Anno scolastico 2012 -2013 14 Maggio 2013 ore 15,00 presso il Salone Consiliare della Provincia di Asti Premiazione dell’ 11° Concorso di poesia e narrativa organizzato dall’Associazione culturale di volontariato: “La poesia salva la vita” rivolto alle scuole elementari e medie Innazi tutto desidero ringraziare il Comune di Maranzana qui rappresentato dal suo Sindaco Dott. Marco Patetta, per la collaborazione. Ringrazio La Provincia di Asti, per l’uso gratuito del Salone e del personale messo a nostra disposizione. Un grande grazie va alla Commissione giudicatrice Formata dalla dott.ssa: Cristina Demeglio di Torino che svolge la funzione di Presidente dal Prof. Luigi Giorgio D’Adamo di Torino e da Vittoria Bruno presidente dell’Associazione Dopo attento esame di tutti gli elaborati pervenuti per il Concorso, la giuria ha avuto serie difficoltà a scegliere i meritevoli di premio, perché tanti erano i validi. Al Concorso hanno partecipato 4 scuole elementari con 4 Classi per un totale di 60 alunni. E 5 scuole medie con 12 classi per un totale di 70 alunni I premiati per le scuole elementari 10°) (2) classe 4^ Monbaruzzo “E’ primavera” di Chiara Barbarino ( Trofeo + libro) 9°) (29A) 5^ Mombercelli “La musica” di Cristea Teodora Maria (Trofeo + ombrello) 8°) (25) Classe 5^ Mombaruzzo “Stagioni” di Matteo Grimaldi e Costantin (Tofeo +Libro V. Alfieri) 7°) (30) Classe 5^ Mombercelli “il pescatore” di Luca Chascec ( Trofeo + portafoglio) 6°) (13)Classe 5^ Mombaruzzo “Lo stagno incantato” di Budello Sara e Sonaglio Yanahina (2 trofei + 2 portafogli) 5°) (29°) premio Classe 5^ Mombercelli “L’amico” di Cristea Teodora Maria (Trofeo + portafoglio) 4°) (1) Classe 4^ Mombercelli “Tutti Sognano” Collettivo (Trofeo C.R. Asti) 1 3° Premio a Simona Stojmirovska 5^ classe elementare Mombercelli (At) con la poesia: Le medie Il prossimo anno andrò alle medie. Ci saranno molte più cose da imparare E non ci sarà tempo per giocare; non uscirò solo per prendere un gelato, ma uscirò per trovarmi un fidanzato. Io rido e dico no, niente cambierà, l’infanzia durerà. Tu, mamma mi devi dare sostegno E giuro che mi impegno. Commento della giuria Delizioso specchio dello stato d’animo di un’adolescente, realizzato con tocchi brevi e divertiti ma profondi 2° premio a Valentino Oldano 5^ Classe elementare Mombercelli (At) Il mondo del PC Il nonno lo guarda come se fosse un mostro strano, papà invece è curioso e si fa prendere la mano, la mamma,di “cervello”, preferisce quello umano lo usa quando serve se no,ci sta lontano. Io,ad essere sincero ,lo trovo Proprio divertente e se non fosse che mi sgridano, ci starei continuamente . Puoi girare tutto il mondo ogni cosa curiosare ma gli mancan le emozioni perché tutto in lui è “virtuale”. Se poi devo dirla tutta Lui è davvero fortunato può aiutarmi a fare i compiti anche se non ha studiato, per realizzare i suoi programmi 2 non ha bisogno di lottare tanto c’è sempre qualcuno che provvede a installare. In fondo lui è una scatola Con dentro tante cose Alcune sono utili Ed altre son noiose. Alla fine della storia È sempre quella la morale Bisogna saper scegliere Ciò che bene ciò che è male Ma rimane un amico virtuale. Commento della giuria Sorridente riflessione riguardante uno strumento “naturale” per le nuove generazioni ed ancora ostico per nonni e genitori. Stesura agile e disinvolta 1° premio a Sonaglio Yanahina con la poesia La mia vita Dieci anni, un lungo viaggio da fare. Non mi farò distrarre dal male o dalla ricchezza. Questo viaggio avrà una fine … voglio godermelo finché posso. Commento della giuria Parole come interpretazione, progetto e sostegno che rivelano in modo chiaro la giovane riflessione sulla essenzialità della vita. 3 I premiati per le scuole medie (Poesia) 10°)(117) Premio a “Non ci sono differenze” 1^ G Taviano (Le) a Chiara Faggiano (Trofeo)Consegnato 9°) (39) Premio a “Grazie nonno” Scuola media di Castagnole Lanze classe 3° A a Valentina Baldi (Trofeo ) 8° (65) Premio a “Parole” Scuola Media Statale “Goltieri” 2^ I Asti di Todeschin Valery (Trofeo + portafoglio) 7°) °) (119) premio a “Ritratto di mio padre” 2^ A Istituto Comprensivo Taviano (Le) Di Lorenzo La Corte (Trofeo + libro) consegnato 6°) (78) premio a “ Il mare” 1^ C Istituto Comprensivo