leggi... - Piero Gheddo

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(Bollettino di padre Clemente – dicembre 2003)
“LA PROVVIDENZA C’E’ SEMPRE”
Cari amici di padre Clemente, noi tutti preghiamo perché il buon Dio affretti i tempi per
la beatificazione del nostro caro missionario di Agrate Brianza. Qualche segno che questo si
sta avverando mi pare che ci sia, ma ne parleremo un'altra volta, quando ci saranno notizie
più sicure da comunicare. Per il momento, per noi è più utile riflettere su quanto Clemente
può insegnarci, confrontarci con lui, chiedere il suo aiuto affinché anche noi siamo "tutti di
Dio".
Un esempio significativo è il rapporto che aveva con il denaro. Non era un "pauperista",
apprezzava il denaro perché serviva a realizzare la carità e la missione, ne chiedeva a parenti
e amici. Ma non era mai preoccupato del futuro. Costruiva chiese e cappelle, scuole e
dispensari medici, case e risaie per i poveri; manteneva 200-250 orfani e orfane, molti
nullatenenti, dieci o più vedove senza casa né cibo, decine di catechisti, naturalmente anche
le suore e se stesso; eppure non teneva nessun conto: si fidava della Provvidenza.
In una lettera del 9 maggio 1962 al nipote avv. Innocente Vismara, dopo avergli descritto
le ultime spese fatte e da fare, scrive: "Ricevo molte offerte... ma la spesa totale si aggirerà
sui quattro milioni di lire. Non tengo conti perché ho timore che poi Dio se l'abbia a male:
vado avanti ad occhi chiusi, è meglio". Suor Battistina Sironi, suora della Carità (di Maria
Bambina) che è stata con Clemente negli ultimi trent'anni della sua vita a Mongping,
quando l'ho intervistata a Kengtung nel febbraio 1993 mi ha detto: "Padre Clemente non
teneva nessun tipo di contabilità. Riceveva aiuti dagli amici in Italia e in America perché
scriveva molto e spendeva quel che riceveva. La borsa era vuota, ma il giorno dopo era
piena. Non ha mai fatto conti né preventivi né bilanci di spesa. Quando aveva bisogno di
soldi, frugava nella borsa e misteriosamente ce n'era sempre. Tutti i soldi che prendeva e
dava a me finivano in riso e medicine".
In una lettera del 21 settembre 1978 Clemente scriveva ad un amico italiano: "Non te la
scaldare tanto per i soldi. Se me li mandano, bene, se non li mandano non me ne importa.
Ho da vivere pur con 250 ventri da riempire ogni giorno. La Provvidenza c'è e la devo
ringraziare... Più si dona e più si riceve, niente paura". "Il denaro, diceva ad un altro amico il
18 febbraio 1964, è come la paglia: vola via. Io poi sono sempre impegnato in costruzioni e
sono spese da orbi. Ma la Provvidenza c'è sempre". Ringrazia un parente in Italia per le
100.000 lire che gli ha mandato e aggiunge (22 settembre 1961): "Perdiamo, perdiamo
quaggiù, se vogliamo ricevere lassù quello che abbiamo perduto. La mia è
un'amministrazione un po'... apostolica. Non ho tempo né testa per tenere registri, vado
avanti a occhi chiusi... Questi denari svaniscono come neve al sole. Io non tengo
registrazione alcuna. Spendo, spendo e vedo che ce n'è sempre".
Cari amici di Clemente Vismara, che ve ne pare? E' chiaro che non possiamo imitare
Clemente alla lettera, specie chi ha famiglia o un'azienda da mandare avanti: i conti e i
bilanci bisogna farli. Ma insomma, lui aveva preso alla lettera la parola di Gesù (Matt. 6,
25-33): "Non preoccupatevi troppo del mangiare e del bere che vi servono per vivere...
Guardate gli uccelli... il Padre vostro che è nel Cielo li nutre. Ebbene, voi non valete forse
più di loro? Anche per i vestiti non vi preoccupate tanto. Guardate come crescono i fiori del
campo... Dunque, non preoccupatevi troppo dicendo: 'Che cosa mangeremo? Che cosa
berremo? Come ci vestiremo?'. Sono quelli che non conoscono Dio che si preoccupano di
tutte queste cose... Voi invece cercate il Regno di Dio e fate la sua volontà: tutto il resto Dio
ve lo darà in più".
Utopia? No, in Clemente è una realtà realizzata, vissuta, sperimentata, che gli portava la
gioia nel cuore nonostante tutti i problemi che aveva, anche finanziari. Proviamo a pensarci,
a riflettere pregando. Forse siamo troppo attaccati al denaro? Ci fidiamo più dei soldi in
banca e delle nostre proprietà che della Provvidenza di Dio? Siamo generosi oppure avari
nell'aiutare chi ha bisogno? Com'è possibile, nella nostra vita personale e familiare, trovare
una certa misura di austerità, di privazione del superfluo, per essere disponibili alle
necessità del prossimo?
Padre Piero Gheddo,
missionario del P.I.M.E
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