Curia diocesana di Brescia Ufficio della Pastorale Sociale Temi di Dottrina Sociale della Chiesa Sussidio per la catechesi degli adulti e dei giovani Scheda 1: La persona umana L’uomo, secondo gli insegnamenti della Parola di Dio, è: Creatura di Dio somigliante al suo creatore. Chiamato da Dio a svolgere un compito. Libero per rispondere a Dio. Responsabile delle sue risposte. Peccatore redento da Cristo. In viaggio verso l’eternità. I lineamenti dell’antropologia cristiana sono mutuati dal vangelo ed approfonditi nel corso della lunga storia delle comunità cristiane; essi ci illuminano sul pensiero dei discepoli di Cristo circa la natura umana. In base a queste convinzioni si operano scelte personali, familiari e sociali che ci impegnano a salvaguardare la dignità di ogni uomo e di tutti gli uomini. In quest’ottica leggiamo i progressi di civiltà cui anche i cristiani hanno dato un valido contributo e che si prefiggono di elevare la qualità dell’esistenza verso condizioni di vita più umane. In che cosa consistano queste ultime ci viene spiegato da Paolo VI nella Populorum progressio (n°21): “Più umane: l'ascesa dalla miseria verso il possesso del necessario, la vittoria sui flagelli sociali, l'ampliamento delle conoscenze, l'acquisizione della cultura. Più umane, altresi: l'accresciuta considerazione della dignità degli altri, l'orientarsi verso lo spirito di povertà,(Cf Mt 5,3) la cooperazione al bene comune, la volontà di pace. Più umane, ancora: il riconoscimento da parte dell'uomo dei valori supremi, e di Dio che ne è la sorgente e il termine. Più umane, infine e soprattutto: la fede, dono di Dio accolto dalla buona volontà dell'uomo, e l'unità nella carità del Cristo che ci chiama tutti a partecipare in qualità di figli alla vita del Dio vivente, Padre di tutti gli uomini”. In questa prospettiva guardiamo al futuro nell’impegno a rendere l’uomo sempre più uomo. 1) Figli dello stesso Padre. Non oggetti creati, ma figli, partecipi del mistero della trinità. E’ il segno della vita divina che abita in noi; siamo il riflesso della luce di Dio. E’ la nostra origine il punto di partenza della nostra dignità e Dio rimane il garante di quel che siamo. La somiglianza al nostro creatore si esprime attraverso intelligenza e libertà, conoscenza e virtù. Così abbiamo ricevuto la capacità di autodeterminazione della nostra vita; Dio ce la concede volentieri perché ha inserito nel nostro essere la capacità di compiere il bene. 2) La vocazione dell’uomo. Forniti, personalmente e comunitariamente, di ciò che è necessario per plasmare la terra, siamo mossi dal desiderio di felicità e per la sua realizzazione siamo chiamati, a vario titolo, a lavorare. Rispondere alla nostra vocazione significa incamminarci sulla strada della santità. Si lavora bene e volentieri quando si sa dove si vuole arrivare e si apprezza la bontà della meta che si ha davanti. Il termine felicità non è univoco. Ciascuno la definisce a modo suo. L’interpretazione cristiana è fondata sulle beatitudini evangeliche ed orientata alla comunità. La persona è artefice del bene comune; ciascuno agisce per raggiungere uno scopo e la sua beatitudine consiste nella convergenza tra questo scopo e la volontà di Dio. 3) Libero. La persona è definita dalla sua libertà; in essa si conosce, si valuta, si esprime. Libertà per intessere rapporti con altre persone altrettanto libere; libertà per rispondere coscientemente a Dio che accompagna il corso della tua vita; libertà guidata dalla coscienza morale che si manifesta nello spirito evangelico dopo aver appreso le norme elementari (o comandamenti) che indirizzano i rapporti con Dio e con il prossimo verso criteri di giustizia. La fede non imprigiona la libertà, anzi le concede la sua più alta espressione: essere artefice di bene. 4) Responsabile. La libertà fa della persona la protagonista delle proprie azioni; di esse, come delle intenzioni che le sorreggono, ciascuno è responsabile nella misura in cui è pienamente libero ed in grado di apprezzare il valore del bene. La pienezza della responsabilità va di pari passo con la piena realizzazione della propria umanità. Irresponsabile è colui che non è capace di un pensiero compiuto o colui che vi rinuncia per seguire il proprio egoismo. Formazione intellettuale, culturale, morale sono elementi della crescita che porta ciascuno ad esprimersi come persona. 5) Peccatore redento da Cristo. Nella sua esperienza personale e sociale l’uomo conosce, ed anche compie, il male. Peccato è il male compiuto volontariamente contro Dio o il prossimo contravvenendo a ciò che la coscienza, informata dalla Parola di Dio, indica come strada da seguire. Il peccato consiste nel consegnare se stessi all’egoismo e nella pretesa di piegare gli altri al proprio servizio svilendone l’umanità. La storia ci dice che sempre abbiamo dovuto fare i conti con i peccati degli uomini e con gli uomini abbrutiti dal peccato. La fede nella redenzione ci dice che Cristo ha vinto il peccato e ci ha indicato la via per emergere dall’inferno di un’esistenza dominata dal male. 6) In viaggio verso l’eternità. Il nostro cammino ha una meta che non si manifesta come un muro oltre il quale c’è il nulla, ma come il Regno di Dio che irrompe nella sua pienezza, completando in sè tutto quel bene che avremmo voluto fare ma che non siamo riusciti a compiere. Gesù ci induce a cominciare oggi ciò che nella sua completezza sarà realizzato in futuro. La fede è motivo di impegno perchè già nell’oggi si possano porre, con la grazia di Dio, le basi di quella città celeste che risplenderà della gloria di Dio. L’eternità è fonte d’impegno morale non solo per evitare il male ma soprattutto per esercitare le virtù. Per la Preghiera (Salmo 139) Signore, tu mi scruti e mi conosci, tu sai quando seggo e quando mi alzo. Penetri da lontano i miei pensieri, mi scruti quando cammino e quando riposo. Ti sono note tutte le mie vie; la mia parola non è ancora sulla lingua e tu, Signore, già la conosci tutta. Alle spalle e di fronte mi circondi e poni su di me la tua mano. Stupenda per me la tua saggezza, troppo alta, e io non la comprendo. Dove andare lontano dal tuo spirito, dove fuggire dalla tua presenza? Se salgo in cielo, là tu sei, se scendo negli inferi, eccoti. Se prendo le ali dell'aurora per abitare all'estremità del mare, anche là mi guida la tua mano e mi afferra la tua destra. Se dico: «Almeno l'oscurità mi copra e intorno a me sia la notte»; nemmeno le tenebre per te sono oscure, e la notte è chiara come il giorno; per te le tenebre sono come luce. Sei tu che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre. Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio; sono stupende le tue opere, tu mi conosci fino in fondo. Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto, intessuto nelle profondità della terra. Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi e tutto era scritto nel tuo libro; i miei giorni erano fissati, quando ancora non ne esisteva uno. Quanto profondi per me i tuoi pensieri, quanto grande il loro numero, o Dio; se li conto sono più della sabbia, se li credo finiti, con te sono ancora. Riferimenti Il tema della Persona umana è sempre stato caro alla dottrina cristiana e su di esso ha sviluppato un’imponente mole di riflessioni; le linee essenziali che sono state presentate quale fondamento della Dottrina Sociale della Chiesa, possono essere sviluppate più approfonditamente, punto per punto, seguendo i catechismi : Catechismo della Chiesa Cattolica ai numeri dal 1691 al 1876 Catechismo degli adulti ai numeri dal 797 al 951 Catechismo dei Giovani/2 ai capitoli 6 e 7. Scheda 2: La comunità umana La vocazione di ogni uomo e donna, nella prospettiva cristiana, è quella rendere manifesta l'immagine di Dio e di essere trasformata ad immagine del Figlio unigenito del Padre. Essa, tuttavia oltre che personalmente, ha bisogno esprimersi attraverso la risposta dell'intera comunità umana. (cfr. Catechismo del Chiesa Cattolica, 1877). Nella Gaudium et Spes (24 e segg.) il Concilio afferma “l’indole comunitaria” della vocazione cristiana. Ogni società, infatti, non è una somma di soggetti anonimi non comunicanti, ma un insieme di persone tra loro strette da un principio di unità che le supera. La persona non può considerarsi tale se non vive la relazione con gli altri. Se l'individualità esprime la singolarità irripetibile di ciascuno, essa si realizza e sviluppa soltanto nella relazione con l'altro, grazie alla quale può giungere a riconoscere in pienezza se stessa. L'identità di ogni persona è bisognosa di integrazione, di rapporti, si struttura nella partecipazione alla storia di tutti. Non è un io insulare che guarda alla comunità come ad un limite, a un pericolo. Non può quindi essere accettato il pregiudizio diffuso secondo il quale la persona diventa tale quando si è liberata dal “debito” verso gli altri, collocandosi in una specie di chiusura, di separatezza (Non dimentichiamo Sartre: "Gli altri sono l'inferno"). La vera vita, al contrario, è una relazione (Buber), mentre “chi si tiene stretto il proprio io vivente, si perderà”. Così Romano Guardini legge il noto passo di Luca (17,33). Essa è il vincolo arricchente dell’amore, della carità. E’ la declinazione di due dimensioni (due facce dell’identica medaglia) dell’amore umano cristianamente vissuto: sovrabbondanza e indigenza. Una traboccante ricchezza da condividere, una contemporanea indigenza bisognosa di soccorso. E' la dialettica dell'amore, della carita. L'esperienza della comunità è un continuo appello all'attivazione di questo duplice rapporto: la coscienza dell'obbligo del dare (ma anche la gioia del dare come insegna S. Paolo), la persuasione del bisogno di ricevere. Questa la legge di una società che voglia rendere onore alla persona, che non consideri la persona come mezzo, ma la ricerca come fine, come autentico scopo della comunità umana. La carità - ribadisce il Catechismo della Chiesa Cattolica - rappresenta il più grande comandamento sociale, obbliga alla realizzazione della giustizia, al rispetto degli altri, dei loro diritti, aiuta a fare della propria vita un dono. Una “cospirazione” caratterizza la comunità umana, quando essa vuole essere fedele all'impegno di considerare la persona come fine e non come mezzo, il bene comune: “l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono ai gruppi, come ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente” (Gaudium et spes, 26). E’ il contributo della carità all’umanizzazione della comunità, di una società in cui, secondo S. Tommaso, la convivenza è buona, virtuosa, giusta, felice, dove i beni delle singole parti sociali convergono e trovano completamento nel bene dell'insieme. In essa la politica, l'economia, il diritto sono posti al servizio della persona perché essa cresca verso l'orizzonte dei valori che la fondano e si integri con la storia di tutti per una crescita dell'intera comunità. Bene comune non è la somma del bene dei singoli né coincide con il bene dello Stato (che si farebbe, così, totalitario) né assorbe in se stesso ogni obiettivo di carattere sociale, annullando lo spazio della persona. Impegnarsi per la realizzazione del bene comune vuol dire porsi tre fondanti obiettivi: il rispetto della persona e della sua singolare vocazione; l'offerta a tutti di un minimo di benessere sociale che garantisca una vita veramente umana; la promozione e la difesa della pace, cioè della stabilità e sicurezza di un ordine giusto (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 1907-1910). Il cristiano è sollecitato dalla propria fede, obbligato dalla carità all'assunzione di precise responsabilità, al dovere della partecipazione. Dinanzi a lui il paradigma dei tre momenti centrali, emblematici della vita di Cristo. L’incarnazione attraverso la quale Cristo ha scelto di partecipare all'avventura dell'umanità, mescolandosi con la nostra storia, ha caricato sulle proprie spalle le debolezze e le speranze, le sconfitte e le aspirazioni di tutti noi. Si è “attardato” tra noi, confuso nel nostro cammino. Nella crocifissione ha testimoniato la verità della vita umana, i fondanti valori dell'esistenza, confessando e abbattendo gli idoli, i vitelli d'oro disseminati lungo le nostre strade, ci ha consegnato il luogo della verità che è poi quello del suo amore oltre ogni misura umana. Con la resurrezione ha proclamato la possibilità, e il dovere, del passaggio dalla morte alla vita, dall'oscurità alla luce, dal peccato alla pienezza della virtù, dalla sconfitta al guadagno di nuovi orizzonti. Siamo sollecitati dal paradigma della sua vita alla responsabilità della partecipazione, al dovere della ricerca del vero bene, all'impegno della trasformazione della comunità cui apparteniamo. re momenti indissolubili di una carità “sociale” che è carità dell'incontro, carità dell'intelligenza, carità della trasformazione delle strutture. Tre dimensioni di un radicamento cristiano nella comunità, un'incarnazione di speranza. Davvero come leggiamo nella Gaudium et spes, n.31: “Legittimamente si può pensare che il futuro dell'umanità sia riposto nelle mani di coloro che sono capaci di trasmettere alle generazioni di domani ragioni di vita e di speranza”. Per la Preghiera Dagli Atti degli Apostoli (4,32-35) La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuor solo ed un’anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune. Con grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della resurrezione del Signore Gesù e tutti essi godevano di grande simpatia. Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano l’importo di quanto era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; e poi veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno. Dalla lettera di S. Paolo Apostolo agli Efesini (4,1-6) Vi esorto io, il prigioniero nel Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore, cercando di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti. Riferimenti Catechismo della Chiesa Cattolica ai numeri dal 1877 al 1948 Catechismo degli adulti ai numeri dal 1085 al 1107 Scheda 3: Un lavoro degno dell’uomo "Dio, che ha dotato l'uomo d'intelligenza, d'immaginazione e di sensibilità, gli ha in tal modo fornito il mezzo onde portare in certo modo a compimento la sua opera: sia egli artista od artigiano, imprenditore, operaio o contadino, ogni lavoratore è un creatore. Chino su una materia che gli resiste, l'operaio le imprime il suo segno, sviluppando nel contempo la sua tenacia, la sua ingegnosità, il suo spirito d'invenzione. Diremo di più: vissuto in comune, condividendo speranze, sofferenze, ambizioni e gioie, il lavoro unisce le volontà, ravvicina gli spiriti e fonde i cuori, nel compierlo gli uomini si scoprono fratelli." (PP 27) Premessa: Il lavoro occupa una parte importante nella vita dell'uomo sia quando c'è, sia quando è precario o addirittura si è nell'attesa di trovarlo. Quando si può affermare che il lavoro è o può essere degno dell'uomo? VEDERE Il problema del lavoro è al centro di tante tensioni che caratterizzano la nostra società: diritto al lavoro, il senso del dovere nel lavoro, leggi economiche o visioni economicistiche che non rispettano pienamente l'uomo. Con la sua attività, l'uomo produce degli oggetti che hanno un valore preciso di scambio; il prodotto è un oggetto a se stante, disponibile, con un valore venale e alienabile (RN 7). Il lavoro, anche se ha leggi proprie di mercato, non può essere considerato una semplice merce (QA 84), ma va trattato come espressione della persona umana (MM 10). Il lavoro dunque è parte integrante dell'attività umana. Nella concretezza quotidiana assistiamo ad un'attività frenetica ed incessante. Il lavoro risulta trasformato dall'evoluzione tecnologica, e vi sono serie difficoltà oggi a dare chiare e coerenti risposte. Vi è il rischio, reale, che s'impongano modelli che privilegiano l'accumulo delle cose sull'uomo che produce. Il lavoro ha in sé vari aspetti sociali determinati da molteplici rapporti con problemi e conflitti di natura sociale. Aziende in difficoltà, mancanza di lavoro, situazione di precarietà, convivenze a volte difficili tra superiori e subordinati, ma anche ingiustizie che segnano ancora il mondo del lavoro. Il fenomeno della globalizzazione ha portato con sé anche la terziarizzazione del lavoro industriale che ha ulteriormente reso complessa l'organizzazione del lavoro. VALUTARE Nei primi capitoli della Genesi è presentato Dio che, nel creare, lavora; l'uomo, immagine di Dio, è chiamato a custodire, soggiogare, dominare la terra. L'uomo è creato per essere signore del giardino; il lavoro fa parte della signoria, la quale si esprime dinamicamente nella storia umana ed è un esercizio comunitario. Il lavoro è per l'uomo "autoformativo", nel realizzare la signoria si esplicita l'immagine di Dio (GS 34 e 67; PP 27; LE 9 e 25). Il lavoro è un dovere dell'uomo (Genesi 1, 28; 2 Tes. 3, 10). Nell'attività umana è però insita una tentazione prometeica, cioè sostituire Dio attraverso il lavoro. Questa dimensione nella Genesi è riferita nel racconto del peccato (3, 1-14). L'uomo vuole diventare Dio, coprire con il suo lavoro la distanza da Dio; l'uomo è dominato, svuotato, diviso (LE 7). Nell'opera salvifica di Gesù tutta la situazione umana è assunta ed anche il lavoro è liberato, tornando ad essere umanizzazione. In un lavoro liberato si rifiutano gli idoli, l'uomo è riportato alla signoria. Il lavoro non salva l'uomo, ma nel lavoro l'uomo incontra il Signore che lo salva (LE 25, 26, 27). Come in tutte le attività umane, anche nel lavoro può introdursi il germe del peccato. Esso può manifestarsi sotto l'aspetto della pigrizia, della negligenza o dell'incompetenza. Ma il peccato può anche scaturire dalla tentazione di appropriarsi in modo egoistico del lavoro altrui, soprattutto quello dei più deboli e stornando le ricchezze da esso prodotte dalla loro destinazione all'utilità comune. AGIRE Dobbiamo affermare, sia come persone che come comunità, sempre più il primato dell'uomo sul lavoro, perché una persona vale più di tutto il mondo materiale. Questo significa anche che alcuni lavori vanno cambiati. Inoltre si deve affermare il primato del lavoro sul capitale, perché è l'uomo che trova le risorse, è lui che trasforma la "materia" e la fa diventare "capitale". In fine il primato della destinazione universale dei beni sulla proprietà privata, infatti "il lavoro è per l'uomo e non l'uomo per il lavoro". In un tempo in cui spesso le persone vengono valutate per il tipo di lavoro che svolgono, dobbiamo affermare non solo la dignità del lavoro, ma anche di ogni lavoro (PP 27) e la sua dimensione sociale. Pur nella fatica quotidiana il credente deve far crescere in sé la consapevolezza tra fatica del lavoro e sua offerta a Dio (GS 67). Parlare di dimensione sociale del lavoro, significa far emergere istanze etiche e diritti - doveri dell'uomo che lavora: il diritto - dovere al lavoro il diritto - dovere alla umanizzazione del lavoro e quindi ad un lavoro che rispetti la dignità umana il diritto - dovere ad un giusto salario il diritto - dovere ad un lavoro che produca cose buone il diritto - dovere di partecipare alla vita dell'impresa il diritto - dovere al lavoro come vocazione il diritto - dovere al riposo e al rispetto della dimensione trascendente dell'uomo i diritti di azione e associazione sindacale il diritto - dovere di passare ad azioni socio - politiche Ognuno deve porre in essere un impegno personale nel superare il concetto utilitaristico del lavoro. Il lavoro è competenza e professionalità, ma è anche espressione delle proprie capacità. L'impegno deve essere indirizzato verso una cultura del lavoro che poggi su pilastri dello sviluppo globale dell'uomo e di tutto l'uomo nel binomio libertà e giustizia; non è rifiuto della modernizzazione, ma le opportunità della tecnica vanno accolte per quello che devono essere: ricchezza strumentale, non fine esclusivo a cui la società è subordinata; il lavoro per un credente è assunzione di responsabilità e partecipazione. L'evangelizzazione del mondo del lavoro è un obiettivo prioritario che come singoli e come comunità cristiana dobbiamo perseguire. Forse dobbiamo partire dalla consapevolezza della carenza di presenza e testimonianza. E' urgente superare