di Taviano (Le) di Claudia Cimino di Taviano (Le) (Trofeo + libro) consegnati 5°) (68) Premio a “La primavera” Scuola media Statale “Goltieri “ 2^ I Asti Federico Fantato (Trofeo + portafoglio) 4°) (46) a “Cuore bambino” 3^ A Castagnole Lanze di Aurora Romito (Trofeo + portafoglio) Premio scuole medie 3° Premio a Silvia Faggiano classe 2^ A di Taviano (Lecce) con la poesia (Targa) Se...... ....se il sole radioso e splendente, ti accende la speranza, amalo; se il mare, tumultuoso e spumeggiante, ti riempie di energia, amalo; se la pioggia, col suo ritmo incalzante, sembra percuotere la terra, amala; se il rumore del vento fra le fronde, fa volare la tua fantasia, amalo; se nelle stelle, piccoli bagliori di luce nel cielo infinito, sono racchiusi tutti i tuoi desideri, amale; se l’uomo, complesso e ingegnoso, 4 ti rende il sapore della scoperta, amalo; se la natura intorno a te, è fonte di nuove emozioni, amala; se la vita, con le sue piccole cose e le forti emozioni, ti regala gioia e ti rende completo, amala! Commento della giuria Toccante rivelazione del segreto della vita: riconoscere nella Natura, negli altri ed in se stessi i valori autentici. 2°) premio a Laila Jabir Classe 2^ I “Goltieri” Asti con la poesia (Targa) SQUALIFICATA 1°) premio a Mattia Colombaro classe 3^ A Castagnole Lanze (Targa) “Storie dimenticate” La storia è già passata e non ritornerà, una lacrima è calata, qualcosa finirà… Forse non c’è più tempo per farsi un’altra vita ma noi ci riproviamo, coi mattoni e la fatica. E’ incredibile con che fretta indescrivibile si dimentica la storia anche di tanta gloria. Una storia è un’esperienza fatta nella vita, è la pura essenza 5 di una gran fatica. Storie già finite, storie dimenticate solo perché nel credere crediamo cose sbagliate. Le storie sono un tutto fatto però di niente, le storie sono il frutto di tutte le esperienze. Commento della giuria La poesia, articolata con ritmo incalzante e preciso, colpisce per la capacità di riflessione e per i profondi rimandi. Scuole Medie (Narrativa) 3° premio a “Dopo l’8 Settembre” 3^A media Castagnole Lanze di Anfosso Elisabetta ( Targa) “Dopo l’8 Settembre” Da sei ore ormai che sono rannicchiato in questo covo, al buio, senza uno spiraglio di luce. Non mi sento più le gambe "Giovanni. Giovanni! Puoi uscire! I tedeschi se ne sono andati". “Che sollievo! Non mi hanno scoperto”, dico tra me e me. Con molta circospezione esco dal nascondiglio che la padrona di casa mi ha procurato per evitare che mi catturino e mi deportino chissà dove, in un campo di concentramento... Salgo dalla cantina e raggiungo l’alloggio, ringrazio la signora per quello che ha fatto per me: il cibo, gli abiti nuovi per non essere riconosciuto dai soldati, il nascondiglio… Le sarò riconoscente per tutta la vita: è davvero una brava persona, mi ha nascosto e mi ha salvato da un destino ben triste. Questo è stato il mio undicesimo nascondiglio da quando i tedeschi sono diventati nostri nemici. È dall’ 8 settembre che continuo a nascondermi, terrorizzato dai tedeschi: so che se venissi scoperto potrei anche non rivedere più la mia casa e la mia famiglia. Dalla data dell’armistizio, noi soldati non abbiamo ricevuto più ordini e ci siamo sbandati, ognuno cerca di tornare dalla propria famiglia, ed anch’io sto cercando di raggiungere casa. Ora mi trovo nelle prossimità di Firenze, ma il mio obbiettivo è di tornare in Piemonte, e aiutare mio padre nel lavoro. La strada che devo fare è ancora molta, ma se penso che sono arrivato qui da Roma, il tragitto mi sembra più breve. Con alcuni piccoli lavori di fortuna mi sono procurato del denaro, con cui ho potuto comprare del cibo per sopravvivere e ora con quei soldi voglio acquistare un biglietto per il treno, per poter arrivare prima alla mia 6 meta. “Lo so, è molto rischioso” ripeto a Carlo, un altro soldato come me che ho conosciuto durante il viaggio, “Ma se voglio arrivare a casa devo farlo”. Non c’era bisogno delle sue parole per avvertirmi del pericolo: anche senza di lui so che alle stazioni ci sono i tedeschi, ma so anche che i capistazione spesso fermano i treni nelle campagne, lontano dalle stazione, per permettere di scendere a chi deve nascondersi. “È arrivato il momento di salire sul treno”, continuo