Sete di Parola
XXIX Settimana del Tempo Ordinario
dal 19 al 25 Ottobre 2014
Vangelo del giorno
Commento
Preghiera
Impegno
Domenica 19 ottobre 2014
GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE - Oggi c’è ancora
moltissima gente che non conosce Gesù Cristo. Rimane perciò di grande
urgenza la missione ad gentes, a cui tutti i membri della Chiesa sono chiamati
a partecipare, in quanto la Chiesa è per sua natura missionaria: la Chiesa è
nata “in uscita”. La Giornata Missionaria Mondiale è un momento privilegiato
in cui i fedeli dei vari continenti si impegnano con preghiere e gesti concreti
di solidarietà a sostegno delle giovani Chiese nei territori di missione. Si tratta
di una celebrazione di grazia e di gioia. Di grazia, perché lo Spirito Santo,
mandato dal Padre, offre saggezza e fortezza a quanti sono docili alla sua
azione. Di gioia, perché Gesù Cristo, Figlio del Padre, inviato per evangelizzare il mondo, sostiene e
accompagna la nostra opera missionaria. Cari fratelli e sorelle, in questa Giornata Missionaria
Mondiale il mio pensiero va a tutte le Chiese locali. Non lasciamoci rubare la gioia
dell’evangelizzazione! Vi invito ad immergervi nella gioia del Vangelo, ed alimentare un amore in
grado di illuminare la vostra vocazione e missione. Vi esorto a fare memoria, come in un
pellegrinaggio interiore, del “primo amore” con cui il Signore Gesù Cristo ha riscaldato il cuore di
ciascuno, non per un sentimento di nostalgia, ma per perseverare nella gioia. Il discepolo del
Signore persevera nella gioia quando sta con Lui, quando fa la sua volontà, quando condivide la
fede, la speranza e la carità evangelica. A Maria, modello di evangelizzazione umile e gioiosa,
rivolgiamo la nostra preghiera, perché la Chiesa diventi una casa per molti, una madre per tutti i
popoli e renda possibile la nascita di un nuovo mondo.
PAPA FRANCESCO
Liturgia della Parola
Is 45,1.4-6; Sal 95; 1Ts 1,1-5b; Mt 22,15-21
LA PAROLA DEL SIGNORE
… È ASCOLTATA
In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come
cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi. Mandarono dunque da lui i propri
discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e
insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché
non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no,
pagare il tributo a Cesare?». Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose:
«Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo».
Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e
l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro:
«Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di
Dio».
… È MEDITATA
Proprio un bel tranello! Ma il nostro
Maestro ? come sempre ? non si
lascia imbrigliare nelle maglie strette
dei ricatti dei suoi oppositori. Dopo le
tre parabole sull'accoglienza e il rifiuto
di Gesù, il racconto di Matteo ci
propone una serie di dispute in cui i
farisei, i sadducei e gli erodiani
sottopongono al Rabbì di Nazareth
alcune delle questioni più scottanti del
momento. Sia chiaro: a nessuno
interessa il Suo parere, vogliono solo
trovare il pretesto per puntare il dito
contro di Lui. Un tranello, dicevo. In
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qualunque modo Gesù avesse
risposto alla domanda maliziosa dei
farisei e degl'erodiani, si sarebbe
tirato la zappa sui piedi. Se avesse
risposto che è lecito pagare il tributo a
Cesare, avrebbe perso tutta la
simpatia delle folle e soprattutto
sarebbe stato accusato d'infedeltà
verso il Dio di Israele che è l'unico
che deve essere servito (leggi
Deuteronomio 6,4-13). Se avesse
invece risposto che non è lecito
pagare il tributo, avrebbe sollevato le
autorità romane e la relativa accusa di
ribellione e di istigazione delle folle
contro il potere costituito. Insomma:
Gesù si trova in un bel pasticcio! Ma
la risposta di Gesù è completamente
inattesa e disarmante. Il Rabbì evita
brillantemente di scivolare nelle
pieghe del tranello, supera la logica
dello schieramento e porta i suoi
interlocutori a fare un passo indietro.
Gesù chiede una moneta. Qual'è
l'immagine stampata su di essa? Chi
è il proprietario? Cesare! Ok, è roba
sua, restituitela a Lui. E fino a qui mi
sembra un ragionamento evidente. E'
sulla seconda parte della risposta che
troviamo invece tutta la carica
profetica di Gesù: “a Dio quello che è
di Dio”. La Sua preoccupazione è
tutta tesa nel fare emergere il primato
di Dio. In nessuna situazione politica
lo stato può erigersi a valore assoluto.
Nessun uomo di potere può arrogarsi
i diritti di Dio o sostituirsi alla
coscienza degli uomini. L'autorità di
Cesare è sulla circonferenza della
moneta, perché lì è la sua immagine.
Il primato di Dio è sul cuore dell'uomo,
perché lui è la Sua immagine. Il
tesoro di Cesare sono le sue monete.
Il tesoro del Dio Vivente è il nostro
cuore.
---------------------------------------------È a Dio, per nostra fortuna, che noi
apparteniamo. A nessun altro! Creati,
scolpiti a Sua immagine, ci realizziamo
solo consegnandoci a Colui di cui
portiamo il sigillo. Oggi mi fermo a
contemplare questa verità: "Sono a
immagine e somiglianza tua Signore!”
