Sete di Parola Come Cristo infatti è stato inviato dal Padre “ ad annunciare la buona novella ai poveri, a guarire quei che hanno il cuore contrito ”, “ a cercare e salvare ciò che era perduto”, così pure la Chiesa circonda d’affettuosa cura quanti sono afflitti dalla umana debolezza, anzi riconosce nei poveri e nei sofferenti l’immagine del suo fondatore, povero e sofferente, si fa premura di sollevarne la indigenza e in loro cerca di servire il Cristo. Ma mentre Cristo, “ santo, innocente, immacolato ”, non conobbe il peccato e venne solo allo scopo di espiare i peccati del popolo, la Chiesa, che comprende nel suo seno peccatori ed è perciò santa e insieme sempre bisognosa di purificazione, avanza continuamente per il cammino della penitenza e del rinnovamento. Dal Concilio Vaticano Secondo Costituzione Dogmatica “Lumen Gentium” sulla Chiesa, n. 8 III Settimana di Quaresima dal 3 al 9 Marzo 2013 Vangelo del giorno, Commento Preghiera, Impegno ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- …nelle ultime pagine DICHIARAZIONE SULLE RELAZIONI DELLA CHIESA CON LE RELIGIONI NON CRISTIANE del CONCILIO VATICANO II Domenica, 3 marzo 2013 Il Signore ha pietà del suo popolo. ------------------------------------------------------Dio misericordioso, fonte di ogni bene, tu ci hai proposto a rimedio del peccato il digiuno, la preghiera e le opere di carità fraterna; guarda a noi che riconosciamo la nostra miseria e, poiché ci opprime il peso delle nostre colpe, ci sollevi la tua misericordia. LA PAROLA DEL SIGNORE Lc 13,1-9 …È ASCOLTATA In quel tempo, si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”». …È MEDITATA Racconti di morte, nel Vangelo, e grandi domande. Che colpa avevano quei diciotto uccisi dalla caduta della torre di Siloe? È Dio che manda il terremoto? Per castigare qualcuno distrugge una città? Gesù prende le difese di Dio e degli uccisi: la mano di Dio non produce morte; l'asse attorno al quale gira la storia non è il peccato. Chi soffre si chiede: che cosa ho fatto di male per meritarmi questo castigo? Gesù risponde: niente, non hai fatto niente. Dio è amore e l'amore non conosce altro castigo che castigare se stesso. Smettila di pensare che l'esistenza si svolga nell'aula di un tribunale, Dio non spreca la sua eternità in condanne, o in vendette. La gente interroga Gesù su fatti di cronaca, ed è chiamata a guardarsi dentro. Se non vi convertirete, perirete tutti. Se l'uomo non cambia, se non imbocca altre strade, se non si converte in costruttore di pace e giustizia, questa terra andrà in rovina perché fondata sulla sabbia della violenza e dell'ingiustizia. Gesù l'ha messo come comando che riassume tutto: amatevi, altrimenti vi distruggerete tutti. Il Vangelo è tutto qui. Amatevi, altrimenti perirete tutti, in vite impaurite e inutili. Nella parabola del fico sterile chi rappresenta Dio non è il padrone esigente, che pretende giustamente dei frutti, ma il contadino paziente e fiducioso: «voglio lavorare ancora un anno attorno a questo fico e forse porterà frutto». Ancora un anno, ancora un giorno, ancora sole, pioggia e lavoro: quest'albero è buono, darà frutto! Tu sei buono, darai frutto! Dio, come un contadino, si prende cura come nessuno di questa vite, di questo campo seminato, di questo piccolo orto che io sono, mi lavora, mi pota, sento le sue mani ogni giorno. «Forse, l'anno prossimo porterà frutto». In questo forse c'è il miracolo della pietà divina: una piccola probabilità, uno stoppino fumigante sono sufficienti a Dio per attendere e sperare. Si accontenta di un forse, si aggrappa a un fragile forse. Per lui il bene possibile domani conta più della sterilità di ieri. Convertirsi è credere a questo Dio contadino, simbolo di speranza e serietà, affaticato