Riflessione a cura di don Federico Schiavon cappellano presso il campo nomadi in via Monte sei
Busi a Udine.
L'Opera di Samuel Beckett "Aspettando Godot", narra la storia di due mendicanti in attesa di un certo Godot,
dal quale sperano una sistemazione. Di lui però non sanno nulla e nemmeno conoscono la data e il luogo
dell'appuntamento.
Improvvisamente arriva un ragazzo con un messaggio in cui Godot annuncia che arriverà domani.
Ma il giorno dopo giunge lo stesso messaggio: domani!
E i due poveracci continuano nella loro assurda attesa.
Per noi non è così.
Il Signore continua a venire ogni giorno.
Il guaio è che Lui viene nei posti che di solito facciamo fatica a frequentare perchè sono "poco di buono", si
manifesta in persone che "nono sono dei nostri".
Il Cristo lo abbiamo cercato troppo nei luoghi di culto, nelle liturgie, nelle grandi manifestazioni, nei luoghi del
potere, nei palazzi che contano... e lui intanto ama nascondersi fuori di Chiesa, nelle periferie, nei "luoghi del
peccato", nelle culture non nostre, nelle persone indicate a dito, in chi non conta, non ha voce, non urla...
Fabrizio de Andrè in una sua canzone diceva: "Dai diamanti non nasce niente, dal letame può nascere un
fiore".
L'esperienza di una vita condivisa con il popolo Rom nel "letame" del Campo di via Monte sei Busi mi fa fare
ogni giorno esperienza dell'incontro con il Cristo, con tanti fiori colorati e profumati che rendono più ricca e
fresca lamia vita.
Per preparare la via al Signore, per superare le barriere create, le voragini croniche proviamo a frequentare,
a calpestare, in questo Avvento, strade secondarie, strade periferiche, piene di buche, di polvere, strade
poco raccomandabili...
Gesù nella sua vita terrena ha frequentato poco il tempio e tanto invece le strade della vita di ogni giorno, i
luoghi "fuori", e lì ha reso visibile il volto autentico di Dio.