Sete di Parola
Come Cristo infatti è stato inviato dal Padre “ ad
annunciare la buona novella ai poveri, a guarire
quei che hanno il cuore contrito ”, “ a cercare e
salvare ciò che era perduto”, così pure la Chiesa
circonda d’affettuosa cura quanti sono afflitti dalla
umana debolezza, anzi riconosce nei poveri e nei
sofferenti l’immagine del suo fondatore, povero e
sofferente, si fa premura di sollevarne la indigenza
e in loro cerca di servire il Cristo. Ma mentre Cristo,
“ santo, innocente, immacolato ”, non conobbe il peccato e venne solo allo
scopo di espiare i peccati del popolo, la Chiesa, che comprende nel suo
seno peccatori ed è perciò santa e insieme sempre bisognosa di
purificazione, avanza continuamente per il cammino della penitenza
e del rinnovamento.
Dal Concilio Vaticano Secondo
Costituzione Dogmatica “Lumen Gentium” sulla Chiesa, n. 8
III Settimana di Quaresima
dal 3 al 9 Marzo 2013
Vangelo del giorno, Commento
Preghiera, Impegno
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…nelle ultime pagine
DICHIARAZIONE SULLE RELAZIONI DELLA CHIESA
CON LE RELIGIONI NON CRISTIANE del CONCILIO VATICANO II
Domenica, 3 marzo 2013
Il Signore ha pietà del suo popolo.
------------------------------------------------------Dio misericordioso, fonte di ogni bene,
tu ci hai proposto a rimedio del peccato
il digiuno, la preghiera e le opere di carità fraterna;
guarda a noi che riconosciamo la nostra miseria
e, poiché ci opprime il peso delle nostre colpe,
ci sollevi la tua misericordia.
LA PAROLA DEL SIGNORE Lc 13,1-9
…È ASCOLTATA
In quel tempo, si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei,
il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici.
Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più
peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se
non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone,
sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più
colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi
convertite, perirete tutti allo stesso modo». Diceva anche questa parabola:
«Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi
frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che
vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque!
Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo
ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime.
Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».
…È MEDITATA
Racconti di morte, nel Vangelo, e
grandi domande. Che colpa avevano quei diciotto uccisi dalla
caduta della torre di Siloe? È Dio
che manda il terremoto? Per
castigare qualcuno distrugge una
città? Gesù prende le difese di Dio
e degli uccisi: la mano di Dio non
produce morte; l'asse attorno al
quale gira la storia non è il peccato.
Chi soffre si chiede: che cosa ho
fatto di male per meritarmi questo
castigo? Gesù risponde: niente,
non hai fatto niente. Dio è amore e
l'amore non conosce altro castigo
che castigare se stesso. Smettila di
pensare che l'esistenza si svolga
nell'aula di un tribunale, Dio non
spreca la sua eternità in condanne,
o in vendette. La gente interroga
Gesù su fatti di cronaca, ed è
chiamata a guardarsi dentro.
Se non vi convertirete, perirete tutti.
Se l'uomo non cambia, se non
imbocca altre strade, se non si
converte in costruttore di pace e
giustizia, questa terra andrà in
rovina perché fondata sulla sabbia
della violenza e dell'ingiustizia.
Gesù l'ha messo come comando
che riassume tutto: amatevi,
altrimenti vi distruggerete tutti. Il
Vangelo è tutto qui. Amatevi, altrimenti perirete tutti, in vite
impaurite e inutili. Nella parabola
del fico sterile chi rappresenta Dio
non è il padrone esigente, che
pretende giustamente dei frutti, ma
il contadino paziente e fiducioso:
«voglio lavorare ancora un anno
attorno a questo fico e forse porterà
frutto».
Ancora un anno, ancora un giorno,
ancora sole, pioggia e lavoro:
quest'albero è buono, darà frutto!
Tu sei buono, darai frutto! Dio,
come un contadino, si prende cura
come nessuno di questa vite, di
questo campo seminato, di questo
piccolo orto che io sono, mi lavora,
mi pota, sento le sue mani ogni
giorno. «Forse, l'anno prossimo
porterà frutto». In questo forse c'è il
miracolo della pietà divina: una
piccola probabilità, uno stoppino
fumigante sono sufficienti a Dio per
attendere e sperare. Si accontenta
di un forse, si aggrappa a un fragile
forse. Per lui il bene possibile
domani conta più della sterilità di
ieri. Convertirsi è credere a questo
Dio contadino, simbolo di speranza
e serietà, affaticato attorno alla
zolla di terra del mio cuore.