… È PREGATA
Che io non appartenga a nessuna altro. Nemmeno a me stesso. Perché solo
restituendomi a te io divento quello che sono: splendore del tuo riflesso.
… MI IMPEGNA
La gioia del Vangelo che riempie la vita della comunità dei discepoli è una
gioia missionaria: tutti siamo chiamati a questa nuova “uscita” missionaria. In
tutti i battezzati, dal primo all’ultimo, opera la forza santificatrice dello Spirito
che spinge ad evangelizzare. Ogni cristiano è missionario nella misura in cui si
è incontrato con l’amore di Dio in Cristo Gesù; non diciamo più che siamo
“discepoli” e “missionari”, ma che siamo sempre “discepoli-missionari”. Ora
che la Chiesa desidera vivere un profondo rinnovamento missionario, c’è una
forma di predicazione che compete a tutti noi come impegno quotidiano. Si
tratta di portare il Vangelo alle persone con cui ciascuno ha a che fare, tanto ai
più vicini quanto agli sconosciuti. È la predicazione informale che si può
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realizzare durante una conversazione ed è anche quella che attua un missionario
quando visita una casa. Essere discepolo significa avere la disposizione
permanente di portare agli altri l’amore di Gesù e questo avviene
spontaneamente in qualsiasi luogo, nella via, nella piazza, al lavoro, in una
Papa Francesco
strada.
Lunedì 20 ottobre 2014
Liturgia della Parola
Ef 2,1-10; Sal 99; Lc 12,13-21
LA PAROLA DEL SIGNORE
… È ASCOLTATA
In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che
divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice
o mediatore sopra di voi?». E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da
ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende
da ciò che egli possiede». Poi disse loro una parabola: «La campagna di un
uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che
farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i
miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i
miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per
molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa
notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi
sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».
… È MEDITATA
Gesù torna a mostrare quale
dev'essere
l'atteggiamento
dei
discepoli verso i beni della terra. Lo
spunto è offerto da un uomo che
chiede a Gesù di intervenire perché
due fratelli dividano equamente
l'eredità. Egli si rifiuta di intervenire.
Non è maestro di spartizioni. Egli è
maestro della Parola di Dio.
Interviene perciò non sull'eredità ma
sul cuore degli uomini. Del resto è nel
cuore dei fratelli che si annida il
problema, non nelle cose che
debbono dividersi. I cuori dei due
fratelli erano appesantiti dal desiderio
del denaro e soggiogati dall'avarizia;
in un simile terreno non possono che
germogliare divisioni e lotte. Paolo
scrive a Timoteo: "l'avarizia è la
radice di tutti i mali". Gesù lo spiega
con la parabola del ricco stolto.
Quest'uomo ricco credeva che la
felicità si ottenesse accumulando beni
sulla terra. Nella sua vita - è la logica
dell'avaro - non c'era spazio per gli
altri, perché la vita consisteva
nell'accumulare beni esclusivamente
per sé. Il ricco aveva però dimenticato
l'essenziale: nessuno è padrone della
propria vita. E la felicità non sta nel
possesso dei beni ma nell'amare Dio
e i fratelli.
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Trovandomi qui, in questo luogo, vicino
a questo cimitero, trovo da dire soltanto:
la guerra è una follia. Mentre Dio porta
avanti la sua creazione, e noi uomini
siamo chiamati a collaborare alla sua
opera, la guerra distrugge. Distrugge
anche ciò che Dio ha creato di più bello:
l’essere umano. La guerra stravolge
tutto, anche il legame tra i fratelli. La
guerra è folle, il suo piano di sviluppo è
la distruzione: volersi sviluppare
mediante la distruzione! La cupidigia,
l’intolleranza, l’ambizione al potere…
sono motivi che spingono avanti la
decisione bellica, e questi motivi sono
spesso giustificati da un’ideologia. La
guerra non guarda in faccia a nessuno:
vecchi, bambini, mamme, papà… “A me
che importa?”. Sopra l’ingresso di questo
cimitero, aleggia il motto beffardo della
guerra: “A me che importa?”. Tutte
queste persone, che riposano qui,
avevano i loro progetti, avevano i loro
sogni…, ma le loro vite sono state
spezzate. Perché? Perché l’umanità ha
detto: “A me che importa?”.
Papa Francesco al Sacrario di Redipuglia
… È PREGATA
Signore Gesù, insegnami a non riporre mai la fiducia nelle ricchezze di questo
mondo in modo tale che al temine della mia vita possa essere trovato ricco
dell’unico vero bene: il tuo amore. Amen.
… MI IMPEGNA
Quelli che pensano di possedere qualche cosa quaggiù, più che possederla, ne
sono posseduti; e quelli che si lasciano guidare dall’amor proprio sono
prigionieri di se stessi.
( dall’Imitazione di Cristo )
Gesù, aiutami a sentire il grido dei poveri. Fa' che m'interpellino, che mi
scuotano dalla mia compiacenza comoda e mi spingano ad un'azione d'umile
servizio nel tuo nome.