attorno alla zolla di terra del mio cuore. Salvezza è portare frutto, non solo per sé, ma per altri. Come il fico che per essere autentico deve dare frutto, per la fame e la gioia d'altri, così per star bene l'uomo deve dare. È la legge della vita. ----------------------------------------------Se la vostra vita cristiana vi sembra irrimediabilmente arida, se vi appare impossibile uscire da situazioni ingessate, se dopo tutti i buoni propositi che vi siete fatti non è ancora cambiato nulla, non lasciatevi prendere dallo scoraggiamento! Guardate al fico della parabola di Gesù: è tre anni che non produce un bel niente, ma il contadino chiede ancora tempo al padrone. La conversione è ancora possibile, questo è tempo di misericordia! …È PREGATA Padre tu sei "santo e misericordioso". Infatti tu non "abbandoni i tuoi figli" perché "riveli ad essi il tuo nome". Ti chiediamo umilmente: "infrangi la durezza della mente e del cuore, perché sappiamo cogliere con la semplicità dei fanciulli i tuoi insegnamenti, e portiamo frutti di vera e continua conversione." Lo chiediamo uniti al Signore Gesù Cristo, nostro amico e fratello, che si prende cura della nostra vita. …MI IMPEGNA Da quanto tempo il Signore sta cercando "frutti" nella mia vita, ma non li trova? Sono io quel fico che continua a deludere il suo padrone? A circa metà del cammino quaresimale qual è la misura, la qualità della nostra conversione, cioè della nostra fede e della nostra carità? Lunedì, 4 marzo 2013 L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente -------------------------------------------------------------------Con la tua continua misericordia, o Padre, purifica e rafforza la tua Chiesa, e poiché non può sostenersi senza di te non privarla mai della tua guida. -------------------------------------------------------------------------------------------------------------- LA PAROLA DEL SIGNORE Lc 4,24-30 …È ASCOLTATA In quel tempo, Gesù [cominciò a dire nella sinagoga a Nàzaret:] «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidóne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino. …È MEDITATA Gettare Gesù giù dal precipizio resta una moda immutata, malgrado siano passati (inutilmente) duemila anni. Succedeva ai nazareni, succede anche oggi: Gesù è splendido, carino e simpatico, siamo devoti e discepoli fino a quando pensa ciò che penso e dice ciò che anch'io dico, fino a che resta al suo posto e dice cose (solo) rassicuranti. Mi diventa antipatico e provocatore se malauguratamente dice qualcosa che mi urta se, insomma, non la pensa come me... Così è, amici, la nostra vita, così è il nostro carattere. Dio deve continuamente sostenere degli esami per essere accetto dalla nostra modernità. Il cristianesimo può esistere se accondiscende, se si adegua, se diventa politicamente corretto. Sennò, amen. Esiste, invece, un modo di amare che non è sdolcinato che, anzi, diventa severo e duro, che ci obbliga a verità. Non sempre chi ti dà una carezza ti ama e chi uno schiaffo ti odia. Sappiamo allora cogliere da adulti, senza cadere nello sconforto e senza reagire con suscettibilità, tutto ciò che il Signore, anche attraverso gli eventi, ci fa capire. E sappiamo digerire il Vangelo nella sua interezza, anche quando è politicamente scorretto e ci tratta come persone che hanno qualcosa da cambiare. E attenti noi, professionisti del sacro, frequentatori di sinagoga, discepoli di lungo corso, a tenere sempre il cuore fresco e attento ad ogni Parola che esce dalle labbra del Rabbì, anche quando non sono esattamente dolci, senza buttarlo giù dal precipizio... ----------------------------------------------Gesù non è ben accetto nella sua terra: è perché, nel suo modo di vivere, di pensare, di credere, di amare, Gesù