Curia diocesana di Brescia
Ufficio della Pastorale Sociale
Temi di Dottrina Sociale della Chiesa
Sussidio per la catechesi degli adulti e dei giovani
Scheda 1: La persona umana
L’uomo, secondo gli insegnamenti della Parola di Dio, è:
Creatura di Dio somigliante al suo creatore.
Chiamato da Dio a svolgere un compito.
Libero per rispondere a Dio.
Responsabile delle sue risposte.
Peccatore redento da Cristo.
In viaggio verso l’eternità.
I lineamenti dell’antropologia cristiana sono mutuati dal vangelo ed approfonditi nel corso della
lunga storia delle comunità cristiane; essi ci illuminano sul pensiero dei discepoli di Cristo circa la
natura umana. In base a queste convinzioni si operano scelte personali, familiari e sociali che ci
impegnano a salvaguardare la dignità di ogni uomo e di tutti gli uomini.
In quest’ottica leggiamo i progressi di civiltà cui anche i cristiani hanno dato un valido contributo e
che si prefiggono di elevare la qualità dell’esistenza verso condizioni di vita più umane. In che cosa
consistano queste ultime ci viene spiegato da Paolo VI nella Populorum progressio (n°21):
“Più umane: l'ascesa dalla miseria verso il possesso del necessario, la vittoria sui flagelli sociali,
l'ampliamento delle conoscenze, l'acquisizione della cultura. Più umane, altresi: l'accresciuta
considerazione della dignità degli altri, l'orientarsi verso lo spirito di povertà,(Cf Mt 5,3) la
cooperazione al bene comune, la volontà di pace. Più umane, ancora: il riconoscimento da parte
dell'uomo dei valori supremi, e di Dio che ne è la sorgente e il termine. Più umane, infine e
soprattutto: la fede, dono di Dio accolto dalla buona volontà dell'uomo, e l'unità nella carità del
Cristo che ci chiama tutti a partecipare in qualità di figli alla vita del Dio vivente, Padre di tutti gli
uomini”.
In questa prospettiva guardiamo al futuro nell’impegno a rendere l’uomo sempre più uomo.
1) Figli dello stesso Padre.
Non oggetti creati, ma figli, partecipi del mistero della trinità. E’ il segno della vita divina che abita
in noi; siamo il riflesso della luce di Dio.
E’ la nostra origine il punto di partenza della nostra dignità e Dio rimane il garante di quel che
siamo. La somiglianza al nostro creatore si esprime attraverso intelligenza e libertà, conoscenza e
virtù.
Così abbiamo ricevuto la capacità di autodeterminazione della nostra vita; Dio ce la concede
volentieri perché ha inserito nel nostro essere la capacità di compiere il bene.
2) La vocazione dell’uomo.
Forniti, personalmente e comunitariamente, di ciò che è necessario per plasmare la terra, siamo
mossi dal desiderio di felicità e per la sua realizzazione siamo chiamati, a vario titolo, a lavorare.
Rispondere alla nostra vocazione significa incamminarci sulla strada della santità.
Si lavora bene e volentieri quando si sa dove si vuole arrivare e si apprezza la bontà della meta che
si ha davanti.
Il termine felicità non è univoco. Ciascuno la definisce a modo suo. L’interpretazione cristiana è
fondata sulle beatitudini evangeliche ed orientata alla comunità. La persona è artefice del bene
comune; ciascuno agisce per raggiungere uno scopo e la sua beatitudine consiste nella convergenza
tra questo scopo e la volontà di Dio.
3) Libero.
La persona è definita dalla sua libertà; in essa si conosce, si valuta, si esprime. Libertà per intessere
rapporti con altre persone altrettanto libere; libertà per rispondere coscientemente a Dio che
accompagna il corso della tua vita; libertà guidata dalla coscienza morale che si manifesta nello
spirito evangelico dopo aver appreso le norme elementari (o comandamenti) che indirizzano i
rapporti con Dio e con il prossimo verso criteri di giustizia. La fede non imprigiona la libertà, anzi
le concede la sua più alta espressione: essere artefice di bene.
4) Responsabile.
La libertà fa della persona la protagonista delle proprie azioni; di esse, come delle intenzioni che le
sorreggono, ciascuno è responsabile nella misura in cui è pienamente libero ed in grado di
apprezzare il valore del bene. La pienezza della responsabilità va di pari passo con la piena
realizzazione della propria umanità. Irresponsabile è colui che non è capace di un pensiero
compiuto o colui che vi rinuncia per seguire il proprio egoismo.
Formazione intellettuale, culturale, morale sono elementi della crescita che porta ciascuno ad
esprimersi come persona.
5) Peccatore redento da Cristo.
Nella sua esperienza personale e sociale l’uomo conosce, ed anche compie, il male. Peccato è il
male compiuto volontariamente contro Dio o il prossimo contravvenendo a ciò che la coscienza,
informata dalla Parola di Dio, indica come strada da seguire. Il peccato consiste nel consegnare se
stessi all’egoismo e nella pretesa di piegare gli altri al proprio servizio svilendone l’umanità.
La storia ci dice che sempre abbiamo dovuto fare i conti con i peccati degli uomini e con gli uomini
abbrutiti dal peccato. La fede nella redenzione ci dice che Cristo ha vinto il peccato e ci ha indicato
la via per emergere dall’inferno di un’esistenza dominata dal male.
6) In viaggio verso l’eternità.
Il nostro cammino ha una meta che non si manifesta come un muro oltre il quale c’è il nulla, ma
come il Regno di Dio che irrompe nella sua pienezza, completando in sè tutto quel bene che
avremmo voluto fare ma che non siamo riusciti a compiere.
Gesù ci induce a cominciare oggi ciò che nella sua completezza sarà realizzato in futuro. La fede è
motivo di impegno perchè già nell’oggi si possano porre, con la grazia di Dio, le basi di quella città
celeste che risplenderà della gloria di Dio.
L’eternità è fonte d’impegno morale non solo per evitare il male ma soprattutto per esercitare le
virtù.
Per la Preghiera (Salmo 139)
Signore, tu mi scruti e mi conosci, tu sai quando seggo e quando mi alzo.
Penetri da lontano i miei pensieri, mi scruti quando cammino e quando riposo.
Ti sono note tutte le mie vie; la mia parola non è ancora sulla lingua e tu, Signore, già la conosci
tutta.
Alle spalle e di fronte mi circondi e poni su di me la tua mano.
Stupenda per me la tua saggezza, troppo alta, e io non la comprendo.
Dove andare lontano dal tuo spirito, dove fuggire dalla tua presenza?
Se salgo in cielo, là tu sei, se scendo negli inferi, eccoti.
Se prendo le ali dell'aurora per abitare all'estremità del mare, anche là mi guida la tua mano e mi
afferra la tua destra.
Se dico: «Almeno l'oscurità mi copra e intorno a me sia la notte»;
nemmeno le tenebre per te sono oscure, e la notte è chiara come il giorno; per te le tenebre sono
come luce.
Sei tu che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre.
Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio; sono stupende le tue opere, tu mi conosci fino in
fondo.
Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto, intessuto nelle profondità
della terra.
Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi e tutto era scritto nel tuo libro;
i miei giorni erano fissati, quando ancora non ne esisteva uno.
Quanto profondi per me i tuoi pensieri, quanto grande il loro numero, o Dio;
se li conto sono più della sabbia, se li credo finiti, con te sono ancora.
Riferimenti
Il tema della Persona umana è sempre stato caro alla dottrina cristiana e su di esso ha sviluppato
un’imponente mole di riflessioni; le linee essenziali che sono state presentate quale fondamento
della Dottrina Sociale della Chiesa, possono essere sviluppate più approfonditamente, punto per
punto, seguendo i catechismi :
Catechismo della Chiesa Cattolica ai numeri dal 1691 al 1876
Catechismo degli adulti
ai numeri dal 797 al 951
Catechismo dei Giovani/2
ai capitoli 6 e 7.
Scheda 2: La comunità umana
La vocazione di ogni uomo e donna, nella prospettiva cristiana, è quella rendere manifesta
l'immagine di Dio e di essere trasformata ad immagine del Figlio unigenito del Padre. Essa, tuttavia
oltre che personalmente, ha bisogno esprimersi attraverso la risposta dell'intera comunità umana.
(cfr. Catechismo del Chiesa Cattolica, 1877).
Nella Gaudium et Spes (24 e segg.) il Concilio afferma “l’indole comunitaria” della vocazione
cristiana. Ogni società, infatti, non è una somma di soggetti anonimi non comunicanti, ma un
insieme di persone tra loro strette da un principio di unità che le supera.
La persona non può considerarsi tale se non vive la relazione con gli altri. Se l'individualità esprime
la singolarità irripetibile di ciascuno, essa si realizza e sviluppa soltanto nella relazione con l'altro,
grazie alla quale può giungere a riconoscere in pienezza se stessa.
L'identità di ogni persona è bisognosa di integrazione, di rapporti, si struttura nella partecipazione
alla storia di tutti. Non è un io insulare che guarda alla comunità come ad un limite, a un pericolo.
Non può quindi essere accettato il pregiudizio diffuso secondo il quale la persona diventa tale
quando si è liberata dal “debito” verso gli altri, collocandosi in una specie di chiusura, di
separatezza (Non dimentichiamo Sartre: "Gli altri sono l'inferno").
La vera vita, al contrario, è una relazione (Buber), mentre “chi si tiene stretto il proprio io vivente,
si perderà”. Così Romano Guardini legge il noto passo di Luca (17,33). Essa è il vincolo arricchente
dell’amore, della carità. E’ la declinazione di due dimensioni (due facce dell’identica medaglia)
dell’amore umano cristianamente vissuto: sovrabbondanza e indigenza. Una traboccante ricchezza
da condividere, una contemporanea indigenza bisognosa di soccorso. E' la dialettica dell'amore,
della carita.
L'esperienza della comunità è un continuo appello all'attivazione di questo duplice rapporto: la
coscienza dell'obbligo del dare (ma anche la gioia del dare come insegna S. Paolo), la persuasione
del bisogno di ricevere. Questa la legge di una società che voglia rendere onore alla persona, che
non consideri la persona come mezzo, ma la ricerca come fine, come autentico scopo della
comunità umana.
La carità - ribadisce il Catechismo della Chiesa Cattolica - rappresenta il più grande comandamento
sociale, obbliga alla realizzazione della giustizia, al rispetto degli altri, dei loro diritti, aiuta a fare
della propria vita un dono.
