Antropologia

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5.4. Erich Fromm – L’importanza dei sogni
Es. 8. Nel brano che hai letto Fromm fa riferimento all’”antropologia”, una disciplina che studia
l’uomo e il suo sviluppo culturale. Fai una ricerca sull’antropologia e scrivi un testo espositivo nel
quale cerchi di:
a. spiegare l’etimologia della parola (da quali parole è formata? Da quale lingua provengono?);
b. definire gli obiettivi principali della disciplina;
c. tracciare una breve storia dei suoi sviluppi.
Per svolgere questa ricerca, ti proponiamo questo testo sull’antropologia.
Il termine antropologia (dal gr. Anthropos, uomo e logos, discorso) indica un insieme di
approcci scientifici all’evoluzione fisica e socio-culturale dell’Uomo. La varietà dei temi
affrontati e degli approcci di studio hanno portato a una progressiva suddivisione della
disciplina in due filoni di ricerca: antropologia fisica, che studia le caratteristiche biologiche ed
evolutive dell’uomo nel passato e nel presente, e l’antropologia culturale che indaga gli aspetti
culturali e sociali.
Antropologia fisica: studia le caratteristiche morfologiche, fisiologiche e biologiche
differenziali dell’uomo in quanto comuni all’intera specie (a. generale) o di particolari singole
etnie.
La specie umana costituisce infatti un problema biologico particolare, in quanto è la sola specie
animale attualmente vivente che si è diffusa su tutta la terra con progressione crescente, in
contrapposizione all'involuzione o alla scomparsa delle specie a essa più vicine e più simili. È la
sola che si è adattata a climi e ambienti molto diversi, modificando non solo alcuni aspetti
morfologici propri ma anche l'ambiente in cui si trova, fino a essere in grado di sopravvivere
(opportunamente protetta e organizzata) nello spazio circumterrestre. L'a. si occupa sia del
vivente sia dei resti fossili dell'uomo utilizzando metodiche proprie che tuttavia si avvalgono di
tecniche spesso elaborate da altre discipline scientifiche. Per ciò che riguarda i reperti fossili
procede allo studio e ricostruzione dei resti allo scopo di fornire gli elementi oggettivi per
indagare sul processo dell'ominizzazione, compito questo assolto dalla paleoantropologia. Le
ricerche sul vivente sono rivolte sia verso i singoli, dei quali vengono studiate le modificazioni
somatiche, morfologiche, fisiologiche, psicologiche e comportamentali, sia verso i gruppi
umani per determinarne non solo le caratteristiche antropologiche ma anche le variabili
psicofisiche in rapporto all'ambiente e alla dinamica culturale, la distribuzione dei valori
morfosomatici, i valori dei parametri quantitativi (peso, statura, caratteri ematologici, ecc.) in
relazione all'habitat e al modo di vita In tal senso, l'a. comprende vari settori di specializzazione
fra i quali alcuni sono fondamentali oltre quello di più antica origine, cioè l'antropometria, che
consente di elaborare statisticamente i valori metrici di ogni parte del corpo rilevati sia sul
vivente sia sui reperti fossili; in questo settore, particolare rilievo assume la craniometria per
quel che concerne lo studio, la ricostruzione e la comparazione dei crani (o di parti di questi) di
Ominidi e uomini fossili. La somatologia morfologica consente, mediante scale di valori,
tabelle, indici particolari nonché elaborazioni grafiche al calcolatore, di individuare e
classificare tutti i fattori pigmentari e tegumentari della pelle, la morfologia del corpo umano
vivente e delle sue singole parti, nonché le caratteristiche fisionomico-morfologiche della testa;
in particolare indaga sui meccanismi ereditari dei singoli caratteri (p. es.: colore della pelle,
degli occhi, dei capelli), sulle loro anomalie e sul loro significato di adattamento all'ambiente.
Gli aspetti dinamici e strutturali dell'organismo umano vengono studiati sia nel significato
funzionale, sia in rapporto ai fattori evolutivi e all'influenza dell'habitat, relativamente ai singoli
e ai gruppi. Sono così affrontati caratteri quali: la capacità vitale (mediante spirometri) con la
frequenza respiratoria e del polso, nonché del dispendio energetico e della pressione arteriosa; la
sensibilità e gli adattamenti degli organi di senso, compresi i sistemi di regolazione della
temperatura corporea e della resistenza alla sete e alla fame; l'accrescimento, la fase puberale,
l'invecchiamento; la composizione corporea e le sue interconnessioni con il carattere e i
meccanismi fisiologici; la struttura immunoematologica del singolo e soprattutto dei vari gruppi
etnici. Quest'ultimo campo d'indagine utilizza tutti i più avanzati metodi d'analisi, data
l'importanza crescente che hanno sulla conoscenza delle popolazioni umane le ricerche sui
marcatori genetici, i gruppi sanguigni, le proteine seriche e gli enzimi. Infine vengono studiati
gli aspetti biodemografici delle popolazioni in riferimento all'isolamento riproduttivo, alle
regole matrimoniali, al meticciamento, alle migrazioni, ai processi di assimilazione culturale,
agli influssi sul singolo e sulle collettività del rapido sviluppo delle tecnologie, i cui effetti
spesso si rivelano più negativi che positivi per lo sviluppo biofisico della specie.