Salvezza è portare frutto, non solo
per sé, ma per altri. Come il fico
che per essere autentico deve dare
frutto, per la fame e la gioia d'altri,
così per star bene l'uomo deve
dare. È la legge della vita.
----------------------------------------------Se la vostra vita cristiana vi sembra
irrimediabilmente arida, se vi
appare impossibile uscire da
situazioni ingessate, se dopo tutti i
buoni propositi che vi siete fatti non
è ancora cambiato nulla, non
lasciatevi
prendere
dallo
scoraggiamento! Guardate al fico
della parabola di Gesù: è tre anni
che non produce un bel niente, ma
il contadino chiede ancora tempo al
padrone. La conversione è ancora
possibile, questo è tempo di
misericordia!
…È PREGATA
Padre tu sei "santo e misericordioso". Infatti tu non "abbandoni i tuoi figli"
perché "riveli ad essi il tuo nome". Ti chiediamo umilmente: "infrangi la
durezza della mente e del cuore, perché sappiamo cogliere con la semplicità dei
fanciulli i tuoi insegnamenti, e portiamo frutti di vera e continua conversione."
Lo chiediamo uniti al Signore Gesù Cristo, nostro amico e fratello, che si prende
cura della nostra vita.
…MI IMPEGNA
Da quanto tempo il Signore sta cercando "frutti" nella mia vita, ma non li trova?
Sono io quel fico che continua a deludere il suo padrone? A circa metà del
cammino quaresimale qual è la misura, la qualità della nostra conversione, cioè
della nostra fede e della nostra carità?
Lunedì, 4 marzo 2013
L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente
-------------------------------------------------------------------Con la tua continua misericordia, o Padre,
purifica e rafforza la tua Chiesa,
e poiché non può sostenersi senza di te
non privarla mai della tua guida.
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LA PAROLA DEL SIGNORE Lc 4,24-30
…È ASCOLTATA
In quel tempo, Gesù [cominciò a dire nella sinagoga a Nàzaret:] «In verità io
vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi
dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu
chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma
a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidóne.
C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di
loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella
sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città
e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città,
per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.
…È MEDITATA
Gettare Gesù giù dal precipizio
resta
una
moda
immutata,
malgrado
siano
passati
(inutilmente)
duemila
anni.
Succedeva ai nazareni, succede
anche oggi: Gesù è splendido,
carino e simpatico, siamo devoti e
discepoli fino a quando pensa ciò
che penso e dice ciò che anch'io
dico, fino a che resta al suo posto e
dice cose (solo) rassicuranti. Mi
diventa antipatico e provocatore se
malauguratamente
dice
qualcosa che mi urta se, insomma,
non la pensa come me... Così è,
amici, la nostra vita, così è il nostro
carattere. Dio deve continuamente
sostenere degli esami per essere
accetto dalla nostra modernità. Il
cristianesimo può esistere se
accondiscende, se si adegua, se
diventa
politicamente
corretto.
Sennò, amen. Esiste, invece, un
modo di amare che non è
sdolcinato che, anzi, diventa severo
e duro, che ci obbliga a verità. Non
sempre chi ti dà una carezza ti ama
e chi uno schiaffo ti odia. Sappiamo
allora cogliere da adulti, senza
cadere nello sconforto e senza
reagire con suscettibilità, tutto ciò
che il Signore, anche attraverso gli
eventi, ci fa capire. E sappiamo
digerire il Vangelo nella sua
interezza,
anche
quando
è
politicamente scorretto e ci tratta
come persone che hanno qualcosa
da cambiare. E attenti noi,
professionisti
del
sacro,
frequentatori di sinagoga, discepoli
di lungo corso, a tenere sempre il
cuore fresco e attento ad ogni
Parola che esce dalle labbra del
Rabbì, anche quando non sono
esattamente dolci, senza buttarlo
giù dal precipizio...
