10Dispensa

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Modulo 10: Domanda e offerta: condizione di equilibrio
10.1. L’economia di mercato
Fin dal principio del corso ci siamo imbattuti molteplici volte nel termine mercato o in
qualche considerazione che da esso derivava. Abbiamo parlato del consumatore che una volta
formulate le sue preferenze, e dunque la sua domanda, incontra un prezzo di mercato rispetto
al quale, ad esempio si può valutare una grandezza che abbiamo definito surplus. Nella teoria
della produzione, poi, i richiami sono stati molteplici. Abbiamo visto come le imprese, data
una certa struttura di costi, si confrontano e regolano la loro offerta in base ad un prezzo di
mercato. Essa stessa, per acquistare i fattori si deve rivolgere ad un altro mercato, il mercato
dei fattori appunto, in cui svolge il ruolo di acquirente. Nel complesso abbiamo affidato le
nostre analisi ad una particolare condizione in cui il mercato opera, definita concorrenza
perfetta, in cui, abbiamo intuito, il singolo non può essere decisivo sulle dinamiche
complessive ma le forze della domanda e dell’offerta di operare liberamente.
Questi passi che abbiamo compiuto, ci hanno permesso di addentrarci nelle molteplici
sfaccettature economiche ed analitiche che sottendono a quelle particolari forze che operano
all’interno dei mercati, ovvero la domanda e l’offerta. Seppur rappresentino due elementi
opposti, abbiamo visto come in realtà le decisioni che entrambi gli operatori mettono in atto
sono suggerite da valutazioni della medesima natura, avvalorando il punto di vista secondo
cui, lungi dai tecnicismi con cui necessariamente dobbiamo confrontarci, esiste un
fondamento comune che guida l’operato di un soggetto chiamato a risolvere il problema
fondamentale della sua esistenza in quanto soggetto economico. In altre parole, nessuno si
sottrae alle scelte imposte dalla condizione di scarsità delle risorse. A corollario delle
considerazioni fatte per ogni singolo soggetto, consumatore o produttore, abbiamo osservato
come la domanda e l’offerta, in un mercato, rappresentano semplicemente la sintesi della
volontà di massimizzazione (l’utilità nell’un caso, il profitto nell’altro) dei soggetti coinvolti.
Nel corso di questa Lezione abbandoneremo il punto di vista della singola scelta e ci
addentreremo nelle dinamiche che regolano il mercato generalmente inteso. Ci concentreremo
in particolare sulle interazioni che conducono all’equilibrio e a tutti gli elementi che possono
caratterizzare fattore di perturbazione a questa particolare e significativa condizione.
L’economia di mercato, ovvero la natura intrinseca delle relazioni economiche all’interno
delle quali ci muoviamo, è contraddistinta da una profonda instabilità. Basti pensare ad alcuni
banali esempi di vita vissuta. Negli anni Ottanta, le famiglie che possedevano due televisori a
colori erano considerate al di sopra di una soglia media di ricchezza. Quando nel 2007 mi
sono sposato e ho lasciato la casa dei miei genitori (comunissima classe media), erano
operativi ben 5 televisori (a colori ovviamente). Si noti inoltre che prima del deflagrare della
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nota crisi economica a cavallo del 2008/2009, il prezzo del petrolio, il quale procedeva verso
una crescita senza sosta dall’inizio del 2007, ha subito una drastica battuta d’arresto in
corrispondenza dell’esplosione della crisi, precipitando dai circa 150 dollari al barile quotati
nel luglio 2007 ai poco più di 35 del dicembre 2008 (Figura 10.1).
Nelle pagine che seguono cercheremo di capire come queste turbolenze sono il risultato
dell’azione congiunta delle forze della domanda e dell’offerta; interazione che conduce a ben
precisi risultati per un mercato e un sistema economico nel suo insieme.
10.2. Ancora sulla domanda di mercato
Nel Modulo 6 abbiamo conosciuto la cosiddetta legge della domanda, la quale recita, per
sommi capi, che in una economia di mercato, la quantità acquistata di un bene dipende dal suo
prezzo. Mantenendo costante ogni altro elemento, maggiore è il prezzo di un bene minori
saranno le unità domandate. Abbiamo appunto definito questa “regola”, legge della domanda
e l’esatta relazione tra prezzo e quantità domandata è espressa da una funzione che può essere
rappresentata graficamente da una curva che presenta inclinazione negativa: la curva di
domanda.
