La conclusione dell`Assemblea Ecclesiale diocesana

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Diocesi di Città di Castello
(Pg)
COMMISSIONE DIOCESANA COMUNICAZIONI SOCIALI
Direttore: Mons. Nazzareno Amantini - Seminario Vescovile - Via Pomerio San Girolamo - 06012 Città di Castello (Pg) - Tel. e fax. 075.855.59.33
L’assemblea ecclesiale diocesana di Città di Castello (Pg). “Parrocchia: la Chiesa tra la
gente”.
Nel corso dell’annuale assemblea ecclesiale la chiesa di Città di Castello (Pg) ha riflettuto
sul tema “Parrocchia: la Chiesa tra la gente”. In due giornate (14 e 15 ottobre) si è parlato
dei cambiamenti avvenuti nel contesto della parrocchia e dei momenti fondanti e
fondamentali di una parrocchia. I lavori sono stati presieduti dal vescovo mons. Pellegrino
Tomaso Ronchi e guidati dai relatori don Luciano Avenati, liturgista e parroco nella
parrocchia di Petrignano d’Assisi, e Giovanni Carlotti, delegato regionale dell’Azione
Cattolica.
Nella società che sappiamo essere secolarizzata e del relativismo ci sono alcune note
positive che riguardano la parrocchia. Una – ha ricordato Carlotti – è rappresentata dalla
“personalizzazione della fede”: quel processo per cui la Parola di Dio, proposta ed offerta a
tutti, diventa personale perché scelta liberamente da ciascuno. Oggi è sempre più necessario
che ogni cristiano coniughi fede ed individualità. Non va bene – tentiamo di tradurre con
un’immagine – un lavoro industriale per cui la fede viene data in serie e uguale per tutti, ma
bisogna fare come gli artigiani che personalizzano ogni loro prodotto che è diverso l’uno
dall’altro.
Don Avenati, riferendosi in generale alla vita delle parrocchie umbre ha sottolineato
anzitutto la necessità che esse siano fedeli al nome che portano. Etimologicamente
parrocchia era la tenda che accoglieva, di notte, i viandanti. Essere fedeli a questo nome
significa rendere anche oggi attuale l’insegnamento della Gaudium et spes là dove si
afferma che tutte le gioie degli uomini sono le gioie di tutti i cristiani. In ogni parrocchia,
cioè, la “nostra felicità comunitaria deve fare corpo con quella che sperimenteremo nel
Regno di Dio”.
Una comunità parrocchiale deve quindi puntare prima alle qualità delle relazioni tra i
componenti più che ai programmi pastorali. Deve essere – la parrocchia – casa e scuola di
comunità: al di là dello slogan ci deve essere quindi un generale cambiamento di mentalità
perché ogni comunità parrocchiale viva sane relazioni tra gli uomini, la corresponsabilità e
la condivisione della triplice passione per il Vangelo, per la Chiesa, per l’uomo. Ancora,
deve vivere nella quotidianità la debolezza della pastorale sapendo però che – come san
Paolo – “quando sono debole è allora che sono forte”.
Quali sono, oggi, i momenti fondanti di una parrocchia? Quale il ruolo dei laici all’interno
di essa? Quali coordinate dovrebbe seguire la parrocchia nel mondo che cambia?
Mentre appare necessario rilegittimare la parrocchia e riconfermare il lavoro di tutti coloro
che per essa spendono la vita è altrettanto urgente rivitalizzare la parrocchia secondo tre
coordinate fondamentali: comunione, corresponsabilità e quotidianità. In altre parole la vita
della parrocchia non deve fondarsi tanto su iniziative e servizi da fare, quanto su momenti
essenziali e qualificanti da vivere quali la Parola, l’Eucaristia e la fraternità. La parrocchia
cioè dovrebbe puntare soprattutto a formare dei cristiani maturi, testimoni nel mondo del
Vangelo, e non a preparare operatori pastorali. Se è vero che il Vangelo ha il primato nella
vita della Chiesa, allora anche la parrocchia non può considerare la Parola come un semplice
mezzo, ma come il fine per cui essa esiste. La parrocchia dovrà dunque offrire degli itinerari
di fede che esprimano il primato della Parola su tutto il resto.
Da qui le iniziative: centri d’ascolto, lectio divina,… e tutto quello che possa essere pensato
a livello parrocchiale o, se è il caso, zonale, per “spezzare” la Parola.
Un altro fondamento per la parrocchia è l’assemblea eucaristica domenicale. Lì – è stato
detto – c’è il dna profondo ed insostituibile della Chiesa. Alcune proposte: “fare” una
liturgia bella, seria, semplice, veicolo del mistero, capace di raccontare le meraviglie del
Signore. Le liturgie domenicali dovrebbero essere preparate settimanalmente e
sistematicamente, evitando “svendite” e “saldi” di messe.
La parrocchia è anche la comunità dove si respira la fraternità: lì si dovrebbero vivere
relazioni evangeliche che si traducano concretamente nella sincerità, verità, franchezza,
stima e perdono reciproci, amore evangelico. Per arrivare a questo occorre cominciare dal
riconoscimento dei ministeri e carismi di tutti, a cominciare da quello del Vescovo e dei
presbiteri. La parrocchia è luogo di comunione nel senso che lì ci si confronta, ci si ascolta
reciprocamente. La parrocchia fa una scelta di fondo verso gli ultimi, prestando particolare
attenzione alla povertà ed ai poveri.
A proposito dei laici e delle aggregazione laicali Giovanni Carlotti ha ricordato il ruolo che
potrebbe svolgere l’Azione Cattolica, voluta e recentemente riproposta alla comunità
ecclesiale dai vescovi italiani: rispetto ai movimenti, dono di Dio alla Chiesa, che però
faticano ad entrare nella comunità ecclesiale, l’Azione Cattolica potrebbe svolgere un ruolo
portante di tutte le altre aggregazioni laicali.
Le riflessioni e le proposte emerse dall’assemblea ecclesiale diocesana saranno sintetizzate
nel documento che il vescovo, mons. Pellegrino Tomaso Ronchi, invierà alla diocesi in
occasione della festa dei santi patroni Florido e Amanzio, il prossimo 13 novembre.
Cordiali saluti
Città di Castello, 27 ottobre 2003
Francesco Mariucci, giornalista pubblicista
Cellulare: 347.5483592
e-mail: [email protected]
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