----------------------------------------------Gesù non è ben accetto nella sua
terra: è perché, nel suo modo di
vivere, di pensare, di credere, di
amare, Gesù ha il coraggio di
andare
controcorrente
e
di
assumersi delle scelte di novità
rispetto alla mentalità comune.
Così dovremmo essere anche noi,
cristiani, discepoli del Vangelo:
capaci di vivere il nostro stile di vita
da discepoli, capaci di dare la
nostra
testimonianza,
indipendentemente dal giudizio che
possiamo guadagnarci. Questa
quaresima ci fa una proposta di
autentica libertà.
…È PREGATA
O Signore, i pagani ti hanno accolto con maggiore entusiasmo rispetto ai
credenti. Rompi la crosta di ghiaccio e di abitudine che avvolge il nostro cuore
di discepoli se non siamo più capaci di sussultare ad ogni tua Parola. Amen.
…MI IMPEGNA
Alla luce delle parole di Gesù cercherò di accogliere il suo messaggio nella mia
vita sempre come nuovo e con spirito disponibile.
Martedì, 5 marzo 2013
Ricordati, Signore, della tua misericordia
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Non ci abbandoni mai la tua grazia, o Padre,
ci renda fedeli al tuo santo servizio
e ci ottenga sempre il tuo aiuto.
---------------------------------------------------------------------LA PAROLA DEL SIGNORE Mt 18,21-35
…È ASCOLTATA
In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello
commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette
volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta
volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i
conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu
presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in
grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i
figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a
terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”.
Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il
debito. Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva
cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello
che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi
pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in
prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i
suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone
tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse:
“Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai
pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho
avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini,
finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste
farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».».
…È MEDITATA
Ancora una volta, Gesù insiste
sulla pratica del perdono che deve
caratterizzare i suoi discepoli. Il
nostro perdono deve essere
instancabile, ed è forse questo che
ci costa di più. Molto spesso,
riusciamo a mala pena a perdonare
nostro fratello o nostra sorella,
facendo peraltro capire che non
deve però farlo un’altra volta. Ci
risulta molto difficile perdonare
sempre di nuovo, come se fosse la
prima volta; ci risulta molto difficile
avere abbastanza pazienza e
abbastanza amore per guardare
sempre con la stessa fiducia quella
persona a cui bisogna perdonare
due volte, dieci volte, mille volte
una stessa cosa. Il nostro cuore è
fatto così: noi poniamo sempre
limiti
al
nostro
amore!
L’amore del Padre invece è infinito.
Il Padre ci perdona sempre, e noi
sappiamo
che
ha
diecimila
occasioni di farlo! Il suo desiderio
ardente è che noi, dal momento
che riceviamo continuamente la
sua
misericordia,
possiamo
diventare
a
nostra
volta
misericordiosi nei confronti dei
nostri fratelli. Le offese che
dobbiamo perdonare loro saranno
sempre di poco conto di fronte a
quelle che Dio ci perdona senza
contarcele!
----------------------------------------------Perdono è il dono che Gesù dalla
croce, nel momento dell’offerta
suprema di sé, fa all’umanità:
un’umanità peccatrice che viene
addirittura accolta in figliolanza.
Per questo la croce è il segno
inequivocabile
dell’amore
totalmente
gratuito,
la
rappresentazione inesauribile e
insuperabile
del
perdono.
Carlo Maria Martini
…È PREGATA
Donami, Signore, un cuore buono che sappia perdonare come tu perdoni me!
…MI IMPEGNA
Se prendiamo coscienza di quanto il Signore ha perdonato e continua a
perdonare a noi, allora impariamo che anche noi possiamo perdonare a nostra
volta. Il perdono nella vita di un cristiano non deve essere considerato come
una delle esigenze impossibili, ma deve essere posto al centro del nostro
impegno, come gesto di autentico amore.
Mercoledì, 6 marzo 2013
Celebra il Signore, Gerusalemme
----------------------------------------------------------------Signore Dio nostro, fa’ che i tuoi fedeli,
formati nell’impegno delle buone opere
e nell’ascolto della tua parola,
ti servano con generosa dedizione liberi da ogni egoismo,
e nella comune preghiera a te, nostro Padre, si riconoscano fratelli.