l'isolamento e trovare forme significative di partecipazione. Domande. Quale valore attribuiamo al lavoro? Quali valori si vivono sul lavoro? Nel nostro lavoro quali sono le possibilità effettive di rendere un servizio migliore agli altri e alla comunità? Come rendere significativa nella liturgia la realtà del lavoro? Quale pastorale, in parrocchia e in diocesi, per le persone del mondo del lavoro, allo scopo di confrontare le loro esperienze ed i loro problemi alla luce delle fede? Per la Preghiera Dalla seconda lettera di S. Paolo Apostolo ai Tessalonicesi (3,6-15) Vi ordiniamo pertanto, fratelli, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, di tenervi lontani da ogni fratello che si comporta in maniera indisciplinata e non secondo la tradizione che ha ricevuto da noi. Sapete infatti come dovete imitarci: poiché noi non abbiamo vissuto oziosamente fra voi, né abbiamo mangiato gratuitamente il pane di alcuno, ma abbiamo lavorato con fatica e sforzo notte e giorno per non essere di peso ad alcuno di voi. Non che non ne avessimo diritto, ma per darvi noi stessi come esempio da imitare. E infatti quando eravamo presso di voi, vi demmo questa regola: chi non vuol lavorare neppure mangi. Sentiamo infatti che alcuni fra di voi vivono disordinatamente, senza far nulla e in continua agitazione. A questi tali ordiniamo, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, di mangiare il proprio pane lavorando in pace. Voi, fratelli, non lasciatevi scoraggiare nel fare il bene. Se qualcuno non obbedisce a quanto diciamo per lettera, prendete nota di lui e interrompete i rapporti, perché si vergogni; non trattatelo però come un nemico, ma ammonitelo come un fratello. Riferimenti Catechismo degli adulti ai numeri dal 1144 al 1165 Scheda 4 : La famiglia e la società La famiglia, alla luce della verità cristiana, è : Comunione di persone Cellula originaria della vita sociale Aperta alla sussidiarietà con le altre istituzioni Responsabile “dentro e fuori” In relazione con la pubblica autorità Il Vangelo ci istruisce e ci dà la chiave di lettura per comprendere qual è la dignità della famiglia, la sua vera natura, i suoi doveri e le sue responsabilità, il suo compito nella società. La vita della Chiesa, con i suoi approfondimenti teologici e pastorali, mette in evidenza la centralità della famiglia per la vita e il benessere della società e indica il contributo che le rispettive istituzioni sono chiamate a dare per costruire “ la città dell’uomo”. Il Concilio nella Gaudium et Spes (n° 48) ci richiama che “dall’atto umano col quale i coniugi mutuamente si danno e si ricevono, nasce, anche davanti alla società, l’istituto del matrimonio che ha stabilità per ordinamento divino; questo vincolo sacro è in vista del bene sia dei coniugi e della prole che della società”. E ancora lo stesso documento conciliare (n° 52) ci ricorda: “Il potere civile consideri come un sacro dovere rispettare, proteggere e favorire la vera natura del matrimonio e della famiglia, la moralità pubblica e la prosperità domestica”. In questa direzione sappiamo cogliere la ricchezza contenuta nella famiglia e che da lei si allarga a tutta la società circostante. 1 – Comunione di persone. La famiglia cristiana è una comunione di persone, segno e comunione del Padre e del Figlio nello Spirito Santo. Questa comunione si allarga nella procreazione ed educazione dei figli nello spirito di fedeltà e obbedienza che già Gesù Cristo ha vissuto nei confronti del Padre. La famiglia è una comunità privilegiata chiamata a realizzare “un’amorevole apertura di animo tra i coniugi e… una continua collaborazione tra genitori e figli”. (Gaudium et Spes 52) Questa comunione va alimentata con la preghiera quotidiana e con la lettura costante della Parola di Dio per aprirsi alla carità e alla condivisione con i più deboli. La famiglia cristiana è evangelizzatrice e missionaria. 2 – Cellula originaria della vita sociale. La famiglia è la ‘società naturale’ in cui l’uomo e la donna sono chiamati al dono di sé nell’amore e nel dono della vita. L’autorità della famiglia, la sua stabilità e la vita di relazione che si esprimono al suo interno, costituiscono i fondamenti della libertà, della sicurezza, della fraternità nell’ambito della società. Nell’amore verso Dio e verso il prossimo, la vita di famiglia è un’iniziazione alla vita nella società. La società, il mondo, sono il “luogo teologico di salvezza” (Paolo VI), l’incarnazione concreta per rendere visibili i valori morali e di fede che la famiglia sviluppa tra i suoi membri. 3 – Aperta alla sussidiarietà con le altre istituzioni. La famiglia è attenta e impegnata in favore dei giovani e degli anziani, delle persone malate o handicappate e dei poveri. Spesso però numerose sono le famiglie che, in certi momenti, non hanno la possibilità di dare tale aiuto. Tocca allora ad altre persone, famiglie, istituzioni e alla società stessa provvedere, con appropriate misure sociali, ai bisogni di costoro. In base al principio di sussidiarietà, là dove le famiglie non sono in grado di adempiere alle loro funzioni, gli altri corpi sociali hanno il dovere di aiutarle e di sostenere l’istituto familiare, senza ingerenze nella sua vita privata o usurpazioni e invasioni di nessun tipo. 4 – Responsabile “Dentro e Fuori”. La famiglia, in tutti i suoi membri, ha dei doveri da svolgere che hanno fondamento in Dio che è Padre. E’ la paternità divina che fonda l’onore dovuto ai genitori. Doveri dei figli verso i genitori: La riconoscenza per il dono della vita, per la grazia del Battesimo e la vita della Chiesa, per l’amore e il lavoro che ha permesso di crescere in età, sapienza e grazia. La docilità e l’obbedienza per il bene di sé e della famiglia. La responsabilità dei figli, divenuti adulti, verso i genitori, per un aiuto morale e materiale, negli anni della vecchiaia, della malattia, della solitudine, dell’indigenza. (Cf. Ef.6,1) Doveri dei genitori verso i figli: funzione educativa dei genitori “è tanto importante che, se manca, a stento può essere supplita” (Gravissimum Educationis,3) Considerare i figli come figli di Dio e come persone umane. I genitori hanno anche la grande responsabilità di dare ai figli il buon esempio, riconoscendo davanti a loro anche le mancanze, per essere in grado di guidarli a vivere le virtù della gratuità nel servizio disinteressato, del perdono, della padronanza di sé, della fedeltà, della tenerezza e del rispetto. La famiglia costituisce l’ambiente naturale per educare alla solidarietà e alla responsabilità comunitarie. I genitori insegneranno ai figli a guardarsi dai compromessi e dagli sbandamenti che minacciano la società. L’educazione alla fede e alla vita della Chiesa deve incominciare fin dalla più tenera età in un clima di testimonianza reciproca. I genitori hanno diritto di scegliere per i loro figli, una scuola rispondente alle proprie convinzioni cristiane. I pubblici poteri hanno il dovere di garantire tale diritto e di assicurare le condizioni concrete per poterlo esercitare. I genitori avranno cura di non costringere i figli né quanto alla scelta della professione né quanto alla scelta del coniuge. 5 – In relazione con la pubblica autorità. Doveri delle autorità civili. Il quarto comandamento illumina anche le altre relazioni con la società, con gli altri: sono visti in un rapporto personale, come figli di un unico Padre, sia che abbiano vincoli di parentela, amicizia, sia che abbiano ricevuto un’autorità nella società. Il termine ‘onorare’ mette in luce tanto i doveri di chi trae beneficio da un’autorità quanto di chi la esercita. Chi riveste un’autorità, la deve esercitare come un servizio: nessuno può comandare o istituire ciò che è contrario alla dignità delle persone e alla legge naturale. La pubblica autorità è tenuta a rispettare i diritti fondamentali della persona umana e le condizioni per l’esercizio della sua libertà. E’ dovere dei cittadini collaborare con i poteri civili all’edificazione della società in uno spirito di verità, di giustizia, di solidarietà, di libertà. Il cittadino è obbligato in coscienza a non seguire le prescrizioni delle autorità civili quando tali precetti si oppongono alle esigenze dell’ordine morale. “Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini”. Per la Preghiera Senza la benevolenza del Signore, noi non possiamo costruire nulla: né case, né comunità, né un nuovo mondo, né società alcuna. Solo lui ci può assicurare la buona riuscita. Salmo 126 Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori. Se il Signore non custodisce la città, invano veglia il custode. Invano vi alzate di buon mattino, tardi andate a riposare e mangiate pane di sudore: il Signore ne darà ai suoi amici nel sonno. Ecco, dono del Signore sono i figli, è sua grazia il frutto del grembo. Come frecce in mano a un eroe sono i figli della giovinezza. Beato l'uomo che ne ha piena la faretra: non resterà confuso quando verrà a trattare alla porta con i propri nemici. Riferimenti Il tema della Famiglia è sempre stato presente nella dottrina cristiana e su di esso è stato sviluppato un’imponente riflessione; per quanto riguarda il rapporto tra famiglia e società si rimanda, in modo più dettagliato, alle seguenti indicazioni: Catechismo della Chiesa Cattolica ai numeri dal 2207 al 2257 Catechismo degli adulti ai numeri dal 1066 al 1070 Scheda 5 : Il rispetto della vita umana, della dignità delle persone, della pace. La vita umana è sacra perché, fin dal suo inizio, comporta l'azione creatrice di Dio e rimane per sempre in una relazione speciale con il Creatore, suo unico fine. Solo Dio è il Signore della vita dal suo inizio alla sua fine: nessuno, in nessuna circostanza, può rivendicare a sé il diritto di distruggere direttamente un essere umano innocente. Non uccidere L'uccisione volontaria di un innocente è gravemente contraria alla dignità dell'essere umano, alla "regola d'oro" («tutto quanto volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro» Mt.7,12) e alla santità del Creatore. La legge che vieta l'omicidio ha una sua validità universale, obbliga tutti e ciascuno, sempre e dappertutto. La legittima difesa. Non