XXXIII Domenica del Tempo Ordinario
Antifona d'ingresso
Dice il Signore:
“Io ho progetti di pace e non di sventura;
voi mi invocherete e io vi esaudirò,
e vi farò tornare da tutti i luoghi dove vi ho dispersi”. (Ger 29,11.12.14)
Colletta
Il tuo aiuto, Signore,
ci renda sempre lieti nel tuo servizio,
perché solo nella dedizione a te, fonte di ogni bene,
possiamo avere felicità piena e duratura.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...
Oppure:
O Dio, che vegli sulle sorti del tuo popolo,
accresci in noi la fede
che quanti dormono nella polvere si risveglieranno;
donaci il tuo Spirito,
perché operosi nella carità
attendiamo ogni giorno
la manifestazione gloriosa del tuo Figlio,
che verrà per riunire tutti gli eletti nel suo regno.
PRIMA LETTURA (Dn 12,1-3)
In quel tempo sarà salvato il tuo popolo.
Dal libro del profeta Daniele
In quel tempo, sorgerà Michele, il gran principe, che vigila sui figli del tuo popolo.
Sarà un tempo di angoscia, come non c’era stata mai dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo; in
quel tempo sarà salvato il tuo popolo, chiunque si troverà scritto nel libro.
Molti di quelli che dormono nella regione della polvere si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e
gli altri alla vergogna e per l’infamia eterna.
I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla
giustizia risplenderanno come le stelle per sempre.
SALMO RESPONSORIALE (Sal 15)
Rit: Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare. Rit:
Per questo gioisce il mio cuore
ed esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita negli inferi,
né lascerai che il tuo fedele veda la fossa. Rit:
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Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra. Rit:
SECONDA LETTURA (Eb 10,11-14.18)
Cristo con un’unica offerta ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati.
Dalla lettera agli Ebrei
Ogni sacerdote si presenta giorno per giorno a celebrare il culto e a offrire molte volte gli stessi
sacrifici, che non possono mai eliminare i peccati.
Cristo, invece, avendo offerto un solo sacrificio per i peccati, si è assiso per sempre alla destra di
Dio, aspettando ormai che i suoi nemici vengano posti a sgabello dei suoi piedi. Infatti, con
un’unica offerta egli ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati.
Ora, dove c’è il perdono di queste cose, non c’è più offerta per il peccato.
Canto al Vangelo (Lc 21.36)
Alleluia, alleluia.
Vegliate in ogni momento pregando,
perché abbiate la forza di comparire davanti al Figlio dell’uomo.
Alleluia.
VANGELO (Mc 13,24-32)
Il Figlio dell’uomo radunerà i suoi eletti dai quattro venti.
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«In quei giorni, dopo quella tribolazione,
il sole si oscurerà,
la luna non darà più la sua luce,
le stelle cadranno dal cielo
e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli
angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.
Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le
foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate
che egli è vicino, è alle porte.
In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la
terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il
Padre».
Preghiera sulle offerte
Quest’offerta che ti presentiamo, Dio onnipotente,
ci ottenga la grazia di servirti fedelmente
e ci prepari il frutto di un’eternità beata.
Per Cristo nostro Signore.
Antifona di comunione
Il mio bene è stare vicino a Dio,
nel Signore Dio riporre la mia speranza. (Sal 73,28)
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Oppure:
Dice il Signore:
“In verità vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera,
abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato”. (Mc 11,23.24)
Oppure:
“Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli
e riunirà gli eletti dall’estremità della terra”. (Mc 13,27)
Preghiera dopo la comunione
O Padre, che ci hai nutriti con questo sacramento,
ascolta la nostra umile preghiera:
il memoriale, che Cristo tuo Figlio
ci ha comandato di celebrare,
ci edifichi sempre nel vincolo del tuo amore.