Martedì 21 ottobre 2014
Liturgia della Parola
Ef 2,12-22; Sal 84; Lc 12,35-38
LA PAROLA DEL SIGNORE
… È ASCOLTATA
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: « Siate pronti, con le vesti strette ai
fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone
quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano
subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in
verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà
a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà
così, beati loro!»
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… È MEDITATA
Il sonno è il vero pericolo, l'ostacolo
alla pienezza, la trappola quotidiana.
Non il sonno che stai provando in
questo uggioso martedì di ottobre,
amico lettore, pensando magari a
quanto lontano siano le vacanze. Il
pericolo è il sonno della coscienza e
dell'anima, quel sonno che ti fa
credere che, in fondo, è tutto a posto,
e che viviamo nel migliore dei mondi
possibili. Il sonno che ti abitua e ti fa
pensare che le guerre ci saranno
sempre, le carogne in ufficio anche,
che il sistema è inarrestabile, che
occorre arrendersi all'evidenza... E
tutti i sogni che avevi nella testa di
adolescente arrabbiato, sogni ingenui,
certo, ma pur sempre sogni, quelli
che avevi quando ti sei sposato o
facevi servizio all'oratorio, li guardi
con un sorriso di compatimento. Il
sonno ci uccide, amici, quello che ci
fa abituare alla fede, convinti che
ormai il Signore è terribilmente in
ritardo e che - se tornerà - non sarà
certo nei prossimi decenni. Guai alla
vita assonnata, guai alla vita che si
ripete e ci costringe, ci spegne
lentamente nella banalità e nella
tristezza. Per restare svegli abbiamo
bisogno della preghiera e della
comunità. Ecco perché leggiamo a
lungo la Parola, per tenerci svegli
dentro,
per
crescere
insieme.
Aiutiamoci, amici, che Dio ci sia
sempre pungolo e stimolo, desiderio e
inquietudine, finché non verrà, forse
nel cuore della notte, e ceneremo con
lui. Ecco un buon proposito per oggi:
restiamo svegli.
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Vivere alla presenza del ritorno di
Gesù, dell'abbraccio finale, significa
fin d'ora cambiare la nostra vita,
orientarla verso il Signore, far
diventare la nostra vita una veglia
nella notte, rendersi conto che la
nostra tenda non è piantata per
sempre su questa terra, ma che altre
terre ci aspettano. Sì, Qualcuno ci
aspetta, oltre il salto, Qualcuno ci
abbraccerà, se lo desideriamo come
un'arsura già da questa vita. Sì,
aspettiamo la beata speranza del
ritorno del Signore Gesù.
… È PREGATA
Nella notte, o Dio, noi veglieremo Con le lampade, vestiti a festa. Presto
arriverai e sarà giorno.
Signore Gesù, fa’ che la lampada della fede rimanga accesa e l’amore arda
sempre nel mio cuore, perché nel giorno della tua venuta sia pronto ad
accoglierti, dopo averti atteso e desiderato per tutta la vita. Amen.
… MI IMPEGNA
Il Signore Gesù è davvero il centro di tutta quanta la tua vita? La risposta più
credibile sarà quella che riuscirai a dare ogni giorno con la tua stessa vita!
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Mercoledì 22 ottobre 2014
San Giovanni Paolo II, papa( dal 22/10/1978 al
02/04/2005 ).
Wadowice, Cracovia, 18 maggio 1920 - Vaticano, 2 aprile 2005
Nato a Wadovice, in Polonia, è il primo papa slavo e il primo Papa non
italiano dai tempi di Adriano VI. Nel suo discorso di apertura del pontificato
ha ribadito di voler portare avanti l'eredità del Concilio Vaticano II. Il 13
maggio 1981, in Piazza San Pietro, anniversario della prima apparizione
della Madonna di Fatima, fu ferito gravemente con un colpo di pistola dal
turco Alì Agca. Al centro del suo annuncio il Vangelo, senza sconti. Molto importanti sono le sue
encicliche, tra le quali sono da ricordare la "Redemptor hominis", la "Dives in misericordia", la
"Laborem exercens", la "Veritatis splendor" e l'"Evangelium vitae". Dialogo interreligioso ed
ecumenico, difesa della pace, e della dignità dell'uomo sono impegni quotidiani del suo ministero
apostolico e pastorale. Dai suoi numerosi viaggi nei cinque continenti emerge la sua passione
per il Vangelo e per la libertà dei popoli. Ovunque messaggi, liturgie imponenti, gesti
indimenticabili: dall'incontro di Assisi con i leader religiosi di tutto il mondo alla preghiere al
Muro del pianto di Gerusalemme. Così Karol Wojtyla traghetta l'umanità nel terzo millennio. La
sua beatificazione ha luogo a Roma il 1° maggio 2011.
Liturgia della Parola
Ef 3,2-12; Sal Is 12,2-6; Lc 12,39-48
LA PAROLA DEL SIGNORE
… È ASCOLTATA
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: « Cercate di capire questo: se il
padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe
scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non
immaginate, viene il Figlio dell’uomo». Allora Pietro disse: «Signore, questa
parabola la dici per noi o anche per tutti?». Il Signore rispose: «Chi è dunque
l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua
servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il
padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a
capo di tutti i suoi averi. Ma se quel servo dicesse in cuor suo: «Il mio padrone
tarda a venire» e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a
bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se
l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte
che meritano gli infedeli. Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non
avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello
invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne
riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato
molto, sarà richiesto molto di più».
