Un Patto per “ Salute e ambiente” Centro Francesco Redi, Arpat Arezzo, Dipartimento Prevenzione Asl 8, Assessorato Ambiente Comune Arezzo, Assessorato Ambiente e Assessorato Mobilità Provincia di Arezzo Definire un patto per la salute e l’ambiente significa trovare una corretta e virtuosa interazione tra le istituzioni, (i Comuni, la Provincia, la Regione, considerati quali decisori) , gli Enti che hanno funzioni di controllo, i cittadini. L'integrazione è favorita dalla normativa attuale, in cui il D.Lgs. 152/06, unifica in un unico percorso, almeno per le attività a maggiore impatto ambientale, le principali procedure autorizzative riguardanti VIA/VAS , suolo, rifiuti, acque, aria e danno ambientale, attraverso lo strumento della Conferenza di Servizi. I punti di forza della situazione attuale sono: Interazione tra le istituzioni, attraverso procedimenti unitari di valutazione; Aumento dell’interesse e della partecipazione della popolazione verso le tematiche ambientali (comitati di cittadini, richiesta di documentazione) Miglioramento delle tecnologie riguardanti i sistemi di depurazione e di abbattimento degli inquinanti Miglioramento delle metodiche di analisi degli inquinanti nelle diverse matrici. I punti di debolezza si possono così individuare: Indeterminatezza dei Livelli essenziali di Assistenza in campo ambientale Difficoltà nel reperimento di indicatori di salute (valutazione del rischio) Difficoltà nella comunicazione dei rischi di natura ambientale Difficoltà a creare un sistema pubblico di valutazione dei rischi coordinato a più livelli di complessità. Vediamoli in dettaglio, insieme alle possibili soluzioni: - L’indeterminatezza dei Livelli essenziali di Assistenza(LEA) sanitari in campo ambientale fa sì che nelle ASL la valutazione dell’effetto dei rischi per la salute derivanti dall’inquinamento possa essere condotta attraverso una grande variabilità di azioni, dalla sola partecipazione alle istruttorie autorizzative, a studi epidemiologici che richiedono un notevoli mezzi tecnici ed economici. Questa situazione, non essendo ben definito il rapporto tra risorse disponibili e compiti degli enti tecnici (ARPAT ed ASL), comporta una aspettativa da parte dei cittadini che rischia di essere inesorabilmente superiore alle possibilità di risposta. Vanno quindi meglio definiti sia i LEA che i LETA (livelli essenziali di tutela ambientale), cercando anche, attraverso un confronto sull’efficienza e sull’appropriatezza delle prestazioni, di migliorare in definitiva sia l’attività di monitoraggio dei fenomeni ambientali da parte dell’ARPAT, sia le capacità di indagine epidemiologica della rete del Servizio Sanitario regionale e nazionale. - E’ di solito difficile reperire indicatori di salute specifici , cioè in grado di riconoscere soltanto effetti legati ad aspetti legati all’ambiente, accurati, in modo da fornire un quadro non distorto della situazione, sensibili ai cambiamenti, trasparenti e interpretabili da parte degli utenti. Spesso i fattori ambientali agiscono in tempi lunghi ed in maniera non specifica in una larga fetta di popolazione, per cui gli effetti non sono facilmente rilevabili in tempi brevi, salvo che in situazioni fortemente compromesse. E’ importante quindi aumentare le competenze epidemiologiche delle ASL , cercando alleanze e collaborazioni con centri di riferimento di adeguata preparazione , possibilmente attraverso la conduzione di studi multicentrici. - La difficoltà nella comunicazione tra esperti e cittadini riguardo i rischi di natura ambientale deriva sia dall’uso di un diverso linguaggio, sia per un diverso metro di aspettative e valori di riferimento. •I cittadini si aspettano sempre dagli esperti una risposta si/no( non c’è rischio per la salute), gli esperti utilizzano il linguaggio della probabilità . Inoltre la percezione dei rischi si modifica fortemente a seconda della tipologia e dell’origine (quelli derivanti da comportamenti individuali sono sottovalutati). E’ importante quindi riuscire a spostare l’attenzione dal rischio zero, che non esiste, al rischio accettabile, senza cadere nella cosiddetta “ sindrome NIMBY” (Not in My BackYard, non nel mio cortile: tutto è accettabile, purché non riguardi il mio territorio). La partecipazione dei cittadini ed una adeguata strategia comunicativa da parte degli esperti sui problemi ambientali va ricercata e perseguita, nel rispetto tuttavia dei differenti ruoli. E’ importante il ruolo dei decisori pubblici (in particolare Comune e Provincia ) che si possono giustamente porre come gestori dei rischi e mediatori delle diverse scale dei valori messi in gioco dalle scelte di utilizzo del territorio con possibili ripercussioni sull’ambiente. - Mentre nel mondo della diagnosi e cura è abbastanza ben definito il concetto della rete strutturato sulla base della complessità dei casi, nel sistema della prevenzione c’è ancora difficoltà nel creare un sistema pubblico di valutazione dei rischi coordinato a più livelli di complessità; anche se esistono infatti centri di eccellenza e di particolare esperienza su specifici argomenti , non è definita in maniera organica la loro modalità di intervento nel caso di un problema di particolare complessità. Vanno quindi definiti meglio i rapporti tra le ASL (che costruiscono la rete di base, anche se specialistica), con l’ARS, il CSPO, l’ISS, che rappresentato strutture di alta specializzazione . D’altra parte va anche ricercata la collaborazione tra Dipartimenti di Prevenzione e medici di Medicina generale ed i Pediatri di LS, che possono chiudere la rete del patto per la salute e l’ambiente nel loro territorio. Le Amministrazioni Comunali infine si devono riappropriare di un proprio ruolo nella soluzione di problemi meno specifici, che non richiedono una particolare complessità di intervento (come la gestione di alcuni tipi di esposti, la verifica della semplice conformità ai regolamenti comunali, alcuni controlli strumentali di base. Vanno cioè ridefiniti i livelli di base , di specializzazione e di eccellenza (riguardanti i laboratori, le competenze epidemiologiche, le competenze tecniche e scientifiche) non solo su base territoriale ma anche in relazione alla complessità dei problemi. - Un forte strumento di promozione del patto per la salute e l’ambiente è il miglioramento della possibilità delle banche- dati pubbliche di colloquiare reciprocamente, permettendo uno scambio di informazioni. Dovremmo orientarci verso i moderni sistemi di georeferenziazione delle fonti di inquinamento per costruire realmente una mappatura accurata del territorio. - Sono infine da promuovere e da utilizzare in maniera più adeguata anche in campo ambientale gli strumenti istituzionali già previsti (quale, ad esempio, il Comitato Provinciale ARPAT di cui all'art.17 della L.R. n.66/95, ma anche la Conferenza dei Sindaci, il PAL, i Piani Integrati di Salute), che possono programmare il lavoro ed integrare le risorse al di là delle singole emergenze. i peromelo