ha il coraggio di andare controcorrente e di assumersi delle scelte di novità rispetto alla mentalità comune. Così dovremmo essere anche noi, cristiani, discepoli del Vangelo: capaci di vivere il nostro stile di vita da discepoli, capaci di dare la nostra testimonianza, indipendentemente dal giudizio che possiamo guadagnarci. Questa quaresima ci fa una proposta di autentica libertà. …È PREGATA O Signore, i pagani ti hanno accolto con maggiore entusiasmo rispetto ai credenti. Rompi la crosta di ghiaccio e di abitudine che avvolge il nostro cuore di discepoli se non siamo più capaci di sussultare ad ogni tua Parola. Amen. …MI IMPEGNA Alla luce delle parole di Gesù cercherò di accogliere il suo messaggio nella mia vita sempre come nuovo e con spirito disponibile. Martedì, 5 marzo 2013 Ricordati, Signore, della tua misericordia ------------------------------------------------------------------------------ Non ci abbandoni mai la tua grazia, o Padre, ci renda fedeli al tuo santo servizio e ci ottenga sempre il tuo aiuto. ---------------------------------------------------------------------LA PAROLA DEL SIGNORE Mt 18,21-35 …È ASCOLTATA In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».». …È MEDITATA Ancora una volta, Gesù insiste sulla pratica del perdono che deve caratterizzare i suoi discepoli. Il nostro perdono deve essere instancabile, ed è forse questo che ci costa di più. Molto spesso, riusciamo a mala pena a perdonare nostro fratello o nostra sorella, facendo peraltro capire che non deve però farlo un’altra volta. Ci risulta molto difficile perdonare sempre di nuovo, come se fosse la prima volta; ci risulta molto difficile avere abbastanza pazienza e abbastanza amore per guardare sempre con la stessa fiducia quella persona a cui bisogna perdonare due volte, dieci volte, mille volte una stessa cosa. Il nostro cuore è fatto così: noi poniamo sempre limiti al nostro amore! L’amore del Padre invece è infinito. Il Padre ci perdona sempre, e noi sappiamo che ha diecimila occasioni di farlo! Il suo desiderio ardente è che noi, dal momento che riceviamo continuamente la sua misericordia, possiamo diventare a nostra volta misericordiosi nei confronti dei nostri fratelli. Le offese che dobbiamo perdonare loro saranno sempre di poco conto di fronte a quelle che Dio ci perdona senza contarcele! ----------------------------------------------Perdono è il dono che Gesù dalla croce, nel momento dell’offerta suprema di sé, fa all’umanità: un’umanità peccatrice che viene addirittura accolta in figliolanza. Per questo la croce è il segno inequivocabile dell’amore totalmente gratuito, la rappresentazione inesauribile e insuperabile del perdono. Carlo Maria Martini …È PREGATA Donami, Signore, un cuore buono che sappia perdonare come tu perdoni me! …MI IMPEGNA Se prendiamo coscienza di quanto il Signore ha perdonato e continua a perdonare a noi, allora impariamo che anche noi possiamo perdonare a nostra volta. Il perdono nella vita di un cristiano non deve essere considerato come una delle esigenze impossibili, ma deve essere posto al centro del nostro impegno, come gesto di autentico amore. Mercoledì, 6 marzo 2013 Celebra il Signore, Gerusalemme ----------------------------------------------------------------Signore Dio nostro, fa’ che i tuoi fedeli, formati nell’impegno delle buone opere e nell’ascolto della tua parola, ti servano con generosa dedizione liberi da ogni egoismo, e nella comune preghiera a te, nostro Padre, si riconoscano fratelli. -----------------------------------------------------------------LA PAROLA DEL SIGNORE Mt 5,17-19 …È ASCOLTATA In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli». …È MEDITATA Gesù si pone in piena continuità con la storia della salvezza