Lectio
Il vangelo che abbiamo ascoltato è un brano apocalittico; solo che bisognerebbe intendersi
bene sul significato, perché apocalittico, nel nostro vocabolario, è ormai arrivato ad indicare
qualcosa di spaventoso, di pauroso, che deve terrorizzare gli spettatori, quelli che ne diventano
testimoni. Ma almeno in origine l’apocalisse era una rivelazione e i libri apocalittici sono nati con lo
scopo di consolare; è paradossale, ma è proprio così. Il libro di Daniele, per esempio, che è un libro
tipicamente apocalittico, che abbiamo ascoltato nella prima lettura, è nato al tempo di Antioco
Epifane, quando gli Ebrei venivano perseguitati e messi a morte per la loro fedeltà alla religione dei
padri. L’apocalittica di Daniele voleva invitare questi Ebrei a non lasciarsi prendere dallo sconforto;
è vero che le cose vanno male, è vero che ci sono oppressioni, ingiustizie, cattiverie, che sembra che
il mondo vada al rovescio, ma questa è solo la superficie delle cose; se uno toglie il velo e cerca di
capire che cosa sta veramente accadendo, si accorge che il mondo rimane nelle mani di Dio e che
Dio guiderà il mondo e la storia dell’uomo verso la manifestazione della sua giustizia. C’è un tempo
d’angoscia, d’accordo; questo ci fa stare male, ma in questo tempo sarà salvato il tuo popolo.
v. 24:
Il grande discorso di cui fa parte il nostro testo è collocato da Marco al termine dell’attività
pubblica di Gesù, prima del racconto della passione. È significativo che l’annuncio della venuta del
Figlio dell’uomo venga fatto nella imminenza della sua passione. Ormai Gesù non teme più di
essere frainteso: quello che annuncia, cioè il vedere il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande
potenza e gloria può essere affermato apertamente. La condizione per giungere a vedere il Figlio
dell’uomo venire con grande potenza e gloria è ciò che si compirà di lì a poco, cioè la sua Pasqua.
L’evangelista vuole sottolineare che la morte a cui Gesù va incontro non pone fine alla storia, ma è
la condizione per cui la vicenda umana acquisti una direzione precisa. In altre parole, nella sua
morte e risurrezione si rende possibile, e come tale viene offerta agli uomini, la certezza che il
cammino di ogni uomo è orientato all’incontro con quel Figlio dell’uomo che apparirà sulle nubi
del cielo, ma che ora viene consegnato nelle mani degli uomini.
Tribolazione vuol dire periodo di sofferenze, periodo di tenebre in cui non si sa dove siamo
e dove stiamo andando; ma il punto di arrivo di questa esperienza di tribolazione cos’è? Il traguardo
della storia umana, è la rivelazione del Figlio dell’uomo. La speranza che possiamo avere è che alla
fine della storia umana si riveli Gesù Cristo, che Gesù sia il senso di questa storia. Gli uomini sono
dispersi, lontani gli uni dagli altri per tutta una serie di separazioni che li dividono. Il Figlio
dell’uomo verrà per raccoglierli e per fare di loro un popolo solo e una nazione sola.
v. 25:
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Allora cosa significa il sole che deve oscurarsi, la luna che perde lo splendore, gli astri che si
mettono a cadere e le potenze dei cieli che vengono sconvolte? Questo fa parte ancora della
speranza, perché vuole dire che tutte le realtà mondane che si presentano come forti e invincibili, e
di fronte alle quali l’uomo rimane in un atteggiamento di timore e paura continua, queste potenze
vengono svelate in tutta la loro fragilità e in tutta la loro debolezza. Tutto questo tradotto può voler
dire: ci sono nel mondo poteri che schiacciano e che condizionano profondamente l’esistenza
dell’uomo: il denaro, il potere, l’inganno, la violenza...; ci sono queste realtà, ma queste realtà che
sembrano invincibili, che sembrano così salde così come è saldo il sole o la luna o le stelle, in realtà
queste potenze dovranno scomparire. La venuta del Figlio dell’uomo con potenza vuol dire che le
altre potenze decadono. Il vangelo di Marco ci dice di non lasciarci terrorizzare da quelle potenze
che sembrano invincibili e di mantenere la fiducia che l’ultima parola sulla storia toccherà al Figlio
dell’uomo e sarà una parola di potenza e di salvezza, di unità e di consolazione. A fronte di tutte le
potenze c’è un Gesù che viene. Cosa è lo spegnersi del sole e della luna in confronto a Gesù che
viene?
