Impressioni su Verona Marisa Congiu Quali impressioni, quali sensazioni ha destato il Convegno ecclesiale di Verona in chi come me ha seguito questo evento solo attraverso la stampa e la televisione? Certamente è stato un momento significativo per coloro che vi hanno partecipato, ma la maggior parte dei cattolici ha quasi del tutto ignorato l’avvenimento o ne è stato informato solo superficialmente. Perciò il Convegno potrà dirsi riuscito solo quando ciò che è stato disegnato a Verona sarà vissuto nelle chiese particolari. È stato anche un momento di preghiera e di comunione incentrato sull’ascolto della Parola, sulla partecipazione al Corpo e al Sangue di Cristo e sull’invocazione incessante allo Spirito perché rendesse chiare le strade su cui la Chiesa italiana dovrebbe incamminarsi nel prossimo decennio. Ed è stato un appuntamento preceduto da un intenso lavoro e da un’appassionata ricerca da parte dei comitati per tradurre il Vangelo nel linguaggio attuale, nell'italiano dei giorni nostri. La Chiesa italiana ha mostrato di voler spiegare le vele, di voler navigare in mare aperto in cerca dell’uomo credente e non credente, senza erigere baluardi dietro cui difendersi. Ha mostrato di voler affrontare le problematiche del mondo, di voler coniugare fede e ragione facendo riferimento alle sue conoscenze antropologiche. La Chiesa è apparsa ben consapevole delle difficoltà di questo suo compito che può portare avanti solo riponendo la sua speranza in Cristo morto e risorto. È necessaria l’azione dello Spirito, è necessario che la Chiesa sia scuola di comunione. Perché la barca possa solcare tutti i mari è indispensabile che a bordo si respiri l’aria della fraternità, che la stella a cui guardare sia una sola. Possono esserci carismi diversi, suggerimenti diversificati, ma tutti i membri devono essere consapevoli che l'apporto di ciascuno è insostituibile e necessario per raggiungere la meta. (segue a pag. 3) Facciamo(ci) un regalo Carlamaria Cannas In occasione del santo Natale vorrei proporvi di farvi un regalo che è contemporaneamente un regalo a una decina di ragazzi di un quartiere degradato di Buenos Aires di nome Bajo Flores, che avranno la possibilità di studiare ed essere formati come operatori di comunità per diventare, poi, a loro volta formatori di altri ragazzi del quartiere, innescando un circolo virtuoso di solidarietà. Il regalo per noi è fisicamente un libro, una piccola antologia di 15 racconti, non legati fra loro da un tema conduttore specifico, ma legati da qualcosa di più valido. I quindici autori hanno offerto gratuitamente il loro lavoro e gratuitamente la casa editrice ha stampato il testo, che è, in più, corredato dalla riproduzione di cinque incisioni (offerte anch'esse gratuitamente). I proventi della vendita andranno a finanziare il Progetto Bajo Flores che ha come nome il titolo del libro "Le storie salvano la vita?". Come spesso accade, il progetto è nato per caso da una ricerca dell'Instituto Historico de la Ciudad de Buenos Aires sulla storia di Bajo Flores, quartiere multietnico e povero della zona sud di Buenos Aires. (segue a pag. 2) “E voi chi dite che io sia”? Chiesa: laicato e liturgia a quarant’anni dal Concilio Vaticano II Anno sociale 2006/2007 Quote associative al MEIC, da versare alla tesoriera Lucia Fuccella Del Rio entro il 30 gennaio 2007 70 € per i soci ordinari 40 € per i soci familiari Ritiro di Quaresima 11 marzo 2007 Istituto Buon Pastore Località San Gregorio Animatore MONS. MARIO LEDDA Quote da definire per pranzo e pullman MEICNOTIZIE Foglio informativo del Gruppo MEIC di Cagliari - 3/2006 Il popolo che camminava nelle tenebre vide una gran luce, su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Isaia 9,1 Buon Natale e felice 2007 da tutto il Consiglio La fede ai tempi della modernità Gianni Mula Paul Ricoeur e Emmanuel Levinas, sono due dei più noti filosofi del novecento. Ciò che li accomuna è una sensibilità ai problemi della religione che li rende particolarmente interessanti agli occhi dei filosofi e dei teologi