-----------------------------------------------------------------LA PAROLA DEL SIGNORE Mt 5,17-19
…È ASCOLTATA
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad
abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno
compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra,
non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia
avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e
insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei
cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno
dei cieli».
…È MEDITATA
Gesù si pone in piena continuità
con la storia della salvezza partita
con Abramo, proseguita con Mosè
e i Profeti. La Legge non è abolita,
ma ora siamo invitati a ritrovarla
nella persona di Gesù e nell’unica
grande legge dell’amore. I semplici
gesti quotidiani, le occupazioni di
tutti i giorni vissute con la
prospettiva della fedeltà all’amore
del Signore, ci permettono di vivere
questa Quaresima con il cuore
pieno di Cristo.
---------------------------------------------Chiediamo al Signore di essere noi
stessi i primi discepoli della sua
Parola. Risuoni soprattutto questa
Parola di Dio essenziale, profetica,
libera,
dopo
che
è
stata
lungamente
cercata
nella
preghiera, nello studio e nel
sacrificio.
Tonino Bello
…È PREGATA
Toccami il cuore, Signore, e rendimi trasparente la vita perché le parole, quando
veicolano la Tua, non suonino false sulle mie labbra. Amen.
…MI IMPEGNA
Gesù porta a compimento la Legge data a Israele riassumendo tutti i
comandamenti in uno: "Amatevi come io vi ho amato". E' nell'amore che si
compie il comandamento di Gesù. E' nell'amore che niente, neppure uno iota o
un segno della legge, va perduto.
Giovedì, 7 marzo 2013
Ascoltate oggi la voce del Signore: non indurite il vostro cuore.
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Dio grande e misericordioso,
quanto più si avvicina la festa della nostra redenzione,
tanto più cresca in noi il fervore
per celebrare santamente la Pasqua del tuo Figlio.
-----------------------------------------------------------------LA PAROLA DEL SIGNORE
Lc 11,14-23
…È ASCOLTATA
In quel tempo, Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il
demonio, il muto cominciò a parlare e le folle furono prese da stupore. Ma
alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i
demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal
cielo. Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in se
stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. Ora, se anche Satana è diviso in
se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i
demòni per mezzo di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni per mezzo di
Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i
vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a
voi il regno di Dio. Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo
palazzo, ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo
vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino.
Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me disperde».
…È MEDITATA
La Quaresima è un tempo di
conversione. È anche un tempo di
lutto. La lotta che dobbiamo
affrontare si pone su diversi piani:
dobbiamo lottare contro noi stessi,
contro il nostro io, il nostro orgoglio;
dobbiamo lottare contro il demonio
e le tentazioni che fa nascere;
dobbiamo infine lottare contro ogni
realtà che ci allontana da Gesù, da
ogni ostacolo che ci impedisce di
essere con lui. “Chi non è con me,
è contro di me”: queste parole
hanno un significato molto profondo
e possono servirci di regola in ogni
cosa. Essere con Gesù deve
essere la nostra prima ed unica
preoccupazione. Allora la mattina,
non appena ci svegliamo, la nostra
prima azione cosciente sia un atto
di adorazione: mostreremo così a
Gesù il nostro desiderio di essere
con lui e questo sarà il modo
migliore per uscire dal torpore, dal
sonno dell’incoscienza in cui il
demonio potrebbe farci cadere.
Durante la nostra giornata, prima di
ogni azione, ritorniamo così a
Gesù, cerchiamo di restare sempre
in sua compagnia. È così che noi
“raccoglieremo con lui” mentre il
demonio cercherà con ogni mezzo
di “disperderci”, di farci perdere
tempo,
di
farci
allontanare
dall’essenziale
------------------------Sperimentiamo spesso in famiglia,
sul lavoro, nella società e,qualche
volta anche nella comunità, il
moltiplicarsi di azioni, atteggiamenti
e parole che creano divisione e
incomprensioni.
