CONTENDERS - Rete Civica di Milano

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LUCKY RED
(logo)
GOOD MACHINE INTERNATIONAL
presenta
Una produzione
KILLER FILMS/OPEN CITY FILMS
un film di
DANIEL MINAHAN
www.series7movie.com
www.contenders.it
Ufficio Stampa:
Nicoletta Billi
Tel. 06/3200415 - fax 06/3207574
Mario Locurcio [email protected]
LUCKY RED S.R.L. VIA CHINOTTO 16 00195 ROMA TEL 0637352296 FAX 0637352310 [email protected]
P.I. 01880311004 C.F. 07824900588 CAMERA DI COMMERCIO N° 631446 TRIBUNALE 3039/87 CAP SOC l. 200.000.000 I.V.
SCHEDA ARTISTICA
Dawn
Tony
Connie
Franklin
Lindsay
Jeff
BROOKE SMITH
MICHAEL KAYCHECK
MARYLOUISE BURKE
RICHARD VENTURE
MERRITT WEVER
GLENN FITZGERALD
SCHEDA TECNICA
Regia e sceneggiatura
Direttore della fotografia
Scenografia
Costumi
Musiche
Montaggio
Prodotto da
DANIEL MINAHAN
RANDY DRUMMOND
GIDEON PONTE
CHRISTINE BEISELIN
GIRLS AGAINST BOYS
MALCOM JAMIESON
JASON KLIOT, JOANA VICENTE
CHRISTINE VACHON, KATIE ROUMEL
Co-produttori
Produttore esecutivo
Co-produttori esecutivi
Produttore associato
Line Producer
Casting
Effetti speciali
EVAN T. COHEN
GRETCHEN McGOWAN
CHARLES J. RUSBASAN
JUDITH ZARIN
MICHAEL ESCOTT
PAMELA KOFFLER
LIBBY RICHMAN
SUSAN SHOPMAKER
DREW JIRITANO SPECIAL EFFECTS
Musica
Composta ed eseguita da
GIRLS AGAINST BOYS
ELI JANNEY, SCOTT McCLOUD,
JOHNNY TEMPLE, ALEXIS FLEISIG
Gentile concessione di Geffen/Interscope Records
Pubblicato da Action Collar Music/EMI/Blackwood Music/BMI
“Meet the Contenders”
Composta ed eseguita da
Girls Against Boys
Gentile concessione di Geffen/Interscope Records
Pubblicato da Action Collar Music/EMI/
Blackwood Music/BMI
“Dawn’s Song (Sweetness)”
Composta ed eseguita da
Eli Janney e Julie Stapanek
Gentile concessione di Geffen/Interscope
Records
Pubblicato da Action Collar Music/EMI/
Blackwood Music/BMI
“Love Theme From The Contenders”
Composta ed eseguita da
Girls Against Boys
Gentile concessione di Geffen/Interscope Records
Pubblicato da Action Collar Music/EMI/
Blackwood Music/BMI
“The Wedding Serenade”
Composta ed eseguita da MenKing
“Love Will Tear Us Apart”
Eseguita da Joy Division
Gentile concessione di London Records con la
Warner Special Projects
Composta da Peter Hook, Bernard Summer,
Stephen Morris e Ian Curtis
Pubblicata da Zomba Music Publishers Ltd.
e Fractured Music
Durata:
88’
Uscita:
25 maggio 2001
“Bulletproof Cupid”
Composta ed eseguita da
Girls Against Boys
Gentile concessione di Touch and Go
Records
“Let Me Come Back”
Composta ed eseguita da
Girls Against Boys
Gentile concessione di Touch and Go
Records
SINOSSI
The Contenders, il programma di “Real-Tv” più seguito dal pubblico, seleziona
concorrenti che devono eliminarsi fra loro - nel vero senso della parola - fino a quando non
resta un solo campione. Una lotteria estrarrà a caso sei concorrenti - persone normali con
una vita normali - , ai quali verranno consegnate delle pistole, assegnato un cameraman e
lasciati liberi di agire. Brooke Smith (The Silence of the Lambs) è Dawn, la campionessa in
carica, incinta di otto mesi, che nel corso delle due precedenti serie ha già ucciso 10
persone. Single, estraniata dalla propria famiglia, questa è la sua ultima serie prima di
tornare libera. The Contender la seguirà nella sua città natale, Newbury, Connecticut, dove
farà ritorno dopo 15 anni.
