degli effetti
di dislocazione, degli effetti
dell’immigrazione, emigrazione e
pendolarismo
Aspetto temporale
Effetti a breve, a medio e a lungo termine.
Importante ai fini della valutazione del carattere
duraturo del lavoro
Effetti
Effetti diretti netti
= effetti diretti lordi – (effetti di trasferimento
+ effetti di sostituzione + effetti di “peso
morto”)
Effetti sull’offerta di
= effetti diretti + effetti moltiplicatori + effetti
lavoro
fornitori – effetti di fuga-effetti di dislocazione
Effetti sulla
= effetti sul tasso di attività + effetti
disoccupazione
sull’immigrazione + effetti
sull’emigrazione+effetti sul pendolarismo
Fonte: adattato da MEANS (1996a , 1996b e 1999) e Corte dei Conti (2001)
Dipartimento di Economia e Statistica, Università della Calabria, Arcavacata di Rende (CS)
IX
Monitoraggio e valutazione degli effetti occupazionali del POR Calabria 2000-2006. Strumenti di analisi e piano di lavoro.
4 LE FASI DI RACCOLTA, CONFRONTO E GESTIONE DEI DATI.
Partendo dalle indicazioni del programma MEANS della Commissione sintetizzate nel
precedente paragrafo, il sistema di monitoraggio proposto per la Calabria si pone come
obiettivo finale di considerare non un unico strumento di analisi, bensì l’idea è di prendere in
esame un insieme di metodologie da utilizzare nei processi di valutazione delle politiche
regionali. Tuttavia, un obiettivo strumentale è quello di individuare le necessarie tecniche di
raccolta, gestione, organizzazione ed elaborazione dei dati. Infatti, se da un lato la partizione
tra valutazione ex-ante, in itinere e valutazione ex-post permette di evidenziare le diverse
metodologie statistiche da utilizzare in ciascuna fase, dall’altro lato si sottolinea il fatto che le
tre fasi non sono logicamente separate ma, al contrario, interagiscono tra loro formando così il
processo di valutazione. Pertanto, prima di analizzare le fasi del processo di valutazione, si è
reso necessario, in via preliminare, evidenziare l’esistenza del problema connesso alla
disponibilità ed alla qualità statistica dei dati, nonché alla predisposizione di un sistema
integrato di gestione ed organizzazione delle informazioni.
E’ evidente che qualunque metodologia si voglia utilizzare per la valutazione di una
politica pubblica è indispensabile avere a disposizione le informazioni, relative all’oggetto
della valutazione e al contesto economico sociale, sia in una fase antecedente all’attivazione
della politica che nella fase successiva di applicazione concreta della stessa. Nella sezione due
del Rapporto di ricerca si attribuisce, pertanto, la giusta enfasi al fatto che non tutti i dati
disponibili sono utilizzabili con finalità statistiche8.
L’attività di ricognizione di tutte le fonti statistiche sul mercato regionale calabrese è
stata, quindi, distinta in tre fasi: raccolta, confronto e gestione. Nella fase di raccolta, si è
effettuata una classificazione delle fonti ufficiali e non, evidenziando gli aspetti dei dati di
interesse a fini valutativi (aggregazione geografica, aggregazione settoriale, periodicità, ecc.).
La classificazione delle fonti statistiche del mercato del lavoro calabrese è contenuta
nell’Appendice A del Rapporto di Ricerca. La seconda fase consiste nella realizzazione del
controllo sulla provenienza del dato. In particolare, tra coloro che forniscono i dati, bisogna
Si ricorda che la raccolta, l’organizzazione, la gestione e l’archiviazione dei dati deve essere effettuata seguendo delle
opportune procedure di codifica e definizioni di variabili, utilizzando appropriate tecniche di rilevazione dei dati e specifiche
metodologie statistiche per l’elaborazione e la sintesi dei dati raccolti affinché possano essere utilizzati nelle valutazioni
empiriche.
