S.I.L.S.I.S. 2002-2003 SOLUZIONI DEL TEST DI EDUCAZIONE LINGUISTICA DEL 26 GIUGNO 2003 LE PROVE ERANO QUATTRO, DUE PER GLI INDIRIZZI LINGUISTICO-LETTERARI E DUE PER GLI INDIRIZZI DI SCIENZE E FIM; LE DUE PROVE PER CIASCUN GRUPPO ERANO SOLO IN PARTE DIVERSE L’UNA DALL’ALTRA. PER ALCUNE OSSERVAZIONI GENERALI SI VEDA IN FONDO AL FILE. IL SIMBOLO INDICA LA RISPOSTA CORRETTA. PROVA 1 INDIRIZZO: LINGUE E LETTERE Domande 1, 2, 3, 4: 2 punti per la risposta corretta (totale 8 punti) Domanda 5: 1 punto per ogni numero in sequenza corretta + abbinamento corretto (tot. 5 punti) Domanda 6 (aperta): 2 punti per ogni tratto individuato (totale 4 punti) Domanda 7 (aperta): totale 4 punti (2 nel caso risponda a uno solo dei due requisiti richiesti) Domanda 8: 2 punti Domanda 9: ½ punto per ogni risposta corretta (totale 7 punti) Totale 30 punti; nel caso nella domanda 6 si individuino più di due tratti, saranno assegnati punti in eccedenza che varranno per la lode DOMANDE 1, 2, 3, 4: BARRARE LA CASELLA DELLA RISPOSTA GIUSTA (UNA SOLA CASELLA!) 1) Le “Dieci tesi per l’educazione linguistica democratica” pongono il linguaggio verbale al vertice delle capacità simboliche degli esseri umani (LE DIECI TESI INDICANO IL LINGUAGGIO VERBALE COME UNA DELLE FORME ASSUNTE DALLA CAPACITÀ SIMBOLICA FONDAMENTALE O CAPACITÀ SEMIOLOGICA, VEDI PAG. 1) criticano la pedagogia linguistica tradizionale perché è parziale, inutile, nociva (PAG. 7) propongono lo sviluppo e l’esercizio delle capacità linguistiche come fine autonomo da ogni altro fine educativo (PONGONO ANZI LO SVILUPPO DELLE CAPACITÀ LINGUISTICHE IN RAPPORTO CON ALTRI TIPI DI SVILUPPO E CON LA MATURAZIONE DI VARIE CAPACITÀ ESPRESSIVE, VEDI PAG. 2 E 9), criticano la pedagogia linguistica tradizionale perché bada soltanto alle capacità ricettive (CRITICANO LA PEDAGOGIA LINGUISTICA TRADIZIONALE PER MOLTI MOTIVI, TRA CUI SEMMAI IL FATTO DI TRASCURARE LE CAPACITÀ RICETTIVE, VEDI AD ES. PAG. 7) propongono l’accantonamento della lingua nazionale nell’insegnamento scolastico e la sua sostituzione con varietà locali (RISPOSTA PALESEMENTE FALSA: SI VEDA PAG. 10). 2) Secondo le “Dieci tesi per l’educazione linguistica democratica” la pedagogia linguistica tradizionale è imitativa, prescrittiva, esclusiva. La nuova pedagogia linguistica che viene proposta è incentrata invece sulla ricezione funzionalità comunicativa produzione orale varietà locale varietà bassa PER CONTROLLARE LA RISPOSTA GIUSTA SI VEDA PAG. 11 (LA PRIMA RISPOSTA È PARZIALE E IMPRECISA, LE ALTRE SBAGLIATE). 3) Scegliere la migliore riformulazione della frase data tra quelle proposte, secondo i criteri di: a) maggior comprensibilità b) massima aderenza al contenuto originario La costanza, la regolarità, la ripetizione di interi elementi della narrazione sono caratteri essenziali alla forma di questa poesia al tempo stesso in cui sono necessari alla di lei sostanza. La costanza, la regolarità, la ripetizione di interi elementi della narrazione sono caratteri essenziali della forma di questa poesia così come sono necessari alla sua sostanza. La costanza, la regolarità, la ripetizione degli elementi della narrazione sono essenzialmente caratteri della forma di questa poesia che sono necessari alla sua sostanza. (ATTRAVERSO LA TRASFORMAZIONE DELL’AGGETTIVO ESSENZIALI IN AVVERBIO SI OTTIENE UN TESTO CHE HA UN SIGNIFICATO DIVERSO) La ripetizione di elementi narrativi è tipica sia della forma che del contenuto di questa poesia. (IL TESTO È ECCESSIVAMENTE SINTETIZZATO; ALCUNE PARTI DEL SIGNIFICATO SONO PERSE) La ripetizione di elementi narrativi caratterizza allo stesso tempo la forma e il contenuto di questa poesia. (COME SOPRA) Il ripetersi regolare e costante di vari elementi della narrazione caratterizza la forma di questa poesia in quanto è necessario alla sua sostanza. (LA RELAZIONE CAUSALE, ESPRESSA TRAMITE IN QUANTO, È DIVERSA DALLA RELAZIONE DI SIMULTANEITÀ ESPRESSA NEL TESTO ORIGINARIO) 4) Tra i tratti del neostandard italiano Berruto indica: dislocazione a sinistra, dislocazione a destra, estensione dell’uso del presente e dell’imperfetto, ristrutturazioni nel paradigma dell’articolo (QUESTO TRATTO È INDICATO COME TIPICO DELL’ITALIANO POPOLARE E COLLOQUIALE, MA NON DEL NEOSTANDARD; SI VEDA PAG. 119), sostituzione del congiuntivo presente con l’indicativo dislocazione a sinistra, dislocazione a destra, frase scissa, periodo ipotetico a doppio condizionale/ doppio congiuntivo (QUESTO TRATTO È INDICATO COME TIPICO DELL’ITALIANO POPOLARE E COLLOQUIALE, MA NON DEL NEOSTANDARD; SI VEDA PAG. 119), fissazione della ripresa col clitico ne riduzione della negazione (QUESTO TRATTO NON È INDICATO COME IN VIA DI STANDARDIZZAZIONE, MA ANZI È CONSIDERATO MARCATO COME BASSO (SI VEDA PAG. 30, TESTO COMMENTATO A LEZIONE), dislocazione a sinistra, dislocazione a destra, frase scissa, estensione del passato prossimo, generalizzazione del pronome dativo gli, pronome interrogativo cosa sostituzione del congiuntivo presente con l’indicativo, fissazione della ripresa col clitico ne, generalizzazione del pronome dativo gli, pronome interrogativo cosa dislocazione a sinistra, dislocazione a destra, estensione dell’uso del presente e dell’imperfetto, riduzione della negazione (VEDI SOPRA), pronome interrogativo cosa NOTE: PER QUESTA DOMANDA SI VEDA IN GENERALE IL CAP. 2 DI BERRUTO, SOCIOLING., IN PARTICOLARE LE PAGG. 62 SGG., E ANCHE IL LUCIDO COMMENTATO A LEZIONE CON L’ELENCO DI TRATTI; LO SI PUÒ TROVARE NEL FILE “LUCIDI” IN RETE. 5) Ordinare le seguenti frasi dalla più formale alla meno formale apponendo numeri progressivi e associandole ai contesti comunicativi dati. Esempio: Non hanno superato l’esame di Diritto Privato. 2 Li hanno bocciati a diritto privato. 3 Sono stati respinti all’esame di Diritto Privato. 1 A loro li hanno bocciati a privato. 5 Privato non l’hanno passato. 4 Testo parlato in situazione semi-formale 3 Testo parlato in situazione informale marcato come colloquiale 4 Testo scritto di carattere burocratico 1 Testo scritto di carattere cronachistico 2 Testo parlato in situazione informale marcato come basso 5 I pedoni devono attraversare nel sottopassaggio. I pedoni sono pregati di servirsi del sottopassaggio. Vai giù! Scendi! Devi usare il sottopasso. Testo parlato in situazione informale 2 1 5 4 3 3 Testo parlato in situazione informale marcato diatopicamente 5 Testo scritto di carattere cronachistico 2 Testo parlato in situazione informale marcato come colloquiale 4 Testo scritto di carattere burocratico 1 NOTE: IN GENERALE PER ORDINARE QUESTA SEQUENZA BISOGNAVA SEGUIRE IL TIPO DI ANALISI FORNITA PER LA SERIE DI FRASI RIPORTATE E COMMENTATE IN BERRUTO, PAGG. 30-34. ALCUNE PERSONE HANNO EVIDENTEMENTE CONSIDERATO SOTTOPASSO COME MARCATO DIATOPICAMENTE, PRODUCENDO UNA SEQUENZA SCORRETTA. 6) Indicare almeno due tratti delle frasi della domanda precedente che denotano spostamenti sull’asse diafasico (nelle frasi date sopra come esempio alla domanda 5 si potrebbero indicare: forma attiva rispetto alla forma passiva, elementi lessicali come respingere/ bocciare, superare/ passare, dislocazione a sinistra in Privato non l’hanno..., ecc.) UTILIZZO DELLA FORMA ATTIVA (DEVONO ATTRAVERSARE) RISPETTO AL PASSIVO SONO PREGATI (SI VEDA BERRUTO PAG. 31, TESTO COMMENTATO A LEZIONE); TRATTI LESSICALI (USARE RISPETTO A SERVIRSI DI, E ANCHE ATTRAVERSARE, TERMINE DI USO CORRENTE, RISPETTO AL BUROCRATICO SERVIRSI; SOTTOPASSO, CON RIDUZIONE MORFEMICA, RISPETTO A SOTTOPASSAGGIO); UTILIZZO DI UNA FORMA DI ALLOCUZIONE DIRETTA (SECONDA PERSONA SINGOLARE) RISPETTO A UNA FORMA IN TERZA PERSONA CON UN SOGGETTO LESSICALMENTE PIENO, PER DI PIÙ MARCATO COME FORMALE, COME PEDONI. UTILIZZO DELL’IMPERATIVO RISPETTO ALL’INDICATIVO CON VERBO MODALE. RIDUZIONE NEL NUMERO DELLE PAROLE. UTILIZZO DI VERBO ANALITICO MARCATO DIATOPICAMENTE (ANDARE + AVVERBIO) RISPETTO AL VERBO SINTETICO CON LO STESSO SIGNIFICATO (SCENDERE). NOTA: IN GENERALE PER COMMENTARE QUESTA SEQUENZA BISOGNAVA SEGUIRE IL TIPO DI ANALISI FORNITA PER LA SERIE DI FRASI RIPORTATE E COMMENTATE IN BERRUTO, PAGG. 30-34. LA SOLUZIONE DATA ESAURISCE (FORSE) LE POSSIBILITÀ DI RISPOSTA, MA SONO STATE VALUTATE CON PUNTEGGI ALTI (6, 8, 10 PUNTI) ANCHE RISPOSTE MOLTO MENO PRECISE E COMPLETE DI QUESTA. I PUNTI IN ECCESSO (RISPETTO AI 4 CHE ERANO SUFFICIENTI PER RAGGIUNGERE 30 PUNTI) SONO STATI ASSEGNATI INDIPENDENTEMENTE DAL PUNTEGGIO TOTALE (CIOÈ NON SONO STATI CALCOLATI ESCLUSIVAMENTE PER LA LODE). 7) Correggere il breve testo seguente, scritto da un emigrato egiziano trentenne, producendo un testo scritto che si avvicini il più possibile all’italiano parlato standard con il minor numero di modifiche possibili: Il mio lavoro come ho detto autanti cuccina il orario dal 9 ½ all matina fina all 3 bomereggo e dal 7 ½ sera fina all 11, 12, 1 di notte lo fatcio un po’ di totto. e sono estato in questa maneira e in questo lavoro quasi setta Anne in Italia ma questo tibo di lavoro non mio proprio berche sono estodiato 14 Anni e avoto una deploma con espcialeziazione e estodiato Anche lapetura [pittura] e ho tanti mestere. Es. poi dopo. Mi fanno alcune domanta. facile. Al fine lo faccio. meno male. Poi dopo mi fanno alcune domande facili. Alla fine ce la faccio, meno male. MIO LAVORO COME HO DETTO È AIUTANTE DI (IN) CUCINA. L’ORARIO È DALLE NOVE E MEZZO ALLA MATTINA FINO ALLE TRE DEL POMERIGGIO E DALLE SETTE E MEZZO DI SERA FINO ALLE UNDICI, DODICI, UNA DI NOTTE. FACCIO UN PO’ DI TUTTO. SONO STATO IN QUESTA MANIERA CON QUESTO LAVORO QUASI SETTE ANNI IN ITALIA, MA QUESTO TIPO DI LAVORO NON È PROPRIO (IL) MIO PERCHÉ HO STUDIATO QUATTORDICI ANNI, HO PRESO UN DIPLOMA CON SPECIALIZZAZIONE, HO STUDIATO ANCHE PITTURA, SO TANTI MESTIERI. NOTE: DATO CHE SI RICHIEDEVA DI PRODURRE UN TESTO IN ITALIANO PARLATO, NON SONO STATI VALUTATI GLI ASPETTI GRAFICI, COME I NUMERALI IN CIFRA INVECE CHE IN LETTERE, LE MAIUSCOLE, LA GRAFIA DI PO’ (CHE ERA CORRETTA NEL TESTO ORIGINARIO!), IN PARTE LA PUNTEGGIATURA (ANCHE SE QUESTA RIFLETTE ALMENO IN PARTE FATTI PROSODICI, E IN ALCUNI CASI ERA NECESSARIA PER CAPIRE NESSI SEMANTICI). PER QUALCUNO ERA DUBBIO IL LEGAME DI DI NOTTE, MA IL CONTESTO DISAMBIGUA (MENTRE L’INDICAZIONE DELLA PARTE DELLA GIORNATA COMPARE DOPO TUTTE LE INDICAZIONI ORARIE IL POMERIGGIO, SERA, NOTTE), È EVIDENTE CHE IL “FARE UN PO’ DI TUTTO” NON SI RIFERISCE SOLO ALLA NOTTE). ALCUNE MODIFICHE MINORI NON NECESSARIE CHE SONO STATE APPORTATE DA ALCUNI NON HANNO INFLUITO IN MODO NETTO SULLA VALUTAZIONE; TRA QUESTE AD ESEMPIO L’INSERZIONE DI GIÀ TRA HO E DETTO, L’INSERZIONE DELL’ARTICOLO DAVANTI AD AIUTANTE, LA MODIFICA DI ALLA MATTINA IN DI/ DELLA MATTINA, DIPLOMA DI SPECIALIZZAZIONE INVECE CHE DIPLOMA CON SPECIALIZZAZIONE (NON È DATO SAPERE DI CHE COSA SI TRATTI PRECISAMENTE, E QUINDI NEL DUBBIO È MEGLIO NON MODIFICARE). ALTRE MODIFICHE PIÙ NETTE E ALTRETTANTO (O MAGGIORMENTE) INGIUSTIFICATE CHE SONO STATE VALUTATE NEGATIVAMENTE SONO INVECE, PER ESEMPIO: AIUTO-CUOCO PER AIUTANTE DI CUCINA, QUESTO LAVORO O QUESTO NON È IL TIPO DI LAVORO PER QUESTO TIPO DI LAVORO, NON MI SODDISFA/ FA PER ME/ È QUELLO PER CUI HO STUDIATO PER È PROPRIO IL MIO, CONSEGUENDO/ OTTENENDO UN DIPLOMA PER HO PRESO (AVUTO) UN DIPLOMA, LAVORI PER MESTIERI NELL’ULTIMA FRASE, ED ALTRE, TRA CUI IN GENERALE ELIMINAZIONI DI PARTI O AGGIUNTE DI PORZIONI DI TESTO NON NECESSARIE. UNIRE PROPRIO A PERCHÉ SUPPONE IL RICHIAMO A UNA PORZIONE DI TESTO PRECEDENTE CHE DOVREBBE TRATTARE DEL LEGAME TRA IL TIPO DI LAVORO E GLI STUDI FATTI, IL CHE NON È DATO SUPPORRE DAL TESTO FORNITO. DATO IL CARATTERE TIPOGRAFICO USATO LO (PRONOME OGGETTO CLITICO MASCHILE SINGOLARE) ERA EFFETTIVAMENTE CONFONDIBILE CON IO (PRONOME SOGGETTO DI PRIMA SINGOLARE) PERCIÒ QUALSIASI INTERPRETAZIONE È STATA RITENUTA VALIDA, ANCHE SE IL TESTO ORIGINARIO CONTENEVA IN EFFETTI IL PRONOME OGGETTO. LA DICITURA “STANDARD” NELLA DOMANDA POTEVA ESSERE IN EFFETTI FUORVIANTE (AMMETTO CHE SAREBBE STATO MEGLIO CARATTERIZZARLO COME “NATIVO”, IN CONTRAPPOSIZIONE ALL’INTERLINGUA DEL PARLANTE NON NATIVO), MA, A PARTE IL FATTO CHE I CRITERI DI MODIFICA ERANO DUE (DI CUI UNO ERA “CAMBIARE IL MENO POSSIBILE”!), NELLA VALUTAZIONE HO GUARDATO ANCHE ALLA COERENZA (AD ESEMPIO È INCOERENTE INSERIRE FORME ALTE COME SVOLGERE UN LAVORO, CONSEGUIRE UN DIPLOMA, MANTENENDO PERÒ FORME DECISAMENTE MARCATE COME BASSE E ANCHE NON NATIVE COME STUDIARE LA PITTURA, STARE IN UN LAVORO). NELL’ULTIMA FRASE HO TANTI MESTIERI POTEVA ESSERE DI DIFFICILE INTERPRETAZIONE, MA È ALQUANTO DUBBIO CHE QUESTA ESPRESSIONE POSSA ESSERE STATA USATA CON IL VALORE DI HO FATTO, PER IL QUALE IL PARLANTE MOSTRA DI POSSEDERE IL LESSEMA E IL TEMPO VERBALE CORRETTO (VEDI SOPRA FACCIO NONCHÉ I VARI CASI DI PASSATI PROSSIMI, SEPPURE CON SCAMBI DI AUSILIARI). ALLO STESSO MODO, ERA INDUBBIO CHE NELL’ULTIMA FRASE SI PARLASSE DI DIPINGERE NEL SENSO ARTISTICO E NON SI PARLASSE DI LAVORO DA IMBIANCHINO, DATO CHE L’ARGOMENTO È INSERITO ALL’INTERNO DI UN DISCORSO SUL CURRICULUM DI STUDI. A VOLTE CERTE INTERPRETAZIONI SONO SEMPLICEMENTE FRUTTO DI PREGIUDIZIO, NEL SENSO CHE DERIVANO DA IDEE PRECOSTITUITE E NON CONTESTUALIZZATE (COSÌ AD ES. NEL TEST PER L’INDIRIZZO “SOSTEGNO” UNA FRASE COME IO CONOSCO IL TEMPO PASSATO. NON PUÒ RITORNO. È STATA INTERPRETATA DA ALCUNI COME “IO CONOSCO IL MIO PASSATO E NON CI VOGLIO RITORNARE”, NONOSTANTE FOSSE PRECEDUTA DA IO SONO DI RAGAZZO GIOVENTÙ. VORREI STUDIARE. VORREI PRENDERE IL TEMPO, E FOSSE QUINDI DA INTERPRETARE COME “IO SO CHE IL TEMPO PASSATO NON PUÒ RITORNARE”). MI È PARSO SORPRENDENTE CHE MOLTI ABBIANO AGGIUNTO L’ARTICOLO DAVANTI AD AIUTANTE (DOVE NON MI PARE AFFATTO NECESSARIO), MENTRE NON L’ABBIANO TOLTO DAVANTI A PITTURA, DOVE VICEVERSA RISULTA PIUTTOSTO STRANO, E DOVE INOLTRE LA FUSIONE DELL’ARTICOLO AL NOME È SPIA DI UNA REINTERPRETAZIONE MORFOLOGICA DELLA PAROLA DA PARTE DEL PARLANTE. (MATTINA, 8) L’interferenza è un fenomeno per cui un parlante applica la struttura (fonologica, morfologica, sintattica, lessicale, pragmatica) della propria lingua materna alla lingua seconda. Barrare tra quelli dati sotto gli eventuali casi di interferenza nel testo di interlingua della domanda precedente: bomereggo lapetura ENTRAMBI SONO CASI DI INTERFERENZA. NEL PRIMO B PER P, NEL SECONDO L’AGGLUTINAZIONE DELL’ARTICOLO AL NOME (SI VEDA LA DISPENSA SULL’ARABO). 9) Indicare quali delle seguenti parole/ frasi sono marcate principalmente dal punto di vista diatopico e quali dal punto di vista diafasico, scrivendo rispettivamente (T) e (F). T a Maria la vogliono tutti (ACCUSATIVO PREPOSIZIONALE CON SINTAGMA NOMINALE PIENO, TIPICO E FREQUENTE AL CENTRO E AL SUD, SI VEDA BERRUTO PAG. 135) F che casino! (REGISTRO COLLOQUIALE) F soldi sporchi (VERSIONE MENO FORMALE DI PROVENTI ILLECITI, SU CUI VEDI SOTTO) F a me non mi guarda nessuno (ACCUSATIVO PREPOSIZIONALE CON PRONOME, DIFFUSO ANCHE AL NORD, SI VEDA BERRUTO PAG. 135, QUINDI NON MARCATO DIATOPICAMENTE) T spatuzati (“SPETTINATI”, PIEM., SI VEDA BERRUTO P. 170) F mentre invece (LOCUZIONE TIPICA DEL PARLATO IN OGNI PARTE D’ITALIA, ABITUALMENTE CORRETTA NELL’ITALIANO SCOLASTICO) F questo lo vuoi? (DISLOCAZIONE A SINISTRA, DIVENUTA STANDARD NEL PARLATO, SI VEDA BERRUTO PAG. 65, ECC.) F ma però (LOCUZIONE TIPICA DEL PARLATO IN OGNI PARTE D’ITALIA, ABITUALMENTE CORRETTA NELL’ITALIANO SCOLASTICO) F guardalo bene Luca (DISLOCAZIONE A DESTRA, DIVENUTA STANDARD NEL PARLATO, SI VEDA BERRUTO PAG. 65, ECC.) F dovizie (“RICCHEZZE”, LATINISMO, REGISTRO ALTO) T noialtri (FREQUENTE NEL PARLATO AL NORD (E IN TOSCANA), SI VEDA BERRUTO PAG. 192) F celia (“SCHERZO, BURLA”, REGISTRO ALTO; ANCHE SE IN ORIGINE È TOSCANISMO, NON È PIÙ MARCATO COME TALE) T Cosa vogliamo fare? (IL PRONOME INTERROGATIVO COSA, PER QUANTO IN VIA DI ESTENSIONE E DI ACCETTAZIONE NELLO STANDARD PARLATO, MANTIENE UNA CERTA DI MARCATEZZA DIATOPICA IN QUANTO NON È UTILIZZATO NEL PARLATO E NELLO SCRITTO DA PARLANTI DI PROVENIENZA CENTRALE E MERIDIONALE; SI VEDA BERRUTO PAG. 79, NOTA 24. QUESTO È L’UNICO CASO CHE POTEVA IN EFFETTI ESSERE DUBBIO, IN QUANTO È POSSIBILE INDIVIDUARE UNA NORMA DEL TIPO: STANDARD PARLATO COSA, SCRITTO CHE COSA, SEPPURE QUESTA NORMA APPAIA PIÙ TEORICA CHE EFFETTIVAMENTE RILEVABILE NELLE PRODUZIONI DI UN NUMERO CONSISTENTE DI PARLANTI). F proventi illeciti (REGISTRO ALTO, BUROCRATICO) PROVA 2 INDIRIZZO: LINGUE E LETTERE PUNTEGGI COME PROVA 1 DOMANDE 1, 2, 3, 4: BARRARE LA CASELLA DELLA RISPOSTA GIUSTA (SEMPRE UNA SOLA!) 1) Le “Dieci tesi per l’educazione linguistica democratica” criticano la pedagogia linguistica tradizionale perché trascura le realtà linguistiche di partenza degli allievi (SI VEDA PAG. 8) pongono il linguaggio verbale come summa delle capacità simboliche degli esseri umani (LE DIECI TESI INDICANO IL LINGUAGGIO VERBALE COME UNA DELLE FORME ASSUNTE DALLA CAPACITÀ SIMBOLICA FONDAMENTALE O CAPACITÀ SEMIOLOGICA, SI VEDA PAG. 1) propongono lo sviluppo e l’esercizio delle capacità linguistiche come fine autonomo da ogni altro fine educativo (PONGONO ANZI LO SVILUPPO DELLE CAPACITÀ LINGUISTICHE IN RAPPORTO CON ALTRI TIPI DI SVILUPPO E CON LA MATURAZIONE DI VARIE CAPACITÀ ESPRESSIVE, SI VEDA PAG. 2 E 9) criticano la pedagogia linguistica tradizionale perché bada soltanto alle capacità linguistiche produttive (QUESTA RISPOSTA NON È SCORRETTA, MA È INCOMPLETA, IN QUANTO NELLE DIECI TESI SI PARLA IN PARTICOLARE A QUESTO PROPOSITO DI PRODUZIONE SCRITTA, SI VEDA PAG. 5 E 6 (“LA CAPACITÀ DI ORGANIZZARE UN DISCORSO ORALE … CADE FUORI DELL’ORIZZONTE ABITUALE DELLA PEDAGOGIA LINGUISTICA TRADIZIONALE”) propongono l’accantonamento della lingua nazionale nell’insegnamento scolastico e la sua sostituzione con varietà locali (RISPOSTA PALESEMENTE FALSA: SI VEDA PAG. 10). 2) Secondo le “Dieci tesi per l’educazione linguistica democratica” la pedagogia linguistica tradizionale è imitativa, prescrittiva, esclusiva. La nuova pedagogia linguistica che viene proposta è incentrata invece sulla funzionalità comunicativa varietà locale produzione orale varietà bassa ricezione SI VEDA LA PROVA 1. 3) Scegliere la migliore riformulazione della frase data tra quelle proposte, secondo i criteri di: a) maggior comprensibilità b) massima aderenza al contenuto originario La costanza, la regolarità, la ripetizione di interi elementi della narrazione sono caratteri essenziali alla forma di questa poesia al tempo stesso in cui sono necessari alla di lei sostanza. La ripetizione di elementi narrativi è tipica sia della forma che del contenuto di questa poesia. Il ripetersi regolare e costante di vari elementi della narrazione caratterizza la forma di questa poesia in quanto è necessario alla sua sostanza. La costanza, la regolarità, la ripetizione degli elementi della narrazione sono essenzialmente caratteri della forma di questa poesia che sono necessari alla sua sostanza. La costanza, la regolarità, la ripetizione di interi elementi della narrazione sono caratteri essenziali della forma di questa poesia così come sono necessari alla sua sostanza. La ripetizione di elementi narrativi caratterizza allo stesso tempo la forma e il contenuto di questa poesia. SI VEDA LA PROVA 1. 4) Tra i tratti del neostandard italiano Berruto indica: dislocazione a sinistra, dislocazione a destra, estensione dell’uso del presente e dell’imperfetto, sostituzione del congiuntivo presente con l’indicativo, frase scissa, fissazione della ripresa col clitico ne (SI VEDA BERRUTO PAGG. 65-66, 69-71, 77) dislocazione a sinistra, dislocazione a destra, frase scissa, periodo ipotetico a doppio condizionale/ doppio congiuntivo (QUESTO TRATTO È INDICATO COME TIPICO DELL’ITALIANO POPOLARE E COLLOQUIALE, MA NON DEL NEOSTANDARD; SI VEDA PAG. 119), pronome interrogativo cosa riduzione della negazione (QUESTO TRATTO NON È INDICATO COME IN VIA DI STANDARDIZZAZIONE, MA ANZI È CONSIDERATO MARCATO COME BASSO, SI VEDA PAG. 30, TESTO COMMENTATO A LEZIONE), dislocazione a sinistra, dislocazione a destra, frase scissa, estensione del passato prossimo, generalizzazione del pronome dativo gli, pronome interrogativo cosa sostituzione del congiuntivo presente e imperfetto con l’indicativo, fissazione della ripresa col clitico ne, generalizzazione del pronome dativo gli, pronome interrogativo cosa, frase relativa con che + clitico (QUESTO TRATTO NON È INDICATO COME IN VIA DI STANDARDIZZAZIONE, MA COME CARATTERISTICO DELL’ITALIANO POPOLARE E COLLOQUIALE, SI VEDA PAG. 119) dislocazione a sinistra, dislocazione a destra, estensione dell’uso del presente e dell’imperfetto, riduzione della negazione (QUESTO TRATTO NON È INDICATO COME IN VIA DI STANDARDIZZAZIONE, MA ANZI È CONSIDERATO MARCATO COME BASSO, SI VEDA PAG. 30, TESTO COMMENTATO A LEZIONE), fissazione della ripresa col clitico ne NOTE: PER QUESTA DOMANDA SI VEDA IN GENERALE IL CAP. 2 DI BERRUTO, SOCIOLING., IN PARTICOLARE PAGG. 62 SGG., E ANCHE IL LUCIDO COMMENTATO A LEZIONE CON L’ELENCO DI TRATTI; LO SI PUÒ TROVARE NEL FILE “LUCIDI” IN RETE. 5) Ordinare le seguenti frasi dalla più formale alla meno formale apponendo numeri progressivi e associandole ai contesti comunicativi dati. Esempio: Non hanno superato l’esame di Diritto Privato. 