partita con Abramo, proseguita con Mosè e i Profeti. La Legge non è abolita, ma ora siamo invitati a ritrovarla nella persona di Gesù e nell’unica grande legge dell’amore. I semplici gesti quotidiani, le occupazioni di tutti i giorni vissute con la prospettiva della fedeltà all’amore del Signore, ci permettono di vivere questa Quaresima con il cuore pieno di Cristo. ---------------------------------------------Chiediamo al Signore di essere noi stessi i primi discepoli della sua Parola. Risuoni soprattutto questa Parola di Dio essenziale, profetica, libera, dopo che è stata lungamente cercata nella preghiera, nello studio e nel sacrificio. Tonino Bello …È PREGATA Toccami il cuore, Signore, e rendimi trasparente la vita perché le parole, quando veicolano la Tua, non suonino false sulle mie labbra. Amen. …MI IMPEGNA Gesù porta a compimento la Legge data a Israele riassumendo tutti i comandamenti in uno: "Amatevi come io vi ho amato". E' nell'amore che si compie il comandamento di Gesù. E' nell'amore che niente, neppure uno iota o un segno della legge, va perduto. Giovedì, 7 marzo 2013 Ascoltate oggi la voce del Signore: non indurite il vostro cuore. -------------------------------------------------------------------- Dio grande e misericordioso, quanto più si avvicina la festa della nostra redenzione, tanto più cresca in noi il fervore per celebrare santamente la Pasqua del tuo Figlio. -----------------------------------------------------------------LA PAROLA DEL SIGNORE Lc 11,14-23 …È ASCOLTATA In quel tempo, Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle furono prese da stupore. Ma alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. Ora, se anche Satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio. Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino. Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me disperde». …È MEDITATA La Quaresima è un tempo di conversione. È anche un tempo di lutto. La lotta che dobbiamo affrontare si pone su diversi piani: dobbiamo lottare contro noi stessi, contro il nostro io, il nostro orgoglio; dobbiamo lottare contro il demonio e le tentazioni che fa nascere; dobbiamo infine lottare contro ogni realtà che ci allontana da Gesù, da ogni ostacolo che ci impedisce di essere con lui. “Chi non è con me, è contro di me”: queste parole hanno un significato molto profondo e possono servirci di regola in ogni cosa. Essere con Gesù deve essere la nostra prima ed unica preoccupazione. Allora la mattina, non appena ci svegliamo, la nostra prima azione cosciente sia un atto di adorazione: mostreremo così a Gesù il nostro desiderio di essere con lui e questo sarà il modo migliore per uscire dal torpore, dal sonno dell’incoscienza in cui il demonio potrebbe farci cadere. Durante la nostra giornata, prima di ogni azione, ritorniamo così a Gesù, cerchiamo di restare sempre in sua compagnia. È così che noi “raccoglieremo con lui” mentre il demonio cercherà con ogni mezzo di “disperderci”, di farci perdere tempo, di farci allontanare dall’essenziale ------------------------Sperimentiamo spesso in famiglia, sul lavoro, nella società e,qualche volta anche nella comunità, il moltiplicarsi di azioni, atteggiamenti e parole che creano divisione e incomprensioni. Se vogliamo essere veri discepoli di Gesù, dobbiamo sforzarci di fuggire tutto ciò che divide e, uniti a Lui, sforzarci di costruire relazioni autentiche e positive di fraternità, di comprensione e di autentica collaborazione nella costruzione del suo regno …È PREGATA O Signore, tu conosci tutti i miei limiti e le mie debolezze, tu sai che la mia natura di uomo imperfetto mi allontana spesso da te. Ma, tu che per primo hai scelto me, donami la forza di sceglierti, ogni giorno, come l’unico e