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Base per la disciplina
Il programma d’insegnamento di Gesù prevedeva l’esercizio e la pratica della
disciplina. Egli spesso rimproverò, ammonì e corresse i suoi discepoli. Come non
ricordare, a questo proposito il rimprovero che, in maniera dura, fece a
Pietrodicendogli,addirittura, "tu mi sei di scandalo." (Matteo 16,23). Più avanti, in
un’altra circostanza, anche se con dolcezza, ammoni chi impediva ai bambini di
venire a Lui (Matteo 19,14) e, dopo un po’, schiacciò sul nascere il pericolo di
scissione tra gli stessi discepoli e insegnò loro i criteri fondamentali per il servizio
(Matteo 20,24-28).
In una delle poche occasioni in cui Gesù parla esplicitamente della chiesa, la descrive
come una realtà in cui deve regnare l’amore e dove, quando si ritiene necessario, si
deve esercitare ladisciplina.
“Se tuo fratello ha peccato contro di te, va' e convincilo fra te e lui solo. Se ti ascolta,
avrai guadagnato tuo fratello; ma, se non ti ascolta, prendi con te ancora una o due
persone, affinché ogni parola sia confermata per bocca di due o tre testimoni. Se
rifiuta d'ascoltarli, dillo alla chiesa; e, se rifiuta d'ascoltare anche la chiesa, sia per te
come il pagano e il pubblicano.”
(Matteo 18,15-17)
Esiste un chiaro collegamento tra discepolato e disciplina. Tutto il NuovoTestamento
conferma che i discepoli ne furono consapevoli ed ebbero cura di insegnarla
nellechiese che fondavano.
La disciplina è benefica per la vita della chiesa locale. Il NT contiene insegnamenti
diretti in merito, ed è difficile aggirarli.
La disciplina è collegata alla cura che il Padre ha per i Suoi figli, cioè per noi. Dio ci
tratta come figli, “qual è infatti il figlio che il Padre non corregga?” (Ebrei 12,7). La
stessa cura gli anziani della chiesa sono chiamati da Dio ad avere per le anime (Atti
20,28; Eb13,17).
Non dobbiamo mai dimenticare quali sono i veri scopi dell’azione disciplinare, onde
evitare che non sia alimentata da sentimenti di vendetta verso colui che è caduto.
L’esercizio della disciplinadeve avere due scopi principali:
1. Allontanare quei cristiani di nome, che in realtà non sono rigenerati
(vedi1Giov2,19)
2. Riprendere chi ha sbagliato, con lo scopo di riportarlo al Signore e nella piena
comunione della chiesa locale.
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La disciplina secondo le Scritture ha sempre come scopo il recupero spirituale di chi
è caduto. “Fratelli, se uno viene sorpreso in colpa, voi, che siete spirituali, rialzatelo
con spirito di mansuetudine.” (Galati 6,1).
Degno di nota, in questo passo, che Paolo non invita a punire chi ha sbagliato, al
contrario invita ad aiutare quel tale a rialzarsi.
Nell’esercizio della disciplina è importante avere la certezza che la colpa sia
chiaramente provata. Non bisogna emettere alcun giudizio su qualcuno senza la
testimonianza di due o tre testimoni. Quando questa testimonianza non c’è, si lasci
tutto nelle mani di Dio e in attesa che Egli faccia luce.
Basilare è anche l’atteggiamento che la chiesa deve avere nei confronti del problema
della disciplina e il modo con cui viene applicata.
Con mansuetudine (Gal 6,1), con amore (2 Cor 2,7-8), con spirito fraterno (2 Tess
3,15)e imparziale, senza riguardi personali (Giac 2,1).
Va ancora ricordato che la decisione di disciplinare non deve mai essere presa da una
sola persona, ma dal collegio degli anziani (o un’assemblea di fratelli) e poi deve
essere comunicata all’intera assemblea.
Purtroppo molte chiese continuano a trascurare l’esercizio della disciplina. Perché?
Elenchiamo alcune cause:
a. Timore. L'esercizio della disciplina nella chiesa non è una cosa facile. Mettere
una persona di fronte ai suoi errori è una questione delicata. Parlare del
peccato… si rischia di diventare antipatici! Di essere chiacchierati!
b. La preoccupazione di cadere nel giudicare.
Una preoccupazione legittima visto che a volte si è molto facili e veloci nel giudicare
o condannare. Esercitare la disciplina nel modo giusto non è affatto un giudizio o una
condanna ma un'espressione potente dell'amore cristiano.
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