… È MEDITATA
Gesù è esplicito, nel brano di Vangelo
che abbiamo letto, e si rivolge proprio
a chi, come noi, è diventato
discepolo. Ci dice amichevolmente: ti
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ho cercato, mi sono rivelato, ho
aperto il tuo cuore, l'ho inondato di
luce, ti perseguito con i miei benefici,
mi sei prezioso, ti circondo di segni,
sappilo. Che ne facciamo del tesoro
scoperto nel campo, come gestiamo
la nostra vita spirituale? Abbiamo
poco tempo? È passata la crisi
mistica? È troppo difficile credere
nella mia città e accampo mille scuse
per non dedicare del tempo
all'essenziale? Il Signore dona tutto
se stesso. Ma chiede altrettanto.
Dona senza misura. Ma chiede lo
stesso afflato, lo stesso desiderio, la
stessa generosità... Questo perché il
nostro Dio è un amante passionale e
geloso come ha potuto sperimentare
Israele, buono ma non bonaccione,
un Padre e non un Babbo Natale, un
fuoco divorante, non una tiepida
cenere. Stiamo attenti e desti, come
dicevamo ieri, a non gettare alle
ortiche la nostra dignità, non
facciamoci prendere da inutili ansie,
ovvio, ma rispondiamo con verità e
gioia alla chiamata del Signore
perché a chi ha ricevuto sarà chiesto
molto di più; la fede non diventi un
nido in cui rifugiarci, né un paravento
dietro cui nasconderci aspettando un
premio, ma un pungolo e uno stimolo
per prendere sul serio un Dio che ci
prende sul serio.
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Molti santi, pensando alla vigilanza,
hanno detto: "devo vivere ogni
giorno come se fosse l'ultimo". Se
tutti vivessimo ogni giorno come se
fosse l'ultimo, credo che la nostra
vita sarebbe diversa, molto più
umana e più bella. Più piena, più
ricca, più vera, meno annoiata, meno
disperata. Insomma, più vita.
… È PREGATA
Gesù, inizio e compimento dell'uomo nuovo, converti a te i nostri cuori, perché,
abbandonati i sentieri dell'errore, camminiamo sulle tue orme per la via che conduce
alla vita. Fa' che, fedeli alle promesse del Battesimo, viviamo con coerenza la nostra
fede, testimoniando con impegno la tua parola, perché nella famiglia e nella società
risplenda la luce vivificante del Vangelo. Tu che ci hai dato come norma di vita il
comandamento nuovo dell'amore, rendici costruttori di un mondo solidale, in cui la
guerra sia vinta dalla pace, la cultura della morte dall'impegno per la vita. Gesù,
Unigenito del Padre, pieno di grazia e di verità, luce che illumina ogni uomo, dona a chi
ti cerca con cuore sincero l'abbondanza della tua vita. A te, Redentore dell'uomo,
principio e fine del tempo e del cosmo, al Padre, fonte inesauribile d'ogni bene, allo
Spirito Santo, sigillo dell'infinito amore, ogni onore e gloria nei secoli eterni. Amen .
San Giovanni Paolo II
… MI IMPEGNA
Solo chi attende il Signore è capace di apprezzare il momento presente e di
conoscerne il significato e la ricchezza. Perché sa collocarlo nella prospettiva
Un monaco della chiesa orientale
giusta, collegandolo alla venuta del Signore.
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Giovedì 23 ottobre 2014
Liturgia della Parola
Ef 3,14-21; Sal 32; Lc 12,49-53
LA PAROLA DEL SIGNORE
… È ASCOLTATA
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Sono venuto a gettare fuoco sulla
terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò
battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto! Pensate che io
sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi,
se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due
contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro
figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».
… È MEDITATA
Molte persone hanno l'idea del
cristiano come di un animale da
sacrestia, mezzo uomo, incapace di
gioire, divorato dai sensi di colpa e
con lo sguardo rivolto a terra,
nascosto nel grembo della parrocchia
per non affrontare la vita e il mondo...
E,
purtroppo,
molti
discepoli
confermano questa malsana visione!
Gesù, invece, porta il fuoco e la
divisione, la sua parola è tagliente
come una spada a doppio taglio, che
obbliga a verità. Verità non fanatica e
guerriera, ma adulta e virile, posata e
meditata. Essere cristiani, almeno un
poco, costa, e il Signore lo sa e ci
invita a prenderne coscienza; se non
ho mai subito una presa in giro o uno
sguardo di commiserazione per la mia
fede significa solo due cose: o vivo in
un monastero, o proprio non si vede
che sono cristiano. La comunità a cui
si rivolge Luca già sperimenta questa
violenza: le prime comunità cristiane
sono estromesse dalle comunità
ebraiche, "scomunicate" e questo
crea scissione e ferite profonde
all'interno delle famiglie. Oggi, sempre
di più assistiamo a situazioni simili:
figli credenti che subiscono la
pressione di genitori disillusi e acidi,
giovani che scelgono di consacrare la
loro vita presi per pazzi, genitori
preoccupati per figli che, invece di
rincretinire davanti al televisore,
dedicano il pomeriggio ai ragazzi
dell'oratorio.
