Scarica - Sandro Arcais

annuncio pubblicitario
L’ETA’ NAPOLEONICA
Il 18 brumaio (9 novembre) 1799, grazie a un colpo di stato, il generale Napoleone Bonaparte,
con Sieyès e Ducos, viene incaricato di governare il paese con un Consolato triumvirale a cui il
Consiglio degli Anziani affida pieni poteri. Il golpe nasceva da un accordo con il capo del
Direttorio Sieyès, amico del Bonaparte e desideroso di un governo forte e centrale; lo stesso
Bonaparte non ebbe alcun ostacolo poiché godeva di grande favore da parte del popolo
francese. Il 18 brumaio 1799 si chiudeva di fatto il decennio rivoluzionario e si apriva l’età
napoleonica, che durerà quindici anni, dal 1800 al 1815.
Quella che fu l’eredità della Rivoluzione non andò di fatto persa. Non è un caso che la maggior
parte degli storici riconosca nel 1789 l’inizio di una nuova era, praticamente la seconda fase
dell’età moderna. Va infatti sottolineato come la stessa società francese fu radicalmente
cambiata, con la conquista del potere da parte della borghesia e la fine dell’assolutismo e dello
strapotere dei ceti nobiliari; e inoltre non si può dimenticare l’enorme influenza ideologica che
l’esperienza giacobina e quella comunista di Babeuf riuscirono a esercitare sulle masse.
IL BIENNIO CONSOLARE
Il golpe napoleonico rappresentava la consacrazione di uno stato di fatto: la stabilità del paese
dipendeva ormai dal potere militare e quello napoleonico si dimostrava erede della dittatura
giacobina. Napoleone incarnava il ruolo del potere forte che era necessario per assicurare
stabilità al paese, e fidandosi del favore dei suoi sostenitori il Bonaparte riuscì a emergere nel
Consolato triumvirale diventando Primo Console e ispirando egli stesso la revisione della carta
costituzionale. La nuova Costituzione, che si disse “dell’anno VIII”, fu varata il 25 dicembre
1799 e accolta plebiscitariamente dal popolo. Con la nuova Costituzione i poteri erano così
ripartiti:
 il potere esecutivo (nomina dei ministri, dei magistrati, dei funzionari di stato e dei
comandanti dell’esercito; proposta di leggi) spettava al Primo Console, mentre agli altri
due magistrati spettano solo funzioni consultive;
 il potere legislativo è affidato a tre Assemblee: il Tribunato, che discute le proposte di
legge; il Corpo Legislativo, che vota le leggi con un sì o con un no; il Senato, che controlla
l’adesione delle leggi ai principi costituzionali.
Considerato che il Tribunato e il Corpo Legislativo erano nominati dal Senato, e che il Senato
era nominato dal governo, era evidente che le elezioni non si sarebbero mai tenute. Non fu
dunque difficile per il Bonaparte consolidare il potere nelle sue mani.
Difatti la Costituzione dell’anno VIII:
 poneva il potere nelle mani del Bonaparte, Primo Console, il quale lasciava ai due triumviri
(Sieyès e Ducos furono sostituiti da Lebrun e Cambacérès) solo poteri consultivi;
 riduceva le tre Assemblee a sole funzioni di rappresentanza e costituite da personale
cooptato e non eletto;
 istituiva sì il suffragio universale ma le consultazioni si svolgevano solo per ratificare le
scelte politiche col consenso popolare, e fu lo strumento del consenso plebiscitario a
rafforzare il controllo napoleonico sulle masse;
 conservava sì l’indipendenza della magistratura ma era sempre l’esecutivo che sceglieva i
magistrati.
Il potere di Napoleone rafforzava il potere centrale, soprattutto con l’istituzione dei Prefetti,
uno in ogni dipartimento e alle dirette dipendenze del Ministero degli Interni, e indeboliva
quello delle autonomie locali. L’istituzione di una Polizia di Stato consentì poi un controllo più
specifico.