Una “cospirazione” caratterizza la comunità umana, quando essa vuole essere fedele all'impegno di
considerare la persona come fine e non come mezzo, il bene comune: “l’insieme di quelle
condizioni della vita sociale che permettono ai gruppi, come ai singoli membri, di raggiungere la
propria perfezione più pienamente e più speditamente” (Gaudium et spes, 26).
E’ il contributo della carità all’umanizzazione della comunità, di una società in cui, secondo S.
Tommaso, la convivenza è buona, virtuosa, giusta, felice, dove i beni delle singole parti sociali
convergono e trovano completamento nel bene dell'insieme.
In essa la politica, l'economia, il diritto sono posti al servizio della persona perché essa cresca verso
l'orizzonte dei valori che la fondano e si integri con la storia di tutti per una crescita dell'intera
comunità.
Bene comune non è la somma del bene dei singoli né coincide con il bene dello Stato (che si
farebbe, così, totalitario) né assorbe in se stesso ogni obiettivo di carattere sociale, annullando lo
spazio della persona.
Impegnarsi per la realizzazione del bene comune vuol dire porsi tre fondanti obiettivi: il rispetto
della persona e della sua singolare vocazione; l'offerta a tutti di un minimo di benessere sociale che
garantisca una vita veramente umana; la promozione e la difesa della pace, cioè della stabilità e
sicurezza di un ordine giusto (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 1907-1910).
Il cristiano è sollecitato dalla propria fede, obbligato dalla carità all'assunzione di precise
responsabilità, al dovere della partecipazione.
Dinanzi a lui il paradigma dei tre momenti centrali, emblematici della vita di Cristo.
L’incarnazione attraverso la quale Cristo ha scelto di partecipare all'avventura dell'umanità,
mescolandosi con la nostra storia, ha caricato sulle proprie spalle le debolezze e le speranze, le
sconfitte e le aspirazioni di tutti noi. Si è “attardato” tra noi, confuso nel nostro cammino.
Nella crocifissione ha testimoniato la verità della vita umana, i fondanti valori dell'esistenza,
confessando e abbattendo gli idoli, i vitelli d'oro disseminati lungo le nostre strade, ci ha consegnato
il luogo della verità che è poi quello del suo amore oltre ogni misura umana.
Con la resurrezione ha proclamato la possibilità, e il dovere, del passaggio dalla morte alla vita,
dall'oscurità alla luce, dal peccato alla pienezza della virtù, dalla sconfitta al guadagno di nuovi
orizzonti.
Siamo sollecitati dal paradigma della sua vita alla responsabilità della partecipazione, al dovere
della ricerca del vero bene, all'impegno della trasformazione della comunità cui apparteniamo.
re momenti indissolubili di una carità “sociale” che è carità dell'incontro, carità dell'intelligenza,
carità della trasformazione delle strutture.
Tre dimensioni di un radicamento cristiano nella comunità, un'incarnazione di speranza.
Davvero come leggiamo nella Gaudium et spes, n.31: “Legittimamente si può pensare che il futuro
dell'umanità sia riposto nelle mani di coloro che sono capaci di trasmettere alle generazioni di
domani ragioni di vita e di speranza”.
Per la Preghiera
Dagli Atti degli Apostoli (4,32-35)
La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuor solo ed un’anima sola e nessuno
diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune. Con grande forza
gli apostoli rendevano testimonianza della resurrezione del Signore Gesù e tutti essi godevano di
grande simpatia. Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li
vendevano, portavano l’importo di quanto era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli;
e poi veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno.
Dalla lettera di S. Paolo Apostolo agli Efesini (4,1-6)
Vi esorto io, il prigioniero nel Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete
ricevuto, con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore, cercando
di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo, un solo spirito,
come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo
Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce
per mezzo di tutti ed è presente in tutti.
Riferimenti
Catechismo della Chiesa Cattolica ai numeri dal 1877 al 1948
Catechismo degli adulti
ai numeri dal 1085 al 1107
Scheda 3: Un lavoro degno dell’uomo
"Dio, che ha dotato l'uomo d'intelligenza, d'immaginazione e di sensibilità, gli ha in tal modo
fornito il mezzo onde portare in certo modo a compimento la sua opera: sia egli artista od
artigiano, imprenditore, operaio o contadino, ogni lavoratore è un creatore. Chino su una materia
che gli resiste, l'operaio le imprime il suo segno, sviluppando nel contempo la sua tenacia, la sua
ingegnosità, il suo spirito d'invenzione. Diremo di più: vissuto in comune, condividendo speranze,
sofferenze, ambizioni e gioie, il lavoro unisce le volontà, ravvicina gli spiriti e fonde i cuori, nel
compierlo gli uomini si scoprono fratelli." (PP 27)
Premessa:
Il lavoro occupa una parte importante nella vita dell'uomo sia quando c'è, sia quando è precario o
addirittura si è nell'attesa di trovarlo. Quando si può affermare che il lavoro è o può essere degno
dell'uomo?
VEDERE
Il problema del lavoro è al centro di tante tensioni che caratterizzano la nostra società: diritto al
lavoro, il senso del dovere nel lavoro, leggi economiche o visioni economicistiche che non
rispettano pienamente l'uomo.
Con la sua attività, l'uomo produce degli oggetti che hanno un valore preciso di scambio; il prodotto
è un oggetto a se stante, disponibile, con un valore venale e alienabile (RN 7). Il lavoro, anche se ha
leggi proprie di mercato, non può essere considerato una semplice merce (QA 84), ma va trattato
come espressione della persona umana (MM 10). Il lavoro dunque è parte integrante dell'attività
umana.
Nella concretezza quotidiana assistiamo ad un'attività frenetica ed incessante. Il lavoro risulta
trasformato dall'evoluzione tecnologica, e vi sono serie difficoltà oggi a dare chiare e coerenti
risposte. Vi è il rischio, reale, che s'impongano modelli che privilegiano l'accumulo delle cose
sull'uomo che produce.
Il lavoro ha in sé vari aspetti sociali determinati da molteplici rapporti con problemi e conflitti di
natura sociale. Aziende in difficoltà, mancanza di lavoro, situazione di precarietà, convivenze a
volte difficili tra superiori e subordinati, ma anche ingiustizie che segnano ancora il mondo del
lavoro. Il fenomeno della globalizzazione ha portato con sé anche la terziarizzazione del lavoro
industriale che ha ulteriormente reso complessa l'organizzazione del lavoro.
VALUTARE
Nei primi capitoli della Genesi è presentato Dio che, nel creare, lavora; l'uomo, immagine di Dio, è
chiamato a custodire, soggiogare, dominare la terra. L'uomo è creato per essere signore del
giardino; il lavoro fa parte della signoria, la quale si esprime dinamicamente nella storia umana ed è
un esercizio comunitario. Il lavoro è per l'uomo "autoformativo", nel realizzare la signoria si
esplicita l'immagine di Dio (GS 34 e 67; PP 27; LE 9 e 25).
Il lavoro è un dovere dell'uomo (Genesi 1, 28; 2 Tes. 3, 10). Nell'attività umana è però insita una
tentazione prometeica, cioè sostituire Dio attraverso il lavoro. Questa dimensione nella Genesi è
riferita nel racconto del peccato (3, 1-14). L'uomo vuole diventare Dio, coprire con il suo lavoro la
distanza da Dio; l'uomo è dominato, svuotato, diviso (LE 7).
Nell'opera salvifica di Gesù tutta la situazione umana è assunta ed anche il lavoro è liberato,
tornando ad essere umanizzazione. In un lavoro liberato si rifiutano gli idoli, l'uomo è riportato alla
signoria. Il lavoro non salva l'uomo, ma nel lavoro l'uomo incontra il Signore che lo salva (LE 25,
26, 27).
Come in tutte le attività umane, anche nel lavoro può introdursi il germe del peccato. Esso può
manifestarsi sotto l'aspetto della pigrizia, della negligenza o dell'incompetenza. Ma il peccato può
anche scaturire dalla tentazione di appropriarsi in modo egoistico del lavoro altrui, soprattutto
quello dei più deboli e stornando le ricchezze da esso prodotte dalla loro destinazione all'utilità
comune.
AGIRE
Dobbiamo affermare, sia come persone che come comunità, sempre più il primato dell'uomo sul
lavoro, perché una persona vale più di tutto il mondo materiale. Questo significa anche che alcuni
lavori vanno cambiati. Inoltre si deve affermare il primato del lavoro sul capitale, perché è l'uomo
che trova le risorse, è lui che trasforma la "materia" e la fa diventare "capitale". In fine il primato
della destinazione universale dei beni sulla proprietà privata, infatti "il lavoro è per l'uomo e non
l'uomo per il lavoro". In un tempo in cui spesso le persone vengono valutate per il tipo di lavoro che
svolgono, dobbiamo affermare non solo la dignità del lavoro, ma anche di ogni lavoro (PP 27) e la
sua dimensione sociale.
Pur nella fatica quotidiana il credente deve far crescere in sé la consapevolezza tra fatica del lavoro
e sua offerta a Dio (GS 67).
Parlare di dimensione sociale del lavoro, significa far emergere istanze etiche e diritti - doveri
dell'uomo che lavora:
 il diritto - dovere al lavoro
 il diritto - dovere alla umanizzazione del lavoro e quindi ad un lavoro che rispetti la dignità
umana
 il diritto - dovere ad un giusto salario
 il diritto - dovere ad un lavoro che produca cose buone
 il diritto - dovere di partecipare alla vita dell'impresa
 il diritto - dovere al lavoro come vocazione
 il diritto - dovere al riposo e al rispetto della dimensione trascendente dell'uomo
 i diritti di azione e associazione sindacale
 il diritto - dovere di passare ad azioni socio - politiche
Ognuno deve porre in essere un impegno personale nel superare il concetto utilitaristico del lavoro.
Il lavoro è competenza e professionalità, ma è anche espressione delle proprie capacità. L'impegno
deve essere indirizzato verso una cultura del lavoro che poggi su pilastri dello sviluppo globale
dell'uomo e di tutto l'uomo nel binomio libertà e giustizia; non è rifiuto della modernizzazione, ma
le opportunità della tecnica vanno accolte per quello che devono essere: ricchezza strumentale, non
fine esclusivo a cui la società è subordinata; il lavoro per un credente è assunzione di responsabilità
e partecipazione.
L'evangelizzazione del mondo del lavoro è un obiettivo prioritario che come singoli e come
comunità cristiana dobbiamo perseguire. Forse dobbiamo partire dalla consapevolezza della carenza
di presenza e testimonianza. E' urgente superare l'isolamento e trovare forme significative di
partecipazione.
Domande.
