Ap&Ap: Appigli e Appartenenze Scheda di approfondimento MEDIA EDUCATION (a cura di Michele Marangi) 1. Cosa si intende per Media Education? La Media Education si riferisce alle competenze, alle conoscenze e alla comprensione che consentono di utilizzare i media in modo efficace. Le persone in possesso di un’alfabetizzazione mediatica (Media Literacy) sono in grado di operare le loro scelte con cognizione di causa, di comprendere la natura dei contenuti e di avvalersi dell’intera gamma di possibilità offerte dalle nuove tecnologie delle comunicazioni. La Commissione delle Comunità Europee nel 2009 ha raccomandato (relazione IP-091244): “Per partecipare all'odierna società dell'informazione, è necessario comprendere il funzionamento dei vari media (vecchi e nuovi). Questo è il motivo per cui la Commissione europea ha adottato degli orientamenti in materia esortando i paesi membri e l'industria a promuovere l'educazione ai media fra i cittadini Europei attraverso attività che li aiutino ad accedere a tutti i media cui sono esposti (televisione, cinema, radio, musica, stampa, Internet e tecnologie di comunicazione digitale), a comprenderli e a valutarli con spirito critico”. 2. Come utilizzare i media? La Media Education incrocia differenti prospettive di intervento, che coinvolgono a livello progettuale più settori di riferimento: la produzione (industrie, case di produzione); i linguaggi (stile estetico e narrativo); le rappresentazioni: i prodotti mediali (cosa sono e come sono strutturati) e le rappresentazioni socio-culturali (cosa significano, quali significati veicolano); l’audience (spettatori e contesti di ricezione). Sul piano della progettazione metodologica, operare in un’ottica di Media Education significa considerare sempre l’intreccio tra 4 dimensioni chiave: 1. Dimensione contestuale. In quali circostanze storiche e materiali i prodotti mediali sono creati, organizzati, messi in circolazione e consumati? 2. Dimensione ideologica. Quali forme di identità e relazioni sociali rappresentano e/o rendono visibili e quali invece vengono taciute o distorte? 3. Dimensione istituzionale. A quali interessi sono funzionali e come li si può rintracciare e sottoporre a critica? 4. Dimensione pubblica. Quali obiettivi sociali, politici e culturali alternativi si possono perseguire con questi prodotti e come è possibile intrecciarli con il vissuto quotidiano degli individui? Cap. 7.3 – Media education – pag. 1 Ap&Ap: Appigli e Appartenenze 3. Perché utilizzare i media? Un audiovisivo (film, spot, videoclip…) è una finestra che lascia entrare porzioni deformate di “esterno” e nella quale l’individuo spettatore si può specchiare (Marangi 2004). Questa doppia natura dell’audiovisivo lo rende uno strumento utilissimo per due fini: 1) far emergere nell’individuo i propri paradigmi interpretativi, la propria visione del mondo; 2) far emergere i paradigmi e gli stereotipi di rappresentazione della società. Attraverso gli audiovisivi, in pratica, è possibile contemporaneamente conoscere di più noi stessi e conoscere di più il mondo che ci circonda. Questo però non avviene attraverso una ricerca di stampo classico, tramite l’analisi del testo audiovisivo (semiotica, psicoanalitica ecc…) finalizzata a scoprire in maniera definitiva e univoca quali messaggi l’autore vuole trasmetterci, bensì attraverso un approccio semiopragmatico in cui il docente assume il ruolo di mediatore tra testo e fruitore ed è coinvolto in prima persona in una costruzione collaborativa del sapere. Questa premessa si concretizza nell’intervento formativo/educativo, in cui docente e discente sono inseriti in un unico circuito di costruzione del sapere a partire dalle sollecitazioni audiovisive dei media. Le tecniche utilizzate per la gestione dell’intervento sono quelle tipiche della pedagogia di stampo attivo: il brainstorming, il role playing, la simulazione, il lavoro in piccoli gruppi e successivamente collegiale. La salvaguardia di un clima informale e ludico permette inoltre di poter instaurare un rapporto di agio che facilità l’espressione del proprio punto di vista, l’esposizione di impressioni “a caldo”, connotate sotto il profilo emotivo. In un’ottica di Media Education, gli strumenti e le metodologie utilizzate non vanno quindi intesi come semplice sviluppo di competenze per decodificare i media, ma vanno declinati in senso più ampio, come stimolazione di processi educativi riferiti alla capacità di sviluppare “senso critico”. Tale sviluppo mira ad attivare uno spettatore sempre meno passivo di fronte agli input che riceve quotidianamente, permettendogli di sviluppare una maggiore consapevolezza della propria identità e di implementare la capacità di interagire con le dinamiche testuali che ha di fronte, ma anche di individuare gli elementi che configurano un più ampio significato sociale e culturale del testo medesimo. Oltre ogni tecnicismo, l’approccio media-educativo è un processo trasversale, dinamico