Se
vogliamo
essere veri discepoli di Gesù,
dobbiamo sforzarci di fuggire tutto
ciò che divide e, uniti a Lui,
sforzarci di costruire relazioni
autentiche e positive di fraternità,
di comprensione e di autentica
collaborazione nella costruzione
del suo regno
…È PREGATA
O Signore, tu conosci tutti i miei limiti e le mie debolezze, tu sai che la mia
natura di uomo imperfetto mi allontana spesso da te. Ma, tu che per primo hai
scelto me, donami la forza di sceglierti, ogni giorno, come l’unico e sommo
Bene. Amen.
…MI IMPEGNA
Di fronte al male che ci seduce sotto diverse forme, ricordiamoci sempre che
ogni giorno abbiamo a nostra disposizione infinite possibilità di bene da
realizzare a favore degli altri. Anche una piccola scintilla basta per sconfiggere
l’oscurità.
Venerdì, 8 marzo 2013
Io sono il Signore, tuo Dio: ascolta la mia voce
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Padre santo e misericordioso,
infondi la tua grazia nei nostri cuori,
perché possiamo salvarci
dagli sbandamenti umani
e restare fedeli alla tua parola di vita eterna.
----------------------------------------------------------------------LA PAROLA DEL SIGNORE Mc 12,28b-34
…È ASCOLTATA
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il
primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele! Il
Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo
cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua
forza. Il secondo è questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c’è
altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto
bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di
lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e
amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano
dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
…È MEDITATA
Marco ci fa ascoltare, per bocca di
Gesù, il nuovo comandamento per
eccellenza, che è il centro e la
sintesi del Vangelo, ed insieme il
programma della nostra vita. Dio ci
ha creati per l’amore. Ha fatto in
modo che tutto in noi, il nostro
corpo come il nostro spirito, la
nostra sensibilità come la nostra
volontà, la nostra anima come il
nostro cuore, tutto il nostro essere,
insomma, potesse amare. Per
essere dei bravi cristiani non
bastano le pratiche della preghiera,
della Messa, della carità ai più
poveri. Gesù ha una “sfida” in più
da proporci: ci dice che, prima di
tutto questo, c’è un comandamento
ben più grande, un comandamento
che colpisce dritto al cuore
dell’impegno cristiano: “Ama il
Signore Dio tuo. E ama il prossimo
tuo come te stesso”. A prima vista
suona sorprendentemente facile.
Ma, più noi procediamo nella vita,
più facciamo prova di come sia
difficile amare, amare veramente e
disinteressatamente,
amare
profondamente e sinceramente Dio
e il prossimo. Questo richiede ogni
sorta di purificazione, e non lo si
impara certo sui libri! Il solo modo
di imparare ad amare è quello di
lasciarci amare da Dio, poiché non
si può amare se non essendo
amati, e non c’è altri che Dio che
possa amarci veramente, perché
egli è l’unico Signore ed è Amore.
---------------------------------------------Se voi vi innamoraste di Gesù, così
come nella vita vi siete innamorati di
una creatura, o di una povera idea, il
mondo cambierebbe. Tonino Bello
…È PREGATA
Signore Gesù, che hai creato con amore, sei nato con amore, hai servito con
amore, hai operato con amore, sei stato onorato con amore, hai sofferto con
amore, sei morto con amore, sei risorto con amore; io ti ringrazio del tuo amore
per me e per tutto il mondo e ogni giorno ti chiedo: insegna anche a me ad
amare! Amen.
…MI IMPEGNA
Dimostriamo il nostro amore agli altri con meno parole e con più fatti.
Sabato, 9 marzo 2013
Voglio l’amore e non il sacrificio.
---------------------------------------------------------------O Dio, nostro Padre,
che nella celebrazione della Quaresima
ci fai pregustare la gioia della Pasqua,
donaci di approfondire e vivere i misteri della redenzione
per godere la pienezza dei suoi frutti.
--------------------------------------------------------------------------LA PAROLA DEL SIGNORE Lc 18,9-14
…È ASCOLTATA
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano
l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini
salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo,
stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come
gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano.
Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che
possiedo”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno
alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di
me peccatore”. Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua
giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà
esaltato».