8
Dipartimento di Economia e Statistica, Università della Calabria, Arcavacata di Rende (CS)
X
Monitoraggio e valutazione degli effetti occupazionali del POR Calabria 2000-2006. Strumenti di analisi e piano di lavoro.
distinguere tra enti e/o organizzazioni pubbliche e/o private appartenenti al SISTAN (Sistema
Statistico Nazionale) e tutti gli altri. Infatti, per i primi si ha la certezza che tutte le attività di
rilevazione, elaborazioni, analisi, diffusione e archiviazione dei dati sono effettuate seguendo
delle precise procedure statistiche stabilite, verificate e controllate dagli organi preposti
(ISTAT). Si ritiene che per tutti gli altri enti ed organizzazioni non appartenenti al SISTAN
sia indispensabile, prima dell’utilizzazione a fini statistici, effettuare una valutazione sulla
definizione delle variabili coinvolte nell’analisi, sui metodi impiegati per la rilevazione e la
raccolta dei dati, sulle metodologie statistiche utilizzate nelle elaborazioni e nelle sintesi
effettuate, e sui metodi e le tecniche di archiviazione e di gestione dei dati adoperate. Tali
informazioni sono, usualmente, contenute nelle note metodologiche pubblicate insieme ai dati
statistici. Tali note forniscono la chiave di lettura dell’insieme dei dati e costituiscono il
presupposto conoscitivo per la scelta della metodologia più appropriata per la descrizione,
l’interpretazione e la stima del fenomeno in esame.
Questa attività, in corso di svolgimento, richiederà presumibilmente altri 3 mesi di
lavoro, pertanto potrebbe essere conclusa entro il 15 Settembre 2003.
Infine, la terza fase consisterà nella gestione, archiviazione ed organizzazione dei dati
statistici. Nel Rapporto di Ricerca (cfr. Capitolo 5) si pone in evidenza la rilevanza teoricometodologica di connettere, in una logica di sistema, le diverse fonti informative e le banche
dati di tipo amministrativo. In altre parole, al fine di evitare la proliferazione disordinata di
informazioni di varia natura e di qualità diseguale, spesso in apparente o effettiva
contraddizione, è indispensabile pensare alla creazione di Sistemi Informativi, cioè ad un
insieme di strumenti automatici di memorizzazione, scambio, acquisizione, elaborazione,
interrogazione e diffusione dell’informazione basati su architetture informatiche di tipo
database. In particolare, i Sistemi Informativi Statistici (S.I.S.), sono definibili come ampie
basi informative, generalmente costituite da diverse fonti di informazioni, strutturate e rese
disponibili in funzione del loro utilizzo per lo studio statistico di particolari fenomeni. In altre
parole, un S.I.S., attraverso l’utilizzo della tecnologia informatica del database, permette di
rappresentare dati provenienti da un gran numero di fonti con modalità di presentazione
omogenee, garantendo un’elevata rapidità di accesso. Gli aspetti generali e descrittivi dei
sistemi di archiviazione dei dati sono sintetizzati nel quinto capitolo del Rapporto di Ricerca,
mentre ci si propone di avviare la fase di realizzazione del sistema informativo finalizzato al
monitoraggio ed alla valutazione del mercato del lavoro regionale a partire dal 15 Settembre
Dipartimento di Economia e Statistica, Università della Calabria, Arcavacata di Rende (CS)
XI
Monitoraggio e valutazione degli effetti occupazionali del POR Calabria 2000-2006. Strumenti di analisi e piano di lavoro.
2003, ovvero dal termine della fase che permetterà di individuare le fonti statistiche
omogenee e, quindi, confrontabili tra loro.