Coraggio:
restare
discepoli oggi, sempre di più, richiede
determinazione e passione, nella mite
logica del vangelo.
------------------------------------------------La gioia del Vangelo riempie il cuore e la
vita intera di coloro che si incontrano
con Gesù. Coloro che si lasciano salvare
da Lui sono liberati dal peccato, dalla
tristezza,
dal
vuoto
interiore,
dall’isolamento. La vita si rafforza
donandola
e
s’indebolisce
nell’isolamento e nell’agio. Recuperiamo
e accresciamo il fervore, la dolce e
confortante gioia di evangelizzare,
anche quando occorre seminare nelle
lacrime […] Possa il mondo del nostro
tempo –che cerca ora nell’angoscia, ora
nella speranza – ricevere la Buona
Novella non da evangelizzatori tristi e
scoraggiati, impazienti e ansiosi, ma da
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ministri del Vangelo la cui vita irradii
fervore, che abbiano per primi ricevuto
in loro la gioia del Cristo.
… È PREGATA
Signore Gesù, per la grazia della tua beata passione, donami la forza necessaria
per essere capace di scegliere sempre ciò che è conforme alla tua volontà senza
mai anteporre nulla al tuo amore. Amen.
… MI IMPEGNA
Il Vangelo non è un raccontino per bambini dai toni edificanti e rassicuranti!
Al contrario scuote, sconvolge e spiazza. Ti lasci “scuotere” dal messaggio di
Gesù?
Venerdì 24 ottobre 2014
Liturgia della Parola
Ef 4,1-6; Sal 23; Lc 12,54-59
LA PAROLA DEL SIGNORE
… È ASCOLTATA
In quel tempo, Gesù diceva ancora alle folle: «Quando vedete una nuvola salire
da ponente, subito dite: “Arriva la pioggia”, e così accade. E quando soffia lo
scirocco, dite: “Farà caldo”, e così accade. Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto
della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? E perché
non giudicate voi stessi ciò che è giusto? Quando vai con il tuo avversario
davanti al magistrato, lungo la strada cerca di trovare un accordo con lui, per
evitare che ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all’esattore dei
debiti e costui ti getti in prigione. Io ti dico: non uscirai di là finché non avrai
pagato fino all’ultimo spicciolo».
… È MEDITATA
A chi chiedeva un segno perché
potesse credere alle sue parole, Gesù
rispose che era lui l'unico segno che
manifestava con pienezza l'amore di
Dio. Poiché in genere tutti siamo
attenti solo a noi stessi e alle nostre
cose, i "segni del Signore" non
riusciamo a vederli, anche se sono
davanti ai nostri occhi. Non così
accade invece per conoscere il freddo
e il caldo. In questi casi alziamo gli
occhi per vedere le nubi e usciamo di
casa
per
sentire
il
vento.
Analogamente dovremmo alzare i
nostri occhi per comprendere il tempo
della salvezza, ossia alzare lo
sguardo da noi stessi, uscire dalle
abitudini
consolidate
che
ci
sclerotizzano,
allontanarci
dall'egocentrismo che ci rende ciechi,
ed essere attenti ai segni che il
Signore ci manda. Il primo grande
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Sogno una Chiesa che è Pane,
Eucaristia, che si lascia mangiare da
tutti, affinché il mondo abbia la vita in
abbondanza.
Sogno una Chiesa che è appassionata
di quella unità che ha voluto Gesù.
Sogno una Chiesa che è in cammino,
Popolo di Dio, che dietro al Papa che
porta la croce, entra nel tempio di Dio e
pregando e cantando va incontro a
Cristo Risorto, speranza unica, incontro
a Maria e a tutti i Santi.
Sogno una Chiesa che porta nel suo
cuore il fuoco dello Spirito Santo, e dove
c'è lo Spirito, c'è la libertà, c'è il dialogo
sincero con il mondo; e specialmente con
i giovani, con i poveri e con gli
emarginati,
c'è
il
discernimento
dei segni dei nostri tempi.
Sogno una Chiesa che è testimone di
speranza e di amore, con fatti concreti,
come quando si vede il Papa abbracciare
tutti...nella grazia di Gesù Cristo,
nell'amore del Padre e nella comunione
dello Spirito, vissuti nella preghiera e
nell'umiltà.
PAOLO VI
segno è il Vangelo, potremmo dire il
segno dei segni. Ascoltare questa
parola e metterla in pratica è la prima
opera del credente. Ci sono poi altri
segni: i sacramenti e in particolare la
santa Liturgia che rende partecipi del
mistero
della
morte
e
della
resurrezione del Signore. E poi anche
i poveri e tutti coloro che aspettano di
essere liberati dalle schiavitù di
questo mondo: essere disattenti alla
loro condizione vuol dire non
comprendere il cuore di Dio e della
storia.
------------------------------------Sogno una Chiesa che è Porta Santa,
aperta, che accoglie tutti, piena di
compassione e di comprensione per le
pene e le sofferenze dell'umanità, tutta
protesa a consolarla.