Nel maggio 1800 Napoleone riprende la guerra con l’Austria, scendendo in Italia: sconfitti sui
due fronti, a Marengo dal Bonaparte e a Hohenlinden dal Moreau, gli Austriaci sono costretti
alla resa, e l’imperatore ratifica con la pace di Luneville, il 9 febbraio 1801, gli accordi di
Campoformio. Mentre Napoleone occupa il nord, Gioacchino Murat occupa la Toscana, e rinasce
la Repubblica Cisalpina. Ora tutta l’Italia centro-settentrionale, la Repubblica Batava e la
Repubblica Elvetica, riconosciute dall’Austria, tornavano come repubbliche sorelle sotto il
controllo francese.
Conclusa la pace con l’Austria restava l’Inghilterra, che aveva occupato Malta e bloccava di
fatto i traffici commerciali francesi. Ancora una volta Napoleone fu salvato dallo zar Paolo I,
molto vicino al Bonaparte, che promosse una Lega Baltica contro il divieto inglese di
commerciare con la Francia. Ad alimentare le tensioni tra i due paesi era stato soprattutto il
rifiuto inglese di cedere Malta alla Russia. L’Inghilterra riuscì a piegare la Lega, ma era di fatto
isolata, e costretta a firmare la pace di Amiens, nel febbraio 1802, con cui riconosceva il
controllo francese su tutte le conquiste europee e continentali. Malta venne restituita all’Ordine
dei Cavalieri dell’isola.
LO STATO NAPOLEONICO
Napoleone si impegnò già nel suo primo biennio consolare in un articolato programma di
riforme:
 pacificazione politica – con la soppressione definitiva dei moti realisti vandeani, della
stampa giacobina e monarchica, e con la garanzia dell’amnistia per tutti gli ex
rivoluzionari, a patto che giurassero fedeltà alla nuova Costituzione;
 pacificazione religiosa – con la firma del Concordato col papa Pio VII, la soppressione
della Costituzione Civile del Clero, il riconoscimento del diritto pontificio a consacrare i
vescovi, ma anche ribadendo con gli Articoli Organici del Culto Cattolico il controllo dello
stato francese sul clero, comunque nazionalizzato e stipendiato dallo stato stesso;
 riordino delle finanze – con la creazione della Banca Nazionale, il ritiro della carta
moneta e l’adozione del franco d’argento con le sue sottodivisioni decimali;
 riordino del sistema fiscale – con l’istituzione di un nuovo sistema di tassazione
indiretta sui beni di largo consumo;
 riordino dell’istruzione superiore – con la statalizzazione dell’istruzione e l’istituzione
dei licei, dell’Università e delle Scuole Politecniche, e con l’istituzione della Scuola Normale
Superiore di Parigi, col compito di formare i docenti di liceo; l’istruzione inferiore resta
affidata ai comuni e al clero.
DAL CONSOLATO ALL’IMPERO
Malgrado quello napoleonico potesse richiamare una forma di dispotismo illuminato, occorre
sottolineare il grado di efficienza e di modernizzazione improntati alla fisionomia della società e
delle istituzioni francesi. Fondandosi ancora una volta sul consenso popolare Napoleone chiede
il Consolato a vita: il Senato glielo nega, proponendo solo una estensione decennale della
carica, ma col plebiscito popolare il Bonaparte ottiene la nomina vitalizia pochi mesi dopo.
Per rafforzare il potere stabilisce con una nuova revisione costituzionale la scelta esclusiva dei
senatori da parte del Primo Console, e la nomina a vita dei membri delle Assemblee, il che
riduceva al minimo il rischio di elezioni.