sommo Bene. Amen. …MI IMPEGNA Di fronte al male che ci seduce sotto diverse forme, ricordiamoci sempre che ogni giorno abbiamo a nostra disposizione infinite possibilità di bene da realizzare a favore degli altri. Anche una piccola scintilla basta per sconfiggere l’oscurità. Venerdì, 8 marzo 2013 Io sono il Signore, tuo Dio: ascolta la mia voce --------------------------------------------------------------------------- Padre santo e misericordioso, infondi la tua grazia nei nostri cuori, perché possiamo salvarci dagli sbandamenti umani e restare fedeli alla tua parola di vita eterna. ----------------------------------------------------------------------LA PAROLA DEL SIGNORE Mc 12,28b-34 …È ASCOLTATA In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. Il secondo è questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c’è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo. …È MEDITATA Marco ci fa ascoltare, per bocca di Gesù, il nuovo comandamento per eccellenza, che è il centro e la sintesi del Vangelo, ed insieme il programma della nostra vita. Dio ci ha creati per l’amore. Ha fatto in modo che tutto in noi, il nostro corpo come il nostro spirito, la nostra sensibilità come la nostra volontà, la nostra anima come il nostro cuore, tutto il nostro essere, insomma, potesse amare. Per essere dei bravi cristiani non bastano le pratiche della preghiera, della Messa, della carità ai più poveri. Gesù ha una “sfida” in più da proporci: ci dice che, prima di tutto questo, c’è un comandamento ben più grande, un comandamento che colpisce dritto al cuore dell’impegno cristiano: “Ama il Signore Dio tuo. E ama il prossimo tuo come te stesso”. A prima vista suona sorprendentemente facile. Ma, più noi procediamo nella vita, più facciamo prova di come sia difficile amare, amare veramente e disinteressatamente, amare profondamente e sinceramente Dio e il prossimo. Questo richiede ogni sorta di purificazione, e non lo si impara certo sui libri! Il solo modo di imparare ad amare è quello di lasciarci amare da Dio, poiché non si può amare se non essendo amati, e non c’è altri che Dio che possa amarci veramente, perché egli è l’unico Signore ed è Amore. ---------------------------------------------Se voi vi innamoraste di Gesù, così come nella vita vi siete innamorati di una creatura, o di una povera idea, il mondo cambierebbe. Tonino Bello …È PREGATA Signore Gesù, che hai creato con amore, sei nato con amore, hai servito con amore, hai operato con amore, sei stato onorato con amore, hai sofferto con amore, sei morto con amore, sei risorto con amore; io ti ringrazio del tuo amore per me e per tutto il mondo e ogni giorno ti chiedo: insegna anche a me ad amare! Amen. …MI IMPEGNA Dimostriamo il nostro amore agli altri con meno parole e con più fatti. Sabato, 9 marzo 2013 Voglio l’amore e non il sacrificio. ---------------------------------------------------------------O Dio, nostro Padre, che nella celebrazione della Quaresima ci fai pregustare la gioia della Pasqua, donaci di approfondire e vivere i misteri della redenzione per godere la pienezza dei suoi frutti. --------------------------------------------------------------------------LA PAROLA DEL SIGNORE Lc 18,9-14 …È ASCOLTATA In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato». …È MEDITATA I due personaggi della parabola raccontata da Gesù nel vangelo odierno, rappresentano dei modi diversi di essere discepoli. A volte, come il fariseo, viviamo la fede con entusiasmo, ci sentiamo modello per gli altri e scordiamo l’umiltà, dimentichiamo di non essere perfetti, giustifichiamo noi stessi condannando gli altri, incapaci di assomigliarci almeno un po’. Ma non è questo l’atteggiamento che deve caratterizzarci al cospetto di Dio. Gesù