Sogno una Chiesa che è Parola, che
mostra il libro del Vangelo ai quattro
punti cardinali della terra, in un gesto di
annuncio, di sottomissione alla Parola di
Dio, come promessa dell'Alleanza
eterna.
… È PREGATA
Signore Gesù, aiutami a saper discernere i segni della tua presenza, perché
possa accogliere la salvezza che solo Tu puoi offrirmi. Amen.
… MI IMPEGNA
Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri
soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le
tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla Vi è di genuinamente
umano che non trovi eco nel loro cuore.
GAUDIUM ET SPES CONCILIO VATICANO II
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Sabato 25 ottobre 2014
Liturgia della Parola
Ef 4,7-16; Sal 121; Lc 13,1-9
LA PAROLA DEL SIGNORE
… È ASCOLTATA
In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il
cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici.
Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più
peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi
convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali
crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli
abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti
allo stesso modo». Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un
albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora
disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su
quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il
terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli
avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per
l’avvenire; se no, lo taglierai”».
… È MEDITATA
Ancora un anno, ancora un giorno,
ancora sole, pioggia e lavoro:
quest'albero è buono, darà frutto! Tu
sei buono, darai frutto! Dio, come un
contadino, si prende cura come
nessuno di questa vite, di questo
campo seminato, di questo piccolo
orto che io sono, mi lavora, mi pota,
sento le sue mani ogni giorno.
«Forse, l'anno prossimo porterà
frutto». In questo forse c'è il miracolo
della pietà divina: una piccola
probabilità, uno stoppino fumigante
sono sufficienti a Dio per attendere e
sperare. Si accontenta di un forse, si
aggrappa a un fragile forse. Per lui il
bene possibile domani conta più della
sterilità di ieri. Convertirsi è credere a
questo Dio contadino, simbolo di
speranza e serietà, affaticato attorno
alla zolla di terra del mio cuore.
Salvezza è portare frutto, non solo
per sé, ma per altri. Come il fico che
per essere autentico deve dare frutto,
per la fame e la gioia d'altri, così per
star bene l'uomo deve dare. È la
legge della vita.
-----------------------------------------------Che colpa avevano quei diciotto uccisi
dalla caduta della torre di Siloe? È Dio
che manda il terremoto? Per castigare
qualcuno distrugge una città? Gesù
prende le difese di Dio e degli uccisi: la
mano di Dio non produce morte; l'asse
attorno al quale gira la storia non è il
peccato. Chi soffre si chiede: che cosa ho
fatto di male per meritarmi questo
castigo? Gesù risponde: niente, non hai
fatto niente. Dio è amore e l'amore non
conosce altro castigo che castigare se
stesso. Smettila di pensare che
l'esistenza si svolga nell'aula di un tribunale, Dio non spreca la sua eternità in
condanne,
o
in
vendette.
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.… È PREGATA
Signore Gesù, nella nostra società in continuo movimento le disgrazie si
moltiplicano. Fa’ che le notizie tragiche mi spingano alla conversione, in modo
tale che, per la tua grazia, possa sfuggire alla morte eterna. Amen.
… MI IMPEGNA
La gente interroga Gesù su fatti di cronaca, ed è chiamata a guardarsi dentro. Se
non vi convertirete, perirete tutti. Due torri gemelle sono crollate anni fa, ma vi
abbiamo letto solo un fatto di cronaca, non un richiamo alla conversione. Se
l'uomo non cambia, se non imbocca altre strade, se non si converte in
costruttore di pace e giustizia, questa terra andrà in rovina perché fondata sulla
sabbia della violenza e dell'ingiustizia. Gesù l'ha messo come comando che
riassume tutto: amatevi, altrimenti vi distruggerete tutti. Il Vangelo è tutto qui.
Amatevi, altrimenti perirete tutti, in vite impaurite e inutili.
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VEGLIA DI PREGHIERA IN PREPARAZIONE AL
SINODO SULLA FAMIGLIA
Piazza San Pietro Sabato, 4 ottobre 2014
Care famiglie, buonasera!
scende ormai la sera sulla nostra assemblea. È l’ora in cui si fa
volentieri ritorno a casa per ritrovarsi alla stessa mensa, nello
spessore degli affetti, del bene compiuto e ricevuto, degli incontri
che scaldano il cuore e lo fanno crescere, vino buono che anticipa
nei giorni dell’uomo la festa senza tramonto.
È anche l’ora più pesante per chi si ritrova a tu per tu con la propria solitudine, nel
crepuscolo amaro di sogni e di progetti infranti: quante persone trascinano le
giornate nel vicolo cieco della rassegnazione, dell’abbandono, se non del rancore; in
quante case è venuto meno il vino della gioia e, quindi, il sapore — la sapienza stessa
— della vita... Degli uni e degli altri questa sera ci facciamo voce con la nostra
preghiera, una preghiera per tutti.