Il 21 marzo 1804 Napoleone promulgava il Codice Civile dei Francesi, che fu poi detto Codice
Napoleonico. Si trattava del coronamento dell’importante opera riformatrice del Bonaparte, il
quale con questo atto riordinava la disordinata selva giuridica che si era creata in seno alla
Rivoluzione. Il Codice riconfermava tutte le conquiste rivoluzionarie, la libertà, l’uguaglianza, la
laicità dello Stato; regolamentava il diritto di proprietà come diritto naturale, e riordinava il
diritto di famiglia introducendo il diritto di successione e regolamentando i matrimoni, civili e
religiosi, e le modalità di divorzio.
Intanto si rompeva la pace con l’Inghilterra. L’espansionismo francese, ormai esteso a tutto il
continente europeo, preoccupava gli Inglesi, che avevano rifiutato di cedere Malta provocando
così la reazione del Bonaparte: nell’estate del 1803 la Grande Armata napoleonica si preparava
sul centro costiero di Boulogne alle operazioni di invasione dell’isola. Erano soprattutto motivi
economici a rendere inevitabile il conflitto: la politica protezionista adottata dall’economia
napoleonica si scontrava inevitabilmente con gli interessi inglesi sulla terraferma, poiché le
nazioni europee sotto controllo francese erano molte.
Mentre si avviavano le operazioni di guerra viene scoperto e duramente represso un tentativo
di congiura realista antinapoleonico. Ne erano promotori molti vecchi sostenitori della
monarchia, ma anche molti repubblicani delusi. Scongiurato il tentativo, il 18 maggio 1804 il
Senato vara la Costituzione dell’anno XII e propone Bonaparte imperatore. È un plebiscito
popolare, ancora una volta, a ratificare la decisione: nel dicembre seguente, lo stesso papa Pio
VII incorona Napoleone imperatore nella cattedrale di Notre Dame a Parigi; pare che al
momento dell’incoronazione il Bonaparte avesse tolto di mano al pontefice la corona e si fosse
incoronato da solo.
Con l’incoronazione imperiale Napoleone formava una nuova aristocrazia, formata da membri
del suo clan familiare e da ufficiali e funzionari di sua stretta fiducia, in pratica gli stessi suoi
diretti sostenitori, conservando e rafforzando ulteriormente il proprio prestigio politico,
economico e sociale presso il paese.
L’IMPERO NAPOLEONICO
Il nuovo regime si muoveva verso due obiettivi: l’espansione continentale e lo sviluppo
economico del paese. Mentre sul fronte internazionale Napoleone riesce a consolidare il suo
controllo sull’Olanda, ora Repubblica Batava, ponendo un Gran Pensionario alle sue
dipendenze, e sull’Italia, facendosi incoronare re e annettendo la Repubblica Ligure,
l’Inghilterra promuove la Terza Coalizione antifrancese insieme all’Austria, al Regno di Napoli,
alla Svezia e alla Russia, obbligando il Bonaparte a spostare la Grande Armata in centro
Europa. Tra i due paesi vi era equità: la Francia era forte sulla terraferma (come dimostrano le
due vittorie napoleoniche a Ulma, presso Vienna, e Austerlitz), l’Inghilterra era forte in mare
(come testimonia la pesante sconfitta di Trafalgar, dove lo stesso Nelson muore in battaglia).
Fu proprio la vittoria francese di Austerlitz, nella cosiddetta battaglia dei tre imperatori
(partecipavano infatti Napoleone, Francesco II d’Asburgo e lo zar Alessandro I), che obbligò
Austria e Russia alla resa.