 Quale valore attribuiamo al lavoro? Quali valori si vivono sul lavoro?
 Nel nostro lavoro quali sono le possibilità effettive di rendere un servizio migliore agli altri e
alla comunità?
 Come rendere significativa nella liturgia la realtà del lavoro?
 Quale pastorale, in parrocchia e in diocesi, per le persone del mondo del lavoro, allo scopo di
confrontare le loro esperienze ed i loro problemi alla luce delle fede?
Per la Preghiera
Dalla seconda lettera di S. Paolo Apostolo ai Tessalonicesi (3,6-15)
Vi ordiniamo pertanto, fratelli, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, di tenervi lontani da ogni
fratello che si comporta in maniera indisciplinata e non secondo la tradizione che ha ricevuto da noi.
Sapete infatti come dovete imitarci: poiché noi non abbiamo vissuto oziosamente fra voi, né
abbiamo mangiato gratuitamente il pane di alcuno, ma abbiamo lavorato con fatica e sforzo notte e
giorno per non essere di peso ad alcuno di voi. Non che non ne avessimo diritto, ma per darvi noi
stessi come esempio da imitare. E infatti quando eravamo presso di voi, vi demmo questa regola:
chi non vuol lavorare neppure mangi. Sentiamo infatti che alcuni fra di voi vivono
disordinatamente, senza far nulla e in continua agitazione. A questi tali ordiniamo, esortandoli nel
Signore Gesù Cristo, di mangiare il proprio pane lavorando in pace. Voi, fratelli, non lasciatevi
scoraggiare nel fare il bene. Se qualcuno non obbedisce a quanto diciamo per lettera, prendete nota
di lui e interrompete i rapporti, perché si vergogni; non trattatelo però come un nemico, ma
ammonitelo come un fratello.
Riferimenti
Catechismo degli adulti
ai numeri dal 1144 al 1165
Scheda 4 : La famiglia e la società
La famiglia, alla luce della verità cristiana, è :
Comunione di persone
Cellula originaria della vita sociale
Aperta alla sussidiarietà con le altre istituzioni
Responsabile “dentro e fuori”
In relazione con la pubblica autorità
Il Vangelo ci istruisce e ci dà la chiave di lettura per comprendere qual è la dignità della famiglia, la
sua vera natura, i suoi doveri e le sue responsabilità, il suo compito nella società.
La vita della Chiesa, con i suoi approfondimenti teologici e pastorali, mette in evidenza la centralità
della famiglia per la vita e il benessere della società e indica il contributo che le rispettive istituzioni
sono chiamate a dare per costruire “ la città dell’uomo”.
Il Concilio nella Gaudium et Spes (n° 48) ci richiama che “dall’atto umano col quale i coniugi
mutuamente si danno e si ricevono, nasce, anche davanti alla società, l’istituto del matrimonio che
ha stabilità per ordinamento divino; questo vincolo sacro è in vista del bene sia dei coniugi e della
prole che della società”.
E ancora lo stesso documento conciliare (n° 52) ci ricorda:
“Il potere civile consideri come un sacro dovere rispettare, proteggere e favorire la vera natura del
matrimonio e della famiglia, la moralità pubblica e la prosperità domestica”.
In questa direzione sappiamo cogliere la ricchezza contenuta nella famiglia e che da lei si allarga a
tutta la società circostante.
1 – Comunione di persone.
La famiglia cristiana è una comunione di persone, segno e comunione del Padre e del Figlio nello
Spirito Santo. Questa comunione si allarga nella procreazione ed educazione dei figli nello spirito di
fedeltà e obbedienza che già Gesù Cristo ha vissuto nei confronti del Padre.
La famiglia è una comunità privilegiata chiamata a realizzare “un’amorevole apertura di animo tra
i coniugi e… una continua collaborazione tra genitori e figli”. (Gaudium et Spes 52)
Questa comunione va alimentata con la preghiera quotidiana e con la lettura costante della Parola di
Dio per aprirsi alla carità e alla condivisione con i più deboli.
La famiglia cristiana è evangelizzatrice e missionaria.
2 – Cellula originaria della vita sociale.
La famiglia è la ‘società naturale’ in cui l’uomo e la donna sono chiamati al dono di sé nell’amore
e nel dono della vita. L’autorità della famiglia, la sua stabilità e la vita di relazione che si esprimono
al suo interno, costituiscono i fondamenti della libertà, della sicurezza, della fraternità nell’ambito
della società. Nell’amore verso Dio e verso il prossimo, la vita di famiglia è un’iniziazione alla vita
nella società.
La società, il mondo, sono il “luogo teologico di salvezza” (Paolo VI), l’incarnazione concreta per
rendere visibili i valori morali e di fede che la famiglia sviluppa tra i suoi membri.
3 – Aperta alla sussidiarietà con le altre istituzioni.
La famiglia è attenta e impegnata in favore dei giovani e degli anziani, delle persone malate o
handicappate e dei poveri. Spesso però numerose sono le famiglie che, in certi momenti, non hanno
la possibilità di dare tale aiuto. Tocca allora ad altre persone, famiglie, istituzioni e alla società
stessa provvedere, con appropriate misure sociali, ai bisogni di costoro.
In base al principio di sussidiarietà, là dove le famiglie non sono in grado di adempiere alle loro
funzioni, gli altri corpi sociali hanno il dovere di aiutarle e di sostenere l’istituto familiare, senza
ingerenze nella sua vita privata o usurpazioni e invasioni di nessun tipo.
4 – Responsabile “Dentro e Fuori”.
La famiglia, in tutti i suoi membri, ha dei doveri da svolgere che hanno fondamento in Dio che è
Padre. E’ la paternità divina che fonda l’onore dovuto ai genitori.
Doveri dei figli verso i genitori:
 La riconoscenza per il dono della vita, per la grazia del Battesimo e la vita della Chiesa, per
l’amore e il lavoro che ha permesso di crescere in età, sapienza e grazia.
 La docilità e l’obbedienza per il bene di sé e della famiglia.
 La responsabilità dei figli, divenuti adulti, verso i genitori, per un aiuto morale e materiale,
negli anni della vecchiaia, della malattia, della solitudine, dell’indigenza. (Cf. Ef.6,1)
Doveri dei genitori verso i figli:
 funzione educativa dei genitori “è tanto importante che, se manca, a stento può essere
supplita” (Gravissimum Educationis,3)
 Considerare i figli come figli di Dio e come persone umane. I genitori hanno anche la grande
responsabilità di dare ai figli il buon esempio, riconoscendo davanti a loro anche le
mancanze, per essere in grado di guidarli a vivere le virtù della gratuità nel servizio
disinteressato, del perdono, della padronanza di sé, della fedeltà, della tenerezza e del
rispetto.
 La famiglia costituisce l’ambiente naturale per educare alla solidarietà e alla responsabilità
comunitarie. I genitori insegneranno ai figli a guardarsi dai compromessi e dagli sbandamenti
che minacciano la società.
 L’educazione alla fede e alla vita della Chiesa deve incominciare fin dalla più tenera età in
un clima di testimonianza reciproca. I genitori hanno diritto di scegliere per i loro figli, una
scuola rispondente alle proprie convinzioni cristiane. I pubblici poteri hanno il dovere di
garantire tale diritto e di assicurare le condizioni concrete per poterlo esercitare.
 I genitori avranno cura di non costringere i figli né quanto alla scelta della professione né
quanto alla scelta del coniuge.
5 – In relazione con la pubblica autorità.
Doveri delle autorità civili.
Il quarto comandamento illumina anche le altre relazioni con la società, con gli altri: sono visti in un
rapporto personale, come figli di un unico Padre, sia che abbiano vincoli di parentela, amicizia, sia
che abbiano ricevuto un’autorità nella società. Il termine ‘onorare’ mette in luce tanto i doveri di chi
trae beneficio da un’autorità quanto di chi la esercita.
Chi riveste un’autorità, la deve esercitare come un servizio: nessuno può comandare o istituire ciò
che è contrario alla dignità delle persone e alla legge naturale.
La pubblica autorità è tenuta a rispettare i diritti fondamentali della persona umana e le condizioni
per l’esercizio della sua libertà.
E’ dovere dei cittadini collaborare con i poteri civili all’edificazione della società in uno spirito di
verità, di giustizia, di solidarietà, di libertà.
Il cittadino è obbligato in coscienza a non seguire le prescrizioni delle autorità civili quando tali
precetti si oppongono alle esigenze dell’ordine morale. “Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli
uomini”.
Per la Preghiera
Senza la benevolenza del Signore, noi non possiamo costruire nulla: né case, né comunità, né un
nuovo mondo, né società alcuna. Solo lui ci può assicurare la buona riuscita.
Salmo 126
Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori.
Se il Signore non custodisce la città, invano veglia il custode.
Invano vi alzate di buon mattino, tardi andate a riposare e mangiate pane di sudore:
il Signore ne darà ai suoi amici nel sonno.
Ecco, dono del Signore sono i figli, è sua grazia il frutto del grembo.
Come frecce in mano a un eroe sono i figli della giovinezza.
Beato l'uomo che ne ha piena la faretra: non resterà confuso
quando verrà a trattare alla porta con i propri nemici.
Riferimenti
Il tema della Famiglia è sempre stato presente nella dottrina cristiana e su di esso è stato sviluppato
un’imponente riflessione; per quanto riguarda il rapporto tra famiglia e società si rimanda, in modo
più dettagliato, alle seguenti indicazioni:
Catechismo della Chiesa Cattolica ai numeri dal 2207 al 2257
Catechismo degli adulti
ai numeri dal 1066 al 1070
Scheda 5 : Il rispetto della vita umana, della dignità delle persone, della pace.
La vita umana è sacra perché, fin dal suo inizio, comporta l'azione creatrice di Dio e rimane per
sempre in una relazione speciale con il Creatore, suo unico fine.
Solo Dio è il Signore della vita dal suo inizio alla sua fine: nessuno, in nessuna circostanza, può
rivendicare a sé il diritto di distruggere direttamente un essere umano innocente.
Non uccidere
L'uccisione volontaria di un innocente è gravemente contraria alla dignità dell'essere umano, alla
"regola d'oro" («tutto quanto volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro» Mt.7,12) e
alla santità del Creatore. La legge che vieta l'omicidio ha una sua validità universale, obbliga tutti e
ciascuno, sempre e dappertutto.
La legittima difesa.