v. 27:
I quattro venti, l’estremità della terra, l’estremità del cielo: è una condizione di assoluta
totalità e apertura. Chiediamoci se il Veniente non cominci a venire nel momento in cui
cominciamo a ragionare in termini di “quattro venti”, di “estremità della terra e di estremità del
cielo”. Se ci abituassimo al venire del Signore cominciando a riunire gli eletti e a considerare eletti
coloro che vengono dai quattro venti, dall’estremità della terra e del cielo!
v. 28:
Ciò che noi dobbiamo imparare in fondo è questo: ogni cosa è orientata alla venuta del
Figlio dell’uomo. Non c’è situazione che non ne dichiari vicina la venuta. Il nostro vivere da
cristiani è sostanzialmente il vivere di coloro che trovano, ricercano i segni della venuta ormai
prossima del Figlio dell’uomo. È significativo, in fondo, che i segni vengano individuati in un ramo
che si fa tenero, in un ramo che mette le foglie. Naturalmente il ramo che si fa tenero è il germoglio
della stirpe di Davide. Questo germoglio della stirpe di Iesse proclama un’estate vicina. In fondo il
ramo che si fa tenero è l’albero “piantato lungo corsi d’acqua”; questo ramo che si fa tenero è
l’albero della croce. Il segno che ci viene dato dell’avvicinarsi del Regno di Dio, di questa estate
che è vicina, cioè della stagione della maturità, è quello che avverrà di lì a poco: la Pasqua del
Signore. La condizione quindi è proprio questa, di aprire queste porte. In fondo il morire di Cristo al
di fuori delle mura di Gerusalemme dice la necessità di aprirsi, di rinunciare a chiudersi, di aprirsi a
colui che compiendo ciò che di lì a poco compirà ci invita a riconoscere i segni della sua vicinanza.
Non c’è generazione che non possa cogliere nel manifestarsi del regno di Dio l’avvenire di queste
cose.
v. 32:
L’invito è a non perdere energie e tempo per cercare di indovinare il giorno e l’ora in cui
questo avverrà. Non lo sappiamo e non lo possiamo sapere. Ci è dato di sapere che il tempo che
viviamo è il tempo della vicinanza, è il tempo della conversione, dell’incontro con il Signore: il
resto è fantasia. Il giorno della fine del mondo non lo sa nessuno; Dio lo ha tenuto per sé come un
segreto e dobbiamo lasciarlo a lui, perché lui decida come e quando vuole. Per quanto ci riguarda,
l’unica cosa importante è che sappiamo che questo è il tempo della conversione, questo è il tempo
in cui il Signore è vicino e lo possiamo incontrare nella carità e nella fede. Non è tanto importante
conoscere il giorno e l’ora dell’incontro con il Signore; è importante sapere che questo giorno verrà.
Viviamo nell’attesa del Veniente.
Questo versetto, v. 32, fa riferimento a quello che Gesù intende per essere Figlio. Gesù non
è Figlio del Padre per qualche motivo particolare, fosse anche quello di conoscere il giorno e l’ora
in cui avviene e viene portato a maturazione il regno di Dio. Gesù è Figlio perché è Figlio: non
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esige dal Padre un qualche motivo essere Figlio per. Il suo è un essere Figlio e basta. Non ha alcuna
pretesa perché la paternità di Dio è per lui pienezza. È bello che solo il Padre e neppure il Figlio
conosca. È un atto di abbandono, oltre che una dichiarazione di umanità da parte di Gesù.
Appendice
La Chiesa starà nascosta perché sarà perseguitata dagli empi divenuti più crudeli delle iene,
i quali, messo da parte ogni timore per il fatto che arriderà loro la felicità terrena, ripeteranno: Pace
e sicurezza (1Ts 5,3). Allora le stelle cadranno dal cielo, saranno sconvolte le potenze celesti
perché molti che parevano brillare per la grazia, cederanno di fronte alle persecuzioni e cadranno, e
persino alcuni tra i più forti nella fede saranno sconvolti (Agostino, Lettera a Esichio 119,11).