2 Li hanno bocciati a diritto privato. 3 Sono stati respinti all’esame di Diritto Privato. 1 A loro li hanno bocciati a privato. 5 Privato non l’hanno passato. 4 Testo parlato in situazione semi-formale 3 Testo parlato in situazione informale marcato come colloquiale 4 Testo scritto di carattere burocratico 1 Testo scritto di carattere cronachistico 2 Testo parlato in situazione informale marcato come basso 5 I pedoni sono obbligati ad attraversare nel sottopassaggio. I pedoni sono pregati di servirsi del sottopassaggio. Vai giù! Devi scendere nel sottopasso. Le consiglio di scendere nel sottopasso. 2 1 5 4 3 Testo parlato in situazione semi-formale 3 Testo parlato in situazione informale marcato diatopicamente 5 Testo scritto di carattere cronachistico 2 Testo scritto di carattere burocratico 1 Testo parlato in situazione informale 4 NOTE: IN GENERALE PER ORDINARE QUESTA SEQUENZA BISOGNAVA SEGUIRE IL TIPO DI ANALISI FORNITA PER LA SERIE DI FRASI RIPORTATE E COMMENTATE IN BERRUTO, PAGG. 30-34. ALCUNE PERSONE HANNO EVIDENTEMENTE CONSIDERATO SOTTOPASSO COME MARCATO DIATOPICAMENTE, PRODUCENDO UNA SEQUENZA SCORRETTA. 6) Indicare almeno due tratti delle frasi della domanda precedente che denotano spostamenti sull’asse diafasico (nelle frasi date sopra come esempio alla domanda 5 si potrebbero indicare: forma attiva rispetto alla forma passiva, elementi lessicali come respingere/ bocciare, superare/ passare, dislocazione a sinistra in Privato non l’hanno..., ecc.) NELLE FRASI 3, 4, 5 È EVITATA LA FORMA PASSIVA (CHE SI TROVA IN SONO PREGATI E SONO OBBLIGATI), CARATTERISTICA DEI TESTI DI REGISTRO ALTO IN GENERE ASSENTE NEL PARLATO (SI VEDA BERRUTO PAG. 31, TESTO COMMENTATO A LEZIONE); TRATTI LESSICALI (SCENDERE NEL E ANCHE ATTRAVERSARE, TERMINE DI USO CORRENTE, RISPETTO AL BUROCRATICO SERVIRSI DEL SOTTOPASSAGGIO; SOTTOPASSO, CON RIDUZIONE MORFEMICA, RISPETTO A SOTTOPASSAGGIO); UTILIZZO DI UNA FORMA DI ALLOCUZIONE DIRETTA (SECONDA PERSONA SINGOLARE E TERZA PERSONA SINGOLARE DI CORTESIA) RISPETTO A UNA FORMA IN TERZA PERSONA CON UN SOGGETTO LESSICALMENTE PIENO, PER DI PIÙ MARCATO COME FORMALE, COME PEDONI. FORMA DI ALLOCUZIONE CONFIDENZIALE (“TU” NELLE ULTIME DUE FRASI) RISPETTO AD ALLOCUZIONE DI RISPETTO (“LEI”) NELLA TERZA. UTILIZZO DELL’IMPERATIVO RISPETTO ALL’INDICATIVO CON VERBO MODALE. RIDUZIONE NEL NUMERO DELLE PAROLE. UTILIZZO DI VERBO ANALITICO MARCATO DIATOPICAMENTE (ANDARE + AVVERBIO) RISPETTO AL VERBO SINTETICO CON LO STESSO SIGNIFICATO (SCENDERE). NOTA: IN GENERALE PER COMMENTARE QUESTA SEQUENZA BISOGNAVA SEGUIRE IL TIPO DI ANALISI FORNITA PER LA SERIE DI FRASI RIPORTATE E COMMENTATE IN BERRUTO, PAGG. 30-34. QUESTA RISPOSTA ESAURISCE (FORSE) LE POSSIBILITÀ DI RISPOSTA, MA SONO STATE VALUTATE CON PUNTEGGI ALTI (6, 8, 10 PUNTI) ANCHE RISPOSTE MOLTO MENO PRECISE E COMPLETE DI QUESTA. I PUNTI IN ECCESSO (RISPETTO AI 4 CHE ERANO SUFFICIENTI PER RAGGIUNGERE 30 PUNTI) SONO STATI ASSEGNATI INDIPENDENTEMENTE DAL PUNTEGGIO TOTALE (CIOÈ NON SONO STATI CALCOLATI ESCLUSIVAMENTE PER LA LODE). 7) Correggere il breve testo seguente, scritto da un emigrato egiziano trentenne, producendo un testo scritto che si avvicini il più possibile all’italiano parlato standard con il minor numero di modifiche possibili: Il mio lavoro come ho detto autanti cuccina il orario dal 9 ½ all matina fina all 3 bomereggo e dal 7 ½ sera fina all 11, 12, 1 di notte lo fatcio un po’ di totto. e sono estato in questa maneira e in questo lavoro quasi setta Anne in Italia ma questo tibo di lavoro non mio proprio berche sono estodiato 14 Anni e avoto una deploma con espcialeziazione e estodiato Anche lapetura [pittura] e ho tanti mestere. Es. poi dopo. Mi fanno alcune domanta. facile. Al fine lo faccio. meno male. Poi dopo mi fanno alcune domande facili. Alla fine ce la faccio, meno male. PER LA RISPOSTA SI VEDA LA PROVA 1. 8) L’interferenza è un fenomeno per cui un parlante applica la struttura (fonologica, morfologica, sintattica, lessicale, pragmatica) della propria lingua materna alla lingua seconda. Barrare tra quelli dati sotto gli eventuali casi di interferenza nel testo di interlingua della domanda precedente: tibo all ENTRAMBI SONO CASI DI INTERFERENZA. NEL PRIMO B PER P, NEL SECONDO LA MANCATA DIFFERENZIAZIONE DELLE FORME DI ARTICOLO IN DIPENDENZA DAL GENERE E NUMERO (SI VEDA LA DISPENSA SULL’ARABO). 9) Indicare quali delle seguenti parole/ frasi sono marcate principalmente dal punto di vista diatopico e quali dal punto di vista diafasico, scrivendo rispettivamente (T) e (F)? F Maria la vogliono tutti (DISLOCAZIONE A SINISTRA, DIVENUTA STANDARD NEL PARLATO, VEDI BERRUTO PAG. 65, ECC.) F che casino! (REGISTRO COLLOQUIALE) F proventi illeciti (REGISTRO ALTO, BUROCRATICO) F a me non mi guarda nessuno (ACCUSATIVO PREPOSIZIONALE CON PRONOME, DIFFUSO ANCHE AL NORD, VEDI BERRUTO PAG. 135, QUINDI NON MARCATO DIATOPICAMENTE) F dovizie (“RICCHEZZE”, LATINISMO, REGISTRO ALTO) T foco (REALIZZAZIONE MONOTTONGATA (O INVECE DI UO) DELL’ESITO DI O BREVE LATINA IN POSIZIONE TONICA, TOSCANA; SI VEDA AD ES. BERRUTO PAG. 98) F mentre invece (LOCUZIONE TIPICA DEL PARLATO IN OGNI PARTE D’ITALIA, ABITUALMENTE CORRETTA NELL’ITALIANO SCOLASTICO) F ma però (LOCUZIONE TIPICA DEL PARLATO IN OGNI PARTE D’ITALIA, ABITUALMENTE CORRETTA NELL’ITALIANO SCOLASTICO) T guardalo bene a Luca (ACCUSATIVO PREPOSIZIONALE CON SINTAGMA NOMINALE PIENO, TIPICO E FREQUENTE AL CENTRO E AL SUD, VEDI BERRUTO PAG. 135) T qualcheduno (FREQUENTE NEL PARLATO AL NORD PER QUALCUNO, VEDI BERRUTO PAG. 192) T citrullo (“STUPIDOTTO”, TOSCANO) F celia (“SCHERZO, BURLA”, REGISTRO ALTO; ANCHE SE IN ORIGINE È TOSCANISMO, NON È PIÙ MARCATO COME TALE) T Cosa vogliamo fare? (IL PRONOME INTERROGATIVO COSA, PER QUANTO IN VIA DI ESTENSIONE E DI ACCETTAZIONE NELLO STANDARD PARLATO, MANTIENE UNA CERTA DI MARCATEZZA DIATOPICA IN QUANTO NON È UTILIZZATO NEL PARLATO E NELLO SCRITTO DA PARLANTI DI PROVENIENZA CENTRALE E MERIDIONALE; SI VEDA BERRUTO PAG. 79, NOTA 24. QUESTO È L’UNICO CASO CHE POTEVA IN EFFETTI ESSERE DUBBIO, IN QUANTO È POSSIBILE INDIVIDUARE UNA NORMA DEL TIPO: STANDARD PARLATO COSA, SCRITTO CHE COSA, SEPPURE QUESTA NORMA APPAIA PIÙ TEORICA CHE EFFETTIVAMENTE RILEVABILE NELLE PRODUZIONI DI UN NUMERO CONSISTENTE DI PARLANTI). T la Maria cosa vuole? (SETTENTRIONALE E TOSCANO, PER LA PRESENZA DELL’ARTICOLO DAVANTI AL NOME PROPRIO E PER IL PRONOME INTERROGATIVO, SU CUI SI VEDA QUANTO NOTATO PER COSA VOGLIAMO FARE?) PROVA 3 INDIRIZZI: F.I.M. E SCIENZE Domande 1, 2, 3, 5, 8: 2 punti per la risposta corretta (totale 10 punti) Domanda 4: 1 punto Domande 6 e 7 (aperte): 3 punti ciascuna (totale 6 punti) Domanda 9: 1 punto per ogni numero in sequenza corretta (tot. 5 punti) Domanda 10: ½ punto per ogni risposta corretta (totale 8 punti) Totale 30 punti; la domanda 11 (aperta) assegna due punti che vengono calcolati per la lode. DOMANDE 1, 2, 3, 4, 5: BARRARE LA RISPOSTA CORRETTA (UNA SOLA!) 1) La maggior variazione diatopica (lungo l’asse spaziale) nelle varietà di italiano riguarda: il livello fonetico il livello sintattico il livello morfologico il livello lessicale il livello pragmatico SI VEDA BERRUTO SOCIOLING., PAG. 96-97. ALCUNE PERSONE HANNO INDICATO IL LIVELLO LESSICALE; BANALMENTE, PERÒ, È FACILE OSSERVARE COME UN PARLANTE VENGA IDENTIFICATO COME PROVENIENTE DA UNA CERTA ZONA D’ITALIA PER LA SUA PRONUNCIA, SENZA CHE UTILIZZI LESSEMI NON APPARTENENTI ALLA VARIETÀ STANDARD. PER QUANTO RIGUARDA LA DENOMINAZIONE DEI LIVELLI, QUESTA È STATA AFFRONTATA A LEZIONE, OLTRE CHE ESSERE SOGGIACENTE ALLA COSTRUZIONE DEL VOLUME DI BASE DI BERRUTO (CORSO ELEMENTARE). NOTE: NON ERA NECESSARIO AVERE PRESENTE UNA DISTINZIONE TEORICA FINE PER RISPONDERE ALLA DOMANDA, E IN EFFETTI ALLA DOMANDA HANNO DATO LA RISPOSTA CORRETTA LA MAGGIOR PARTE DELLE PERSONE. 2) Le varietà di italiano si differenziano soprattutto lungo l’asse diatopico. Secondo voi perché? Perché le varietà di italiano non sono imparentate geneticamente Perché le norme dell’italiano standard non sono conosciute ovunque Perché l’italiano non era varietà nativa ovunque in Italia Perché il rapporto tra distanza geografica e tipo linguistico è lineare Perché il rapporto tra distanza geografica e distanza strutturale delle lingue è lineare ANCHE LA RISPOSTA A QUESTA DOMANDA ERA “DEDUCIBILE” DAI DISCORSI FATTI IN PARTICOLARE NELLA PRIMA LEZIONE RIGUARDO ALLA COSTITUZIONE DELLA LINGUA ITALIANA; SI VEDA PERÒ IN PARTICOLARE BERRUTO, SOCIOLING. PAGG. 58 SGG., PAG. 64 . LA RISPOSTA CORRETTA IN EFFETTI CORRISPONDE A UNA RISPOSTA DEL TIPO “PERCHÉ NELLE VARIE PARTI D’ITALIA SI PARLAVANO DIALETTI (DIVERSI DAL TOSCANO) MENTRE L’ITALIANO ERA LA LINGUA DELLE CLASSI COLTE”. LA RISPOSTA 1 È CHIARAMENTE FALSA (NON SOLO TUTTE LE VARIETÀ DI ITALIANO HANNO UN’ORIGINE COMUNE, MA ANCHE TUTTI QUELLI CHE SONO CHIAMATI “DIALETTI ITALIANI” LA HANNO NEL LATINO). LA RISPOSTA 2 È SBAGLIATA PERCHÉ È CHIARO CHE LE NORME DELL’ITALIANO STANDARD POSSONO ESSERE NOTE A CHIUNQUE, DI QUALSIASI PROVENIENZA; IL GRADO DI CONOSCENZA, CASOMAI, DIPENDE DAL LIVELLO DI ISTRUZIONE. LA NORMA STANDARD PUÒ ESSERSI IMPOSTA CON GRADI DIFFERENTI NELLE DIVERSE PARTI D’ITALIA (VEDI BERRUTO, SOCIOLING., PAG. 61), MA QUESTO NON CORRISPONDE ALLA FORMULAZIONE PROPOSTA. LE RISPOSTE 4 E 5 SONO PRATICAMENTE IDENTICHE, IN QUANTO I TIPI LINGUISTICI SONO INDIVIDUATI TRAMITE SOMIGLIANZE STRUTTURALI (SI VEDA IL CAPITOLO 7 DEL VOLUME DI BASE DI BERRUTO, CORSO ELEMENTARE DI LINGUISTICA GENERALE). NON ERA COMUNQUE NECESSARIO AVERE PRESENTI I CONCETTI ESPOSTI IN QUESTO CAPITOLO PER RISPONDERE ALLA DOMANDA: BASTAVA CHIEDERSI, PIÙ BANALMENTE, SE IL GRADO DI DIVERSITÀ TRA LINGUE ABBIA UNA CORRELAZIONE DIRETTA CON LA DISTANZA GEOGRAFICA TRA I LORO PARLANTI. RIGUARDO A QUESTO SI PUÒ OSSERVARE, PER ESEMPIO, CHE IN AUSTRALIA SI PARLA UNA VARIETÀ DI LINGUA (L’INGLESE D’AUSTRALIA) MENO DISTANTE DALLA VARIETÀ PARLATA NEGLI STATI UNITI (L’INGLESE AMERICANO) DI QUANTO NON SIANO ITALIANO E TEDESCO (CHE SONO GEOGRAFICAMENTE IN CONTATTO). ANALOGHE CONSIDERAZIONI SI POSSONO FARE PER LO SPAGNOLO (IN EUROPA E IN AMERICA); IMMAGINO SIA A TUTTI NOTO CHE IN AUSTRALIA E NEGLI STATI UNITI SI PARLA INGLESE E IN SPAGNA E IN BUONA PARTE DEL SUDAMERICA SI PARLA SPAGNOLO. OLTRE A QUESTE CONSIDERAZIONI “INGENUE”, SI POTREBBE AGGIUNGERE PIÙ TECNICAMENTE CHE ALCUNE LINGUE “SI SOMIGLIANO”, CIOÈ PER ESEMPIO APPARTENGONO ALLO STESSO TIPO MORFOLOGICO O SINTATTICO, SENZA AVERE ALCUNA ALTRA RELAZIONE (NON SONO GENETICAMENTE IMPARENTATE E HANNO UN LESSICO COMPLETAMENTE DIVERSO), PER CUI LA LORO DISTANZA GEOGRAFICA È DEL TUTTO CASUALE; SU QUESTO SI VEDA ANCORA IL CORSO ELEMENTARE DI LINGUISTICA GENERALE, CAP. 7. INFINE ECCO LA PARTE PIÙ IMPORTANTE DEL RAGIONAMENTO (CHE POTEVA PRESCINDERE DA TUTTO QUANTO APPENA DETTO): SE ANCHE SI GIUDICASSERO PLAUSIBILI LE AFFERMAZIONI DELLE RISPOSTE 4 E 5, CIOÈ SI SUPPONESSE UN RAPPORTO LINEARE (PERFINO IN SENSO TECNICO) TRA DISTANZA STRUTTURALE E DISTANZA GEOGRAFICA, QUESTO NON AVREBBE DI PER SÉ RELAZIONE COL FATTO CHE LE VARIETÀ DI ITALIANO SI DIFFERENZINO SOPRATTUTTO DAL PUNTO DI VISTA DIATOPICO (PIÙ CHE DIASTRATICO E DIAFASICO) PERCHÉ APPUNTO L’ESISTENZA DI QUESTO TIPO DI RAPPORTO NON CI DICE NULLA RIGUARDO AGLI ALTRI ASSI DI VARIAZIONE. SI NOTI CHE NELLE ULTIME DUE RISPOSTE FORNITE NON SI FA MENZIONE DI ITALIANO O VARIETÀ DI ITALIANO (CONTRARIAMENTE ALLE ALTRE TRE), E QUINDI BISOGNAVA APPUNTO RAGIONARE IN TERMINI GENERALI E NON LEGATI ALLA SPECIFICA SITUAZIONE ITALIANA (DI CUI SI PARLAVA INVECE NEL QUESITO). NOTE: QUESTA ERA FORSE LA DOMANDA PIÙ COMPLESSA, CHE RICHIEDEVA LA MAGGIOR QUANTITÀ DI RAGIONAMENTO. POTEVA ESSERE SUFFICIENTE PERÒ UN RAGIONAMENTO LOGICO, BASATO SULLA SOLA CONOSCENZA ANCHE VAGA DELL’ORIGINE DELL’ITALIANO (NOTA GENERALMENTE A CHI HA UN DIPLOMA DI SCUOLA SUPERIORE) E DEGLI ASSI DI VARIAZIONE (LA CUI TERMINOLOGIA ERA ALMENO PARZIALMENTE DATA NEL TEST, SI VEDANO LE DOMANDE 1 E 10). IN EFFETTI 47 PERSONE SU 59 HANNO RISPOSTO CORRETTAMENTE ALLA DOMANDA. 3) Scegliere la formulazione corretta: La varietà standard di italiano non esiste La varietà standard di italiano è quella insegnata nelle scuole La varietà standard di italiano è quella codificata nellE grammatiche e insegnata nelle scuole La varietà standard di italiano è data da ciò che è comune alle diverse varietà più ciò che è proprio, appunto, dello standard e che per definizione non è quindi condiviso dalle altre varietà. La varietà standard di italiano è data da ciò che è comune alle diverse varietà meno ciò che è proprio delle varietà parlate colloquiali. SI VEDA BERRUTO, SOCIOLING., PAG. 62. LA RISPOSTA 1 È PALESEMENTE SBAGLIATA. LA 2 È SOLO PARZIALMENTE VERA (CASOMAI POTREBBE ESSERE MODIFICATA IN “DOVREBBE ESSERE INSEGNATA NELLE SCUOLE”), E COSÌ LA 3; SI TRATTA COMUNQUE, NEL CASO DI 2 E 3, DI DEFINIZIONI IN PARTE CIRCOLARI (SI VEDA BERRUTO, SOCIOLING., PAGG. 56-57; SI RICORDI QUANTO DETTO A LEZIONE A PROPOSITO DELLE LINGUE DI MINORANZA). LA RISPOSTA 5 È SBAGLIATA PERCHÉ SPOSTA L’ATTENZIONE SU UN ASSE PARTICOLARE, QUELLO DIAFASICO (“COLLOQUIALI”) E DIAMESICO (“PARLATE”), SENZA ELIMINARE DALLO STANDARD, PER ESEMPIO, TRATTI COMUNI ALL’ITALIANO POPOLARE MARCATO DIASTRATICAMENTE CHE SIANO ESCLUSI DALLE VARIETÀ PARLATE COLLOQUIALI DEI PARLANTI COLTI. INOLTRE ELIMINA DALLO STANDARD TUTTO CIÒ CHE NON È CONDIVISO DA TUTTE LE VARIETÀ. ALLA RISPOSTA 3 È STATO ASSEGNATO UN PUNTO. 4) La norma linguistica individuata con la nozione di “neostandard” (italiano) è di tipo: prescrittivo descrittivo statistico SI VEDA BERRUTO, SOCIOLING., PAG. 61. DELLA DIFFERENZA TRA NORMA PRESCRITTIVA E NORMA DESCRITTIVA SI È PARLATO ANCHE A LEZIONE; LA RISPOSTA 2 (DESCRITTIVO) NON È SBAGLIATA, È SEMPLICEMENTE MENO PRECISA RISPETTO ALLA RISPOSTA 3. DATO CHE BERRUTO DICE ESPLICITAMENTE CHE LA NORMA DI TIPO STATISTICO PUÒ ESSERE CONSIDERATA UN SOTTOTIPO RISPETTO ALLA NORMA DESCRITTIVA, ALLA RISPOSTA “DESCRITTIVO” È STATO ASSEGNATO UN MEZZO PUNTO. 5) Scegliere la migliore riformulazione della frase data tra quelle proposte, secondo i criteri di: a) maggior comprensibilità b) massima aderenza al contenuto originario Un composto contiene almeno due elementi, e ogni sua più piccola particella deve consistere di due o più atomi differenti. Quest’ultima, che non può essere scissa senza alterarne la natura è chiamata molecola. Prendendo l’acqua come esempio avremo che una sua molecola è composta di due atomi di idrogeno e uno di ossigeno. Un composto contiene due elementi; anche ogni sua più piccola particella consiste di due o più atomi. Questa particella non può essere scissa senza alterare la natura del composto stesso, ed è chiamata molecola. Prendendo l’acqua come esempio avremo che una molecola di acqua è composta di due atomi di idrogeno e uno di ossigeno. QUESTA RIFORMULAZIONE SEMPLIFICA LE ANAFORE, MA A PARTE QUESTO NON RAPPRESENTA UN SOSTANZIALE AVANZAMENTO DELLA COMPRENSIBILITÀ. L’ELIMINAZIONE DI ALMENO DALLA PRIMA FRASE COMPORTA UNA MODIFICA SOSTANZIALE DEL SIGNIFICATO (CHE TRA L’ALTRO CREA INCOERENZA CON L’ESPRESSIONE SEGUENTE DUE O PIÙ), IN QUANTO PRODUCE UN SIGNIFICATO DEL TIPO “UN COMPOSTO CONTIENE DUE (SOLO DUE) ELEMENTI”. Un composto è formato da due elementi, e così ogni sua più piccola particella deve consistere di due o più atomi differenti. Il composto non può essere scisso, altrimenti diventa una molecola. Ad esempio per l’acqua abbiamo che la molecola è formata di due atomi di idrogeno e uno di ossigeno. QUESTA RIFORMULAZIONE CONTIENE ALCUNI ERRORI. OLTRE ALL’ELIMINAZIONE DI ALMENO, SU CUI SI VEDA IL COMMENTO ALLA RISPOSTA PRECEDENTE, LA FRASE ALTRIMENTI DIVENTA UNA MOLECOLA MODIFICA DRASTICAMENTE IL SIGNIFICATO DELLA FRASE ORIGINARIA, PRODUCENDO TRA L’ALTRO UN SIGNIFICATO NON ACCETTABILE (NON SI CAPISCE CHE COSA SIA UNA MOLECOLA, CHE DA QUESTA FORMULAZIONE SEMBRA SIA FONDAMENTALMENTE IL RISULTATO DELLA SCISSIONE DEL COMPOSTO). Due elementi formano ogni più piccola particella di un composto. Quest’ultima, che è chiamata molecola, non può essere scissa senza alterare il tipo di composto. L’acqua per esempio è composta di due atomi di idrogeno e uno di ossigeno. IN QUESTA FORMULAZIONE C’È UN’ECCESSIVA CONTRAZIONE DEL TESTO, CHE PRODUCE SIGNIFICATI NON CONTENUTI NELLA FORMULAZIONE ORIGINARIA. NON GENERICAMENTE L’ACQUA, MA OGNI SUA MOLECOLA, È COMPOSTA DA DUE ATOMI ECC. L’ALTERAZIONE RIGUARDA LA NATURA DI COMPOSTO, NON IL TIPO DI COMPOSTO. SI VEDA SOPRA RIGUARDO AD ALMENO. Un composto contiene almeno due elementi, e anche ogni più piccola particella di un composto è formata da almeno due atomi diversi. Le particelle più piccole, che non possono essere scisse senza alterare la natura del composto, sono chiamate molecole. Ad esempio l’acqua contiene due elementi: una molecola d’acqua è composta di due atomi di idrogeno e un atomo di ossigeno. Un composto consiste di particelle più piccole (le molecole) formate da due o più atomi differenti, particelle che non possono essere scisse senza alterare la natura del composto. Esempio: una molecola d’acqua è composta di due atomi di idrogeno e uno di ossigeno. IN QUESTO CASO IL PROBLEMA PRINCIPALE CONSISTE NEL FATTO CHE IL SIGNIFICATO È CAMBIATO: NON È SOLO IL COMPOSTO CHE CONSISTE DI PARTICELLE PIÙ PICCOLE CHIAMATE MOLECOLE. INOLTRE PARTICELLE IN QUESTO TESTO PUÒ ESSERE INTERPRETATO COME LEGATO AD ATOMI, CHE È L’ELEMENTO CHE LO PRECEDE IMMEDIATAMENTE. QUESTA AMBIGUITÀ NON È PRESENTE NEL TESTO ORIGINARIO, RISPETTO AL QUALE QUINDI QUESTO TESTO NON RAPPRESENTA UN MIGLIORAMENTO IN TERMINI DI COMPRENSIBILITÀ. IN QUESTO CASO L’ELIMINAZIONE DI ALMENO NON CREEREBBE PROBLEMA, PERCHÉ ANCHE DUE È ELIMINATO DALLA CARATTERIZZAZIONE DEL COMPOSTO (SI DICE SOLO, A PROPOSITO DEGLI ATOMI, DUE O PIÙ, CHE SIGNIFICA APPUNTO “ALMENO DUE”). NOTE: UNA PERSONA MI HA SUGGERITO DURANTE IL TEST CHE IL TESTO ORIGINARIO (CHE ERA TRATTO DA UN LIBRO DI SCIENZE PER LE SCUOLE SUPERIORI) CONTENESSE UN ERRORE. CHI AVESSE NOTATO UNA COSA DEL GENERE SIA PER QUESTA CHE PER ALTRE DOMANDE POTEVA INDICARLO A MARGINE, MA IN EFFETTI PER IL QUESITO PROPOSTO LA COSA POTEVA RIMANERE IRRILEVANTE, DATO CHE TUTTO DOVEVA ESSERE CONCEPITO A PARTIRE DAL TESTO DATO. PER QUANTO MI RIGUARDA, ANCH’IO AVREI NOTATO UN PICCOLO ERRORE NEL TESTO DI PARTENZA, CIOÈ L’ASSENZA DELLA VIRGOLA DOPO NATURA. 