Non è un'eccezione alla proibizione di uccidere l'innocente. L'amore verso se stessi resta un
principio fondamentale, perciò è legittimo far rispettare il proprio diritto alla vita. Chi difende la
propria vita non si rende colpevole di omicidio anche se è costretto ad infliggere all'aggressore un
colpo mortale. La legittima difesa può essere non soltanto un diritto, ma un grave dovere, per chi è
responsabile della vita di altri, del bene comune della famiglia o della comunità civile.
Difendere il bene comune della società esige che si ponga l’aggressore in stato di non nuocere. Chi
ha autorità ha diritto di usare le armi per respingere gli aggressori della comunità civile affidatagli.
L’omicidio volontario
Il V° comandamento proibisce come gravemente peccaminoso l'omicidio diretto e volontario: è un
peccato che grida vendetta al cielo.
La legge morale vieta tanto di esporre qualcuno ad un rischio mortale senza grave motivo, quanto di
rifiutare l'assistenza ad una persona in pericolo.
L'aborto
Dal primo istante della sua esistenza l'essere umano deve vedersi riconosciuti i diritti della persona,
tra i quali il diritto inviolabile di ogni essere innocente alla vita.
L'aborto diretto, cioè voluto, come un fine o come un mezzo, è gravemente contrario alla legge
naturale, è una colpa grave, e la Chiesa lo sanziona con una pena Canonica di scomunica.
Il diritto inalienabile alla vita di ogni individuo innocente rappresenta un elemento costitutivo della
società civile e della sua legislazione e dovrà essere riconosciuto e rispettato dalla società, dalla
autorità politica e dalla legge positiva: tutti sono uguali davanti alla legge.
Anche l'embrione, perché persona, dovrà essere difeso nella sua dignità, curato e guarito.
La diagnosi prenatale è gravemente contraria alla legge morale quando prevede l'eventualità, in
dipendenza dai risultati, di provocare l'aborto. Una diagnosi non deve equivalere ad una sentenza di
morte.
L'eutanasia
Le persone ammalate, o handicappate, chi ha la vita indebolita richiedono un rispetto particolare,
vanno sostenute.
L'eutanasia è moralmente inaccettabile qualunque ne siano i motivi e i mezzi perché è il mettere
fine alla vita di persone handicappate, ammalate o vicine alla morte. Anche l'errore di giudizio nel
quale si può cadere in buona fede, non muta la natura di questo atto omicida sempre da condannare
e da escludere. Non si vuole l'accanimento terapeutico, ma ognuno ha diritto alla morte naturale.
Il suicidio
La vita è un dono da donare, un talento da spendere e ognuno è responsabile della propria vita
davanti a Dio. Siamo amministratori, non proprietari della vita che Dio ci ha affidato.
II suicidio, poiché contraddice la naturale inclinazione dell'essere umano a conservare e a
perpetuare la propria vita, è gravemente contrario al giusto amore di sé, è un'offesa all'amore del
prossimo, perché spezza ogni legame, ed è contrario all'amore del Dio vivente.
Gravi disturbi psichici, l'angoscia o il timore grave della prova, della sofferenza o della tortura
possono attenuare la responsabilità del suicida.
Non si deve disperare della salvezza eterna di queste persone, perché Dio, attraverso strade a noi
ignote, può preparare per loro l'occasione del pentimento.
Ecco perché la Chiesa prega per queste persone.
Lo scandalo
E' indurre al male. Chi scandalizza si fa tentatore del suo prossimo per cui lo scandalo è grave
mancanza.
Può essere provocato dalla legge, dalle istituzioni, dalla moda e dall'opinione pubblica. "E'
inevitabile che avvengano scandali, ma guai a colui per cui avvengono" (Lc 17,1).
Il rispetto della salute.
La vita e la salute fisica sono beni preziosi donati da Dio. Dobbiamo averne ragionevolmente cura.
Evitare l'abuso dei cibi, dell'acool, del tabacco e dei medicinali, la velocità esagerata, il guidare in
stato di ebbrezza.
Anche l'uso della droga è colpa grave.
Anche le ricerche o sperimentazioni scientifiche non possono legittimare atti contrari alla dignità
delle persone e alla legge morale.
Il rispetto dell'integrità corporea.
I rapimenti e la presa di ostaggi, il terrorismo, la tortura, sono moralmente illeciti perché contrari al
rispetto della persona e della dignità umana.
Il rispetto della morte.
Ai moribondi vanno prestate attenzioni e cure per aiutarli a vivere i loro ultimi momenti con dignità
e pace. Sostenuti dalla preghiera dei congiunti ricevono in tempo anche i sacramenti che li
preparano all'incontro con il Dio della vita.
La sepoltura è un'opera di misericordia corporale.
La difesa della pace.
Il rispetto e lo sviluppo della vita umana richiedono la pace, che non è la semplice assenza della
guerra, ma la tranquillità dell'ordine. La pace è frutto della giustizia ed effetto della carità.
La guerra è un'avventura senza ritorno e con essa tutto è perduto, per cui si devono considerare con
rigore le strette condizioni che giustificano una legittima difesa con la forza militare.
Per la Preghiera (Salmo 7)
Signore, mio Dio, in te mi rifugio: salvami e liberami da chi mi perseguita,
perché non mi sbrani come un leone, non mi sbrani senza che alcuno mi salvi.
Signore mio Dio, se così ho agito: se c'è iniquità sulle mie mani,
se ho ripagato il mio amico con il male, se a torto ho spogliato i miei avversari,
il nemico m'insegua e mi raggiunga, calpesti a terra la mia vita e trascini nella polvere il mio onore.
Sorgi, Signore, nel tuo sdegno, levati contro il furore dei nemici, alzati per il giudizio che hai
stabilito.
L'assemblea dei popoli ti circondi: dall'alto volgiti contro di essa.
Il Signore decide la causa dei popoli: giudicami, Signore,
secondo la mia giustizia, secondo la mia innocenza, o Altissimo.
Poni fine al male degli empi; rafforza l'uomo retto, tu che provi mente e cuore, Dio giusto.
La mia difesa è nel Signore, egli salva i retti di cuore.
Dio è giudice giusto, ogni giorno si accende il suo sdegno.
Non torna forse ad affilare la spada, a tendere e puntare il suo arco?
Si prepara strumenti di morte, arroventa le sue frecce.
Ecco, l'empio produce ingiustizia, concepisce malizia, partorisce menzogna.
Egli scava un pozzo profondo e cade nella fossa che ha fatto;
la sua malizia ricade sul suo capo, la sua violenza gli piomba sulla testa.
Loderò il Signore per la sua giustizia e canterò il nome di Dio, l'Altissimo.
Riferimenti
Catechismo della Chiesa Cattolica ai numeri dal 2258 al 2330
Catechismo degli adulti
al capitolo 26
Scheda 6 : La destinazione universale e la proprietà privata dei beni.
La riflessione si può sviluppare secondo i seguenti temi:
BRANI DI RIFERIMENTO: Lev. 25,23.35-41 e Mt 6,19-21
RIFLESSIONE DEI PADRI DELLA CHIESA
DAI CATECHISMI DELLA CHIESA
COSA SI PUO’ FARE E PERCHE’
Brani di riferimento: Lev. 25,23.35-41 e Mt 6,19-21
- Nulla di ciò che esiste appartiene all'uomo; egli è solo custode della terra (Gen2,15).
- Non viene abolito il diritto di proprietà, ma ad ogni uomo è richiesto di non considerare
alcunché come sua particolare e definitiva proprietà.
- Il possesso di qualcosa non può mai essere ostacolo per la sopravvivenza dei vicini e degli
stranieri.
- Dio offre all'umanità un'idea di fratellanza universale e di equa distribuzione delle risorse che la
terra mette a disposizione
- l'uomo è sempre al centro e al di sopra delle leggi economiche!
- Occorre aprire l'orecchio alla Parola di Dio e il cuore ai bisogni dei fratelli.
RIFLESSIONE DEI PADRI DELLA CHIESA
- S. Ambrogio: " ... Non è del tuo avere che tu fai dono al povero, non fai che rendergli ciò che
gli appartiene. La terra è data a tutti, non solamente ai ricchi".
- S. Giovanni Crisostomo: " Non appropriarti di ciò che appartiene al Signore, ma donalo al
prossimo. Parlare di "mio" e di "tuo" significa soltanto pronunciare parole senza senso. Se
sostieni che la casa è tua, si tratta di una affermazione priva di significato, giacché l'aria e la
terra e la materia appartengono al Creatore, come anche tu stesso, che hai costruito questa casa e
qualsiasi altra cosa. Non sai che saremo accusati del fatto di aver male amministrato i beni? Non
dire, allora: "sperpero i miei beni, me li godo", giacché non sono certo tuoi, ma appartengono
agli altri.
DAI CATECHISMI DELLA CHIESA
- Le disuguaglianze economiche e sociali tra i membri della stessa famiglia umana suscitano
scandalo e sono contrarie alla giustizia sociale ( CCC 1938 )
- Il principio di solidarietà è una esigenza diretta della fraternità umana - cristiana
- La solidarietà si esprime innanzitutto nella ripartizione dei beni e nella remunerazione del
lavoro (CCC 1940 )
- Il 7° comandamento prescrive l'osservanza della giustizia esigendo che si rispetti sia l'universale
destinazione dei beni, sia il diritto alla proprietà privata ( CdA 887 )
- Il diritto alla proprietà privata, acquisita con il lavoro o ricevuta da altri in eredità o in dono, non
elimina l'originaria donazione della terra all'insieme dell'umanità ( CCC 2403 )
- Il rispetto della dignità umana esige la pratica delle virtù della temperanza ( moderare
l'attaccamento ai beni di questo mondo), della giustizia (a ciascuno il suo) e della solidarietà
(secondo gli insegnamenti di Gesù)
Pertanto è necessario:
+
rispettare i beni altrui (non è lecito il furto, la frode, la speculazione...)
+
rispettare l'integrità della Creazione (esige un religioso rispetto della creazione)
COSA SI PUO’ FARE E PERCHE’
“La creazione è un corpo unico, una coperta per tutti, se qualcuno la vuole esclusivamente per sé
lascia altri al freddo e lui rischia, al cambio di stagione, un colpo di calore”.
In questa semplice frase sono raccontate tutte le storture del mercato e della mondializzazione che
siamo chiamati ad affrontare nel prossimo secolo. La globalizzazione è un sistema voluto dalle
multinazionali per trarre vantaggio dagli squilibri mondiali. Noi dobbiamo dire no ad un’economia mondo concepita come una giungla in cui i leoni sono liberi di inseguire le gazzelle più deboli e di
disperderne i branchi, Dobbiamo ricostruire un insieme di economie locali che intrattengano fra loro
rapporti equi e solidali.