è un'eccezione alla proibizione di uccidere l'innocente. L'amore verso se stessi resta un principio fondamentale, perciò è legittimo far rispettare il proprio diritto alla vita. Chi difende la propria vita non si rende colpevole di omicidio anche se è costretto ad infliggere all'aggressore un colpo mortale. La legittima difesa può essere non soltanto un diritto, ma un grave dovere, per chi è responsabile della vita di altri, del bene comune della famiglia o della comunità civile. Difendere il bene comune della società esige che si ponga l’aggressore in stato di non nuocere. Chi ha autorità ha diritto di usare le armi per respingere gli aggressori della comunità civile affidatagli. L’omicidio volontario Il V° comandamento proibisce come gravemente peccaminoso l'omicidio diretto e volontario: è un peccato che grida vendetta al cielo. La legge morale vieta tanto di esporre qualcuno ad un rischio mortale senza grave motivo, quanto di rifiutare l'assistenza ad una persona in pericolo. L'aborto Dal primo istante della sua esistenza l'essere umano deve vedersi riconosciuti i diritti della persona, tra i quali il diritto inviolabile di ogni essere innocente alla vita. L'aborto diretto, cioè voluto, come un fine o come un mezzo, è gravemente contrario alla legge naturale, è una colpa grave, e la Chiesa lo sanziona con una pena Canonica di scomunica. Il diritto inalienabile alla vita di ogni individuo innocente rappresenta un elemento costitutivo della società civile e della sua legislazione e dovrà essere riconosciuto e rispettato dalla società, dalla autorità politica e dalla legge positiva: tutti sono uguali davanti alla legge. Anche l'embrione, perché persona, dovrà essere difeso nella sua dignità, curato e guarito. La diagnosi prenatale è gravemente contraria alla legge morale quando prevede l'eventualità, in dipendenza dai risultati, di provocare l'aborto. Una diagnosi non deve equivalere ad una sentenza di morte. L'eutanasia Le persone ammalate, o handicappate, chi ha la vita indebolita richiedono un rispetto particolare, vanno sostenute. L'eutanasia è moralmente inaccettabile qualunque ne siano i motivi e i mezzi perché è il mettere fine alla vita di persone handicappate, ammalate o vicine alla morte. Anche l'errore di giudizio nel quale si può cadere in buona fede, non muta la natura di questo atto omicida sempre da condannare e da escludere. Non si vuole l'accanimento terapeutico, ma ognuno ha diritto alla morte naturale. Il suicidio La vita è un dono da donare, un talento da spendere e ognuno è responsabile della propria vita davanti a Dio. Siamo amministratori, non proprietari della vita che Dio ci ha affidato. II suicidio, poiché contraddice la naturale inclinazione dell'essere umano a conservare e a perpetuare la propria vita, è gravemente contrario al giusto amore di sé, è un'offesa all'amore del prossimo, perché spezza ogni legame, ed è contrario all'amore del Dio vivente. Gravi disturbi psichici, l'angoscia o il timore grave della prova, della sofferenza o della tortura possono attenuare la responsabilità del suicida. Non si deve disperare della salvezza eterna di queste persone, perché Dio, attraverso strade a noi ignote, può preparare per loro l'occasione del pentimento. Ecco perché la Chiesa prega per queste persone. Lo scandalo E' indurre al male. Chi scandalizza si fa tentatore del suo prossimo per cui lo scandalo è grave mancanza. Può essere provocato dalla legge, dalle istituzioni, dalla moda e dall'opinione pubblica. "E' inevitabile che avvengano scandali, ma guai a colui per cui avvengono" (Lc 17,1). Il rispetto della salute. La vita e la salute fisica sono beni preziosi donati da Dio. Dobbiamo averne ragionevolmente cura. Evitare l'abuso dei cibi, dell'acool, del tabacco e dei medicinali, la velocità esagerata, il guidare in stato di ebbrezza. Anche l'uso della droga è colpa grave. Anche le ricerche o sperimentazioni scientifiche non possono legittimare atti contrari alla dignità delle persone e alla legge morale. Il rispetto dell'integrità corporea. I rapimenti e la presa di ostaggi, il terrorismo, la tortura, sono moralmente illeciti perché contrari al rispetto della persona e della dignità umana. Il rispetto della morte. Ai moribondi vanno prestate attenzioni e cure per aiutarli a vivere i loro ultimi momenti con dignità e pace. Sostenuti dalla preghiera dei congiunti ricevono in tempo anche i sacramenti che li preparano all'incontro con il Dio della vita. La sepoltura è un'opera di misericordia corporale. La difesa della pace. Il rispetto e lo sviluppo della vita umana richiedono la pace, che non è la semplice assenza della guerra, ma la tranquillità dell'ordine. La pace è frutto della giustizia ed effetto della carità. La guerra è un'avventura senza ritorno e con essa tutto è perduto, per cui si devono considerare con rigore le strette condizioni che giustificano una legittima difesa con la forza militare. Per la Preghiera (Salmo 7) Signore, mio Dio, in te mi rifugio: salvami e liberami da chi mi perseguita, perché non mi sbrani come un leone, non mi sbrani senza che alcuno mi salvi. Signore mio Dio, se così ho agito: se c'è iniquità sulle mie mani, se ho ripagato il mio amico con il male, se a torto ho spogliato i miei avversari, il nemico m'insegua e mi raggiunga, calpesti a terra la mia vita e trascini nella polvere il mio onore. Sorgi, Signore, nel tuo sdegno, levati contro il furore dei nemici, alzati per il giudizio che hai stabilito. L'assemblea dei popoli ti circondi: dall'alto volgiti contro di essa. Il Signore decide la causa dei popoli: giudicami, Signore, secondo la mia giustizia, secondo la mia innocenza, o Altissimo. Poni fine al male degli empi; rafforza l'uomo retto, tu che provi mente e cuore, Dio giusto. La mia difesa è nel Signore, egli salva i retti di cuore. Dio è giudice giusto, ogni giorno si accende il suo sdegno. Non torna forse ad affilare la spada, a tendere e puntare il suo arco? Si prepara strumenti di morte, arroventa le sue frecce. Ecco, l'empio produce ingiustizia, concepisce malizia, partorisce menzogna. Egli scava un pozzo profondo e cade nella fossa che ha fatto; la sua malizia ricade sul suo capo, la sua violenza gli piomba sulla testa. Loderò il Signore per la sua giustizia e canterò il nome di Dio, l'Altissimo. Riferimenti Catechismo della Chiesa Cattolica ai numeri dal 2258 al 2330 Catechismo degli adulti al capitolo 26 Scheda 6 : La destinazione universale e la proprietà privata dei beni. La riflessione si può sviluppare secondo i seguenti temi: BRANI DI RIFERIMENTO: Lev. 25,23.35-41 e Mt 6,19-21 RIFLESSIONE DEI PADRI DELLA CHIESA DAI CATECHISMI DELLA CHIESA COSA SI PUO’ FARE E PERCHE’ Brani di riferimento: Lev. 25,23.35-41 e Mt 6,19-21 - Nulla di ciò che esiste appartiene all'uomo; egli è solo custode della terra (Gen2,15). - Non viene abolito il diritto di proprietà, ma ad ogni uomo è richiesto di non considerare alcunché come sua particolare e definitiva proprietà. - Il possesso di qualcosa non può mai essere ostacolo per la sopravvivenza dei vicini e degli stranieri. - Dio offre all'umanità un'idea di fratellanza universale e di equa distribuzione delle risorse che la terra mette a disposizione - l'uomo è sempre al centro e al di sopra delle leggi economiche! - Occorre aprire l'orecchio alla Parola di Dio e il cuore ai bisogni dei fratelli. RIFLESSIONE DEI PADRI DELLA CHIESA - S. Ambrogio: " ... Non è del tuo avere che tu fai dono al povero, non fai che rendergli ciò che gli appartiene. La terra è data a tutti, non solamente ai ricchi". - S. Giovanni Crisostomo: " Non appropriarti di ciò che appartiene al Signore, ma donalo al prossimo. Parlare di "mio" e di "tuo" significa soltanto pronunciare parole senza senso. Se sostieni che la casa è tua, si tratta di una affermazione priva di significato, giacché l'aria e la terra e la materia appartengono al Creatore, come anche tu stesso, che hai costruito questa casa e qualsiasi altra cosa. Non sai che saremo accusati del fatto di aver male amministrato i beni? Non dire, allora: "sperpero i miei beni, me li godo", giacché non sono certo tuoi, ma appartengono agli altri. DAI CATECHISMI DELLA CHIESA - Le disuguaglianze economiche e sociali tra i membri della stessa famiglia umana suscitano scandalo e sono contrarie alla giustizia sociale ( CCC 1938 ) - Il principio di solidarietà è una esigenza diretta della fraternità umana - cristiana - La solidarietà si esprime innanzitutto nella ripartizione dei beni e nella remunerazione del lavoro (CCC 1940 ) - Il 7° comandamento prescrive l'osservanza della giustizia esigendo che si rispetti sia l'universale destinazione dei beni, sia il diritto alla proprietà privata ( CdA 887 ) - Il diritto alla proprietà privata, acquisita con il lavoro o ricevuta da altri in eredità o in dono, non elimina l'originaria donazione della terra all'insieme dell'umanità ( CCC 2403 ) - Il rispetto della dignità umana esige la pratica delle virtù della temperanza ( moderare l'attaccamento ai beni di questo mondo), della giustizia (a ciascuno il suo) e della solidarietà (secondo gli insegnamenti di Gesù) Pertanto è necessario: + rispettare i beni altrui (non è lecito il furto, la frode, la speculazione...) + rispettare l'integrità della Creazione (esige un religioso rispetto della creazione) COSA SI PUO’ FARE E PERCHE’ “La creazione è un corpo unico, una coperta per tutti, se qualcuno la vuole esclusivamente per sé lascia altri al freddo e lui rischia, al cambio di stagione, un colpo di calore”. In questa semplice frase sono raccontate tutte le storture del mercato e della mondializzazione che siamo chiamati ad affrontare nel prossimo secolo. La globalizzazione è un sistema voluto dalle multinazionali per trarre vantaggio dagli squilibri mondiali. Noi dobbiamo dire no ad un’economia mondo concepita come una giungla in cui i leoni sono liberi di inseguire le gazzelle più deboli e di disperderne i branchi, Dobbiamo ricostruire un insieme di economie locali che intrattengano fra loro rapporti equi e solidali. * Proviamo a chiederci che vantaggio hanno i lavoratori italiani a comperare a prezzi convenientissimi le scarpe che vengono