…È MEDITATA
I due personaggi della parabola
raccontata da Gesù nel vangelo
odierno, rappresentano dei modi
diversi di essere discepoli. A volte,
come il fariseo, viviamo la fede con
entusiasmo, ci sentiamo modello
per gli altri e scordiamo l’umiltà,
dimentichiamo di non essere
perfetti, giustifichiamo noi stessi
condannando gli altri, incapaci di
assomigliarci almeno un po’. Ma
non è questo l’atteggiamento che
deve caratterizzarci al cospetto di
Dio. Gesù ci chiede, ancora una
volta, una conversione radicale:
saper riconoscere i nostri limiti,
come il pubblicano, per permettere
a Dio di prendere posto dentro il
nostro
cuore.
Fuggiamo
la
tentazione di crederci giusti, perché
siamo tutti peccatori e solo
riconoscendoci
tali
potremo
veramente accogliere la novità di
vita che Dio produce dentro di noi
----------------------------------------------Il pubblicano vede il suo peccato.
Sa che solo Dio è il Santo e solo a
Lui chiede un po' di santità. Se tu,
Signore, mi dai un po' della tua
santità, io sarò santo. Se tu mi farai
giusto, io vivrò da persona corretta
e onesta. Se tu mi dai un po' della
tua carità, io inizierò ad amare. Per
quest'uomo Dio è fonte, principio,
fine della sua intera vita. Per
questo torna a casa giustificato,
perché si è immerso nella sorgente
della santità di Dio e da essa si è
lasciato lavare da ogni sozzura di
male e di peccato.
…È PREGATA
Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore.
…MI IMPEGNA
Facciamo nostro l’atteggiamento raccolto del pubblicano nelle nostre preghiere
e nel nostro rapportarci all’altro.
CONCILIO VATICANO II
DICHIARAZIONE SULLE RELAZIONI DELLA CHIESA
CON LE RELIGIONI NON CRISTIANE
Introduzione
1. Nel nostro tempo in cui il genere umano si unifica di giorno in giorno più
strettamente e cresce l'interdipendenza tra i vari popoli, la Chiesa esamina con
maggiore attenzione la natura delle sue relazioni con le religioni non-cristiane.
Nel suo dovere di promuovere l'unità e la carità tra gli uomini, ed anzi tra i
popoli, essa in primo luogo esamina qui tutto ciò che gli uomini hanno in
comune e che li spinge a vivere insieme il loro comune destino. I vari popoli
costituiscono infatti una sola comunità. Essi hanno una sola origine, poiché Dio
ha fatto abitare l'intero genere umano su tutta la faccia della terra hanno anche
un solo fine ultimo, Dio, la cui Provvidenza, le cui testimonianze di bontà e il
disegno di salvezza si estendono a tutti finché gli eletti saranno riuniti nella città
santa, che la gloria di Dio illuminerà e dove le genti cammineranno nella sua
luce . Gli uomini attendono dalle varie religioni la risposta ai reconditi enigmi
della condizione umana, che ieri come oggi turbano profondamente il cuore
dell'uomo: la natura dell'uomo, il senso e il fine della nostra vita, il bene e il
peccato, l'origine e lo scopo del dolore, la via per raggiungere la vera felicità, la
morte, il giudizio e la sanzione dopo la morte, infine l'ultimo e ineffabile mistero
che circonda la nostra esistenza, donde noi traiamo la nostra origine e verso cui
tendiamo.
Le diverse religioni
2. Dai tempi più antichi fino ad oggi presso i vari popoli si trova una certa
sensibilità a quella forza arcana che è presente al corso delle cose e agli
avvenimenti della vita umana, ed anzi talvolta vi riconosce la Divinità suprema o
il Padre. Questa sensibilità e questa conoscenza compenetrano la vita in un
intimo senso religioso. Quanto alle religioni legate al progresso della cultura, esse
si sforzano di rispondere alle stesse questioni con nozioni più raffinate e con un
linguaggio più elaborato. Così, nell'induismo gli uomini scrutano il mistero
divino e lo esprimono con la inesauribile fecondità dei miti e con i penetranti
tentativi della filosofia; cercano la liberazione dalle angosce della nostra
condizione sia attraverso forme di vita ascetica, sia nella meditazione profonda,
sia nel rifugio in Dio con amore e confidenza. Nel buddismo, secondo le sue
varie scuole, viene riconosciuta la radicale insufficienza di questo mondo
mutevole e si insegna una via per la quale gli uomini, con cuore devoto e
confidente, siano capaci di acquistare lo stato di liberazione perfetta o di
pervenire allo stato di illuminazione suprema per mezzo dei propri sforzi o con
l'aiuto venuto dall'alto. Ugualmente anche le altre religioni che si trovano nel
mondo intero si sforzano di superare, in vari modi, l'inquietudine del cuore
umano proponendo delle vie, cioè dottrine, precetti di vita e riti sacri. La Chiesa
cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera
con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine
che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e
propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che
illumina tutti gli uomini. Tuttavia essa annuncia, ed è tenuta ad annunciare, il
Cristo che è « via, verità e vita » , in cui gli uomini devono trovare la pienezza
della vita religiosa e in cui Dio ha riconciliato con se stesso tutte le cose. Essa
perciò esorta i suoi figli affinché, con prudenza e carità, per mezzo del dialogo e
della collaborazione con i seguaci delle altre religioni, sempre rendendo
testimonianza alla fede e alla vita cristiana, riconoscano, conservino e facciano
progredire i valori spirituali, morali e socio-culturali che si trovano in essi.