a ripetermi. Ho le mani che tremano, un brivido percorre tutto il mio corpo. Salgo e parto. Il treno è colmo di gente, uomini e donne; molti, proprio come me, si devono nascondere, e anche loro scenderanno prima della stazione. Io per tutto il viaggio rimango rannicchiato in un angolo, nascosto dietro a tre donne corpulente e cariche di fagotti. Il treno si ferma di colpo, e i brividi che avevo alla partenza ritornano. Il mio pensiero è che i tedeschi abbiano fermato il treno e per me sarebbe la fine. Ma per mia fortuna, e per quella di tutte le altre persone che si nascondono, mi sbagliavo: siamo solo arrivati alla nostra destinazione. Davanti ai miei occhi c’è un’immensa pianura che mi incute timore. Corro, corro e corro ancora. Corro per arrivare prima a casa, corro per non essere preso, corro per la mia salvezza. Raggiungo un piccolo ostello dove mi fermo la notte per riposare. Qui, alla radio, sento che i tedeschi hanno appena rastrellato un paese vicino. Furiosi per non aver trovato niente, hanno fucilato dieci persone nella piazza, e ora stanno arrivando proprio qui! Io scappo, e inizio di nuovo a correre per la campagna. “Per questa volta l’ho scampata”, mi dico col fiato corto. “Ma chissà per quanto ancora”! Mi è andata bene: il resto del viaggio è scivolato via senza intoppi. Ho camminato tanto, ho dormito nei fienili, ho mangiato quello che della brava gente mi ha dato, e finalmente sono arrivato a casa, dalla mia famiglia. Non mi sembra vero, sembra un sogno… Ma c’è una lettera che mi aspetta: dice che devo arruolarmi nell’esercito della Repubblica di Salò. “Non ho nessuna intenzione di farlo” , dico a mio papà ; “ Ma verranno a prenderti a casa”, dice lui. Io ho scelto: dico a mio padre che diventerò un partigiano. Voglio essere uno di loro. Voglio mandare via questi tedeschi da qui. È inverno, fa freddo, c’è una fitta nebbia. Ma io parto, e mi dirigo verso la collina. Lì troverò i partigiani. Eccoli: stanno organizzandosi per un attacco, e un po’ rudemente mi dicono di darmi da fare. Collaboro anch’io all’attacco: dobbiamo far saltare un ponte. È pericoloso, ma ci va bene. È ormai un anno che sono nei partigiani, e in questo tempo ho assistito a scene atroci: i compagni catturati e torturati o impiccati davanti ai miei occhi; paesi incendiati per rappresaglia, violenze di ogni genere. Ma adesso sta per finire: gli alleati hanno sfondato la linea Gotica, e stanno per arrivare. Noi non li aspetteremo da fermi, ci daremo da fare e combatteremo. W l’Italia Commento della giuria 7 Stesura dinamica ed incalzante. Contenuto appassionato e ricco di valori morali fondamentali. 2° Premio a “Il rientro” 3^A media Castagnole Lanze di Sacco Martina (Targa) “Il rientro” (Ho scritto questo racconto ispirandomi alla storia di mio nonno, che tante volte ce l'ha raccontata, ma solo ora comprendo quello che ha dovuto passare). 26 Settembre 1943 Corro, più che altro cammino veloce, perché sono senza scarpe e con i piedi doloranti. I miei compagni sono più avanti, vedo solo più Luigi; Matteo è scomparso nella nebbia lattiginosa. Matteo e Luigi sono gemelli, arruolati ad agosto. Sono alti, più di me, snelli; hanno gli occhi verde scuro, come il colore dei pini, e i capelli scuri. Luigi è simpatico, mi chiede sempre di me, della mia famiglia e del mio paese. Matteo è più distaccato. Ora la nebbia ha preso una sfumatura rosa. Raggiungo i gemelli, che già cercano un posto per accamparsi. Dobbiamo sbrigarci: è già l'alba e tra un ora o due la nebbia si diraderà lasciandoci scoperti alla vista di tedeschi o repubblichini. Matteo ha trovato un tronco di albero cavo, corto, ma abbastanza grande per accucciarvisi. Mangiata la mezza pera che abbiamo trovato in un fosso (sono quattro giorni che non mettiamo nulla sotto i denti), prepariamo il giaciglio nel tronco. Ho dormito per quattro-cinque ore e poi mi sono svegliato per il caldo: siamo stretti, schiacciati nel nostro rifugio sotto il sole delle tredici-quattordici, immersi nell'afa. Vorrei uscire, ma se mi vedono? Dobbiamo aspettare fino a sera, quando torneranno l'oscurità e la nebbia a nasconderci. Contorcendomi cerco di vedere cosa stanno facendo i miei compagni; Matteo dorme, mentre Luigi pulisce la sua pistola Browning-hp. Io ho una Colt