Figura 10.1: Serie storica del prezzo del petrolio 1
Questo rapporto inverso è sostanzialmente motivato dalla compartecipazione di due effetti:
l’effetto reddito, che in poche parole ci dice che, se il prezzo di un bene aumenta, il
consumatore diventa in generale più povero e di conseguenza tende a ridurre la quantità
consumata complessiva, e l’effetto sostituzione, secondo cui se il prezzo di un bene aumenta,
un consumatore tende a sostituirlo con il consumo di altri beni.
La maggior parte dei testi di economia tende a dare come esempio pratico il mercato dei
prodotti di information and communication technology per spiegare l’inclinazione negativa
della curva di domanda. Non più tardi del 1991, ricordo perfettamente che durante una lezione
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Brent spot price ($/ barile). Fonte: Energy Information Administration – U.S. Government
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di tennis il mio maestro venne reclamato in segreteria, tramite l’altoparlante del circolo
sportivo, per rispondere ad una telefonata. Egli, sconsolato, prima di allontanarsi dal campo
da gioco estrasse un primordiale telefono cellulare dalla borsa ed esclamò: “Ma cosa l’ho
comprato a fare? M’è pure costatato 2 milioni!” (di lire ovviamente, siamo negli anni
Novanta)”. Anche se facciamo, simpliciter, una conversione in euro (operazione, in realtà,
non corretta per calcolare il valore al giorno d’oggi di somme relative ad anni passati),
sappiamo dunque che un cellulare agli inizi degli anni Novanta costava poco più di 1000€. A
parità di prestazioni, uno sproposito rispetto ai prezzi di oggi. Apprendiamo da questo
raccontino che poco meno di venti anni fa, il telefono cellulare era un bene destinato a pochi
consumatori; probabilmente con un tenore di vita “abbastanza” alto e per scopi unicamente
legati all’attività professionale. Con il passare degli anni, il progressivo abbassamento del
prezzo ne ha permesso l’acquisto da parte di un numero sempre crescente di consumatori, fino
a renderlo, al giorno d’oggi, un comunissimo bene di consumo.
Dalle precedenti lezioni sappiamo che la domanda di mercato, rappresenta la sintesi delle
scelte dei consumatori che tendono a massimizzare la loro utilità. La quantità dipende dal
prezzo dei beni che formano oggetto dei bisogni dei singoli individui. In particolare, tra le due
grandezze sussiste una relazione inversa che abbiamo chiamato legge della domanda. si noti
che, a parità di prezzo, la quantità domandata di un bene è influenzata da:





Il reddito medio. Il reddito medio dei consumatori è un fattore determinante per la
domanda. Se il reddito degli individui aumenta, essi tendono ad acquistare maggiori
quantità di tutti i beni, anche se il prezzo non subisce variazioni;
Le dimensioni del mercato. Supponendo che esse dipendano dal numero di abitanti,
hanno un chiaro effetto sulla curva di domanda. I circa 80 milioni di tedeschi
comprano una volta e un terzo le mele dei circa 60 milioni di italiani;
I prezzi e la disponibilità dei beni correlati. Queste variabili influenzano certamente
la domanda di un bene. Una relazione di particolare interesse si ha, ad esempio con i
beni sostituti: la domanda di un bene A tende a ridursi se il prezzo di un bene a questo
sostituto è basso e tende a scendere;
I gusti e le preferenze. Gli elementi elencati fin qui possono essere considerati dei
fattori oggettivi. In questo caso cerchiamo di considerare, al contrario, tutti quegli
elementi che afferiscono la sfera soggettiva. I gusti esprimono una varietà di influenze
culturali e storiche; possono riflettere reali bisogni con un effettivo fondamento
psicologico o fisiologico; oppure possono essere desideri creati artificialmente; infine
sono influenzati da elementi legati alla tradizione e alla religione;
Situazioni specifiche. Con questa dicitura si includono alcuni fenomeni particolari
che indubitabilmente hanno effetto sulla domanda di alcune categorie di beni. Cosa
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può influenzare meglio della pioggia la domanda di ombrelli o la neve quella di
attrezzature sportive invernali? Anche variabili dalla connotazione economica, come
le aspettative sul futuro andamento dei prezzi possono avere effetti determinanti sulla
domanda.