È significativo come - anche nella cultura individualista che snatura e rende effimeri i
legami - in ogni nato di donna rimanga vivo un bisogno essenziale di stabilità, di una
porta aperta, di qualcuno con cui intessere e condividere il racconto della vita, di una
storia a cui appartenere. La comunione di vita assunta dagli sposi, la loro apertura al
dono della vita, la custodia reciproca, l’incontro e la memoria delle generazioni,
l’accompagnamento educativo, la trasmissione della fede cristiana ai figli...: con tutto
questo la famiglia continua ad essere scuola senza pari di umanità, contributo
indispensabile a una società giusta e solidale. E più le sue radici sono profonde, più
nella vita è possibile uscire e andare lontano, senza smarrirsi né sentirsi stranieri ad
alcuna terra. Quest’orizzonte ci aiuta a cogliere l’importanza dell’Assemblea sinodale
che si apre domani.
Già il convenire in unum attorno al Vescovo di Roma è evento di grazia, nel quale la
collegialità episcopale si manifesta in un cammino di discernimento spirituale e
pastorale. Per ricercare ciò che oggi il Signore chiede alla Sua Chiesa, dobbiamo
prestare orecchio ai battiti di questo tempo e percepire l’«odore» degli uomini d’oggi,
fino a restare impregnati delle loro gioie e speranze, delle loro tristezze e angosce. A
quel punto sapremo proporre con credibilità la buona notizia sulla famiglia.
Conosciamo, infatti, come nel Vangelo ci siano una forza e una tenerezza capaci di
vincere ciò che crea infelicità e violenza. Si, nel Vangelo c’è la salvezza che colma i
bisogni più profondi dell’uomo! Di questa salvezza — opera della misericordia di Dio e
sua grazia — come Chiesa siamo segno e strumento, sacramento vivo ed efficace. Se
così non fosse, il nostro edificio resterebbe solo un castello di carte e i pastori si
ridurrebbero a chierici di stato, sulle cui labbra il popolo cercherebbe invano la
freschezza e il “profumo del Vangelo”.
Emergono così, in questa cornice, i contenuti della nostra preghiera. Dallo Spirito Santo
per i padri sinodali chiediamo, innanzitutto, il dono dell’ascolto: ascolto di Dio, fino a
sentire con Lui il grido del popolo; ascolto del popolo, fino a respirarvi la volontà a cui
Dio ci chiama. Accanto all’ascolto, invochiamo la disponibilità a un confronto sincero,
aperto e fraterno, che ci porti a farci carico con responsabilità pastorale degli
interrogativi che questo cambiamento d’epoca porta con sé. Lasciamo che si riversino
nel nostro cuore, senza mai perdere la pace, ma con la serena fiducia che a suo tempo
non mancherà il Signore di ricondurre a unità. La storia della Chiesa - lo sappiamo non ci racconta forse di tante situazioni analoghe, che i nostri padri hanno saputo
superare con ostinata pazienza e creatività?
Il segreto sta in uno sguardo: ed è il terzo dono che imploriamo con la nostra
preghiera. Perché, se davvero intendiamo verificare il nostro passo sul terreno delle
sfide contemporanee, la condizione decisiva è mantenere fisso lo sguardo su Gesù
Cristo, sostare nella contemplazione e nell’adorazione del suo volto. Se assumeremo il
suo modo di pensare, di vivere e di relazionarsi, non faticheremo a tradurre il lavoro
sinodale in indicazioni e percorsi per la pastorale della persona e della famiglia. Infatti,
ogni volta che torniamo alla fonte dell’esperienza cristiana si aprono strade nuove e
possibilità impensate. È quanto lascia intuire l’indicazione evangelica: “Qualsiasi cosa
vi dica, fatela”. Sono parole che contengono il testamento spirituale di Maria, “amica
sempre attenta perché non venga a mancare il vino nella nostra vita”. Facciamole
nostre!
A quel punto le tre cose: il nostro ascolto e il nostro confronto sulla famiglia, amata con
lo sguardo di Cristo, diventeranno un’occasione provvidenziale con cui rinnovare sull’esempio di San Francesco - la Chiesa e la società. Con la gioia del Vangelo
ritroveremo il passo di una Chiesa riconciliata e misericordiosa, povera e amica dei
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poveri; una Chiesa in grado di “vincere con pazienza e amore le afflizioni e le difficoltà
che le vengono sia da dentro che da fuori”.
Possa soffiare il Vento della Pentecoste sui lavori sinodali, sulla Chiesa, sull’umanità
intera. Sciolga i nodi che impediscono alle persone di incontrarsi, sani le ferite che
sanguinano, tanto, riaccenda la speranza; c’è tanta gente senza speranza! Ci conceda
quella carità creativa che consente di amare come Gesù ha amato. E il nostro annuncio
ritroverà la vivacità e il dinamismo dei primi missionari del Vangelo.