* Proviamo a chiederci che vantaggio hanno i lavoratori italiani a comperare a prezzi
convenientissimi le scarpe che vengono prodotte in Romania (o in altri Stati poveri) da imprese
senza scrupoli che risparmiano sul costo del personale. Il lavoratore Rumeno fa una vita da
povero e quello italiano lo seguirà presto perché perderà il suo lavoro. Non è giusto pagare una
miseria il lavoro di chi vive nei paesi poveri del mondo, se non per un motivo di giustizia, almeno
per un fatto di coerenza.
* Quale merito possiamo avere mandando ai poveri del Brasile la nostra beneficenza, se poi
paghiamo una miseria i prodotti della loro agricoltura, i minerali che estraggono, e i manufatti che
producono.
* Quale giustizia può esserci quando i paesi industrializzati consumano l’86% dell’alluminio, l’8l%
della carta, il 76% del legno, il 75% dell’energia, il 6l% della carne, il 60% dei fertilizzanti, il
48% dei cereali, il 42% dell’acqua potabile ? Quale uguaglianza andiamo predicando se un
Italiano consuma 19 volte l’alluminio che usa un Africano, 14 volte la carta, 10 volte il legno e
l'energia, 6 la carne, 5 i fertilizzanti, 3 i cereali e l’acqua potabile ?
* Quale pace può esserci se depositiamo i nostri soldi in banche che finanziano i produttori d’armi
da guerra, e se non controlliamo cosa stanno facendo gli speculatori internazionali con i nostri
risparmi? Dio non ha creato il Mercato, ha creato la persona umana e ha posto al suo servizio
l’intero universo. Per questo siamo chiamati ad un rinnovato e coraggioso impegno per conoscere
ed usare gli strumenti che già esistono per combattere queste battaglie, per esempio:
- Acquistare il caffè, il tè e gli altri prodotti esotici tramite la rete dei negozi C.T.M.
(cooperative terzo mondo) che importa direttamente pagando un prezzo equo ai produttori.
- Approfittare della nuova Banca Etica per mettere in posti sicuri i propri denari.
- Partecipare alle iniziative di boicottaggio delle imprese che sfruttano i lavoratori ed in
particolare quelle che usano i bambini.
- Cercare di consumare di meno, e vivere più sobriamente, che non vuol dire tornare alla
candela, o alla morte per tetano, ma a saper distinguere tra i bisogni reali e quelli imposti
- Dare alle esigenze del corpo il giusto peso senza dimenticare le esigenze spirituali, affettive,
intellettuali e sociali della persona umana.
Per la Preghiera
(Salmo 37,16-20.23-24).
Il poco del giusto è cosa migliore dell'abbondanza degli empi;
perché le braccia degli empi saranno spezzate, ma il Signore è il sostegno dei giusti.
Conosce il Signore la vita dei buoni, la loro eredita durerà per sempre.
Non saranno confusi nel tempo della sventura e nei giorni della fame saranno saziati.
Poiché gli empi periranno, i nemici del Signore appassiranno come lo splendore dei prati, tutti come
fumo svaniranno.
II Signore fa sicuri i passi dell'uomo e segue con amore il suo cammino.
Se cade, non rimane a terra, perché il Signore lo tiene per mano.
(Messale Romano, Colletta della Messa per la santificazione del lavoro)
O Padre, che chiami gli uomini a cooperare, mediante il lavoro quotidiano, al disegno immenso
della tua creazione, fa' che nello sforzo comune di costruire un mondo più giusto e fraterno ogni
uomo trovi un posto conveniente alla sua dignità, per attuare la propria vocazione e contribuire al
progresso di tutti.
Riferimenti
Catechismo della Chiesa Cattolica ai numeri dal 2402 al 2406
Argomento trattato in tutte le Encicliche sociali, in particolare nella
Centesimus Annus, parte 4ª: “La proprietà privata e l’universale destinazione dei beni”.
Scheda 7 : La Dottrina Sociale della Chiesa
La fedeltà della Chiesa all’uomo si manifesta nella Storia.
C’è un mistero di comunione che riunisce i discepoli di Cristo nella Chiesa e che fa di quest’ultima
una presenza significativa nell’umanità. La natura stessa della fede che ci è stata rivelata invita ad
accompagnare la vita reale per informarla sui principi del cristianesimo ed indirizzarla alla loro
realizzazione.
La vita sociale segue le linee di un’evoluzione affascinante e complessa che muove l’umanità sulle
vie del progresso; questo non sempre è univocamente e positivamente interpretato.
L’organizzazione della vita civile, la ricaduta su di essa delle nuove scoperte scientifiche, il modo
con cui l’uomo considera se stesso e l’umanità in cui vive sono temi che necessitano di riflessione
attenta e precisa.
Qui si inserisce a pieno titolo la Dottrina Sociale della Chiesa (DSC) di cui ricordiamo le tappe
fondamentali:
La Rerum Novarum (1891) è la prima enciclica sociale in senso moderno. In essa Leone XIII
affronta i temi del lavoro e del salario, delle nuove ideologie, della proprietà privata e dei ruoli dello
Stato, del diritto di associazione dei lavoratori e dei diritti della famiglia. La RN ha impostato la
DSC nel suo complesso, dando forma ai suoi principi fondamentali.
La Quadragesimo anno di Pio XI (1931) fu scritta a 40 anni dalla RN; apporta numerosi contributi
di novità. Sottolinea come la rivoluzione industriale sia ormai una dimensione “plenaria” in quanto
sta investendo l’umanità intera, enuncia il principio di sussidiarietà, aggiorna i giudizi di Leone XIII
sul lavoro, la proprietà, l’ideologia socialista (Pio XI aveva davanti il comunismo sovietico che
Leone XIII non conosceva e aveva assistito alla crisi finanziaria del 1929).
Pur non avendo scritto nessuna enciclica sociale, Pio XII è intervenuto spesso su questioni sociali
nei suoi Radiomessaggi. Egli affrontò i temi della collaborazione internazionale e della pace
durante e dopo la seconda guerra mondiale, dettò le linee di una democrazia rinnovata dopo i
totalitarismi distinguendo tra popolo e massa, si pronunciò sulla destinazione universale dei beni e
sulle questioni relative al diritto e precisò le funzioni dello Stato in economia.
La Pacem in terris (1961) e la Mater et Magistra (1963) di Giovanni XXIII costituiscono una
nuova tappa fondamentale. Ai laici si assegna un nuovo ruolo, attivo, autonomo e propositivo; si
specifica la metodologia della DSC secondo il metodo “vedere, giudicare, agire”; viene proposta la
distinzione tra ideologie e movimenti storici; vengono affrontati i problemi emergenti: la
socializzazione, il colonialismo, lo sviluppo dei popoli; si parla di “bene comune universale” e si
chiede la nascita di una “autorità politica mondiale”.
La Costituzione pastorale del Concilio Vaticano II Gaudium et Spes è molto più che un’enciclica
sociale, è la carta dei nuovi rapporti tra Chiesa e mondo nell’ottica del rinnovamento pastorale del
concilio. Ma la sua importanza per la DSC è fondamentale in quanto elabora un concetto di
sviluppo in termini pienamente umanistici.
Nel 1967, dopo due anni dalla conclusione del Concilio, Paolo VI emanava la Populorum
Progressio. In essa si riconosceva che la questione sociale era ormai diventata mondiale. La chiave
di volta per guidare lo sviluppo del pianeta diventa la globalità, le iniziative individuali non bastano
più, ci vuole una visione di insieme di tutti gli aspetti economici, sociali, culturali, spirituali.
Necessita un’azione concreta e solidale, una collaborazione internazionale a vocazione planetaria.
A ottant’anni dalla RN nel 1971 Paolo VI emanava l’enciclica Octogesima adveniens. Vi vengono
analizzate questioni nuove come le comunicazioni sociali, il ruolo della donna, il degrado
ecologico, l’urbanesimo, le discriminazioni. Si condannano le chiusure particolaristiche come il
nazionalismo e la non accoglienza degli immigrati e si chiede che l'urto tra il vecchio e il nuovo, tra
società industriale e civiltà tradizionale non avvenga in modo traumatico. Si conducono anche
profonde analisi sul tema delle utopie, allora tanto in voga, e delle ideologie.
Arriviamo quindi alle encicliche sociali di Giovanni Paolo II.
La Laborem exercens affrontava nel 1981 il tema centrale del lavoro umano inteso come la chiave
fondamentale della questione sociale, affrontava il temi del rapporto tra famiglia e lavoro e
introduceva distinzioni concettuali fondamentali da allora rimaste come patrimonio irrinunciabile:
lavoro soggettivo e lavoro oggettivo, datore di lavoro diretto e indiretto...
La Sollicitudo rei socialis (1987) nasce per commemorare il ventesimo anniversario della
Populorum Progressio. E’ pervasa da un senso di sconfitta davanti al fallimento delle speranze di
vent’anni prima. Il divario tra ricchi e poveri è aumentato e il quadro si è reso più complesso. C’è
ormai un sottosviluppo anche nei paesi del supersviluppo, come esistono nei paesi poveri sacche di
ricchezza oligarchica che suscitano scandalo. L’enciclica elabora la categoria teologica delle
“strutture di peccato”.
La Centesimus annus è l’enciclica del terzo millennio. Essa, dopo i grandi fatti del 1989, pone al
centro della questione sociale il problema di Dio e chiede un impegno di tutti per un nuovo modello
di sviluppo fondato sulla trascendente dignità della persona umana. Il crollo dei regimi comunisti ha
riproposto anche all’Occidente il monito che una società atea è destinata a non rispettare i diritti
umani e quindi ad essere prima o dopo travolta. Per questo la società occidentale e il suo sistema
socio economico non possono dire di essere i vincitori del confronto, anzi c’è il pericolo che dopo
l’89 si diffonda nell'Occidente una cultura neocapitalistica radicale assai negativa. Il Papa affronta
quindi i temi della democrazia relativista nell'Occidente, della crisi dello Stato assistenziale, della
cultura della nazione, dello sviluppo della società civile, del consumismo e della necessità di stili di
vita nuovi, delle nuove forme di alienazione che consistono soprattutto nell’allontanamento da Dio.
Considera il profitto un valido sintomo del benessere dell’azienda ma non l’unico, chiede che si lotti
per una vera ecologia umana, a cominciare dalla famiglia, desidera che l’uomo non sia schiacciato
tra il mercato e lo Stato, sostiene che la maggiore risorsa per l’uomo è l’uomo stesso.