Cinque nuovi concorrenti verranno selezionati a caso in una estrazione trasmessa in TV
per unirsi a Dawn. Li incontriamo mentre viene loro comunicata la notizia dal vivo,
bussando alla porta delle loro rispettive case: Tony (Michael Kaycheck) è un operaio che
lavora con l’amianto, la cui famiglia si sta completamente smembrando; Connie
(Marylouise Burke) è una infermiera di pronto soccorso con una forte fede religiosa;
Lindsay (Merritt Wever) è una tipica ragazza americana di 18 anni con dei genitori
tipicamente americani che cercano di sopraffarla; Frankin (Richard Venture) è un
attempato teorico della cospirazione; e Jeff (Glenn Fitzgerald) è un artista e un pacifista
che sta morendo di cancro ai testicoli ed è stato il fidanzato di Dawn quando erano al liceo.
Determinata a liberare se stessa e il figlio non ancora nato, Dawn non perde tempo nel dare
la caccia ai suoi oppositori. Ma questi ultimi concorrenti sono i più abili fra quelli che
Dawn ha finora affrontato. E la posta in gioco si fa ancora più alta nel momento in cui
Dawn e Jeff si incontrano e si confrontano con il loro passato…
DANIEL MINAHAN
Daniel Minahan, scrittore e regista di CONTENDERS, ha lavorato alla sceneggiatura nel
Laboratorio di Scrittura del Sundance, nello Utah, nel 1997. In seguito è stato invitato a
elaborare il copione nel prestigioso Laboratorio di Regia.
La produttrice di CONTENDERS, Christine Vachon, aveva già collaborato con Minahan in I
shot Andy Warhol, un film biografico del 1996 su Valerie Solans, prodotto dalla Vachon,
diretto da Mary Harron con la collaborazione di Minahan sia per la scrittura, sia per la regia.
Daniel Minahan ha prodotto documentari, profili e film a soggetto per la televisione inglese e
statunitense. Le sue creazioni sono andate in onda su Channel 4, BBC II, PBS, MTV e sulla
News Network della Fox. I documentari diretti da Minahan per la BBC II comprendono String
of Puppies, una indagine sul caso della violazione del copyright del marchio “Jeff Koons”.
Minahan vive e lavora a New York.
BLOW UP PICTURES E OPEN CITY FILMS
La Open City Films e la Blow Up Pictures sono due società di proprietà di Jason Kliot e
Joana Vicente.
Dalla sua costituzione, nel 1999, La Blow Up Pictures, il dipartimento che si occupa della
produzione di DV (video digitali) della Open City Films, ha prodotto tre film:
CONTENDERS, Chuck & Buck di Miguel Arteta e The Pornographer: A Love Story di Alan
Wade con Irene Jacob e Martin Donovan.
La Open City ha prodotto diversi titoli fra cui Down To You di Kris Isacsson, Three Seasons di
Tony Bui, il primo film americano girato in Vietnam dai tempi della guerra nonché vincitore
del premio della Giuria e del Pubblico al Sundance Festival del 1999. La Open City produrrà
presto Stealing Christmas, una storia familiare diretta da Miguel Arteta e tratta da una
sceneggiatura dello stesso Arteta e di Kathryn McCullough.
Le produzioni imminenti della Open City/Blow Up comprendono Nine Scenes About Love
diretto da Peter Mattei con Robert Redford e Michael Nozik come produttori esecutivi, e un
nuovo film ancora senza titolo prodotto insieme alla Good Machine, scritto e diretto da Nicole
Holofcener con Brenda Blethyn e Catherine Keener.
KILLER FILM
La società di produzione di film indipendenti Killer Films è stata fondata nel 1996 da Christine
Vachon e Pamela Koffler. La produttrice di CONTENDERS, Katie Roumel, fa parte della
società.
Prima di forndare la Killer Films la Vachon aveva prodotto film fra cui I Shot Andy Warhol di
Mary Harron, Kids di lrry Clark e Safe di Todd Haynes. In seguito la Killer Flms ha prodotto
film a soggetto fra cui Crime and Punishment in Suburbia di Rob Schmidt, Boys Don’t Cry di
Kimberly Peirce (per il quale Hilary Swank si è meritata l’Oscar come Migliore Attrice), Velvet
Goldmine di Todd Haynes (onorato con il Premio Speciale della Giuria per il suo Contributo
Artistico al Festival Internazionale di Cannes nel 1998), Happiness di Todd Solondz (prodotto
insieme alla Good Machine e onorato con il Fipresci Critics Prize alla Quinzaine del Festival di
Cannes 1998), Kiss Me Guido di Tony Vitale e Office Killer di Cindy Sherman.
La Killer Films ha recentemente accettato la produzione del nuovo film di Solondz, che ancora
non ha titolo (insieme alla Good Machine International e alla New Line Cinema) e del film di
John Cameron Mitchell Hedwig and the Angry Inch (per la New Line Cinema). La società
attualmente ha in produzione The Safety of Objects di Rose Troche (per la Renaissance Films)
La Killer ha inoltre in corso di produzione il film di Mark Romanek One Hour Photo con
Robin Williams per la Fox Searchlight.