L’Austria firmava dunque la pace di Presburgo il 26 dicembre 1805 e cedeva alla Francia il
Veneto, le province di Istria e Dalmazia e parte del territorio tedesco, con cui il Bonaparte
formava la Confederazione del Reno, nel luglio del 1806. Sempre nel 1806 Napoleone occupa il
Regno di Napoli e lo affida al fratello Giuseppe
In quella stessa estate la Prussia, delusa dal Bonaparte che non aveva rispettato la promessa
di cederle la provincia di Hannover, promuove la Quarta Coalizione, insieme all’Inghilterra, alla
Russia e alla Svezia. Il 14 ottobre l’esercito prussiano viene sconfitto a Jena e poi ad
Auerstadt, e Bonaparte entra trionfalmente a Berlino. Poche settimane dopo Napoleone, non
potendo battere l’Inghilterra sul proprio terreno, decide di adottare il blocco continentale,
imponendo il divieto assoluto di importare merci inglesi in tutti i paesi controllati dalla Francia
e ordinando l’immediato arresto di tutti gli inglesi presenti sul suolo francese.
Nel giugno 1807 la Francia sconfigge l’esercito russo a Friedland. Consapevole di non poter
sostenere alla lunga distanza un conflitto con la Russia, Napoleone propone allo zar Alessandro
I la pace, conclusa il 7 luglio 1807 a Tilsit, su una zattera sul fiume Niemen. I due imperatori
dividono di fatto l’Europa in due zone di influenza: quella occidentale alla Francia, quella
orientale alla Russia. Così la Francia si prende la Westfalia e i territori polacchi, mentre la
Russia inizia l’espansione verso la Finlandia e l’Impero Ottomano.
Successivamente il Bonaparte occupa la Penisola Iberica, al fine di isolare l’Inghilterra: prima
fa invadere il Portogallo, e successivamente, approfittando di un contrasto tra il re spagnolo
Carlo IV e il figlio Ferdinando, fa invadere la Spagna, depone il sovrano e pone al suo posto il
fratello Giuseppe, già re di Napoli; mentre la corona del Regno di Napoli passa al cognato di
Napoleone, Gioacchino Murat. L’occupazione spagnola non fu facile: il popolo infatti insorse,
usando l’arma della guerriglia e attaccando a sorpresa il contingente francese; la guerriglia fu
poi appoggiata dall’Inghilterra, che invia un corpo di spedizione guidato dal duca di Wellington
sul suolo portoghese. I Francesi vengono quindi cacciati dal Portogallo e il Bonaparte decide di
dare una svolta alle operazioni inviando in Spagna duecentomila uomini, al fine di garantire
una certa continuità nelle operazioni. Tuttavia quella francese fu solo una dominazione di
facciata e sempre in bilico a causa della guerriglia.
Approfittando della difficoltà francese in Spagna, l’Austria nella primavera del 1809, promuove
la Quinta Coalizione insieme all’Inghilterra. Bonaparte mette insieme un esercito di
duecentomila uomini e sconfigge gli Austriaci a Wagram, obbligando l’imperatore a firmare la
durissima pace di Schonbrunn, negoziata dal nuovo cancelliere austriaco Metternich, con cui
ridimensiona completamente il proprio territorio. Con la decisiva vittoria sull’Austria Napoleone
restituiva di fatto alla Francia la stessa potenza dei fasti carolingi. Purtuttavia a Napoleone
mancava un erede al trono, che avrebbe garantito la continuità dinastica dei Bonaparte.
Il 1 aprile 1810 Napoleone, dopo aver ottenuto il divorzio dalla prima moglie Josephine
Beuharnais, sposa la figlia dell’imperatore austriaco, Maria Luisa, e l’anno successivo nasce
l’erede, Francesco Carlo Giuseppe, subito nominato re di Roma e primo della breve dinastia dei
Napoleonidi.
L’EUROPA NAPOLEONICA
Il nuovo assetto politico e istituzionale dell’Europa era così completato. Sotto l’impero di
Napoleone prende forma quello che viene chiamato sistema continentale, cioè un insieme
compatto di stati, controllati dalla Francia, che doveva garantire non solo una continuità
politica, ma anche un fronte comune contro l’Inghilterra. In sostanza Napoleone operò su tre
principali campi: l’annessione di alcuni stati, la creazione di una serie di monarchie ereditarie
affidate ai propri congiunti e la riduzione degli staterelli tedeschi a una sola entità.