Oltre all’individuazione delle fonti, ufficiali e non, di informazioni statistiche sul
mercato del lavoro regionale, si è posto l’attenzione (cfr Parte II del Rapporto) su un ulteriore
aspetto di estrema importanza per la realizzazione di un valido iter valutativo. Ci si riferisce al
controllo della qualità dei dati, il quale deve essere uno dei principali obiettivi dei produttori
di informazione statistica in modo tale da assicurare l’affidabilità dei dati per tutte le analisi
ed elaborazioni successive. Si evidenzia che per l’applicazione di alcune delle metodologie
proposte nel Rapporto di Ricerca sarà necessario effettuare delle rilevazioni ad hoc, con
appropriati e specifici questionari somministrati, al fine di minimizzare gli errori non
campionari, da personale esperto. L’esigenza relativa all’ampliamento dell’insieme
informativo deriva da una molteplicità di cause alcune delle quali vengono di seguito
evidenziate. In primo luogo, le fonti ufficiali spesso non presentano un elevato livello di
disaggregazione – geografica, settoriale, aziendale, individuale, ecc. - delle variabili rilevate,
né informazioni retrospettive sulle singole unità statistiche – ad esempio, la storia lavorativa,
oppure il percorso formativo degli individui in esame - indispensabile per l’applicazione di
talune metodologie (si vedano, ad esempio, le proposte relative alla valutazione ex-post
presente nella Parte III del Rapporto). In secondo luogo, per applicare i modelli macroeconometrici o l’analisi input-output alla realtà calabrese, le cui proposte sono presentate nella
Parte III del Rapporto, è necessario definire e rilevare nuove variabili economiche; infine, le
rilevazioni dirette sono il presupposto essenziale per implementare
le metodologie
campionarie, descritte nella Parte II del Rapporto.
Dipartimento di Economia e Statistica, Università della Calabria, Arcavacata di Rende (CS)
XII
Monitoraggio e valutazione degli effetti occupazionali del POR Calabria 2000-2006. Strumenti di analisi e piano di lavoro.
5 ALCUNE PROPOSTE DI ANALISI MACROECONOMICA
All’interno delle metodologie di valutazione delle politiche strutturali una di rilevante
interesse è l’analisi macroeconomica degli impatti. La letteratura propone numerose
metodologie di analisi per valutare l’impatto occupazionale degli interventi pubblici. In
particolare, si tratta di tecniche basate sulla stima econometrica di sistemi di equazioni,
oppure sulla stima di singole equazioni.
Per quanto riguarda l’analisi degli impatti attraverso sistemi multiequazionali, le
esperienze di ricerca diffuse in altri contesti territoriali, e che potrebbero essere replicate in
Calabria, sono i modelli macroeconometrici e le analisi input-output. Seppure i due approcci
siano tra loro diversi, essi hanno in comune un elevato grado di appealing, poiché descrivono
i sistemi economici tenendo conto delle interconnessioni tra diverse variabili economiche.
Questa caratteristica, nel caso dei modelli macroeconometrici, fa sì, per esempio, che il
risultato netto sull’occupazione indotto da una politica tenga conto di tutti i possibili effetti sul
mercato del lavoro. Nel caso, invece, delle analisi input-output la rappresentazione
multisettoriale dell’economia rende possibile la valutazione dell’effetto di una politica non
solo sull’occupazione totale, ma anche sui livelli occupazionali dei singoli settori economici.
I capitoli dieci e undici del Rapporto di Ricerca presentano questi due approcci
metodologici e forniscono alcune indicazioni utili per la loro implementazione al fine di
valutare l’impatto occupazionale del POR Calabria.
MOMACAL: un Modello MAcroeconometrico per la CALabria.