m1911 presa in Grecia e Matteo ha una Walther p38. Avevamo anche dei fucili un volta, però erano troppo ingombranti e così li scambiammo con dei partigiani in cambio di cibo. Avevamo trovato i partigiani in un 8 bunker sotto una casa diroccata dove avevamo deciso di nasconderci. Avevamo trovato dei vestiti da cambiare con le nostre divise militari, appena provammo a prenderli sbucarono cinque partigiani che ci catturarono. Non opponemmo nessuna resistenza, tanto eravamo senza forze ed in minoranza. Ci fecero entrare nel bunker, ci legarono mani e piedi. Non ci bendarono neanche; a me questo sembrò un brutto segno perché voleva dire che non saremmo usciti da lì vivi. Ci tennero un giorno così, dandoci solo un po' di acqua, ma tanto noi eravamo abituati a non mangiare. Io ero stato in Grecia e quindi ero già abituato a stare senza cibo per giorni, e anche i gemelli durante la nostra fuga non avevano toccato cibo per parecchio tempo. All'alba del secondo giorno arrivò quello che doveva essere il capo e ci chiese con tono sgarbato: “Chi siete?” “Io sono Franco e questi sono due miei compagni: Matteo e Luigi”. Risposi io perché ero il più vecchio. “Cosa ci fate qui? Chi siete?” “Siamo soldati, cioè... eravamo soldati. Stiamo tornando a casa, in Piemonte”. Rispose Luigi. Ci guardò storto, stava per andarsene quando mi venne un'idea. “Ho un'offerta”. La mia voce,un po' impaurita e tesa, risuonò nella stanza piccola e fredda. “Che offerta?” La voce del capo prese anche una nota di curiosità. Tutti gli occhi erano puntati verso di me. I miei compagni mi guardavano preoccupati, era da poco che ci conoscevamo e non si fidavano ancora pienamente di me, sopratutto Matteo. Alcuni partigiani mi guardarono con interesse e altri con scetticismo. “Abbiamo delle armi”. Matteo annuì, capendomi al volo, mentre Luigi era ancora incerto. I partigiani si guardarono e, con un cenno, il loro capo ordinò di uscire dalla stanza, per andare a parlare in quella adiacente. Intanto spiegammo a Luigi la mia idea e lui la approvò. In quel momento non ci rendevamo conto che eravamo scampati a una morte certa: solo adesso, ripensandoci, emerge questa agghiacciante consapevolezza. Tornarono poco dopo dicendo che, se avessimo portato loro le armi, ci avrebbero liberato. Andammo Matteo ed io a prenderle, e tennero Luigi come ostaggio. Prendemmo solo le armi, le munizioni le volevo scambiare in un altro modo. Liberarono Luigi ed io dissi: “Ho una proposta da fare”. Il capo mi guardò perplesso. “Abbiamo anche molte munizioni, e possiamo scambiarle con del cibo e dei vestiti”. Il capo mi guardò, soppesando le mie parole: sapeva che se non avesse accettato non avrebbe cavato un ragno dal buco. Accettò, ma fu scarso di viveri... Adesso Matteo si è svegliato e sta parlando con suo fratello. Da quello che sono riuscito a capire stanno prendendo in considerazione l'idea di riprendere il cammino, benché sia ancora presto. Pochi istanti dopo Luigi è già uscito dal tronco e si sta stiracchiando nel buio della notte. Esco anch'io, alzo gli occhi, e noto la meraviglia che si trova sopra di me: nel buio totale le stelle sono ben distinte, brillano e io rimango a guardarle. Anche se l'uomo impazzisce in guerre insensate, la natura non lo asseconda e mantiene il suo splendore che pochi riescono a vedere... Adesso che siamo tutti pronti partiamo verso casa. E' da due anni che sono via da casa, mi manca terribilmente. Siamo quasi arrivati. E' da diciotto giorni che camminiamo di notte stando nascosti di giorno. Mangiamo ogni tanto quello che troviamo, piccoli animaletti morti, frutti marci e qualche erba che sembra insalata. Sono l'una le due quando si presenta un problema: c'è un altro fiume da superare. Ne abbiamo già superati tre, ma questo è più profondo 9 degli altri. Dopo ore di ricerca troviamo un guado percorribile. Va prima Matteo, poi io ed infine Luigi. Ci dobbiamo sbrigare perché tra poco sarà giorno. Matteo è già sull'altra sponda, quando a Luigi scivola un piede, cade, e gli scivola di mano la sacca. D'istinto si tuffa per riprenderla, ma entra in una zona dove la corrente è forte. Riesce a prendere la sacca, ma viene trascinato via. Prontamente Matteo gli porge un ramo preso lì vicino, e Luigi riesce ad appoggiarvisi. Matteo