IL CAST ARTISTICO
BROOKE SMITH (Dawn)
Esperta attrice di teatro, Brooke Smith ha recitato in numerosi film a soggetto fra cui The
Silence of Lambs (Il silenzio degli innocenti) di Jonathan Demme, Vanya on 42 (Zio Vanya
sulla 42esima) di Louis Malle (per il quale ha ricevuto una nomination all’IFP Spirit Award
come Migliore Attrice Non Protagonista), Kansas City di Robert Altman, Last Summer in the
Hamptons di Henry Jaglom, The Night We Never Met di Warren Leight, Mr. Wonderful di
Anthony Minghella, The Moderns di Alan Rudolph e Random Hearts di Sydney Pollack.
La Smith ha preso parte al Filmmakers Lab del Sundance 1996 e ha scritto, prodotto e diretto il
cortometraggio vincitore di un premio Sheep Meadow (trasmesso sul Sundance Channel).
Recentemente ha prodotto, diretto e girato Honky: Portrait of a Bluesman, un documentario sul
musicista blues di Chicago Jake La Botz.
Per la televisione è apparsa in alcune serie fra cui “Homicide: Life on the Street”, “The Larry
Sanders Show”, “Law and Order”, “The Hunger” della Showtime e “A Century of Women”
della TNT.
A teatro ha recentemente lavorato in “Stop Kiss” al Public Theater e nella produzione di Andre
Gregory di “Uncle Vanya” al Victory Theater (da cui Malle ha adattato il suo film).
MARYLOUISE BURKE (Connie)
Marylouise Burke ha ricevuto diversi onori fra cui un Drama Desk Award per la sua
performance in “Fuddy Meers” di David Lindsay-Abaire. Ha lavorato a lungo a teatro
recitando nel recente revival di Broaadway “Inherit the Wind”, e nelle famose produzioni offBroadway fra cui “Wyoming” di Catherine Gillet e “Hot Keys” Jeff Weiss nonché nelle
produzioni all’Hartford Stage e al Long Wharf Theatre.
Tra i film della Burke ricordiamo: Urbania di Jon Shear, Bringing Out the Dead di Martin
Scorsese, Celebrity di Woody Allen, One True Thing di Carl Franklin, Meet Joe Black di
Martin Brest, Jeffrey di Christopher Ashley e Angie di Martha Coolidge.
In televisione ha lavorato in “Law and Order”, “All My Childern” e in “As the World Turns”.
Attualmente è impegnata nelle riprese del telefilm “Amy and Isabelle” diretto da Lloyd Kramer.
GLENN FITZGERALD (Jeff)
Tra i film di Glenn Fitzgerald ricordiamo: Finding Forrester di Gus Van Sant, The Sixth Sense
(Il Sesot Senso) di M. Night Shyamalan, A Price Above Rubies di Boaz Yakin, The Ice Storm
(Tempesta di Ghiaccio) di Ang Lee, Manny and Lo di Lisa Krueger e Flirting with Disaster di
David O. Russell.
Recentemente ha ultimato due film a soggetto: 40 Days, 40 Nights di Michael Lehmann e The
Believer di Henry Bean. Prossimamente inizierà a girare Buffalo Soldiers di Gregor Jordan
accanto a Joaquin Phoenix.
In televisione Fitzgerald è apparso nelle serie “Law and Order” e “Homicide: Life on the
Street”.
A teatro ha recitato in “Mizlansky/Zilinsky” al Manhattan Thetare Ckub e in “The Grey Zone”
al Long Wharf Theatre.
MICHAEL KAYCHECK (Tony)
L’attore Michael Kaycheck ha in realtà esordito nel mondo del lavoro come detective della
Squadra Narcotici del New York Police Department. Ha iniziato a recitare nei college e nei
workshop, lavorando nelle produzioni teatrali.
Kaycheck è recentemente apparso in Requiem for a Dream di Darren Aronofsky, un film in cui
ha contribuito anche in veste di consulente della polizia. E’ apparso nelle serie televisive “Law
and Order” (e anche qui ha prestato il suo contributo come consulente della polizia) e “Law
and Order: Special Victims Unit”.
RICHARD VENTURE (Franklin)
Richard Venture è apparso in numerosi film classici fra cui All President’s Men (Tutti gli
uomini del presidente) di Alan J. Pakula, Being There di Hal Ashby, Missing di Costa-Gavras,
Scent of a Woman (Profumo di donna) di Martin Brest. Fra gli altri film ricordiamo: The Effect
of Gamma Rays on Man-in-the-Moon Marigolds di Paul Newman, Looking for Mr. Goodbar
(In cerca di Mr. Goodbar) di Richard Brooks, The Onion Fields di Harold Becker e Imaginary
Crimes di Anthony Dranza.