Antropologia culturale: nell'ambito delle scienze antropologiche, studia settorialmente i vari
aspetti culturali, psicologici e religiosi dei singoli gruppi etnici e le loro interrelazioni con le
rispettive strutture socioeconomiche. In tal senso si differenzia dall'etnologia che affronta un più
vasto campo di problemi integrandoli fra loro. Negli Stati Uniti, dove l'a. culturale è sorta, vari
studiosi si occupano anche della ricerca e descrizione dei molteplici aspetti che presenta il modo
di vivere dei singoli popoli, sebbene questi vengano considerati compiti tradizionali
dell'etnografia. Le origini di questo indirizzo delle scienze antropologiche si fanno risalire alle
tesi esposte da E. B. Tylor nella sua opera Primitive Culture (1871), che avevano a fondamento
il concetto di “acculturazione” enunciato da J. W. Powell: in base a questo, la cultura dei
“primitivi” era intesa quale “fenomeno chiuso”, il cui sviluppo è condizionato dai processi di
assimilazione da parte di una “cultura superiore”; pertanto, la sua conoscenza richiede uno
studio finalizzato delle forme in cui si esprime. Le metodologie d'indagine, suggerite da Tylor e
perfezionate nel tempo, sono ancora oggi seguite da gran parte degli antropologi culturali
statunitensi, anche se i presupposti e le finalità sono spesso diversi; esse si basano sullo studio
di singole culture e più ancora di singoli aspetti di esse (approccio idiografico) ancora in atto per
giungere a una generalizzazione del fenomeno rilevato attraverso la comparazione dei dati
acquisiti per un numero sufficiente di soggetti esaminati (approccio nomometrico). Con tale
metodologia, tuttavia, si finisce col sottovalutare il contesto storico in cui ogni cultura si è
sviluppata, il rapporto di questi con l'ambiente, l'incidenza dei rapporti di forza e di soggezione
economico-politica dovuti ai contatti con società più “forti”, la dinamica culturale “interna” di
ogni popolo, che sono presenti invece nell'analisi diacronica attuata con le metodologie proprie
dell'etnologia. Fino agli anni Quaranta del sec. XX, l'a. culturale statunitense fu influenzata
tuttavia dalla scuola di F. Boas, antropologo ed etnologo, che dimostrò come la cultura sia
indipendente da fattori razziali e abbia in sé caratteri tipici per ciascun gruppo etnico e pertanto
sia un prodotto autonomo di ogni popolo . Su questa strada vennero condotte indagini sui
“caratteri nazionali” delle singole culture e sul potere condizionante che queste hanno sulla
personalità dei singoli: si affermò quindi una scuola, detta “cultura e personalità” di cui massimi
esponenti sono stati R. Linton, M. Mead, A. Kardiner. Nello stesso periodo si diffuse negli Stati
Uniti un diverso approccio, suggerito da R. F. Bendict (Patterns of Culture, 1934), che partiva
dalla tesi che solo l'antropologo è in grado di cogliere, più per intuito che per fattori oggettivi, i
caratteri distintivi di una cultura: si aprirono così ricerche sulle modalità con cui la cultura viene
assimilata o imposta, sulle strategie di ciascun gruppo per difendere la propria identità, sui modi
con cui all'interno di un gruppo e fra due gruppi viene attuato il controllo sociale e altre ancora
più settoriali. L'interesse si spostò, intorno agli anni Cinquanta, sulla ricerca e formulazione di
“modelli culturali” (R. Redfield, C. Wissler, C. Dubois, V. Barnouw) solo da pochi intesi quale
superamento di pregiudizi etnocentrici (“relativismo culturale” di M. Herskovits); vennero
elaborate tesi che affermavano una sostanziale equivalenza tra grado di cultura e livello di
civiltà fino a postulare l'esistenza di “livelli naturali” ben circoscritti (L. White, A. Kroeber e
altri). Da questa impostazione deterministica si scostò la scuola inglese che con A. R. RadcliffeBrown (Method in Social Anthropology, 1958) pose quali fattori preminenti della ricerca i
contenuti sociali della cultura riallacciando quindi più stretti rapporti con l'etnologia (a. sociale).
La grande mole di dati acquisiti portò alcuni studiosi (R. Benedict, C. Kluckhohn e altri) a
elaborare una teoria dell'acculturazione controllata delle società subalterne che divenne la base
dell'a. culturale applicata, le cui metodologie offrono a enti e governi interessati gli elementi
utili per orientare e controllare gruppi sociali, etnie, masse di popolazioni; applicazioni pratiche
risulta siano state messe in atto nell'America Latina sulla base di elaborazioni al calcolatore
presso il Massachusetts Institute of Tecnology e lo sono ancora, almeno nel campo dei massmedia. Recentemente negli Stati Uniti hanno ripreso vigore le ricerche specialistiche quali
quelle di a. psicologica, economica, religiosa, politica, sociale con particolare attenzione ai
fenomeni di “patologia sociale” conseguenti il disadattamento, il conformismo, la ribellione,
l'integrazione, il condizionamento mentale ed economico di singoli, gruppi, popoli. Le varie
scuole traggono ispirazione anche dall'a. strutturale di C. Lévi-Strauss, dall'etnologia storicoculturale italiana, dall'a. sociale inglese e dall'a. economica francese che si rifà al pensiero
marxista (M. Harris, J. Diamond). Contemporaneamente, l'intreccio di metodologie e le
influenze reciproche delle varie scuole, presenti anche in Italia (A. M. Cirese, C. Gallino, A. di
Nola, ecc.), sta operando per il superamento della distinzione fra a. culturale ed etnologia, nella
prospettiva di elaborare tesi generali che tengano conto del fatto che le “culture altre” vanno
considerate componenti indispensabili in un mondo oggi “molto piccolo” e in rapida
trasformazione.
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