In linea con la filosofia di fondo del POR, il Modello MAcroeconometrico proposto per
valutare in CALabria (MOMACAL) l’impatto delle politiche strutturali pone particolare
attenzione alle dinamiche che agiscono dal lato dell’offerta. Questa scelta deriva dalla
consapevolezza che i modelli che considerano solo gli effetti dal lato della domanda
sottostimano l’impatto dell’intervento pubblico, soprattutto se l’analisi è riferita ad una
piccola economia regionale aperta, com’è quella calabrese. Infatti, in questi modelli, si tiene
conto solo degli effetti di breve periodo associati all’iniziale incremento della domanda
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XIII
Monitoraggio e valutazione degli effetti occupazionali del POR Calabria 2000-2006. Strumenti di analisi e piano di lavoro.
aggregata e si escludono gli effetti che incidono sulla crescita di lungo periodo e, in
particolare, quelli che, operando attraverso meccanismi di esternalità, interessano la
produttività totale dei fattori. Uno degli obiettivi della nuova programmazione regionale è di
puntare sulle variabili in grado di incidere sui comportamenti degli agenti cambiandone la
matrice degli incentivi e di generare processi non lineari di crescita. In sintesi, MOMACAL è
strutturato in modo da attribuire rilevanza analitica alle grandezze economiche (capitale
umano, infrastrutture, miglioramento dell’ambiente produttivo) che meglio catturano, dal lato
dell’offerta, i meccanismi di trasmissione dell’impatto macroeconomico di una politica.
La formulazione di MOMACAL fornisce una rappresentazione dell’economia
calabrese in quattro blocchi, considerando i settori che assumono un ruolo determinante negli
attuali conti economici regionali (settore pubblico, agricoltura, settori di beni a domanda
locale) e quelli dedicati alla produzione di beni facilmente trasferibili nello spazio, in quanto
si conviene (cfr. Capitolo 1 del Rapporto di Ricerca) che questi sono in grado di innescare
dinamiche di crescita di lungo periodo. Inoltre, il modello tiene conto dell’importanza per la
Calabria del commercio internazionale, della dimensione e delle caratteristiche dei settori
manifatturieri e dei servizi, della tecnologia di produzione, dei meccanismi di determinazione
del salario e dei prezzi e del funzionamento e della flessibilità del mercato del lavoro. Nella
sua formulazione più estesa, MOMACAL è composto da 35 equazioni e 13 identità contabili.
Tra i risultati determinabili da una stima di MOMACAL, i più significativi sono quelli
associati alla variazione della produzione e dell’occupazione regionale. Definendo uno
scenario di non intervento, i risultati possono essere confrontati con quelli relativi allo
scenario di intervento, in cui alcune variabili (stock di capitale umano, stock di capitale fisico,
progresso tecnico) subiscono variazioni esogenamente trainate dalle politiche strutturali.
Pertanto, e in modo analogo a quanto realizzato in altri studi sulla valutazione dei Fondi
Strutturali (Bradley J., Herce J.A., Modesto L. 1995; Christodoulakis e Kalyvitis S.C. 1998),
anche nel caso della Calabria si potrebbe avere una misura sintetica dell’impatto dei fondi
strutturali sulla produzione e sull’occupazione, espressa, per esempio, come variazione
percentuale di queste grandezze macroeconomiche rispetto ai valori che assumono
nell’equilibrio di non intervento.
In sintesi, la caratteristica fondamentale di MOMACAL, e più in generale di tutti i
modelli macroeconometrici, è quella di permettere la formulazione del quanto (di quanto si
riduce la disoccupazione in Calabra o di quanto aumenta la produzione in Calabria grazie
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XIV
Monitoraggio e valutazione degli effetti occupazionali del POR Calabria 2000-2006. Strumenti di analisi e piano di lavoro.
all’attuale ciclo di programmazione?). Tuttavia per essere affidabili e per poter sostenere
l’ipotesi che i modelli macroeconometrici “dominano” i modelli più semplici perché
aggregano e trattano in modo efficiente un enorme quantità di dati (Fair e Shiller 1987),
queste valutazioni devono essere rigorosamente fondate e basate su un ampio insieme
informativo. Trattandosi di un modello macroeconometrico regionale, MOMACAL sconta il
deficit di informazione statistica che caratterizza l’attuale contabilità economica regionale.