e generativo, contestualizzabile sul piano più ampio dell’educazione alla cittadinanza tout court. In questa prospettiva la promozione di consapevolezza si pone come concreto processo di prevenzione, che persegue l’attivazione di specifiche life skills, quali: - sviluppare la capacità di riconoscere i condizionamenti sociali e culturali e le modalità attraverso cui si esplicitano; Cap. 7.3 – Media education – pag. 2 Ap&Ap: Appigli e Appartenenze - acquisire o implementare le competenze per elaborare la propria percezione di determinati fenomeni o temi, acquisendo ulteriori strumenti per comunicarla nel gruppo di appartenenza e/o nei contesti di vita quotidiani; - aumentare le possibilità di progettare e realizzare formati comunicativi personali e strutturati, capaci di diffondere un punto di vista non scontato su temi di grande impatto sociale; - stimolare il desiderio di prendere parte al dibattito e al confronto sui temi in esame, creando una dialettica di interazione e un atteggiamento propositivo, che depotenziano viceversa atteggiamenti conflittuali o di scarso coinvolgimento e passività. GLI SPOT PUBBLICITARI L’attenzione alla molteplicità delle visioni e degli sguardi, la cura nell’offrire differenti tipologie espressive, va intesa come scelta metodologica che rielabora operativamente uno dei nodi chiave della Media Education: stimolare la capacità di comprensione dei meccanismi di rappresentazione del reale da parte di un testo mediale, invitando l’audience a porsi in modo interattivo e partecipativo. Attraverso l’incrocio delle competenze dei vari soggetti coinvolti e la disponibilità al confronto si attiva un effettivo meccanismo partecipativo, in cui il reale obiettivo formativo è l’implementazione della capacità di sguardo e di pensiero critico, nella speranza che dall’aula scolastica si trasferisca anche ai contesti di vita quotidiana. Dall’intreccio di queste considerazioni, l’utilizzo degli spot pubblicitari è spesso funzionale, per alcuni motivi principali: utilizzano un linguaggio e uno stile narrativo di grande impatto sugli adolescenti, spesso giocato su associazioni simboliche ed effetti ritmici visivi e musicali; sono formati mediali strutturalmente pensati e prodotti per intercettare e amplificare atteggiamenti e comportamenti che si riferiscono non tanto al prodotto in sé, ma alla sua valenza simbolica e culturale, che spesso fa riferimento a uno stile di vita; ciò appare ancora più evidente per gli spot che si riferiscono a consumi o attitudini riferite al mondo adolescenziale o giovanile; opportunamente scelti, attivano un collegamento immediato con le tendenze in atto nel contesto storico in cui si vive, permettendo di superare il piano del puro intrattenimento per stimolare nuove competenze di decodifica e di interpretazione degli atteggiamenti culturale e sociali riferiti al tema in esame; sono particolarmente “maneggevoli” in ambito didattico, grazie alla loro breve durata (15”, 30” o 60”) che permette molteplici visioni senza sottrarre eccessivo tempo al lavoro di analisi e discussione con la classe, sia in plenaria che a piccoli gruppi; Cap. 7.3 – Media education – pag. 3 Ap&Ap: Appigli e Appartenenze permettono l’esemplificazione di modalità comunicative capaci di coniugare sintesi e efficacia, offrendo dei modelli di riferimento utili nel caso in cui si vogliano progettare e realizzare formati mediali e comunicativi. Bibliografia di base sulla pubblicità AA.VV., Le nuove macchine sociali. Giovani e scuola tra internet, cellulare e mode, Franco Angeli, 2007 Bianchi Cinzia, Spot. Analisi semiotica dell'audiovisivo pubblicitario, Carocci, Roma 2005 Capeci Federico, #Generazione 2.0. Chi sono, cosa vogliono, come dialogare con loro, Franco Angeli, 2014 Civita Anna, La dipendenza da internet, Franco Angeli, 2014 Codeluppi Vanni, Persuasi e felici? Come interpretare i messaggi della pubblicità, Carocci, Roma 2010 Ferraresi Mauro; Mortara Ariela; Sylwan Guingo, Manuale di teorie e tecniche della pubblicità, Carocci, Roma 2009 Gadotti Giovanna, Pubblicità sociale. Lineamenti, esperienze e nuovi sviluppi, Franco Angeli, Milano 2003 Gadotti Giovanna, Bernocchi Roberto, La pubblicità sociale. Maneggiare con cura, Carocci, Roma 2010 Lombardi Marco, La creatività in pubblicità. Manuale di linguaggio multimediale: dai mezzi classici al digitale, Franco Angeli, Milano 2010 Mancini Andrea, Russo Vincenzo, Bellotto Massimo, Psicologia della pubblicità. Oltre la tentazione, Giunti, Firenze 2010 Peverini Paolo, Spalletta Marica, Unconventional. Valori, testi, pratiche della pubblicità sociale, Meltemi, Roma 2009 Puggelli Francesca Romana, Spot generation. I bambini e la pubblicità, Franco Angeli, Milano 2002 Testa Annamaria, La pubblicità, Il Mulino, Bologna 2003 Vallario Luca, Naufraghi della rete. Adolescenti e abusi mediatici, Franco Angeli, 2008 Volli Ugo, Semiotica della pubblicità, Laterza, Roma-Bari 2003 Cap. 7.3 – Media education – pag. 4