Perché una mostra “orsi e sciamani”?
L’idea di una collaborazione con l’Università di Helsinki è nata nel 2005, durante un convegno a
Pori, “città dell’orso” a nord ovest di Helsinki. In quella occasione il Museo presentò una relazione
su l’etnologia dei lapponi di fine ‘800, messa insieme sulla base degli scritti editi e non, degli
oggetti raccolti e delle immagini fotografiche di Sommier1, conservati nella sezione di
Antropologia del Museo di Storia Naturale di Firenze. Si tratta di una raccolta di grande valore
scientifico, organizzata per esporre ai fiorentini del tempo i reperti di popoli lontani, culturalmente
ancora più che fisicamente. Popoli che praticavano lo sciamanesimo e che adoravano l’orso come
animale sacro.
Sommier aveva viaggiato in Lapponia nel 1879 e nel cuore dell’inverno 1885. Nel frattempo, nel
1880, si era recato in Siberia occidentale, all’esplorazione di altre culture artiche. In Siberia aveva
incontrato direttamente alcuni sciamani e aveva assistito ai riti e partecipato alle cerimonie in
onore dell’orso. Juha Pentikainen2, dagli anni ’60 ha effettuato molte missioni scientifiche in
Siberia, raccogliendo dati e testimonianze di tradizioni a rischio di estinzione.
In questa mostra sono riuniti materiali di fine ‘800 e dei giorni nostri, con l’inserimento di una
parte dedicata agli Ainu di Hokkaido, raccontati dalla collezione che Fosco Maraini ha donato al
museo, per le loro affinità culturali con i popoli del nord. Sciamanesimo e culto dell’orso fanno da
filo conduttore in un viaggio verso il fascinoso, mitico grande nord, esplorato con gli occhi di
viaggiatori del sud e del nord, attraverso la lente dei racconti di antiche pratiche tradizionali.
La Siberia è la culla dello sciamanesimo, la parola stessa deriverebbe da sama:n, che significa
frenesia, parossismo, parola con cui gli Evenki indicavano la persona con poteri speciali di
incantazione. Gli Evenki appartengono alla famiglia dei Tungusi e sono diffusi nella parte centrale
della sterminata regione siberiana. Elementi di sciamanesimo si sono diffusi presso le culture
dell’Asia centrale, dell’America settentrionale e dell’Oceania. In Africa e Sudamerica non si parla
di un vero sciamanesimo, anche se alcuni riti sono assimilabili per il loro significato magico. Lo
sciamanesimo ha radici molto antiche, come suggeriscono interpretazioni di alcuni graffiti rupestri
ritrovate in territorio scandinavo e siberiano.
Lo Sciamanesimo è l’espressione di un modo di vivere e di sentire la natura, diffuso nelle società
animiste nelle quali si pensa che i destini degli esseri umani siano decisi da spiriti ultraterreni e
ogni elemento del mondo fisico sia animato da un principio vitale, governato da uno spirito
regnante.
Gli strumenti classici dello sciamano consistono nel tamburo, maschere, strumenti musicali,
cintura di sonagli, statue raffiguranti l’effige degli spiriti verso cui trasmigrare. Il tamburo in
special modo è uno strumento potente, e talvolta la sua membrana viene decorata e dipinta con
immagini antropomorfe o zoomorfe, simboli sacri, elementi cosmogonici e della natura come sole,
terra, montagne, fiumi.
Lo sciamano è anche il depositario dei saperi di quei popoli. Possiede una conoscenza profonda
delle tradizioni, dei miti della comunità. Conosce le canzoni e i metodi di concentrazione. È la
1
Stephen Sommier (1848-1922), botanico di fama internazionale, fu con Paolo Mantegazza uno dei
fondatori della Società Italiana di Antropologia e di Etnologia in Firenze. Intellettuale eclettico, si dedicò
anche a studi antropologici ed etnologici, attratto soprattutto dal "Grande Nord" Europeo e dalle immensità
della Russia e della Siberia. Un viaggio d'inverno in Lapponia fu pubblicato nel 1887: è il resoconto della
spedizione compiuta insieme all'amico Giovanni Cosimo Cini nell'inverno 1884-85 fino a Capo Nord e del
ritorno attraverso la Lapponia interna, raccogliendo anche una eccezionale documentazione fotografica.
2
Docente di Religioni Comparate Università di Helsinki – alcune reperti esposti nella mostra provengono
dalla sua collezione privata ( Vestiti, tamburi e strumenti musicali degli Sciamani lapponi)
persona che maggiormente riesce a vivere in spiritualità con il mondo naturale circostante,
conoscendo le regole di equilibrio e armonia. I suoi saperi spaziano dalla mitologia alla medicina.
Anche la cultura occidentale registra un crescente interesse nei confronti dello sciamanesimo,
soprattutto come tecnica di alterazione psicologica e di ricerca di contatto con il soprannaturale,
per trovare le risposte ai problemi terreni.
Le società che vivono compenetrate con la natura considerano sacri gli spiriti di alcuni animali.
L’orso, nei popoli artici e subartici, è uno di questi. Normalmente vengono adorati animali che
uniscono doti terrifiche ma anche “positive”, come il coraggio, la lealtà. L’orso è temuto e
rispettato, ucciso e venerato. In Lapponia esistono centinaia di nomi con i quali viene
affettuosamente appellato. Allo stesso modo in Siberia si fa molta attenzione tra i cacciatori a non
pronunciarne il nome, nel timore che il suo spirito si vendichi. È importante che gli orsi uccisi
siano in pace con la comunità.
Riti relativi alla uccisione dell’orso si ritrovano in Siberia, in Lapponia, tra gli Ainu di Hokkaido.