Nel capitolo 10 del Rapporto di Ricerca, in appendice, si riporta un elenco di variabili
necessarie per poter stimare il modello. Molte di queste variabili non sono disponibili. I
metodi per colmare questo vuoto sono essenzialmente due: da un lato, si potrebbe procedere a
rilevazioni ad hoc, dall’altro, si potrebbe regionalizzare le variabili disponibili solo a livello
nazionale.
La proposta di effettuare rilevazioni ad hoc, pur essendo più volte richiamata in questo
Rapporto di Ricerca, non è utile nel caso dell’implementazione di MOMACAL, poiché,
essenzialmente, si tratta di un modello basato su serie storiche. Pertanto, la procedura
percorribile per stimare un modello macroecometrico per la Calabria rimane quella della
regionalizzazione delle serie storiche nazionali. In tale direzione, nel mese di Giugno 2003 si
è iniziato a costruire un data-base da utilizzare nella stima di MOMACAL partendo dai dati
già disponibili presentati nell’Appendice A del Rapporto di Ricerca ed avviando la fase di
costruzione di quelli mancanti. L’impegno di lavoro per realizzare la base informativa è pari a
3 mesi uomo, mentre le successive fasi (specificazione del modello, stima, verifica statisticoeconometrica dei risultati, interpretazione degli stessi, stesura del rapporto di ricerca)
implicheranno un carico di lavoro equivalente a 6 mesi uomo.
L’analisi input-output.
La regionalizzazione dei dati potrebbe essere la procedura da seguire anche nelle
applicazioni dell’analisi input-output (I/O). Quest’ultima si basa sulle tavole di
interdipendenza settoriale di un’economia che, cambiando nel tempo, impongono continui
aggiornamenti delle matrice I/O. D’altra parte, utilizzando la tecnica I/O è possibile
quantificare in modo accurato l’aumento di occupazione indotto dagli incrementi esogeni di
domanda aggregata determinati dal POR Calabria, a condizione che i coefficienti di
produzione riflettano la tecnologia esistente nel sistema produttivo regionale. Il capitolo 11
del Rapporto di Ricerca si confrontano i vantaggi e gli svantaggi associati ai due diversi
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XV
Monitoraggio e valutazione degli effetti occupazionali del POR Calabria 2000-2006. Strumenti di analisi e piano di lavoro.
metodi di stima della matrice I/O regionale: il metodo diretto ha il vantaggio di sintetizzare in
modo accurato i meccanismi di funzionamento di un’economa, ma, basandosi su indagini
dirette, ha lo svantaggio di richiedere elevati costi e tempi di realizzazione. L’utilizzo del
metodo indiretto, invece, è di più immediata realizzazione, ma, basandosi sulla matrice I/O
nazionale, può presentare problemi di rappresentatività dei coefficienti di produzione nella
misura in cui non tiene conto delle differenze tra il sistema produttivo nazionale e quello
regionale (diversa specializzazione produttiva, grado di apertura agli scambi internazionali,
differenze relative dei prezzi, livello tecnologico). Considerando il trade-off tra affidabilità
delle stime e loro tempestività, l’analisi ex-ante ed ex-post dell’impatto del POR Calabria sul
livelli occupazionali regionali può essere effettuata ricorrendo al metodo indiretto, partendo
dall’esperienza dell’Irpet.
A tal fine, si sta realizzando una revisione delle matrici proposte dall’Irpet per altre
regioni e si stanno considerando, in particolare, diverse specificazioni della funzione di
produzione calabrese aggregata o per settori. Questa fase è stata realizzata utilizzando le
informazioni acquisite nel mese di Giugno 2003 da alcuni colloqui strutturati avuti con 38
testimoni privilegiati (6 rappresentanti di categoria, 3 docenti universitari, 3 agronomi, 1
ambientalista, 24 imprenditori, 1 ingegnere dei trasporti). I tempi stimati per avere una
matrice I/O per la Calabria utile per valutazioni ex-ante del ciclo di programmazione 20002006 e valutazioni ex-post per il periodo 1989-1999 è di circa 3 mesi a partire dal mese di
Settembre 2003.