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La Chiesa - 8. I cristiani non cattolici
UDIENZA Mercoledì 7 ottobre
Nelle ultime catechesi, abbiamo cercato di mettere in luce la natura e la bellezza della
Chiesa, e ci siamo chiesti che cosa comporta per ciascuno di noi far parte di questo
popolo, popolo di Dio che è la Chiesa. Non dobbiamo, però, dimenticare che ci sono
tanti fratelli che condividono con noi la fede in Cristo, ma che appartengono ad altre
confessioni o a tradizioni differenti dalla nostra. Molti si sono rassegnati a questa
divisione - anche dentro alla nostra Chiesa cattolica si sono rassegnati - che nel corso
della storia è stata spesso causa di conflitti e di sofferenze, anche di guerre e questo è
una vergogna! Anche oggi i rapporti non sono sempre improntati al rispetto e alla
cordialità… Ma, mi domando: noi, come ci poniamo di fronte a tutto questo? Siamo
anche noi rassegnati, se non addirittura indifferenti a questa divisione? Oppure
crediamo fermamente che si possa e si debba camminare nella direzione della
riconciliazione e della piena comunione? La piena comunione, cioè poter partecipare
tutti insieme al corpo e al sangue di Cristo.
Le divisioni tra i cristiani, mentre feriscono la Chiesa, feriscono Cristo, e noi divisi
provochiamo una ferita a Cristo: la Chiesa infatti è il corpo di cui Cristo è capo.
Sappiamo bene quanto stesse a cuore a Gesù che i suoi discepoli rimanessero uniti nel
suo amore. Basta pensare alla preghiera rivolta al Padre nell’imminenza della
passione: «Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano
una sola cosa, come noi». Questa unità era già minacciata mentre Gesù era ancora
tra i suoi: nel Vangelo, infatti, si ricorda che gli apostoli discutevano tra loro su chi
fosse il più grande, il più importante. Il Signore, però, ha insistito tanto sull’unità nel
nome del Padre, facendoci intendere che il nostro annuncio e la nostra
testimonianza saranno tanto più credibili quanto più noi per primi saremo capaci di
vivere in comunione e di volerci bene.
Durante il suo cammino nella storia, la Chiesa è tentata dal maligno, che cerca di
dividerla, e purtroppo è stata segnata da separazioni gravi e dolorose.
Sono divisioni che a volte si sono protratte a lungo nel tempo, fino ad oggi, per cui
risulta ormai difficile ricostruirne tutte le motivazioni e soprattutto trovare delle
possibili soluzioni. Le ragioni che hanno portato alle fratture e alle separazioni possono
essere le più diverse: dalle divergenze su principi dogmatici e morali e su concezioni
teologiche e pastorali differenti, ai motivi politici e di convenienza, fino agli scontri
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dovuti ad antipatie e ambizioni personali… Quello che è certo è che, in un modo o
nell’altro, dietro queste lacerazioni ci sono sempre la superbia e l’egoismo, che sono
causa di ogni disaccordo e che ci rendono intolleranti, incapaci di ascoltare e di
accettare chi ha una visione o una posizione diversa dalla nostra.
Ora, di fronte a tutto questo, c’è qualcosa che possiamo e dobbiamo fare? Senz’altro
non deve mancare la preghiera per l’unità dei cristiani. E insieme con la preghiera, il
Signore ci chiede di non chiuderci al dialogo e all’incontro, ma di cogliere tutto ciò che
di valido e di positivo ci viene offerto anche da chi la pensa diversamente da noi o si
pone su posizioni differenti. Ci chiede di non fissare lo sguardo su ciò che ci divide, ma
piuttosto su quello che ci unisce, cercando di meglio conoscere e amare Gesù e
condividere la ricchezza del suo amore. E questo comporta concretamente l’adesione
alla verità, insieme con la capacità di perdonarsi, di sentirsi parte della stessa famiglia
cristiana, di considerarsi l’uno un dono per l’altro e fare insieme tante cose buone, e
opere di carità. È un dolore ma ci sono divisioni, ci sono cristiani divisi, ci siamo divisi
fra di noi. Ma tutti abbiamo qualcosa in comune: tutti crediamo in Gesù Cristo, il
Signore. Tutti crediamo nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo, e tutti camminiamo
insieme, siamo in cammino. Aiutiamoci l’un l’altro. Cari amici, andiamo avanti allora
verso la piena unità!
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Dio, dal quale proviene ogni
paternità
in
cielo
e
in
terra, Padre, che sei amore e
vita, fa’ che ogni famiglia umana
sulla terra diventi, mediante il tuo
Figlio, Gesù Cristo, “nato da
donna”, e mediante lo Spirito
Santo, sorgente di divina carità,
un vero santuario della vita e
dell’amore per le generazioni che
sempre si rinnovano. Fa’ che la
tua grazia guidi i pensieri e le
opere dei coniugi verso il bene
delle loro famiglie e di tutte le
famiglie del mondo. Fa’ che le
giovani generazioni trovino nella
famiglia un forte sostegno per la
loro umanità e la loro crescita
nella verità e nell’amore. Fa’ che
l’amore, rafforzato dalla grazia
del sacramento del matrimonio, si
dimostri più forte di ogni
debolezza e di ogni crisi,
attraverso le quali, a volte,
passano le nostre famiglie. Fa’
infine, te lo chiediamo per
intercessione della sacra famiglia
di Nazaret, che la Chiesa in mezzo
a tutte le nazioni della terra
possa compiere fruttuosamente la
sua missione nella famiglia e
mediante la famiglia. Tu, che sei
la vita, la verità e l’amore,
nell’unità del Figlio e dello Spirito
Santo.
SAN GIOVANNI PAOLO II
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