ci chiede, ancora una volta, una conversione radicale: saper riconoscere i nostri limiti, come il pubblicano, per permettere a Dio di prendere posto dentro il nostro cuore. Fuggiamo la tentazione di crederci giusti, perché siamo tutti peccatori e solo riconoscendoci tali potremo veramente accogliere la novità di vita che Dio produce dentro di noi ----------------------------------------------Il pubblicano vede il suo peccato. Sa che solo Dio è il Santo e solo a Lui chiede un po' di santità. Se tu, Signore, mi dai un po' della tua santità, io sarò santo. Se tu mi farai giusto, io vivrò da persona corretta e onesta. Se tu mi dai un po' della tua carità, io inizierò ad amare. Per quest'uomo Dio è fonte, principio, fine della sua intera vita. Per questo torna a casa giustificato, perché si è immerso nella sorgente della santità di Dio e da essa si è lasciato lavare da ogni sozzura di male e di peccato. …È PREGATA Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore. …MI IMPEGNA Facciamo nostro l’atteggiamento raccolto del pubblicano nelle nostre preghiere e nel nostro rapportarci all’altro. CONCILIO VATICANO II DICHIARAZIONE SULLE RELAZIONI DELLA CHIESA CON LE RELIGIONI NON CRISTIANE Introduzione 1. Nel nostro tempo in cui il genere umano si unifica di giorno in giorno più strettamente e cresce l'interdipendenza tra i vari popoli, la Chiesa esamina con maggiore attenzione la natura delle sue relazioni con le religioni non-cristiane. Nel suo dovere di promuovere l'unità e la carità tra gli uomini, ed anzi tra i popoli, essa in primo luogo esamina qui tutto ciò che gli uomini hanno in comune e che li spinge a vivere insieme il loro comune destino. I vari popoli costituiscono infatti una sola comunità. Essi hanno una sola origine, poiché Dio ha fatto abitare l'intero genere umano su tutta la faccia della terra hanno anche un solo fine ultimo, Dio, la cui Provvidenza, le cui testimonianze di bontà e il disegno di salvezza si estendono a tutti finché gli eletti saranno riuniti nella città santa, che la gloria di Dio illuminerà e dove le genti cammineranno nella sua luce . Gli uomini attendono dalle varie religioni la risposta ai reconditi enigmi della condizione umana, che ieri come oggi turbano profondamente il cuore dell'uomo: la natura dell'uomo, il senso e il fine della nostra vita, il bene e il peccato, l'origine e lo scopo del dolore, la via per raggiungere la vera felicità, la morte, il giudizio e la sanzione dopo la morte, infine l'ultimo e ineffabile mistero che circonda la nostra esistenza, donde noi traiamo la nostra origine e verso cui tendiamo. Le diverse religioni 2. Dai tempi più antichi fino ad oggi presso i vari popoli si trova una certa sensibilità a quella forza arcana che è presente al corso delle cose e agli avvenimenti della vita umana, ed anzi talvolta vi riconosce la Divinità suprema o il Padre. Questa sensibilità e questa conoscenza compenetrano la vita in un intimo senso religioso. Quanto alle religioni legate al progresso della cultura, esse si sforzano di rispondere alle stesse questioni con nozioni più raffinate e con un linguaggio più elaborato. Così, nell'induismo gli uomini scrutano il mistero divino e lo esprimono con la inesauribile fecondità dei miti e con i penetranti tentativi della filosofia; cercano la liberazione dalle angosce della nostra condizione sia attraverso forme di vita ascetica, sia nella meditazione profonda, sia nel rifugio in Dio con amore e confidenza. Nel buddismo, secondo le sue varie scuole, viene riconosciuta la radicale insufficienza di questo mondo mutevole e si insegna una via per la quale gli uomini, con cuore devoto e confidente, siano capaci di acquistare lo stato di liberazione perfetta o di pervenire allo stato di