In televisione è stato ospite delle serie “Now and Again”, “Seinfield”, “Brooklin Bridge”,
“Coach”, “Law and Order”, “L.A. Law”, “The Days and Nights of Molly Dodd” e “The
Golden Girls”, nonché delle miniserie “The Executioner’s Song”, “The Thorn Birds” e “The
Billionaire Boys Club”.
Ha lavorato a lungo anche a teatro, nelle produzioni di Broadway, per il Williamstown Theatre
Festival, per il Mark Taper Forum, due anni all’Arena Stage e 4 anni al Long Wharf Theatre.
MERRITT WEVER (Lindsay)
Merritt Wever è apparsa nel film corale di Sarah Kernochan All I Wanna Do (anche noto con il
titolo di Strike) ed è apparsa in The Adventures of Sebastian Cole di Todd Williams e in
Arresting Gena di Hannah Weyer.
E’ stata la protagonista di due film di due studenti, Tough (diretto da Aiyanna Elliott per il
quale la Wever ha ricevuto un premio al First Run Film Festival del 1995) e Dear. Il primo è
stato trasmesso su Bravo e sull’Independent Film Channel mentre la Wever è anche apparsa in
televisione nella telefilm “Blue River” e in un ruolo come attrice ospite in “Law and Order”.
Ha iniziato a lavorare a teatro all’età di otto anni, quindi è stata scelta per il Children Chorus
della Metropolitan Opera. I suoi recenti lavori teatrali comprendono la produzione
dell’Ensemble Studio Theatre di “To Gilliam on Her 37th Birthday” e la produzione di “Cape
Cod Souvenirs”
DONNA HANOVER (Sheila)
Donna Hanover ha ultimato di girare tre film imminenti: Animal Husbandry di Tony Goldwyn,
Just a Kiss di Fisher Stevens e Julie Johnson di Bob Gosse.
E’ apparsa inoltre nei seguenti film a soggetto: The People vs Larry Flynt di Milos Forman (nel
ruolo di Ruth Carter Stapleton), Keeping the Faith di Edward Norton, Superstar di Bruce
McCullough, Celebrity di Woody Allen, Just the Ticket di Richard Wenk, Ransom (Il riscatto)
di Ron Howard, The Dream Team di Howard Zieff, Running on Enpty di Sidney Lumet e Turk
182 di Bob Clark.
In televisione la Hanover ha recitato nelle serie “Law and Order”, “Family Law” e “One Life to
Live”; ha inoltre interpretato “Ally McBeal” e “Sex and the City”; è apparsa nel telefilm “Love
Lessons”.
Dopo aver studiato giornalismo, ha condotto lo show televisivo “Famous Homes and
Hideaways”, partecipante fissa di “In Food Today” della Food Network e conduttrice “House
Beautiful” della A&E. Inoltre scrive per Good Housekeeping.
E’ molto nota per la sua dedizione a progetti quali Project ALS, The March of Dimes a Race
For the Cure.
ANGELINA PHILLIPS (Doria)
I film di Angelina Phillips comprendono Duets di Bruce Patrow, Manny & Lo di Lisa Krueger.
Ha inoltre interpretato, in una performance che le ha meritato un premio, il corto di Wendy Jo
Cohen Tom Luvs Meave e il corto di Todd Louiso 15-Minute Hamlet.
A teatro ha lavorato in numerose produzioni al Williamstown Theatre Festival fra cui “As You
Like It” con Gwyneth Paltrow, nel 1999; il revival di “Look Back in Anger”, “The Seagull” e
“Golden Boy”, diretto da Joanne Woodward; la produzione del Lincoln Center Theater “Pride’s
Crossing” e a Broadway nelle produzioni del Roundabout Theatre Co. di “All My Sons” e “A
Flea in Her Ear”, diretto da Bill Irwin.
INTERVISTA CON DANIEL MINAHAN
L’IDEA
Che cos’è “Contenders”
E’ una maratona di puntate che fa parte della settima stagione di uno show televisivo dal titolo The
Contenders. Siamo giunti al titolo CONTENDERS dopo molto pensare. A me è piaciuto
immediatamente per il suo tono minaccioso, sensuale e promiscuo. Cosa è successo prima? Cosa
accadrà dopo? Restate con noi… La cosa difficile era trasformare uno show televisivo in un
lungometraggio. Ho iniziato la sceneggiatura con una struttura in tre atti e ho deciso che ogni atto
sarebbe stato una puntata di mezz’ora dello show che quindi diventa un film di 90 minuti. Bisognava
unire il formato televisivo alla sceneggiatura di un film a soggetto, un ibrido di due discipline molto
diverse.
Come è nato questo ibrido?