lo trascina sulla sponda. Io sono impietrito: li raggiungo sconvolto. Luigi non si muove, e questo mi fa sbiancare. Matteo sta piangendo mentre cerca di rianimarlo senza risultato. Ormai è giorno, io sto cercando un rifugio mentre Matteo è con Luigi che non si è ancora ripreso, ma che respira. Abbiamo scoperto che ha battuto la testa contro una roccia, è stato un caso che si sia appoggiato sul ramo. Adesso, mentre cerco un rifugio, mi colpisce in faccia la verità: Luigi è vivo per miracolo. Entro in una vigna e questo mi ricorda casa, quando andavo ad aiutare mio padre nei filari. Vedo una casupola ed entro: guardo, è tutto vuoto, segno che sono già passati i tedeschi. Corro da Matteo, e insieme portiamo Luigi in questa casetta. Passano due ore, ma Luigi non si riprende ancora. Esco per cercare del cibo e dietro alla casetta trovo un secchio. Continuo la mia ricerca senza prestargli interesse, ma poi mi viene l'idea di usarlo per far rinvenire Luigi. Corro al fiume e lo riempio. L' acqua è sporca ma va bene, in tempi di guerra non si dà importanza a queste cose. Torno alla casetta e butto l'acqua fredda addosso a Luigi, che si sveglia subito. Nei suoi occhi si alternano smarrimento, stupore e terrore. I problemi non sono finiti; a Luigi è venuta la febbre. Non abbiamo pensato a togliergli subito i vestiti bagnati. Matteo e io gli diamo le nostre giacche da usare come coperta, anche se non servono a molto. La mia non ha più le maniche, le ho usato come scarpe di emergenza quando le mie si erano rotte a forza di correre e camminare. Si è ripreso dopo due giorni, grazie al caldo della stufa che abbiamo acceso, alle giacche e alle cure premurose di Matteo. Possiamo ripartire, ma ahimè ci dobbiamo separare: i gemelli andranno a Vercelli, io continuerò per Castagnole Lanze, il mio paese. Stanno avanzando nel boschetto, ci siamo già salutati ripromettendoci di rivederci alla fine di questa stupida e inutile guerra. Ormai sono quasi scomparsi nella notte, quando Matteo si gira e mi sorride; il primo sorriso che ho visto sulla sua faccia sempre seria. Riprendo anche io il cammino. Ormai sono quasi arrivato e non vedo l'ora di abbracciare i miei parenti. Da quanto tempo non li vedo! Prima di scappare, dopo l'armistizio del'8 settembre, ero stato già in Sicilia e in Grecia. Ne ho viste così tante! Finalmente sto per tornare a casa, e mille emozioni si agitano dentro me. Dopo altri due giorni di cammino notturno, arrivo ad Asti e decido di prendere il treno. Il macchinista per fortuna è amico di mio padre, e ci mettiamo d'accordo che fermerà il treno prima di entrare in Castagnole per permettermi di scendere senza essere visto. Salgo sul treno, ma mi accorgo che non c'è nessun posto per nascondermi. Mi guardo intorno e mi accorgo di due donne sedute che stanno parlando, vestite con lunghe gonne . Mi avvicino: “Posso chiedervi un favore?” Le signore si girano. Quella più giovane mi risponde: “Certo, di'” “Potreste nascondermi con le vostre gonne?” La giovane mi sta guardando come se le avessi proposto di buttarci dal treno in corsa, ma quella più 10 anziana ha capito la faccenda al volo e mi fa segno di sì. I sedili sono a “panca”, cioè hanno uno spazio vuoto, al di sotto; io mi nascondo dietro le lunghe gonne. Passano i soldati tedeschi a controllare, e non mi scoprono. Come previsto, il treno si ferma prima di entrare nella stazione. Ringrazio le due donne, che mi sorridono, scendo e corro verso a casa mia. Non mi importa più di essere visto, l'unica cosa che voglio adesso è andare dai miei genitori, i miei fratelli e le mie sorelle: non li vedo da due anni! Arrivo sulla soglia di casa, il cuore batte all'impazzata. Senza bussare entro, troppo emozionato per aspettare. Sono tutti lì, si girano e mi stanno guardando con un' espressione che non si può descrivere: stupore, sorpresa e un'immensa felicità sono dipinti nei loro occhi. Ora potrò riposare. Commento della giuria Racconto incalzante, condotto in prima persona, ricco di eventi minuziosamente descritti, che lasciano trapelare vari stati d'animo. Il filo conduttore è la voglia di vivere a qualunque costo, pur di tornare ai propri affetti. 