6) Riscrivere il breve testo seguente modificandone le riprese anaforiche in modo da renderle meno ambigue (le riprese sono sottolineate, ma non sono necessariamente solo queste da modificare): Se la superficie laterale del cono si suppone realizzata con un foglio di carta e la si taglia lungo una generatrice, si constata che essa si può distendere sopra un piano (perciò si dice che __ è sviluppabile) e mediante tale distensione si ottiene un settore circolare, il cui raggio è l’apotema del cono e l’arco che lo limita è equivalente alla circonferenza della base del cono. SE TAGLIAMO LUNGO UNA GENERATRICE LA SUPERFICIE LATERALE DI UN CONO REALIZZATA CON UN FOGLIO DI CARTA POSSIAMO DISTENDERE QUESTA SUPERFICIE SOPRA UN PIANO (PERCIÒ SI DICE CHE LA SUPERFICIE È SVILUPPABILE). LA SUPERFICIE DISTESA SU UN PIANO È UN SETTORE CIRCOLARE: IL RAGGIO DI QUESTO SETTORE È (UGUALE AL)L’APOTEMA DEL CONO E L’ARCO CHE LIMITA QUESTO SETTORE È UGUALE/ EQUIVALENTE ALLA CIRCONFERENZA DELLA BASE DEL CONO. OPPURE: SUPPONIAMO DI REALIZZARE LA SUPERFICIE LATERALE DI UN CONO CON UN FOGLIO DI CARTA. TAGLIAMO POI QUESTA SUPERFICIE LUNGO UNA GENERATRICE: IN QUESTO MODO POSSIAMO DISTENDERE LA SUPERFICIE LATERALE DEL CONO SOPRA UN PIANO (PERCIÒ SI DICE CHE LA SUPERFICIE È SVILUPPABILE). LA SUPERFICIE DISTESA SU UN PIANO È UN SETTORE CIRCOLARE: IL RAGGIO DI QUESTO SETTORE È (UGUALE AL)L’APOTEMA DEL CONO E L’ARCO CHE LIMITA QUESTO SETTORE È UGUALE/ EQUIVALENTE ALLA CIRCONFERENZA DELLA BASE DEL CONO. OPPURE (UNA SOLUZIONE FORNITA DA UNA SPECIALIZZANDA): SUPPONGO CHE LA SUPERFICIE LATERALE DEL CONO SIA REALIZZATA CON UN FOGLIO DI CARTA. TAGLIO LA SUPERFICIE LATERALE LUNGO UNA GENERATRICE; POICHÉ CONSTATO CHE LA SUPERFICIE LATERALE SI PUÒ DISTENDERE SOPRA UN PIANO, DICO CHE È SVILUPPABILE. TRAMITE LA DISTENSIONE DELLA SUPERFICIE LATERALE OTTENGO UN SETTORE CIRCOLARE. IL RAGGIO DEL SETTORE CIRCOLARE È L’APOTEMA DEL CONO; L’ARCO CHE LIMITA IL SETTORE CIRCOLARE È EQUIVALENTE ALLA CIRCONFERENZA DELLA BASE DEL CONO. NOTE: IN QUESTA COME NELLA SUCCESSIVA DOMANDA SI RICHIEDEVA UNA MODIFICA DI SPECIFICI TRATTI DEL TESTO ORIGINARIO (IN QUESTO CASO LA RIDUZIONE DELL’AMBIGUITÀ DEI NESSI ANAFORICI, NEL SUCCESSIVO I LIVELLI DI SUBORDINAZIONE), SENZA CHE QUESTO DOVESSE AVERE DI PER SÉ RIPERCUSSIONI SUL GRADO DI COMPRENSIBILITÀ, O ANCORA MENO DI SINTESI, DEL TESTO PRODOTTO RISPETTO A QUELLO ORIGINARIO. TALI MODIFICHE INFATTI NON ERANO RICHIESTE NÉ ESPLICITAMENTE NÉ IMPLICITAMENTE. PER QUESTO QUESITO HO SPECIFICATO CHE POTEVANO RENDERSI NECESSARIE MODIFICHE NON LEGATE SOLO ALLE RIPRESE ANAFORICHE PERCHÉ SAPEVO CHE ERA PRATICAMENTE IMPOSSIBILE MODIFICARE ESCLUSIVAMENTE QUESTE. LA SOTTOLINEATURA DELLE RIPRESE ANAFORICHE SERVIVA ANCHE A RICHIAMARE ALLA MENTE IL CONCETTO (NON ERA CIOÈ DEL TUTTO NECESSARIO RICORDARSI A MEMORIA CHE COSA FOSSE UN’ANAFORA). ALCUNE PERSONE HANNO DISAMBIGUATO IN MODO SCORRETTO L’ULTIMA ANAFORA, INTERPRETANDO LO COME RIFERITO AL CONO (MENTRE L’ARCO LIMITA IL SETTORE CIRCOLARE, NON IL CONO) IL CHE DIMOSTRA, APPUNTO, CHE LE ANAFORE POSSONO ESSERE AMBIGUE. 7) Riscrivere il breve testo seguente riducendone i livelli di subordinazione: La legge di Hardy-Weinberg mette in risalto che la ricombinazione sessuale, pur variando le combinazioni dei geni nei singoli individui, favorendo così la comparsa di nuovi genotipi, non può cambiare, Nel suo complesso, la composizione del pool genetico di una popolazione. LA RICOMBINAZIONE SESSUALE VARIA LE COMBINAZIONI DEI GENI NEI SINGOLI INDIVIDUI E FAVORISCE QUINDI LA COMPARSA DI NUOVI GENOTIPI. TUTTAVIA LA LEGGE DI HARDY-WEINBERG METTE IN RISALTO COME LA RICOMBINAZIONE SESSUALE NON POSSA CAMBIARE LA COMPOSIZIONE COMPLESSIVA/ NON POSSA CAMBIARE NEL SUO COMPLESSO LA COMPOSIZIONE DEL POOL GENETICO DI UNA POPOLAZIONE. OPPURE (UNA SOLUZIONE FORNITA DA UNA SPECIALIZZANDA): LA RICOMBINAZIONE SESSUALE VARIA LE COMBINAZIONI DEI GENI NEI SINGOLI INDIVIDUI E FAVORISCE LA COMPARSA DI NUOVI GENOTIPI, MA NON PUÒ CAMBIARE LA COMPOSIZIONE DEL POOL GENETICO DI UNA POPOLAZIONE NEL SUO COMPLESSO, COME È MESSO IN RISALTO DALLA LEGGE DI HARDY-WEINBERG. NOTA: QUESTE SOLUZIONI NON ELIMINANO TOTALMENTE LA SUBORDINAZIONE (RIMANE UNA FRASE SUBORDINATA, INTRODOTTA DA COME), MA RIDUCONO NETTAMENTE I LIVELLI DI SUBORDINAZIONE (CHE ERANO 3, CON INCASTRO), COME RICHIESTO. 8) Tra i tratti del neostandard italiano Berruto indica (barrare la risposta corretta): Queste equazioni le dovete fare tutte (dislocazione a sinistra) Son mica matto! (riduzione della negazione) (QUESTO TRATTO NON È INDICATO COME IN VIA DI STANDARDIZZAZIONE, MA ANZI È CONSIDERATO MARCATO COME BASSO (SI VEDA BERRUTO, SOCIOLING., PAG. 30, TESTO COMMENTATO A LEZIONE). Queste equazioni le dovete fare tutte (dislocazione a sinistra) Penso che devi venire anche tu. (sostituzione del congiuntivo presente con l’indicativo) Cosa vorresti dire? (pronome interrogativo cosa) Hai visto tutti i ragazzi che gli hanno dato il premio (frase relativa con che + clitico e generalizzazione del pronome dativo gli) (ANCHE SE LA GENERALIZZAZIONE DEL PRONOME DATIVO GLI È INDICATO COME PARTE DEL NEOSTANDARD, LA FRASE RELATIVA CON CHE INVARIABILE NON LO È: È TIPICA INFATTI O DELL’ITALIANO POPOLARE E COLLOQUIALE SUBSTANDARD, SI VEDA BERRUTO, SOCIOLING., PAGG. 123 SGG., 192) Queste equazioni le dovete fare tutte (dislocazione a sinistra) Che cosa vorresti dire? (pronome interrogativo che cosa) CHE COSA È LA FORMA STANDARD CANONICA DEL PRONOME INTERROGATIVO, NON UNA FORMA DEL NEOSTANDARD (SI VEDA BERRUTO, SOCIOLING., PAG. 79) Hai visto tutti i ragazzi che gli hanno dato il premio (frase relativa con che + clitico e generalizzazione del pronome dativo gli) (VEDI SOPRA, RISPOSTA 3) Passiamo all’argomento di cui è possibile averne più notizie (fissazione della ripresa col clitico ne) NOTE: PER QUESTA DOMANDA SI VEDA IN GENERALE IL CAP. 2 DI BERRUTO, SOCIOLING., IN PARTICOLARE PAGG. 62 SGG., IL CAP. 3 (PER LE PARTI IN PROGRAMMA), E I TESTI COMMENTATI IN FONDO AL VOLUME (PAGG. 187-195). SI VEDA ANCHE LA DOMANDA 4 DELLE PROVE 1 E 2 PER I RIMANDI. 9) Ordinare le seguenti frasi dalla più formale alla meno formale apponendo numeri progressivi. Esempio: Non hanno superato l’esame di Diritto Privato. 2 Li hanno bocciati a privato. 3 Sono stati respinti all’esame di Diritto Privato. 1 A loro li hanno bocciati a privato. 5 Privato non l’hanno passato. 4 Penso che le strutture debbano essere messe nelle condizioni migliori per funzionare. 4 Riteniamo che sia necessario porre in essere ogni condizione affinché le strutture possano dispiegare tutta la loro potenzialità. 1 Le strutture devono essere messe in condizione di funzionare. 5 Ritengo che si debbano mettere le strutture in grado di funzionare al meglio. 3 Ritengo che sia necessario attuare ogni condizione che consenta alle strutture di funzionare nella maniera migliore. 2 NOTA: IN GENERALE PER ORDINARE QUESTA SEQUENZA BISOGNAVA SEGUIRE IL TIPO DI ANALISI FORNITA PER LA SERIE DI FRASI RIPORTATE E COMMENTATE IN BERRUTO, PAGG. 30-34, E ANALIZZATA A LEZIONE (SI VEDANO I LUCIDI). LA FRASE CON IL NUMERO 1 RAPPRESENTA UNA LIEVISSIMA MODIFICAZIONE DELL’INIZIO DEL TESTO ESEMPLIFICATIVO DELL’ ITALIANO BUROCRATICO RIPORTATO E COMMENTATO DA BERRUTO, PAG.188. 3 PRECEDE 4 PER LA PRESENZA DI RITENERE RISPETTO A PENSARE, E DEL PASSIVO (IMPERSONALE) SI DEBBANO. 10) Indicare quali delle seguenti parole/ frasi sono marcate principalmente dal punto di vista diatopico (spazio) e quali dal punto di vista diafasico (situazione comunicativa, registro), scrivendo rispettivamente (T) e (F). F mentre invece (LOCUZIONE TIPICA DEL PARLATO IN OGNI PARTE D’ITALIA, ABITUALMENTE CORRETTA NELL’ITALIANO SCOLASTICO) F udire (REGISTRO ALTO; NEL PARLATO È UTILIZZATO COME SINONIMO SENTIRE) T Cosa vogliamo fare? (IL PRONOME INTERROGATIVO COSA, PER QUANTO IN VIA DI ESTENSIONE E DI ACCETTAZIONE NELLO STANDARD PARLATO, MANTIENE UNA CERTA DI MARCATEZZA DIATOPICA IN QUANTO NON È UTILIZZATO NEL PARLATO E NELLO SCRITTO DA PARLANTI DI PROVENIENZA CENTRALE E MERIDIONALE; SI VEDA BERRUTO PAG. 79, NOTA 24. QUESTO È L’UNICO CASO CHE POTEVA IN EFFETTI ESSERE DUBBIO, IN QUANTO È POSSIBILE INDIVIDUARE UNA NORMA DEL TIPO: STANDARD PARLATO COSA, SCRITTO CHE COSA, SEPPURE QUESTA NORMA APPAIA PIÙ TEORICA CHE EFFETTIVAMENTE RILEVABILE NELLE PRODUZIONI DI UN NUMERO CONSISTENTE DI PARLANTI). F a me non me ne dare (DISLOCAZIONE A SINISTRA, SI VEDA BERRUTO PAG. 65, 191; QUESTIONARIO DI AUTOVALUTAZIONE) F dovizia (“RICCHEZZA”, LATINISMO, REGISTRO ALTO) T voialtri (FREQUENTE NEL PARLATO AL NORD (E IN TOSCANA), VEDI BERRUTO PAG. 192) F che fortuna! (REGISTRO COLLOQUIALE) F ma però (LOCUZIONE TIPICA DEL PARLATO IN OGNI PARTE D’ITALIA, ABITUALMENTE CORRETTA NELL’ITALIANO SCOLASTICO) T a Maria la vogliono tutti (ACCUSATIVO PREPOSIZIONALE CON SINTAGMA NOMINALE PIENO, TIPICO E FREQUENTE AL CENTRO E AL SUD, VEDI BERRUTO PAG. 135) F sovrano (REGISTRO ALTO PER “RE”; USATO ANCHE IN RIFERIMENTO A NOMI NON ANIMATI) T rumare (“MESCOLARE, RIMESTARE”, TOSCANO) F proventi illeciti (REGISTRO ALTO, BUROCRATICO) F rieccoci (REGISTRO COLLOQUIALE) T che cerchi? (PRONOME INTERROGATIVO CHE, SI VEDA BERRUTO PAG. 79; QUESTIONARIO DI AUTOVALUTAZIONE) F ma dimmi un po’…(REGISTRO COLLOQUIALE) T prova te! (FORMA DEL PRONOME SOGGETTO, SETTENTRIONALE E TOSCANO; QUESTIONARIO DI AUTOVALUTAZIONE) 11) Scrivere due esempi di parole o frasi marcate diatopicamente (del tipo della domanda precedente): RISPOSTA TOTALMENTE APERTA CON MOLTISSIME POSSIBILITÀ DI RISPOSTA (SI VEDANO TRA L’ALTRO GLI ESEMPI DELL’ULTIMA DOMANDA DELLE PROVE 1 E 2). I PUNTI SONO STATI ASSEGNATI INDIPENDENTEMENTE DAL PUNTEGGIO TOTALE (CIOÈ NON SONO STATI CALCOLATI ESCLUSIVAMENTE PER LA LODE). PROVA 4 INDIRIZZI: F.I.M. E SCIENZE PUNTEGGI COME PROVA 3. DOMANDE 1, 2, 3, 4, 5: BARRARE LA RISPOSTA CORRETTA 1) Le varietà di italiano si differenziano soprattutto lungo l’asse diatopico (asse spaziale). Perché? Perché il rapporto tra distanza geografica e tipo linguistico è lineare Perché le norme dell’italiano standard non sono conosciute ovunque Perché l’italiano non era varietà nativa ovunque in Italia Perché le varietà di italiano non sono imparentate geneticamente Perché il rapporto tra distanza geografica e distanza strutturale delle lingue è lineare SI VEDA LA PROVA 3, DOMANDA 2. 2) La maggior variazione diatopica nelle varietà di italiano riguarda: il livello morfologico il livello sintattico il livello fonetico il livello lessicale il livello pragmatico SI VEDA LA PROVA 3, DOMANDA 1. 3) Scegliere la formulazione corretta: La varietà standard di italiano è quella insegnata nelle scuole La varietà standard di italiano è data da ciò che è comune alle diverse varietà meno ciò che è proprio delle varietà parlate colloquiali. La varietà standard di italiano non esiste La varietà standard di italiano è quella codificata nellE grammatiche e insegnata nelle scuole La varietà standard di italiano è data da ciò che è comune alle diverse varietà più ciò che è proprio, appunto, dello standard e che per definizione non è quindi condiviso dalle altre varietà. SI VEDA LA PROVA 3. 4) La norma linguistica individuata con la nozione di “neostandard” è di tipo: statistico prescrittivo descrittivo SI VEDA LA PROVA 3. 5) Scegliere la migliore riformulazione della frase data tra quelle proposte, secondo i criteri di: a) maggior comprensibilità b) massima aderenza al contenuto originario Un composto contiene almeno due elementi, e ogni sua più piccola particella deve consistere di due o più atomi differenti. Quest’ultima, che non può essere scissa senza alterarne la natura è chiamata molecola. Prendendo l’acqua come esempio avremo che una sua molecola è composta di due atomi di idrogeno e uno di ossigeno. Un composto consiste di particelle più piccole (le molecole) formate da due o più atomi differenti, particelle che non possono essere scisse senza alterare la natura del composto. Esempio: una molecola d’acqua è composta di due atomi di idrogeno e uno di ossigeno. Un composto contiene due elementi; anche ogni sua più piccola particella consiste di due o più atomi. Questa particella non può essere scissa senza alterare la natura del composto stesso, ed è chiamata molecola. Prendendo l’acqua come esempio avremo che una molecola di acqua è composta di due atomi di idrogeno e uno di ossigeno. Un composto è formato da due elementi, e così ogni sua più piccola particella deve consistere di due o più atomi differenti. Il composto non può essere scisso, altrimenti diventa una molecola. Ad esempio per l’acqua abbiamo che la molecola è formata di due atomi di idrogeno e uno di ossigeno. Due elementi formano ogni più piccola particella di un composto. Quest’ultima, che è chiamata molecola, non può essere scissa senza alterare il tipo di composto. L’acqua per esempio è composta di due atomi di idrogeno e uno di ossigeno. Un composto è formato da almeno due elementi, e anche ogni più piccola particella di un composto è formata da almeno due atomi diversi. Le particelle più piccole, che non possono essere scisse senza alterare la natura del composto, sono chiamate molecole. Ad esempio l’acqua contiene due elementi: una molecola d’acqua è composta di due atomi di idrogeno e un atomo di ossigeno. SI VEDA LA PROVA 3. 6) Riscrivere il breve testo seguente modificandone le riprese anaforiche in modo da renderle meno ambigue (le riprese sono sottolineate, ma non sono necessariamente solo queste da modificare): Se la superficie laterale del cono si suppone realizzata con un foglio di carta e la si taglia lungo una generatrice, si constata che essa si può distendere sopra un piano (perciò si dice che __ è sviluppabile) e mediante tale distensione si ottiene un settore circolare, il cui raggio è l’apotema del cono e l’arco che lo limita è equivalente alla circonferenza della base del cono. SI VEDA LA PROVA 3. 7) Riscrivere il breve testo seguente riducendone i livelli di subordinazione: Infatti Darwin, alle prese con questo problema fondamentale, modificò alquanto il suo punto di vista, come si può vedere nelle ultime edizioni de “L’origine delle specie”, avvicinandosi a un punto di vista più lamarckiano, accettando la premessa di Lamarck secondo la quale anche i caratteri acquisiti possono essere ereditati. DARWIN SI TROVAVA DI FRONTE A QUESTO PROBLEMA FONDAMENTALE E MODIFICÒ ALQUANTO IL SUO PUNTO DI VISTA. QUESTO SI PUÒ VEDERE NELLE ULTIME EDIZIONI DE “L’ORIGINE DELLE SPECIE”. SI AVVICINÒ INFATTI A UN PUNTO DI VISTA LAMARCKIANO: ACCETTÒ LA PREMESSA DI LAMARCK. TALE PREMESSA È CHE ANCHE I CARATTERI ACQUISITI POSSONO ESSERE EREDITATI. OPPURE: ALLE PRESE CON QUESTO PROBLEMA FONDAMENTALE DARWIN MODIFICÒ ALQUANTO IL SUO PUNTO DI VISTA. QUESTO SI PUÒ VEDERE NELLE ULTIME EDIZIONI DE “L’ORIGINE DELLE SPECIE”. SI AVVICINÒ INFATTI AL PUNTO DI VISTA DI LAMARCK E NE ACCETTÒ LA PREMESSA. TALE PREMESSA È (COSÌ FORMULABILE): ANCHE I CARATTERI ACQUISITI POSSONO ESSERE EREDITATI. OPPURE (UNA SOLUZIONE FORNITA DA UNA SPECIALIZZANDA): DARWIN ERA ALLE PRESE CON QUESTO PROBLEMA FONDAMENTALE E MODIFICÒ ALQUANTO IL SUO PUNTO DI VISTA. QUESTO LO SI PUÒ VEDERE NELLE ULTIME EDIZIONI DE “L’ORIGINE DELLE SPECIE”, DOVE SI AVVICINA A UN PUNTO DI VISTA PIÙ LAMARCKIANO E ACCETTA LA PREMESSA DI LAMARCK IL QUALE AFFERMA CHE ANCHE I CARATTERI ACQUISITI POSSONO ESSERE EREDITATI. NOTE: COME SI PUÒ VEDERE, È QUASI IMPOSSIBILE ELIMINARE DEL TUTTO LA SUBORDINAZIONE, ANCHE SE LE PRIME DUE SOLUZIONI FORNITE SONO PARTICOLARMENTE “DRASTICHE” A QUESTO RIGUARDO (NELLA PRIMA RIMANE SOLO LA SUBORDINATA CHE ANCHE I CARATTERI ACQUISITI POSSONO ESSERE EREDITATI, NELLA SECONDA SEMPLICEMENTE NON VIENE SCIOLTA LA SEMI-NOMINALIZZAZIONE ALLE PRESE CON). TALE MODIFICA NON ERA IN EFFETTI DEL TUTTO NECESSARIA, DATO CHE SI RICHIEDEVA SOLO DI RIDURRE I LIVELLI DI SUBORDINAZIONE (NON DI ELIMINARE TOTALMENTE LA SUBORDINAZIONE). 8) Tra i tratti del neostandard italiano Berruto indica (barrare la risposta corretta): Queste equazioni le dovete fare tutte (dislocazione a sinistra) Hai visto tutti i ragazzi che gli hanno dato il premio (frase relativa con che + clitico e generalizzazione del pronome dativo gli) Queste equazioni le dovete fare tutte (dislocazione a sinistra) Son mica matto! (riduzione della negazione) Cosa vorresti dire? (pronome interrogativo cosa) Queste equazioni le dovete fare tutte (dislocazione a sinistra) Hai visto tutti i ragazzi che gli hanno dato il premio (frase relativa con che + clitico e generalizzazione del pronome dativo gli) Che cosa vorresti dire? (pronome interrogativo che cosa) Penso che devi venire anche tu. (sostituzione del congiuntivo presente con l’indicativo) Passiamo all’argomento di cui è possibile averne più notizie (fissazione della ripresa col clitico ne) NOTE: ERANO POSSIBILI ENTRAMBE LE RISPOSTE, E SONO STATI ASSEGNATI DUE PUNTI IN ENTRAMBI I CASI. LA PRESENZA DI DUE RISPOSTE VALIDE NON È VOLUTA MA È DOVUTA A UNA SVISTA NELLA RICOMBINAZIONE DELLE RISPOSTE (NELLA DOMANDA 3 AVREBBE DOVUTO ESSERCI CHE COSA INVECE DI COSA). PER GLI ALTRI TRATTI SI VEDA LA PROVA 3 (E ANCHE LA DOMANDA 4 DELLE PROVE 1 E 2 PER I RIMANDI). PER QUESTA DOMANDA COMUNQUE SI VEDA IN GENERALE IL CAP. 2 DI BERRUTO, SOCIOLING., IN PARTICOLARE PAGG. 62 SGG., IL CAP. 3 (PER LE PARTI IN PROGRAMMA), E I TESTI COMMENTATI IN FONDO AL VOLUME (PAGG. 187-195). 9) Ordinare le seguenti frasi dalla più formale alla meno formale apponendo numeri progressivi. Esempio: Non hanno superato l’esame di Diritto Privato. 2 Li hanno bocciati a privato. 3 Sono stati respinti all’esame di Diritto Privato. 1 A loro li hanno bocciati a privato. 5 Privato non l’hanno passato. 4 Penso che le strutture debbano essere messe nelle condizioni migliori per funzionare. 4 Riteniamo che sia necessario porre in essere ogni condizione affinché le strutture possano dispiegare tutta la loro potenzialità. 1 Le strutture devono essere messe in condizione di funzionare. 5 Ritengo che si debbano mettere le strutture in grado di funzionare al meglio. 3 Ritengo che sia necessario attuare ogni condizione che consenta alle strutture di funzionare nella maniera migliore. 2 SI VEDA LA PROVA 3. 10) Indicare quali delle seguenti parole/ frasi sono marcate principalmente dal punto di vista diatopico (spazio) e quali dal punto di vista diafasico (situazione comunicativa, registro), scrivendo rispettivamente (T) e (F). F che fortuna! (REGISTRO COLLOQUIALE) T che cerchi? (PRONOME INTERROGATIVO CHE, SI VEDA BERRUTO PAG. 79; QUESTIONARIO DI AUTOVALUTAZIONE) F sovrano (REGISTRO ALTO PER “RE”; USATO ANCHE IN RIFERIMENTO A NOMI NON ANIMATI) F a me non me ne dare (DISLOCAZIONE A SINISTRA, SI VEDA BERRUTO PAG. 65, 191; QUESTIONARIO DI AUTOVALUTAZIONE) F dovizie (“RICCHEZZE”, LATINISMO, REGISTRO ALTO) T spatuzati (“SPETTINATI”, PIEM., SI VEDA BERRUTO PAG. 170) F mentre invece (LOCUZIONE TIPICA DEL PARLATO IN OGNI PARTE D’ITALIA, ABITUALMENTE CORRETTA NELL’ITALIANO SCOLASTICO) F ma però (LOCUZIONE TIPICA DEL PARLATO IN OGNI PARTE D’ITALIA, ABITUALMENTE CORRETTA NELL’ITALIANO SCOLASTICO) F quando ebbe finito (TRAPASSATO REMOTO, TIPICO DELLO SCRITTO) T Cosa vogliamo fare? (IL PRONOME INTERROGATIVO COSA, PER QUANTO IN VIA DI ESTENSIONE E DI ACCETTAZIONE NELLO STANDARD PARLATO, MANTIENE UNA CERTA DI MARCATEZZA DIATOPICA IN QUANTO NON È UTILIZZATO NEL PARLATO E NELLO SCRITTO DA PARLANTI DI PROVENIENZA CENTRALE E MERIDIONALE; SI VEDA BERRUTO PAG. 79, NOTA 24. QUESTO È L’UNICO CASO CHE POTEVA IN EFFETTI ESSERE DUBBIO, IN QUANTO È POSSIBILE INDIVIDUARE UNA NORMA DEL TIPO: STANDARD PARLATO COSA, SCRITTO CHE COSA, SEPPURE QUESTA NORMA APPAIA PIÙ TEORICA CHE EFFETTIVAMENTE RILEVABILE NELLE PRODUZIONI DI UN NUMERO CONSISTENTE DI PARLANTI). T rumare (“MESCOLARE, RIMESTARE”, TOSCANO) F lo vide (PASSATO REMOTO, UTILIZZATO NELLO SCRITTO IN OGNI PARTE D’ITALIA. NEL PARLATO È UTILIZZATO IN ALCUNE PARTI D’ITALIA, MA DATO CHE LA SUA ESTENSIONE COPRE SIA LA VARIETÀ DI PRESTIGIO (IL TOSCANO) CHE VARIETÀ NON DI PRESTIGIO (VARIETÀ MERIDIONALI), NON SI PUÒ RITENERE MARCATO DIATOPICAMENTE SE NON IN CONNESSIONE CON UNA VARIAZIONE DI TIPO DIAFASICO: SOLO SE È PRONUNCIATO, MA NON IN OGNI CASO IN CUI È PRONUNCIATO, PUÒ ESSERE CONSIDERATO DIATOPICO; È INFATTI FORMA APPARTENENTE ALLO STANDARD CANONICO, NON LEGATA IN ORIGINE AD ALCUNA VARIETÀ LOCALE, COME È IL CASO PER ESEMPIO DI COSA) F rieccoci (REGISTRO COLLOQUIALE) F udire (REGISTRO ALTO; NEL PARLATO È UTILIZZATO COME SINONIMO SENTIRE) T prova te! (FORMA DEL PRONOME SOGGETTO, SETTENTRIONALE E TOSCANO; SI VEDA IL QUESTIONARIO DI AUTOVALUTAZIONE) F ma dimmi un po’…(REGISTRO COLLOQUIALE) 11) Scrivere due esempi di parole o frasi marcate diafasicamente (del tipo della domanda precedente): RISPOSTA TOTALMENTE APERTA CON MOLTISSIME POSSIBILITÀ DI RISPOSTA (SI VEDANO TRA L’ALTRO GLI ESEMPI DELL’ULTIMA DOMANDA DELLE PROVE 1 E 2). I PUNTI SONO STATI ASSEGNATI INDIPENDENTEMENTE DAL PUNTEGGIO TOTALE (CIOÈ NON SONO STATI CALCOLATI ESCLUSIVAMENTE PER LA LODE). OSSERVAZIONI A MARGINE IL FATTO CHE IL TEST IMPLICHI ANCHE FORME DI ESERCIZIO CHE NON SONO STATE AFFRONTATE IN MODO APPROFONDITO A LEZIONE HA CREATO PROBLEMI A QUALCUNO. TUTTAVIA, GLI ARGOMENTI TOCCATI DAL TEST ERANO STATI CENTRALI NELLE LEZIONI OPPURE NELLE LETTURE INDICATE, IN PARTICOLARE NEL TESTO INDICATO COME FONDAMENTALE, CIOÈ LA SOCIOLINGUISTICA DELL’ITALIANO CONTEMPORANEO DI BERRUTO. INOLTRE, L’OSSERVAZIONE DI MATERIALE LINGUISTICO CONCRETO È STATO OGGETTO DI LEZIONI (IN PARTICOLARE DEL COMMENTO SUL QUESTIONARIO DI AUTOVALUTAZIONE, MA NON SOLO: SI VEDANO IL FILE “LEGGIBILITÀ” E IL FILE CON I LUCIDI); È CHIARO CHE 10 ORE DI LEZIONE (CHE IN REALTÀ SONO 7 E MEZZO) NON CONSENTONO MOLTO DI PIÙ. A PARTE QUESTO, L’APPLICAZIONE DI ALCUNE NOZIONI