Probabilmente questo animale, così amato dai popoli di tutto il mondo, simboleggia una rinascita
continua della natura. L’orso ha un orologio biologico che lo fa uscire dal letargo all’inizio di ogni
primavera, risvegliandosi insieme ai fiori e alle piante.
Sciamanesimo e culto dell’orso non sono legati necessariamente, la presenza di entrambi nei riti dei
popoli artici e subartici deriva dalla comune visione del mondo strettamente legata ai cicli naturali.
La nostra intenzione nel progettare la mostra è quella di riunire materiali differenti per raccolte e
datazione, nel tentativo di illustrare alcuni tratti culturali di popoli artici e subartici. La conoscenza
di pratiche tradizionali di questi popoli viene ricostruita attraverso i racconti di viaggiatori del
passato, scoprendo una sorprendente convergenza con le esperienze di missioni di studio recenti.
Poco è cambiato in oltre cento anni: dagli oggetti per il rito sciamanico al modo di scolpire idoli
antropomorfi, fino al culto di adorazione dell’orso, ancora fortemente radicato nel grande nord.
Sciamanesimo e culto dell’orso appartengono a società intimamente collegate alla natura e agli
equilibri delle forze che la compongono. Il patrimonio contenuto in un museo di storia naturale
non può che essere utilizzato in direzione di un allargamento della conoscenza. Questo in fondo è
il fine ultimo di questa mostra.
In un mondo come il nostro, globalizzato e spesso distruttivo di culture locali, ridare infatti valore
a rituali e miti che hanno costituito l’ossatura portante delle popolazioni del nord può costituire un
contributo ad una visione ecologicamente corretta e attenta al valore delle risorse naturali e
culturali di ogni luogo, al rapporto armonico uomo-ambiente, indispensabile per la salvaguardia
del nostro pianeta e della sua articolata diversità.
A SHOW ON BEARS AND SHAMANS – why?
This exhibit includes some items of the collections made in the late 19th century and again in
modern times. This exhibit includes also items of the Ainu of Hokkaido, belonging to the collection
that Fosco Maraini donated to the Museum because of the cultural traits shared by the people of
the northern lands. Shamanism and the cult of the bear are the guiding lines of a travel towards
the fascinating, mythical extreme northern lands seen through the eyes of travellers coming from
the south and going north and who listened and noted down the retelling of ancient traditional
practices.
Siberia is the cradle of shamanism, the word itself is derived from the word sam:an, meaning
frenzy, paroxysm, a word used by the Evenks, to designate persons having special power to cast
spells. The Evenks belong to the family of the Tungusians and are spread over the central area of
the immense Siberian region. Aspects of shamanism are diffused over the cultures of Central Asia,
North America and Oceania. No genuine shamanism in known from Africa or South America,
though many rituals are comparable from the point of view of some typical magical aspects.
Shamanism has very ancient roots, as suggested by the interpretation of some rupestrian graffiti
found in Scandinavian and Siberian areas.
The typical implements of the shaman are the drum, masks, musical instruments, a harness belt,
carvings representing the images of the spirits to be met. The drum is a specially powerful
instrument, sometimes the leather is decorated or painted with anthropomorphic or zoomorphic
designs, with sacred symbols, cosmogonic elements or nature elements like the sun, land,
mountains, rivers.
Western culture is very interested in the very special shamanistic phenomenon, specially from the
point of view of altered states of perception, psychology and attempts to enter into the reality of
the “above natural” and of whether it could help to solve terrestrial problems.
Communities that live in close contact with nature often consider the spirits of some animals to be
sacred. The bear of the Arctic and sub–Arctic regions is one of them. Usually the animals adored in
those communities have both terrible as well as “positive” traits, such as courage and loyalty. The
bear is feared and respected, killed and worshipped. There are thousands of names in Lapland
used to mention the bear affectionately. Similarly in Siberia hunters take great care not to mention
the name of the bear, fearing an adverse reaction of the bear’s spirit. The killed bears should not be
vindictive, but should remain at peace with the community.
There are rites concerning the killing of the bear in Siberia, Lapland and among the Ainu of
Hokkaido. Probably this animal, so well loved throughout the world, symbolizes the endless
rebirth of Nature. The biological watch of the bear wakes it up from lethargy at the beginning of
spring, at the same time as plants and flowers.
Shamanism and the cult of the bear are not necessarily linked to each other, the presence of both in
the rites and rituals of Arctic and sub-Arctic people comes from living in a world intimately and
tightly dependent on natural cycles, more than any other areas of the world.
The intention in planning this exhibition is to put together collections made at different times,
seasons and dates to illustrate the cultural traits of Arctic and sub-Arctic people. The reports of
travellers of the past two centuries and the remarkable convergence of the findings of recent study
missions, help to rebuild mentally the life and culture of those communities. Not much has
changed in the last hundred years. Going from the ritual objects used for performing the rites
down to the details of anthropomorphic idols and the cult of the bear, there has not been much
change in the firmly rooted habits of the far north.
Studies related to religious practices still untouched, go beyond the study of traditional
anthropological, ethnological and linguistic studies of the western world. The present studies are
seen as related to multidisciplinary research and interests in sociological, medical, botanical
therapeutics, musicology and even psychology and psychiatry. Shamanism and the cult of the bear
are alive in societies that are even now turned towards nature and the balance of the natural forces
that are the rule. The wealth of knowledge stored in a Museum of Natural History is not otherwise
used than for a widening of the our own knowledge. After all, this is the purpose of this exhibit.
We hope that an ecologically correct vision of this globalized world of ours that often destroys
local cultures, can restore in our mind the view and value of rites and myths that have been the
steady support of the people of the great northern areas and restore the importance and value of
natural and cultural resources for a balanced relationship between man and environment, that is
the only way to save our planet and its diversity.