Nulla nella natura delle cose corporee è più duraturo del cielo e della terra, mentre nessuna
realtà nell’ordine naturale passa velocemente quanto la parola. Le parole infatti, fino a quando non
sono formulate, non possono ritenersi in essere; quando sono state espresse, già non sono più; non
possono dunque costituirsi, se non scomparendo. Perciò dice il Signore: Passeranno il cielo e la
terra, ma le mie parole non passeranno, e ciò significa: tutto ciò che presso di voi è duraturo, non è
tale e senza mutazioni per l’eternità, mentre tutto ciò che presso di me si vede passare, rimane fisso
e stabile, e la mia parola, che passa, esprime verità che rimangono e in cui non c’è possibilità di
mutazione (Gregorio Magno, Omelie sui Vangeli 1,1).
Ogni qual volta Dio dice di non sapere, ammette da parte sua una certa ignoranza, ma
tuttavia non è prigioniero dell’ignoranza: ma il motivo per cui non sa, non è l’infermità
dell’ignoranza, ma o perché non è ancora il tempo di parlare o perché non è ancora in atto il piano
divino di agire … Il sapere di Dio non è condizionato da un mutamento dallo stato di ignoranza,
bensì è determinato dalla pienezza del tempo (Ilario, La Trinità 9,58-63).
È Cristo che giudica. Significa che è la grazia a giudicare, è il perdono, è l’amore. Chi si
aggrappa alla grazia è già assolto. Chi invece vuole appellarsi alle proprie opere, su queste sarà
giudicato da Cristo e condannato. Noi però dobbiamo rallegrarci di quel giorno, non dobbiamo
tremare o trepidare, ma abbandonarci con fiducia alla sua mano. Lutero ha parlato dell’”amato”
ultimo giorno. Vieni, ultimo giorno! Con gioia ti attendiamo, perché vedremo il Signore
misericordioso, afferreremo la sua mano, ed egli ci amerà. Cos’è in definitiva il “bene” e il “male”
di cui Cristo ci chiede conto? Il bene non è nient’altro che il nostro chiedergli la sua grazia e
afferrarla; il male nient’altro che la paura e la pretesa di stare da noi stessi dinanzi a Dio, la pretesa
di autogiustificarci. Fare penitenza significa allora restare in questa continua conversione dalle
proprie opere alla misericordia di Dio. “Conversione! Conversione!”, ci grida con gioia la Bibbia
intera. Conversione, ma verso dove? Verso la grazia eterna di Dio. Egli non ci lascia, il suo cuore
trabocca di amore per noi, sue creature, perché ci ama oltre misura. Sì, egli ci userà misericordia. E
allora vieni, o ultimo giorno! Signore Gesù, fa’ che siamo pronti. Noi ci rallegriamo (Dietrich
Bonhoeffer, Memoria e fedeltà - predica, domenica 19 novembre 1933).
Forza e parole da fine del mondo, parole di apocalisse, cioè di rivelazione. Quale, dunque, la
rivelazione di queste letture? Anzitutto, con prepotenza, la risurrezione dei morti, la vita che, non
abbandonata nel sepolcro, prosegue in virtù della scoperta che non tutto muore. Una cosa non passa,
ed è la parola di Gesù; per mezzo di questa unica cosa che non passa, c’è la salvezza di tutte quelle
mortali, c’è lo strumento che tiene in vita quello che la natura porta alla morte. Ci è svelato il
contenuto della predicazione di Cristo, cioè che esiste davvero un “sentiero della vita”. E ci viene
detto che questo è il sentiero della giustizia di Dio, che porta alla glorificazione dell’uomo che lo
percorre (Dn 12,3). Ad aprire il sentiero c’è il sacrificio del Giusto, quello che rende inapplicabile
qualsiasi criterio umano alla giustizia del Padre. La giustizia umana vorrebbe continue opere di
riparazione comminate in proporzione agli errori commessi, quella di Dio è quella di colui che
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risponde per primo e per tutti delle debolezze e dei peccati altrui. Forse siamo noi i “nemici” di Eb
10,13. Nemici ai quali poi Dio continua ad offrire ancore di salvataggio, opportunità di fede, che noi
in ogni momento possiamo riconoscere o rinnegare, corde a cui stringersi oppure da mollare. Se a
questo aggiungiamo un’ulteriore rivelazione, ovvero che i tempi e i modi dell’esistenza di ciascuno
sono esclusivamente nelle mani del Padre (Mc 13,32), ci rendiamo facilmente conto del valore di
fede che ogni singolo giorno riveste, in ogni particolare scelta. Rivestendo quell’umiltà e
quell’abbandono coraggiosi così lontani dalla nostra strisciante, radicata, sotterranea convinzione di
poter, in fondo, disporre con ragionevole libertà dei tempi della nostra vita (Gruppo OPG).