Per approfondire queste argomentazioni, soffermiamoci sul mercato della pasta e ipotizziamo
che a causa di una particolare malattia delle piante, si sia verificata una decimazione dei
raccolti annuali di riso, che abbia come effetto una forte impennata dei prezzi del bene.
L’ovvia conseguenza è che, relativamente ad ogni livello di prezzo, aumenterà la quantità
domandata di pasta. Questa circostanza può essere rappresentata da uno spostamento della
curva di domanda verso destra. Analogamente, se una aspra fase recessiva dell’economia
causa una riduzione dei redditi medi dei consumatori, è ipotizzabile che a farne le spese sia
anche il consumo di pasta; dunque per ogni dato livello di prezzo la domanda di pasta si
riduce. Ciò si riflette in uno spostamento della curva di domanda verso sinistra. Queste
situazioni sono entrambi rappresentate in Figura 10.2/sinistra, dove nel primo caso la curva di
domanda da D1 assume la posizione D2, mentre nel secondo si muove da D1 a D3.2
Il prezzo del bene figura nel sistema di riferimento cartesiano all’interno del quale
costruiamo la curva di domanda.
Figura 10.2: Spostamento della curva di domanda e lungo la curva di domanda
p
p
D2
D1
D3
pA
p1
A
pB
B
C
D
q3
q1
q2
q
qA qB
q
La menzione specifica “a parità di prezzo” invita a non confondere tra spostamenti della
curva di domanda e spostamenti lungo la curva di domanda, ovvero tra una variazione della
domanda per via di determinanti diverse dal prezzo (spostamento della curva, Figura
10.2/sinistra) con una variazione della quantità domandata rispetto al prezzo (spostamento in
un punto diverso sulla medesima curva di domanda, Figura 10.2/destra).
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Per comodità la curva di domanda è stata rappresentata come un retta. Ciò riguarderà più avanti anche la curva
di offerta di mercato.
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10.3. Ancora sull’offerta di mercato
Rivolgiamo ora l’attenzione all’offerta di mercato. Essa condensa le condizioni alle quali le
imprese producono e sono disposte a vendere i loro beni; a parità di altri fattori. Dall’analisi
delle condizioni che determinano la curva di offerta emerge un dato fondamentale sul
comportamento delle imprese: i produttori offrono beni per trarne un profitto. Uno dei
principali elementi che influenza queste valutazioni è l’entità dei costi di produzione, il cui
andamento spiega anche la relazione diretta con il prezzo di mercato. L’impresa non è
disposta ad offrire beni se il prezzo di mercato non garantisce, almeno di coprire i costi. Se ci
troviamo in un contesto di concorrenza perfetta, qualora i costi per produrre siano inferiori
rispetto al prezzo di mercato, è vantaggioso produrre in grande quantità; ma aumentare la
produzione significa aumentare i fattori della produzione e questo generalmente spinge i costi
di produzione verso l’alto. Al contrario se si verifica la situazione opposta. Esistono tuttavia
alcuni elementi che, relativamente ad una medesima quantità prodotta, possono determinare
una variazione dei costi (ovvero, della struttura dei costi, in sostanza l’altezza delle curve di
costo):





Prezzi dei fattori. Abbiamo già indagato nel precedente Modulo la stretta relazione
che intercorre tra prezzi dei fattori e e la struttura dei costi di produzione;
Progresso tecnologico. Il progresso tecnologico racchiude tutti quei cambiamenti
nelle tecniche produttive che riducono la quantità di fattori necessari a produrre una
determinata quantità di output. Il progresso tecnologico racchiude tanto le scoperte
scientifiche quanto la capacità di riorganizzare le tecniche produttive precedentemente
implementate;
Prezzi dei beni correlati. Anche in questo caso sappiamo di cosa stiamo parlando. Si
aggiunga che dal punto di vista dell’offerta, si tratta di quei beni che nel processo
produttivo rappresentano output facilmente sostituibili l’uno con l’altro. Si noti che se
il prezzo di un bene aumenta, l’offerta di un bene sostituto diminuisce.