Valutazione dell’impatto dei fondi Strutturali attraverso stime di modelli uniequazionali
Come ricordato in apertura di questo paragrafo, la valutazione macroeconomica delle
politiche strutturali può essere effettuata utilizzando l’approccio di stima di singole equazioni.
In questo caso si può approssimare il funzionamento di un’economia attraverso, per esempio,
una funzione di produzione aggregata, in cui accanto ai fattori produttivi tradizionali (capitale
fisico, lavoro) si considerano altri inputs ritenuti rilevanti dalla teoria economica (per es.
capitale umano, fattori istituzionali, progresso tecnico endogeno), oppure legati alle politiche
di intervento (per es. ammontare dei fondi erogati). Le specificazioni econometriche più
utilizzate in questo ambito di ricerca sono le equazioni à la Barro, in cui il ricercatore si pone
l’obiettivo di fornire un’evidenza empirica dell’impatto della politica sulla crescita di una
regione al netto degli effetti esercitati da altri fattori. Le valutazioni che ne derivano possono
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XVI
Monitoraggio e valutazione degli effetti occupazionali del POR Calabria 2000-2006. Strumenti di analisi e piano di lavoro.
essere sia di tipo ex-ante sia ex-post. Generalmente si tratta di applicazioni che si riferiscono
all’intera economia, sebbene sia possibile prevedere l’utilizzo di queste tecniche anche per
analisi di tipo settoriale.
Una prima verifica dei processi di convergenza economica in Europea è stata
realizzata considerando il periodo 1989-1999. L’analisi suggerisce che i fondi strutturali in
media contribuiscono ad accelerare tale processo, sebbene i risultati siano diversi a seconda se
l’analisi è riferita ai confronti tra paesi, oppure tra regioni. Le stime dei modelli di crescita
condizionata, infatti, indicano che il tasso di convergenza è maggiore tra paesi rispetto a
quello osservabile a livello di regioni. Inoltre, dalla verifica del comportamento delle regioni
europee per il periodo 1989-1999 è possibile estrapolare le dinamiche di lungo periodo della
Calabria. In sintesi, ponendo il dato medio europeo pari a 100, emerge che il reddito procapite medio della Calabria ad inizio periodo è pari a 59. Ripetendo l’analisi in un’equazione
dinamica che include gli impegni di spesa dei fondi strutturali si ottiene che nel lungo periodo
il reddito pro-capite della Calabria sarà pari 60, ovvero di poco superiore a quello attuale. Tale
verifica è soggetta ad approfondimenti, alcuni dei quali sono in corso di realizzazione e
riguardano la verifica della robustezza di queste evidenze econometriche quando l’analisi è
ripetuta a livello settoriale. L’ipotesi di lavoro da verificare è se esistono nella nostra regione
settori economici che più di altri risultano essere sensibili alla spesa strutturale. Questa fase
dell’attività di ricerca si prevede di concluderla entro il 30 Novembre 2003. Inoltre, si
prevede di approfondire lo studio quando inizieranno ad essere disponibili i dati del nuovo
ciclo di programmazione e quando sarà possibile distinguere tra fondi impegnati e fondi spesi.
Un’ulteriore applicazione dell’approccio unieqauzionale è contenuta nel capitolo 12 in
cui si stima per il periodo 1995-1997 l’impatto delle politiche strutturali sul tasso di
disoccupazione, sulla capacità occupazionale e sulla crescita delle regioni europee. Sebbene
sia una valutazione soggetta ad approfondimenti e da replicare su un arco temporale più
lungo, l’analisi econometrica fornisce prime evidenze empiriche del ruolo dei fondi
strutturali; si mostra, infatti, che in media le politiche strutturali riducono la disoccupazione ed
aumentano il tasso di crescita economica regionale.