La ristrutturazione napoleonica fu molto importante nell’ambito della geografia politica
europea, in quanto dava un assetto unitario ai territori tedesco e italiano, aboliva il lento e
anacronistico Sacro Romano Impero e favoriva il sorgere dei primi sentimenti nazionalisti. Dal
punto di vista giuridico e istituzionale le riforme napoleoniche furono obiettivamente più
incisive del riformismo illuminato, apportando la modernizzazione delle strutture e la
soppressione degli ultimi scampoli di feudalesimo. Inoltre in ambito economico creò nuove
strutture produttive per sopperire ai disagi del blocco continentale e favorì la crescita politica e
funzionale delle borghesie locali, dando loro modo di accedere ai ruoli militari e burocratici, e
dunque di maturare culturalmente. Così cambiava la geografia politica dell’Europa:
Annessioni – Sono annesse all’impero Parma e il Piemonte, la Repubblica Ligure e le Province
Illiriche, la Toscana, l’Umbria e il Lazio, il Belgio.
Monarchie ereditarie – Queste furono le monarchie costituite da Napoleone e affidate ai suoi
congiunti:
Regno d’Italia – si costituisce nel 1805, dopo essere stato Repubblica Cisalpina; Bonaparte ne
assume la corona e affida la reggenza a Eugenio Beuharnais.
Regno d’Olanda – già Repubblica Batava, si costituisce nel 1806 e viene affidato a Luigi
Bonaparte, e poi nel 1810 annesso all’Impero.
Regno di Napoli – si costituisce nel 1806 ed è affidato prima a Giuseppe Bonaparte e poi al
cognato di Napoleone, Gioacchino Murat, marito di Carolina Bonaparte.
Regno di Westfalia – si costituisce nel 1807 ed è affidato a Gerolamo Bonaparte.
Regno di Spagna – si costituisce nel 1808 ed è affidato a Giuseppe Bonaparte, che lascia il
Regno di Napoli a Gioacchino Murat.
Ducato di Lucca, Massa Carrara e Piombino – viene affidato a Elisa Bonaparte Baciocchi, sorella
di Napoleone.
Ristrutturazione dell’area tedesca – I 112 staterelli tedeschi sono soppressi, vengono
elevati al rango di regni Baviera e Wurttemberg, viene creata la Confederazione del Reno con
stati vassalli della Francia e viene eliminato il Sacro Romano Impero con la rinuncia
dell’Imperatore Francesco II alla corona imperiale e con la conseguente ascesa dello stesso al
titolo di Imperatore d’Austria col nome di Francesco I. I territori polacchi sono raggruppati nel
Granducato di Varsavia, mentre sul trono svedese Napoleone pone il fidato generale
Bernadotte. Svezia e Polonia completano il quadro degli stati vassalli della Francia.
L’ITALIA E LA FRANCIA NAPOLEONICHE
L’Italia - In otto anni, dal 1800 al 1808, tutta l’Italia, a eccezione delle Isole maggiori, passa
sotto il dominio napoleonico. Il Regno d’Italia, retto da Eugenio Beuharnais, adotta il modello
politico e istituzionale francese, con una costituzione ricalcante quella consolare, tre collegi
elettorali riservati ai possidenti, ai dotti e ai commercianti, e il Codice Napoleonico. Nel Regno
di Napoli murattiano veniva invece varata la legge sull’eversione della feudalità, i beni
ecclesiastici venivano confiscati e i demani comunali privatizzati. Nel frattempo giungeva anche
la scomunica per Napoleone, reo di aver invaso Umbria e Lazio: il Bonaparte per tutta risposta
fa arrestare Pio VII e lo rinchiude prima a Savona e quindi lo trasferisce prigioniero a
Fontainebleau.
Nonostante il positivo bilancio economico, conseguente all’inserimento della penisola in una più
ampia rete di traffici internazionali, occorre dire che il progresso fu limitato alla sola borghesia
e la maggior parte dei settori soffrirono di una eccessiva dipendenza dalle esigenze e dai
tornaconto francesi.