La DSC è parte dell’insegnamento morale e pastorale del magistero, cioè orientamento che
traduce nella complessa realtà di oggi la profezia biblica e la missione evangelica per un mondo più
giusto, pacifico e solidale. I principi su cui si sviluppa questo insegnamento sono:
La persona umana : principio, soggetto e fine della società.
La solidarietà: siamo responsabili gli uni degli altri.
La sussidiarietà: fonda la corretta relazione tra persona, gruppi e stato.
Il bene comune: tutto ciò per cui ogni uomo possa diventare più uomo.
La partecipazione: ci sentiamo impegnati ad elaborare e realizzare i progetti orientati al bene
comune.
Destinazione universale dei beni della terra: è principio di giustizia economica e di corretta
interpretazione del diritto alla proprietà privata.
Scelta preferenziale per i poveri: fa parte della missione stessa della Chiesa.
La DSC è un incentivo all’impegno cristiano nella politica vista come grande espressione di
solidarietà. Dice infatti la Gaudium et spes al n° 75: “La Chiesa stima degna di lode e di
considerazione l'opera di coloro che, per servire gli uomini, si dedicano al bene della cosa
pubblica e assumono il peso delle relative responsabilità”.
Per la Preghiera (Salmo 19).
I cieli narrano la gloria di Dio, e l'opera delle sue mani annunzia il firmamento.
Il giorno al giorno ne affida il messaggio e la notte alla notte ne trasmette notizia.
Non è linguaggio e non sono parole, di cui non si oda il suono.
Per tutta la terra si diffonde la loro voce e ai confini del mondo la loro parola.
Là pose una tenda per il sole che esce come sposo dalla stanza nuziale, esulta come prode che
percorre la via.
Egli sorge da un estremo del cielo e la sua corsa raggiunge l'altro estremo: nulla si sottrae al suo
calore.
La legge del Signore è perfetta, rinfranca l'anima; la testimonianza del Signore è verace, rende
saggio il semplice.
Gli ordini del Signore sono giusti, fanno gioire il cuore; i comandi del Signore sono limpidi, danno
luce agli occhi.
Il timore del Signore è puro, dura sempre;
i giudizi del Signore sono tutti fedeli e giusti, più preziosi dell'oro, di molto oro fino,
più dolci del miele e di un favo stillante.
Anche il tuo servo in essi è istruito, per chi li osserva è grande il profitto.
Le inavvertenze chi le discerne? Assolvimi dalle colpe che non vedo.
Anche dall'orgoglio salva il tuo servo perché su di me non abbia potere;
allora sarò irreprensibile, sarò puro dal grande peccato.
Ti siano gradite le parole della mia bocca, davanti a te i pensieri del mio cuore.
Signore, mia rupe e mio redentore.
Riferimenti
Catechismo della Chiesa Cattolica ai numeri dal 2419 al 2425
Catechismo degli adulti
al capitolo 28
Catechismo dei Giovani/2
ai capitolo 9 scheda conclusiva.
Rivista “La Società”, Minidossier per l’animazione, n°17
Scheda 8 : L’attività economica e la giustizia sociale.
La riflessione su attività economica e giustizia sociale può essere così guidata:
Un motore per la vita sociale.
Un luogo in cui si sviluppano relazioni tra persone.
La persona al centro dell'economia.
Globalizzazione e sviluppo sostenibile.
Per una giustizia sociale liberata.
1) Un motore per la vita sociale.
Non diciamo che l'economia è il principio costitutivo della vita sociale; semplicemente ne
riconosciamo l'importanza all'interno di un tessuto sociale che ha visto affermarsi l'uomo con la sua
creatività e laboriosità per dare forma alla terra avuta in dono dal suo creatore. E' un motore che
permette alla società di muoversi; ma per questo movimento non c'è bisogno solo della forza
propulsiva, di un lampo d'energia da domare. Ci vuole una sapienza in grado di coniugare elementi
diversi ma necessari al conseguimento dello scopo prefissato. Tale sapienza non è esterna all'uomo,
né si può attribuire ad una singola persona, ma è propria dell'umanità e si esprime nella sua
esperienza storica. E' una sapienza a volte facilmente percepibile, a volte latitante, a volte parziale
ed incompleta proprio perché frutto di pensieri perfettibili. Quando si individua la direzione in cui
procedere e si trovano gli strumenti idonei alla realizzazione di ciò che è bene, allora si può
utilizzare la forza propulsiva per il raggiungimento di una nuova tappa del progresso. L'energia pura
può essere distruttiva se utilizzata male. L'economia è distruttiva se utilizzata male, governata
dall'egoismo, cioè dalla ricerca di un bene tanto parziale da trasformarsi in male per qualcun altro.
2) Un luogo in cui si sviluppano relazioni tra persone
L'attività economica mette in campo le relazioni tra persone. Si lavora non solo per sé ma anche per
la propria famiglia e per la società cui si appartiene. Il frutto dell'ingegno è rivolto a rispondere alle
esigenze che si manifestano la dove si vive. C'è una domanda, un'offerta e le necessità della vita. Si
guadagna, si spende e ci si costruisce un tenore di vita dignitoso; l'uomo non può essere costretto a
pensare soltanto alla pura sopravvivenza. C'è tuttavia un pericolo che si insinua nelle relazioni tra le
persone: è l'egoismo. Esso sposta il baricentro del pensiero sbilanciandolo verso il singolo,
togliendo importanza a chi gli vive accanto ed in genere alla dimensione sociale del suo vivere.
Allora anche le leggi dell'economia possono diventare strumento di prevaricazione e di
diseguaglianza perché vengono sganciate dalla giustizia sociale che ne ha generato la forma. C'è un
senso di sbandamento; valori buoni ma secondari diventano assoluti, assorbono energie fisiche e
spirituali e rompono l'equilibrio con il quale si può costruire la giustizia.
3) La persona al centro dell'economia.
La Dottrina Sociale della Chiesa insegna che la persona umana, in tutte le sue espressioni, è
l'origine e il fine del pensiero economico. Il mondo, nella complessità della sua vita, ha bisogno del
genio degli uomini per continuare la strada del suo progresso; è compito delle organizzazioni che
rappresentano la vita sociale indirizzare con saggezza questo ingegno, sostenere la creatività e la
laboriosità affinchè sia salvaguardato il bene comune.
Lo stato non si sostituisce alle persone, ma si pone quale garante della libertà di ciascuno perché ci
sia spazio per l'affermazione di tutti. Qui troviamo il campo d'interpretazione del principio di
sussidiarietà.
Nell'attività economica il lavoro occupa un ruolo importantissimo. Varie sono le riflessioni che si
possono fare in proposito e per le quali rimandiamo ad un'apposita scheda; qui sottolineiamo
un'idea ricorrente nella Dottrina Sociale della Chiesa: la partecipazione. Dice la Laborem exercens:
“L'impresa è una società di uomini liberi. I dipendenti devono essere trattati come corresponsabili”.
Su questa strada si deve ancora agire per fare del lavoro un'alta espressione di umanità redenta.
Il lavoro ha come frutto il giusto salario; esso non si misura tanto sulle cose che si possono
comprare quanto sulla qualità della vita del lavoratore e della sua famiglia.
Se il lavoro è elemento importante nella vita delle persone, allora si dovrà tenere sotto controllo la
piaga della disoccupazione: essa non si traduce sono in penuria di denaro, ma è un'offesa alla
dignità della persona e una minaccia per l'equilibrio della sua vita.
Quando l'economia intraprende strade di innovazione deve sempre avere presenti le sue mete
imprescindibili: rinnovare per migliorare le condizioni generali dell’umanità rinunciando a quelle
strutture di peccato che impediscono all'umanità di avere un futuro.
Le idee ed i propositi si traducono in azioni concrete; il mercato è una di queste traduzioni che porta
in sé elementi positivi in quanto fondato sulla libertà, sull'attenzione ai bisogni della gente, sul
miglior utilizzo delle risorse, sulla formazione di prezzi equi. Tuttavia, per mantenersi ad un buon
livello di umanità, il mercato deve essere retto da leggi che lo rendano sicuro sulla strada della
giustizia impedendo che l'egoismo di pochi possa avere il sopravvento sui diritti di tanti. La
concorrenza è cosa buona quando fatta tra persone che possono usufruire delle stesse opportunità;
solo allora la competizione è incentivo al miglioramento.
4) Globalizzazione e sviluppo sostenibile.
Sono due termini che riguardano l'attività economica e la sua propensione ad abbattere i confini
dello spazio e del tempo.
Globalizzazione: il mercato con la sua logica si estende coinvolgendo il mondo intero. Ciò è di per
sé un bene se gli stati, al di là di interessi particolari, sono in grado di stabilire norme precise a
difesa dei cittadini e dei loro diritti. La globalizzazione può essere vista come un'occasione per
diffondere e salvaguardare i diritti inalienabili della persona umana.
Sviluppo sostenibile: significa guardare al futuro con speranza; permettere alle terra di essere casa
accogliente e provvida anche per le generazioni future. Lo sviluppo non può essere guardato solo
attraverso l'aumento incondizionato dei beni di consumo, ma con un'attenzione privilegiata alla
qualità della vita che comprende la conservazione dell'ambiente vitale ed un corretto utilizzo delle
risorse che la terra mette a disposizione dei suoi abitanti. Scienza e tecnologia devono aiutare ad
individuare i modi per eliminare gli sprechi e per distribuire meglio uno sviluppo che non si deve
tradurre in un irrimediabile deperimento della risorse ambientali.
5) Per una giustizia sociale liberata.
La storia ci parla di guerre, ma anche di conquiste civili, di un affinamento culturale, della difficile
acquisizione di idee quali la tolleranza, l'accoglienza, la condivisione di ciò che di buono proviene
dalla varie culture. Oggi siamo convinti di vivere in un mondo che, nonostante i passi positivi fatti,
sente la necessità impellente di procedere verso nuove e più diffuse conquiste civili. La giustizia
vuole liberare se stessa per diffondersi maggiormente fino negli angoli più nascosti della terra. Per
questo ciascuno si sente impegnato ed in particolar modo il cristiano che impara la giustizia dalla
Parola di Dio.
Per la Preghiera (Salmo 85).
Signore, sei stato buono con la tua terra, hai ricondotto i deportati di Giacobbe.
Hai perdonato l'iniquità del tuo popolo, hai cancellato tutti i suoi peccati.
Hai deposto tutto il tuo sdegno e messo fine alla tua grande ira.
Rialzaci, Dio nostra salvezza, e placa il tuo sdegno verso di noi.
Forse per sempre sarai adirato con noi, di età in età estenderai il tuo sdegno?