La religione musulmana
3. La Chiesa guarda anche con stima i musulmani che adorano l'unico Dio,
vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della
terra , che ha parlato agli uomini. Essi cercano di sottomettersi con tutto il cuore
ai decreti di Dio anche nascosti, come vi si è sottomesso anche Abramo, a cui la
fede islamica volentieri si riferisce. Benché essi non riconoscano Gesù come Dio,
lo venerano tuttavia come profeta; onorano la sua madre vergine, Maria, e
talvolta pure la invocano con devozione. Inoltre attendono il giorno del
giudizio, quando Dio retribuirà tutti gli uomini risuscitati. Così pure hanno in
stima la vita morale e rendono culto a Dio, soprattutto con la preghiera, le
elemosine e il digiuno. Se, nel corso dei secoli, non pochi dissensi e inimicizie
sono sorte tra cristiani e musulmani, il sacro Concilio esorta tutti a dimenticare il
passato e a esercitare sinceramente la mutua comprensione, nonché a difendere
e promuovere insieme per tutti gli uomini la giustizia sociale, i valori morali, la
pace e la libertà.
La religione ebraica
4. Scrutando il mistero della Chiesa, il sacro Concilio ricorda il vincolo con cui il
popolo del Nuovo Testamento è spiritualmente legato con la stirpe di Abramo.
La Chiesa di Cristo infatti riconosce che gli inizi della sua fede e della sua elezione
si trovano già, secondo il mistero divino della salvezza, nei patriarchi, in Mosè e
nei profeti. Essa confessa che tutti i fedeli di Cristo, figli di Abramo secondo la
fede (6), sono inclusi nella vocazione di questo patriarca e che la salvezza
ecclesiale è misteriosamente prefigurata nell'esodo del popolo eletto dalla terra
di schiavitù. Per questo non può dimenticare che ha ricevuto la rivelazione
dell'Antico Testamento per mezzo di quel popolo con cui Dio, nella sua
ineffabile misericordia, si è degnato di stringere l'Antica Alleanza, e che essa
stessa si nutre dalla radice dell'ulivo buono su cui sono stati innestati i rami
dell'ulivo selvatico che sono i gentili . La Chiesa crede, infatti, che Cristo, nostra
pace, ha riconciliato gli Ebrei e i gentili per mezzo della sua croce e dei due ha
fatto una sola cosa in se stesso. Inoltre la Chiesa ha sempre davanti agli occhi le
parole dell'apostolo Paolo riguardo agli uomini della sua stirpe: « ai quali
appartiene l'adozione a figli e la gloria e i patti di alleanza e la legge e il culto e
le promesse, ai quali appartengono i Padri e dai quali è nato Cristo secondo la
carne», figlio di Maria vergine. Essa ricorda anche che dal popolo ebraico sono
nati gli apostoli, fondamenta e colonne della Chiesa, e così quei moltissimi primi
discepoli che hanno annunciato al mondo il Vangelo di Cristo.