Politiche pubbliche. Considerazioni di carattere ambientale o sanitario, determinano i
tipi di tecnologie da utilizzare, mentre le imposte e le leggi su salario minimo possono
provocare un sensibile aumento dei prezzi degli input. Si pensi ad esempio ai settori
regolamentati, quali quello energetico o delle telecomunicazioni, i soggetti governativi,
attraverso norme regolamentari, definiscono il numero di soggetti coinvolti nel
mercato, i prezzi di vendita e le tipologie di servizi offerti;
Situazioni specifiche. Come nel caso della domanda di mercato, anche per l’offerta
esistono particolari condizioni che hanno il loro impatto sull’offerta in particolari
mercati. Un inverno particolarmente rigido condiziona, ad esempio, raccolti.
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Analogamente al caso trattato prima, anche le aspettative degli operatori
sull’andamento futuro dei prezzi può esercitare degli effetti sull’offerta di mercato.
Procedendo in perfetta similitudine con la domanda, osserviamo che, fermo restando il prezzo,
l’offerta si sposta nel momento in cui variano gli elementi appena esposti. Immaginiamo ad
esempio che un nuovo ed innovativo robot venga inserito all’interno della catena produttiva di
una impresa automobilistica. Questo consente di incrementare la quantità di bene offerta per
ogni livello di prezzo. Analogamente, se i prezzi dell’acciaio lievitano per via di una
congiuntura economica negativa, per ogni dato livello i prezzo la quantità offerta si riduce.
Questo si traduce in uno spostamento della curva di offerta verso sinistra. Se è il prezzi delle
automobili a subire una variazione, le aziende reagiranno modificando la produzione e la
quantità offerta sul mercato, ma l’offerta e la curva di offerta di fatto non variano. Anche nel
caso dell’offerta, quindi, occorre non confondere tra spostamenti della curva di offerta
(variano tutti gli elementi che la influenzano tranne il prezzo, Figura 10.3/sinistra) e
movimenti lungo la curva di offerta (fermi tutti gli elementi che la influenzano varia il prezzo,
Figura 10.3/destra).
Figura 10.3: Spostamento della curva di offerta e lungo la curva di offerta
p
p
O3
O1
O
O2
pB
p1
pA
q3
q1
q2
q
qA qB
q
10.4. Interazioni tra domanda e offerta: l’equilibrio di mercato
Abbiamo sottolineato, in circostanze differenti, come domanda e offerta descrivono, date
alcune condizioni, le quantità che consumatori e imprese sono disposti ad acquistare e a
vendere per ogni dato livello di prezzo. Tuttavia il prezzo effettivo e le quantità effettivamente
acquistate e vendute dipendono essenzialmente dall’incontro e dall’interazione che avviene
tra domanda e offerta all’interno del mercato.
Definizione 10.1: L’equilibrio di mercato è dato dal prezzo e dalla quantità in
corrispondenza dei quali le forze dell’offerta e della domanda si bilanciano. Al prezzo di
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equilibrio la quantità che i consumatori sono disposti ad acquistare è pari alla quantità che i
produttori sono disposti a vendere.
Abbiamo già appreso delle caratteristiche che una certa posizione deve avere per fregiarsi del
titolo di “condizione di equilibrio”. Nel caso del mercato, parliamo di equilibrio tra domanda
e offerta poiché non sussistono motivi per un rialzo o un ribasso dei prezzi, a condizione che
rimangano invariati gli altri elementi. Vediamo di dare maggiore contenuto a questa
affermazione avvalendoci del grafico in Figura 10.4. Dal punto di vista geometrico,
l’equilibrio tra domanda e offerta è rappresentato dall’intersezione tra curva di domanda e
curva di offerta, punto che identifica il prezzo e la conseguente quantità di equilibrio (pE, qE).