Non tornerai tu forse a darci vita, perché in te gioisca il tuo popolo?
Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza.
Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
egli annunzia la pace per il suo popolo, per i suoi fedeli, per chi ritorna a lui con tutto il cuore.
La sua salvezza è vicina a chi lo teme e la sua gloria abiterà la nostra terra.
Misericordia e verità s'incontreranno, giustizia e pace si baceranno.
La verità germoglierà dalla terra e la giustizia si affaccerà dal cielo.
Quando il Signore elargirà il suo bene, la nostra terra darà il suo frutto.
Davanti a lui camminerà la giustizia e sulla via dei suoi passi la salvezza.
Riferimenti
Catechismo della Chiesa Cattolica ai numeri dal 2426 al 2436
Catechismo degli adulti
ai numeri dal 1131 al 1142
Catechismo dei Giovani/2
al cap. 9.2: Da il tuo pane a chi ha fame.
Gaudium et Spes
al cap. 3 : Vita economico sociale
Centesimus annus
parte 4ª : La proprietà privata e l'universale destinazione dei
beni
Scheda 9 : Giustizia, solidarietà, carità.
La riflessione può essere così guidata:
Occhi aperti sul mondo.
Giustizia diffusa.
Giustizia, solidarietà, carità
Il concetto di solidarietà
L’impegno in campo sociale e politico.
Occhi aperti sul mondo
La Dottrina Sociale della Chiesa mostra una spiccata attenzione al mondo nel suo complesso
evidenziando i problemi dell'umanità. Se alla fine del secolo scorso la Rerum Novarum intese dare
una risposta autorevole a domande circa i rapporti di lavoro all'interno di una fabbrica, man mano ci
si avvicina ai nostri giorni si vede questo luogo allargarsi fino ad abbracciare l’intero nostro pianeta.
Siamo testimoni di disuguaglianze e di ingiustizie; vediamo popoli che hanno conquistato una vita
degna di essere chiamata umana, e altri che ancora si affannano per raggiungere gli elementi base di
una qualità accettabile. Abbiamo anche visto che l'egoismo della nazioni ricche in questi ultimi
decenni del XX secolo ha allargato il fossato che le separa dalle nazioni in via di sviluppo
accaparrandosi in modo esagerato quei beni che in altri luoghi sono ancora necessari alla
sopravvivenza.
Si è visto ritornare anche nei paesi sviluppati una povertà che si attacca a quelle frange della
popolazione meno difese proprio perché più deboli.
E' una illogicità alla quale dobbiamo prestare attenzione.
Giustizia diffusa
Un antico detto afferma “Occhio non vede, cuore non duole”. L'egoismo ci spinge a non vedere o a
rimanere insensibili a ciò che avviene lontano da noi. La lontananza non ha tanto carattere
geografico quanto quello dell’insensibilità.
Se abbiamo raggiunto un buon grado di civiltà nell'elaborare il concetto di giustizia e nel tradurlo in
leggi appropriate, dobbiamo anche renderci conto che non possiamo emarginare da questo concetto
coloro che non hanno la nostra stessa forza di affermazione.
Siamo contrari ai due pesi e alle due misure e se, per esempio, a casa nostra è obbrobrioso sfruttare
il lavoro minorile così deve essere in ogni parte del mondo, se è ingiusto lavorare per uno stipendio
che sia in grado soltanto di non farci morire di fame, così deve essere per tutti poiché esistono
alcuni diritti sacri per ogni persona in quanto persona, dovunque abiti sulla faccia della terra.
Giustizia, solidarietà, carità
Una visione corretta della vita dell'uomo nella società, anche al di fuori della visione cristiana, trova
ragioni sufficienti per intravvedere il ruolo della solidarietà nell'esistenza umana; se poi ci affidiamo
alla sensibilità che il cristianesimo da sempre ha incoraggiato, vediamo ampliarsi l'orizzonte del
pensiero e delle azioni secondo il concetto di carità espressamente riferito a Cristo.
La civiltà dell'amore, come dice Paolo VI, è la meta cristiana, il punto d'attrazione di chi si impegna
a costruire una società in cui siano riconoscibili i criteri cristiani. Potremmo dire che, nella
concezione cristiana, la solidarietà è la via che, partendo dalla giustizia sociale codificata per mezzo
di leggi esistenti o future, porta alla carità, animata nello spirito di ciascuno dalla Parola di Dio. La
carità è l'anima della solidarietà; il riferimento a Cristo è l'origine dei perché, la ragione per cui ci
sentiamo orientati a vivere in un certo modo.
Accettato questo fondamento, osserviamo il concetto stesso di solidarietà evolversi nel corso del
tempo seguendo la direzione che sempre più porta l'uomo ad appartenere a quel villaggio globale
che si vuole costruito con criteri che difendano, valorizzino e promuovano la vita di ciascuno e di
tutti. Dal rispetto delle differenze, all'esigenza di fratellanza, al rapporto di solidarietà; è un percorso
che ha come riferimento il concetto di "ecologia umana" (cfr. Centesimus Annus 38), nel senso di
correttezza e pulizia di sentimenti e di intenzioni, grazie alla quale sia ancor oggi possibile fondare
rapporti reciproci sulla fiducia e sulla promozione del bene comune, piuttosto che sull'arroccamento
per la difesa dei propri diritti messi in pericolo dall'aggressività altrui.
Quel che la Dottrina Sociale della Chiesa ci dice è: se all'apparenza è più facile constatare che le
relazioni umane sono improntate a diffidenza (si potrebbe anche pensare quanto essa ci costa in
termini di dispendio di energie e risorse materiali e spirituali), bisogna saper pensare e agire in
modo diverso, senza relegare nell'ambito delle utopie irrealizzabili ciò che, in fin dei conti, è la
sorgente della concezione cristiana sulla persona e sulla società; "Questo è il mio comandamento:
che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati" (Gv 15,12).
Il concetto di solidarietà
Si può pensare alla solidarietà in modi diversi:
- Nel senso dell'organicità di un corpo in cui le membra sono orientate al bene di tutto l'organismo.
E' un'immagine che oggi lascia il posto a quella di una rete di relazioni e di interscambi, ma il
significato rimane.
- Nel senso di beneficenza; andare verso gli altri per aiutarli quando hanno bisogno. E' un modo di
operare la solidarietà ancora molto diffuso e in sé indice di altruismo, ma insufficiente quando i
problemi diventano complessi e richiedono un intervento che vada oltre la sfera privata.
- Nel senso di mettersi insieme per condividere ideali e interessi e per renderne più efficace la
promozione. E' il significato generico di "socius"; significato debole e a volte non esente da
egoismi.
- Nel senso di giustizia e di equità nella distribuzione dei beni con particolare riguardo a coloro che
sono più bisognosi.
Queste quattro accezioni possono rafforzarsi l'una con l'altra e portare ad una visione che esca dai
limiti di ciascuna.
Inoltre l'idea di solidarietà deve investire la sfera personale e la sfera sociale passando per la
famiglia e le aggregazioni intermedie.
L'impegno in campo sociale e politico
La solidarietà intesa in senso compiuto ci inserisce nel discorso della valorizzazione della creatività
individuale e di gruppo per rispondere alle esigenze della società odierna. Basta ricordare a tal
proposito le forme di volontariato che spaziano nei settori più disparati. In particolare la solidarietà
si indirizza oggi al conseguimento di quella parte del bene comune raggiungibile attraverso un
nuovo tessuto di relazioni interpersonali e sociali. E' questo il campo in cui si muovono le attività di
“terzo settore”.
E' bene sottolineare che, con questo discorso, non si vuole privatizzare la solidarietà, ma la si vuole
restituire al suo ambito naturale che è quello delle persone, prima di essere quello dello stato. Dalle
persone, poi, può anche passare allo stato per scelta politica che tuttavia deve sempre essere
sottoposta a giudizio critico per rifondarne le motivazioni e valutarne l'efficacia di intervento.
Inserendoci in questa dimensione ci è possibile comprendere come alcuni beni, solo in apparenza
astratti, quali la giustizia, la pace, l'onestà, stiano alla base di ogni discorso di tipo solidaristico.
Quando, per esempio la Dottrina Sociale della Chiesa ci dice che "Lo sviluppo è il nuovo nome
della pace" (Populorum Progressio), oppure "Dalla giustizia di ciascuno nasce la pace per tutti"
(Giovanni Paolo II , discorso per la giornata della pace 1998), non vuole proporci degli slogans, ma
afferma quella verità sulla quale si fonda la possibilità di costruire un mondo migliore o addirittura
la “Civiltà dell'amore”.
Ora la nostra civiltà si sta concentrando sugli interessi economici; scelta legittima ed anche
indispensabile, ma non assoluta. Bisognerà pensare anche a quegli aspetti della vita che favoriscono
le relazioni tra persone, tra gruppi e società, perché è proprio qui che nasce e si sviluppa la
solidarietà, cioè una vita sociale in cui ciascuno si senta a suo agio perché tutelato nei suoi diritti.
Per la Preghiera (Salmo 94).
Dio che fai giustizia, o Signore, Dio che fai giustizia: mostrati!
Alzati, giudice della terra, rendi la ricompensa ai superbi.
Fino a quando gli empi, Signore, fino a quando gli empi trionferanno?
Sparleranno, diranno insolenze, si vanteranno tutti i malfattori?
Signore, calpestano il tuo popolo, opprimono la tua eredità.
Uccidono la vedova e il forestiero, danno la morte agli orfani.
Dicono: «Il Signore non vede, il Dio di Giacobbe non se ne cura».
Comprendete, insensati tra il popolo, stolti, quando diventerete saggi?
Chi ha formato l'orecchio, forse non sente?
Chi ha plasmato l'occhio, forse non guarda?
Chi regge i popoli forse non castiga, lui che insegna all'uomo il sapere?
Il Signore conosce i pensieri dell'uomo: non sono che un soffio.
Beato l'uomo che tu istruisci, Signore, e che ammaestri nella tua legge,
per dargli riposo nei giorni di sventura, finché all'empio sia scavata la fossa.
Perché il Signore non respinge il suo popolo, la sua eredità non la può abbandonare,
ma il giudizio si volgerà a giustizia, la seguiranno tutti i retti di cuore.
Chi sorgerà per me contro i malvagi? Chi starà con me contro i malfattori?
Se il Signore non fosse il mio aiuto, in breve io abiterei nel regno del silenzio.
Quando dicevo: «Il mio piede vacilla», la tua grazia, Signore, mi ha sostenuto.
Quand'ero oppresso dall'angoscia, il tuo conforto mi ha consolato.