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XVII
Monitoraggio e valutazione degli effetti occupazionali del POR Calabria 2000-2006. Strumenti di analisi e piano di lavoro.
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L’ANALISI
DI
CASI-STUDIO
PER
LA
VALUTAZIONE
EX-POST
DELL’IMPATTO DEI FONDI STRUTTURALI DAL 1994 AL 2006
Accanto alle valutazioni quantitative degli effetti occupazionali del POR Calabria, di
sicuro interesse sono anche le valutazioni qualitative, di cui l’analisi dei casi studio
rappresenta l’approccio più utilizzato. Si tratta di un metodo di valutazione di natura
“qualitativa” orientato a individuare i “meccanismi” che generano determinati impatti e a
capire come ha operato o sta operando un particolare programma di interventi. Si applica
normalmente in situazioni nuove, nell’analisi dei programmi pilota, nelle politiche basate su
logiche partenariali, e nei casi in cui “il successo” di una policy dipende dalla “situazione
specifica”, ossia dal contesto inteso in senso ampio. L’oggetto specifico di un caso-studio può
riguardare una politica, un programma, un asse di intervento, una misura o un progetto.
L’obiettivo, in senso generale, è di ricostruire il processo di progettazione, rilevare i
cambiamenti qualitativi e quantitativi riconducibili alla realizzazione dell’intervento, oltre che
gli effetti attesi e inattesi, positivi e negativi, materiali e immateriali, individuando le cause
determinanti e i nessi causali.
Limitandoci a ricordare che lo studio di casi è un metodo di lavoro di tipo “induttivo”e
bottom-up, si rimanda, per gli approfondimenti dell’approccio, al capitolo 13, in cui si
indicano, a mò di esempio, due possibili ambiti di impiego della metodologia nel processo di
analisi degli impatti occupazionali degli interventi previsti dalla programmazione dei Fondi
Strutturali in Calabria. In dettaglio, il capitolo fornisce una puntuale griglia di lavoro per
analizzare gli effetti degli interventi a livello territoriale attraverso il caso dei Progetti
Integrati Territoriali (PIT) e a livello settoriale attraverso la disamina delle operazioni
realizzate con la Misura 3.1 “Aiuti agli investimenti turistici” nell’ambito del Programma
Operativo Plurifondo 1994-1999.
7 LA VALUTAZIONE DELLE POLITICHE FORMATIVE IN CALABRIA
Un aspetto di sicuro interesse nella valutazione ex-post del POR Calabria è l’impatto
delle politiche formative sull’occupabilità in Calabria. Alcune delle metodologie presenti in
letteratura, inerenti tale aspetto, vengono descritte nella Parte IV del Rapporto9 e una
preliminare verifica empirica sui dati individuali cross section è riportata nel capitolo sedici
La parte IV del Rapporto analizza le politiche sulla formazione in Calabria e dedica, tra l’altro, un capitolo sulla rilevanza
teorica dell’intervento pubblico a sostegno degli investimenti in capitale umano.
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Monitoraggio e valutazione degli effetti occupazionali del POR Calabria 2000-2006. Strumenti di analisi e piano di lavoro.
dello stesso Rapporto. La fonte dei dati di questa verifica econometrica è
l’Indagine
Trimestrale sulle Forze di Lavoro condotta dall’ISTAT nel mese di Ottobre del 2001. Com’è
noto, l’indagine trimestrale sulle forze di lavoro cerca di ricavare informazioni sulle
condizioni professionali di ciascun componente di ogni famiglia. Queste informazioni
riguardano: il titolo di studio, il tipo di attività svolta, l’eventuale partecipazione a corsi di
formazione durante diversi periodi della vita, la durata dell’occupazione ed il settore in cui
l’individuo opera. Inoltre, l’indagine contiene una serie di domande specifiche per gli
individui che non lavorano, che servono ad individuare esattamente quanti di questi lavoratori
sono effettivamente disoccupati e quanti, invece, non cercano costantemente lavoro e fanno
parte della categoria dei lavoratori scoraggiati.