cattolici. Oggi, infatti, una cultura predominante basata sul successo a tutti i costi sembra aver reso obsoleto ogni discorso che voglia sottrarsi allo schema obbligato dell'altro come rivale da sconfiggere. Che si tratti di economia o di politica, di sport o di turismo, oggi si può essere certi che, da qualunque parte politica provenga il discorso, le verità e i valori che vengono sostenuti sono quelli che convengono in quel momento agli interessi di quella parte, a prescindere dalle verità e dai valori sostenuti in altri tempi da quella parte medesima. Anche quando all'interno di una parte sembrano emergere posizioni intermedie, apparentemente dialogiche, si tratta sempre di differenziazioni tattiche all'interno di una stessa strategia di vittoria. Può sembrare, e magari anche essere, che per tutta una serie di casi particolari questo giudizio sia troppo duro, che faccia di ogni erba un fascio, ecc., ma il suo scopo è essenzialmente quello di segnalare l'incapacità di gran parte della cultura contemporanea di esprimere il malessere delle nuove generazioni, delle fasce sociali deboli, delle popolazioni dei paesi in via di sviluppo, in una parola dei perdenti di tutto il mondo. Paul Ricoeur e Emmanuel Levinas si sottraggono a questa cultura, e a questa incapacità, in maniere diverse e complementari. Levinas, per dirla con Arturo Paoli, "contemplando le macerie del Novecento, i guasti sempre più gravi che l'io imperialista continua a produrre, introduce il concetto di un Altro che è totalmente altro, sul quale io non ho presa né possibilità di interferire". Ricoeur costruisce sempre invece la sua ermeneutica come un ponte verso la tradizione filosofica, anziché in opposizione, sempre aggiungendo qualcosa in proprio, e in questo modo riesce ad esprimere pienamente il suo voler essere un cristiano che fa filosofia, e non un filosofo cristiano. Se si fosse sentito un filosofo cristiano gli sarebbe stato quasi impossibile sottrarsi all'influenza distruttiva della cultura della modernità, perché avrebbe dovuto in qualche maniera difendere una posizione precostituita, anziché cercare assieme agli altri, con gli altri, di scoprire il senso della vita. Sottraendosi alla cultura del successo Ricoeur e Levinas possono costruire un'etica filosofica aperta all'ascolto della rivelazione divina. Non sono certo molti i filosofi del novecento per le cui posizioni si possa dire altrettanto. Ed è proprio questo il problema: come si fa nel nostro tempo ad essere credenti? Per dirla con la prima lettera di Pietro: come si fa a rendere ragione della propria speranza? In un tempo che David Tracy, uno dei più noti, e importanti, teologi cattolici contemporanei rappresenta così: "Viviamo in un'epoca che non sa darsi un nome. Per alcuni viviamo nel tempo della modernità e del trionfo del soggetto borghese. Per altri in un tempo di appiattimento di tutte le tradizioni e di attesa di una restaurazione del tradizionale e represso soggetto comunitario. Per altri ancora viviamo nella postmodernità, cioè in un tempo nel quale su di noi incombe la morte del soggetto, come ultima conseguenza della morte di Dio". (segue a pag.4) Facciamo(ci) un regalo Pag. 2 (segue da pag. 1) La ricerca, pubblicata come monografia sulla rivista "Cronista Mayor", è stata svolta, tramite un lungo lavoro di interviste, con la gente del quartiere e con le istituzioni presenti (chiese, scuole, mense ...). Lo scoprire che le loro vite erano state oggetto di una pubblicazione ha risvegliato negli abitanti di Bajo Flores l'orgoglio della propria identità; ha fatto scoprire che le loro esistenze, pur così misere e degradate, avevano nonostante tutto un valore e che poteva valere la pena cercare di uscir dall'ignoranza (una buona parte degli abitanti del quartiere è analfabeta). I ricercatori dell'Instituto Historico hanno pensato allora di proporre un progetto non più solo di ricerca storica ma di formazione, cominciando da un gruppo di una decina di ragazzi. Nasce così "Le storie salvano la vita?": la domanda ci interpella. Ricordate