Può essere tuo alleato un tribunale iniquo, che fa angherie contro la legge?
Si avventano contro la vita del giusto, e condannano il sangue innocente.
Ma il Signore è la mia difesa, roccia del mio rifugio è il mio Dio;
egli ritorcerà contro di essi la loro malizia,
per la loro perfidia li farà perire, li farà perire il Signore, nostro Dio.
Riferimenti
Catechismo della Chiesa Cattolica ai numeri dal 2437 al 2449
Catechismo degli adulti
ai numeri dal 1095 al 1110
Il tema è diffusi in tutta la Dottrina Sociale della Chiesa.
Pontificio consiglio Cor Unum, La fame nel mondo, una sfida per tutti: lo sviluppo solidale.
Scheda 10 : Promotori di cultura.
La riflessione si può sviluppare secondo i seguenti temi:
Sale della terra e luce del mondo.
La proposta culturale è evangelizzazione.
Le direzioni della proposta: giustizia, pace, amore.
I luoghi della proposta culturale: le parrocchie.
Sale della terra e luce del mondo. (Mt 5,13-16)
Il discepolo di Cristo ha una missione da svolgere; egli non è del mondo, tuttavia vive in esso e
dialoga con la cultura che il mondo esprime non tanto per giudicarla quanto per offrirle strumenti di
salvezza (cfr. Gv 3,17: "Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché
il mondo si salvi per mezzo di lui"). Il discepolo è paziente e amorevole nell’educare ad una vita
buona.
C'è un peccato volgare e violento che scatena la reazione della gente; ma c'è anche un peccato meno
evidente che insinuandosi nella mente delle persone produce strutture della cui malvagità non si è
facilmente compresi. Sono quelle che Giovanni Paolo II chiama "strutture di peccato". Prima che le
conseguenze di questi modi di pensare portino a situazioni di grave degrado morale e civile, il
discepolo di Cristo ha il dovere di far sentire la sua voce per aiutare il mondo a correggere la rotta.
Non sempre la strada da percorrere è facilmente individuabile e non sempre c'è convergenza sulla
proposta che la Chiesa offre. In alcuni casi si accusa la comunità cristiana di volersi opporre alle
“conquiste civili” di una società emancipata e laica. Di fronte e queste situazioni non si propongono
crociate, ma una continua e convinta presenza di cristiani riconoscibili per l'amore che li
contraddistingue; amore per i vicini e per i lontani.
Il sale è poco rispetto al cibo e la sorgete luminosa piccola rispetto al luogo illuminato. La natura
cristiana è diffusiva e proprio per questo non esclude il confronto con il mondo anche quando
quest'ultimo non ne vuole sapere (cfr. Ez 33,7-9).Il confronto avviene attraverso una proposta
culturale.
La proposta culturale è evangelizzazione.
La Chiesa italiana riunita nel convegno di Palermo nel 1995 ha indicato la strada
dell'evangelizzazione quale percorso da intraprendere; Giovanni Paolo II nella “Tertio millennio
adveniente” ripropone la missione della Chiesa come una nuova evangelizzazione. Anche le regioni
in cui la tradizione cristiana è maggiormente radicata hanno bisogno di riprendere ed approfondire i
temi dell'evangelizzazione.
Apriamo gli occhi sulla cultura nella quale siamo immersi per evidenziarne luci ed ombre;
rendiamoci conto dei mezzi con cui la cultura si propaga e si radica; entriamo in campo con una
proposta che sia in grado di rendere più pregevole ciò che di buono l'uomo già riesce a fare e per
combattere efficacemente le imperiose tentazioni che anche oggi spingono le persone al peccato.
Quando il cristiano entra in dialogo con la cultura non deve scordare la sua specificità ( cfr. 1Cor
2,1-5). Da qui ricaviamo i criteri di giudizio per la valutazione e l'accoglienza di tanti contributi
culturali che persone di buona volontà presenti in ogni parte del mondo producono per il bene
dell'umanità. Tolleranza, accoglienza, cooperazione, sono passi che formano una famiglia umana
unita.
Di fronte ad una società che spesso si specializza nell'individuare ed approfondire le divisioni, non
dovremmo essere proprio noi cristiani a dar man forte alla disgregazione. Particolare attenzione va
rivolta ai mezzi di comunicazione per non rischiare di correre invano. Ogni messaggio va espresso
in modo da risultare comprensibile a ciascuna delle persone cui viene rivolto.
Un aspetto importante ed irrinunciabile dell'evangelizzazione è l'azione che da essa scaturisce. La
Dottrina Sociale della Chiesa, proprio sulla scorta della tradizione cristiana, propone con chiarezza
il metodo "vedere, giudicare, agire". E' nell'azione che ritroviamo la difficoltà ma anche il vigore
salutare della verifica di coerenza tra il dire e il fare.
La direzione della proposta: giustizia, pace, amore.
La giustizia è un campo fecondo nel quale hanno preso forma frutti di umanità e di civiltà non
indifferenti. Possiamo oggi contare su leggi che informano la coscienza e difendono i diritti delle
persone. Rimangono tuttavia zone di questo campo ancora da lavorare perché producano quei frutti
di cui c'è grande bisogno. La giustizia non è ovunque diffusa e anche la dove è presente subisce
spesso attentati dai quali deve difendersi anche con mezzi repressivi. La natura stessa della giustizia
tutelata dalle leggi è poi insufficiente perché non in grado di prevedere e controllare tutte le
situazioni che possono essere generate. C’è anche chi, una volta fatta la legge, si ingegna a trovare
con l'inganno il modo di aggirarla. E’ evidente che questa giustizia deve essere sostenuta da
qualcosa di più grande da ricercarsi nel cuore dell'uomo.
Strettamente legata alla giustizia c'è la pace della persona, della famiglia, della società locale,
nazionale ed internazionale. Non si può edificare la pace a quest'ultimo livello se non la si è
costruita e solidificata nelle singole persone e nei gruppi intermedi. La ricerca della pace porta
soprattutto a potenziare la giustizia di ciascuno; occorre a questo proposito sostenere un'opera
educativa che rafforzi il senso della legalità e del bene comune. L'educazione si propone di
raggiungere il cuore dell'uomo per superare l'insufficienza delle leggi; giustizia e pace fondati
sull'amore che solo è in grado di prevenire, sostenere e proteggere il bene di ciascuno e di tutti.
L'educazione ben si coniuga con la cultura perché agisce in essa, la fa crescere ed è in grado di
stabilire rapporti con altre persone che si propongono, anche se con procedure diverse, gli stessi
scopi.
I luoghi della proposta culturale: le parrocchie.
Questa forma della presenza cristiana nella società possiede alcuni vantaggi. Innanzitutto la
presenza capillare sul territorio. C'è una cultura verticale che si impara sui libri e che viene
elaborata da strutture ben definite, ma c'è anche una cultura orizzontale che vive la vita della gente.
La parrocchia sta sul territorio e con la sua gente si impegna a mettere in pratica la Parola di Dio.
E poi la parrocchia è in grado di valorizzare l'opera della famiglia. Essa è il primo e più importante
gruppo intermedio, luogo dove è possibile coniugare giustizia e amore, dove la cultura trova il suo
modo naturale di trasmissione, di verifica e di progresso.
Se, all'interno dell'esperienza cristiana, ci sono anche altri modi di mediazione culturale e di
esperienza di fede, tuttavia la parrocchia rimane privilegiata per ampiezza di intervento. Ogni
parrocchia inoltre trova diverse forme di espressione e in esse manifesta la volontà di aggregazione,
la manifestazione dell'indole comunitaria della fede cristiana, la capacità di proporre dialogo e
confronto per una presenza significativa nel tessuto sociale. Alcune di queste forme costituiscono
l'ossatura della vita cristiana nella parrocchia:
 la liturgia: luogo dell'incontro tra Dio e il suo popolo.
 la catechesi: momento di approfondimento della Parola di Dio.
 la carità: amore che lega il fedele a Dio ed ai fratelli.
La parrocchia possiede i mezzi per una presenza; questi appartengono alla sua tradizione e quindi
ha grande esperienza nel loro utilizzo; è dunque in grado di svolgere ancor oggi, correttamente, il
suo compito.
Per la Preghiera (Salmo 103).
Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tanti suoi benefici.
Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue malattie;
salva dalla fossa la tua vita, ti corona di grazia e di misericordia;
egli sazia di beni i tuoi giorni e tu rinnovi come aquila la tua giovinezza.
Il Signore agisce con giustizia e con diritto verso tutti gli oppressi.
Ha rivelato a Mosè le sue vie, ai figli d'Israele le sue opere.
Buono e pietoso è il Signore, lento all'ira e grande nell'amore.
Egli non continua a contestare e non conserva per sempre il suo sdegno.
Non ci tratta secondo i nostri peccati, non ci ripaga secondo le nostre colpe.
Come il cielo è alto sulla terra, così è grande la sua misericordia su quanti lo temono;
come dista l'oriente dall'occidente, così allontana da noi le nostre colpe.
Come un padre ha pietà dei suoi figli, così il Signore ha pietà di quanti lo temono.
Perché egli sa di che siamo plasmati, ricorda che noi siamo polvere.
Come l'erba sono i giorni dell'uomo, come il fiore del campo, così egli fiorisce.
Lo investe il vento e più non esiste e il suo posto non lo riconosce.
Ma la grazia del Signore è da sempre, dura in eterno per quanti lo temono;
la sua giustizia per i figli dei figli,
per quanti custodiscono la sua alleanza e ricordano di osservare i suoi precetti.
Il Signore ha stabilito nel cielo il suo trono e il suo regno abbraccia l'universo.
Benedite il Signore, voi tutti suoi angeli,
potenti esecutori dei suoi comandi, pronti alla voce della sua parola.
Benedite il Signore, voi tutte, sue schiere, suoi ministri, che fate il suo volere.
Benedite il Signore, voi tutte opere sue, in ogni luogo del suo dominio.
Benedici il Signore, anima mia.
Riferimenti
Catechismo degli adulti
ai numeri dal 1144 al 1165
Indice delle schede
Scheda
pagina
1
La persona umana
1
2
La comunità umana
3
3
Un lavoro degno dell’uomo
5
4
La famiglia e la società
7
5
Il rispetto della vita umana, della dignità delle persone, della pace.
9
6
La destinazione universale e la proprietà privata dei beni
11
7
La Dottrina Sociale della Chiesa
13
8
L’attività economica e la giustizia sociale
15
9
Giustizia, solidarietà e carità
17
10
Promotori di cultura.
19