illuminazione suprema per mezzo dei propri sforzi o con l'aiuto venuto dall'alto. Ugualmente anche le altre religioni che si trovano nel mondo intero si sforzano di superare, in vari modi, l'inquietudine del cuore umano proponendo delle vie, cioè dottrine, precetti di vita e riti sacri. La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini. Tuttavia essa annuncia, ed è tenuta ad annunciare, il Cristo che è « via, verità e vita » , in cui gli uomini devono trovare la pienezza della vita religiosa e in cui Dio ha riconciliato con se stesso tutte le cose. Essa perciò esorta i suoi figli affinché, con prudenza e carità, per mezzo del dialogo e della collaborazione con i seguaci delle altre religioni, sempre rendendo testimonianza alla fede e alla vita cristiana, riconoscano, conservino e facciano progredire i valori spirituali, morali e socio-culturali che si trovano in essi. La religione musulmana 3. La Chiesa guarda anche con stima i musulmani che adorano l'unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra , che ha parlato agli uomini. Essi cercano di sottomettersi con tutto il cuore ai decreti di Dio anche nascosti, come vi si è sottomesso anche Abramo, a cui la fede islamica volentieri si riferisce. Benché essi non riconoscano Gesù come Dio, lo venerano tuttavia come profeta; onorano la sua madre vergine, Maria, e talvolta pure la invocano con devozione. Inoltre attendono il giorno del giudizio, quando Dio retribuirà tutti gli uomini risuscitati. Così pure hanno in stima la vita morale e rendono culto a Dio, soprattutto con la preghiera, le elemosine e il digiuno. Se, nel corso dei secoli, non pochi dissensi e inimicizie sono sorte tra cristiani e musulmani, il sacro Concilio esorta tutti a dimenticare il passato e a esercitare sinceramente la mutua comprensione, nonché a difendere e promuovere insieme per tutti gli uomini la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà. La religione ebraica 4. Scrutando il mistero della Chiesa, il sacro Concilio ricorda il vincolo con cui il popolo del Nuovo Testamento è spiritualmente legato con la stirpe di Abramo. La Chiesa di Cristo infatti riconosce che gli inizi della sua fede e della sua elezione si trovano già, secondo il mistero divino della salvezza, nei patriarchi, in Mosè e nei profeti. Essa confessa che tutti i fedeli di Cristo, figli di Abramo secondo la fede (6), sono inclusi nella vocazione di questo patriarca e che la salvezza ecclesiale è misteriosamente prefigurata nell'esodo del popolo eletto dalla terra di schiavitù. Per questo non può dimenticare che ha ricevuto la rivelazione dell'Antico Testamento per mezzo di quel popolo con cui Dio, nella sua ineffabile misericordia, si è degnato di stringere l'Antica Alleanza, e che essa stessa si nutre dalla radice dell'ulivo buono su cui sono stati innestati i rami dell'ulivo selvatico che sono i gentili . La Chiesa crede, infatti, che Cristo, nostra pace, ha riconciliato gli Ebrei e i gentili per mezzo della sua croce e dei due ha fatto una sola cosa in se stesso. Inoltre la Chiesa ha sempre davanti agli occhi le parole dell'apostolo Paolo riguardo agli uomini della sua stirpe: « ai quali appartiene l'adozione a figli e la gloria e i patti di alleanza e la legge e il culto e le promesse, ai quali appartengono i Padri e dai quali è nato Cristo secondo la carne», figlio di Maria vergine. Essa ricorda anche che dal popolo ebraico sono nati gli apostoli, fondamenta e colonne della Chiesa, e così quei moltissimi primi discepoli che hanno annunciato al mondo il Vangelo di Cristo. Come attesta la sacra Scrittura, Gerusalemme non ha conosciuto il tempo in cui è stata visitata; gli Ebrei in gran parte non hanno accettato il Vangelo, ed anzi non pochi si sono opposti alla sua