le "Mille e una notte"? in quel caso erano storie fantastiche, stavolta sono le storie reali della popolazione del quartiere che potranno, attraverso diverse iniziative, e con il nostro aiuto, salvare la vita alle persone di Bajo Flores. In Italia si è pensato di chiedere a scrittori, più o meno noti al vasto pubblico, di offrire un loro racconto e di riunire gli scritti in una antologia; tra le persone coinvolte nel progetto c'è anche una scrittrice sarda, Mariangela Sedda, che avete avuto occasione di apprezzare col suo libro "Oltremare". Se vi interessa, la risposta degli scrittori è stata tale che si prevede di pubblicare anche una seconda antologia. Perché vi faccio questa proposta? potrei dirvi perché sono amica di Mariangela, perché il libro mi è semplicemente sembrato interessante, o qualche altro motivo più o meno valido; in realtà ve lo propongo anche perché mi ha fatto pensare ad Arturo Paoli e al suo impegno pluriennale nei confronti dei bambini brasiliani. Chi ha proposto il progetto Bajo Flores non è necessariamente cristiano, come non lo sono tutti gli scrittori dei racconti ma, come Paoli, pensa che attraverso la acquisizione di cultura sia possibile fornire uno strumento di elevazione e di riscatto sociale. Noi facciamo parte di un movimento che ci richiama a un impegno culturale: penso che dare una mano all'attuazione del progetto Bajo Flores possa rientrare nello specifico del nostro impegno verso gli altri meno fortunati di noi anche in campo culturale. Contemporaneamente avremo l’occasione di conoscere altri scrittori e di passare qualche ora con loro. Le storie salvano la vita? Quindici racconti di scrittori italiani MAVIDA € 14,50 - Distr. Passigli Editori Reperibile a Cagliari presso: Le librerie (Sardegna Libri)-Corso Vitt. Em.le Libreria Tiziano, Via Tiziano; Libreria, Piazza Repubblica; A Quartu S.E.: Prima libri - V.le Colombo Proposta di lettura Le case di Maria Ermes Ronchi “Un viaggio attraverso le “case” che Maria ha abitato nel corso della sua esistenza. … dalla casa di Nazaret alla casa di Gerusalemme. Casa come “abitazione” e casa come “luogo teologico” dove accadono gli eventi decisivi della vita. … Un viaggio, fatto in uno stile che ricorda quello di Tonino Bello, attraverso l’umanità di Maria, nella sua vita reale, fatta non di privilegi ma di virtù nascoste, fondata non sullo straordinario ma sul feriale. Ermes Ronchi, dei Servi di Santa Maria, docente al Marianeum, risiede a Milano nel Convento di S. Carlo al Corso, dove dirige il Centro culturale Corsia dei Servi. Ed. Paoline, 2006, € 9,50 Impressioni su Verona Pag. 3 (segue da pag. 1) A Verona si è parlato apertamente, ci sono stati interventi contrastanti, si sono analizzate le difficoltà, la pericolosità di una fede basata solo sulle parole, la negatività di comportamenti contrastanti con la fede proclamata, si è a lungo considerata la situazione del laicato frammentato e emarginato proprio mentre tutto sembra indicare la necessità di un suo maggiore coinvolgimento. Non si tratta di rubare spazi alla gerarchia; nella Chiesa tutti hanno un ruolo, una missione da compiere e solo nel riconoscimento reciproco si attua la comunione. Tutti gli ambiti su cui si è articolato il Convegno mostrano chiaramente che la Chiesa vuole incrociare l’uomo, ma proprio per questo ha bisogno dall’apporto laicale. Guido Campanini nel suo articolo “Due virtù laicali” apparso sul n.4 di “Coscienza” ne parla così efficacemente che preferisco lasciare a lui la parola citando qualche passaggio e consigliando a tutti di leggere integralmente l’articolo. “La prima virtù del laico è quella della consapevolezza della propria fallibilità, della propria finitezza. Il laico sa che il mondo della natura e il mondo della storia … sono caratterizzati dall’incertezza, dalla provvisorietà. Di questo spirito laico ha bisogno la Chiesa per affrontare i problemi del nostro tempo perché sul terreno della laicità, cioè dell’analisi tecnica, puntuale, scientifica delle questioni senza paraventi ideologici o falsamente teologici