Titolo rubrica: Parliamone Se si consuma meno non è colpa dell’euro ma di un’economia che non guarda lontano Nonostante i segnali generali indichino positività (a fine 2003 la crescita economica nel mondo si è stabilizzata sul 4,5%), in Italia si consuma meno. Anche se forse si consuma meglio, visto che la Coldiretti segnala che 8 italiani su 10 acquistano cibi biologici, tanto che sono entrati a far parte del paniere Istat. Fatto sta che l’italiano compera meno. Il consumatore, ma anche alcuni analisti economici, tende ad attribuire la responsabilità di questa congiuntura all’euro. Tesi che appare fragile, fortemente condizionata da alcuni casi di evidenti speculazioni messe in atto nei mesi in cui avvenne il trapasso della lira, e non avallata da dati incontestabili. Se l’economia ristagna in Italia come in Francia come in Germania non lo si deve alla moneta unica, ma piuttosto al fatto che sia noi, sia loro non ci siamo preparati adeguatamente alla moneta libera. Dopo anni di boom economico-finanziario, l’economia di questi tre Paesi ha vissuto l’avvento dell’euro come un momento di euforia, invece di utilizzarlo come propulsore di nuove motivazioni. In sostanza, si sono adagiati, cullati sugli allori. Evidentemente interpretando male l’importanza mondiale della moneta unica. Poi è successo quello che è successo, compreso il fatto che l’euro è diventato più forte addirittura del dollaro. Non si può dire che tutto questo fosse prevedibile, ci mancherebbe, ma comunque non è stato fatto nulla per anticiparne le conseguenze. A cominciare dalla competitività e dalla selezione delle aziende italiane, francesi e tedesche, che invece di crescere sono scese, dando di fatto, questo sì, lo spunto all’economia europea per indebolirsi, soprattutto con Stati Uniti e Cina. E poi quando ci si mette insieme, quando si adotta una moneta comune, è necessaria la cooperazione, il cosiddetto fare gruppo. Anche di tutto questo non c’è traccia. L’Italia ha viaggiato per conto suo, così ha fatto la Francia, così la Germina e via discorrendo. Il paradosso è proprio questo. Non sono stati creati i presupposti per sfruttare al meglio le opportunità offerte dall’euro. Ora che c’è la stagnazione, la colpa è sua. No, la colpa è nostra, semmai. L’euro ha fatto quello che doveva fare. Si è dimostrato all’altezza della situazione. Dopo avere sbattuto violentemente il capo contro la realtà, adesso stiamo tornando a macinare innovazione e fatturato, le cose stanno leggermente migliorando. Ma non cambieranno del tutto finché non ci sarà più collaborazione tra le nazioni che adottano la moneta unica. In attesa di una sterzata anche in questo senso, diamo fiducia all’euro. Se la merita. Alessandro Boso