La Francia - Sotto Napoleone l’economia francese compiva un gigantesco balzo in avanti. Il
blocco continentale costringeva infatti Napoleone a trovare strade alternative per produrre i
beni di prima necessità. Molte colture agricole vennero rinnovate, si fecero strada nuovi settori
nella manifattura tessile, modernizzata col sistema della meccanizzazione, mentre vanno in
calo i porti atlantici, in conseguenza dell’embargo.
IL CROLLO DELL’IMPERO NAPOLEONICO
Nonostante tutto ciò l’Impero Napoleonico conobbe presto numerosi dissensi. Questi venivano
soprattutto dai reazionari nostalgici dell’ancien règime, dagli ideologues di matrice liberale, e
dai cattolici che non avevano mai perdonato al Bonaparte l’imprigionamento del papa. Ma
anche altri fattori minavano la solidità dell’impero:
 innanzitutto il sentimento nazionale, risvegliato proprio dallo stesso Bonaparte, che aveva
portato la Spagna a ribellarsi contro il regime francese. Proprio nella Spagna napoleonica la
guerriglia rappresentava una autentica spina nel fianco, nonostante la presenza dei patrioti
liberali che erano riusciti a sopprimere le istituzioni vetero-feudali e la stessa Inquisizione:
molti di questi passarono al nemico, abbandonando i cosiddetti afrancesados, e
ingrossando le fila dei guerrilleros. Anche in Germania fiorisce un rinnovato sentimento
nazionalista, ispirato soprattutto dal filosofo romantico Fichte e dal suo Discorso alla
nazione tedesca;
 un altro elemento di tensione era la resistenza inglese, poiché l’Inghilterra non solo era
riuscita ad aggirare il blocco continentale con il contrabbando e il commercio coloniale, ma
vantava una indiscussa superiorità navale. Tuttavia l’Inghilterra attraversa un periodo di
forte tensione sociale, scatenata dal luddismo, il movimento di protesta dei lavoratori che
si opponevano all’introduzione delle macchine;
 infine, ad aggravare la crisi, c’era la rottura dell’alleanza franco-russa, dovuta in buona
parte all’ostilità dell’aristocrazia russa che non vedeva di buon occhio il blocco continentale,
in quanto comprometteva i traffici commerciali con l’Inghilterra, e anche agli ambienti
religiosi, ostili al laicismo dell’impero napoleonico.
LA CAMPAGNA DI RUSSIA
Napoleone si era reso conto dell’inaffidabilità dello zar, e aveva deciso di batterlo sul tempo. Lo
zar aveva intimato al Bonaparte di sgomberare il suolo prussiano e di ripristinare i normali
traffici economici tra i paesi europei e la Russia. Napoleone rispose inviando una gigantesca
armata di seicentomila uomini in territorio tedesco, impedendo di fatto ogni accordo dello zar
con Austria e Prussia. All’indifferenza dello zar il Bonaparte decide di rispondere invadendo il
territorio russo, nell’estate del 1812. Napoleone contava sull’indiscutibile superiorità numerica
della propria armata e attraversò il confine con duecentomila uomini, sicuro di ridurre l’esercito
russo alla resa.
Ma i Russi evitarono lo scontro diretto, preferendo adottare la classica strategia della terra
bruciata e ritirandosi all’interno del paese. Nel mese di settembre avviene il primo scontro, a
Borodino, e poi a Mosca, dove la città viene data alle fiamme, ma lo zar rifiutò ogni trattativa e
l’esercito continuò a ripiegare all’interno del paese. Mentre incalzava il rigido inverno russo,
nell’ottobre 1812 Bonaparte ordinava la ritirata: fu una catastrofe, con l’armata napoleonica
decimata dal freddo e dagli attacchi di partigiani e cosacchi, appena ventimila uomini
riuscirono a riattraversare il confine.