Prima di scrivere questo copione, ho lavorato per molti anni nella produzione di segmenti per
show “scandalistici”. Mi sono sempre sentito come una spia in quel lavoro. Ero pieno di idee
…. Ho iniziato il copione mentre lavoravamo alla produzione di I Shot Andy Warhol. Mi
avvalevo di tutto quello che avevo imparato nella produzione dei segmenti TV e mi misi al
lavoro per The Contenders, iniziando con la solita “bibbia” che descriveva l’aspetto, le regole,
ecc. Quindi sono stato invitato al Sundance Writers Lab e al Directors’ Lab dove ho elaborato il
copione con gli attori, fra cui Brooke Smith che interpreta il ruolo protagonista di Dawn.
E’ stato sempre concepito come un film?
Si. All’epoca mi occupavo di un altro film la cui lavorazione è durata due anni, e già
minacciavo di prendere una videocamera e di girare CONTENDERS su cassetta. Poi
improvvisamente hanno iniziato a girare film su video digitale. Ho persino tentato di farne un
vero show TV per una rete che restasse sconosciuta. Dopo numerose riunioni abbiamo deciso
che doveva essere “più sexy e meno violento”, fermo restando che la satira fosse basata
sull’idea che la gente si uccidesse in TV. Quindi ho iniziato a pensare di poterne fare un film. A
quel punto il mio progetto è finalmente andato in porto e ho iniziato a lavorare su
CONTENDERS.
Il produttore Jason Klioyt ed io abbiamo deciso che, per farlo funzionare, avrei dovuto
abbattere i muri divisori intorno allo show TV. Originariamente era uno show televisivo
all’interno di un film ma come avrei fatto a mostrare la differenza fra la realtà e lo show
televisivo e farlo sembrare un film? Quando ho deciso di trattarlo come uno show televisivo è
diventato troppo lungo. Mi sono dedicato a raccontare la storia utilizzando esclusivamente le
convenzioni televisive: interviste, voci fuori campo, grafica, creazione di effetti drammatici…
Ho usato tutti questi ingredienti per far progredire la storia, proprio come succede in uno show
televisivo.
IL CASTING DELLE PERSONE “VERE”
Il settore dei documentari televisivi, secondo Lei, ha mantenuto la sua integrità?
E’ difficile a dirsi. Quando ho iniziato a lavorare in televisione ero un giornalista televisivo,
anche se può sembrare un ossimoro. Penso che esista un modo vero e onesto di raccontare le
storie in TV ma penso che il giornalismo televisivo sia totalmente soggettivo. C’è uno sponsor
e ci sono prodotti da vendere. Quando lavoravo per una determinata rete c’erano alcune storie
che venivano soppresse perché in conflitto con gli interessi di quelli che gestivano il network.
Tutte le informazioni che riceviamo vengono filtrate. A questo punto si tratta più che altro di
“spettacolo informativo”. Non è necessariamente un bene o un male… è semplicemente così.
Dopo essere stato lontano dalla TV per un po’, ha avuto bisogno di tempo per ristabilire un
legame con il mezzo televisivo e dare vita a Contenders?
Ho intervistato gente che lavorava o che aveva lavorato in TV nella produzione di programmi
scandalistici come “Cops”. Ho raccolto materiale e sono entrato nel loro mondo. Allo stesso
tempo mi sono immerso totalmente nella “Real Tv”. Ho raccolto e visionato ore e ore di
cassette di The Real World, Road Rules, America’s Most Wanted, Real Stories of the Highway
Patrol, Cops, America’s Funniest Videos. A un certo punto ero talmente ossessionato da questi
programmi da non riuscire a smettere di guardarli… Sono così invadenti, così grezzi… eppure
è spettacolo.
Dopo qualche settimana ho acquisito familiarità con il linguaggio di questi show, mi sono
calato nella mentalità di un produttore di questi programmi. Ho scelto situazioni molto attuali,
suscettibili di implicazioni diverse e ho iniziato ad attribuirle ai miei personaggi. Ho stratificato
le storie fino a quando non ha preso vita una storyline talmente assurda da diventare satirica,
come ad esempio quella del personaggio di Jeff.
Deve essere stato difficile trovare un attore per quel ruolo.
Susan Shopmaker (che si è occupata del casting) ed io concordavamo sul fatto che gli attori
dovessero sembrare persone comuni: non potevamo ingaggiare né star né personaggi in qualche
modo riconoscibili! Dopo aver intervistato molti attori sulla trentina, ho conosciuto Glenn
Fitzgerald. E’ successo proprio come speravo, e cioè Glenn è arrivato e io ho pensato: “E’ lui”.
Glenn ha apportato una grande sensibilità ad un personaggio complesso e ambiguo. Si è
totalmente calato nello show ed è diventato un fan della serie The Real World.
Brooke Smith era già stata coinvolta nel progetto nel ruolo di Dawn Lagarto?