MI PARE UN SALTO CHE È LEGITTIMO CHIEDERE AL LIVELLO DI SCOLARIZZAZIONE E DI CULTURA DI SPECIALIZZANDI PER L’INSEGNAMENTO SECONDARIO. SE NON ALTRO, È UN PRESUPPOSTO FORSE SPESSO IMPLICITO MA CRUCIALE IL FATTO CHE TUTTO CIÒ CHE VIENE TRASMESSO NEI CORSI DI SPECIALIZZAZIONE, E IN PARTICOLARE IN QUELLI DELL’AREA 1, DEBBA SFOCIARE IN UNA QUALCHE FORMA DI TRADUZIONE DELLE IDEE APPRESE NELLA PRASSI EDUCATIVA. PERCIÒ CONCEPIRE IL TEST COME SOLLECITAZIONE DI ABILITÀ APPLICATIVE ANCHE SENZA TRAINING SPECIFICO NON MI SEMBRA UN METODO DI VALUTAZIONE DEL TUTTO ILLEGITTIMO, PER QUANTO RICHIEDA UN NOTEVOLE SFORZO. ALTRO PROBLEMA È QUELLO DELL’”OPINABILITÀ” DELLE RISPOSTE. SU QUESTO PUNTO VORREI DISTINGUERE PIÙ CASI DIVERSI. RIGUARDO ALL’ULTIMO ESERCIZIO (INDICARE CON T/F LA MARCATEZZA DIATOPICA E DIAFASICA RISPETTIVAMENTE), INVITO A RIFLETTERE SUI SEGUENTI PUNTI PER LIMITARE I POSSIBILI DUBBI: 1) QUANDO UNO DICE “MA NOI LO DICIAMO ABITUALMENTE” INDIVIDUA UN TIPO DI MARCATEZZA. IL TIPO DI MARCATEZZA DIPENDE DA CHI È INCLUSO IN QUESTO “NOI” (AD ES. “NOI GIOVANI” VS. “NOI DEL NORD”) E DA CHE COSA SIGNIFICA “DICIAMO ABITUALMENTE” (DICIAMO IN SENSO LATO, OPPURE DICIAMO VS. SCRIVIAMO, “ABITUALMENTE” = “SEMPRE”, OPPURE = “DI SOLITO QUANDO PARLIAMO TRA NOI”) 2) LA DOMANDA RICHIEDE DI INDIVIDUARE MARCATEZZE STRETTAMENTE SINCRONICHE, PER LE QUALI IN GENERE NON È AFFATTO RILEVANTE LA FONTE DELLA PAROLA O DELLA COSTRUZIONE (QUESTO VALE SOPRATTUTTO PER GLI SPECIALIZZANDI DELL’INDIRIZZO LINGUISTICO-LETTERARIO, CHE POSSONO ESSERE PORTATI A FARE CONSIDERAZIONI ETIMOLOGICHE CHE SPESSO NON SONO (ORMAI) PIÙ RILEVANTI) 3) I GIUDIZI DI ACCETTABILITÀ DATI DAI PARLANTI NATIVI INSIEME ALLE ANALISI STATISTICHE DELL’USO SONO L’UNICO CRITERIO FINO AD OGGI UTILIZZATO PER STABILIRE SE UNA DATA FORMA (NEL SENSO PIÙ VASTO DEL TERMINE) APPARTIENE O MENO A UN DETERMINATO CODICE. I GIUDIZI DI ACCETTABILITÀ NON SONO SEMPRE UNIVOCI, TANTO CHE SPESSO INVECE DELL’ASTERISCO, CHE È CONVENZIONALMENTE USATO PER INDICARE FRASI NON ITALIANE (COSÌ COME NON INGLESI, NON SARDE, ECC.), VENGONO USATI PUNTI INTERROGATIVI PER INDICARE VARIAZIONE NEI GIUDIZI DI ACCETTABILITÀ (NON TUTTI I PARLANTI INTERPELLATI DANNO LE STESSE VALUTAZIONI). TUTTAVIA I GIUDIZI DI ACCETTABILITÀ NON SONO QUALCOSA DI COMPLETAMENTE ARBITRARIO, DATO CHE I CASI DUBBI SONO STATISTICAMENTE UNA MINORANZA (*UN CANE BELLA È INACCETTABILE PER QUALUNQUE PARLANTE ITALIANO), E DATO CHE IL CODICE COMUNQUE FUNZIONA (CIOÈ CONSENTE LA COMUNICAZIONE). SE IL GIUDIZIO DEL PARLANTE PUÒ ESSERE PRESO A UNITÀ DI MISURA DELLA LINGUA, SE LA LINGUA È UN CODICE BASATO SU UNA CONVENZIONE, QUESTO NON SIGNIFICA CHE LA VALUTAZIONE DEI FATTI LINGUISTICI SIA DEL TUTTO ARBITRARIA. QUESTO SIA DETTO SOPRATTUTTO PER GLI SPECIALIZZANDI DEGLI INDIRIZZI SCIENTIFICI, CHE TENDONO A VEDERE IN OGNI INTERVENTO DELLA VALUTAZIONE PERSONALE UNA AUTOMATICA RIDUZIONE DEL GRADO DI VERIDICITÀ E DELLE POSSIBILITÀ DI FALSIFICAZIONE DI UN’AFFERMAZIONE. SE IL PROBLEMA È CHE LA VALUTAZIONE STATISTICA NON PUÒ ESSERE FATTA ESTEMPORANEAMENTE, SI VEDA IL PUNTO 4 (QUALCUNALTRO L’HA GIÀ FATTA, ANCHE SE IN GENERE CALCOLI INEQUIVOCABILI SULLE FREQUENZE SONO MOLTO LUNGHI E NON SEMPRE SONO DISPONIBILI; SI VEDA IL LESSICO DI FREQUENZA DELL ’ITALIANO PARLATO). IN OGNI MODO, UNA VALUTAZIONE DEI FATTI LINGUISTICI BASATA UNICAMENTE SUL CONFORMARSI O MENO A UNA NORMA DATA DALL’ESTERNO, QUALE È LA VALUTAZIONE DELLA LINGUA CHE VIENE DATA TRADIZIONALMENTE, È INATTACCABILE MA INUTILE DAL PUNTO DI VISTA SCIENTIFICO, COME LO È UNA VISIONE FIDEISTICA DELLA CREAZIONE IN CONTRAPPOSIZIONE A UNA TEORIA EVOLUZIONISTICA. 4) NEL TESTO DI BERRUTO VENGONO DATE VALUTAZIONI AL RIGUARDO 5) IL FATTO CHE UNA FORMA SIA INDICATA COME STANDARD O IN VIA DI STANDARDIZZAZIONE NON IMPLICA NECESSARIAMENTE CHE SIA STATO COMPLETAMENTE PERSO OGNI TIPO DI MARCATEZZA DIATOPICA, COM’È IL CASO DEL PRONOME INTERROGATIVO COSA. QUESTO PUÒ ACCADERE, PER ESEMPIO, QUANDO UNA FORMA APPARTIENE A UNA VARIETÀ DIATOPICA CHE HA ASSUNTO VALORI DI PRESTIGIO, COME È IL CASO DEL TOSCANO E, IN MISURA MINORE E SOLO IN TEMPI RECENTI, DELLE VARIETÀ SETTENTRIONALI. RIGUARDO AGLI ALTRI TIPI DI DOMANDA, INVECE, IN PARTICOLARE LE RIFORMULAZIONI DI TESTI, LE SOLUZIONI POSSIBILI NATURALMENTE POSSONO ESSERE PIÙ DI UNA, E I PUNTEGGI VENGONO DATI SULLA BASE DELLE CORREZIONI FATTE (AD ES., A SECONDA DI QUELLO CHE VENIVA RICHIESTO, SE IL TESTO RIFORMULATO SI DISCOSTA TROPPO DA QUELLO ORIGINARIO, OPPURE SI DISCOSTA IN MANIERA NON RICHIESTA, OPPURE SE NON È MODIFICATA UNA FORMA CHE SI DOVEVA MODIFICARE PERCHÉ SI RICHIEDEVA MAGGIORE COMPRENSIBILITÀ O SINTESI O ADERENZA ALL’ITALIANO STANDARD. SI VEDANO SOPRA LE SOLUZIONI DEI SINGOLI QUESITI. I TESTI DI ITALIANO L2 (INDIRIZZI DI LINGUE E LETTERE) RISULTANO AD ALCUNI POCO COMPRENSIBILI; TUTTAVIA, LO SFORZO PER USCIRE DAI PROPRI SCHEMI LINGUISTICI ED “ENCICLOPEDICI” DEVE ESSERE, A MIO PARERE, PRATICA CORRENTE PER UN INSEGNANTE. IL CO-TESTO SPESSO DISAMBIGUA IL SIGNIFICATO, MA IN GENERALE LA TENDENZA DI ALCUNI È QUELLA DI ATTRIBUIRE A PRIORI SIGNIFICATI ALLE PAROLE. SI VEDA SOPRA PER I COMMENTI SPECIFICI. PER QUANTO RIGUARDA I QUESITI SUI CONTENUTI DI SPECIFICI TESTI DI RIFERIMENTO IN BIBLIOGRAFIA (LE DOMANDE “TEORICHE”) È CHIARO CHE ALCUNE DELLE RISPOSTE TRA CUI SCEGLIERE SPESSO SI AVVICINAVANO A QUELLE CORRETTE, MA CONTENEVANO QUALCHE ELEMENTO DI DIVERGENZA O INCOMPLETEZZA O DI VERO E PROPRIO ERRORE RISPETTO AI CONTENUTI E ALLE FORMULAZIONI DEI TESTI ORIGINARI E RISPETTO ALLA DOMANDA INDICATA COME CORRETTA (ERA STATO ESPLICITAMENTE CONSIGLIATO A VOCE DI LEGGERE TUTTE LE RISPOSTE FORNITE PRIMA DI SCEGLIERE QUELLA CORRETTA). ANCHE SU QUESTO SI VEDANO LE SOLUZIONI AI SINGOLI QUESITI. I QUESITI “TEORICI” DEL TEST PER GLI INDIRIZZI SCIENTIFICI RIGUARDAVANO SOLO IL TESTO INDICATO COME PRIORITARIO (LA SOCIOLINGUISTICA DELL’ITALIANO CONTEMPORANEO) E/O QUESTIONI AFFRONTATE A LEZIONE (LA NORMA, I RAPPORTI TRA LE VARIETÀ DI ITALIANO), E NON RICHIEDEVANO CONOSCENZE TERMINOLOGICHE E TEORICHE RAFFINATE. 22 PERSONE SU 59 HANNO RISPOSTO CORRETTAMENTE A TUTTE E 4 LE DOMANDE (LE PRIME 4). ALCUNE PERSONE NON HANNO BARRATO NESSUNA RISPOSTA PER ALCUNE DI QUESTE DOMANDE, IL CHE RIMANE INSPIEGABILE DATO CHE NON VENGONO SOTTRATTI PUNTI PER LE RISPOSTE SBAGLIATE (NON ERA STATA MENZIONATA QUESTA POSSIBILITÀ). INFINE VORREI SOLLECITARE TUTTI GLI SPECIALIZZANDI A FARMI AVERE PARERI NON SOLO E NON TANTO RIGUARDO ALLA DIFFICOLTÀ O PROBLEMATICITÀ DEL TEST DI VALUTAZIONE, ALLA SUA COSTRUZIONE, AI SUOI CONTENUTI, AGLI ERRORI MATERIALI CHE, DATA LA STANCHEZZA E I RISCHI DELLA TASTIERA E DEL “TAGLIA E INCOLLA”, POTREBBERO ESSERE RIMASTI IN QUESTE SOLUZIONI, MA SOPRATTUTTO RIGUARDO ALLA TRADUZIONE IN PRASSI DI TUTTO CIÒ CHE ATTIENE ALLA LINGUA, COME GIÀ QUALCUNO HA FATTO DURANTE LE LEZIONI O VIA MAIL. NEI LIMITI DEL POSSIBILE, RISPONDERÒ A TUTTI. [email protected] [email protected] SOLUZIONI TEST S.I.L.S.I.S. 2004-2005 EDUCAZIONE LINGUISTICA RISPOSTA CORRETTA CONTRASSEGNATA DA 20 GIUGNO 2005 INDIRIZZI: SCIENZE E F.I.M. Domande 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7: 2 punti per la risposta corretta (tot. 14 punti) Domanda 8 (aperta): 3 punti Domanda 9: 1 punto per ogni numero in sequenza corretta (tot. 5 punti) Domanda 10: ½ punto per ogni risposta corretta (tot. 8 punti) Totale 30 punti; la domanda 11, per la quale è possibile barrare più di una casella, assegna 3 punti che vengono calcolati per la lode. DOMANDE 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7: BARRARE LA CASELLA DELLA RISPOSTA CORRETTA 1) La nozione di lingua standard è costituita (secondo Berruto) dal confluire e sommarsi di più criteri, tra i quali possiamo elencare elaborazione, codificazione, sovraregionalità, prestigio prescrittività, grammaticalità, sovraregionalità, prestigio [no prescrittività e grammaticalità] elaborazione, grammaticalità, logicità, prestigio [no grammaticalità e logicità] elaborazione, grammaticalità, sovraregionalità, logicità [no grammaticalità e logicità] prescrittività, sovraregionalità, prestigio, codificazione [no prescrittività; l’idea di una norma codificata in grammatiche è appunto da associare alla nozione di “codificazione”, vedi Berruto pag. 57] 2) In Italia le pronunce regionali caratterizzano esclusivamente i parlanti meno colti [vedi Berruto pag. 96] sono ben consolidate anche presso le classi colte si discostano in maniera uniforme dalla varietà toscana e dalla varietà standard [uniforme non corrisponde al vero; inoltre esiste anche la pronuncia regionale toscana] si distinguono a livello di curva intonativa ma non a livello di singoli segmenti fonici [si distinguono anche a livello di segmenti fonici, vedi Berruto pag. 96] sono l’effetto di un progressivo divaricarsi delle varietà di italiano [falso; non sono mai esistite varietà di italiano più vicine a livello fonico] 3) L’ipercorrettismo è il fenomeno per cui un parlante sovraestende la norma appresa o desunta a contesti nei quali la norma non opera, producendo una forma scorretta (anche nella varietà cui il parlante vorrebbe tendere). Un esempio di ipercorrettismo è: io le dico per io gli dico. Quale tra gli esempi seguenti può essere considerato un caso di ipercorrettismo? Se io potrei, li aiuterei (periodo ipotetico a doppio condizionale) [forma tipica dell’italiano popolare che non è dovuta al tentativo di aderire ad una norma appresa] Fallo più bene (formazioni analogiche di gradi aggettivali/avverbiali) [forma tipica dell’italiano popolare che non è dovuta al tentativo di aderire ad una norma appresa, ma ad una semplice estensione analogica] Non vi è alcun motivo di preoccuparsi (vi per ci, alcun per nessun) [registro alto, ma non forma scorretta] La persona cui lo guardava (relativa introdotta da cui invariabile) Con la fanfara che la dirigeva Toscanini (relativa con che invariabile e ripresa pronominale) [forma tipica dell’italiano popolare che non è dovuta al tentativo di aderire ad una norma appresa, ma ad una semplice estensione analogica] 4) Per quale delle seguenti frasi potremmo utilizzare l’etichetta di “italiano neo-standard” (secondo i caratteri delineati da Berruto)? Non avemmo il tempo di decidere. [italiano standard tout-court] Di tutto questo non saprei che farmene, se non fosse per Silvia. [di questo ripreso con ne, dativo etico (mi): fissazione del verbo fare + pronome clitico] Cosa ne pensi te? [italiano popolare, o informale trascurato, marcato diatopicam., te sogg.] Ma guarda che ci credavamo tutti. [italiano popolare, o informale trascurato, marcato diatopicam.: forma verbale analogica credavamo] Ma dico quel giornalino lì che te lo compravi sempre. [italiano popolare, marcato diatopicam.: relativa analitica, te soggetto, quello...lì] 5) Un apprendente di italiano L2 (seconda lingua) con L1 (prima lingua) cinese (lingua isolante) produce una sequenza come sono un ragazzo gioventù; tale sequenza esemplifica un fenomeno di interferenza della L1 in quanto mostra una sequenza nome + aggettivo (ragazzo gioventù) che non corrisponde alle regole della lingua d’arrivo (L2) [non è la sequenza nome + aggettivo che diverge dalle regole dell’italiano ] non rispetta le regole di accordo soggetto-verbo (soggetto di sono) [palesemente falso: il soggetto è espresso con la flessione verbale, come di norma in italiano] mostra una caratteristica difficoltà a distinguere classi lessicali (nome vs. aggettivo) distinte nella L2 attraverso morfologia derivazionale (il suffisso -tù) [è evidente che il problema consiste nell’utilizzo di un suffisso nominale dove sarebbe richiesto un suffisso aggettivale] mostra una caratteristica difficoltà nell’apprendimento della flessione del verbo [il verbo è flesso perfettamente] mostra una caratteristica difficoltà nell’uso dell’articolo (un) [la forma dell’articolo è ovviamente corretta] 6) Quale tra le seguenti porzioni di testo contiene più di un livello di subordinazione? nella costruzione della tavola di verità di una proposizione ottenuta dalla composizione di due proposizioni semplici [è un sintagma nominale, non c’è alcuna frase] Due piani che si intersecano [subordinaz. livello 1] formano [frase principale] quattro diedri; di questi, due, se sono opposti allo spigolo [subordinaz. livello 1], sono uguali [frase principale], e due, se sono adiacenti [subordinaz. livello 1], sono supplementari [frase principale]. [le frasi principali sono tra loro coordinate] Congiunzione, disgiunzione e negazione (e, o, non) sono tre modi per connettere [subordinaz. livello 1] proposizioni elementari; sono perciò detti connettivi logici. Se [subordinaz. livello 1] la superficie laterale del cono si suppone sia realizzata [subordinazione livello 2] con un foglio di carta e la si taglia lungo una generatrice, si constata [frase principale] che essa si può distendere sopra un piano. Una delle forze determinanti nel processo di selezione sequenziale è la fertilità relativa [frase principale]. Il fattore o i fattori che rendono [subordinaz. livello 1] un determinato protozoo, pianta e animale capace di produrre [subordinaz. livello 2; sebbene implicita e retta da un aggettivo] prole vitale in quantità maggiore di altri organismi della stessa specie variano [frase principale] da individuo a individuo. [due risposte possibili, per errore; nessuno in ogni caso ha scelto questa seconda opzione] 7) Leggendo il breve testo seguente I cirripedi, appartenenti alla classe dei crostacei, quando passano dalla forma larvale, durante la quale conducono vita libera, alla forma adulta, si attaccano alle rocce e secernono una conchiglia. In Scozia una specie di cirripede, Chthamalus stellatus, si rinviene nella parte alta del litorale bagnato dalle maree, mentre un’altra specie, Balanus balanoides, si trova più in basso. Sebbene i giovani di Chthamalus si attacchino spesso alle rocce basse, quando il Balanus, dopo il suo breve periodo di vita planctonica, stabilisce qui la sua dimora, non si trovano più adulti di C. stellatus. la connessione tra il periodo di vita planctonica e la forma larvale è esplicita perché stabilita sulla base di un accordo grammaticale (forma larvale femminile come vita planctonica) [il genere non è evidentemente sufficiente data la distanza tra un elemento e l’altro] risulta contraddetta dal testo (per esprimere tale sovrapposizione di significato si sarebbe dovuto dire qualcosa come periodo di vita larvale). [in realtà è il significato inteso]. rappresenta una deduzione ingiustificata [in realtà è il significato inteso]. può essere stabilita esclusivamente sulla base di conoscenze “enciclopediche” (vita planctonica e forma larvale sono espressioni sinonime) [non è del tutto vero (vedi la risposta seguente) soprattutto perché le due espressioni non sono sinonime nemmeno unidirezionalmente, cioè alla maniera in cui fiore può essere considerato sinonimo di rosa: la sinonimia è stabilita soltanto in questo contesto] si inferisce sulla base sia di conoscenze enciclopediche sia dello schematismo interno al testo (sulla base della parallela connessione tra attaccarsi alle rocce [nella sua prima occorrenza] e stabilire la dimora). 8) Sottolineare nel testo seguente tutti gli elementi (parole, parti di parole o gruppi di parole) che riprendono o anticipano un altro elemento del testo. Porre poi tra parentesi quadre gli elementi che essi riprendono (i cosiddetti antecedenti) e apporre lettere sottoscritte uguali agli elementi coreferenti, cioè antecedenti ed elementi di ripresa che hanno lo stesso referente (ogni elemento sottolineato e ogni elemento tra parentesi deve essere indicizzato da una lettera sottoscritta). Prestare attenzione anche all’anafora zero, cioè alle riprese non rappresentate da un elemento pieno, come è il caso, nell’esempio dato qui sotto, del soggetto nullo di è sviluppabile. Esempio: Se [la superficie laterale del cono]A si suppone realizzata con un foglio di carta e laA si taglia lungo una generatrice, si constata che [essaA si può distendere sopra un piano]B (perciò si dice che __A è sviluppabile) e mediante tale distensioneB si ottiene [un settore circolare]C, il cuiC raggio è l’apotema del cono e l’arco che loC limita è equivalente alla circonferenza della base del cono. Disegna [un decagono convesso]A indicandoneA i vertici con le prime lettere dell’alfabeto. Traccia, quindi, [le sueA diagonali]B e indicaneB il numero. Scegli ora [cinque vertici di tale poligonoA]C in modo tale che, unendoliC, si formi una linea spezzata chiusa. In quale ordine devono essere scelti tali verticiC in modo che __C formino un poligono? __C Formano sempre un poligono convesso? (oppure formi noC / FormanoC) 9) Ordinare le seguenti frasi dalla più formale alla meno formale apponendo numeri progressivi. Esempio: Non hanno superato l’esame di Diritto Privato. Li hanno bocciati a privato. Sono stati respinti all’esame di Diritto Privato. A loro li hanno bocciati a privato. Privato non l’hanno passato. 2 3 1 5 4 Alcuni soldati ignorarono però l’ordine ricevuto. Certi soldati però non hanno ubbidito all’ordine. Alcuni soldati ignorarono però l’ordine impartito. Alcuni militi ignorarono ciononostante l’ordine impartito loro. Alcuni soldati però disobbedirono all’ordine. 3 5 2 1 4 10) Indicare quali delle seguenti parole/ frasi sono marcate principalmente dal punto di vista diatopico (spazio) e quali dal punto di vista diafasico (situazione comunicativa, registro), scrivendo rispettivamente (T) e (F). F Com’è che l’hai comprato? [com’è che (frase scissa) = perché, vedi Berruto pag. 80] F ci dovevi pensare prima [imperfetto con val. modale (= avresti dovuto), neostandard, vedi Berruto pag. 69-70; volendo anche verbo + ci fisso, pag. 76] F Mele ce ne hai? [dislocazione + averci (pag. 76), diffusi in tutto il territorio] F una serie di sostanze sono state messe al bando [accordo a senso, vedi Berruto pag. 81] T guardamo [laz.] T è bell’e fatta [bell’e = già, tosc. + sett.] F massimamente determinate decisioni [ordine avverbio + agg. + nome, anglicismo; vedi Berruto pag. 90] F se era domani venivo [periodo ipotetico dell’irrealtà con l’indicativo, diffuso in tutto il territorio, vedi Berruto pag. 69-70] F inasprimento [lessico “alto”] T Non è che stai cercando a me? [accusativo preposizionale (cercare a) senza dislocazione, centr. e merid., vedi Berruto pag. 135] T Prendilo su con te, per favore. [verbo analitico, sett.] T fa niente [cancellazione della negazione preverbale, sett.] F a me non m’avrebbero lasciato andare [accusativo preposizionale pronominale con dislocazione, diffuso anche al Nord, vedi Berruto pag. 135] T l’hanno sparato [uso transitivo di verbo intransitivo, merid.] [effettivamente fuori contesto poteva essere frainteso] T sei ben bravo, eh [avverbio ben(e) con valore di avverbio di frase (= ‘davvero, proprio’), sett.] F L’ha mangiato tutto il formaggio, il cane? [dislocazione a sin. e a destra] 11) Indicare quali delle seguenti frasi risultino alquanto incoerenti dal punto di vista della compresenza di varianti diafasiche. Alcuni militi non ci hanno ubbidito all’ordine impartito dal sergente. [ci pronome dativo basso + dislocazione (informale) vs. ordine impartito alto] Alcuni militi ignorarono ciononostante l’ordine impartito loro. C’è dei soldati che non hanno obbedito all’ordine. C’è dei soldati che l’ignorarono, l’ordine. [accordo verbo sg. sogg. pl. basso + dislocazione (informale) vs. ignorare alto] Alcuni soldati ignorarono però l’ordine ricevuto. SOLUZIONI TEST S.I.L.S.I.S. 2004-2005 EDUCAZIONE LINGUISTICA 20 GIUGNO 2005 INDIRIZZI: SCIENZE E F.I.M. DOMANDE 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7: LA CASELLA DELLA RISPOSTA CORRETTA 1) L’elenco delle caratteristiche dell’italiano neo-standard fornito da Berruto è fondato su un principio descrittivo [si noti che si chiede quale sia il principio alla base dell’elenco; vedi Berruto pagg. 61 sgg.] grammaticale di elaborazione sovraregionale prescrittivo 2) In Italia tutte le pronunce regionali vanno progressivamente scomparendo [anzi si sono consolidate anche presso le classi colte, vedi Berruto pag. 96] sono l’effetto di un progressivo divaricarsi delle varietà di italiano [falso; non sono mai esistite varietà di italiano più vicine a livello fonico] si discostano in maniera significativa dalla varietà toscana [esiste anche la pronuncia regionale toscana] si distinguono nettamente