I CENTO GIORNI: LA CADUTA DI NAPOLEONE
Mentre Napoleone era impegnato in Russia l’Inghilterra occupava la Spagna e lo zar invadeva il
territorio polacco. Tuttavia nessun paese europeo sapeva ancora approfittare della crisi del
Bonaparte. La guerra fu rilanciata dalla Prussia, che nel febbraio 1813 promosse la Sesta
Coalizione insieme alla Russia, alla Svezia, all’Inghilterra e all’Austria. Napoleone raduna una
poderosa armata, formata da inesperti coscritti, che in un primo tempo sembra aver ragione
dell’esercito della Coalizione, che viene battuto su due fronti, a Lutzen e a Bautzen, in territorio
tedesco; ma a Lipsia l’esercito napoleonico pagò cara l’inesperienza dei suoi soldati e fu
duramente battuto. In tre giorni si scontrarono circa un milione di uomini, e non a caso Lipsia
è ricordata come la più grande battaglia dell’epopea napoleonica.
La sconfitta del Bonaparte bastò a sfaldare in pochi mesi il sistema continentale. Il 3 aprile
1814, in una Parigi occupata, il Senato dichiara Napoleone decaduto e affida il governo a un
esecutivo provvisorio presieduto da Talleyrand. Abbandonato dai suoi generali Napoleone è
costretto ad abdicare. L’11 aprile 1814 il governo firma l’accordo di Fontainebleau, che
stabilisce la sovranità del Bonaparte sull’isola d’Elba, mentre alla moglie Maria Luisa viene
affidato il ducato di Parma; al posto del deposto imperatore viene ripristinato il legittimo erede
della corona francese, il conte di Provenza Luigi XVIII, fratello di Luigi XVI. Il 30 maggio viene
firmata la pace di Parigi, che di fatto imponeva alla Francia la rinuncia al suo impero coloniale e
il ritorno alla situazione geografica del 1792.
L’Austria occupava la Lombardia per impedire la formazione di uno stato indipendente nel Nord
Italia, e alcuni giorni dopo il nuovo re Luigi XVIII adottava un nuovo assetto costituzionale,
simile a quello inglese, ma privando il Parlamento di ogni potere. Il nuovo assetto fu causa di
un profondo malessere, perché privava gli aristocratici delle loro prerogative feudali e nel
contempo restituiva alla borghesia un Parlamento di fatto esautorato. Nel novembre 1814 si
riunisce il Congresso di Vienna. Duecentosedici delegazioni cercavano di ridisegnare la carta
geografica europea dopo il crollo del sistema continentale di Napoleone Bonaparte. In questo
periodo, pochi mesi prima che il Congresso iniziasse i lavori, lo stesso Bonaparte lascia l’isola
d’Elba e il 1 marzo 1814 sbarca ad Antibes.
È l’inizio dei cosiddetti Cento Giorni. Mentre il Congresso di Vienna dichiarava il Bonaparte
bandito dall’Europa, Napoleone iniziava la sua marcia trionfale verso la Francia, acclamato da
numerosi sostenitori, mentre Luigi XVIII lasciava il paese. Entrato a Parigi Napoleone cercò di
appoggiarsi al gruppo degli ideologues, approntando delle riforme liberali, ma gli stati europei
si riarmarono per lo scontro decisivo, obbligando il Bonaparte ad approntare un esercito di
veterani. Il 18 giugno 1815, a Waterloo, l’esercito del Bonaparte riuscì a sconfiggere l’esercito
prussiano; ma questo riuscì a ricongiungersi con quello inglese di Wellington e per Bonaparte
fu l’ultima e decisiva sconfitta. Mentre Luigi XVIII riprendeva possesso del trono francese
Bonaparte veniva esiliato nell’isola di Sant’Elena, dove consumò i suoi ultimi giorni di vita.
Scarica