prodotte in Romania (o in altri Stati poveri) da imprese senza scrupoli che risparmiano sul costo del personale. Il lavoratore Rumeno fa una vita da povero e quello italiano lo seguirà presto perché perderà il suo lavoro. Non è giusto pagare una miseria il lavoro di chi vive nei paesi poveri del mondo, se non per un motivo di giustizia, almeno per un fatto di coerenza. * Quale merito possiamo avere mandando ai poveri del Brasile la nostra beneficenza, se poi paghiamo una miseria i prodotti della loro agricoltura, i minerali che estraggono, e i manufatti che producono. * Quale giustizia può esserci quando i paesi industrializzati consumano l’86% dell’alluminio, l’8l% della carta, il 76% del legno, il 75% dell’energia, il 6l% della carne, il 60% dei fertilizzanti, il 48% dei cereali, il 42% dell’acqua potabile ? Quale uguaglianza andiamo predicando se un Italiano consuma 19 volte l’alluminio che usa un Africano, 14 volte la carta, 10 volte il legno e l'energia, 6 la carne, 5 i fertilizzanti, 3 i cereali e l’acqua potabile ? * Quale pace può esserci se depositiamo i nostri soldi in banche che finanziano i produttori d’armi da guerra, e se non controlliamo cosa stanno facendo gli speculatori internazionali con i nostri risparmi? Dio non ha creato il Mercato, ha creato la persona umana e ha posto al suo servizio l’intero universo. Per questo siamo chiamati ad un rinnovato e coraggioso impegno per conoscere ed usare gli strumenti che già esistono per combattere queste battaglie, per esempio: - Acquistare il caffè, il tè e gli altri prodotti esotici tramite la rete dei negozi C.T.M. (cooperative terzo mondo) che importa direttamente pagando un prezzo equo ai produttori. - Approfittare della nuova Banca Etica per mettere in posti sicuri i propri denari. - Partecipare alle iniziative di boicottaggio delle imprese che sfruttano i lavoratori ed in particolare quelle che usano i bambini. - Cercare di consumare di meno, e vivere più sobriamente, che non vuol dire tornare alla candela, o alla morte per tetano, ma a saper distinguere tra i bisogni reali e quelli imposti - Dare alle esigenze del corpo il giusto peso senza dimenticare le esigenze spirituali, affettive, intellettuali e sociali della persona umana. Per la Preghiera (Salmo 37,16-20.23-24). Il poco del giusto è cosa migliore dell'abbondanza degli empi; perché le braccia degli empi saranno spezzate, ma il Signore è il sostegno dei giusti. Conosce il Signore la vita dei buoni, la loro eredita durerà per sempre. Non saranno confusi nel tempo della sventura e nei giorni della fame saranno saziati. Poiché gli empi periranno, i nemici del Signore appassiranno come lo splendore dei prati, tutti come fumo svaniranno. II Signore fa sicuri i passi dell'uomo e segue con amore il suo cammino. Se cade, non rimane a terra, perché il Signore lo tiene per mano. (Messale Romano, Colletta della Messa per la santificazione del lavoro) O Padre, che chiami gli uomini a cooperare, mediante il lavoro quotidiano, al disegno immenso della tua creazione, fa' che nello sforzo comune di costruire un mondo più giusto e fraterno ogni uomo trovi un posto conveniente alla sua dignità, per attuare la propria vocazione e contribuire al progresso di tutti. Riferimenti Catechismo della Chiesa Cattolica ai numeri dal 2402 al 2406 Argomento trattato in tutte le Encicliche sociali, in particolare nella Centesimus Annus, parte 4ª: “La proprietà privata e l’universale destinazione dei beni”. Scheda 7 : La Dottrina Sociale della Chiesa La fedeltà della Chiesa all’uomo si manifesta nella Storia. C’è un mistero di comunione che riunisce i discepoli di Cristo nella Chiesa e che fa di quest’ultima una presenza significativa nell’umanità. La natura stessa della fede che ci è stata rivelata invita ad accompagnare la vita reale per informarla sui principi del cristianesimo ed indirizzarla alla loro realizzazione. La vita sociale segue le linee di un’evoluzione affascinante e complessa che muove l’umanità sulle vie del progresso; questo non sempre è univocamente e positivamente interpretato. L’organizzazione della vita civile, la ricaduta su di essa delle nuove scoperte scientifiche, il modo con cui l’uomo considera se stesso e l’umanità in cui vive sono temi che necessitano di riflessione attenta e precisa. Qui si inserisce a pieno titolo la Dottrina Sociale della Chiesa (DSC) di cui ricordiamo le tappe fondamentali: La Rerum Novarum (1891) è la prima enciclica sociale in senso moderno. In essa Leone XIII affronta i temi del lavoro e del salario, delle nuove ideologie, della proprietà privata e dei ruoli dello Stato, del diritto di associazione dei lavoratori e dei diritti della famiglia. La RN ha impostato la DSC nel suo complesso, dando forma ai suoi principi fondamentali. La Quadragesimo anno di Pio XI (1931) fu scritta a 40 anni dalla RN; apporta numerosi contributi di novità. Sottolinea come la rivoluzione industriale sia ormai una dimensione “plenaria” in quanto sta investendo l’umanità intera, enuncia il principio di sussidiarietà, aggiorna i giudizi di Leone XIII sul lavoro, la proprietà, l’ideologia socialista (Pio XI aveva davanti il comunismo sovietico che Leone XIII non conosceva e aveva assistito alla crisi finanziaria del 1929). Pur non avendo scritto nessuna enciclica sociale, Pio XII è intervenuto spesso su questioni sociali nei suoi Radiomessaggi. Egli affrontò i temi della collaborazione internazionale e della pace durante e dopo la seconda guerra mondiale, dettò le linee di una democrazia rinnovata dopo i totalitarismi distinguendo tra popolo e massa, si pronunciò sulla destinazione universale dei beni e sulle questioni relative al diritto e precisò le funzioni dello Stato in economia. La Pacem in terris (1961) e la Mater et Magistra (1963) di Giovanni XXIII costituiscono una nuova tappa fondamentale. Ai laici si assegna un nuovo ruolo, attivo, autonomo e propositivo; si specifica la metodologia della DSC secondo il metodo “vedere, giudicare, agire”; viene proposta la distinzione tra ideologie e movimenti storici; vengono affrontati i problemi emergenti: la socializzazione, il colonialismo, lo sviluppo dei popoli; si parla di “bene comune universale” e si chiede la nascita di una “autorità politica mondiale”. La Costituzione pastorale del Concilio Vaticano II Gaudium et Spes è molto più che un’enciclica sociale, è la carta dei nuovi rapporti tra Chiesa e mondo nell’ottica del rinnovamento pastorale del concilio. Ma la sua importanza per la DSC è fondamentale in quanto elabora un concetto di sviluppo in termini pienamente umanistici. Nel 1967, dopo due anni dalla conclusione del Concilio, Paolo VI emanava la Populorum Progressio. In essa si riconosceva che la questione sociale era ormai diventata mondiale. La chiave di volta per guidare lo sviluppo del pianeta diventa la globalità, le iniziative individuali non bastano più, ci vuole una visione di insieme di tutti gli aspetti economici, sociali, culturali, spirituali. Necessita un’azione concreta e solidale, una collaborazione internazionale a vocazione planetaria. A ottant’anni dalla RN nel 1971 Paolo VI emanava l’enciclica Octogesima adveniens. Vi vengono analizzate questioni nuove come le comunicazioni sociali, il ruolo della donna, il degrado ecologico, l’urbanesimo, le discriminazioni. Si condannano le chiusure particolaristiche come il nazionalismo e la non accoglienza degli immigrati e si chiede che l'urto tra il vecchio e il nuovo, tra società industriale e civiltà tradizionale non avvenga in modo traumatico. Si conducono anche profonde analisi sul tema delle utopie, allora tanto in voga, e delle ideologie. Arriviamo quindi alle encicliche sociali di Giovanni Paolo II. La Laborem exercens affrontava nel 1981 il tema centrale del lavoro umano inteso come la chiave fondamentale della questione sociale, affrontava il temi del rapporto tra famiglia e lavoro e introduceva distinzioni concettuali fondamentali da allora rimaste come patrimonio irrinunciabile: lavoro soggettivo e lavoro oggettivo, datore di lavoro diretto e indiretto... La Sollicitudo rei socialis (1987) nasce per commemorare il ventesimo anniversario della Populorum Progressio. E’ pervasa da un senso di sconfitta davanti al fallimento delle speranze di vent’anni prima. Il divario tra ricchi e poveri è aumentato e il quadro si è reso più complesso. C’è ormai un sottosviluppo anche nei paesi del supersviluppo, come esistono nei paesi poveri sacche di ricchezza oligarchica che suscitano scandalo. L’enciclica elabora la categoria teologica delle “strutture di peccato”. La Centesimus annus è l’enciclica del terzo millennio. Essa, dopo i grandi fatti del 1989, pone al centro della questione sociale il problema di Dio e chiede un impegno di tutti per un nuovo modello di sviluppo fondato sulla trascendente dignità della persona umana. Il crollo dei regimi comunisti ha riproposto anche all’Occidente il monito che una società atea è destinata a non rispettare i diritti umani e quindi ad essere prima o dopo travolta. Per questo la società occidentale e il suo sistema socio economico non possono dire di essere i vincitori del confronto, anzi c’è il pericolo che dopo l’89 si diffonda nell'Occidente una cultura neocapitalistica radicale assai negativa. Il Papa affronta quindi i temi della democrazia relativista nell'Occidente, della crisi dello Stato assistenziale, della cultura della nazione, dello sviluppo della società civile, del consumismo e della necessità di stili di vita nuovi, delle nuove forme di alienazione che consistono soprattutto nell’allontanamento da Dio. Considera il profitto un valido sintomo del benessere dell’azienda ma non l’unico, chiede che si lotti per una vera ecologia umana, a cominciare dalla famiglia, desidera che l’uomo non sia schiacciato tra il mercato e lo Stato, sostiene che la maggiore risorsa per l’uomo è l’uomo stesso. La DSC è parte dell’insegnamento morale e pastorale del magistero, cioè orientamento che traduce nella complessa realtà di oggi la profezia biblica e la missione evangelica per un mondo più giusto, pacifico e solidale. I principi su cui si sviluppa questo insegnamento sono: La