a livello di curva intonativa, ma anche a livello di singoli segmenti fonici [vedi Berruto pag. 96] caratterizzano esclusivamente i parlanti colti [palesemente falso] 3) Caratteristico della norma prescrittiva è il purismo, che connota lo standard come sovraregionale [sovraregionale è per definizione qualsiasi standard; la sovraregionalità non è caratteristica della norma prescrittiva o puristica] dato da ciò che è comune alle diverse varietà più ciò che è proprio esclusivamente dello standard [definizione “scientifica”, non puristica, di standard] varietà alta in contrapposizione al neo-standard [il purismo non oppone varietà secondo livelli, esclude semplicemente tutto ciò che non si conforma ad una data norma] basato su un modello obsoleto intrinsecamente migliore in quanto a logica, eleganza, correttezza [vedi Berruto pag. 61] 4) Per quale delle seguenti frasi potremmo utilizzare l’etichetta di “italiano popolare” (secondo i caratteri delineati da Berruto)? Pensa che stupido, son entrato in casa e mi son dimenticato le chiavi fuori. [italiano colloquiale, informale, vedi Berruto pag. 191] Di tutto questo non saprei che farmene, se non fosse per Silvia. [neostandard] Ma non ci devi mica cliccare sopra! [italiano colloquiale, informale] Le chiavi le hai prese tu? [dislocazione, neostandard] Ma dico quel giornalino lì che te lo compravi sempre. [frase relativa sull’oggetto con che + lo di ripresa, vedi Berruto pag. 119, 123 sgg., te soggetto, volendo anche quel ... lì, vedi es. simile in Berruto pag. 122] 5) Un apprendente di italiano L2 (seconda lingua) con L1 (prima lingua) cinese (lingua isolante) produce una sequenza come vorrei studio; tale sequenza esemplifica un fenomeno di interferenza della L1 in quanto mostra una caratteristica difficoltà a distinguere categorie grammaticali attraverso morfologia flessiva (indicativo vs. infinito) [il significato inteso è evidentemente vorrei studiare] non rispetta le regole di accordo soggetto-verbo (manca la marca di accordo sul verbo studio) [anzi c’è un verbo flesso per persona anche dove le regole dell’italiano non lo prevedono] mostra una sequenza di due verbi nell’ordine in cui compaiono nella L1 ma non nella L2 [l’ordine corrisponde perfettamente all’ordine italiano] utilizza in maniera inappropriata la forma di condizionale vorrei [palesemente falso] scinde l’espressione del tempo/modo e della persona dal lessema verbale, secondo le regole della L1 [il tempo/modo e la persona sono correttamente espresse sul verbo e non altrove, e anzi, come detto, la persona viene espressa sul verbo anche anche dove le regole dell’italiano non lo prevedono] 6) Quale tra i seguenti brani esemplifica una caratteristica giustapposizione di frasi senza esplicitazione delle relazioni semantiche? Infatti Darwin, alle prese con questo problema fondamentale, modificò alquanto il suo punto di vista, avvicinandosi a un punto di vista più lamarckiano. [la relazione di significato è chiara nel senso che modificare il punto di vista e avvicinarsi al punto di vista lamarckiano rappresentano due fatti logicamente indipendenti, che possono perciò rimanere separati nella sequenza dei contenuti] Il processo di successione ecologica è provocato dagli stessi organismi viventi. Ogni comunità temporanea cambia le condizioni locali di temperatura, luce, umidità, struttura e spessore del suolo e altri fattori abiotici creando condizioni favorevoli per una comunità temporanea successiva. [ciò che viene espresso nella seconda frase, dopo il punto, rappresenta l’esplicitazione del concetto di “successione ecologica”, ma questa relazione di significato deve essere inferita e non è esplicitata] nella costruzione della tavola di verità di una proposizione ottenuta dalla composizione di due proposizioni semplici [semplice sintagma nominale, non c’è giustapposizione di frasi] Due piani che si intersecano formano quattro diedri; di questi, due, se sono opposti allo spigolo, sono uguali, e due, se sono adiacenti, sono supplementari. [le relazioni sono chiaramente espresse tramite il tipo di subordinazione (frase relativa e frase ipotetica): non c’è giustapposizione] Se la superficie laterale del cono si suppone sia realizzata con un foglio di carta e la si taglia lungo una generatrice, si constata che essa si può distendere sopra un piano. [le relazioni sono chiaramente espresse tramite il tipo di subordinazione (frase ipotetica, frase completiva soggettiva): non c’è giustapposizione] 7) Leggendo il breve testo seguente I cirripedi, appartenenti alla classe dei crostacei, quando passano dalla forma larvale, durante la quale conducono vita libera, alla forma adulta, si attaccano alle rocce e secernono una conchiglia. In Scozia una specie di cirripede, Chthamalus stellatus, si rinviene nella parte alta del litorale bagnato dalle maree, mentre un’altra specie, Balanus balanoides, si trova più in basso. Sebbene i giovani di Chthamalus si attacchino spesso alle rocce basse, quando il Balanus, dopo il suo breve periodo di vita planctonica, stabilisce qui la sua dimora, non si trovano più adulti di C. stellatus. la connessione tra il periodo di vita planctonica e la forma larvale può essere stabilita esclusivamente sulla base di conoscenze “enciclopediche” (vita planctonica e forma larvale sono espressioni sinonime) [non è del tutto vero, vedi la risposta seguente, soprattutto perché le due espressioni non sono sinonime nemmeno unidirezionalmente, cioè alla maniera in cui fiore può essere considerato sinonimo di rosa: la sinonimia è stabilita soltanto in questo contesto] si inferisce sulla base sia di conoscenze enciclopediche sia dello schematismo interno al testo (sulla base della parallela connessione tra attaccarsi alle rocce [nella sua prima occorrenza] e stabilire la dimora). risulta contraddetta dal testo (per esprimere tale sovrapposizione di significato si sarebbe dovuto dire qualcosa come periodo di vita larvale). [in realtà è il significato inteso]. rappresenta una deduzione ingiustificata. [in realtà è il significato inteso]. è esplicita perché stabilita sulla base di un accordo grammaticale (forma larvale femminile come vita planctonica). [il genere non è evidentemente sufficiente data la distanza tra un elemento e l’altro] 8) (vedi sopra) Disegna [un decagono convesso]A indicandoneA i vertici con le prime lettere dell’alfabeto. Traccia, quindi, [le sueA diagonali]B e indicaneB il numero. Scegli ora [cinque vertici di tale poligonoA]C in modo tale che, unendoliC, si formi una linea spezzata chiusa. In quale ordine devono essere scelti tali verticiC in modo che __C formino un poligono? __C Formano sempre un poligono convesso? (oppure formi noC / FormanoC) 9) Ordinare le seguenti frasi dalla più formale alla meno formale apponendo numeri progressivi. È chiaro che l’amministrazione non si accollerà quest’onere. È evidente che l’amministrazione non intende farsi carico di tale onere. Appare evidente che l’amministrazione non intende farsi carico di tale onere. È chiaro che l’amministrazione non si accollerà tale onere. È evidente che l’amministrazione non intende accollarsi tale onere. 5 2 1 4 3 10) Indicare quali delle seguenti parole/ frasi sono marcate principalmente dal punto di vista diatopico (spazio) e quali dal punto di vista diafasico (situazione comunicativa, registro), scrivendo rispettivamente (T) e (F). F Non ci tengo proprio. [tenerci, vedi Berruto pag. 76] F un insieme di norme regolano...[accordo a senso, vedi Berruto pag. 81] F si salutavamo [si per ci, it. pop., non legato a una particolare zona ma attestato in zone discontinue, vedi Berruto pag. 120, tratto 11] T C’è delle mele? [accordo verbo sing. con sogg. indefinito pl., toscanismo, Berruro pag. 120, n. 8] F Non è che stai cercando me? [frase scissa, vedi Berruto pag. 68] F senti a me [accusativo preposizionale (sentire + a) senza dislocazione, centr. e merid., vedi Berruto pag. 135] F Ci vieni alla festa? [dislocazione a destra] F quelle che sono le nostre esigenze [formula riempitiva, tratto colloquiale, vedi Berruto pag. 92] T avemo [laz.] T Mettiamolo giù. [verbo analitico, tratto sett.; in effetti diversamente interpretabile fuori contesto] T Cosa che ti ha detto? [interr. cosa che, tratto sett. vedi lucidi] F volare basso [aggettivo con funzione avverbiale, vedi Berruto pag. 82] T te lo vuoi? [te sogg., sett. e tosc.] T Le vuoi o no quelle robe qui? [quello rafforzato con qui, sett., vedi Berruto pag. 79; dislocazione a sinistra ininfluente] F una giornata no [vedi Berruto pag. 82] F Non ne avevamo mai sentito parlare di questa storia. [fissazione di ne con dislocazione a destra, neostandard, vedi Berruto pag. 77] 11) Indicare quali delle seguenti frasi risultino alquanto incoerenti dal punto di vista della compresenza di varianti diafasiche. L’amministrazione si farà mica carico di ‘sto onere. [negazione postverbale mica e ‘sto tratti bassi vs. farsi carico e onere registro burocratico/formale] Mi pare chiaro che l’amministrazione non si farà carico di quest’onere. È ovvio che l’amministrazione non si accollerà questa spesa. Ma è vero che l’amministrazione non si fa carico di tale onere? [ma (è vero che) come segnale discorsivo all’inizio di un enunciato (come in ma che hai fatto?) tratto basso vs. farsi carico, tale, onere registro burocratico/formale] È evidente che l’amministrazione non intende farsi carico di tale onere. SOLUZIONI TEST S.I.L.S.I.S. 2004-2005 EDUCAZIONE LINGUISTICA RISPOSTA CORRETTA CONTRASSEGNATA DA 20 GIUGNO 2005 INDIRIZZI: LINGUE E LETTERE prova X Domande 1, 2, 3, 4: 2 punti per la risposta corretta (totale 8 punti) Domanda 5: 2 punti per la risposta corretta (tutti e soli i tratti barrati) Domanda 6: ½ punto per ogni risposta corretta (totale 3 punti) Domanda 7 (aperta): 3 punti Domande 8, 10 (aperte): 4 punti ciascuna (totale 8 punti) Domanda 9 (aperta): 3 punti Domanda 12 (aperta): 5 punti Totale: 32 punti DOMANDE 1, 2, 3, 4: BARRARE LA CASELLA DELLA RISPOSTA CORRETTA 1) Secondo le “Dieci tesi per l’educazione linguistica democratica” il linguaggio verbale è di fondamentale importanza nella vita sociale e individuale perché è l’unica capacità simbolica che possa essere insegnata in contesto scolastico consente l’accendersi e il maturare di interessi intellettuali e di partecipazione alla vita di una cultura e comunità [secondo le dieci tesi è casomai l’opposto, vedi pag. 1, tesi II: “lo sviluppo delle capacità linguistiche affonda le sue radici ... nell’accendersi e maturarsi...”] consente l’espressione politica di tutte le classi sociali consente una molteplicità di usi (comunicativi, cognitivi, emotivi, argomentativi) [vedi pag. 1, tesi I] è l’unico che consente la comunicazione 2) Le ragioni fondamentali addotte dalle “Dieci tesi per l’educazione linguistica democratica” per promuovere il rispetto e la tutela di tutte le varietà linguistiche nell’istituzione scolastica sono connesse a determinate tecniche glottodidattiche a principi costituzionali [vedi pagg. 2-3, tesi IV] ragioni di opportunità scientifica e didattica alla legislazione di tutela delle minoranze linguistica alla critica della pedagogia linguistica tradizionale [la critica alla pedagogia linguistica tradizionale è casomai, in questo ambito, una conseguenza del suo mancato rispetto dei principi costituzionali] 3) Tra le cause della recessione del congiuntivo nell’italiano contemporaneo Berruto nota la frequente sovrapponibilità semantica di indicativo e congiuntivo, la tendenza alla riduzione nell’uso di tempi e modi, i complessi rapporti morfologici tra forme [la tendenza alla riduzione di tempi e modi non è una causa, è un fenomeno generale che si osserva a posteriori ed entro il quale può essere iscritta anche la recessione del congiuntivo] la frequente sovrapponibilità semantica di indicativo e congiuntivo [si parla di “ridondanza” in alcuni contesti], i complessi rapporti morfologici tra forme, l’influsso del sostrato dialettale (per alcune regioni), l’influsso di lingue straniere di prestigio come l’inglese [vedi Berruto pag. 71] l’avvicinamento di parlato e scritto nel neo-standard [come sopra, l’avvicinamento di parlato e scritto non è una causa, ma un fenomeno generale che si osserva a posteriori ed entro il quale potrebbe essere iscritta in teoria anche la recessione del congiuntivo, il cui uso è però senz’altro più vivo nello scritto che nel parlato], l’influsso del sostrato dialettale (per alcune regioni), l’influsso di lingue straniere di prestigio come l’inglese l’avvicinamento di parlato e scritto nel neo-standard, la tendenza alla riduzione nell’uso di tempi e modi [vedi sopra], l’influsso del sostrato dialettale (per alcune regioni), l’influsso di lingue straniere di prestigio come l’inglese il declino dello standard «ancien régime» [come sopra, non è una causa, ma un fenomeno generale che si osserva a posteriori ed entro il quale può essere inserita anche la recessione del congiuntivo], i complessi rapporti morfologici tra forme, l’influsso del sostrato dialettale (per alcune regioni), l’influsso di lingue straniere di prestigio come l’inglese 4) I tratti dell’italiano neo-standard elencati da Berruto sono caratteristiche in prevalenza morfosintattiche [vedi tra l’altro l’affermazione programmatica di pag. 65] un insieme di nuove norme che stanno progressivamente intaccando il grado di elaborazione della lingua italiana [l’alto grado di elaborazione del codice “italiano” non è in discussione; vedi Berruto pag. 57 sul concetto di Ausbausprache] una serie di caratteristiche originariamente tipiche di alcune regioni italiane che hanno conosciuto una più larga diffusione negli ultimi decenni [molti tratti non hanno una origine confinata ad alcune zone; vedi in generale Berruto pagg. 62-65] l’insieme delle norme di più recente accettazione nelle grammatiche prescrittive [la maggior parte dei tratti individuati da Berruto non sono ancora accolti oppure presi in considerazione nelle grammatiche prescrittive] le più frequenti deviazioni dallo standard ufficiale che compaiono nel parlato delle classi incolte [per definizione i tratti neostandard compaiono anche nel parlato delle classi colte] 5) Scegliere nel seguente elenco di tratti quelli che sono generalmente caratteristici delle interlingue di apprendenti di italiano L2. uso di perifrasi aspettuali [casomai si ha un sistema con opposizioni aspettuali basate su participio passato (perfettivo) vs. presente o infinito o gerundio (imperfettivo), ma le vere e proprie perifrasi non sono caratteristiche delle interlingue] mancanza di accordo nel sintagma nominale [vedi Berruto pagg. 175-178] mancata flessione personale del verbo [vedi Berruto pagg. 175-178] ordini non basici dei costituenti (ad es. SOV o OSV) enunciazione mistilingue [può comparire sporadicamente, ma non è caratteristico in generale; se le altre risposte erano corrette, è stato dato punteggio pieno] impiego di soli pronomi tonici o di sequenze fisse di clitici [vedi Berruto pag. 175; qualche dubbio poteva sorgere a proposito delle “sequenze fisse di clitici”, perché Berruto parla soltanto di sequenze fisse nell’apprendimento dei pronomi clitici; in effetti però l’esempio citato sotto (ce l’ho) è caratteristico] 6) Indicare quali delle seguenti parole/ frasi/ grafie sono marcate principalmente dal punto di vista diatopico e quali dal punto di vista diafasico, scrivendo rispettivamente (T) e (F)? T ci sta Nino? [stare per essere, centr.-merid.] F quì [questione grafica, tipico problema nell’accentazione del monosillabo, diffuso ovunque] F Tu ci vedi bene? [vederci, vedi Berruto pag. 76] T Che, c’hai fame? [che a introdurre una interrogativa sì/no, Lazio] T al mi’ fratello no [possessivo trocato mi’, tosc.] F quella storia che tu poi l’avevi raccontata a tutti [relativa sull’oggetto con che + pron. clitico di ripresa la, tratto popolare presente anche nell’italiano informale trascurato] 7) Correggere il breve testo seguente, prodotto da un apprendente spontaneo di italiano L2, producendo un testo scritto che si avvicini il più possibile all’italiano parlato nativo con il minor numero di modifiche possibili: Adesso il gusto che ce l’ho in bocca e quello di cafè. Dopo due ore di lezioni, in questo momento, mi e venuto in mente il mio paese, la mia famiglia, qui sa cosa faranno la lontano. [...] Poi guardando a tutti i miei compagni ho pensato per un attimo lo bello che sara i suoi paesi d’origine, i paesaggi, il clima, la gente ecc. a me particolarmente piacerebbe conoscere diversi paesi del mondo anche per avere un’idea di quello che abbiamo nel nostro pianeta specificamente la terra Es. (testo) poi dopo. Mi fanno alcune domanta. facile. Al fine lo faccio. meno male. (correzione)Poi dopo mi fanno alcune domande facili. Alla fine ce la faccio, meno male. Adesso il gusto che (c’)ho in bocca è quello di caffè. Dopo due ore di lezioni/e, in questo momento, mi è venuto in mente il mio paese, la mia famiglia, chissà cosa faranno là lontano. [...] Poi guardando (a) tutti i miei compagni ho pensato per un attimo a quanto saranno belli i(/alla bellezza dei) loro paesi d’origine, i paesaggi, il clima, la gente ecc. a me piacerebbe particolarmente conoscere diversi paesi del mondo anche per avere un’idea di quello che abbiamo nel nostro pianeta, (cioè) la terra Questioni particolari: lo bello che sara i suoi.. era senz’altro da modificare, chiaro nel suo significato ma non semplice da rendere modificando il meno possibile; sono state accettate varie soluzioni, se mantenevano in toto il significato per quanto riguarda ce l’ho, si poteva togliere anche solo il pronome lo, oppure l’intera sequenza ce l(o), naturalmente producendo due forme diverse quanto a registro; ce l’ho è invece decisamente non nativo in questo contesto la sequenza là lontano, seppure lievemente anomala perché è necessaria una pausa tra le due parole, può essere mantenuta (ma la sola modifica in laggiù non è stata considerata eccessiva) nel caso di guardare a era al limite possibile mantenere la preposizione, non in quanto accusativo preposizionale, ma supponendo un significato diverso di guardare (guardare a = pensare a, considerare) gli avverbi particolarmente e specificamente ponevano problemi particolari; il primo per la sua posizione (sicuramente nella posizione originaria risulta anomalo, e va spostato dopo piacerebbe) e anche per il significato (se il significato è “in particolare” e va connesso ad a me, deve rimanere in quella posizione ma deve appunto essere modificato in in particolare); specificamente voleva evidentemente dire semplicemente “cioè”, e andava modificato. Sono state considerate modifiche ingiustificate: la sostituzione di adesso con ora l’inversione dei contenuti nella prima frase che elimina la frase pseudoscissa (es. adesso ho in bocca il gusto di caffè) lo spostamento, la cancellazione o la sostituzione di in questo momento la modifica dell’accordo verbale in mi è venuto in mente (pl. a sostituire il sg.): con soggetti postverbali e sequenza di più soggetti al singolare il parlato italiano ammette senz’altro in contesti come questo il verbo al singolare la correzione di cosa (faranno) in che cosa la correzione di faranno in staranno facendo (sebbene maggiormente giustificata delle precedenti) e soprattutto l’eliminazione del valore epistemico (ad es. con la sostituzione del futuro col presente, es. cosa fanno) la modifica di la lontano in da lontano la modifica del futuro epistemico saranno in devono essere, e ancor più l’eliminazione del valore epistemico (ad es. con la sostituzione del futuro col presente, es. quanto sono belli i paesi d’origine, al bello che c’è nei loro paesi...) l’eliminazione di tutti, per un attimo, particolarmente e in generale tutte le cancellazioni di parti del significato (non la sola cancellazione di specificamente, il cui significato può essere convogliato, come indicato, anche da una semplice pausa) la modifica di a me in mi l’inserzione di i davanti a diversi paesi (il significato muta, e non è affatto detto che il significato inteso sia quello prodotto con l’inserzione dell’articolo; si noti tra l’altro l’alta competenza del parlante nell’uso degli articoli italiani: gli articoli sono sempre adoperati correttamente nel resto del testo, tranne nel caso di lo bello, anche insieme al possessivo) la modifica di quello che abbiamo in ciò (che