è possibile il dialogo fra esseri umani diversi per credo religioso, per appartenenza culturale, per tradizione politica, ciascuno accettando la fatica del confronto sulle cose, ciascuno accettando il rischio della fallibilità delle proprie argomentazioni”. Tuttavia il laicato ha ancora molta strada da compiere. Infatti le parole più significative del Convegno sono quelle venute dall'arcivescovo di Milano, il cardinale Tettamanzi, a conclusione della sua prolusione. Parole che mi sembrano più che adatte per concludere questo mio contributo: "E ora l’ultima parola. Non è da me, ma viene da lontano, dall’Oriente, da un vescovo martire dei primi tempi della Chiesa, da sant’Ignazio di Antiochia. Desidero che la sua voce risuoni in questa Arena e pronunci ancora una volta una parola d’estrema semplicità, ma capace di definire nella forma più intensa e radicale la grazia e la responsabilità che come Chiesa in Italia chiediamo di ricevere da questo Convegno. E che, per dono di Dio, il cuore di ciascuno di noi ne sia toccato e profondamente rinnovato! Ascoltiamo: «Quelli che fanno professione di appartenere a Cristo si riconosceranno dalle loro opere. Ora non si tratta di fare una professione di fede a parole, ma di perseverare nella pratica della fede sino alla fine. E’ meglio essere cristiano senza dirlo, che proclamarlo senza esserlo» (Lettera agli Efesini)". MEIC NOTIZIE – 3/2006 Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale – Gruppo di Cagliari Direzione: Marisa Congiu – Redazione: Consiglio direttivo MEIC Segretaria di redazione: Carla Maria Cannas - fax 070 672187 Programma Pag. 4 Gruppo MEIC di Cagliari PROGRAMMA DELLE ATTIVITÀ DEI MESI GENNAIO - FEBBRAIO - MARZO 2007 9 gennaio – PADRE ALESSANDRO MAGGI, PASTORE HERBERT ANDERS - L'Eucaristia nella Chiesa Cattolica e nelle Comunità della Riforma. 16 gennaio – Condivisione di riflessioni sull'Eucaristia – 23 gennaio – PROF. GIANNI MULA - La fede ai tempi della modernità. Premessa storica. 30 gennaio – PROF. GIANNI MULA - La fede ai tempi della modernità. Il Concilio. 6 febbraio – Condivisione di riflessioni sui due incontri precedenti. 13 febbraio – PROF. GIANNI MULA - La fede ai tempi della modernità. Prospettive attuali. 27 febbraio – PROF. PAOLO AMAT - L'Ospedale di S.Antonio in Cagliari 10 marzo – Visita guidata alla chiesa di S.Antonio, ore 10,30 (ATTENZIONE È SABATO MATTINA) 13 marzo – DOTT. FRANCESCO LORIGA - Una lettura da "La morte di Ivan Il'ic", di Lev Tolstoj. 20 marzo – Condivisione di riflessioni sulle preghiere di colletta di Quaresima 27 marzo – Lettura e analisi di testi del Convegno di Verona Gli incontri, salvo dove diversamente indicato, si terranno il martedì, alle ore 18, nei locali del Chiostro di S. Domenico in via XXIV maggio. La partecipazione è aperta a tutti (segue da pag. 2) La fede ai tempi della modernità Sono domande scomode e complesse, ma anche fondamentali per noi credenti, che sono al centro delle tre conversazioni che terrò al MEIC a partire dal 23 gennaio. Domande naturalmente a cui non cercherò tanto di dare una risposta, ovviamente impossibile in maniera formale, quanto di indicarne la rilevanza per gente comune che non sa di filosofia, non vuole saperne, e a buon diritto ritiene si possa essere cattolici continuando a non saperne. In altre parole cercherò di far vedere quali siano state le posizioni dei cristiani nella storia degli ultimi due secoli e quale sia oggi il quadro delle scelte possibili su una varietà di temi attuali. Primi suggerimenti bibliografici Christian Duquoc - La teologia in esilio - Queriniana, 2004 - € 10,50 Hansjurgen Verweyen - La teologia nel segno della ragione debole - Queriniana 2001 - € 9,30 Arturo Paoli - Della mistica discorde - La meridiana, 2002 - € 6,20 Paul Ricoeur - Riflession fatta. Autobiografia intellettuale - Jaca Book, 1998 - 12,39 Enzo Bianchi e AA.VV. - Lo straniero: nemico, ospite, profeta? - Edizioni Paoline,2006 - € 8,50 Concilium - rivista internazionale di teologia - Queriniana - 1,1990 - 4, 2005 - 2, 2006 (ciascun numero ~ € 13)