persona umana : principio, soggetto e fine della società. La solidarietà: siamo responsabili gli uni degli altri. La sussidiarietà: fonda la corretta relazione tra persona, gruppi e stato. Il bene comune: tutto ciò per cui ogni uomo possa diventare più uomo. La partecipazione: ci sentiamo impegnati ad elaborare e realizzare i progetti orientati al bene comune. Destinazione universale dei beni della terra: è principio di giustizia economica e di corretta interpretazione del diritto alla proprietà privata. Scelta preferenziale per i poveri: fa parte della missione stessa della Chiesa. La DSC è un incentivo all’impegno cristiano nella politica vista come grande espressione di solidarietà. Dice infatti la Gaudium et spes al n° 75: “La Chiesa stima degna di lode e di considerazione l'opera di coloro che, per servire gli uomini, si dedicano al bene della cosa pubblica e assumono il peso delle relative responsabilità”. Per la Preghiera (Salmo 19). I cieli narrano la gloria di Dio, e l'opera delle sue mani annunzia il firmamento. Il giorno al giorno ne affida il messaggio e la notte alla notte ne trasmette notizia. Non è linguaggio e non sono parole, di cui non si oda il suono. Per tutta la terra si diffonde la loro voce e ai confini del mondo la loro parola. Là pose una tenda per il sole che esce come sposo dalla stanza nuziale, esulta come prode che percorre la via. Egli sorge da un estremo del cielo e la sua corsa raggiunge l'altro estremo: nulla si sottrae al suo calore. La legge del Signore è perfetta, rinfranca l'anima; la testimonianza del Signore è verace, rende saggio il semplice. Gli ordini del Signore sono giusti, fanno gioire il cuore; i comandi del Signore sono limpidi, danno luce agli occhi. Il timore del Signore è puro, dura sempre; i giudizi del Signore sono tutti fedeli e giusti, più preziosi dell'oro, di molto oro fino, più dolci del miele e di un favo stillante. Anche il tuo servo in essi è istruito, per chi li osserva è grande il profitto. Le inavvertenze chi le discerne? Assolvimi dalle colpe che non vedo. Anche dall'orgoglio salva il tuo servo perché su di me non abbia potere; allora sarò irreprensibile, sarò puro dal grande peccato. Ti siano gradite le parole della mia bocca, davanti a te i pensieri del mio cuore. Signore, mia rupe e mio redentore. Riferimenti Catechismo della Chiesa Cattolica ai numeri dal 2419 al 2425 Catechismo degli adulti al capitolo 28 Catechismo dei Giovani/2 ai capitolo 9 scheda conclusiva. Rivista “La Società”, Minidossier per l’animazione, n°17 Scheda 8 : L’attività economica e la giustizia sociale. La riflessione su attività economica e giustizia sociale può essere così guidata: Un motore per la vita sociale. Un luogo in cui si sviluppano relazioni tra persone. La persona al centro dell'economia. Globalizzazione e sviluppo sostenibile. Per una giustizia sociale liberata. 1) Un motore per la vita sociale. Non diciamo che l'economia è il principio costitutivo della vita sociale; semplicemente ne riconosciamo l'importanza all'interno di un tessuto sociale che ha visto affermarsi l'uomo con la sua creatività e laboriosità per dare forma alla terra avuta in dono dal suo creatore. E' un motore che permette alla società di muoversi; ma per questo movimento non c'è bisogno solo della forza propulsiva, di un lampo d'energia da domare. Ci vuole una sapienza in grado di coniugare elementi diversi ma necessari al conseguimento dello scopo prefissato. Tale sapienza non è esterna all'uomo, né si può attribuire ad una singola persona, ma è propria dell'umanità e si esprime nella sua esperienza storica. E' una sapienza a volte facilmente percepibile, a volte latitante, a volte parziale ed incompleta proprio perché frutto di pensieri perfettibili. Quando si individua la direzione in cui procedere e si trovano gli strumenti idonei alla realizzazione di ciò che è bene, allora si può utilizzare la forza propulsiva per il raggiungimento di una nuova tappa del progresso. L'energia pura può essere distruttiva se utilizzata male. L'economia è distruttiva se utilizzata male, governata dall'egoismo, cioè dalla ricerca di un bene tanto parziale da trasformarsi in male per qualcun altro. 2) Un luogo in cui si sviluppano relazioni tra persone L'attività economica mette in campo le relazioni tra persone. Si lavora non solo per sé ma anche per la propria famiglia e per la società cui si appartiene. Il frutto dell'ingegno è rivolto a rispondere alle esigenze che si manifestano la dove si vive. C'è una domanda, un'offerta e le necessità della vita. Si guadagna, si spende e ci si costruisce un tenore di vita dignitoso; l'uomo non può essere costretto a pensare soltanto alla pura sopravvivenza. C'è tuttavia un pericolo che si insinua nelle relazioni tra le persone: è l'egoismo. Esso sposta il baricentro del pensiero sbilanciandolo verso il singolo, togliendo importanza a chi gli vive accanto ed in genere alla dimensione sociale del suo vivere. Allora anche le leggi dell'economia possono diventare strumento di prevaricazione e di diseguaglianza perché vengono sganciate dalla giustizia sociale che ne ha generato la forma. C'è un senso di sbandamento; valori buoni ma secondari diventano assoluti, assorbono energie fisiche e spirituali e rompono l'equilibrio con il quale si può costruire la giustizia. 3) La persona al centro dell'economia. La Dottrina Sociale della Chiesa insegna che la persona umana, in tutte le sue espressioni, è l'origine e il fine del pensiero economico. Il mondo, nella complessità della sua vita, ha bisogno del genio degli uomini per continuare la strada del suo progresso; è compito delle organizzazioni che rappresentano la vita sociale indirizzare con saggezza questo ingegno, sostenere la creatività e la laboriosità affinchè sia salvaguardato il bene comune. Lo stato non si sostituisce alle persone, ma si pone quale garante della libertà di ciascuno perché ci sia spazio per l'affermazione di tutti. Qui troviamo il campo d'interpretazione del principio di sussidiarietà. Nell'attività economica il lavoro occupa un ruolo importantissimo. Varie sono le riflessioni che si possono fare in proposito e per le quali rimandiamo ad un'apposita scheda; qui sottolineiamo un'idea ricorrente nella Dottrina Sociale della Chiesa: la partecipazione. Dice la Laborem exercens: “L'impresa è una società di uomini liberi. I dipendenti devono essere trattati come corresponsabili”. Su questa strada si deve ancora agire per fare del lavoro un'alta espressione di umanità redenta. Il lavoro ha come frutto il giusto salario; esso non si misura tanto sulle cose che si possono comprare quanto sulla qualità della vita del lavoratore e della sua famiglia. Se il lavoro è elemento importante nella vita delle persone, allora si dovrà tenere sotto controllo la piaga della disoccupazione: essa non si traduce sono in penuria di denaro, ma è un'offesa alla dignità della persona e una minaccia per l'equilibrio della sua vita. Quando l'economia intraprende strade di innovazione deve sempre avere presenti le sue mete imprescindibili: rinnovare per migliorare le condizioni generali dell’umanità rinunciando a quelle strutture di peccato che impediscono all'umanità di avere un futuro. Le idee ed i propositi si traducono in azioni concrete; il mercato è una di queste traduzioni che porta in sé elementi positivi in quanto fondato sulla libertà, sull'attenzione ai bisogni della gente, sul miglior utilizzo delle risorse, sulla formazione di prezzi equi. Tuttavia, per mantenersi ad un buon livello di umanità, il mercato deve essere retto da leggi che lo rendano sicuro sulla strada della giustizia impedendo che l'egoismo di pochi possa avere il sopravvento sui diritti di tanti. La concorrenza è cosa buona quando fatta tra persone che possono usufruire delle stesse opportunità; solo allora la competizione è incentivo al miglioramento. 4) Globalizzazione e sviluppo sostenibile. Sono due termini che riguardano l'attività economica e la sua propensione ad abbattere i confini dello spazio e del tempo. Globalizzazione: il mercato con la sua logica si estende coinvolgendo il mondo intero. Ciò è di per sé un bene se gli stati, al di là di interessi particolari, sono in grado di stabilire norme precise a difesa dei cittadini e dei loro diritti. La globalizzazione può essere vista come un'occasione per diffondere e salvaguardare i diritti inalienabili della persona umana. Sviluppo sostenibile: significa guardare al futuro con speranza; permettere alle terra di essere casa accogliente e provvida anche per le generazioni future. Lo sviluppo non può essere guardato solo attraverso l'aumento incondizionato dei beni di consumo, ma con un'attenzione privilegiata alla qualità della vita che comprende la conservazione dell'ambiente vitale ed un corretto utilizzo delle risorse che la terra mette a disposizione dei suoi abitanti. Scienza e tecnologia devono aiutare ad individuare i modi per eliminare gli sprechi e per distribuire meglio uno sviluppo che non si deve tradurre in un irrimediabile deperimento della risorse ambientali. 5) Per una giustizia sociale liberata. La storia ci parla di guerre, ma anche di conquiste civili, di un affinamento culturale, della difficile acquisizione di idee quali la tolleranza, l'accoglienza, la condivisione di ciò che di buono proviene dalla varie culture. Oggi siamo convinti di vivere in un mondo che, nonostante i passi positivi fatti, sente la necessità impellente di procedere verso nuove e più diffuse conquiste civili. La giustizia vuole liberare se stessa per diffondersi maggiormente fino negli angoli più nascosti della terra. Per questo ciascuno si sente impegnato ed in particolar modo il cristiano che impara la giustizia dalla Parola di Dio. Per la Preghiera (Salmo 85). Signore, sei stato buono con la tua terra, hai ricondotto i deportati di Giacobbe. Hai perdonato l'iniquità del tuo popolo, hai cancellato tutti i suoi peccati. Hai deposto tutto il tuo sdegno e messo fine alla tua grande ira. Rialzaci, Dio nostra salvezza, e placa il tuo sdegno verso di noi. Forse per sempre sarai adirato con noi, di età in età estenderai il tuo sdegno? Non tornerai tu forse a darci vita, perché in te gioisca il tuo popolo? Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza. Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore: egli annunzia la pace per il suo popolo, per i suoi fedeli, per chi ritorna a lui con tutto il cuore. La sua salvezza è vicina a chi lo teme e la sua gloria abiterà la nostra terra. Misericordia e verità s'incontreranno, giustizia e pace si baceranno. La verità germoglierà dalla terra e la giustizia si affaccerà dal cielo. Quando il Signore elargirà il suo bene, la nostra terra darà il suo frutto. Davanti a lui camminerà la giustizia e sulla via dei suoi passi la salvezza. Riferimenti Catechismo della Chiesa Cattolica ai numeri dal 2426 al 2436 Catechismo degli adulti ai numeri dal 1131 al 1142 Catechismo dei Giovani/2 al cap. 9.2: Da il tuo pane a chi ha fame. Gaudium et Spes al cap. 3 : Vita economico sociale Centesimus annus parte 4ª : La proprietà privata e l'universale destinazione dei beni Scheda 9 : Giustizia, solidarietà, carità. La riflessione può essere così guidata: Occhi aperti sul mondo. Giustizia diffusa. Giustizia, solidarietà, carità Il concetto di solidarietà L’impegno in campo sociale e politico. Occhi aperti sul mondo La Dottrina Sociale della Chiesa mostra una spiccata attenzione al mondo nel suo complesso evidenziando i problemi dell'umanità. Se alla fine del secolo scorso la Rerum Novarum intese dare una risposta autorevole a domande circa i rapporti di lavoro all'interno di una fabbrica, man mano ci si avvicina ai nostri giorni si vede questo luogo allargarsi fino ad abbracciare l’intero nostro pianeta. Siamo testimoni di disuguaglianze e di ingiustizie; vediamo popoli che hanno conquistato una vita degna di essere chiamata umana, e altri che ancora si affannano per raggiungere gli elementi base di una qualità accettabile. Abbiamo anche visto che l'egoismo della nazioni ricche in questi ultimi decenni del XX secolo ha allargato il fossato che le separa dalle nazioni in via di sviluppo accaparrandosi in modo esagerato quei beni che in altri luoghi sono ancora necessari alla sopravvivenza. Si è visto ritornare anche nei paesi sviluppati una povertà che si attacca a quelle frange della popolazione meno difese proprio perché più deboli. E' una illogicità alla quale dobbiamo prestare attenzione. Giustizia diffusa Un antico detto afferma “Occhio non vede, cuore non duole”. L'egoismo ci spinge a non vedere o a rimanere insensibili a ciò che avviene lontano da noi. La lontananza non ha tanto carattere geografico quanto quello dell’insensibilità. Se abbiamo raggiunto un buon grado di civiltà nell'elaborare il concetto di giustizia e nel tradurlo in leggi appropriate, dobbiamo anche renderci conto che non possiamo emarginare da questo concetto coloro che non hanno la nostra stessa forza di affermazione. Siamo contrari ai due pesi e alle due misure e se, per esempio, a casa nostra è obbrobrioso sfruttare il lavoro minorile così deve essere in ogni parte del mondo, se è ingiusto lavorare per uno stipendio che sia in grado soltanto di non farci morire di fame, così deve essere per tutti poiché esistono alcuni diritti sacri per ogni persona in quanto persona, dovunque abiti sulla faccia della terra. Giustizia, solidarietà, carità Una visione corretta della vita dell'uomo nella società, anche al di fuori della visione cristiana, trova ragioni sufficienti per intravvedere il ruolo della solidarietà nell'esistenza umana; se poi ci affidiamo alla sensibilità che il cristianesimo da sempre ha incoraggiato, vediamo ampliarsi l'orizzonte del pensiero e delle azioni secondo il concetto di carità espressamente riferito a Cristo. La civiltà dell'amore, come dice Paolo VI, è la meta cristiana, il punto d'attrazione di chi si impegna a costruire una società in cui siano riconoscibili i criteri cristiani. Potremmo dire che, nella concezione cristiana, la solidarietà è la via che, partendo dalla giustizia sociale codificata per mezzo di leggi esistenti o future, porta alla carità, animata nello spirito di ciascuno dalla Parola di Dio. La carità è l'anima della solidarietà; il riferimento a Cristo è l'origine dei perché, la ragione per cui ci sentiamo orientati a vivere in un certo modo. Accettato questo fondamento, osserviamo il concetto stesso di solidarietà evolversi nel corso del tempo seguendo la direzione che sempre più porta l'uomo ad appartenere a quel villaggio globale che si vuole costruito con criteri che difendano, valorizzino e promuovano la vita di ciascuno e di tutti. Dal rispetto delle differenze, all'esigenza di fratellanza, al rapporto di solidarietà; è un percorso che ha come riferimento il concetto di "ecologia umana" (cfr. Centesimus Annus 38), nel senso di correttezza e pulizia di sentimenti e di intenzioni, grazie alla quale sia ancor oggi possibile fondare rapporti reciproci sulla fiducia e sulla promozione del bene comune, piuttosto che sull'arroccamento per la difesa dei propri diritti messi in pericolo dall'aggressività altrui. Quel che la Dottrina Sociale della Chiesa ci dice è: se all'apparenza è più facile constatare che le relazioni umane sono improntate a diffidenza (si potrebbe anche pensare quanto essa ci costa in termini di dispendio di energie e risorse materiali e spirituali), bisogna saper pensare e agire in modo diverso, senza relegare nell'ambito delle utopie irrealizzabili ciò che, in fin dei conti, è la sorgente della concezione cristiana sulla persona e sulla società; "Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati" (Gv 15,12). Il concetto di solidarietà Si può pensare alla solidarietà in modi diversi: - Nel senso dell'organicità di un corpo in cui le membra sono orientate al bene di tutto l'organismo. E' un'immagine che oggi lascia il posto a quella di una rete di relazioni e di interscambi, ma il significato rimane. - Nel senso di beneficenza; andare verso gli altri per aiutarli quando hanno bisogno. E' un modo di operare la solidarietà ancora molto diffuso e in sé indice di altruismo, ma insufficiente quando i problemi diventano complessi e richiedono un intervento che vada oltre la sfera privata. - Nel senso di mettersi insieme per condividere ideali e interessi e per renderne più efficace la promozione. E' il significato generico di "socius"; significato debole e a volte non esente da egoismi. - Nel senso di giustizia e di equità nella distribuzione dei beni con particolare riguardo a coloro che sono più bisognosi. Queste quattro accezioni possono rafforzarsi l'una con l'altra e portare ad una visione che esca dai limiti di ciascuna. Inoltre l'idea di solidarietà deve investire la sfera personale e la sfera sociale passando per la famiglia e le aggregazioni intermedie. L'impegno in campo sociale e politico La solidarietà intesa in senso compiuto ci inserisce nel discorso della valorizzazione della creatività individuale e di gruppo per rispondere alle esigenze della società odierna. Basta ricordare a tal proposito le forme di volontariato che spaziano nei settori più disparati. In particolare la solidarietà si indirizza oggi al conseguimento di quella parte del bene comune raggiungibile attraverso un nuovo tessuto di relazioni interpersonali e sociali. E' questo il campo in cui si muovono le attività di “terzo settore”. E' bene sottolineare che, con questo discorso, non si vuole privatizzare la solidarietà, ma la si vuole restituire al suo ambito naturale che è quello delle persone, prima di essere quello dello stato. Dalle persone, poi, può anche passare allo stato per scelta politica che tuttavia deve sempre essere sottoposta a giudizio critico per rifondarne le motivazioni e valutarne l'efficacia di intervento. Inserendoci in questa dimensione ci è possibile comprendere come alcuni beni, solo in apparenza astratti, quali la giustizia, la pace, l'onestà, stiano alla base di ogni discorso di tipo solidaristico. Quando, per esempio la Dottrina Sociale della Chiesa ci dice che "Lo sviluppo è il nuovo nome della pace" (Populorum Progressio), oppure "Dalla giustizia di ciascuno nasce la pace per tutti" (Giovanni Paolo II , discorso per la giornata della pace 1998), non vuole proporci degli slogans, ma afferma quella verità sulla quale si fonda la possibilità di costruire un mondo migliore o addirittura la “Civiltà dell'amore”. Ora la nostra civiltà si sta concentrando sugli interessi economici; scelta legittima ed anche indispensabile, ma non assoluta. Bisognerà pensare anche a quegli aspetti della vita che favoriscono le relazioni tra persone, tra gruppi e società, perché è proprio qui che nasce e si sviluppa la solidarietà, cioè una vita sociale in cui ciascuno si senta a suo agio perché tutelato nei suoi diritti. Per la Preghiera (Salmo 94). Dio che fai giustizia, o Signore, Dio che fai giustizia: mostrati! Alzati, giudice della terra, rendi la ricompensa ai superbi. Fino a quando gli empi, Signore, fino a quando gli empi trionferanno? Sparleranno, diranno insolenze, si vanteranno tutti i malfattori? Signore, calpestano il tuo popolo, opprimono la tua eredità. Uccidono la vedova e il forestiero, danno la morte agli orfani. Dicono: «Il Signore non vede, il Dio di Giacobbe non se ne cura». Comprendete, insensati tra il popolo, stolti, quando diventerete saggi? Chi ha formato l'orecchio, forse non sente? Chi ha plasmato l'occhio, forse non guarda? Chi regge i popoli forse non castiga, lui che insegna all'uomo il sapere? Il Signore conosce i pensieri dell'uomo: non sono che un soffio. Beato l'uomo che tu istruisci, Signore, e che ammaestri nella tua legge, per dargli riposo nei giorni di sventura, finché all'empio sia scavata la fossa. Perché il Signore non respinge il suo popolo, la sua eredità non la può abbandonare, ma il giudizio si volgerà a giustizia, la seguiranno tutti i retti di cuore. Chi sorgerà per me contro i malvagi? Chi starà con me contro i malfattori? Se il Signore non fosse il mio aiuto, in breve io abiterei nel regno del silenzio. Quando dicevo: «Il mio piede vacilla», la tua grazia, Signore, mi ha sostenuto. Quand'ero oppresso dall'angoscia, il tuo conforto mi ha consolato. Può essere tuo alleato un tribunale iniquo, che fa