1° Premio Ex a “Quella volta che il mio cuore smise di battere” 3^A media Castagnole Lanze di Mario Bassino (Targa) con il racconto: “Quella volta che il mio cuore smise di battere” PRIMA GUERRA MONDIALE 5 NOVEMBRE 1917, DOPO LA DISFATTA DI CAPORETTO IN UN LUOGO IMPRECISATO DELLA PIANURA VENETA, UN DISERTORE DORME INQUIETO. Aprii gli occhi... non capivo più niente, ero sdraiato con la faccia immersa nel fango e attorno a me c' era solo confusione: esplosioni, spari, grida... Ogni rumore mi giungeva attutito e mi fischiavano le orecchie. Sputai e tossii, poi all' improvviso i rumori divennero assordanti. Mi guardai attorno disorientato, quando un lampo di luce mi abbagliò. Cercai di alzarmi, ma avevo le gambe bloccate; mi girai, e con mio grande orrore vidi che era il corpo, straziato da una granata, di un giovane soldato: stringeva ancora il fucile che gli avevano dato, quasi come se fosse un giocattolo al quale si era aggrappato con le sue fragili mani per non sprofondare nell' oblio di quel luogo. L' orrore si impadronì di me, mi tolsi freneticamente di dosso quel cadavere e scappai, scappai da tutto e da tutti....... Gridando, mi misi di scatto seduto sul letto, pallido e tutto sudato: non era solo un incubo, perchè il fatto mi era successo davvero, e gli occhi di quel ragazzo, così fissi e inespressivi, mi terrorizzavano ogni notte. Alzai lo sguardo e vidi sulla porta la famiglia di contadini che generosamente mi aveva ospitato. Il padre mi guardava con occhi che dicevano tutto: comprensione, ma 11 anche paura per sé e per la sua famiglia, erano occhi che capivano. Scoppiai a piangere per tutto lo stress accumulato, per le sofferenze subite e per le atrocità vissute. Sentivo il mio viso inondato dalle lacrime, ma fu un pianto liberatore. Intanto la madre portò via i quattro figli che, svegliati dalle mie grida, si erano avvicinati a me. Stravolto mi alzai, e rivolto al contadino che era rimasto impassibile nel frattempo dissi:” Non devi dire niente, mi sono fermato più del dovuto, grazie di tutto”. Gli strinsi la mano, presi lo zaino preparato già la sera prima; ci misi dentro ciò che mi avevano dato: poco cibo, dei vestiti e una coperta. Appena uscito bruciai la divisa e misi i vestiti civili, ma decisi di tenere l' equipaggiamento da soldato. Me ne andai accompagnato dal: “Buona Fortuna” dei genitori e dal caloroso e squillante: “ciao!” dei ragazzi, il cui padre non era andato in guerra perché aveva avuto un incidente alla gamba. Dovevo andarmene velocemente, non potevo permettere che i brigadieri mi trovassero, per di più nelle vicinanze della casa dei contadini: non ci avrebbero impiegato molto a capire che mi avevano aiutato, e potevo metterli nei guai. Correvo ininterrottamente, nonostante gli scarponi fossero distrutti e le gambe martoriate dagli insidiosi rovi che si “aggrappavano” disperatamente ai pantaloni laceri. Dopo tre giorni di marcia e di dormite all' addiaccio, non ce la facevo più; il cibo era finito e... mi mancava la mia famiglia!.... Purtroppo non mi ero accorto di essermi avvicinato troppo alla strada. Quando sentii lo sparo, anche se non sapevo se fosse rivolto a me, non ragionai più: non accorgendomi del canale, ci caddi dentro. Il resto fu confuso, la gamba mi doleva, svenni. Quando mi svegliai, fui lieto di essere ancora vivo, ma la mia gioia fu subito smorzata dalla vista di due brigadieri. Davanti a loro c' erano tre contadini veneti che mi avevano aiutato ad alzarmi. Uno di loro mi disse: “Toso! I gà sparà par avertimento, in giro ghe xe ladri de bestie!”. Un brigadiere si avvicinò: “Non volevamo spaventarla...” Non poté finire perché l'altro si mise in mezzo con fare molto brusco: “Bando alle ciance! Piuttosto, come mai aveva con sé parte di un equipaggiamento da soldato?”. Il mio cuore smise di battere. No, non era possibile, tutto quello che avevo fatto per tornare a casa, non era servito a niente; tutto lo sforzo che avevo fatto, tutto inutile! Mi sentii cadere, e con un gemito mi accasciai a terra, ma fui subito sorretto da un contadino. Il brigadiere che si era rivolto a me bruscamente era pronto a infierire nuovamente se l' altro appoggiandogli un mano sulla spalla non lo avesse calmato. Una lieve pioggerellina incominciò a battere su di noi. Incuranti di bagnarsi continuavano a fissarmi; la testa mi doleva ed ero rimasto in ginocchio col respiro greve. Riuscii a mimare che avevo che avevo sete e fame, e i tre coltivatori schizzarono via a procurarmi ciò di cui avevo bisogno. Ormai era finita, dovevo confessare: ero stato sconfitto. Ma proprio grazie a questi pensieri, la voglia di vivere e di riscattarmi m’ invase, e dentro di me un leone ruggì, dentro di me tutto ardeva. No, no, non ero sconfitto! Mi rialzai, e con i capelli fradici e la barba incolta imperlata di goccioline, fissai i brigadieri che mi chiesero: “Allora?.. lo parla l' italiano?...”