Osserviamo che se il prezzo fosse troppo basso (pB) si verificherebbe una condizione di
eccesso di domanda quantificata dalla differenza tra la quantità domandata O,B2 e quella
offerta O,B1 (equivalente al segmento verde). Questa situazione spinge ad un rialzo del prezzo
che si arresterà nel momento è raggiunto il livello di equilibrio. Analogamente se il prezzo
fosse più alto del prezzo di equilibrio (pA) si verificherebbe una condizione di eccesso di
offerta, quantificato dalla differenza tra quantità offerta O,A2 e domandata O,A1 (equivalente
al segmento rosso). Questa circostanza spinge ad una riduzione del prezzo che si arresta nel
momento in cui raggiunge il livello di equilibrio.
Figura 10.4: Equilibrio di mercato
p
O
pA
pE
pB
D
O
B1 A1 q E A2 B2
q
Come risulta chiaro, il punto di equilibrio dipende dalla posizione della domanda e
dell’offerta. Vediamo dunque cosa accade alla condizione di equilibrio nel momento in cui
intervengono quei mutamenti che in precedenza abbiamo visto influenzare, a parità di prezzo,
la domanda e l’offerta in maniera tale da determinarne uno spostamento. Ipotizziamo a questo
scopo che in Figura 10.5 sia raffigurato il mercato della pasta, il cui equilibrio è identificato
dal punto di incontro E. Ipotizziamo inizialmente che i redditi delle famiglie aumentino e che
questa condizione induca i consumatori ad incrementare i loro acquisti di pasta. Questo
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evento è rappresentato da uno spostamento della curva di domanda verso destra (D′), come
raffigurato in Figura 10.5/alto-sinistra, senza che, al contrario, vi siano ragioni per cui si
assista ad una variazione dell’offerta. Osserviamo come ciò comporti una variazione
dell’equilibrio (E′), in corrispondenza di un prezzo e di una quantità maggiori rispetto alla
precedente situazione (p′E, q′E). Analogamente, una riduzione dei redditi che si rifletta sulla
quantità domandata di pasta determina uno slittamento della curva verso sinistra, fissando il
nuovo equilibrio ad un livello di prezzo e quantità inferiore (p′′E, q′′E). Immaginiamo ora che a
causa di una stagione particolarmente benevola, i raccolti di grano dell’anno in corso siano
abbondanti e che il prezzo del grano per questo subisca una decisa riduzione. Vista la
centralità del cereale nel processo produttivo della pasta, questo avvenimento comporterebbe,
necessariamente, un incremento dell’offerta per ogni livello di prezzo, causando uno
spostamento verso destra della curva di offerta. Al contrario, non vi sono ragioni per cui la
domanda ne risulti inficiata. La situazione che si delinea è chiara osservando il grafico in
Figura 10.5/alto-destra. Il mercato della pasta raggiunge ora una nuova posizione di equilibrio
in corrispondenza di un prezzo minore e di una quantità maggiore (p′E, q′E).
Figura 10.5: Variazioni dell’equilibrio di mercato a seguito di variazioni di domanda e offerta
Variazioni della domanda / offerta fissa
Variazioni dell’offerta / domanda fissa
D′
p
p
O′′
D
O
D′′
E′
p′E
p′′E
E
pE
pE
E′′
p′′E
O′
E′′
E
p′E
E′
D
q′′E qE
q′′E
q
q′E
Ampio aumento della domanda / contenuta riduzione
dell’offerta
qE q′E
q
Contenuto aumento della domanda / ampia riduzione
dell’offerta
p
p
E′
p′E
E′
p′E
E
E
pE
D′
O′
O
pE
D′
O′
D
D
qE
q′E
O
q
q′E
qE
q
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Tabella 10.1: Schema riassuntivo: effetti su prezzo e quantità di equilibrio a seguito di variazioni di domanda e
offerta
L’offerta non varia
La domanda non varia
p/q
Aumento dell’offerta
Riduzione dell’offerta
p↓/q↑
p↑/q↓
Aumento della domanda
p↑/q↑
p ambiguo / q ↑
p ↑ / q ambiguo
Riduzione della domanda
p↓/q↓
p ↓ / q ambiguo
p ambiguo / q ↓
Infine una circostanza che promani effetti opposti determina uno spostamento della curva di
offerta verso sinistra definendo una nuova condizione di equilibrio in corrispondenza di un
prezzo maggiore e una quantità minore rispetto all’originario punto di equilibrio (p′′E, q′′E).