Come attesta la sacra Scrittura, Gerusalemme non ha conosciuto il tempo in cui è
stata visitata; gli Ebrei in gran parte non hanno accettato il Vangelo, ed anzi non
pochi si sono opposti alla sua diffusione. Tuttavia secondo l'Apostolo, gli Ebrei,
in grazia dei padri, rimangono ancora carissimi a Dio, i cui doni e la cui
vocazione sono senza pentimento. Con i profeti e con lo stesso Apostolo, la
Chiesa attende il giorno, che solo Dio conosce, in cui tutti i popoli acclameranno
il Signore con una sola voce e « lo serviranno sotto uno stesso giogo » . Essendo
perciò tanto grande il patrimonio spirituale comune a cristiani e ad ebrei, questo
sacro Concilio vuole promuovere e raccomandare tra loro la mutua conoscenza
e stima, che si ottengono soprattutto con gli studi biblici e teologici e con un
fraterno dialogo. E se autorità ebraiche con i propri seguaci si sono adoperate
per la morte di Cristo , tuttavia quanto è stato commesso durante la sua
passione, non può essere imputato né indistintamente a tutti gli Ebrei allora
viventi, né agli Ebrei del nostro tempo. E se è vero che la Chiesa è il nuovo
popolo di Dio, gli Ebrei tuttavia non devono essere presentati come rigettati da
Dio, né come maledetti, quasi che ciò scaturisse dalla sacra Scrittura. Curino
pertanto tutti che nella catechesi e nella predicazione della parola di Dio non si
insegni alcunché che non sia conforme alla verità del Vangelo e dello Spirito di
Cristo. La Chiesa inoltre, che esecra tutte le persecuzioni contro qualsiasi uomo,
memore del patrimonio che essa ha in comune con gli Ebrei, e spinta non da
motivi politici, ma da religiosa carità evangelica, deplora gli odi, le persecuzioni
e tutte le manifestazioni dell'antisemitismo dirette contro gli Ebrei in ogni tempo
e da chiunque. In realtà il Cristo, come la Chiesa ha sempre sostenuto e sostiene,
in virtù del suo immenso amore, si è volontariamente sottomesso alla sua
passione e morte a causa dei peccati di tutti gli uomini e affinché tutti gli uomini
conseguano la salvezza. Il dovere della Chiesa, nella sua predicazione, è dunque
di annunciare la croce di Cristo come segno dell'amore universale di Dio e come
fonte di ogni grazia.
Fraternità universale
5. Non possiamo invocare Dio come Padre di tutti gli uomini, se ci rifiutiamo di
comportarci da fratelli verso alcuni tra gli uomini che sono creati ad immagine di
Dio. L'atteggiamento dell'uomo verso Dio Padre e quello dell'uomo verso gli
altri uomini suoi fratelli sono talmente connessi che la Scrittura dice: « Chi non
ama, non conosce Dio » (1 Gv 4,8). Viene dunque tolto il fondamento a ogni
teoria o prassi che introduca tra uomo e uomo, tra popolo e popolo,
discriminazioni in ciò che riguarda la dignità umana e i diritti che ne promanano.
In conseguenza la Chiesa esecra, come contraria alla volontà di Cristo, qualsiasi
discriminazione tra gli uomini e persecuzione perpetrata per motivi di razza e di
colore, di condizione sociale o di religione. E quindi il sacro Concilio, seguendo
le tracce dei santi apostoli Pietro e Paolo, ardentemente scongiura i cristiani che,
« mantenendo tra le genti una condotta impeccabile » (1 Pt 2,12), se è possibile,
per quanto da loro dipende, stiano in pace con tutti gli uomini , affinché siano
realmente figli del Padre che è nei cieli .
PREGHIAMO PER L’ELEZIONE DEL NUOVO
PONTEFICE
O Dio, pastore eterno,
che governi il tuo popolo con sollecitudine di padre,
dona alla tua Chiesa un pontefice a te accetto per santità di vita,
interamente consacrato al servizio del tuo popolo.
Per i Cardinali chiamati ad eleggere il Romano Pontefice:
perché illuminati dalla grazia dello Spirito Santo,
indichino un degno padre e pastore alla Chiesa,
che si dedichi con tutte le forze al servizio del popolo di Dio,
preghiamo il Signore.
O Padre, donaci un pastore santo
che illumini il tuo popolo con la verità del Vangelo
e lo edifichi con la testimonianza della vita
Per Cristo nostro Signore.