5. Base per la disciplina Il programma d’insegnamento di Gesù prevedeva l’esercizio e la pratica della disciplina. Egli spesso rimproverò, ammonì e corresse i suoi discepoli. Come non ricordare, a questo proposito il rimprovero che, in maniera dura, fece a Pietrodicendogli,addirittura, "tu mi sei di scandalo." (Matteo 16,23). Più avanti, in un’altra circostanza, anche se con dolcezza, ammoni chi impediva ai bambini di venire a Lui (Matteo 19,14) e, dopo un po’, schiacciò sul nascere il pericolo di scissione tra gli stessi discepoli e insegnò loro i criteri fondamentali per il servizio (Matteo 20,24-28). In una delle poche occasioni in cui Gesù parla esplicitamente della chiesa, la descrive come una realtà in cui deve regnare l’amore e dove, quando si ritiene necessario, si deve esercitare ladisciplina. “Se tuo fratello ha peccato contro di te, va' e convincilo fra te e lui solo. Se ti ascolta, avrai guadagnato tuo fratello; ma, se non ti ascolta, prendi con te ancora una o due persone, affinché ogni parola sia confermata per bocca di due o tre testimoni. Se rifiuta d'ascoltarli, dillo alla chiesa; e, se rifiuta d'ascoltare anche la chiesa, sia per te come il pagano e il pubblicano.” (Matteo 18,15-17) Esiste un chiaro collegamento tra discepolato e disciplina. Tutto il NuovoTestamento conferma che i discepoli ne furono consapevoli ed ebbero cura di insegnarla nellechiese che fondavano. La disciplina è benefica per la vita della chiesa locale. Il NT contiene insegnamenti diretti in merito, ed è difficile aggirarli. La disciplina è collegata alla cura che il Padre ha per i Suoi figli, cioè per noi. Dio ci tratta come figli, “qual è infatti il figlio che il Padre non corregga?” (Ebrei 12,7). La stessa cura gli anziani della chiesa sono chiamati da Dio ad avere per le anime (Atti 20,28; Eb13,17). Non dobbiamo mai dimenticare quali sono i veri scopi dell’azione disciplinare, onde evitare che non sia alimentata da sentimenti di vendetta verso colui che è caduto. L’esercizio della disciplinadeve avere due scopi principali: 1. Allontanare quei cristiani di nome, che in realtà non sono rigenerati (vedi1Giov2,19) 2. Riprendere chi ha sbagliato, con lo scopo di riportarlo al Signore e nella piena comunione della chiesa locale. 13 La disciplina secondo le Scritture ha sempre come scopo il recupero spirituale di chi è caduto. “Fratelli, se uno viene sorpreso in colpa, voi, che siete spirituali, rialzatelo con spirito di mansuetudine.” (Galati 6,1). Degno di nota, in questo passo, che Paolo non invita a punire chi ha sbagliato, al contrario invita ad aiutare quel tale a rialzarsi. Nell’esercizio della disciplina è importante avere la certezza che la colpa sia chiaramente provata. Non bisogna emettere alcun giudizio su qualcuno senza la testimonianza di due o tre testimoni. Quando questa testimonianza non c’è, si lasci tutto nelle mani di Dio e in attesa che Egli faccia luce. Basilare è anche l’atteggiamento che la chiesa deve avere nei confronti del problema della disciplina e il modo con cui viene applicata. Con mansuetudine (Gal 6,1), con amore (2 Cor 2,7-8), con spirito fraterno (2 Tess 3,15)e imparziale, senza riguardi personali (Giac 2,1). Va ancora ricordato che la decisione di disciplinare non deve mai essere presa da una sola persona, ma dal collegio degli anziani (o un’assemblea di fratelli) e poi deve essere comunicata all’intera assemblea. Purtroppo molte chiese continuano a trascurare l’esercizio della disciplina. Perché? Elenchiamo alcune cause: a. Timore. L'esercizio della disciplina nella chiesa non è una cosa facile. Mettere una persona di fronte ai suoi errori è una questione delicata. Parlare del peccato… si rischia di diventare antipatici! Di essere chiacchierati! b. La preoccupazione di cadere nel giudicare. Una preoccupazione legittima visto che a volte si è molto facili e veloci nel giudicare o condannare. Esercitare la disciplina nel modo giusto non è affatto un giudizio o una condanna ma un'espressione potente dell'amore cristiano. 14