Nulla ci vieta di pensare che spostamenti della domanda e dell’offerta possano incorrere
contemporaneamente. In questa circostanza è chiaro che per saggiare gli effetti di questi
movimenti sulla condizione di equilibrio è necessario verificare anche l’entità degli
spostamenti. Soffermiamoci in particolare su due casi specifici. Ipotizziamo che si verifichino
congiuntamente, a parità di prezzo, una piccola riduzione dell’offerta e una consistente
espansione della domanda (Figura 10.5/basso-sinistra). Parallelamente prendiamo in esame la
situazione per la quale si verifica un ampio decremento dell’offerta e un piccolo aumento
della domanda (Figura 10.5/basso-destra). Si verifichi come, in entrambi i casi la nuova
posizione di equilibrio è contraddistinta da un prezzo maggiore (p → p′), ma l’effetto sulla
quantità scambiata sul mercato è ambiguo, poiché nel primo caso aumenta (qE <q′E), nel
secondo diminuisce (qE >q′E). A questo punto i meccanismi attraverso i quali le quantità
vendute e i prezzi sono alterate dovrebbero essere chiari. Per di ricapitolare si osservi lo
schema riportato in Tabella 10.1.
Queste pagine introduttive dovrebbero aver contribuito a chiarire come il mercato decida:



Cosa produrre. Questa decisione è conseguenza dei segnali espressi dai prezzi di
mercato. Abbiamo visto come prezzi elevati della pasta ne stimolano la produzione da
parte delle aziende.
Per chi produrre. Chi percepisce maggiori redditi può permettersi l’accesso a
maggiori quantità di beni e probabilmente di qualità più elevata. Se sostenuti dalla
disponibilità di moneta, i bisogni più urgenti vengono soddisfatti attraverso la curva di
domanda.
Come produrre. Anche questo problema è risolto da domanda e offerta. Se i prezzi
della pasta sono bassi, i produttori non sono incentivati ad investire nel settore. Se il
prezzo del petrolio è alto, le compagnie non esitano a finanziare complessi progetti di
ricerca di nuovi giacimenti e di perforazione.
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Questi punti appena sviluppati ci dovrebbero ricondurre addirittura al Modulo 1, quando
ancora non ci eravamo addentrati nella materia e cercavano, non a caso, uno spunto per
capirci qualcosa.
10.5. Efficienza ed equità: giudizi sull’equilibrio di mercato
Chiudiamo il Modulo 10 facendo delle osservazioni che addensano di significato economico
ciò di cui abbiamo discusso e formulando valutazioni che in altri frangenti non abbiamo fatto
ma che ci consentono di ragionare più da economisti che da studenti di Economia Politica.
Abbiamo potuto appurare come il mercato fissi il prezzo e la quantità di beni e servizi che
sono venduti, dall’interazione delle forze della domanda e dell’offerta. Dalle pagine in cui
abbiamo imparato a conoscere domanda e offerta sappiamo che quando parliamo di
“domanda” parliamo di disponibilità ad acquistare, ovvero del valore (funzione della propria
utilità) che i consumatori attribuiscono ad una certa quantità di bene o servizio; nel caso di
“offerta”, parliamo di disponibilità a vendere, ovvero del valore (funzione dei costi di
produzione) che i produttori attribuiscono ad una certa quantità di beni. 3 Alla luce di ciò,
vediamo ora di capire “cosa ci dice” una condizione di equilibrio di mercato. Osservando la
Figura 10.6, notiamo che il prezzo di mercato definisce quali acquirenti e venditori
partecipano al mercato: tutti gli acquirenti che valutano il bene più del prezzo che devono
pagare (rappresentati dal segmento della domanda A,E) decidono di acquistarlo.