Si, Brooke ed io ne parlavamo da tempo. Nel 1995 vidi Brooke in una produzione off
Broadway dal titolo “Little Monsters” con John Cameron Mitchell. Lei recitava la parte di una
donna drogata e dominatrice. In quel momento la mia era ancora solo un’idea di copione. Ma
da quel momento in poi scrissi la storia e sviluppai il personaggio nel corso di un lungo periodo
di tempo sempre pensando a Brooke, conoscendo il suo notevole talento. Ci siamo incontrati
per la prima volta un anno dopo, quando le mandai il copione.
Dopo di ciò Brooke ha lavorato con me sul personaggio di Dawn. Sono stato invitato al
Sundance Writers Lab e quindi al Sundance Directors Lab dove ho girato alcune scene del film.
In seguito abbiamo organizzato alcune sessioni di lettura del copione mentre io scrivevo nuove
bozze. Brooke non aveva affatto paura e ha messo molto di sé nel personaggio. Ha iniziato a
seguire regolarmente “Cops”, ne era affascinata e spesso mi chiamava per dirmi “Guarda
questo, è incredibile…” .
Inoltre sul set abbiamo scoperto il suo talento naturale per le armi da fuoco.
In seguito ho dovuto chiamare la vera Dawn Lagarto, la mia compagna di giochi d’infanzia, e
chiederle che potevamo usare il suo nome per la protagonista. Le ho detto che il personaggio
era una donna single incinta di otto mesi, una macchina di morte, che non aveva nulla a che
fare con lei, in ogni caso. Le ho spiegato che ho anche cercato di cambiare il nome del
personaggio ma che Brooke Smith era molto attaccata a quel nome e non voleva rinunciarvi. La
vera Dawn era ormai sposata e aveva cambiato il suo nome, ha pensato che fosse divertente e
ci ha concesso di usare il suo nome. Quando è venuta in visita sul set, Dawn ci ha spiegato che
Lagarto significa “lucertola” in portoghese ed è una specie di talismano portafortuna.
Assolutamente perfetto…
LA LOCATION CON LA TROUPE
Come ha messo insieme la squadra dietro alle cineprese?
Una delle difficoltà di CONTENDERS era quella di raccontare la storia di un film a soggetto
utilizzando il linguaggio di un programma televisivo. Quindi, invece di trovare esperti di
lungometraggi che potessero assumere l’aspetto e la mimica di gente di televisione, mi sono
proposto di trovare gente che lavorasse davvero in TV per ottenere una maggiore veridicità.
Dopo molte settimane di colloqui con gente della televisione, ho scoperto come fosse difficile
attrarre i televisivi lontano dal loro mondo affinché lavorasse in un film indipendente. La
produttrice Katie Roumel ed io alla fine abbiamo trovato gente come me che aveva lavorato in
TV ma che si era spostata nel cinema.
Il direttore della fotografia Randy Drummond aveva una lunga esperienza nelle riprese dei
programmi televisivi come America’s Most Wanted ma aveva anche girato Welcome to The
Dollhouse. Ho trattato Randy come uno degli attori. Ho detto: “Che cosa faresti in questa
situazione?” Questo è il modo in cui abbiamo scelto e progettato le nostre riprese e studiato una
scena: “Se qualcuno avesse una pistola in questa stanza come vi comportereste? Se pensate che
sia pericoloso, cosa fareste?” Li ho fatti lavorare più con l’istinto.
Lo scenografo Gideon Ponte aveva vinto un Video Music Award di MTV per la Migliore
Direzione Artistica e aveva lavorato in American Psycho. E’ europeo e quindi può osservarci
da outsider. Inoltre ha saputo apprezzare il tipo di interni che avevo in mente.
Quando e dove ha girato CONTENDERS e in quali condizioni?
Abbiamo girato nel novembre 1999, iniziando il giorno 15 e proseguendo fino a dicembre
inoltrato, nel Connecticut, a Danbury la mia città natale, che nel film viene rinominata
Newbury. Ho scelto quel posto perché lo conosco bene… e forse anche per una sorta di fantasia
di vendetta. Quando siamo arrivati in città per girare non ci siamo fatti una gran pubblicità
perché non volevamo che la gente fraintendesse il senso del film che può facilmente essere
interpretato come un film di sfruttamento. Alcune delle mie location preferite a Danbury erano
le case di amici e familiari. Si può fare questo tipo di cose solo prima che la gente si renda
conto che non c’è nulla di magico nell’avere una troupe cinematografica a casa propria, che sta
sempre a discutere e rompe le cose in giro. E’ stato bellissimo che la mia famiglia fosse lì…Ma
non so cosa penserà mia madre quando vedrà il film!
Abbiamo girato per ventuno ore al giorno per quattro settimane, una tabella di marcia davvero
intensa. Abbiamo girato una media di sei pagine al giorno che significa che dovevamo lavorare
molto velocemente. Continuavo a ripetermi che questo avrebbe conferito al film una maggiore
autenticità e infatti è stato così. E’ stato davvero faticoso. Dopo mi sono concesso una vacanza
in cui non ho fatto altro che dormire.