Passi biblici paralleli
(I prodigi cosmici, nei profeti, descrivono i potenti interventi di Dio nella storia) Is 13,9-11:
Ecco, il giorno del Signore arriva implacabile, con sdegno, ira e furore, per fare della terra un
deserto, per sterminare i peccatori. Poiché le stelle del cielo e la costellazione di Orione non
daranno più la loro luce; il sole si oscurerà al suo sorgere e la luna non diffonderà la sua luce. Io
punirò il mondo per il male, gli empi per la loro iniquità; farò cessare la superbia dei protervie
umilierò l’orgoglio dei tiranni.
Am 8,9: In quel giorno - oracolo del Signore Dio -farò tramontare il sole a mezzodì e oscurerò la
terra in pieno giorno!
Ap 6,12-17: Quando l’Agnello aprì il sesto sigillo, vidi che vi fu un violento terremoto. Il sole
divenne nero come sacco di crine, la luna diventò tutta simile al sangue, le stelle del cielo si
abbatterono sopra la terra, come quando un fico, sbattuto dalla bufera, lascia cadere i fichi
immaturi. Il cielo si ritirò come un volume che si arrotola e tutti i monti e le isole furono smossi dal
loro posto. Allora i re della terra e i grandi, i capitani, i ricchi e i potenti, e infine ogni uomo,
schiavo o libero, si nascosero tutti nelle caverne e fra le rupi dei monti; e dicevano ai monti e alle
rupi: Cadete sopra di noi e nascondeteci dalla faccia di Colui che siede sul trono e dall’ira
dell’Agnello, perché è venuto il gran giorno della loro ira, e chi vi può resistere?
Sof 1,14-2,3: È vicino il gran giorno del Signore, è vicino e avanza a grandi passi. Una voce:
Amaro è il giorno del Signore! anche un prode lo grida. “Giorno d’ira quel giorno, giorno di
angoscia e di afflizione, giorno di rovina e di sterminio, giorno di tenebre e di caligine, giorno di
nubi e di oscurità, giorno di squilli di tromba e d’allarme sulle fortezze e sulle torri d’angolo.
Metterò gli uomini in angoscia e cammineranno come ciechi, perché hanno peccato contro il
Signore; il loro sangue sarà sparso come polvere e le loro viscere come escrementi. Neppure il loro
argento, neppure il loro oro potranno salvarli”. Nel giorno dell’ira del Signore e il fuoco della sua
gelosia tutta la terra sarà consumata, poiché farà improvvisa distruzione di tutti gli abitanti della
terra. Radunatevi, raccoglietevi, o gente spudorata, prima di essere travolti come pula che scompare
in un giorno; prima che piombi su di voi la collera furiosa del Signore. Cercate il Signore voi tutti,
umili della terra, che eseguite i suoi ordini; cercate la giustizia, cercate l’umiltà, per trovarvi al
riparo nel giorno dell’ira del Signore.