Figura 10.6: Equilibrio di mercato: incontro tra disponibilità ad acquistare e vendere
p
A
D
Valore (utilità) per i consumatori
E
pE
Costi per i produttori
B
C
qE
q
Coloro che al contrario lo valutano meno del prezzo che devono pagare (segmento E,B)
decidono di non farlo. Simmetricamente, i venditori che valutano, in termini di costo, il bene
meno del prezzo che possono ottenere (rappresentati dal segmento dell’offerta C,E) decidono
di produrre e vendere il bene, coloro che valutano il bene più del prezzo che possono ottenere
3
Cfr., Modulo 6, pag. 3 e Modulo 9, pag. 7.
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(segmento E,D) decidono di non farlo. Questo porta a due fondamentali conclusioni, non
dimenticando mai che siamo in un mercato perfettamente concorrenziale:
1. I mercati concorrenziali allocano l’offerta di beni tra gli acquirenti che danno a questa
“maggior valore”, misurato dalla loro disponibilità ad acquistare;
2. I mercati concorrenziali allocano la domanda di beni tra i venditori che possono
produrla ai costi minori.
Questo è il risultato, quando le forze di mercato sono in condizione di poter agire liberamente.
Facciamo ora un passo avanti chiedendoci se questa “spontaneità”, questa mano invisibile per
dirla alla Adam Smith, conduce ad una condizione che possiamo definire “la migliore che si
possa desiderare” a livello sociale, oppure qualcuno dovrebbe intervenire a modificare questi
meccanismi per assicurare condizioni oggettivamente più vantaggiose? In poche parole,
abbiamo capito come il prezzo della pasta si aggiusti in modo tale da garantire che la quantità
di pasta offerta dalle imprese sul mercato eguagli quella richiesta dai consumatori, ma non ci
siamo chiesti se questa quantità di pasta sia poca, troppa o sufficiente. Per fare ciò, facciamo
un ampio preambolo in cui riprendiamo concetti vecchi e ne introduciamo di nuovi.
Iniziamo intanto ad estendere dal livello personale a livello generale, come abbiamo fatto per
la curva di domanda, il concetto di surplus. Per quel che riguarda il consumatore, avevamo
detto che questa misura è data dalla differenza tra la disponibilità a pagare e quanto poi
effettivamente veniva pagato sul mercato. Quantità che in termini geometrici è misurata
dall’area sottesa alla curva di domanda e il prezzo di mercato (Figura 10.7./alto-sinistra). Al
prezzo di equilibrio p′E, i consumatori disposti a partecipare al mercato acquistano una
quantità q′E e il loro surplus è appunto misurato dall’area A,B,C. Se il prezzo dovesse scendere
a p′′E, il surplus dei consumatori, come sappiamo, aumenterebbe (Figura 10.7./alto-destra).
Questo incremento si compone di due elementi: l’incremento di surplus dei consumatori che
già partecipavano al mercato (area B,C,E,D) e il surplus di chi, per via della riduzione di
prezzo, decide di entrare nel mercato (area C,E,F). Valutazioni parallele possono essere fatte
se il prezzo di mercato dovesse aumentare. Sul fronte opposto, avevamo definito il surplus del
produttore come la differenza tra quanto un produttore ottiene dalla vendita e la sua
disponibilità a vendere (i suoi costi). Questa grandezza può essere quantificata con l’area del
rettangolo staccato dalla retta definita dal prezzo di mercato e la curva di offerta (Figura
10.7/basso-sinistra). In questo caso si osservi come, se il prezzo, da un iniziale valore di
equilibrio p′E, dovesse salire a p′′E, il surplus dei produttori sul mercato aumenterebbe grazie
all’effetto cumulato dell’aumento del surplus dei precedenti partecipanti al mercato (area
B,C,E,D) e il surplus dei soggetti che decidono di entrare per via dell’aumento di prezzo (area
C,E,F).
