Teatro Stabile Sloveno Trieste Teatro Stabile del Friuli Venezia

Teatro Stabile Sloveno Trieste
Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia – Il Rossetti
Casa del lavoratore teatrale
Il dilemma di un autore invitato a raccontare il centenario della Prima Guerra Mondiale costringe ai limiti delle
proprie capacità artistiche. Ben presto gli è chiaro di non poter raccontare l'insensatezza della guerra.
Di qualsiasi guerra.
Igor Pison
A una settimana dall’apertura della stagione con la coproduzione internazionale, l’adattamento da La
montagna incantata di Thomas Mann, realizzato in collaborazione con il teatro nazionale Drama di
Ljubljana, il tema della prima guerra mondiale ritornerà sul palcoscenico del Teatro Stabile Sloveno con una
nuova, importante coproduzione che testimonia la volontà delle istituzioni teatrali triestine di consolidare
l’identità cosmopolita della città di Trieste e del territorio. Lo spettacolo in prima assoluta Trieste, una città
in guerra è infatti una coproduzione multilingue realizzata con il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia - Il
Rossetti e la Casa del lavoratore teatrale su testi scritti espressamente per questo progetto da due autori
che rappresentano la varietà culturale della regione Friuli Venezia Giulia: Marko Sosič e Carlo Tolazzi.
I due testi, dove le storie di chi è partito per il fronte e di chi attende il suo ritorno sono trattate in un
intreccio di elementi realistici e trasfigurazione poetica, sono stati uniti in un unico racconto teatrale dal
giovane regista triestino Igor Pison e dalla dramaturg Eva Kraševec.
Kakor v snu (Come nel sonno) di Marko Sosič e Il pane dell’attesa di Carlo Tolazzi raccontano, ognuno a
proprio modo, il periodo bellico: da una parte con la rappresentazione della vita quotidiana in una città
caratterizzata dalla vicinanza del confine, dall’altra con la riflessione poetica dei singoli nel loro approccio
alla grande catastrofe. L’indirizzo comune impresso dal regista all’allestimento e alla drammaturgia assume
come punto di vista lo sguardo di generazioni di persone che non hanno vissuto le vicende belliche in prima
persona e che comprendono la difficoltà e la responsabilità di trasmettere al di là di ogni retorica contenuti
ancora pienamente validi, a un secolo dallo scoppio della Prima guerra mondiale.
“Attraverso quali occhi vuoi che racconti una storia che sarà solo una tra mille?”- la domanda che troviamo
nel testo contiene in sé gli interrogativi e le risposte che autori e cast si sono posti nell’intraprendere
questo progetto. Per questo motivo l’allestimento rimane ancorato al nostro tempo: mette in scena un set
cinematografico dove attori e regista rappresentano vicende e sentimenti legati al primo conflitto
mondiale. Se all’inizio si percepisce la distanza data dalla finzione nella quale emergono frammenti di
memoria, presto i protagonisti proveranno invece un coinvolgimento che trascende la semplice
rappresentazione per entrare nella riflessione e nel sentire profondo di ognuno. Il passato e il presente
convivono per raccontare l’assurdità della guerra attraverso l’attesa delle donne, il dolore di chi ha vissuto
le trincee, capitoli di storie individuali tra le quali non si può scegliere una vicenda emblematica, ma solo
abbracciarle tutte in una comune dimensione umana e tragica.
Come scrivono i promotori del progetto, gli attori della Casa del lavoratore teatrale: “Il racconto di una
città in guerra come Trieste non può esistere prescindendo dalla complessità e ricchezza del suo tessuto
multiculturale e multilinguistico. Nella Prima Guerra si sono annidati i prodromi di quei disastri che le
politiche nazionalistiche avrebbero provocato, sconvolgendo le nostre terre lungo gran parte del
Novecento.ˮ
Per ottenere questa lettura è stato scelto un giovane regista già affermato a livello internazionale e che, da
triestino, conosce particolarmente bene questo particolare tessuto multiculturale e la sua storia: Igor Pison.
A lui è stato affidata la fusione dei diversi punti di vista di due noti autori regionali. Sosič è uno scrittore
triestino i cui pluripremiati romanzi sono stati tradotti in molte lingue europee e che può vantare una lunga
serie di prestigiosi premi letterari in Slovenia e Italia (è stato anche nominato per il Premio Strega Europeo),
l’udinese Tolazzi è autore di una lunga serie di opere letterarie di grande importanza per la valorizzazione
della lingua e del patrimonio culturale friulano, inoltre ha firmato diversi drammi sulla tradizione popolare
carnica (Cercivento e Indemoniate sono stati messi in scena rispettivamente dal Mittelfest di Cividale e dal
Teatro Club di Udine con il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia).
È profondamente significativa dunque, la scelta che l’intero progetto, a partire dai testi commissionati sia
concepito in una molteplicità linguistica e culturale: la produzione nasce da soggetti che sono emblema di
tale molteplicità, il regista appartiene a questo complesso e prezioso tessuto, lo spettacolo è recitato in
sloveno, italiano, con qualche parola in tedesco da una compagnia mistilingue che dopo cent’anni,
armonizza attraverso il teatro là dove la guerra ha diviso e distrutto.
Gli attori in scena sono quelli della compagnia stabile del Teatro Stabile Sloveno e della Casa del lavoratore
teatrale: Nikla Petruška Panizon, Lara Komar, Maria Grazia Plos, Tadej Pišek (attore ospite), Massimiliano
Borghesi, Primož Forte, Adriano Giraldi, Maurizio Zacchigna, Roberta Colacino e Lorenzo Zuffi. Scene e
scelte musicali sono state ideate dal regista Igor Pison, che è anche coautore degli inserti video insieme a
Tomaž Scarcia. I costumi sono di Igor Pahor.
Lo spettacolo verrà presentato in anteprima giovedì 13 alle ore 20.30, la prima in abbonamento andrà in
scena venerdì 14 novembre alle ore 20.30 al Ridotto del Teatro Stabile Sloveno. Le repliche in questa sala
proseguiranno fino al 30 novembre. Dal 2 al 22 dicembre lo spettacolo proseguirà il suo percorso alla Sala
Bartoli del Politeama Rossetti, inserito nel cartellone Prosa del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia.
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