abbiamo), oppure in (quello che) c’è sul per nel (nostro pianeta): sebbene nel sia lievemente anomalo, è accettabile in questo contesto S.I.L.S.I.S. 2004-2005 EDUCAZIONE LINGUISTICA 20 GIUGNO 2005 INDIRIZZI: LINGUE E LETTERE prova Y DOMANDE 1, 2, 3, 4: BARRARE LA CASELLA DELLA RISPOSTA CORRETTA 1) La pedagogia linguistica tradizionale è inutile secondo le “Dieci tesi per l’educazione linguistica democratica” perché opera fondamentalmente attraverso l’insegnamento grammaticale, che non è funzionale ai fini primari e fondamentali dell’educazione linguistica [vedi pag. 7, tesi VII, punto b; il punto cruciale è l’inutilità] esclude molti fenomeni di variazione della lingua e i rapporti tra organizzazione della lingua e organizzazione psicologica degli esseri umani insegna soltanto l’ortografia non è funzionale all’apprendimento delle lingue straniere si preoccupa di sviluppare e valutare soltanto le abilità produttive [questa critica delle Dieci Tesi alla pedagogia linguistica tradizionale ne mette in luce la parzialità, più che l’inutilità; inoltre la critica è più netta, in quanto la pedagogia linguistica tradizionale si preoccupa di sviluppare e valutare soltanto le abilità produttive SCRITTE, vedi pag. 6, tesi VII, punto B] 2) Secondo le “Dieci tesi per l’educazione linguistica democratica” le abilità metalinguistiche possono essere sviluppate secondo un ampliamento casuale in termini qualitativi ma graduale in termini quantitativi in sequenza secondo questo schema di massima: prima i contenuti e poi il lessico specifico soltanto nei livelli secondari di scolarità, e secondo questa sequenza: prima i contenuti e poi il lessico specifico destinando alle scuole elementari l’arricchimento progressivo del lessico specifico e alle classi postelementari lo studio della variazione linguistica lungo vari assi [vedi pag. 11, tesi VIII, punto 9; non tutti sono necessariamente in accordo con questo tipo di sequenza proposta nelle Dieci tesi, il che può aver tratto in inganno] destinando alle scuole elementari lo studio della variazione linguistica lungo vari assi e alle classi postelementari l’arricchimento progressivo del lessico specifico 3) I tratti del “neo-standard” elencati da Berruto rappresentano un insieme di nuove norme che stanno progressivamente intaccando il grado di elaborazione della lingua italiana [l’alto grado di elaborazione del codice “italiano” non è in discussione; vedi Berruto pag. 57 sul concetto di Ausbausprache] una serie di caratteristiche originariamente tipiche di alcune regioni italiane che hanno conosciuto una più larga diffusione negli ultimi decenni [molti tratti non hanno una origine confinata ad alcune zone; vedi in generale pagg. 62-65] l’insieme delle norme di più recente accettazione nelle grammatiche prescrittive [la maggior parte dei tratti individuati da Berruto non sono ancora accolti oppure presi in considerazione nelle grammatiche prescrittive] alcune importanti caratteristiche dell’italiano dell’uso medio, diffuse in tutto il territorio e usate da parlanti di ogni livello di istruzione, ma trascurati dalle grammatiche [vedi Berruto pagg. 62-64] le più frequenti deviazioni dallo standard ufficiale che compaiono nel parlato delle classi incolte [per definizione i tratti neostandard compaiono anche nelle produzioni delle classi colte] 4) Una frase come La giacca non l’ho comprata rappresenta un’opzione marcata per “centro d’interesse” nello standard, ma non marcata in tal senso nel neo-standard [anche nel sistema neostandard la dislocazione si oppone alla non dislocazione, cioè ovviamente la dislocazione non rappresenta l’unica opzione possibile] rappresenta un’opzione marcata soltanto diafasicamente rispetto alla frase sinonima Non ho comprato la giacca [è marcata anche diafasicamente, ma non solo: è marcata anche da un punto di vista pragmatico-informativo] rappresenta un’opzione marcata per “centro d’interesse” rispetto a Non ho comprato la giacca è una forma scorretta per Non ho comprato la giacca [ovviamente non è questo il tipo di rapporto] rappresenta una innovazione recente rispetto alla frase sinonima Non ho comprato la giacca [le frasi non sono perfettamente sinonime e la dislocazione non è un’innovazione recente, vedi Berrruto pag. 66] 5) Scegliere nel seguente elenco di tratti quelli che sono generalmente caratteristici delle interlingue di apprendenti di italiano L2. generalizzazione di una forma o omissione dell’articolo [vedi Berruto pagg. 175-178] mancata flessione personale del verbo [vedi Berruto pagg. 175-178] impiego di soli pronomi tonici o di sequenze fisse di clitici [vedi Berruto pag. 175; qualche dubbio poteva sorgere a proposito delle “sequenze fisse di clitici”, perché Berruto parla soltanto di sequenze fisse nell’apprendimento dei pronomi clitici; in effetti però l’esempio che compare sotto (ce l’ho) è caratteristico] uso di perifrasi aspettuali [casomai si ha un sistema con opposizioni aspettuali basate su participio passato (perfettivo) vs. presente o infinito o gerundio (imperfettivo), ma le vere e proprie perifrasi non sono caratteristiche delle interlingue] enunciazione mistilingue [può comparire sporadicamente, ma non è caratteristico in generale; se le altre risposte erano corrette, è stato dato punteggio pieno] ordini non basici dei costituenti (ad es. SOV o OSV) 6) Indicare quali delle seguenti parole/ frasi/ grafie sono marcate principalmente dal punto di vista diatopico e quali dal punto di vista diafasico, scrivendo rispettivamente (T) e (F)? T cacciamo i quaderni? [cacciare = ‘estrarre, tirar fuori’, merid.] T questa crema vuol mangiata subito [= deve essere mangiata, per influsso di sostrato di alcuni dialetti] F non è che non ci creda [frase scissa, neostandard, vedi Berruto pag. 68] F te ne vai o no? [verbo + clitici in nesso fisso, vedi Berruto pag. 76] T la mi guarda così male! [la clitico soggetto, tosc.] T conzegna [grafia dovuta alla pronuncia affricata di /s/ dopo nasale, caratteristica di tosc., centro, merid.] 7) Correggere il breve testo seguente, prodotto da un apprendente spontaneo di italiano L2, producendo un testo scritto che si avvicini il più possibile all’italiano parlato nativo con il minor numero di modifiche possibili: vedi sopra SOLUZIONI TEST 20 GIUGNO 2006 EDUCAZIONE LINGUISTICA INDIRIZZI: LINGUE STRANIERE E LINGUISTICO-LETTERARIO S.I.L.S.I.S. 2005-2006 Domande 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8: 2 punti per la risposta corretta (totale 16 punti) Domanda 9: una o più risposte corrette (totale 3 punti per tutte e sole le risposte corrette) Domanda 10: 1 punto per ogni abbinamento corretto (totale 4 punti) Domanda 11 (aperta): 4 punti 5 (i punti per le domande aperte sono stati aumentati a 5) Domanda 12 (aperta): 4 punti 5 (i punti per le domande aperte sono stati aumentati a 5) Totale: 33 punti indica la risposta corretta DOMANDE 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8: BARRARE LA CASELLA DELLA RISPOSTA CORRETTA 1) Come sottolineano le “Dieci tesi per l’educazione linguistica democratica”, il linguaggio verbale è fatto di molteplici capacità. Tra queste è inclusa per esempio nelle “Dieci tesi” la capacità di coordinare i movimenti (danzare, eseguire semplici operazioni pratiche) la capacità di significare (capacità simbolica) la capacità di produrre parole e frasi appropriate oralmente e per iscritto (vedi Tesi III, pag. 2: Pluralità e complessità delle capacità linguistiche. La “capacità di dare un senso alle parole” è semplicemente la capacità di capire, la capacità ricettiva, mentre la capacità simbolica va intesa come capacità insita nella specie umana, e propria di tutti i linguaggi, non soltanto di quello verbale, vedi pag. 1, Tesi I; tutte le varie capacità elencate nella tesi III rientrano nella capacità simbolica, in particolare in quella del linguaggio verbale, vedi lucido 1). la capacità di apprendere una seconda lingua la capacità di discorrere a lungo su un argomento 2) Secondo le “Dieci tesi per l’educazione linguistica democratica” la pedagogia linguistica tradizionale non solo si preoccupa di sviluppare e valutare soltanto la produzione scritta, ma, nell’ambito di quest’ultima, trascura anche alcune capacità, cioè per esempio la capacità di prendere appunti, schematizzare, sintetizzare (vedi Tesi VII, punto C, pag. 6): “si trascurano altre e più utili capacità: prendere buoni appunti, schematizzare...” ecc.) la capacità di riprodurre regole sintattiche la capacità di apprendere le norme ortografiche la capacità di discorrere a lungo su un argomento la capacità di utilizzare varietà locali anche nella produzione scritta 3) La riflessione metalinguistica nelle “Dieci tesi per l’educazione linguistica democratica” è vista come l’unico obiettivo della pedagogia linguistica tradizionale (in realtà tra gli obiettivi della pedagogia linguistica tradizionale le Dieci tesi includono anche, oltre a vari aspetti che attengono alla riflessione metalinguistica, come la classificazione morfologica delle parole e l’analisi logica, l’apprendimento delle norme ortografiche, la produzione scritta scarsamente motivata, la capacità di verbalizzare oralmente o per iscritto apprezzamenti intuitivi di testi letterari, pag. 4, Tesi 5; vedi anche lucido n.1) l’obiettivo principale dell’educazione linguistica democratica non prioritariamente utile rispetto ai fini dello sviluppo delle capacità linguistiche (vedi Tesi VII, punto b), pag. 7, “Inutilità dell’insegnamento grammaticale tradizionale rispetto ai fini primari e fondamentali dell’educazione linguistica”; “Se anche le grammatiche tradizionali fossero strumenti perfetti di conoscenza scientifica, il loro studio servirebbe allo sviluppo delle capacità linguistiche effettive soltanto assai poco, cioè solo per quel tanto che, tra i caratteri del linguaggio verbale c’è anche la capacità di parlare e riflettere su se stesso (cosiddetta riflessività delle lingue storiconaturali”; gli scopi principali dell’educazione linguistica democratica attengono allo sviluppo delle capacità linguistiche, non delle capacità metalinguistiche, perciò è sbagliata la precedente, vedi sempre Tesi VII, punto D, pag. 6; la riflessione metalinguistica non è ritenuta in sé totalmente inutile, principalmente perché tra le caratteristiche delle lingue storico-naturali rientra appunto la capacità di riflettere su se stessa, ma in ogni caso non è prioritaria: si noti che l’osservazione è fatta a prescindere dal tipo di insegnamento metalinguistico impartito. Il capitolo 4 di Lo Duca riporta poi in particolare la polemica che ha preceduto e seguito le Dieci Tesi riguardo all’utilità dell’insegnamento grammaticale, vedi già punto b) pag. 141) fonte di errori teorici nell’analisi della lingua (è soltanto certa grammatica, quella tradizionale, che è fonte di errori teorici nell’analisi della lingua) inadatta ai livelli iniziali di scolarità (no, vedi Tesi VIII, punto 9, pag. 11) 4) Secondo le “Dieci tesi per l’educazione linguistica democratica” lo sviluppo e l’esercizio delle capacità linguistiche non devono mai essere proposti e perseguiti come fine a se stessi. Ciò significa innanzitutto che lo specifico addestramento delle capacità verbali va sempre motivato entro attività di studio, ricerca, discussione, partecipazione, produzione individuale e di gruppo (vedi Tesi VIII, punto 2, pag. 9) lo specifico addestramento delle capacità verbali va sempre promosso secondariamente allo sviluppo psicomotorio (questo aspetto è connesso alla collocazione del linguaggio verbale all’interno la capacità simbolica fondamentale, non in maniera specifica alla maniera in cui si propongono e perseguono lo sviluppo e l’esercizio delle capacità linguistiche: casomai si potrebbe dire che nelle Dieci tesi si propone uno sviluppo delle abilità psicomotorie non fine a se stesso ma connesso al conseguente sviluppo delle abilità verbali, non viceversa) la riflessione metalinguistica deve essere esclusivamente finalizzata allo sviluppo delle abilità linguistiche propriamente dette è necessario badare alle capacità ricettive oltre che a quelle produttive (questo aspetto riguarda in maniera diretta lo sviluppo delle abilità linguistiche, non le motivazioni da proporre ai fini di tale addestramento) i fini educativi della pedagogia linguistica non devono escludere le classi sociali meno agiate e cólte (questo aspetto è irrilevante in questo contesto, riguarda la democraticizzazione dell’educazione linguistica, non la sua efficacia pedagogica) 5) L’avvicinamento di scritto e parlato rientra tra le generali tendenze di ristandardizzazione dell’italiano. Per quanto riguarda il lessico, Berruto nota in relazione a questo fenomeno la perdita di marcatezza diafasica e diatopica di alcuni lessemi (vedi pag. 90; dopo aver elencato vari fenomeni fondamentali che riguardano il lessico, tra cui fenomeni che riguardano concentrazione su una lista ristretta di formativi, forestierismi, abbreviazioni, Berruto nota “Naturalmente, anche nel lessico è presente la tendenza generale a diminuire le distanze tra standard scritto ancien régime e parlato medio, con l’assunzione nel neo-standard di termini un tempo sub-standard”, dove substandard include ovviamente termini diatopicamente e diafasicamente “bassi”. Dell’avvicinamento di parlato e scritto si parla in vari luoghi (vedi anche lucidi pag. 10), della perdita di marcatezza diafasica e diatopica di alcuni lessemi aveva già parlato a pag. 84. In generale a livello teorico è chiaro che la perdita di marcatezza diafasica rappresenta di per sé un esempio evidente di avvicinamento di registri, mentre negli altri casi elencati come risposte il fenomeno di riduzione della distanza tra registri potrebbe non essere affatto pertinente; ad esempio l’estensione di alcuni suffissi derivativi come -ale a scapito di altri può essere considerato tratto tipico di alcune forme di italiano burocratico o tecnico-scientifico, vedi pag. 88) il massiccio ingresso di forestierismi l’espansione di un numero ristretto di classi di suffissi la diffusione di neologismi basati su sigle o accorciamenti (non è affatto detto che le sigle si diffondano ) il mutamento nel sistema dell’allocuzione (riguarda aspetti pragmatici fondamentalmente all’interno del parlato) 6) Per quanto riguarda la struttura sintattica della frase, le tendenze di ristandardizzazione dell’italiano più significative secondo la descrizione di Berruto riguardano: la dislocazione a destra e a sinistra, gli usi controfattuali dell’imperfetto, l’estensione del passato prossimo, l’uso del presente pro futuro (no usi controfattuali dell’imperfetto, estensione del passato prossimo, uso del presente pro futuro, vedi sotto) la dislocazione a destra e a sinistra, la recessione del congiuntivo presente, gli usi controfattuali dell’imperfetto, l’espansione della perifrasi stare + gerundio (no recessione del congiuntivo presente, usi controfattuali dell’imperfetto, vedi sotto) la recessione del congiuntivo presente, la frase presentativa, l’uso del presente pro futuro, il periodo ipotetico a doppio condizionale (no recessione del congiuntivo presente, uso del presente pro futuro, periodo ipotetico a doppio condizionale, vedi sotto) la dislocazione a destra e a sinistra, la frase scissa, la frase presentativa, il mutamento nel sistema dell’allocuzione (no mutamento nel sistema dell’allocuzione, vedi sotto) la dislocazione a destra e a sinistra, la frase scissa, la frase presentativa, l’espansione degli usi di che (soltanto questa risposta contiene esclusivamente tratti che riguardano la struttura sintattica della frase; l’espansione o la riduzione degli usi di determinati tempi o modi verbali non è rilevante per la struttura sintattica della frase nemmeno nella più tradizionale grammatica: la struttura sintattica della frase attiene evidentemente all’analisi logica nella grammatica tradizionale, e in tale analisi l’utilizzo di congiuntivo presente piuttosto che di un indicativo presente, o di un presente al posto di un futuro non è affatto rilevante (lo chiamereste predicato verbale). Anche scindendo, in maniera più raffinata, analisi sintagmatica o configurazionale (analisi in costituenti immediati) da una parte e analisi sintattica della frase propriamente detta (soggetto predicato oggetto) dall’altra in nessun caso, né nell’una né nell’altra, risulta rilevante per la struttura sintattica della frase l’uso di un determinato tempo o modo, o di una determinata persona (questo per quanto riguarda il mutamento nel sistema dell’allocuzione). Tra l’altro guardando all’ordine e alla maniera in cui sono disposti i tratti del neo-standard in Berruto (e nei lucidi) si nota proprio come il paragrafo “Frasi topicalizzate e segmentate”, pagg. 65-68 sia seguito dal paragrafo intitolato “Il che polivalente”, che inizia così: “La particolare natura del che che abbiamo notato a proposito delle frasi scisse e del c’è presentativo induce a fare qualche cenno su uno dei tratti che più vengono segnalati quando si parla di tendenze di ristrutturazione e ristandardizzazione nell’italiano d’oggi, e cioè la larga polimorfia di impieghi del che a unire una frase principale e una subordinata”. Tale legame tra i fenomeni non è sottolineato viceversa all’inizio del successivo paragrafo, “Tempo, modo e aspetto del verbo”, che inizia così “Un interessante insieme di fenomeni appare in atto nel complesso sistema verbale italiano”. Soltanto la perifrasi stare + gerundio rientra in effetti tra i fenomeni di espressione dell’aspetto non morfologizzati (si tratta, appunto, di una perifrasi), e potrebbe perciò essere incluso tra i fenomeni che riguardano la struttura sintattica della frase, ma in ogni caso non c’era altra risposta che contenesse esclusivamente fenomeni sintattici) 7) Berruto cita come esempio di ipercorrettismo per quanto raffinato egli sia con egli che riprende il dispositivo di sicurezza spaziale; egli è una forma ipercorretta qui perché: si sarebbe dovuto usare lui al posto di egli, come è ormai tipico dell’italiano neo-standard (non si può parlare di ipercorrettismo se non c’è deviazione dalla norma cui ci si vorrebbe attenere; qui le due forme sono equivalenti da questo punto di vista, soltanto si dispongono su registri diversi; perciò in effetti se fosse valida questa risposta, lo sarebbe anche la quarta). egli avrebbe dovuto essere eliminato. egli è la forma del pronome soggetto, ma qui non è usata come soggetto. egli è una forma aulica e non colloquiale. egli, forma tipica dello scritto, dovrebbe riprendere un maschile umano (vedi Berruto pag. 74 in fondo, dove si citano anche casi di estensione di lui a riprendere antecedenti non animati; tali casi non sono però esempi di ipercorrettismo, perciò la prima non è corretta) 8) Con “monolinguismo” della scuola italiana si intende fondamentalmente il fatto che in classe sia accettata e presa in considerazione un’unica varietà di italiano. (Il testo originario conteneva un errore di battitura, di l’italiano, ma non ha creato problema. Nonostante in linea teorica con monolinguismo si possano intendere vari aspetti, si parla in particolare di “monolinguismo scolastico” non soltanto in riferimento alla preselezione del codice “italiano”, ma più in particolare in relazione al tipo di registro (quello scritto) privilegiato ovunque nel contesto scolastico, come sottolineato in Ghezzi-Grassi, pag. 111, 114, 119-120, le cui osservazioni sono riportate anche nei lucidi, pag. 5 e in particolare pag. 6 riguardo a ciò che storicamente è stato chiamato appunto “monolinguismo scolastico”) il fatto che nella scuola italiana non siano frequenti conversazioni plurilingui il fatto che nella scuola italiana non si insegnino adeguatamente le lingue straniere la scarsa attenzione delle istituzioni scolastiche alle minoranze linguistiche e ai contesti plurilingui il fatto che tutti i contenuti disciplinari siano insegnati esclusivamente attraverso l’italiano DOMANDA 9: BARRARE LA CASELLA O LE CASELLE DELLA O DELLE RISPOSTE CORRETTE: 9) Quale tra le seguenti frasi rappresenta un esempio di cosiddetto “accusativo preposizionale”? Riportalo a Maria. (la reggenza dell’oggetto indiretto (o secondo argomento) di (ri)portare è sempre dativale/preposizionale; sul dizionario si troverà (ri)portare qualcosa a qualcuno) A lui non lo saluto. (nella dislocazione si nota in modo netto la reggenza all’accusativo per pronome clitico lo e viceversa con preposizione (dativale) col pronome tonico (a lui), vedi Berruto pag. 135: sul dizionario si troverà salutare qualcuno) Gliene hai dati anche al tuo amico? (la reggenza dell’oggetto indiretto (o secondo argomento) di sembrare è sempre dativale/preposizionale; sul dizionario si troverà dare qualcosa a qualcuno) A noi non ci sembra giusto. (anche in questo caso, la reggenza di sembrare è sempre dativale/preposizionale) Look at me! Quarante mille personnes ont assisté à la finale de la Coupe. (come in italiano, il verbo ha due reggenze, accusativo nel senso di “aiutare”, con secondo argomento animato, e dativale nel senso di “essere presente a”, con secondo argomento non animato) Non riguarda a nessuno di noi. (il verbo ha nello standard reggenza accusativa; sul dizionario si troverà riguardare qualcuno) Nota: in generale si parla di accusativo preposizionale quando in un dato sistema linguistico si ha alternanza, in dipendenza da qualche particolare variabile, tra reggenza accusativa (oggetto diretto) e reggenza dativale marcata con preposizione (in una lingua che non ha casi morfologici) per uno stesso verbo con lo stesso significato: si tratta infatti di ciò che è propriamente un accusativo (un oggetto diretto) marcato però diversamente dagli altri oggetti diretti (si parla anche, più in generale, di marcatura differenziale dell’oggetto), cioè appunto marcato con una marca preposizionale. In genere la variabile riguarda il grado di animatezza, per esempio di solito ricevono una marcatura differente gli oggetti umani, o animati: cfr., nell’esempio di Berruto, il padrone picchia al contadino. Perciò look at me non è un caso di accusativo preposizionale, perché non ha mai una reggenza accusativa non preposizionale. 