La consistenza del campione oggetto d’indagine relativo alla regione Calabria è
composto da 9309 individui, ma, per le nostre stime, non sono presi in esame 1684 individui
perché di età inferiore ai 16 anni e 1569 perché di età superiore ai 64 anni. Il campione rimane
così composto da 6056 individui. Di questi, 2527 individui sono occupati, mentre i
disoccupati sono 1078 e la restante parte (2451) è classificabile come non forza lavoro.
L’applicazione di due modelli Logit permette di individuare quali sono le
caratteristiche degli individui che decidono di partecipare ai corsi di formazione regionali e di
realizzare una preliminare valutazione sull’effetto che la formazione ha avuto sulla probabilità
occupazionale individuale. Dai risultati ottenuti si evidenzia che in Calabria la partecipazione
ai corsi di formazione sembra essere reputata necessaria dai lavoratori con un elevato titolo di
studio e non dalle persone che hanno una bassa istruzione e che rappresentano, invece, la
maggioranza della forza lavoro. In base alle stime Logit implementati per la Calabria e dal
confronto con la Lombardia, l’ipotesi della presenza di miss match e over education sembra
essere la più verosimile. Si evidenzia, inoltre, la necessità di effettuare un’analisi approfondita
ed immune da distorsioni da selezione, degli effetti della formazione professionale sul
mercato del lavoro calabrese. La possibilità di effettuare tale analisi risiede ovviamente nella
possibilità di avere accesso a dati specifici e di mettere in atto metodologie adeguate. Infatti,
nell’analisi metodologica effettuata (cfr cap. 15 del Rapporto di Ricerca) si è messo in luce la
possibilità di ovviare ai problemi di selezione mediante l’utilizzo di dati panel o attraverso
sofisticate tecniche di matching. Nel caso particolare della formazione, i dati ISTAT non sono
idonei sia perché non permettono di identificare con esattezza la tipologia del corso seguito e
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Monitoraggio e valutazione degli effetti occupazionali del POR Calabria 2000-2006. Strumenti di analisi e piano di lavoro.
la sua cadenza temporale, sia perché non contengono informazioni sulle effettive
caratteristiche socio-economiche dei soggetti esaminati.
Poiché gli approfondimenti del ruolo in Calabria delle politiche formative
rappresentano uno degli aspetti prioritari nel sistema di monitoraggio dell’impatto
occupazionale del POR Calabria, si è inteso avviare un’indagine diretta finalizzata a
raccogliere informazioni quali-quantitative sulla formazione professionale in Calabria. Le
informazioni che si raccoglieranno saranno utilizzate in modo complementare a quelle rese
disponibili dalle fonti ufficiali. La fase di verifica dell’affidabilità del questionario è stata
realizzata nel periodo 15 Giugno - 10 Luglio 2003 ed ha interessato 50 individuati residenti
nelle province di Catanzaro, Crotone e Cosenza che nel periodo 1995-2000 hanno frequentato
un corso di formazione finanziato con fondi comunitari. Attualmente si sta calibrando il
questionario effettuando alcune modifiche ed integrazioni. L’idea è di estendere l’analisi su
tutto il territorio regionale a partire dall’1 Settembre 2003 e per la durata di 4 mesi. Il
fabbisogno finanziario per realizzare questa attività, dovrà coprire i costi di progettazione
finale del progetto, quelli relativi alla somministrazione dei questionari, che si prevede di far
realizzare a dieci rilevatori (due per provincia), e le spese di elaborazione econometrica dei
dati.
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Monitoraggio e valutazione degli effetti occupazionali del POR Calabria 2000-2006. Strumenti di analisi e piano di lavoro.
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