Ci siamo impegnati a lavorare con una troupe molto ridotta. E’ così che si fa nei documentari e
in TV. L’idea di avere una vasta troupe che mi alitasse sul collo non mi andava a genio. Volevo
che il set restasse un luogo intimo e che assomigliasse il più possibile alle riprese di un
documentario. La maggior parte dei settori consisteva in una o due persone il ché significava
certamente più lavoro per tutti ma ci consentiva di muoverci rapidamente da un luogo all’altro
e da una scena all’altra. Gli operatori erano solo due oltre una persona che si giostrava facendo
sia il macchinista sia l’elettricista; il settore artistico era costituito da tre persone; il guardaroba
da una persona; il trucco e il parrucchiere anche una sola persona. Questo ci ha consentito di
lavorare molto velocemente – altrimenti non ce l’avremmo mai fatta. Abbiamo utilizzato poca
illuminazione, solo quando era assolutamente necessaria. Non volevo certo fare un film come
Dogma 95 ma sapevo che la semplicità avrebbe rinforzato il senso realistico che cercavo nel
film. Abbiamo sempre evitato la scelta “cinematografica” facendo invece ricorso per lo più alla
nostra esperienza televisiva.
A differenza delle normali riprese abbiamo girato tre volte di più: prima giravamo la scena, poi
giravamo la ripresa da includere nella scena, quindi giravamo le interviste che venivano
inserite in molte delle scene. Abbiamo girato moltissimo. I produttori dicevano “Girate tutto ciò
che vi interessa, uscite e girate” E io rispondevo: “Ma non c’è tempo”. Credo che questo sia
una delle grandi idee sbagliate che riguardano il girare su casetta: anche se è molto più
economico girare così e si può scegliere di non usare troppa luce e di muoversi più
rapidamente, bisogna comunque pur sempre montare tutto quel girato. Quindi si rischia di
spendere troppi soldi nella postproduzione cercando di recuperare.
Quale è stato il massimo numero di riprese, una o due?
No, non era esattamente la scuola di Ed Wood ma abbiamo cercato di mantenerle al minimo.
La cosa bella è che a causa della natura di ciò che stavamo facendo gli errori andavano bene.
Accadevano cose strane che potevamo comunque gestire. Ma comunque è pur sempre un
racconto quindi dovevamo trovare la maniera più economica, migliore, di raccontare la storia.
Il cast ha improvvisato molto?
Bè, il copione era molto preciso. Tuttavia ho provato le scene più difficili con gli attori
principali una paio di volte e mi sono trovato qualche volta a riscrivere alcune scene e a
sfoltirle. L’obiettivo era quello di renderle il più naturali possibile quindi ho tagliato molto
dialogo informativo durante le prove. E nelle prove se davvero sapevamo di cosa trattava una
scena e sapevamo già come renderla, allora tutto andava più velocemente sul set dove avevamo
un tempo limitato per girare. Sul set quando avevamo tempo facevo una cosa che normalmente
farei durante la produzione di uno show TV: il punto della situazione sulle interviste prima e
dopo. Intervistavo la gente, i personaggi, prima di entrare in una scena e spesso dopo aver
girato la scena. Finivo con l’usare gran parte delle interviste con voce fuori campo. Si tratta
dello stesso formato di The Real World e Road Rules. La gente in questi show recita per le
telecamere: forza le situazioni, si confronta, e fa qualsiasi cosa per rendere lo spettacolo più
interessante. Merritt Wever, che interpreta Lindsay, appartiene a quella generazione, è cresciuta
guardando The Real World e ha creato un personaggio giocoso e narcisista, consapevole della
telecamera come i ragazzi di quei programmi. Ha centrato il punto.
SOPRAVVIVERE ALLA PRODUZIONE E ALLA POSTPRODUZIONE
A che punto della postproduzione è venuto a sapere di Survivor?
No, in realtà abbiamo scoperto Survivor quando eravamo sul posto. Pensavamo, non succederà
mai nulla del genere (ride). Poi ne abbiamo sentito parlare di nuovo e abbiamo pensato
“Fichissimo!” Quando l’abbiamo visto alla fine, la produttrice Christine Vachon mi ha
chiamato mentre lo trasmettevano e mi ha detto: “E’ proprio come il film. E’ come se avessero
letto il copione.”
E questo secondo me significa che lo abbiamo realizzato proprio nel modo giusto.
Sono contento di essere andato in produzione prima di aver visto Survivor. Altrimenti ci
saremmo sentiti in qualche modo condizionati. Invece abbiamo inventato qualcosa di
completamente nostro, come se The Contenders fosse un vero e proprio show e non una
imitazione di Survivor. Survivor è stato girato fra marzo e aprile 2000 e lo hanno trasmesso in
maggio. Noi ci abbiamo messo di più a girare CONTENDERS.