10) Abbinare ciascuna delle seguenti definizioni grammaticali al criterio che la sottende: 1 L’articolo esprime genere e numero 4 funzionale 2 L’articolo conferisce al nome un’indicazione precisa. 3 distribuzionale 3 L’articolo precede sempre un nome. 2 nozionale-semantico 4 L’articolo serve a determinare il nome a cui è associato. 1 formale Nota: riguardo a tali criteri nella classificazione grammaticale, che in ogni caso dovrebbero essere già noti, cfr. in generale Lo Duca, pagg. 143-144. 11) Nella breve porzione di testo che segue la maggior parte delle connessioni transfrastiche sono realizzate da marche di relativizzazione. Riscrivere il testo sostituendo tali connessioni con marche che esplicitino maggiormente i rapporti di significato tra i contenuti delle frasi, senza perdita o modifica delle informazioni originarie. Esempio: La selezione naturale favorisce il predatore più efficiente, il cui patrimonio genetico ha, in tal modo, maggiori probabilità di rimanere e di affermarsi nel pool genetico della specie. La selezione naturale favorisce il predatore più efficiente. Perciò il suo patrimonio genetico ha maggiori probabilità di essere trasmesso e infine di prevalere nell’insieme dei geni della specie. Quello della natura è sicuramente uno dei temi dominanti nella produzione di Giovanni Pascoli, le cui liriche sono popolate di fiori, uccelli, alberi di tutti i tipi dei quali il poeta si preoccupa di indicare con precisione scientifica il nome specifico. A questo proposito anzi egli accusa di genericità e di indeterminatezza la poesia italiana nella quale la campagna è stata sempre descritta in modo convenzionale, per cui gli uccelli sono stati solo rondini e usignuoli, i fiori rose e viole, gli ulivi e i cipressi sono stati generalizzati con il nome di alberi e così via. Alcune soluzioni possibili: Quello della natura è sicuramente uno dei temi dominanti nella produzione di Giovanni Pascoli. Le sue liriche infatti sono popolate di fiori, uccelli, alberi di tutti i tipi; di tali elementi anzi/ inoltre/ tra l’altro, per di più il poeta si preoccupa di indicare con precisione scientifica il nome specifico. A questo proposito anzi egli accusa di genericità e di indeterminatezza la poesia italiana perché/ sulla base del fatto che/ partendo dalla constatazione che in essa la campagna è stata sempre descritta in modo convenzionale, tanto (è vero) che/ : infatti/ come dimostra il fatto che/ come si può vedere/ risulta evidente dal fatto che gli uccelli sono stati solo rondini e usignuoli, i fiori rose e viole, gli ulivi e i cipressi sono stati generalizzati con il nome di alberi e così via. Una soluzione proposta da una specializzanda: Quello della natura è sicuramente uno dei temi dominanti nella produzione di Giovanni Pascoli, infatti le sue liriche sono popolate di fiori, uccelli, alberi di tutti i tipi. Inoltre il poeta si preoccupa di indicarne con precisione scientifica il nome specifico. A questo proposito anzi egli accusa di genericità e di indeterminatezza la poesia italiana, poiché in essa la campagna è stata sempre descritta in modo convenzionale, infatti gli uccelli sono stati solo rondini e usignuoli, i fiori rose e viole, gli ulivi e i cipressi sono stati generalizzati con il nome di alberi e così via. Osservazioni: tutte le frasi relative erano relative non restrittive (dette anche appositive), cioè frasi relative che non hanno la funzione di restringere la referenza dell’antecedente: tutti gli antecedenti dei pronomi relativi (rispettivamente: Giovanni Pascoli; fiori, uccelli, alberi di tutti i tipi; la poesia italiana; tutta la frase nella quale la campagna è stata sempre descritta in modo convenzionale) hanno una referenza stabilita indipendentemente dall’informazione contenuta nelle frasi relative (dello stesso tipo è anche la relativa dell’esempio); questo è molto evidente nel caso di un nome proprio, come Giovanni Pascoli, la cui referenza non è certo stabilita tramite la frase relativa che segue (come sarebbe invece nel caso di il poeta che ha scritto Myricae). Questo significa che la funzione semantica della frase relativa rispetto alla principale non è affatto la restrizione della referenza di un sintagma nominale della principale, come per le relative restrittive, ma è l’aggiunta di un’informazione che riguarda quel sintagma nominale. Il rapporto di significato dei contenuti di tali frasi relative rispetto alla principale può essere quindi di vario tipo, causale, consecutivo, concessivo (in tal caso più probabilmente si aggiungerà per esempio pur), eccetera, così come accade con le subordinate implicite non introdotte da connettivi dedicati (cioè che hanno un valore specifico). Ciò che si richiedeva era quindi di sciogliere tali nessi esplicitando gli snodi semantici, mediante l’aggiunta di elementi che appunto rendessero univoca e non affidata a inferenza l’interpretazione del rapporto di significato tra le frasi: potevano essere elementi come infatti, perciò, quindi, tanto (è vero) che, invece, al contrario, appunto, per esempio, inoltre, perché, poiché, ecc. Non era richiesta nessuna modifica di altro tipo, in particolare non la modifica di A questo proposito anzi che rappresentava viceversa uno snodo testuale molto esplicito e pertinente. L’esempio dato per lo svolgimento di questo esercizio era stato commentato in una delle ultime lezioni in seguito ad una richiesta degli specializzandi). Lo scopo di tale tipo di lavoro è, come detto a lezione, affinare la capacità di riformulare, per essere in grado di cambiare qualsiasi cosa si renda necessario cambiare in qualsiasi direzione. Vorrei fare notare che l’inserzione di un connettivo adeguato tra frasi date è un esercizio che (spesso inopportunamente, proprio per la sua difficoltà) viene proposto fin dalle classi elementari. 12) Correggere il testo seguente, scritto da un’apprendente (mancava un apostrofo, dato che è evidente che l’apprendente è una donna) di italiano L2 di nazionalità cinese in Italia da un anno e mezzo, producendo un testo scritto che si avvicini il più possibile all’italiano nativo (scritto informale) con il minor numero di modifiche possibili: Es. (testo) poi dopo. Mi fanno alcune domanta. facile. Al fine lo faccio. meno male. (correzione)Poi dopo mi fanno alcune domande facili. Alla fine ce la faccio, meno male. Nel mio paese quando avevo il tempo libero, facevo una gita con mio marito e mio figlio, talvolta andavamo al parco in biciclletta, talvolta andavamo in montagna in autobus. Il 2 giugno del’anno scorso, andavamo al parco di animale, guardavamo l’elefante, l’orso, le scimie ecc. Mio figlio andava sulle giostre e era contento. Passegiavamo per tutta la mattina. Abbiamo pranzato in un ristorante, la cucina cinese è molto buona. Quando alla sera tornavamo a casa eravamo stanche ma felici. Adesso in Italia, quando abbiamo il tempo libero, talvolta andiamo in montagna per imparare di sci, talvolta andiamo al luogo che è famoso e antico, per esempio, a Venezia, è famoso in mondo. tutta città è situata sull’acqua, percio ancora si chiama “la città di acqua”. Sull’acqua ci sono gondole che portano i turisti per guardare la vecchia palazzo e per andare alla piazza San Marco. In vacanza noi visitiamo l’altra città italiana. Mi piace Italia. Una soluzione possibile: Nel mio paese quando avevo tempo libero facevo una gita con mio marito e mio figlio, talvolta andavamo al parco in bicicletta, talvolta andavamo in montagna in autobus. Il 2 giugno dell’anno scorso siamo andati al parco degli animali/ allo zoo, abbiamo visto l’elefante/ gli elefanti, l’orso/ gli orsi, le scimmie ecc. Mio figlio è andato sulle giostre ed era contento. Abbiamo passeggiato per tutta la mattina. Abbiamo pranzato in un ristorante: la cucina cinese è molto buona. Quando alla sera siamo tornati a casa eravamo stanchi ma felici. Adesso, in Italia, quando abbiamo tempo libero, talvolta andiamo in montagna per imparare a sciare/ lo sci, talvolta andiamo in qualche luogo famoso e antico, per esempio (a) Venezia, che è famosa nel mondo/ in tutto il mondo. Tutta la città è situata sull’acqua, perciò si chiama anche “la città d’acqua/ dell’acqua/ sull’acqua”. Sull’acqua ci sono gondole che portano i turisti a vedere i palazzi antichi e (per andare) a Piazza San Marco. In vacanza visiteremo altre città italiane. Mi piace l’Italia. Osservazioni: questa interlingua denotava due problemi generali abbastanza evidenti, la difficoltà ad utilizzare la forma di passato pertinente da un punto di vista aspettuale (imperfetto rispetto a passato prossimo: il 2 giugno del’anno scorso andavamo, guardavamo, passegiavamo per tutta la mattina di contro a abbiamo pranzato) e difficoltà di accordo o di espressione morfologica del numero (eravamo stanche, Venezia è famoso, la vecchia palazzo, l’altra città, forse anche l’elefante, l’orso?). Un altro problema generale riguardava la distribuzione dei determinatori (articoli) in contesti particolari (avere il tempo libero, al luogo che è, l’altra città, nonché l’utilizzo con il nome proprio). Ciò che era fondamentale fare era quindi, oltre a introdurre le correzioni ortografiche e di punteggiatura, correggere i tempi imperfettivi dove necessario (nel caso di mio figlio andava poteva al limite essere mantenuto l’imperfettivo, intendendo che, mentre i genitori guardavano gli animali, il bambino andava per tutto il tempo sulle giostre, cosa per altro abbastanza improbabile); era da evitare per altro l’uso del passato remoto come forma perfettiva, perché l’apprendente mostra di conoscere il passato prossimo quando utilizza abbiamo pranzato. L’affermazione la cucina cinese è molto buona è molto probabilmente un’affermazione generale, un ricordo indotto dal racconto del pranzo al ristorante, più che un commento sulla cucina di tale ristorante: l’apprendente infatti mostra di distinguere benissimo presente e passato e in particolare di conoscere l’imperfetto di essere (vedi era contento), nonché di conoscere la struttura generale della frase relativa (vedi che è famoso e antico), per cui se avesse voluto aggiungere un commento sulla cucina del ristorante avrebbe probabilmente usato almeno era. È sicuro in ogni caso che qui non si possa modificare in abbiamo pranzato in un ristorante cinese (sono evidentemente in Cina!). Nella frase percio ancora si chiama “la città di acqua” ancora aveva probabilmente il significato di anche, come qualcuno ha notato: si potrebbe trattare di una denominazione della lingua materna dell’apprendente. Non è stato considerato errore grave mantenere ancora. Nell’ultima frase, a conclusione del testo, l’apprendente utilizza evidentemente un presente pro futuro. Sono state considerate modifiche ingiustificate, per esempio, talvolta... talaltra, siamo rientrati per siamo tornati a casa, questa città o Venezia per tutta città, è circondata dall’acqua (sic!) per è situata sull’acqua, per visitare o per osservare al posto di per guardare (la vecchia palazzo), mentre viceversa sono state considerate eccessivamente “non-interventiste” correzioni che mantenessero tutti i passati imperfettivi anche dove era necessario un passato perfettivo (Il 2 giugno dell’anno scorso andavamo) e gli accordi o i numeri errati (in particolare molti hanno corretto la vecchia palazzo in “Palazzo Vecchio” (sic!), altri hanno mantenuto l’altra città italiana (più accettabile però in questo caso un’altra città). La divisione in paragrafi del testo originario era assolutamente pertinente (si noti che il testo da produrre doveva essere di una varietà scritta), perciò è stato considerato errore andare a capo in altro punto, mentre non si è considerato errore il non andare a capo, supponendo in questo caso che sia stato fatto per ragioni di spazio (sebbene qualcuno abbia in ogni caso chiaramente segnalato in altro modo la cesura nel testo). Una persona ha notato a proposito di questo testo una sovrestensione dell’imperfetto sovrapponibile a quella del neo-standard, ma questo non è affatto pertinente: nell’italiano nativo l’imperfetto si va estendendo a particolari valori, quelli controfattuali (per esempio nel periodo ipotetico), non a scapito dei passati perfettivi. L’opposizione aspettuale è ben salda. SOLUZIONI TEST 20 GIUGNO 2006 EDUCAZIONE LINGUISTICA INDIRIZZI: LINGUE STRANIERE E LINGUISTICO-LETTERARIO S.I.L.S.I.S. 2005-2006 Domande 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8: 2 punti per la risposta corretta (totale 16 punti) Domanda 9: una o più risposte corrette (totale 3 punti per tutte e sole le risposte corrette) Domanda 10: 1 punto per ogni abbinamento corretto (totale 4 punti) Domanda 11 (aperta): 4 punti 5 (i punti per le domande aperte sono stati aumentati a 5) Domanda 12 (aperta): 4 punti 5 (i punti per le domande aperte sono stati aumentati a 5) Totale: 33 punti indica la risposta corretta DOMANDE 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8: BARRARE LA CASELLA DELLA RISPOSTA CORRETTA 1) Come sottolineano le “Dieci tesi per l’educazione linguistica democratica”, il linguaggio verbale è solo una delle forme assunte dalla capacità simbolica fondamentale. Tale sottolineatura porta in generale a correlare lo sviluppo delle abilità linguistiche ad altre abilità, quali ad esempio la capacità di coordinare i movimenti (danzare, eseguire semplici operazioni pratiche) (vedi Tesi I pag. 1 e Tesi VII, punto F, pag. 8; le abilità della seconda, terza e quarta risposta sono tutte abilità linguistiche propriamente dette, e quindi non possono rappresentare “altre abilità” da correlare a quelle linguistiche) la capacità di dare un senso alle parole e alle frasi udite e lette la capacità di ampliare il patrimonio linguistico la capacità ricettiva la capacità di analisi metalinguistica (uno dei fili conduttori delle Dieci Tesi è proprio la necessità di scindere l’analisi metalinguistica dallo sviluppo delle abilità linguistiche propriamente dette, vedi sotto domanda 4) 2) La pedagogia linguistica tradizionale è nociva secondo le “Dieci tesi per l’educazione linguistica democratica” perché insegna soltanto l’ortografia opera fondamentalmente attraverso l’insegnamento grammaticale, che non è funzionale ai fini primari e fondamentali dell’educazione linguistica non è funzionale all’apprendimento delle lingue straniere esclude molti fenomeni di variazione della lingua e i rapporti tra organizzazione della lingua e organizzazione psicologica degli esseri umani insegna teorie errate e descrizioni incoerenti del funzionamento della lingua (vedi Tesi VII, punto c, pag. 7-8; le altre caratteristiche della pedagogia linguistica tradizionale riportate nelle altre risposte riguardano i suoi limiti nel senso della sua inutilità o inefficacia o della sua parzialità (“esclude” molto), mentre la sua nocività è espressamente connessa nelle Dieci Tesi a ciò che essa insegna, all’infondatezza delle descrizioni del funzionamento della lingua; si veda a questo proposito anche il confronto fatto a lezione a proposito dell’articolo, Lucidi pag. 21 sgg., dove la prima parte è dedicata all’analisi del tipo di informazioni teoricamente inadeguate generalmente contenute nelle grammatiche, e quindi alla sua nocività (“Definizioni nominalistiche”, “Rapporto tra suono e grafia”, “Rapporto tra forma e funzione”:) e la seconda alla sua parzialità (“Che cosa manca”). 3) Secondo le “Dieci tesi per l’educazione linguistica democratica” le conoscenze richieste all’insegnante dalle prospettive della pedagogia linguistica tradizionale non sono sufficienti nemmeno per gli scopi che questa stessa pedagogia si pone (non realizza nemmeno gli scopi che si pone, pag. 5, Tesi VI, ma il problema non riguarda le conoscenze richieste agli insegnanti) sono quantitativamente e qualitativamente inadeguate ai fini della nuova pedagogia linguistica proposta dalle “Dieci tesi” (vedi Tesi IX, pag. 11) sono esclusivamente imitative (casomai nel caso degli insegnanti si tratta del controllo di capacità imitative, vedi sempre Tesi IX, pag. 11, ma non si può parlare di “conoscenze imitative” richieste agli insegnanti) sono quantitativamente eccessive rispetto agli scopi della nuova pedagogia linguistica proposta dalle “Dieci tesi” sono inutili rispetto all’uso del prezioso buon senso 4) Secondo le “Dieci tesi per l’educazione linguistica democratica” la riflessione metalinguistica è l’unico obiettivo della pedagogia linguistica tradizionale (in realtà tra gli obiettivi della pedagogia linguistica tradizionale le Dieci tesi includono anche, oltre a vari aspetti che attengono alla riflessione metalinguistica, come la classificazione morfologica delle parole e l’analisi logica, l’apprendimento delle norme ortografiche, la produzione scritta scarsamente motivata, la capacità di verbalizzare oralmente o per iscritto apprezzamenti intuitivi di testi letterari, pag. 4, Tesi 5; vedi anche lucido n.1) è l’obiettivo principale dell’educazione linguistica democratica è funzionale allo sviluppo delle abilità linguistiche soltanto per quella parte della competenza linguistica che è riconducibile alla proprietà della riflessività delle lingue storico-naturali (vedi Tesi VII, punto b), pag. 7, “Inutilità dell’insegnamento grammaticale tradizionale rispetto ai fini primari e fondamentali dell’educazione linguistica”: “Se anche le grammatiche tradizionali fossero strumenti perfetti di conoscenza scientifica, il loro studio servirebbe allo sviluppo delle capacità linguistiche effettive soltanto assai poco, cioè solo per quel tanto che, tra i caratteri del linguaggio verbale c’è anche la capacità di parlare e riflettere su se stesso (cosiddetta riflessività delle lingue storiconaturali”; si noti che l’osservazione è fatta a prescindere dal tipo di insegnamento metalinguistico impartito. Gli scopi principali dell’educazione linguistica democratica attengono allo sviluppo delle capacità linguistiche, non delle capacità metalinguistiche, perciò è sbagliata la precedente, vedi sempre Tesi VII, punto D, pag. 6) fonte di errori teorici nell’analisi della lingua (è soltanto certa grammatica, quella tradizionale, che è fonte di errori teorici nell’analisi della lingua) inadatta ai livelli iniziali di scolarità (no, vedi Tesi VIII, punto 9, pag. 11) 5) Per quanto riguarda la struttura sintattica della frase, le tendenze di ristandardizzazione dell’italiano più significative secondo la descrizione di Berruto riguardano: la dislocazione a destra e a sinistra, gli usi controfattuali dell’imperfetto, l’uso del presente pro futuro, la frase presentativa (no usi controfattuali dell’imperfetto, uso