. Non risposi, nell' aria si percepiva molta tensione. Stavano perdendo la pazienza: “Le conviene rispondere, se non vuole grane!”. In quel momento mi piegai e mi lanciai con le spalle nei loro ventri, buttandoli a terra. Mi misi a correre più veloce che 12 potevo, mi girai e vidi i contadini (che nel frattempo erano tornati portando con sè il cibo che desideravo prima di fuggire), che aiutavano i brigadieri ad alzarsi. Incominciarono ad inseguirmi, sparando qualche colpo, ma ormai ero lontano. Ansimando mi buttai in un fosso, ansimante, con un ultimo sforzo mi ricoprii di foglie e mi abbandonai all' atteso riposo. Avrei fatto il punto della situazione l' indomani. Però una cosa la sapevo già: ero salvo! Commento della giuria Brillante e suggestiva ricostruzione di un evento drammatico. Linguaggio incalzante dai toni visivi precisi e coinvolgenti. EX 1° Premio a Giulia Thacina Medie 3^ A Castagnole Delle Lanze con il racconto: “Soluzione finale "Mamma, dove siamo?" chiedo guardandomi intorno. Siamo appena scesi da un treno... non mi sono trovato molto bene: eravamo tutti ammassati all'interno di quei vagoni maleodoranti. Avevo caldo, sete e fame. Mi manca il profumo di primule del giardino della mia casetta. Mia madre mi stringe a sé. Sento i suoi soffici capelli dorati sulle mie guance fredde, la sua grande mano calda che stringe le mie piccola dita, ma il suo sguardo è altrove: i suoi grandi ma stanchi occhi verdi sono rivolti verso quegli uomini dalla divisa buffa. Continua a stringermi la mano, mentre sento le continue urla di quegli uomini. Perché gridano? Sembrano così arrabbiati... Uno di essi mi passa davanti con sguardo inferocito, dirigendosi verso un vecchietto. Mi viene un brivido di paura, ma cosa potrà mai fare ad un povero anziano? "Tesoro, guardami. Finirà tutto." dice mia madre stringendomi più di prima. Non ha più quel profumo dolce di pesca di qualche settimana fa. "Mammina... torneremo a casa, vero? Non mi piace qua, mi manca casa nostra, mi manca il giardino, mi manca papà! Quando verrà? E' rimasto a casa? Per badare all'orto, vero?": le mie continue domande vengono interrotte da un grido da parte di un uomo dalla divisa strana... mi prende per il polso, lo tira in alto, e non tocco più terra. I miei piedi sono sospesi a pochi centimetri dal pavimento, e le lacrime scendono dagli 13 occhi. Perché mi odiano? Che ho fatto di male? Sono solo un bambino! Perché mi hanno cacciato da scuola? Perché mi deridevano ed indicavano, per strada? Perché questi uomini cattivi hanno preso me e mia madre? Perché? L'uomo mi molla il polso... mia madre mi prende fra le sue braccia... sta piangendo. "Hai detto che andrà tutto bene, mamma. Perché piangi?" le chiedo massaggiandomi le braccia. Lei scuote la testa, accarezzandomi il viso. Sento gli uomini parlare una lingua strana... sembra tedesco, io avevo un amico tedesco, ma mi hanno vietato di frequentarlo. Non capisco il motivo. Ad ogni modo, questi uomini sembrano soldati... io ho sempre voluto essere un soldato, ma non avrei mai immaginato che un soldato potesse essere così cattivo. Uno di loro mi strappa dalle braccia di mia madre, che grida. Gli grida di lasciarmi andare, la implora, prova ad afferrarmi nuovamente, ma l'uomo le dà un calcio alle costole. Io gli urlo che lo odio, che sta facendo del male a mia madre, ma lui sembra non capire, e continua, ignorandomi. Dopo aver indicato la mia mammina ad un altro soldato che sogghigna, mi trascina via da lei. "Non piangere, sai che tornerò presto. Andrà tutto bene, no?" le domando gridando forte, per farle sentire. L'unica risposta che ricevo è un ceffone dall'uomo. Chissà, magari è tutto uno scherzo. O forse un incubo.. fra poco mi sveglierò nella mia casetta calda