diffusione. Tuttavia secondo l'Apostolo, gli Ebrei, in grazia dei padri, rimangono ancora carissimi a Dio, i cui doni e la cui vocazione sono senza pentimento. Con i profeti e con lo stesso Apostolo, la Chiesa attende il giorno, che solo Dio conosce, in cui tutti i popoli acclameranno il Signore con una sola voce e « lo serviranno sotto uno stesso giogo » . Essendo perciò tanto grande il patrimonio spirituale comune a cristiani e ad ebrei, questo sacro Concilio vuole promuovere e raccomandare tra loro la mutua conoscenza e stima, che si ottengono soprattutto con gli studi biblici e teologici e con un fraterno dialogo. E se autorità ebraiche con i propri seguaci si sono adoperate per la morte di Cristo , tuttavia quanto è stato commesso durante la sua passione, non può essere imputato né indistintamente a tutti gli Ebrei allora viventi, né agli Ebrei del nostro tempo. E se è vero che la Chiesa è il nuovo popolo di Dio, gli Ebrei tuttavia non devono essere presentati come rigettati da Dio, né come maledetti, quasi che ciò scaturisse dalla sacra Scrittura. Curino pertanto tutti che nella catechesi e nella predicazione della parola di Dio non si insegni alcunché che non sia conforme alla verità del Vangelo e dello Spirito di Cristo. La Chiesa inoltre, che esecra tutte le persecuzioni contro qualsiasi uomo, memore del patrimonio che essa ha in comune con gli Ebrei, e spinta non da motivi politici, ma da religiosa carità evangelica, deplora gli odi, le persecuzioni e tutte le manifestazioni dell'antisemitismo dirette contro gli Ebrei in ogni tempo e da chiunque. In realtà il Cristo, come la Chiesa ha sempre sostenuto e sostiene, in virtù del suo immenso amore, si è volontariamente sottomesso alla sua passione e morte a causa dei peccati di tutti gli uomini e affinché tutti gli uomini conseguano la salvezza. Il dovere della Chiesa, nella sua predicazione, è dunque di annunciare la croce di Cristo come segno dell'amore universale di Dio e come fonte di ogni grazia. Fraternità universale 5. Non possiamo invocare Dio come Padre di tutti gli uomini, se ci rifiutiamo di comportarci da fratelli verso alcuni tra gli uomini che sono creati ad immagine di Dio. L'atteggiamento dell'uomo verso Dio Padre e quello dell'uomo verso gli altri uomini suoi fratelli sono talmente connessi che la Scrittura dice: « Chi non ama, non conosce Dio » (1 Gv 4,8). Viene dunque tolto il fondamento a ogni teoria o prassi che introduca tra uomo e uomo, tra popolo e popolo, discriminazioni in ciò che riguarda la dignità umana e i diritti che ne promanano. In conseguenza la Chiesa esecra, come contraria alla volontà di Cristo, qualsiasi discriminazione tra gli uomini e persecuzione perpetrata per motivi di razza e di colore, di condizione sociale o di religione. E quindi il sacro Concilio, seguendo le tracce dei santi apostoli Pietro e Paolo, ardentemente scongiura i cristiani che, « mantenendo tra le genti una condotta impeccabile » (1 Pt 2,12), se è possibile, per quanto da loro dipende, stiano in pace con tutti gli uomini , affinché siano realmente figli del Padre che è nei cieli . PREGHIAMO PER L’ELEZIONE DEL NUOVO PONTEFICE O Dio, pastore eterno, che governi il tuo popolo con sollecitudine di padre, dona alla tua Chiesa un pontefice a te accetto per santità di vita, interamente consacrato al servizio del tuo popolo. Per i Cardinali chiamati ad eleggere il Romano Pontefice: perché illuminati dalla grazia dello Spirito Santo, indichino un degno padre e pastore alla Chiesa, che si dedichi con tutte le forze al servizio del popolo di Dio, preghiamo il Signore. O Padre, donaci un pastore santo che illumini il tuo popolo con la verità del Vangelo e lo edifichi con la testimonianza della vita Per Cristo nostro Signore.