del presente pro futuro, vedi sotto) la recessione del congiuntivo presente, la frase presentativa, il periodo ipotetico a doppio condizionale, il mutamento nel sistema dell’allocuzione (no recessione del congiuntivo presente, periodo ipotetico a doppio condizionale, mutamento nel sistema dell’allocuzione, vedi sotto) la dislocazione a destra e a sinistra, la frase scissa, l’estensione del passato prossimo, l’uso del presente pro futuro (no estensione del passato prossimo, uso del presente pro futuro, vedi sotto) la dislocazione a destra e a sinistra, la frase scissa, la frase presentativa, l’espansione degli usi di che (soltanto questa risposta contiene esclusivamente tratti che riguardano la struttura sintattica della frase; l’espansione o la riduzione degli usi di determinati tempi o modi verbali non è rilevante per la struttura sintattica della frase nemmeno nella più tradizionale grammatica: la struttura sintattica della frase attiene evidentemente all’analisi logica nella grammatica tradizionale, e in tale analisi l’utilizzo di congiuntivo presente piuttosto che di un indicativo presente, o di un presente al posto di un futuro non è affatto rilevante (lo chiamereste predicato verbale). Anche scindendo, in maniera più raffinata, analisi sintagmatica o configurazionale (analisi in costituenti immediati) da una parte e analisi sintattica della frase propriamente detta (soggetto predicato oggetto) dall’altra in nessun caso, né nell’una né nell’altra, risulta rilevante per la struttura sintattica della frase l’uso di un determinato tempo o modo, o di una determinata persona (questo per quanto riguarda il mutamento nel sistema dell’allocuzione). Tra l’altro guardando all’ordine e alla maniera in cui sono disposti i tratti del neo-standard in Berruto (e nei lucidi) si nota proprio come il paragrafo “Frasi topicalizzate e segmentate”, pagg. 65-68 sia seguito dal paragrafo intitolato “Il che polivalente”, che inizia così: “La particolare natura del che che abbiamo notato a proposito delle frasi scisse e del c’è presentativo induce a fare qualche cenno su uno dei tratti che più vengono segnalati quando si parla di tendenze di ristrutturazione e ristandardizzazione nell’italiano d’oggi, e cioè la larga polimorfia di impieghi del che a unire una frase principale e una subordinata”. Tale legame tra i fenomeni non è sottolineato viceversa all’inizio del successivo paragrafo, “Tempo, modo e aspetto del verbo”, che inizia così “Un interessante insieme di fenomeni appare in atto nel complesso sistema verbale italiano”. Soltanto la perifrasi stare + gerundio rientra in effetti tra i fenomeni di espressione dell’aspetto non morfologizzati (si tratta, appunto, di una perifrasi), e potrebbe perciò essere incluso tra i fenomeni che riguardano la struttura sintattica della frase, ma in ogni caso non c’era altra risposta che contenesse esclusivamente fenomeni sintattici) la dislocazione a destra e a sinistra, la recessione del congiuntivo presente, gli usi controfattuali dell’imperfetto, l’espansione della perifrasi stare + gerundio (no recessione del congiuntivo presente, usi controfattuali dell’imperfetto, vedi sopra) 6) L’avvicinamento di scritto e parlato rientra tra le generali tendenze di ristandardizzazione dell’italiano. Per quanto riguarda il lessico, Berruto nota in relazione a questo fenomeno il massiccio ingresso di forestierismi la diffusione di neologismi basati su sigle o accorciamenti il mutamento nel sistema dell’allocuzione (riguarda aspetti pragmatici fondamentalmente all’interno del parlato) la perdita di marcatezza diafasica e diatopica di alcuni lessemi (vedi pag. 90; dopo aver elencato vari fenomeni fondamentali che riguardano il lessico, tra cui fenomeni che riguardano concentrazione su una lista ristretta di formativi, forestierismi, abbreviazioni, Berruto nota “Naturalmente, anche nel lessico è presente la tendenza generale a diminuire le distanze tra standard scritto ancien régime e parlato medio, con l’assunzione nel neo-standard di termini un tempo sub-standard”, dove substandard include ovviamente termini diatopicamente e diafasicamente “bassi”. Dell’avvicinamento di parlato e scritto si parla in vari luoghi (vedi anche lucidi pag. 10), della perdita di marcatezza diafasica e diatopica di alcuni lessemi aveva già parlato a pag. 84. In generale a livello teorico è chiaro che la perdita di marcatezza diafasica rappresenta di per sé un esempio evidente di avvicinamento di registri, mentre negli altri casi elencati come risposte il fenomeno di riduzione della distanza tra registri potrebbe non essere affatto pertinente; ad esempio l’estensione di alcuni suffissi derivativi come -ale a scapito di altri può essere considerato tratto tipico di alcune forme di italiano burocratico o tecnico-scientifico, vedi pag. 88) l’espansione di un numero ristretto di classi di suffissi 7) La ragione principale addotta da Berruto per escludere la possibilità di considerare l’italiano popolare come una varietà di apprendimento (cioè una varietà che caratterizza una fase di apprendimento) fossilizzata è il fatto che l’italiano popolare sia la lingua della socializzazione primaria per una fascia non trascurabile di parlanti (vedi pag. 114) il fatto che sia una varietà parlata anche da adolescenti (questa sarebbe semmai una ragione a favore dell’ipotesi, vedi sempre pag. 114). il fatto che sia la varietà di italiano parlata da dialettofoni (anche questa sarebbe semmai una ragione a favore: si tratterebbe fondamentalmente di una seconda lingua, vedi sempre pag. 114) il fatto che non sia una varietà standardizzata (una varietà di apprendimento è ovviamente, per definizione, nonstandard, quindi questo sarebbe casomai un argomento a favore; inoltre, è possibile considerare l’italiano popolare in qualche modo “standardizzato”, nel senso di cristallizzato, vedi pag. 115). il fatto che esistano molte diverse varietà di italiano popolare (le interlingue, cioè le varietà di apprendimento, sono ovviamente diverse (anche se, attraverso la ricerca, è possibile individuare delle regolarità nelle sequenze di acquisizione), perciò anche questo rappresenterebbe casomai un argomento a favore; casomai si potrebbe considerare questo aspetto correlato in maniera indiretta a ciò che è affermato nella risposta corretta, e cioè che l’esistenza di vari italiani popolari è in relazione con la forte variazione diatopica che caratterizza in maniera netta i parlanti che hanno l’italiano popolare come lingua della socializzazione primaria, vedi ad es. pag. 111). 8) Con “monolinguismo” della scuola italiana si intende fondamentalmente la scarsa attenzione delle istituzioni scolastiche alle minoranze linguistiche e ai contesti plurilingui il fatto che in classe sia accettata e presa in considerazione un’unica varietà di italiano. (Il testo originario conteneva un errore di battitura, di l’italiano, ma non ha creato problema. Nonostante in linea teorica con monolinguismo si possano intendere vari aspetti, si parla in particolare di “monolinguismo scolastico” non soltanto in riferimento alla preselezione del codice “italiano”, ma più in particolare in relazione al tipo di registro (quello scritto) privilegiato ovunque nel contesto scolastico, come sottolineato in Ghezzi-Grassi, pag. 111, 114, 119-120, le cui osservazioni sono riportate anche nei lucidi, pag. 5 e in particolare pag. 6 riguardo a ciò che storicamente è stato chiamato appunto “monolinguismo scolastico”) il fatto che nella scuola italiana non si insegnino adeguatamente le lingue straniere il fatto che tutti i contenuti disciplinari siano insegnati esclusivamente attraverso l’italiano il fatto che nella scuola italiana non siano frequenti conversazioni plurilingui DOMANDA 9: BARRARE LA CASELLA O LE CASELLE DELLA O DELLE RISPOSTE CORRETTE: 9) Quale tra le seguenti frasi rappresenta un esempio di dislocazione canonica (con ripresa pronominale)? La bocca sollevò dal fiero pasto quel peccator (l’oggetto è anteposto, ma non c’è ripresa pronominale; si potrebbe considerare dislocazione a destra del soggetto, senza ripresa pronominale) Questa funzione di educatore del gusto e della sensibilità il letterato veneziano l’esercitò coll’esempio di una condotta di vita. (l’oggetto è rappresentato da un sintagma nominale pesante, Questa funzione di educatore del gusto e della sensibilità, ripreso da l’) Ne hai dati anche al tuo amico? (Non c’è dislocazione, ne non ha elementi coreferenti) A noi non sembra corretto dedicarci a simili attività. (Non c’è dislocazione, ci in dedicarci è riflessivo; una dislocazione canonica sarebbe stata a noi non ci sembra corretto) Here comes Chomsky. (inversione dell’ordine, non dislocazione secondo la definizione data sopra) Il le lui a donné ton livre. (le riprende le livre) Le vuoi queste? (dislocazione a destra) Nota: in generale sulle dislocazioni vedi Berruto pag. 65-67. 10) Abbinare ciascuna delle seguenti definizioni grammaticali al criterio che la sottende: 1 L’articolo esprime genere e numero 3 distribuzionale 2 L’articolo conferisce al nome un’indicazione precisa. 4 funzionale 3 L’articolo precede sempre un nome. 1 formale 4 L’articolo serve a determinare il nome a cui è associato. 2 nozionale-semantico Nota: riguardo a tali criteri nella classificazione grammaticale, che in ogni caso dovrebbero essere già noti, cfr. in generale Lo Duca, pagg. 143-144. Quello della natura è sicuramente uno dei temi dominanti nella produzione di Giovanni Pascoli, le cui liriche sono popolate di fiori, uccelli, alberi di tutti i tipi dei quali il poeta si preoccupa di indicare con precisione scientifica il nome specifico. A questo proposito anzi egli accusa di genericità e di indeterminatezza la poesia italiana nella quale la campagna è stata sempre descritta in modo convenzionale, per cui gli uccelli sono stati solo rondini e usignuoli, i fiori rose e viole, gli ulivi e i cipressi sono stati generalizzati con il nome di alberi e così via. Alcune soluzioni possibili: Quello della natura è sicuramente uno dei temi dominanti nella produzione di Giovanni Pascoli. Le sue liriche infatti sono popolate di fiori, uccelli, alberi di tutti i tipi; di tali elementi anzi/ inoltre/ tra l’altro, per di più il poeta si preoccupa di indicare con precisione scientifica il nome specifico. A questo proposito anzi egli accusa di genericità e di indeterminatezza la poesia italiana perché/ sulla base del fatto che/ partendo dalla constatazione che in essa la campagna è stata sempre descritta in modo convenzionale, tanto (è vero) che/ : infatti/ come dimostra il fatto che/ come si può vedere/ risulta evidente dal fatto che gli uccelli sono stati solo rondini e usignuoli, i fiori rose e viole, gli ulivi e i cipressi sono stati generalizzati con il nome di alberi e così via. Una soluzione proposta da una specializzanda: Quello della natura è sicuramente uno dei temi dominanti nella produzione di Giovanni Pascoli, infatti le sue liriche sono popolate di fiori, uccelli, alberi di tutti i tipi. Inoltre il poeta si preoccupa di indicarne con precisione scientifica il nome specifico. A questo proposito anzi egli accusa di genericità e di indeterminatezza la poesia italiana, poiché in essa la campagna è stata sempre descritta in modo convenzionale, infatti gli uccelli sono stati solo rondini e usignuoli, i fiori rose e viole, gli ulivi e i cipressi sono stati generalizzati con il nome di alberi e così via. Osservazioni: tutte le frasi relative erano relative non restrittive (dette anche appositive), cioè frasi relative che non hanno la funzione di restringere la referenza dell’antecedente: tutti gli antecedenti dei pronomi relativi (rispettivamente: Giovanni Pascoli; fiori, uccelli, alberi di tutti i tipi; la poesia italiana; tutta la frase nella quale la campagna è stata sempre descritta in modo convenzionale) hanno una referenza stabilita indipendentemente dall’informazione contenuta nelle frasi relative (dello stesso tipo è anche la relativa dell’esempio); questo è molto evidente nel caso di un nome proprio, come Giovanni Pascoli, la cui referenza non è certo stabilita tramite la frase relativa che segue (come sarebbe invece nel caso di il poeta che ha scritto Myricae). Questo significa che la funzione semantica della frase relativa rispetto alla principale non è affatto la restrizione della referenza di un sintagma nominale della principale, come per le relative restrittive, ma è l’aggiunta di un’informazione che riguarda quel sintagma nominale. Il rapporto di significato dei contenuti di tali frasi relative rispetto alla principale può essere quindi di vario tipo, causale, consecutivo, concessivo (in tal caso più probabilmente si aggiungerà per esempio pur), eccetera, così come accade con le subordinate implicite non introdotte da connettivi dedicati (cioè che hanno un valore specifico). Ciò che si richiedeva era quindi di sciogliere tali nessi esplicitando gli snodi semantici, mediante l’aggiunta di elementi che appunto rendessero univoca e non affidata a inferenza l’interpretazione del rapporto di significato tra le frasi: potevano essere elementi come infatti, perciò, quindi, tanto (è vero) che, invece, al contrario, appunto, per esempio, inoltre, perché, poiché, ecc. Non era richiesta nessuna modifica di altro tipo, in particolare non la modifica di A questo proposito anzi che rappresentava viceversa uno snodo testuale molto esplicito e pertinente. L’esempio dato per lo svolgimento di questo esercizio era stato commentato in una delle ultime lezioni in seguito ad una richiesta degli specializzandi). Lo scopo di tale tipo di lavoro è, come detto a lezione, affinare la capacità di riformulare, per essere in grado di cambiare qualsiasi cosa si renda necessario cambiare in qualsiasi direzione. Vorrei fare notare che l’inserzione di un connettivo adeguato tra frasi date è un esercizio che (spesso inopportunamente, proprio per la sua difficoltà) viene proposto fin dalle classi elementari. 12) Correggere il testo seguente, scritto da un’apprendente (mancava un apostrofo, dato che è evidente che l’apprendente è una donna) di italiano L2 di nazionalità cinese in Italia da un anno e mezzo, producendo un testo scritto che si avvicini il più possibile all’italiano nativo (scritto informale) con il minor numero di modifiche possibili: Es. (testo) poi dopo. Mi fanno alcune domanta. facile. Al fine lo faccio. meno male. (correzione)Poi dopo mi fanno alcune domande facili. Alla fine ce la faccio, meno male. Nel mio paese quando avevo il tempo libero, facevo una gita con mio marito e mio figlio, talvolta andavamo al parco in biciclletta, talvolta andavamo in montagna in autobus. Il 2 giugno del’anno scorso, andavamo al parco di animale, guardavamo l’elefante, l’orso, le scimie ecc. Mio figlio andava sulle giostre e era contento. Passegiavamo per tutta la mattina. Abbiamo pranzato in un ristorante, la cucina cinese è molto buona. Quando alla sera tornavamo a casa eravamo stanche ma felici. Adesso in Italia, quando abbiamo il tempo libero, talvolta andiamo in montagna per imparare di sci, talvolta andiamo al luogo che è famoso e antico, per esempio, a Venezia, è famoso in mondo. tutta città è situata sull’acqua, percio ancora si chiama “la città di acqua”. Sull’acqua ci sono gondole che portano i turisti per guardare la vecchia palazzo e per andare alla piazza San Marco. In vacanza noi visitiamo l’altra città italiana. Mi piace Italia. Una soluzione possibile: Nel mio paese quando avevo tempo libero facevo una gita con mio marito e mio figlio, talvolta andavamo al parco in bicicletta, talvolta andavamo in montagna in autobus. Il 2 giugno dell’anno scorso siamo andati al parco degli animali/ allo zoo, abbiamo visto l’elefante/ gli elefanti, l’orso/ gli orsi, le scimmie ecc. Mio figlio è andato sulle giostre ed era contento. Abbiamo passeggiato per tutta la mattina. Abbiamo pranzato in un ristorante: la cucina cinese è molto buona. Quando alla sera siamo tornati a casa eravamo stanchi ma felici. Adesso, in Italia, quando abbiamo tempo libero, talvolta andiamo in montagna per imparare a sciare/ lo sci, talvolta andiamo in qualche luogo famoso e antico, per esempio (a) Venezia, che è famosa nel mondo/ in tutto il mondo. Tutta la città è situata sull’acqua, perciò si chiama anche “la città d’acqua/ dell’acqua/ sull’acqua”. Sull’acqua ci sono gondole che portano i turisti a vedere i palazzi antichi e (per andare) a Piazza San Marco. In vacanza visiteremo altre città italiane. Mi piace l’Italia. Osservazioni: questa interlingua denotava due problemi generali abbastanza evidenti, la difficoltà ad utilizzare la forma di passato pertinente da un punto di vista aspettuale (imperfetto rispetto a passato prossimo: il 2 giugno del’anno scorso andavamo, guardavamo, passegiavamo per tutta la mattina di contro a abbiamo pranzato) e difficoltà di accordo o di espressione morfologica del numero (eravamo stanche, Venezia è famoso, la vecchia palazzo, l’altra città, forse anche l’elefante, l’orso?). Un altro problema generale riguardava la distribuzione dei determinatori (articoli) in contesti particolari (avere il tempo libero, al luogo che è, l’altra città, nonché l’utilizzo con il nome proprio). Ciò che era fondamentale fare era quindi, oltre a introdurre le correzioni ortografiche e di punteggiatura, correggere i tempi imperfettivi dove necessario (nel caso di mio figlio andava poteva al limite essere mantenuto l’imperfettivo, intendendo che, mentre i genitori guardavano gli animali, il bambino andava per tutto il tempo sulle giostre, cosa per altro abbastanza improbabile); era da evitare per altro l’uso del passato remoto come forma perfettiva, perché l’apprendente mostra di conoscere il passato prossimo quando utilizza abbiamo pranzato. L’affermazione la cucina cinese è molto buona è molto probabilmente un’affermazione generale, un ricordo indotto dal racconto del pranzo al ristorante, più che un commento sulla cucina di tale ristorante: l’apprendente infatti mostra di distinguere benissimo presente e passato e in particolare di conoscere l’imperfetto di essere (vedi era contento), nonché di conoscere la struttura generale della frase relativa (vedi che è famoso e antico), per cui se avesse voluto aggiungere un commento sulla cucina del ristorante avrebbe probabilmente usato almeno era. È sicuro in ogni caso che qui non si possa modificare in abbiamo pranzato in un ristorante cinese (sono evidentemente in Cina!). Nella frase percio ancora si chiama “la città di acqua” ancora aveva probabilmente il significato di anche, come qualcuno ha notato: si potrebbe trattare di una denominazione della lingua materna dell’apprendente. Non è stato considerato errore grave mantenere ancora. Nell’ultima frase, a conclusione del testo, l’apprendente utilizza evidentemente un presente pro futuro. Sono state considerate modifiche ingiustificate, per esempio, talvolta... talaltra, siamo rientrati per siamo tornati a casa, questa città o Venezia per tutta città, è circondata dall’acqua (sic!) per è situata sull’acqua, per visitare o per osservare al posto di per guardare (la vecchia palazzo), mentre viceversa sono state considerate eccessivamente “non-interventiste” correzioni che mantenessero tutti i passati imperfettivi anche dove era necessario un passato perfettivo (Il 2 giugno dell’anno scorso andavamo) e gli accordi o i numeri errati (in particolare molti hanno corretto la vecchia palazzo in “Palazzo Vecchio” (sic!), altri hanno mantenuto l’altra città italiana (più accettabile però in questo caso un’altra città). La divisione in paragrafi del testo originario era assolutamente pertinente (si noti che il testo da produrre doveva essere di una varietà scritta), perciò è stato considerato errore andare a capo in altro punto, mentre non si è considerato errore il non andare a capo, supponendo in questo caso che sia stato fatto per ragioni di spazio (sebbene qualcuno abbia in ogni caso chiaramente segnalato in altro modo la cesura nel testo). Una persona ha notato a proposito di questo testo una sovrestensione dell’imperfetto sovrapponibile a quella del neo-standard, ma questo non è affatto pertinente: nell’italiano nativo l’imperfetto si va estendendo a particolari valori, quelli controfattuali (per esempio nel periodo ipotetico), non a scapito dei passati perfettivi. L’opposizione aspettuale è ben salda.