calda con mia madre che mi prepara la colazione, e mio padre che canticchia il suo solito motivetto. Uscirò nel giardino, sentirò l'odore di quei fiori colorati, e andrò a scuola. Lì incontrerò tutti i miei amici, e anche Hans, quello dai capelli biondi e gli occhi azzurri, col fisico da perfetto tedesco in regola. Il mio sogno ad occhi aperti si conclude: presto ritorno a quella realtà. Sto camminando con altri bambini verso un grande edificio... magari lì troverò mia madre e mio padre! Ho risolto il mistero... loro sono lì, e prima arrivo, prima li ritroverò. Affretto il passo, sebbene io sia molto stanco. Di colpo ci fermiamo.. un soldato sta parlando con un altro uomo pieno di targhette alla giacca, e poi porta una mano alla fronte, e se ne va. Quando lo facevo a casa per gioco sembrava meno spaventoso. Siamo arrivati, la stanza è buia, fredda. Non c'è nessuno. Fra poco spunteranno i miei genitori, ne sono sicuro. I soldati sono spariti... ci siamo solo noi bambini che ci guardiamo intorno. Ne vedo uno confuso quanto me che volta la testa ovunque. Provo a farlo anche io, cercando la fine di quella grande stanza, eppure mi sembra di trovarmi in uno spazio infinito. C'è un bambino che piange. Chiede dov’è la sua mamma, vuole la sua mamma. Lui non ha capito che è un gioco, e che fra poco la stanza si illuminerà, e si presenteranno tutti i nostri genitori. Cos'altro potrebbe succedere? All'improvviso sento uno scatto. Alzo la testa in alto, da dove scende del fumo. C'è chi urla, c'è chi piange. Io chiudo gli occhi e sorrido. Era come immaginavo. Ho risolto il mistero. Ecco i miei genitori. Siamo di nuovo insieme. Commento della giuria Straordinaria ricostruzione degli ultimi momenti di vita di un bambino in un lager tedesco. 14 Il punto prospettico dal basso verso l'alto aumenta la drammaticità del racconto e l'ironia del bambino diventa lo strumento per affrontare l'indicibile. Segnalazioni di merito Ai presenti trofeo 82 “Marzo” Tomasini Silvia 2^ i Goltieri 45 “Quel sogno sembrava” di Martini Pietro 3^ A Castagnole 68 “La primavera” di Molina Matteo 5^ Elem. Mombaruzzo 123 “Dimmi cosa vedi” di Carlotta Olive 2 Taviano 72 “La poesia” di De Benedetto Giulia 1a Taviano 127 “8 Marzo” di Manni Mirko 2 a Taviano 94 “Natura mozzafiato” di Livielo Daniele 1 c Taviano 120A “Il segreto di Genny” Alessandra Livielo 2° Taviano Premi speciali Premio speciale per la partecipazione con la sua prima raccolta di poesie a Michele Calandriello di Taviano (Lecce ) il suo libro dal titolo: “ La natura intorno a noi” sarà presentato alla fiera internazionale del libro di Torino Lingotto Venerdì 17 Maggio 2013 alle ore 16,00 (Targa) Premi speciali all’insegnante ed alla scuola media “Zandrino” di Mombercelli per la precisione e l’ordine, viene offerta la medaglia della Provincia di Asti ( 2 medaglie) 15 Alla scuola elementare e media di Mombaruzzo, che partecipa per la prima volta al Concorso una medaglia della Provincia di Asti (medaglia della Provincia di Asti) Alla Scuola Media di Mombaruzzo (At) che partecipa per la prima volta al Concorso Il premio offerto dalla famiglia Bergoglio a ricordo della Piccola Sarah, lo consegna la mamma Sig. Marina ricordandoci la sua bambina e quanto è stato realizzato per esaudire il suo grande unico desiderio. (Targa Sarah) La Famiglia Reggio per ricordare la cara mamma Enrichetta scomparsa a Febbraio di quest’anno alla bellissima età di 94 anni offre una targa ricordo ed una raccolta di sue poesie e ricordi viene consegnato dalla figlia Franca Reggio all’Associazione “La poesia salva la vita “ di cui la mamma faceva parte. (Targa Enrichetta) Ai bambini più giovani che hanno partecipato al concorso: Matteo Robella e Da Pavo Lollo della 3^ Elementare della scuola “Buonarroti “ Di Asti un trofeo ed l’ augurio di continuare. (2 trofei) La scuola con il maggior numero di partecipanti è risultata: L’Istituto “Comprensivo “Lombardo Radice” di Taviano in Provincia di Lecce con 9 classi ed un totale di 70 alunni Si aggiudica così la medaglia del Presidente della Repubblica destinata dal Capo dello stato On. Giorgio Napolitano (Medaglia del Presidente della Repubblica) A tutti voi un grazie sincero ed un arrivederci al prossimo Concorso. La presidente Vittoria Bruno 16 17