Su cosa vi siete concentrati nella sala di montaggio?
Quando stavamo tagliando il film, mi sono trovato a dire le stesse cose che i miei produttori mi
dicevano quando lavoravo in TV: “E’ bellissimo, ora però togliamo tutte le pause.” Non si può
fare a meno di pensare a tutti i soliti clichés. Informavano tutti delle nostre decisioni e scelte.
Il montatore Malcolm Jamieson ha una vasta esperienza nel cinema narrativo e ha inoltre
montato ore e ore di TV scandalistica, promo e documentari; il produttore di promo Jason
Bowers ci ha aiutato a montare The Contenders e inserirlo nel contesto di “Real TV”.
Eliminando tutti i promo, CONTENDERS sarebbe stato solo uno strano documentario. Con i
promo invece diventa vera televisione. Penso che produrre promo come fa lui per la HBO, la
Cinemax e la Fox è davvero una forma contemporanea di poesia. Abbiamo pensato dove
inserire le pubblicità, quindi Jason ha perfezionato il tutto: grafica, pubblicità, una sequenza di
apertura sensazionale di uno show televisivo…
Anche la colonna sonora ha seguito questi criteri?
Il supervisore della musica Julie Panebianco e io abbiamo scelto una colonna sonora rock di
forte impatto come in The Real World e Road Rules, solo migliore. Il montatore musicale Eli
Janney e la sua band Girls Against Boys erano perfetti perché avevano un forte sound rock
che si mescola al genere pop ed Eli aveva fatto musica per la TV e sapeva come rendere quel
sound.
Come Le è venuta in mente l’idea della sequenza flashback dei primi anni ’80 e la canzone
Love Will Tear Us Apart?
Volevo dare a Dawn e a Jeff un passato, una storia d’amore. Mi sembrava un buon modo per
farlo perché volevo stabilire una connessione fra loro, due “outsider” e due “schizzati”. Ho
attinto alla mia esperienza, al liceo avevo già realizzato un video di quel tipo e penso che un
sacco di gente della mia generazione si sia riversata sulle strade con le loro videocamere e
abbia fatto lo stesso. Julie Panebianco e io ci siamo spremuti il cervello e ce ne siamo usciti con
quella canzone, che è molto evocativa, bella e buffa: Love Will Tear Us Apart di Joy Division,
credo del 1981. E’ un inno all’amore distruttivo. Il cantante dei Joy Division in seguito si
uccise quindi esiste anche una tragica associazione alla canzone.
Era la prima cosa che abbiamo girato quindi tutti erano euforici. L’abbiamo girata in un istituto
per malattie mentali abbandonato a Danbury. Gli attori se ne andavano in giro vestiti in modo
buffissimo. Questa prima esperienza ci ha unito subito, tutti si comportavano da matti e non
potevamo fare niente di peggio. E’ stato un modo fantastico di iniziare le riprese!
Quella era la prima cosa che ha girato. Qual è stata l’ultima?
La sequenza nel cento commerciale, che è stata la cosa più difficile. In un certo senso, sarebbe
stato meglio se non l’avessimo lasciata per ultima. L’abbiamo girata quando il centro era
chiuso quindi abbiamo iniziato alle 8 di sera e finito alle 8 del mattino. Eravamo tutti
stanchissimi. E’ stata la più difficile per me perché era la più violenta e ho iniziato fortemente a
dubitare delle mie scelte. CONTENDERS è un film sulla rappresentazione della violenza ma
ancora non avevamo girato quelle scene. Ciò che non avevo ancora capito è che girare scene di
violenza è un atto violento di per sé. Odio le pistole. Sono cresciuto con le pistole e ne ho molto
rispetto. Mi sentivo responsabile delle armi sul set e le controllavo costantemente. Era una cosa
di cui non ero reso conto all’inizio: sulla carta è una cosa ma quando inizi a girare… fa paura.
CONTENDERS rappresenta un ponte fra il Suo passato televisivo nei documentari e la Sua
attuale carriera come filmmaker. Cosa vuole fare dopo?
Vorrei che questa cosa arrivasse in TV. Vorrei che The Contenders diventasse una miniserie –
girare altre tre puntate e farla arrivare in TV. Perché, anche se questo film al cinema è
fantastico, penso che in TV avrebbe un impatto radicale. Il modo in cui l’ho descritto alla
troupe quando abbiamo iniziato a girare è stato: “Immaginate di girare The War of the Worlds.
Se qualcuno accende la TV e lo vede vorrei che pensasse che sta accadendo sul serio.”
Quando abbiamo iniziato CONTENDERS l’idea di uno show televisivo in cui la gente si
uccide era un concetto estremo ma oggi sfortunatamente non sembra più tanto lontano.
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