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Figura 10.7: Surplus dei consumatori e dei produttori e variazioni del prezzo di mercato
p
p
p′E
p
A
A
C
p′E
B
p′′E
q′E
F
E
D
q′E
q
q′′E
q
p
p
p′′E
p′E
C
B
B
p′E
C
D
B
E
F
C
A
A
q′E
q
q′E
q′′E
q
Potremmo a questo punto chiederci. Forti di queste spiegazioni, allora, quando guardiamo al
mercato nel suo insieme, dato che domanda e offerta si incontrano, possiamo definire una
sorta di surplus totale, dato dalla somma del surplus dei consumatori e dei produttori. La
considerazione è esatta e se ricordiamo le definizioni possiamo aggiungere che:



Surplus consumatore (SP) = Disponibilità a pagare/utilità (DP) – prezzo pagato (p)
Surplus produttore (SC) = Ammontare ottenuto dalla vendita (p) – disponibilità a
vendere/costi (DV)
Surplus totale (ST):
ST = SC+SP =
= (DP – p)+(p – DV)= DP – p + p – DV
= DP – DV
(10.1)
La (10.1) afferma che il surplus totale è dato dalla differenza tra il valore attribuito dai
consumatori ad un certo ammontare di beni, come misurato dalla loro disponibilità a pagare, e
i costi sostenuti dai venditori per produrli.
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Un altro concetto che recuperiamo è quello di efficienza. Nei casi in cui precedentemente
avevamo incontrato il termine efficienza, ne avevamo discusso le connotazioni dal punto di
vista dell’attività del produrre beni.4 Possiamo estendere il concetto e applicarlo alle nostre
considerazioni sull’equilibrio di mercato affermando che una particolare allocazione di risorse
è efficiente se massimizza il surplus totale. Se una allocazione non è efficiente, dunque, alcuni
vantaggi in termini di surplus che si potrebbero ottenere dallo scambio tra produttori e
consumatori semplicemente non avvengono. Ad esempio questo è il caso in cui i beni non
sono prodotti dalle imprese che possono farlo a costi minori. In questo caso spostare la
produzione dai produttori con alti costi ai produttori con bassi costi può determinare una
riduzione dei costi complessivi e determinare un aumento di surplus totale. Analogamente se
la produzione è ottenuta da consumatori che attribuiscono ai beni un valore minore rispetto
agli altri. Anche in questo caso, il surplus totale può essere aumentato spostando il consumo
da questi consumatori ad a quelli che attribuiscono maggior valore alla produzione. Tutto ciò
permette di pervenire alla seguente, terza rilevante conclusione sull’equilibrio di mercato:
3. I mercati concorrenziali consentono di produrre la quantità di beni che massimizza il
surplus totale.
Dobbiamo quindi concludere che lasciando il mercato libero di aggiustarsi per proprio
conto, le cose si sistemano al meglio a livello sociale. Questo punto di vista è riassunto dalla
parola francese laissez-faire, che letteralmente può tradursi con “lasciar fare”. Certamente per
ciò che attiene un risultato efficiente è così. Ma non dobbiamo comunque dimenticare che la
condizione è vincolata alla presenza di un mercato perfettamente concorrenziale, ovvero un
mercato in cui devono valere delle condizioni ben precise.5 A ben vedere, averne di mercati
che presentino questa fisionomia! Nella realtà effettiva, probabilmente neanche esistono
mercati perfettamente concorrenziali ma solo mercati che ci si avvicinano di più o di meno a
quella condizione. Inoltre, per definire cosa è veramente desiderabile a livello sociale non vi è
solo l’efficienza ma anche l’equità, ovvero l’equa distribuzione a livello sociale, del
benessere che un sistema economico genera. In estrema sintesi, l’efficienza garantisce che in
base alle possibilità produttive detenute dalla società, da queste sia prodotta la “torta” più
grande possibile; mentre l’equità richiede che a tutti gli individui sia garantita una stessa fetta.
Giudicare l’equità di un mercato è tanto difficoltoso quanto valutarne l’efficienza. Tuttavia,
questa ultima è comunque subordinata ad una serie di determinanti oggettive, mentre l’equità
risponde a connotati talvolta di carattere giuridico, talvolta di carattere filosofico,
oltrepassando comunque i limiti della disciplina economica.
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Cfr. Definizione 2.1, Modulo 2 e Modulo 8, pag. 1
Modulo 9, pag. 3
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