Gl 2,10-14: Davanti a loro la terra trema, il cielo si scuote, il sole, la luna si oscurano e le stelle
cessano di brillare. Il Signore fa udire il tuono dinanzi alla sua schiera, perché molto grande è il suo
esercito, perché potente è l’esecutore della sua parola, perché grande è il giorno del Signore e molto
terribile: chi potrà sostenerlo? “Or dunque - parola del Signore - ritornate a me con tutto il cuore,
con digiuni, con pianti e lamenti”. Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore vostro Dio,
perché egli è misericordioso e benigno, tardo all’ira e ricco di benevolenza e si impietosisce
riguardo alla sventura. Chi sa che non cambi e si plachi e lasci dietro a sé una benedizione? Offerta
e libazione per il Signore vostro Dio.
v. 26:
Dn 7,13-14: Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco apparire, sulle nubi del cielo, uno,
simile ad un figlio di uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui, che gli diede potere,
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gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano; il suo potere è un potere eterno, che non
tramonta mai, e il suo regno è tale che non sarà mai distrutto.
(La nube è l’ornamento consueto delle teofanie, nell’AT ) Es 13,21-22: Il Signore marciava alla
loro testa di giorno con una colonna di nube, per guidarli sulla via da percorrere, e di notte con una
colonna di fuoco per far loro luce, così che potessero viaggiare giorno e notte. Di giorno la colonna
di nube non si ritirava mai dalla vista del popolo, né la colonna di fuoco durante la notte.
Es 19,16-17: Appunto al terzo giorno, sul far del mattino, vi furono tuoni, lampi, una nube densa
sul monte e un suono fortissimo di tromba: tutto il popolo che era nell’accampamento fu scosso da
tremore. Allora Mosè fece uscire il popolo dall’accampamento incontro a Dio.
Sal 18,7.10.12: Nel mio affanno invocai il Signore, nell’angoscia gridai al mio Dio: dal suo tempio
ascoltò la mia voce, al suo orecchio pervenne il mio grido. Abbassò i cieli e discese, fosca caligine
sotto i suoi piedi. Si avvolgeva di tenebre come di velo, acque oscure e dense nubi lo coprivano.
Is 19,1: Ecco, il Signore cavalca una nube leggera ed entra in Egitto.
Mt 17,5: Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra.
At 1,9-11: Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo.
E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n’andava, ecco due uomini in bianche vesti si
presentarono a loro e dissero: “Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù,
che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto
andare in cielo”.
1Ts 4,16-17: Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell’arcangelo e al suono della tromba
di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo; quindi noi, i vivi, i superstiti,
saremo rapiti insieme con loro tra le nuvole, per andare incontro al Signore nell’aria, e così saremo
sempre con il Signore.
v. 27:
Dt 2,3-4: se ti convertirai al Signore tuo Dio e obbedirai alla sua voce, tu e i tuoi figli, con tutto il
cuore e con tutta l’anima, secondo quanto oggi ti comando, allora il Signore tuo Dio farà tornare i
tuoi deportati, avrà pietà di te e ti raccoglierà di nuovo da tutti i popoli, in mezzo ai quali il Signore
tuo Dio ti aveva disperso. Quand’anche i tuoi esuli fossero all’estremità dei cieli, di là il Signore tuo
Dio ti raccoglierà e di là ti riprenderà.
Zc 2,10-17: Su, su, fuggite dal paese del settentrione - parola del Signore - voi che ho dispersi ai
quattro venti del cielo - parola del Signore. A Sion mettiti in salvo, tu che abiti ancora con la figlia
di Babilonia! Dice il Signore degli eserciti alle nazioni che vi hanno spogliato: Ecco, io stendo la
mano sopra di esse e diverranno preda dei loro schiavi e voi saprete che il Signore degli eserciti mi
ha inviato. Gioisci, esulta, figlia di Sion, perché, ecco, io vengo ad abitare in mezzo a te - oracolo
del Signore -. Nazioni numerose aderiranno in quel giorno al Signore e diverranno suo popolo ed
egli dimorerà in mezzo a te e tu saprai che il Signore degli eserciti mi ha inviato a te. Il Signore si
terrà Giuda come eredità nella terra santa, Gerusalemme sarà di nuovo prescelta. Taccia ogni
mortale davanti al Signore, poiché egli si è destato dalla sua santa dimora”.
Is 27,13; Zc 10,10-12; 1Cor15,51-53.
v. 32: 1Ts 5,1-6.
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