angherie contro la legge? Si avventano contro la vita del giusto, e condannano il sangue innocente. Ma il Signore è la mia difesa, roccia del mio rifugio è il mio Dio; egli ritorcerà contro di essi la loro malizia, per la loro perfidia li farà perire, li farà perire il Signore, nostro Dio. Riferimenti Catechismo della Chiesa Cattolica ai numeri dal 2437 al 2449 Catechismo degli adulti ai numeri dal 1095 al 1110 Il tema è diffusi in tutta la Dottrina Sociale della Chiesa. Pontificio consiglio Cor Unum, La fame nel mondo, una sfida per tutti: lo sviluppo solidale. Scheda 10 : Promotori di cultura. La riflessione si può sviluppare secondo i seguenti temi: Sale della terra e luce del mondo. La proposta culturale è evangelizzazione. Le direzioni della proposta: giustizia, pace, amore. I luoghi della proposta culturale: le parrocchie. Sale della terra e luce del mondo. (Mt 5,13-16) Il discepolo di Cristo ha una missione da svolgere; egli non è del mondo, tuttavia vive in esso e dialoga con la cultura che il mondo esprime non tanto per giudicarla quanto per offrirle strumenti di salvezza (cfr. Gv 3,17: "Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui"). Il discepolo è paziente e amorevole nell’educare ad una vita buona. C'è un peccato volgare e violento che scatena la reazione della gente; ma c'è anche un peccato meno evidente che insinuandosi nella mente delle persone produce strutture della cui malvagità non si è facilmente compresi. Sono quelle che Giovanni Paolo II chiama "strutture di peccato". Prima che le conseguenze di questi modi di pensare portino a situazioni di grave degrado morale e civile, il discepolo di Cristo ha il dovere di far sentire la sua voce per aiutare il mondo a correggere la rotta. Non sempre la strada da percorrere è facilmente individuabile e non sempre c'è convergenza sulla proposta che la Chiesa offre. In alcuni casi si accusa la comunità cristiana di volersi opporre alle “conquiste civili” di una società emancipata e laica. Di fronte e queste situazioni non si propongono crociate, ma una continua e convinta presenza di cristiani riconoscibili per l'amore che li contraddistingue; amore per i vicini e per i lontani. Il sale è poco rispetto al cibo e la sorgete luminosa piccola rispetto al luogo illuminato. La natura cristiana è diffusiva e proprio per questo non esclude il confronto con il mondo anche quando quest'ultimo non ne vuole sapere (cfr. Ez 33,7-9).Il confronto avviene attraverso una proposta culturale. La proposta culturale è evangelizzazione. La Chiesa italiana riunita nel convegno di Palermo nel 1995 ha indicato la strada dell'evangelizzazione quale percorso da intraprendere; Giovanni Paolo II nella “Tertio millennio adveniente” ripropone la missione della Chiesa come una nuova evangelizzazione. Anche le regioni in cui la tradizione cristiana è maggiormente radicata hanno bisogno di riprendere ed approfondire i temi dell'evangelizzazione. Apriamo gli occhi sulla cultura nella quale siamo immersi per evidenziarne luci ed ombre; rendiamoci conto dei mezzi con cui la cultura si propaga e si radica; entriamo in campo con una proposta che sia in grado di rendere più pregevole ciò che di buono l'uomo già riesce a fare e per combattere efficacemente le imperiose tentazioni che anche oggi spingono le persone al peccato. Quando il cristiano entra in dialogo con la cultura non deve scordare la sua specificità ( cfr. 1Cor 2,1-5). Da qui ricaviamo i criteri di giudizio per la valutazione e l'accoglienza di tanti contributi culturali che persone di buona volontà presenti in ogni parte del mondo producono per il bene dell'umanità. Tolleranza, accoglienza, cooperazione, sono passi che formano una famiglia umana unita. Di fronte ad una società che spesso si specializza nell'individuare ed approfondire le divisioni, non dovremmo essere proprio noi cristiani a dar man forte alla disgregazione. Particolare attenzione va rivolta ai mezzi di comunicazione per non rischiare di correre invano. Ogni messaggio va espresso in modo da risultare comprensibile a ciascuna delle persone cui viene rivolto. Un aspetto importante ed irrinunciabile dell'evangelizzazione è l'azione che da essa scaturisce. La Dottrina Sociale della Chiesa, proprio sulla scorta della tradizione cristiana, propone con chiarezza il metodo "vedere, giudicare, agire". E' nell'azione che ritroviamo la difficoltà ma anche il vigore salutare della verifica di coerenza tra il dire e il fare. La direzione della proposta: giustizia, pace, amore. La giustizia è un campo fecondo nel quale hanno preso forma frutti di umanità e di civiltà non indifferenti. Possiamo oggi contare su leggi che informano la coscienza e difendono i diritti delle persone. Rimangono tuttavia zone di questo campo ancora da lavorare perché producano quei frutti di cui c'è grande bisogno. La giustizia non è ovunque diffusa e anche la dove è presente subisce spesso attentati dai quali deve difendersi anche con mezzi repressivi. La natura stessa della giustizia tutelata dalle leggi è poi insufficiente perché non in grado di prevedere e controllare tutte le situazioni che possono essere generate. C’è anche chi, una volta fatta la legge, si ingegna a trovare con l'inganno il modo di aggirarla. E’ evidente che questa giustizia deve essere sostenuta da qualcosa di più grande da ricercarsi nel cuore dell'uomo. Strettamente legata alla giustizia c'è la pace della persona, della famiglia, della società locale, nazionale ed internazionale. Non si può edificare la pace a quest'ultimo livello se non la si è costruita e solidificata nelle singole persone e nei gruppi intermedi. La ricerca della pace porta soprattutto a potenziare la giustizia di ciascuno; occorre a questo proposito sostenere un'opera educativa che rafforzi il senso della legalità e del bene comune. L'educazione si propone di raggiungere il cuore dell'uomo per superare l'insufficienza delle leggi; giustizia e pace fondati sull'amore che solo è in grado di prevenire, sostenere e proteggere il bene di ciascuno e di tutti. L'educazione ben si coniuga con la cultura perché agisce in essa, la fa crescere ed è in grado di stabilire rapporti con altre persone che si propongono, anche se con procedure diverse, gli stessi scopi. I luoghi della proposta culturale: le parrocchie. Questa forma della presenza cristiana nella società possiede alcuni vantaggi. Innanzitutto la presenza capillare sul territorio. C'è una cultura verticale che si impara sui libri e che viene elaborata da strutture ben definite, ma c'è anche una cultura orizzontale che vive la vita della gente. La parrocchia sta sul territorio e con la sua gente si impegna a mettere in pratica la Parola di Dio. E poi la parrocchia è in grado di valorizzare l'opera della famiglia. Essa è il primo e più importante gruppo intermedio, luogo dove è possibile coniugare giustizia e amore, dove la cultura trova il suo modo naturale di trasmissione, di verifica e di progresso. Se, all'interno dell'esperienza cristiana, ci sono anche altri modi di mediazione culturale e di esperienza di fede, tuttavia la parrocchia rimane privilegiata per ampiezza di intervento. Ogni parrocchia inoltre trova diverse forme di espressione e in esse manifesta la volontà di aggregazione, la manifestazione dell'indole comunitaria della fede cristiana, la capacità di proporre dialogo e confronto per una presenza significativa nel tessuto sociale. Alcune di queste forme costituiscono l'ossatura della vita cristiana nella parrocchia: la liturgia: luogo dell'incontro tra Dio e il suo popolo. la catechesi: momento di approfondimento della Parola di Dio. la carità: amore che lega il fedele a Dio ed ai fratelli. La parrocchia possiede i mezzi per una presenza; questi appartengono alla sua tradizione e quindi ha grande esperienza nel loro utilizzo; è dunque in grado di svolgere ancor oggi, correttamente, il suo compito. Per la Preghiera (Salmo 103). Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome. Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tanti suoi benefici. Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue malattie; salva dalla fossa la tua vita, ti corona di grazia e di misericordia; egli sazia di beni i tuoi giorni e tu rinnovi come aquila la tua giovinezza. Il Signore agisce con giustizia e con diritto verso tutti gli oppressi. Ha rivelato a Mosè le sue vie, ai figli d'Israele le sue opere. Buono e pietoso è il Signore, lento all'ira e grande nell'amore. Egli non continua a contestare e non conserva per sempre il suo sdegno. Non ci tratta secondo i nostri peccati, non ci ripaga secondo le nostre colpe. Come il cielo è alto sulla terra, così è grande la sua misericordia su quanti lo temono; come dista l'oriente dall'occidente, così allontana da noi le nostre colpe. Come un padre ha pietà dei suoi figli, così il Signore ha pietà di quanti lo temono. Perché egli sa di che siamo plasmati, ricorda che noi siamo polvere. Come l'erba sono i giorni dell'uomo, come il fiore del campo, così egli fiorisce. Lo investe il vento e più non esiste e il suo posto non lo riconosce. Ma la grazia del Signore è da sempre, dura in eterno per quanti lo temono; la sua giustizia per i figli dei figli, per quanti custodiscono la sua alleanza e ricordano di osservare i suoi precetti. Il Signore ha stabilito nel cielo il suo trono e il suo regno abbraccia l'universo. Benedite il Signore, voi tutti suoi angeli, potenti esecutori dei suoi comandi, pronti alla voce della sua parola. Benedite il Signore, voi tutte, sue schiere, suoi ministri, che fate il suo volere. Benedite il Signore, voi tutte opere sue, in ogni luogo del suo dominio. Benedici il Signore, anima mia. Riferimenti Catechismo degli adulti ai numeri dal 1144 al 1165 Indice delle schede Scheda pagina 1 La persona umana 1 2 La comunità umana 3 3 Un lavoro degno dell’uomo 5 4 La famiglia e la società 7 5 Il rispetto della vita umana, della dignità delle persone, della pace. 9 6 La destinazione universale e la proprietà privata dei beni 11 7 La Dottrina Sociale della Chiesa 13 8 L’attività economica e la giustizia sociale 15 9 Giustizia, solidarietà e carità 17 10 Promotori di cultura. 19